Tra il XV ed il XVI secolo, in piena stagione rinascimentale quando la cultura non era più una prerogativa dei conventi, in tante città e cittadine italiane, in conseguenza di nuovi fermenti sociali ed intellettuali, si assistette ad una fioritura di centri di cultura che si dissero Accademie da quel mitico eroe ateniese Academo, nei cui giardini situati nei sobborghi di Atene Platone aveva una Scuola, la famosa Akadèmeia. Erano dei centri dove, mossi dal desiderio di coltivare e confrontare le proprie conoscenze culturali, si riunivano in convegni eruditi gli amanti delle lettere, delle scienze e delle belle arti ai quali non era sfuggita la oppurtunità di dare al proprio sodalizio una particolare denominazione che spesso era coniata con umoristica stravaganza. La figura di Ercole tratta del frontespizio della "Collectanea" di F. Sergio P. Galluppi Ed infatti l'Accademia di Venezia era detta degli Incogniti, quella di Urbino degli Assorditi, quella di Padova degli Infiammati, quella di Perugia degli Insennati, quella di Siena degli Intronati, quella di Roma degli Umoristi, quella di Brescia degli Erranti, quella di Ferrara degli Intrepidi, quella di Napoli degli Oziosi etc. Anche Tropea ebbe una Accademia cui potevano partecipare quei dotti, laici ed ecclesiastici, che avessero non solo una cultura letteraria e scientifica, ma anche indiscutibili doti morali. F. Sergio Non si sa con esattezza quando fu fondata. Francesco Sergio1, storico tropeano vissuto dal 1642 al 1727, si limita a dire che l'Accademia brillò per valore non solo alla sua epoca, ma anche nei tempi passati ("elapsia aeculia"). E se il filosofo Pasquale Galluppi (1770-1846), socio dell'Accademia, in una sua memoria afferma vagamente che "In Tropea esiste da tempi immemorabili un'illustre "Accademia degli Affaticati", un suo contemporaneo, il teologo Raffaele Paladini2 - che trasse notizie da un manoscritto del 1736 del notaio e storico tropeano Alessandro Campese - si levò d'impegno dicendo sbrigativamente "Questa (Accademia) è antica". Sappiamo qualcosa di meno vago da Nicola Scrugli3, colto accademico tropeano dell'Ottocento, quando afferma che l'Accademia esisteva già nel XVI secolo, come lo dimostra il seguente sonetto che, dedicato al presidente dell'epoca perchè si adoperasse a diffondere unitamente ai sensi "la gloria e il vanto della nostra Accademia", faceva parte di una serie di rime composte nella seconda metà di detto secolo dal poeta locale Giovan Battista Caivano:
Or che la bella e boschereccia Flora E Favonio, scherzando dolce, vanno E fan più vago e dilettoso l'anno, Che della terra il ciel già s'innamora; Voi, signor mio, coi vostri soci ancora, Per togliere ad ognun ciascun affanno, Fate, sotto apparente e finto inganno, Varii effetti mortai vedere ognora. E per far che maggior la gloria e il vanto Della nostra Accademia all'altre passe Cinto i capei di verdi lauree fronde, Del gran Tosco, sì ben l'altero canto Esplicate e i pensier, che in dubbio stasse S'egli dal ciel in voi la voce infonde.
NOTE 1 F. Sergio - Chronologica Collectanea de Civitate Tropea eiusque territorio. Lib. I, cap.XXVI 2 R. Paladini - Notizie storiche della città di Tropea. Catania, 1930 3 N. Scrugli - Notizie Archeologiche e Storiche di Portercole e Tropea. Napoli, 1891 4 F. Sergio - p. cit., lib. I, cap. XXVI