Altra immagine giovanile di Antonio Sorrentino
Intervento di ringraziamento
all'atto del conferimento del
PREMIO SORRENTINO 2005
di Ignazio Francesco Caramazza, Vice Avvocato Generale
(Estratto da avvocaturastato.it )
E' inutile nascondervi che è con profonda emozione che prendo la parola per ringraziare tutti voi dell'onore che mi viene fatto. Si tratta di un'emozione che nasce da diversi e commisti sentimenti.
Quello del ricordo, anzitutto: il ricordo di colui al cui nome è intitolato questo premio, Antonio Sorrentino. Un mito per gli avvocati amministrativisti della sua generazione. Un mito anche per quelli della mia. Un mito, ancora, per i giovani che si affacciano oggi nelle aule di giustizia, sol che abbiano il gusto della storia della giustizia amministrativa. Una giustizia amministrativa che quando esercitava Antonio Sorrentino viveva ancora i suoi tempi eroici.
Il principio di trasparenza era, all'epoca, in mente dei ed il diritto diaccesso ai documenti amministrativi era un iperboreo mito cullato solo nella lontana Svezia. L'avvocato amministrativista doveva, quindi, costruire il suo ricorso avendo come fonte d'informazione soltanto la parola del cliente, in quanto, il più delle volte, non solo non conosceva i documenti dell'Amministrazione
ma non conosceva nemmeno l'atto da impugnare, il cui deposito veniva surrogato con il deposito dell'atto di interpello notificato - di regola inutilmente - all'Amministrazione resistente.
L'avvocato amministrativista doveva, quindi, essere buon conoscitore dei meccanismi amministrativi ed avere le capacità immaginative necessarie per ricostruire credibilmente una realtà giustiziabile, per poi calare questa creatura di fantasia negli stampi rigorosi del formalismo giuridico.
Soleva dirsi, all'epoca, che se la regola di giudizio del processo civile era quella dell'onere della prova, regola di giudizio del processo amministrativo era quella dell'onere del principio di prova da fornirsi dal ricorrente e che sarebbe stato poi integrato dai poteri <<acquisitivi>> del giudice.
In realtà , come dimostrò Mario Nigro nel suo famoso scritto sul <<giudice amministrativo signore della prova>> la differenza era ancora più profonda, in quanto se il giudice civile diceva alle parti <<datemi il fatto, vi darò il diritto>>, il giudice amministrativo diceva al ricorrente <<dammi dei motivi di ricorso plausibili e ben fatti e ti darò fatto e diritto>>.
Sulla base di un buon ricorso il Consiglio di Stato ordinava, infatti, all'Amministrazione l'esibizione della documentazione rilevante e l'avvocato del ricorrente poteva finalmente, causa cognita, aggiustare il tiro con i motivi aggiunti.
Antonio Sorrentino eccelleva in tutti i momenti di questa complessa attività . L'esperienza maturata nel pubblico, come avvocato dello Stato, magistrato del Consiglio di Stato e Capo di gabinetto del Presidente del Consiglio, gli consentiva di individuare, attraverso la narrazione partigiana e confusa del cliente, la plausibile realtà amministrativa sottostante e la sua profonda cultura giuridica gliela faceva calettare in taglienti motivi di ricorso.
Un capitolo a parte merita, poi, la sua tecnica di discussione orale, che era un capolavoro di brevità e di efficienza. Antonio Sorrentino metteva anzitutto in luce i due o tre elementi di fatto più rilevanti nel giudizio e su di essi costruiva poi, con rigore secondo solo alla chiarezza, un sillogismo giudiziale già pronto per la sua trasfusione in sentenza. La sua eloquenza non indulgeva alle barocche ridondanze all'epoca tanto frequenti: era invece asciutta ed essenziale, senza essere, però, mai fredda nè distaccata. Pronta invece, a vibrare di profonda passione civile quando la causa lo richiedesse.
Ho avuto il privilegio di ascoltarlo più volte, talvolta come temibilissimo avversario o come rassicurante consorte in lite ed ho sempre tratto preziosi insegnamenti dalle sue discussioni.
Ancora oggi, quando mi trovo a dover preparare una difesa tanto complessa che non so da che parte cominciare, mi sorprendo a chiedermi: come l'avrebbe impostata Antonio Sorrentino?
Il secondo sentimento è quello della amicizia e dell'affetto per Federico Sorrentino, dalle cui mani ho ricevuto il premio ed a cui mi lega una ultratrentennale amicizia, maturata attraverso incontri e scontri nelle aule di giustizia ed incontri conviviali. Un Federico Sorrentino che, con il passar del tempo e l'ingrigirsi dei capelli, ricorda sempre più da vicino <<la cara e buona immagine paterna>>.
Il terzo sentimento è quello dell'inadeguatezza: una mia inadeguatezza a questo premio e che sento quando penso ai nomi di coloro che mi hanno preceduto nel riceverlo e che rappresentano il Gotha degli amministrativisti dell'ultimo quarto di secolo.
Non starò certo a ricordarveli tutti, mi permetto di ricordarne due soltanto come rappresentativi di quel livello di eccellenza e scelti non certo come primi di una inammissibile graduatoria ma solo per circostanze estrinseche.
Il primo nome è quello di Mario Nigro, che è stato il primo amministrativista insignito del premio Sorrentino.
Il secondo è quello di Massimo Severo Giannini, che ricordo perché è proprio in questa sala che, non molto tempo fa, fu ricordato in una cerimonia commemorativa alla quale ho avuto l'onore di partecipare.
A fronte di nomi di questo livello non stenterete a credere che il mio sentimento di inadeguatezza è sincero e lontano quanto possibile da ogni falsa modestia e che sono altrettanto sincero quando dico che devo questo premio non tanto ai miei meriti, che sono pochi, quanto alla benevolenza della commissione giudicatrice, che è stata tanta.
Un ultimo sentimento è quello di dimestichezza. Dimestichezza con il luogo e le persone. Ricevo il premio in questo Sancta Sanctorum della giustizia amministrativa che è la Sala di Pompeo di Palazzo Spada ed io ho trascorso grandissima parte della mia vita lavorativa nell'Avvocatura dello Stato, che con la giustizia amministrativa ha un particolare legame. Consiglio di Stato ed Avvocatura dello Stato affondano infatti le loro radici in un comune humus storico ed istituzionale.
Il Consiglio di Stato non sarebbe mai diventato un giudice se l'Avvocatura - allora non dello Stato ma erariale - non avesse vittoriosamente sostenuto davanti al giudice civile tesi che negavano in quella sede la possibilità di rendere giustizia nei confronti dell'Amministrazione e l'Avvocatura non sarebbe mai passata dalla angusta veste di <<erariale>> a quella totalizzante di patrocinatore dello Stato se non avesse difeso l'Amministrazione nella sua veste autoritativa dinanzi al Consiglio di Stato.
Al momento istituzionale si aggiunge quello personale, perché moltissimi magistrati amministrativi mi onorano della loro amicizia per cui in quest'aula mi sento in certo qual senso, se il Presidente De Roberto me lo consente, <<a casa>>. Il che rende ancora più gradito, se possibile, l'onore che mi si fa con il conferimento del premio.
Ma non vorrei venir meno al primo dovere che incombe al premiato quando la cerimonia faccia da prologo ad un convegno di studi di alto livello, primo dovere che è quello di non sottrarre troppo tempo ai relatori.
Concludo quindi con una sola parola riassuntiva, indirizzata all'Associazione Italiana degli Avvocati Amministrativi, ai membri della Commissione che mi ha ritenuto degno di questo premio, a tutti voi: grazie. Grazie, dal profondo del cuore.
ANTONIO SORRENTINO | ||||
INDICE:
'Di Antonio Sorrentino legislatore' di Massimo Severo Giannini | | 'Ricordo dell'Avv. Antonio Sorrentino' di Gabriele Pescatore | | 'Ricordo dell'Avv. A. Sorrentino' di Giuseppe Guarino | | 'In ricordo di Antonio Sorrentino ' di Pasquale de Lise | | 'Esperienza professionale diritto pubblico' di Antonio Sorrentino | | Intervento di ringraziamento all'atto del conferimento del Premio Sorrentino 2005 di Ignazio Francesco Caramazza |
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