Un'immagine giovanile di Antonio Sorrentino
Ricordo dell'Avv.
A. SORRENTINO
di Giuseppe Guarino
(Estratto da Rivista Amministrativa della Repubblica Italiana, 1984 e
inserito in In ricordo di Antonio Sorrentino nel centenario della nascita, 2008, a cura dei figli Franca, Federico e Roberto)
C’è stata un’epoca d’oro dell’avvocatura amministrativa: ed ho presente l’avvocato nella sua espressione più peculiare, la partecipazione all’udienza.
Cosa si intende per epoca d’oro? Un periodo in cui siano presenti grandi avvocati, la cui reciproca presenza li fertilizza e li esalta.
Nell’epoca d’oro, che io ricordo, vi sono state altre due circostanze singolari: vi erano tre grandi avvocati tra di loro amicissimi, tutti e tre provenivano dal Consiglio di Stato.
Anche per questo la celebrazione di Antonio Sorrentino viene fatta in Consiglio di Stato: perché il Consiglio di Stato ha prodotto non solo un’alta giurisprudenza, altissimi magistrati, ma anche grandi avvocati.
I tre grandi avvocati erano Piccardi, Dedin, Sorrentino. Tra di loro diversissimi: Piccardi, oratoria forbita, una logica compiuta, sistematica, perfetta; Dedin, pronto, eloquio pulito, tendente alla sintesi; Sorrentino, soprattutto avvocato.
Le giurisdizioni amministrative, e noi tutti, devono molto a questi tre uomini: non solo per il sapere giuridico, ma per la tradizione che hanno contribuito a creare: del tono elevato nelle discussioni, del totale fair play.
Ho avuto la fortuna di iniziare la mia professione e di formare la mia esperienza sotto la guida di Piccardi. Scuola inimitabile di deontologia professionale, di capacità, di serietà professionale; scuola sinanche nella organizzazione dello studio.
Ma il modello, come Avvocato, per me, come per molti altri, è stato Antonio Sorrentino: perché dei modelli uno sceglie quello più congeniale; perché ho potuto studiarlo più a lungo: perché ho avuto la ventura più volte di averlo come avversario.
Costituire un grande modello significa, nell’Avvocatura, essere un grande Maestro. I grandi avvocati, così come i grandi attori, insegnano operando, rivelandosi, recitando.
Quali erano le caratteristiche di Antonio Sorrentino, avvocato di udienza? Qual’è il modello che con lui si è tramandato?
E’ un modello che faceva leva sul gesto, sulla voce, sulla prontezza.
Il gesto era ampio e maestoso; quando si alzava per parlare, riempiva tutta la sala, occupava l’intero spazio; la toga contribuiva nel gioco della gestualità ad accrescere questa sensazione di dominante maestosità; gli cadeva spesso dalle spalle e, quando Sorrentino la risistemava, questo accresceva il valore della pausa. Le pause hanno nell’oratoria, come nella musica, un valore essenziale: sono il respiro del discorso.
La voce era calda, diveniva suadente, tutta centrata sui toni bassi: l’acuto non esisteva; ma ciò nonostante, non poteva mai stancare, perché tenuta sempre viva dall’argomentazione stringente e dai lampi del suo sguardo. Poiché la voce riportava al volto; e nel volto espressivo di Sorrentino, lo sguardo, penetrante e come ravvivato da lampi, non era elemento secondario nell’esercitare la forza della convinzione.
Infine, la prontezza. Non c’era piccola lieve fessura, debolezza, nell’argomentazione avversaria (e non c’è discorso che non ne presenti), che Sorrentino non cogliesse in modo istantaneo per concentrare lì, quasi un Rommel dell’avventura, i suoi carri armati per lo sfondamento. Implacabile, felice nello sfruttare tutte le risorse di un’arte consumatissima.
Il suo discorso non era così complesso, con periodare ampio ed argomentazione sistematica, come quella di Piccardi; consisteva in una serie di puntate, anche se con ricchi ed insistenti svolgimenti, talvolta anche molto rapidi; in questo senso Sorrentino era meno oratore, ma più avvocato.
Ma era anche un forte giurista, I suoi saggi scientifici erano numerosi, ed hanno accompagnato con costanza la sua carriera. Si scherniva a chi li lodasse, quasi che dovessero considerarsi, quali lavori scientifici, opere minori. Non era così, perché sono lavori di un giurista. Il giurista non si rivela nell’apparato bibliografico, nella sola riflessione sulle posizioni emergenti in letteratura, ma soprattutto nella scelta di soluzioni equilibrate, che quand’anche sintetiche, abbiano valutato gli elementi rilevanti, e siano idonee ad essere accolte e ad influire sulla regolamentazione concreta e futura dei rapporti. In questo senso tutti gli articoli di Sorrentino rivelano il giurista di alta classe, articoli spesso dedicati a temi scarsamente conosciuti, ma a lui familiari anche per esperienza diretta, e che costituiscono ancora oggi saggi che non possono essere ignorati, quali quello sulle imprese di assicurazione, sul cambio ufficiale, sulla frode valutaria, sulla retrocessione.
Ma soprattutto sono da leggere le belle pagine sulla esperienza professionale, improntate ad un rispetto sincero per la teoria, ma con la chiara indicazione del valore pratico delle soluzioni giuridiche.
Non completeremmo il ritratto se non ricordassimo le altre virtù dell’Uomo: una bontà affabile, circonfusa – lui grande avvocato – di timidezza; un unico grande amore riconosciuto – oltre l’avvocatura – la famiglia; la dedizione totale all’avvocatura. Ed era questa, oltre la prontezza, oltre il sapere, oltre l’autorità, a determinare l’affidabilità, che era una delle basi della sua fortuna professionale. Il cliente era certo che Sorrentino, non distratto da alcun altro interesse divorante, non l’avrebbe mai abbandonato.
Il grande avvocato di udienza è come un grande attore, ma non un attore che reciti secondo un copione, bensì un attore che recita secondo un canovaccio, come nella commedia dell’arte. Come nella commedia dell’arte, se i particolari variano, le situazioni si riducono ad un nucleo di base che di volta in volta si ripete. Perciò i commedianti, gli attori della commedia dell’arte, non avevano un teatro stabile ma, esaurito in un luogo il repertorio, spostavano le tende in altre città, per non ripetersi e non stancare.
Oggi la molteplicità del pubblico e dei teatri è offerta dai TAR. Sorrentino ha potuto appena giovarsi di questa nuova esperienza; eppure i TAR devono molto a lui, perché la sua presenza, che ha coinciso per molti TAR con la stessa loro udienza inaugurale, è servita a determinare sin dall’inizio il livello cui avrebbe dovuto attenersi la discussione ed a segnare gli inderogabili principi nei comportamenti. Sorrentino ha contribuito, insieme con alti magistrati (e merita qui ricordarne – alcuni per tutti – i Presidenti del TAR Lazio e delle sue Sezioni, Tozzi, Bartolotta e Battara), a trasferire nei TAR quelle tradizioni di reciproco rispetto, di signorilità, di collaborazione tra difensori, e tra magistrati e difensori, che costituiscono, accanto alle grandi invenzioni giurisprudenziali dell’eccesso di potere e della illegittima derivata, un glorioso merito della giurisdizione amministrativa.
I grandi avvocati, come i grandi attori, affidano la loro fama alla parola ed alla tradizione: nulla rimane di tangibile, di visivo, come viceversa è per gli scrittori, per gli scultori, per i pittori, per gli architetti.
Per ovviare a questo, che è un limite intrinseco alla professione, un gruppo di amici aveva pensato di offrire ad Antonio Sorrentino una medaglia coniata espressamente per lui da un artista famoso, Emilio Greco. E la prontezza con la quale pervennero da tutta Italia le adesioni, per cui la iniziativa poté essere prontamente realizzata, testimonia di per se dell’affetto, dell’amicizia, della stima e della deferenza di cui Antonio Sorrentino era circondato.
Chi vi parla ambiva di pronunciare queste brevi parole in Sua presenza, quale segno di ammirazione ed effetto, come da allievo a Maestro. Il destino che regge la sorte degli uomini, che mescola il dolce e l’amaro nelle più varie ed inattese combinazioni, che fa ora tutto confluire in una esaltante fortuna, ora recide crudele il filo della vita quando più è possibile goderne in armoniosa felicità, tanto non ha voluto. Ma la provvida iniziativa della Società Italiana degli Avvocati Amministrativisti, di cui Antonio Sorrentino è stato per unanime consenso il primo Presidente, consente di riavere qui tra noi, e per tutti gli anni futuri, una Sua presenza viva ed operante: perché la medaglia a Lui destinata premierà annualmente chi, come Lui, avrà onorato con l’intera sua attività il mondo del diritto. Le grandi presenze lasciano una traccia, che continua ad irradiare luce per anni. E nessuno, più di Mario Nigro, avvocato di lunga tradizione, studioso profondo, professore universitario eminente, avrebbe potuto costituire il primo luminoso anello di questa continuità.
ANTONIO SORRENTINO | ||||
INDICE:
'Di Antonio Sorrentino legislatore' di Massimo Severo Giannini | | 'Ricordo dell'Avv. Antonio Sorrentino' di Gabriele Pescatore | | 'Ricordo dell'Avv. A. Sorrentino' di Giuseppe Guarino | | 'In ricordo di Antonio Sorrentino ' di Pasquale de Lise | | 'Esperienza professionale diritto pubblico' di Antonio Sorrentino | | Intervento di ringraziamento all'atto del conferimento del Premio Sorrentino 2005 di Ignazio Francesco Caramazza |
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