COSA E’ L’ASSOCIAZIONE CULTURALE “ACCADEMIA DEGLI AFFATICATI – TROPEA”
Intervento del Presidente, Pasqualino Pandullo, in occasione della presentazione al pubblico e alla stampa Teatro La Pace Sant’Angelo di Drapia – 17 maggio 2006
Mercoledì 17 maggio alle ore 17.30, al Teatro “La Pace” di Sant'Angelo in Drapia, è stata presentata, alla presenza del Presidente della Provincia di Vibo Valentia, Ottavio Gaetano Bruni, e dell'Assessore Regionale alla Cultura, Beniamino Donnici, la nuova Associazione Culturale “Accademia degli Affaticati”. Ha aperto i lavori il giornalista Saverio Ciccarelli, socio del nuovo sodalizio. E' stata poi la volta del preside Antonio Pugliese , socio, che ha esposto “Cosa è stata l'Accademia degli Affaticati”. Sono seguiti gli interventi del giornalista Pasqualino Pandullo, presidente dell'Associazione, “Cosa è l’Associazione 'Accademia degli Affaticati'” e del prof. Lino Daniele, Vice Presidente dell’Associazione, “Il nostro obiettivo base: organizzare un grande Premio Nazionale su Letteratura e Cinema”. Filippo Ciccone , Docente di Urbanistica all’Università della Calabria esporrà “L’esperienza delle Lectiones Magistrales a Rende”. Ha concluso il convegno il regista, scenografo e attore, nonchè padrino della manifestazione, Silvio Muccino con la relazione “Scrivere per il Cinema”. La cadenza dei lavori è stata intercalata da interventi musicali a cura dell'Associazione “Tropea Musica”. Il richiamo, piuttosto impegnativo, della nascente Associazione all'Accademia degli Affaticati non ci può sottrarre di spendere qualche parola sull'antica Istituzione Accademica tropeana, che si vuole far risalire al tempo del vescovo pisano Pietro Balbo che portò nel 1461 nel territorio di Tropea la letteratura greca e latina, di cui era validissimo interprete. Moltissimi sono stati coloro che hanno aderito, quali soci ordinari o corrispondenti, all'Accademia degli Affaticati, i quali hanno per più di quattro secoli mantenuto altissimo lo standard culturale della città di Tropea con le loro pregevoli opere nei diversi campi letterario, artistico, musicale, scientifico, filosofico, storico, dandole nel tempo un ampio e duraturo lustro culturale nel mondo. Alcuni vogliono riconoscere in quell'Accademia la stessa che un tempo si chiamò “degli Amorosi Pagani”, che prese in prestito tale appellativo dalla commedia Impresa di Amore di Ottavio Glorizio, rappresentata la prima volta a Tropea nel 1600 a cura degli stessi Accademici Amorosi. Concludiamo ricordando i nomi di coloro che appartennero, alla fine dell'Ottocento, all'atto finale, prima dell'estinzione, dell'Accademia degli Affaticati (Allaborantes), presieduta da Antonio Barone, affiancato dal segretario Nicola Scrugli. Essi sono: Scipione Coniglio, Emanuele Romano, Giovan Battista Barone, Domenico Bragò, Carlo Gabrielli, Giacomo Barone, Giuseppe d'Aquino, Antonino Cimino, Antonio Pontoriero, Giuseppe Scrugli, Gaetano Ruffa, Ignazio Massara, Antonio Scrugli, Antonio Romano, Andrea Potenzoni, Onofrio Baldanza, Girolamo Colace, Luigi Fazzari, Scipione Barone, Giuseppe Toraldo, Antonio Polito, Gaetano Jannelli, Antonio Mottola, Francesco Mottola, Bonaventura Arena, Luigi Elia, Gaspare Toraldo, Luigi Barone, Silvestro Raponsoli, Francesco Antonio Vallone, Vincenzo Scordamaglia, Fabrizio Tranfo. Di seguito, l'intervento del presidente dell'Associazione, Pasqualino Pandullo.
Pasqualino Pandullo
Nato a Tropea 43 anni fa, Pasqualino Pandullo è’ giornalista professionista dall’86. Dal gennaio ’88, lavora presso la redazione calabrese della RAI. Da qui contribuisce, anche con collegamenti in diretta, alle edizioni dei radio e telegiornali delle testate e delle rubriche nazionali dell’Emittente Pubblica. E’ conduttore dei GR e dei TG regionali (in questa veste, è stato anche indicato dalla rivista “Sette” del “Corriere della Sera”). Ricopre la qualifica di caposervizio. Ha svolto un’intensa attività sindacale nell’Usigrai, ed ha insegnato “Tecnica degli audiovisivi” in un Corso di perfezionamento post lauream in “Metodologie dell’informazione e della Comunicazione”, istituito dall’ Università della Calabria. E’ stato il presidente calabrese delI’UCSI (Unione Cattolica Stampa Italiana) dal ’96 al ’98, assumendo su scala regionale numerose iniziative dirette a qualificare il profilo deontologico dell’attività giornalistica. Si occupa di società e politica, cronaca e informazione religiosa, cultura, ma anche di sport e spettacoli. Con un obiettivo su tutti: valorizzare le straordinarie risorse non solo umane che la sua regione può investire in Italia e all’estero.
Guardando voi, questo spettacolo di presenze che ho davanti, sento l’esigenza di ringraziarvi, uno per uno, per aver scelto di spendere questo pomeriggio partecipando a questo insolito appuntamento.
Verrebbe anche voglia, se i veri … Accademici degli affaticati potessero sentirci da dove si trovano, di chieder loro perdono per aver commesso questa sorta di sacrilegio: aver dato alla nostra Associazione Culturale il nome, così impegnativo, dell’antica Accademia degli Affaticati.
Presuntuosi? Forse no. Provocatori? Sicuramente si! Ma provocatori – speriamo, solamente – di fatti nuovi.
Noi accettiamo che si sparli di noi, purché si parli bene di voi, o antichi Accademici degli Affaticati, di voi che facevate cultura vera. Noi accettiamo di venire criticati (ben vengano, naturalmente, le critiche costruttive!) purché si parli della cultura vera di oggi.
Oggi, Monsignor Pappacorda, Ottavio Glorizio, Pasquale Galluppi & Company avrebbero ancora parlato, sì, di letteratura, di arte e di politica, di attualità e di storia. Ma avrebbero parlato anche di cinema, di televisione, informatica, di design e così via.
Qualche centinaio di metri più avanti di questo splendido teatro, si può godere di un panorama stupendo: Tropea e la sua terra viste dall’alto e protese verso il mare, Tropea incastonata in un paesaggio da mozzare il fiato. Guardando la nostra cittadina con un po’ più di distacco, forse, riusciamo a coglierne anche la sua frammentarietà e al tempo stesso quel suo considerarsi l’ombelico del mondo, quella sorta di … superba ritrosìa a pensarsi parte di un orizzonte più ampio.
A guardarla da un po’ più distante, forse, accanto alle sue immense potenzialità riusciamo a scorgere anche le sue lacune. Noi stiamo per proporvi un grande Premio Nazionale, dal prossimo anno, che metta insieme letteratura e cinema, ma … a Tropea non abbiamo più una vera sala cinematografica.
Ai candidati amministratori che hanno avuto la bontà di rispondere al nostro invito e che stasera sono qui con noi, noi fin da oggi sentiamo di dover rivolgere un appello – a chiunque sarà scelto come amministratore – affinché la città che ha dato i natali a Raf Vallone che qui è sepolto, torni a disporre di un cinema pari al suo prestigio.
E perché mai non pensare, inoltre, ad un teatro, ad un vero teatro, ad esempio prodigandosi ad acquisire al patrimonio comunale il Palazzo Giffone, accanto alla sede del Municipio: un poderoso edificio storico di grande rilievo, che da monumento alla melensaggine dei contenziosi burocratratico-giudiziari, attraverso una operazione politico-amministrativa accorta e illuminata, potrebbe svolgere viceversa un ruolo trainante nel contesto urbanistico-sociale e persino economico del centro storico.
La città di Pasquale Galluppi, di don Francesco Mottola, di Raf Vallone, non può mostrare solo il suo corpo, se pure bellissimo: ha bisogno di ritrovare la sua anima culturale e di coltivarla; ha bisogno di ritrovare le sedi del confronto, magari davanti a un caffè (un caffè letterario, ovviamente); ha bisogno che le sue tante fonti non si disperdano in mille rigagnoli, ma scorrano, come un grande fiume, in una sola direzione. Tropea insomma ha bisogno di ritrovare quello che abbiamo definito il suo “baricentro culturale”, guardano avanti, allungando lo sguardo oltre i suoi confini, agganciandosi alle grandi centrali di elaborazione e diffusione del sapere, come le Università, le grandi emittenti radiotelevisive, il sistema dello spettacolo e delle arti.
Un compito che, ovviamente, non può svolgere da sola una associazione o questa associazione, ma la nostra Associazione cercherà di muoversi in questo solco e di offrire stimoli da questo versante.
Mi fermo qui, per concludere con una poesia.
Prima però devo esprimere dei ringraziamenti. Avevo pensato di cancellare questi due minuti perché l’elenco dei ringraziamenti sarebbe lunghissimo.
Però non posso non dire un “grazie!” grande come questo teatro al proprietario di questo teatro, l’architetto Luigi Vecchio, che ci ospita; non posso non ringraziare il professore Filippo Ciccone, urbanista dell’università della Calabria, senza il quale non avremmo qui con noi Silvio Muccino. Grazie allora, grazie davvero a Silvio Muccino; quindi, all’assessore regionale al Turismo, Beniamino Donnici, e al presidente dell’Amministrazione Provinciale di Vibo, Ottavio Bruni.
E non posso, naturalmente, non presentarvi i miei compagni d’avventura, cioè i soci fondatori dell’Associazione Culturale “Accademia degli Affaticati – Tropea”:
Lino Daniele, Saverio Ciccarelli, Egidio De Luca, Rosa La Torre, Maria Zuccalà, Pino Carone, Pasquale Vallone, Pino Macrì, Vittoria Saccà, Giovanni Ruffa, Caterina Ostone, Michele Accorinti, Antonio Pugliese, Bice Lento, Pasquale De Luca, Giancarlo Ciccarelli, Ugo Sammartino, Pasquale D’Agostino, Francesco Felice D’Agostino. Hanno voluto che io facessi il Presidente.
Adesso concludo recitandovi una poesia. Perché le poesie sono ricche d’immagini, di metafore, d’eufemismi. Dicono tutto con poco, grazie alla loro enorme capacità evocativa.
Ho pensato di recitarvi una poesia in dialetto (non a caso) che porto sempre nel cuore: s’intitola “A Trupea da stazioni”, l’ha scritta un poeta che amo moltissimo, si chiama Francesco Aquilino.
Caro Silvio Muccino, tu non potrai capirla, ovviamente. Ma voglio dirti che il penultimo rigo di questa poesia dice così: “Vidi nommu t’astutanu i lampari”. “I lampari” sono le barche che vanno a pesca di notte con le lanterne accese sul mare. Nelle lampare si può vedere allora una delle fonti di sostentamento economico più tipiche della nostra zona, ma in quella luce delle lampare a me è piaciuto vedere, anche, la luce stessa della nostra identità culturale personale e collettiva. Una luce che fa vedere i contorni veri delle cose, e che s’irradia su ciò che si trova intorno. “Vidi nommu t’astutanu i lampari”, dunque, vuol dire: “Tropea, sta attenta che non ti spengano le luci, le tue luci”, con tutto ciò che “luce” può voler dire.
A Trupea da stazioni
di Francesco Aquilino
E’ veru, ti facisti mastriggiusa,
no’ ssulu chiazzarola, ma pacchiana
e nasca tisa, sì, presumentusa
e allicchettata comu a ‘na pujana…
Ma i mura scorciulati e i vinei
Su’ i stessi, e i landuna nte pertusa
E all’arba subb’e fila i lindinei…
E a ciavula cerc’acqua pigulusa.
I stessi sugnu i sciarri da cuntrura:
parranu ‘i ‘ngrugnamoli d’allentari,
di corna e ‘i cui nci abbruscianu a chist’ura.
Non è pi ttea stu scrusciu ‘i scupi novi,
vidi nommu t’astutanu i lampari!
Partu. Tu statti bona. Ciangiu? Chjovi…
Noi non vogliamo partire. E se partiamo, non vogliamo piangere perché torniamo subito. E se piangiamo, non vogliamo dissimulare le nostre lacrime con le gocce della pioggia. Grazie.