De Vita 2001 (Foto JY. Guerre)
Antonio De Vita Maestro della Fantasia - Presentazione della 40^ Tornata -
di Salvatore Libertino
Antonio De Vita nasce a Tropea il 26 aprile 1923 da Giuseppe, falegname, e Saveria Cimbalo, nella casa di famiglia di via Glorizio nei pressi delle mura urbiche, nel punto più alto del centro storico, "arretu 'o casteu" (dietro il castello). Il portone dava su un larghetto davanti al palazzo Scrugli, a due passi dalla falegnameria paterna che utilizzava i locali di via Roma - nei pressi della cattedrale - occupati attualmente dalla rivendita di gas metano di Peppe Apriceno. Bastava attraversare lo stretto vicolo a ridosso dell'area del vecchio episcopio, che unisce quel larghetto a via Roma, e dopo pochi secondi si arrivava al laboratorio di falegnameria.
La casa natale di Antonio De Vita a Tropea (Foto JY. Guerre)
La famiglia era composta da altri 3 fratelli: Assunto, maresciallo della Guardia di Finanza, Marietta, casalinga, e Carlo, professore di lettere alla scuola media di Tropea, scomparso nel 2001. Il papà, Mastro Peppino "Assunto" - quest'ultimo è una sorta di nome patronimico proveniente da quello del nonno di Antonio (che si chiamava Assunto) - apparteneva alla scuola secolare tropeana di un evoluto artigianato creativo del legno. Quello di Mastro Peppino era molto apprezzato non solo dai tropeani che lo ricordano ancora con molto affetto e che conservano ancora gelosamente nelle loro case le pregevoli opere d'arte - intere mobilie - uscite da quel laboratorio cui ci si affidava quando in famiglia si profilava l'evento di un matrimonio che richiedeva l'arredo di casa. "Sono 'pezzi' di mobili unici e preziosi - sottolinea l'avvocato Oreste Campisi - che conserviamo nella casa di famiglia, resi ancora più preziosi dalla creatività della madre di Antonio che sapendo disegnare aiutava suo marito a progettare prima sulla carta le realizzazioni artigianali tenendo anche conto delle esigenze pratiche dei clienti e dell'arredamento esistente nella casa che avrebbe dovuto ospitare il nuovo mobile". Ma in quel periodo, quando nasceva Antonio, in Calabria gli affari non andavano per il meglio. La comunità tropeana attraversava una situazione disastrosa a ridosso di due gravissimi terremoti, a breve distanza di tempo l'uno dall'altro, che hanno messo in ginocchio l'economia del territorio, già molto precaria a causa della massiccia emigrazione, a cavallo del secolo, verso le Americhe, che aveva provocato una significativa emorragia di risorse umane. E a tale nefanda situazione si aggiunsero i postumi dolorosi della prima guerra mondiale. Grandissimo fu il tributo di sangue dei soldati calabresi, di cui molte sono state le vittime tra le famiglie tropeane e dei comuni limitrofi sia sul campo sia durante il ricovero nei vari ospedali sia in patria nell'immediatezza del loro ritorno perchè convalescenti di ferite gravi o di malattie riportate nelle varie campagne. Antonio cresce in un contesto difficile e non del tutto fortunato per l'infanzia di allora. Frequenta le elementari presso l'istituto privato di Antonio e Consalvo De Mendoza. Per proseguire gli studi, che lo condurranno al diploma magistrale, affronta con grande sacrificio il distacco dalla famiglia per il necessario trasferimento in scuole ed in collegi a Catanzaro, Palmi, Reggio Calabria.
De Vita 1974 (Foto A. De Vita)
Lontano dai familiari, l'infanzia e l'adolescenza si rivelano un vero e proprio calvario nell'animo del ragazzo che col tempo accusa una conflittualità nei confronti dell'ambiente familiare che lo segnerà caratterialmente nel corso della sua vita. Raggiunto il diploma magistrale, a diciassette anni arrivano le prime supplenze a Zambrone, a Coccorino e in altri piccoli centri calabresi isolati e quindi accessibili a fatica. Ancora oggi, a 83 anni, Antonio vive e racconta "con grande dolore" i ricordi di quel tempo trascorso in Calabria e a Tropea, dove ritornava solo per il periodo delle vacanze, cercando conforto e serenità nel contatto con gli amici e nelle lunghe passeggiate alle marine. Qualcuno, come l'avv. Campisi, lo ricorda come un ragazzo serio e riservato che frequentava il Circolo dell'Azione Cattolica "Pier Giorgio Frassati" del Parroco Granelli, di cui era stato direttore, quando i locali si trovavano sopra gli archi dell'antico Episcopio, dove Antonio era molto bravo a giocare a dama. Al telefono lo trovo interessato e molto presente quando gli parlo di personaggi, della Festa della Madonna di Romania o di eventi legati alla cultura e alla tradizione tropeana. Risponde molto volentieri, contribuendo, per quanto possibile, alla ricostruzione degli anni della sua infanzia. Affiorano ricordi, situazioni e qualche nome tra gli amici di allora. In particolare, l'amico del cuore, Peppino Simonelli, che avrà in seguito un vissuto molto travagliato, poi ancora Gino Sposaro, Francesco Ciccarelli, i fratelli Walter e Pino Aquilino, Bernardo Negro, compagno negli studi magistrali. Racconta della sua grande passione per l'arte del disegno e della pittura, che non lo abbandonerà mai, e della sua amicizia sincera con Albino Lorenzo, suo coetaneo, e con Peppino Vitetta. Si commuove molto quando lo informo della recente scomparsa del pittore Lorenzo. E' proprio la passione per il disegno, sempre più straripante, a fargli prendere nel 1947 la decisione di cercare fortuna a Milano. Si propone quindi alle case editrici milanesi che nelle proprie produzioni librarie ricorrevano all'impiego di grafici e disegnatori e grazie alla sua bravura e passione ottiene i primi ingaggi. La prima ad accogliere Antonio De Vita è l'Editrice Stellissima, specializzata in gialli tascabili, che gli offre la collaborazione in un fumetto, divenuto famosissimo, "Za la Mort", nome preso a prestito incongruamente dal personaggio del primo serial cinematografico muto italiano, a partire dal 1917, un "apache" parigino, una sorta di Fantômas, ladro-giustiziere, generoso e gentiluomo, interpretato e diretto da Emilio Ghione, il quale nel 1928 scriverà sul tema un romanzo, illustrato dal primo disegnatore italiano di "Topolino", e pubblicato da Nerbini Editore. Il protagonista di Antonio, che si firma con lo pseudonimo di Ottavio Endina (il suo nome e cognome annagrammato), è invece un vero apache, della tribù dei Broncos, abilissimo nell'uso delle Colt, affiancato da Tom Jeffords, scout dell'esercito con il quale forma un affiatato duo. Il primo compenso è di 3.000 lire. Antonio si scrive in lingue alla Bocconi che ben presto abbandonerà per gli alti costi che non possono essere sostenuti. Dopo alcune esperienze all'editrice I.C.E. e all'Editoriale Sportivetto approda nel 1947 all'Alpe di Giuseppe Caregaro, dove una proficua continuità collaborativa fino agli anni Sessanta gli permette di esprimersi a pieno nel campo del disegno, per la vivacità dei colori e per il tratteggio equilibrato dei personaggi che si muovono realisticamente in fondali curatissimi. Ben presto il sogno da bambino si avvera e al disegno Antonio abbina propri testi e proprie sceneggiature di storie e racconti. L'efficacia narrativa, la cura appassionata delle forme e dei tratti nel disegno dei protagonisti, la precisione nella sceneggiatura e la suggestione degli intrecci ne fanno un autore raffinatissimo che riscuote un seguito non solo tra i giovani. E' l'epopea di Razzo Bill, eroe degli Albi dell'Ardimento, è il tempo delle avventure di Graziella, di Jimmy and Johnny, delle Piccole Storie, delle Gaie Fantasie, di Robin, di Sigmar l'uomo volante. Un susseguirsi di personaggi, di storie, di racconti, presi a prestito da Verne a Dumas, che lo rendono famoso, ricercato, ammirato in tutt'Italia. Il Signor Caregaro lo chiama 'Il suo Raffaello'. Ogni settimana stuoli di ragazzi aspettano con ansia davanti alle edicole i suoi racconti leggendari che si leggono d'un fiato e si guardano avidamente. E' un continuo passa parola che non può non rendere felice ed entusiasta il patron dell'Alpe.
Ed è nel periodo migliore della carriera e dell'espressione artistica, a metà anni Cinquanta, che arriva la collaborazione con la Lug francese di Navarro. In realtà Antonio, che ormai si firma familiarmente DEVI, non varca mai il confine italiano ma si limita a spedire alla casa francese le sue tavole con i racconti dei nuovi eroi: Le petit Duc, Le Chevalier d'Harmental, L'Aigle de Clermont. La collaborazione con Navarro durerà fino ai primi anni Sessanta. Il meccanismo virtuoso si rompe quando Antonio deve ritornare a Tropea per stare accanto a suo padre che sta male. Sono due anni passati lontano dal mondo dei fumetti, dal lavoro, dagli splendori, dalle soddisfazioni. E sono anche gli anni del mistero, alimentato dal fatto che di colpo nelle edicole i fans non trovano più i seguiti delle sue storie, senza alcuna spiegazione. Circola una ridda di voci che lo vogliono chiuso in qualche monastero o scappato in uno di quei mondi fatati disegnati proprio da lui. Al suo rientro a Milano cerca di riprendere quell'attività impiegandosi come direttore artistico e disegnatore in una casa editrice emergente, la Fenu, dove conosce la Signora Vittoria, fino al 1977, quando l'editrice fallisce. E' colpito da una malattia agli occhi che lo rende cieco per un periodo consistente. A 57 anni si viene a trovare con 13 anni di contributi proprio nel periodo a ridosso della pensione. Per un caso fortuito può impiegarsi nello stesso posto di custode lasciato dal suocero andato in pensione, carica che permette il diritto di occupare in ditta l'appartamento. Dopo due anni segue l'azienda che si è spostata in Piemonte nel paese dove vive attualmente con la moglie in un appartamento acquistato con molti sacrifici.
De Vita 1975 (Foto A. De Vita)
Uno spiraglio di sole illumina la vita di DEVI, che in questi ultimi anni ha pensato che la sua opera non era stata certamente esaltante e che quelle piccole cose che aveva fatto erano cadute per sempre nel dimenticatoio, quando dalla Francia lo contatta il Signor Jean-Ives Guerre, titolare a Parigi di una libreria di fumetti, sfegatato fan dei personaggi di Antonio De Vita, per portargli la testimonianza che invece aveva lasciato un ottimo ricordo tra gli amici francesi che in libreria richiedono ancora a gran voce le sue strisce. In effetti, è stato il Signor Guerre a risolvere il mistero DEVI dopo averlo cercato in tutt'Italia, tramite gli elenchi telefonici, spedendo centinaia di lettere a tutti gli Antonio De Vita. Una di quelle lettere è andata a finire nelle mani di un Antonio De Vita di Tropea. In un lampo Jean-Ives Guerre può quindi incontrare e abbracciare il suo Maestro di Fumetti e ciò fa inorgoglire lo spirito ormai provato di Antonio che cerca di seguire i suggerimenti di Ives prendendo finalmente il pennello in mano e disegnando qualcosa per gli amici francesi. Nel proprio sito Web ( http://perso.orange.fr/guerre/turgel/04devi.htm ) dedicato al Maestro, Jean-Ives Guerre, che ha scritto e pubblicato sulla vicenda un libro "Le mystére Devi...dévoilé", ha inserito un portfolio di tavole dipinte da De Vita che possono essere acquistate dagli amici collezionisti. Ives volle anche visitare Tropea, paese natale di Antonio De Vita, dove conobbe di persona Angelo De Vita che gli aveva fornito l'indirizzo del Maestro. Una storia affascinante, piena di intrecci come quelle che DEVI aveva saputo creare nella sua carriera di disegnatore e scrittore per dare modo ai bambini, ai giovani ma anche agli adulti di entrare nel Mondo della Fantasia dalla porta principale e sognare terre lontane popolate da draghi ed eroi, da principesse e da re. Abbiamo voluto fare uscire la 40^ Tornata di TropeaMagazine con un Tributo al 'Maestro della Fantasia' Antonio De Vita, che ha dedicato i suoi anni migliori al Fumetto, inserendo in un numero unico gli articoli più significativi, scritti da critici e amici, nell'intento di tracciare il profilo più completo della personalità, della creatività, della fantasia e della produzione dell'artista, dello scrittore e del suo vissuto di uomo del Sud. La massima parte degli articoli e le riproduzioni dei disegni provengono da "Fumetto", rivista di Comics a cura dell'Associazione Nazionale Amici del Fumetto e dell'Illustrazione ( www.amicidelfumetto.it/) il cui Presidente Paolo Gallinari ci ha dato il consenso di pubblicarli e lo ringraziamo molto della cortesia. Come dobbiamo ringraziare gli autori Silvio Costa e Luciano Tamagnini, artefici tra l'altro della superba intervista con Antonio De Vita, nonchè della cronologia e dell'indice delle opere pubblicate a sua firma. Un grazie all'altro articolista Luigi Marcianò. Un ringraziamento particolare va al Signor Jean-Ives Guerre di cui non poteva mancare almeno uno dei numerosi articoli e alcune foto di DEVI inseriti nel sito Web francese dedicato al Maestro, tenuto conto che senza la sua caparbia determinazione e la sua passione per i fumetti non avremmo saputo nulla di DEVI, nè avremmo potuto ammirare il suo esaltante mondo artistico che ha regalato per oltre cinquant'anni ai ragazzi italiani e francesi la magia della fantasia pura, della poesia pura che continua ad incantare grandi e bambini. Buona lettura !
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