Manoscritto
che riporta l'operetta di Antonio Jerocades
(Archivio
di Stato di Napoli)
Pulcinella
da Quaquero
Personaggi
Mylord Thul Inglese.
Monsieur Pierre Francese.
Georgio Quacquero.
Anna e Giocchino figli
del Quacquero.
Giac: Cameriere di Thul.
Pulcinella servo del Francese.
La Scena è in Londra
in casa di Milord.
Dum Nihil habemus majus,
calamo ludimus
Phaedrus.
Scena 1a
Giacomo mena Pulcinella
nell'Anticamera.
Pulc:
Ma io puro voglio magnà.
Giac:
Voi mangerete; ma a tempo suo.
Pulc:
Chiano sì Angrisi, chiano ca io
so galantommo.
Giac:
Lo sò pur io. Ma voi dovete stare
in Anticamera mentre mangia il Padrone.
Pulc:
E chesta mò, che legge è?
E' legge Angrisa?
Giac:
E' legge di Popoli lberi, ma pieni di
civiltà. Aspettate quì. Vi si darrà l'avviso del quando
doveva entrare.
Intanto passeggiate in anticamera.
| parte |
Scena 2a
Pulcinella Solo
E nui spasseggiammo in Anticammera. Che
mmalora de Palazzi che anno trovato l'hommene, Porta, portone, e portella.
Corte, sola, e Galleria. Antecammera,
Cammera, e Gabinetto. Loggia, Giardino, e Passeggio.
E po' Damma, Cammerera, e Servetta. Paggio,
Gentilommo, e Servo. Volante, Cocchiero e Coco, e chi li pò conta'?
E tutte st'uommene vivono co' distinzione.
Chi va' nnante, chi arreta; Chi magna n'ora nnante, chi n'ora appriesso.
E Pulcinella? Spasseggia in Antecammera.
Ma io ci corpo! Perchè aggio lasciato la Bella Napole pe ii appriesso
a no' Franciso?
Quanno mmalora finiti? E che bo' finì?
No' Franciso magna a' tavola co' n'Angriso, va che cosa che bonno fa';
Se ne contano chellete! Uh bene mio.
E va' trovate mmiezzo.
Scena
3a
Mylord, Monsieur escono.
Il Cameriere prima accomoda sedie,
e tavolino da giuoco; quindi
le porta le Pippe.
Pulc:
Sì Cammariè, e chesta è
na mala creanza. Aggio d'aspettà no sieculo. E l'avissi ditto ca
me faccia no' suonno.
Giac:
Adesso, adesso. Siate più tollerante.
Pulc:
E che bò Pacienzia... Sì
Patrò à che juoco jacammo.
Mons:
Che fate voi quì, Pulcinella amoroso,
e charmant?
Pulc:
Puro chisto? Aspietto, che scampanajasse
lo campaniello de lo refettorio Monsù?
Mons:
Quanto è ridicolo!
Myl:
Chi è costui?
Mons:
E' un mio servo. Nel mio viaggio d'Italia
lo presi in Napoli.
Mi serve di passatempo: In lui vedo il
carattere di una Città.
Myl:
In Italia c'è cose grandi, e picciole.
Voi vi trovate le più strepitose grandezze, e delle cose ridicole.
Ella è la sede dell'antichità,
e ogni giorno nascono cose nuove.
Nel seno della più alta nobiltà
voi vedete la più fecciosa plebaglia,
ed a' festini de' ricchi rispondono i
lamenti de' Poverelli. Che stravaganze !
Mons:
Siete stato voi nell'Italia?
Myl:
Io l'ho studiata nei libri, e nelle mappe.
Mons:
Eh Milord, C'è differenza tra'
i ritratti delle cose, e le cose medesime.
I viaggi scoprono li difetti delli Scrittori.
Myl:
E' pur vero. I Paesi sono come i pianeti:
guardati da lontano, si vedono perfetti, e lucidi:
Chi si avvicina co' telescopj, scopre
dell'irregolarità, e delle macchie.
Pulc:
Signò........
Mons:
Ma cosa è? Non avete pazienza?
Ecco un uomo d'Italia! Un paese abbondante produce de' miserabili.
Sia il governo, sia il difetto dell'industria,
l'Italia è fertile, e povera.
Myl:
L'Olanda non ha che pascoli, e pure vende
grani, ed è ricca.
Mons:
Eh Mylord, la cosa va male. Volete sapere
le stravaganze d'Italia, e propiamente di un regno?
Myl:
Mi fate piacere.
Mons:
Ve le dirò en ebreje.
Scena 4a
Giac, e detti.
Giac:
Signore un Quacquero vi richiede.
Myl:
Bene. Dopo che avrà pranzato,
favorisca. Vi raccomando li Schiavi.
Giac:
Sarà servita.
Myl:
Fate che poi vengano in Anticamera.
Giac:
Sarà servita. Venite voi.
Pulc:
Addò? Mpresune?
Giac:
Venite a pranzo.
Pulc:
Sia lodato lo Cielo. Signò vado
dinto.
Mons:
Andate. Cosa sono questi schiavi? In
Londra sono schiavi?
Myl:
No': l'ho comprati. Dopo il vostro racconto
vi narrerò il mio viaggio di Pensilvania,
nel ritorno da questa, feci questa compra.
E così quali sono le stravaganze
d'Italia?
Mons:
Già sapete che quello è
il paese dei Preti. Ivi tutto è della Chiesa, e
questa forse è la prima caggione della miseria.
Vedete dei vasti piani, che potrebbero
servire a biada, o a pascoli occupati da monasteri, e da tante case de
Robusti poltroni.
Questo è il paese delle parole;
e quel che è più sorprendente, prima si parla e poi si pensa.
il Reo si condanna, e poi si forma il
Processo. In un Tribunale chi confessa è salvo, chi niega, si manda
alle fiamme.
Ivi si tiene il corpo nel regno, e lo
spirito in un'altra Città. Conta più un Chierico, che il
Sovrano,
e le più venerande leggi dello
stato, non han forza a fronte di una regola ecclesiastica.
Non sono queste delle stravanganze insopportabili?
Myl:
Quando non si vuol stare sotto di un
capo, si avrà lo stato dentro lo stato.
Noi ci siam liberati da tal disordine,
e stiamo bene.
Ma sapete quanto costa una Dinastia Chinese,
cioè una rivoluzione di stato?
Costa sangue, e ruina.
Scena 5a
Giacomino, e li due schiavi
Anna, e Gioacchino.
Giac:
Signora, ecco li Schiavi.
Myl:
A tempo.
An:
Vi riverisco.
Gio:
Addio.
Mons:
Che fierezza! E pure mi piace! Il nome!
Myl:
Anna, e Gioacchino.
Mons:
Come l'avete avuti? Sono forse Chinesi,
o Circessi?
Sono sani, e belli.
Myl:
Io non sò. Ritornando da Pensilvania,
dove vidi lo splendore della Colonia de Quacqueri,
nelle spiagge del Canadà, trovai
l'equipaggio di una nave grossa naufragata.
Fra' le altre merci comprai dal mercante
questi due schiavi per cento lire sterline.
Non ho potuto sapere la loro condizione.
Forse sono della Terra del Labrador.
Mons:
Sono Galli. Io gli avrei pagato due mila
Franchi.
Myl:
Voi siete il Padrone, o dell'uno, o dell'altra,
purchè si decida.
Mon: E come?
Myl:
Non sapete, che la contesa di Romulo,
e Remo sull'Impero di Roma fù decisa con l'armi?
Che a' tempi di Scipione due Fratelli
nella Spagna coll'armi disputarono del Reame?
Sapete ancora, che a' tempo del Sistema
della Cavalleria le Regali Donzelle erano il soggetto de' Tornej,
e della Giostra? Aspiriamo noi alla medesima
gloria.
Mons:
Sig:re : Io non voglio, che
li nostri trasporti turbino li sagri dritti dell'ospitalità,
e che noi meschiamo tra' i vasi la spada
all'usanza de Traci.
Ma quando si tratta di un nobile divertim:to
io volentieri l'accetto.
Myl:
Bravo. Ecco il Ferraù, e l'Orlando.
An:
Signori, voi disputate della nostra libertà!
Gio:
Sig:ri, la nostra libertà
costa più del prezzo del vostro sangua.
Voi non siete Padroni di quel che è
nostro.
Myl:
Non temete. Questi sono i passatempi
de Cavalieri.
Ma che fare?
Mons: Ecco la spada.
Myl: Ecco la pistola.
Scena 6a
Pulcinella, e detti
Pulc:
Ah! Bene mio! Mmò si pò
spapaja' nell'Antecammera.
Oh mmalora! Vossia vo' pazzia'? Sì
patrò, sì Angriso.
Mons:
Pulcinella, vogliamo far la prova del
nostro valore, vogliamo vedere di questi
due schiavi di chi sarà il maschio,
o la femmina.
Pulc:
Ussia vo' pazzia'!
Myl:
Pulcinella, ecco il modo di acquistare
il dominio delle persone all'uso de Cavalieri.
Io ti voglio per mio campione.
Mons:
Io ti voglio per mio.
Pulc:
Vossia vò pazzia'? O sarà
affratto dalla Birra? Ma sentite sbentrarvi a' tuorto.
Vossia colla spada, e Vossia colla Pistola;
Chisto non va bene.
Mons:
Ha' raggione.
Myl:
Bene, duelleremo co' pugni.
Pulc:
Alla lazzaresca, alias all'eroica.
Mons:
Duelleremo col Minuat.
Pulc:
Alla Francese, alias all'uso.
Mons:
All'uso della Danza pizzica.
Pulc:
E fate a braccio, a duellare all'uso
de Napole.
Myl:
Duelleremo correndo a' piedi, e a' cavallo.
Mons:
Fortbien. Allons.
Myl:
Eh custodite voi questi schiavi.
Pulc:
Fermate mmalora.
Scena 7a
Pulcinella, e li Schiavi.
Pulc:
O che pazzia de li Cavalieri antichi.
Ne' piccirilli vui che diti?
An:
Son Donna.
Gio:
Son Uomo.
Pulc:
Chiano Chiano. Vi scorgio il sasso. Mo'
donde venite?
An:
Dalla Fra. = Gio: dal mare. = Pulc: Gnorsì
sarite sbarcati mo'.
Ma la casta vostra se pò sapè?
An: il mondo. Gio: il Cielo. Pulc: Ue che mbrasuglio.
Mo la votto. Comme vi chiammate? An:
Anna. Gio: Gioacchino. Pulc: lo Tata, e la Mamma?
An: Geogio. Gio: Maria. Pulc: Chiano
mmalora, che annate facenno. An: Si ama. Gio: Si vive.
Pulc:
E chi ammi? E chi bivi?
An:
Io amo te.
Gio:
Io vivo con me.
Pulc:
Oh non tante squisille mò. Io
pure vi amoreggio sapete?
Ne' è bella sa'? Dimme na cosa,
me vorrisse pe maritiello tujo?
An:
Perchè no? La Donna deve unirsi
coll'Uomo.
Pulc:
O che pozzi essere benedetta. Alomanco
lossai come va'? A lo paese mio c'è lu jus presbendi.
Ma comme facimmu poi? Ussia volite venì
a' Napole?
Gio:
Tutto il mondo è paese. Ogni città
è la patria del savio.
Pulc:
Ue che peccerillo saputo. A chisto ci
volimmo dà Graziella.
An:
Certo. L'Uomo deve stare con la Donna.
Pulc:
O nannella mia, giojella sapuritella,
nzuccarata. O ninnillo mio, susamiella, pastanaca mia.
La sciammata dà no bascio. Via
facimmo la capematremoniale.
An:
Basta la parola. Gio: La nostra parola
à contratto.
Pulc:
Volite di vui mò, che è
fatto?
An e Gio:
E' fatto.
Pulc:
E jammocenne mo'. Mo' ce mbarcammo, e
lasciammo sta mmalora de Francisi, ed Angrisi, che m'hanno.....
Scena 8a
George, e Detti
Georg:
Si saluta il Padron della Casa.
Pulc:
O mmalora, Lupo nfravica.
Georg:
Rendo grazie alla sua umanità,
che mi ha ricevuto per ospite.
Pulc:
Sì mio Padrone. Ussia chi è?
Georg:
Non sei tu il Padron della casa?
Pulc:
Mmalora mò che dico? Sì
Signore.
Georg:
Dunque ti ringrazio.
Pulc:
Non Sig:re non sò io.
Ue che mbruoglio.
An:
Oh Dio il core mi palpita.
Gio:
Mi sento mosse le viscere.
Georg:
Chi sono questi?
Pulc:
So' due dello munno. O nigro me.
Georg:
Belli giovani, siete voi di Londra?
An:
Noi non sappiamo la Patria.
Gio:
Siamo lasciati al rigore della fortuna.
Un Inglese ci comprò, dopo che
perdemmo il Padre in un naufragio.
Noi non sappiamo più di questo.
Georg:
Dio mio, mi sento pieno di tenerezza.
Il vostro nome?
An:
Anna.
Gio:
Gioacchino.
Georg:
io sono fuori di me. Vi ricordate di
vostro Padre, e della Madre?
An:
La Madre si chiamava Maria. Gio: Il Padre
Giorgio.
Georg:
Ah figli venite al mio seno. Io sono
il vostro Padre, che mi salvai dal naufragio.
La vostra Madre vi aspetta in casa.
An:
Ah caro Padre.
Gio:
Padre mio caro.
Pulc:
Ue che metamorfosees. Ah caro suocere,
ricevi stò Jennariello tujo !
Georg:
Suocero ! Chi è costui?
An:
Padre pietà. Io l'ho sposato.
Non sapevo che fare. Speravo con lui tornare alla casa.
Georg:
Figlia tu non sai, che le nostre leggi
non permettono di sposare un altro di altra religione.
Il contratto non vale.
An:
E la parola?
Pulc:
Io per me la voglio, me l'aggio sposata.
Gerg:
Si può rimediare. Vieni alla religione
de Quacqueri, e sarai mio genero.
An:
Che dici?
Pulc:
Io ci vengo ma il Prepuzio?
Georg:
Fra' noi non sono necessarie queste queste
cerimonie: Siam Cristiani anche noi;
ma crediamo, che il Cristianesimo consista
nell'operare; non nelle parole e ne segni.
Pulc:
E io mò ce faccio. La mia paura
era il Prepuzio.
An:
O doppio contento, ho ritrovato il Padre,
e lo sposo.
Gio:
Che gaudio inaspettato: ecco il Padre,
e il Cognato.
Pulc:
Oh Paradiso, ue la Mogliera, e lo Massaro.
Georg:
Non perdiamo tempo. Io voglio parlare
coll'Inglese, e far le parti della civiltà;
affinchè la nostra partenza non
sia creduta una fuga.
Voi andate all'Albergo: fate cambiar
le vesti a quest'uomo:
istruitelo in breve de nostri costumi,
e poi tornate qui dove io vi aspetto.
An e Gio:
Padre la Benedizione.
Pulc:
La Benedizione.
Georg:
Iddio vi benedica.
Scena 9a
Georgio Solo.
Che colpo inaspettato ! Lo Spirito illustratore
me lo diceva nel cuore, che in Londra avrei trovato i miei figli.
Dio mio, tu sei verace nella promessa;
tu non abbandoni li afflitti. Tu dai il piacere dopo il dolore.
Scena Xa
Myl:
Io voglio la Donna.
Mons:
La Donna è mia.
Myl:
Ma io ti ho vinto a cavallo.
Mons:
E io ti ho vinto a piedi. E Pulcinella
dov'è?
Myl:
Dove sono li Schiavi?
Georg:
Io ti saluto o Padron della casa.
Myl:
Avete voi veduto un servo con due Giovanetti?
Georg:
L'ho veduti, e l'ho rimandati all'Albergo.
Myl:
Che ardire ha questo !
Georg:
Quell'ardire che dà la natura
a' Padri verso de suoi figli.
Myl:
Che figli? Non sei tu Quacquero?
Georg:
Lo sono, e sono il Padre di que miseri
giovani.
Mons:
Questa è graziosa. Ecco il duello
de Cavalieri erranti.
Non farò tua la Bella Donna sia,
che mentre noi tardiam se ne và via.
Myl:
Ma che prova avete di ciò. Io
li ho comprati cento lire sterline.
Georg:
Tu sei padrona del tuo denaro, e io mi
riprenderò i miei figli.
Questa nave, che trovasti rotta dal mare
nella spiaggia era mia:
Io per salvare il tutto rimasi preda
dell'onda.
Il Piloto credendomi estinto per salvar
la sua vita, vendè l'equipaggio, e miei figli.
Intanto io mi salvai in un' Isoletta
vicina. Una nave passeggiera mi ricondusse sul lido.
Il Piloto mi raccontò tutto il
destino. Presi la via di Londra:
dopo varii lumi venni a casa tua: trovai
i miei figli custoditi da un servo:
gli riconobbi, ed accettai il servo per
marito della mia figlia, che l'avea già sposato.
Ora son nell'Albergo. Quì verranno
tra breve.
Mons:
E Pulcinella si è fatto sposo
di una Quacquera?
Georg:
Non si meravigli: egli ha cambiato religione.
Mons:
O incostanza di Napoletano !
Geor:
E' Napoletano? Mi spiace; ma vaglia la
parola di mia figliuola.
Mons:
Ma Sig:re Quacquero, voi non
fate bene. Fate mutar religione ad un cristiano.
Georg:
Non ti adirare: l'impeto è delle
bestie, la raggione è dell'uomo. Credi tu che non siamo cristiani
anche noi?
Mons:
Come siete Cristiani? Credete voi nel
nostro Capo?
Georg:
Il nostro Capo è Gesù.
Egli ci diede le Leggi, e come vede il cuore, non ha bisogno di Vicarij;
come fanno le potenze della Terra per
giudicarci.
Mons:
Ma voi non avete de Sacramenti.
Georg:
Iddio è Spirito, e parla allo
Spirito; però non abbiamo bisogno di segni, e di rituali.
Noi non crediamo, che una lavanda d'acqua
possa mettere un uomo nel regno dei Cieli.
Mons:
E come vi saranno assoluti gli peccati?
Gerg:
Ne domandiamo perdono a Dio, il quale
ci parla, e ci empie del suo spirito.
Mons:
Che bestia ! Voi siete discepolo del
P: Malebranche?
Georg:
Io non conosco costui: Io sono discepolo
del Vangelo.
Mons:
Che Vangelo. Se voi non avete ne pur
Sacerdoti !
Georg:
Tu parli col pregiudizio, ed io ragiono
colla Legge alla mano. Ogni Cristiano è Sacerdote.
Abramo guidava le Greggie, ad offriva
le vittime.
Mons: Ma queste sono le leggi vecchie.
Georg:
E noi seguiamo la prudenza de vecchi,
e ci troviamo bene.
La nostra colonia fiorisce: i nostri
piaceri sono la pace, la concordia, l'amicizia, il mutuo soccorso.
Questi sono li affetti delle nostre Leggi:
Noi siam felici.
Mons:
Che felici, se non avete civiltà
nelle maniere.
Georg:
Se siamo rozzi nelle maniere, siamo semplici
nel costume.
In Francia, e in Italia si fanno de complimenti,
e si uccidono.
Le finezze sono la caparra della frode.
Le vostre civiltà sono poi sporcate
di Adulterii, e di furti.
Già l'Europa è il paese
delle parole; che ha un'infinità di Maestri di Lettere,
e l'arte del ciarlare vale più
dell'arte de' fatti,
di quì è che si parla più,
che si fa del bene.
In Olanda un Giudeo, il quale diceva
di credere all'Immortalità dell'Anima,
uccise avanti il Tempio Spinosa, il quale
non ci credeva.
In Italia li Vescovi, e li Monaci, che
predicano l'evangelica povertà,
sguazzano nell'abbondanza, e nel lusso;
mentre, che questi,
che non facilm:te credono
all'impostura, vivono contenti di poco.
Che ti pare Monsieur? Che ne dici Mylord?
Scena Ultima
Pulc:
Io Io, Tu Tu. Va' bene. Io saluto tu.
Georg:
Mylord ecco i miei Figli. Prendi testimonianza
da loro.
Myl:
Non ho bisogno di prove. Son persuaso.
An:
Amico. Io ho ritrovato il mio Padre.
Gio:
Io prendo licenza da te, o amico, e torno
alla mia Patria.
Mylord:
Andate in pace non voglio impedire i
vostri contanti.
Pulc:
Io prendo licenza da tu, e vado alla
mia Mogliera.
Mons:
Ed hai fronte di comparirmi innanzi !
traditore del tuo Padrone.
Pulc:
Io son libero. Non ho Signiò.
Mons:
Ti trovai in Napoli nudo, e meschino:
Ti condussi per l'Europa a mie spese,
e ora mi abbandoni !
Pulc:
Ussia mi perdoni: Mi hai portato in Francia,
e ci avevo lasciato la pelle.
Georg:
Dritto, e col cappello in capo.
Mons:
Traditore delle Leggi della Patria, e
come poi lasciare la Chiesa.
Pulc:
Quà mò che aggio da rispondere.
Georg:
Iddio è da pertutto.
Mons:
Ti farò fulminare una scomunica.
Pulc:
O nigro me, la scomunica.... non ci voglio
venì.
Georg:
Le parole, e la carta non fanno male.
Mons:
Apostata, eratico degno dell'Inferno.
Pulc:
Infierno? Va' va'....
Georg:
Tutti li uomini sono ugualmente figli
di Dio.
Pulc:
Hai ragione.
Mons:
Donami le mie vesti.
Pulc:
Oh mmalora, e po' Marcantonio, che dice?
Gerg:
La nostra Colonia, ti dà vesti,
e danaro.
Mons:
Lasci la tua Italia?
Pulc:
O Napole mia.
Georg:
La Pensilvania vale per mille Italie.
Filadelfia è più ricca di Napoli.
Myl:
Ecco il centro della favola. Così
avviene a chi cambia religione.
Mons:
Va' ribaldo.
Pulc:
Aspetta c'hai ragione.
Georg:
Se non vuoi venire, non vado. Addio.
Pulc:
Lasciame penzà.
An:
Addio.
Gio:
Addio.
Pulc:
O mmalora mo' venco. Bona notte.
Mo non sò ne Pulcinella, ne Quacquero.
Buonanotte.