MEMORIE DEL GENERALE GUGLIELMO PEPE Intorno alla sua vita e ai recenti casi d'Italia scritte da lui medesimo Parigi, 1847
Ma tal era il fastidio che ispiravano quel sudicio luogo (N.d.R.: Guglielmo Pepe si trova all'interno dei 'Granilli', dove erano carcerati migliaia di patrioti) e quella tumultuosa confusione di gente straziata e malconcia, che taluni di noi rimanevano per alcun pezzo sbalorditi a segno, da parer quasi privi di ragione. Nell'entrare in quel camerone il marchese Besio credè per più ore star tuttavia in mezzo a'lazzari. marino Guarano era quasi impazzato. Io, tutto cosperso di sangue e di polvere dalla testa a' piedi, fui preso da alcuni per un giovane lazzaro, posciachè s'eran fitti in mente aver quivi fatt'entrare in mezzo a noi qualche individuo della plebaglia per fare la spia. Pochissimi serbavano pacato il senno, ma tra i giovani principalmente venne sempre sostenuto l'entusiasmo repubblicano, non altrimente chiamandoci se non col nome di cittadini. Il buon Jerocades n'era profondamente compunto, e dicevami spesso, tutto mesto ed afflitto: <<Tu giovine e innocente, io vecchio e reo!>> Ond'io, tocco di compassione, mentre gemeva nel fondo d'una oscura e trista prigione, quasi ottogenario, infermo di corpo, e lottando colla fame e con ogni maniera di disagj e patimenti. Il che gli attirava addosso la taccia di denunziatore, ingiustamente imputatagli. Quind'io lo confortava con dirgli: <<Tu non fosti mai reo, o virtuoso Jerocades; la natura non avea nai fatta la tua bell'anima per la colpa, ed ingiusti più che mai sono stati coloro che non seppero coprir con un velo quel momento di tua debolezza.>> Ed ingiustissimi trovava ancor io molti patriotti i quali biasimavano in me l'amore e 'l culto ch'io professava a quel santo vecchio. Essendo stato il Jerocades ingiustamente calunniato di corrompere la gioventù, fu dal Medici, reggente della vicaria, relegato a San Pietro a cesarano, ritiro di preti regolari, posto in su l'altura di Cardinale, e di là, per ordine dell'inquisitore Vanni, trasferito in Napoli, e gettato nel fondo di un'orrida prigione in Castel dell'Uovo. Per quanto io siami posteriormente informato, il Jerocades non diede in Napoli che due soli corsi di filosofia, insegnando le dottrine del suo maestro genovesi, e nelle sue dotte lezioni, altro non fece se non destare nell'animo de'giovani suoi uditori l'amor della giustizia e della virtù.