Antonio Sorrentino al
tavolo della commissione Italia-USA per la conciliazione dei danni di guerra
Di ANTONIO SORRENTINO
legislatore
di Massimo Severo Giannini
(Estratto da Rivista trimestrale di diritto pubblico, 1984 e
inserito in In ricordo di Antonio Sorrentino nel centenario della nascita, 2008, a cura dei figli Franca, Federico e Roberto)
Un giorno dell’anno 1937 ero nella sala di lettura della biblioteca del Consiglio di Stato immerso in libri oggi vetusti, quando entrò un giovane signore molto elegante. Mi presentai, essendo ospite, come assistente di Santi Romano. Il giovane signore era Antonio Sorrentino, di recente entrato nel Consiglio dell’Avvocatura dello Stato. Rimasi subito colpito da alcune sue fini osservazioni su problemi del momento; ma dovette avvenire anche la reciproca: volle che ci dessimo del tu, e da allora nacque quel rapporto di amicizia e di stima che rompeva solo la sua morte, avvenuta il 21 novembre 1983.
Antonio Sorrentino veniva dalla Calabria, e come tanti uomini del Sud trapiantati, o forse fuggiti, in altro ambiente, risolveva in termini personali di altissima valenza positiva quanto di negativo si subisce nel Sud in termini collettivi. Giurista acutissimo, istintivo, ma alieno da affezioni per costrutti dogmatici, che, mi disse un giorno, gli sembravano impalcature rimovibili; di intelligenza fuori del comune, ma attento a controllarla in modo costante suoi nuovi apporti culturali; tante volte ci si trovava in biblioteca, a leggere riviste, per ragioni diverse quanto al fine, ma comuni quanto al motivo; di non comune prontezza e apertura, ma sempre dopo essersi impegnativamente documentato, scavando i problemi nei recessi occulti. Già allora uomo libero: libero da influenze tribali, da pregiudizi ambientali, da attrattive politiche, da miraggi economici: aveva l’orgoglio di non aver bisogno di nessuno, e dell’onestà portata allo spasimo.
Dalla scuola formativa che è il Consiglio di Stato gli venne il sentimento di essere al servizio del Paese; sentimento che non doveva mai abbandonare neppure quando più tardi avrà scelto di divenire un privato professionista, con l’accettare incarichi pubblici delicati, e talvolta massacranti. Ma di Lui giurista (ha scritto studi, saggi, note di acume) e di Lui grande avvocato hanno parlato altri. Io vorrei invece che fosse ricordato per ciò che a me pare il suo più insigne contributo dato al Paese, che è quello di legislatore.
Poco più di due anni dopo ci trovammo insieme alla Commissione per le leggi di guerra, che presiedeva Gaetano Azzariti, e che tra i suoi componenti annoverava anche Leopoldo Piccardi. Io, professore nuovo nuovo, facevo da mozzo: cercavo i precedenti, raccoglievo leggi e regolamenti appiattiti in incredibili nascondigli, reperivo giurisprudenza. Quando ci riunivamo, avveniva ad un certo punto che i tre si mettevano a parlare per norme: cioè le parole che dicevano erano conformate già come enunciati normativi: «Allora senti…» e usciva un enunciato; «ma forse…» e ne usciva un altro; poi Azzariti sorridente dava il tocco finale. Io ero assorto nell’ascoltare, e fu una delle prime gratificazioni della mia vita di uomo pubblico il giorno in cui proprio Sorrentino mi dette da riscrivere in italiano normativo un brogliaccio di parte della legge sulle requisizioni.
Fu la fama di abile scrittore di norme che ormai circondava Sorrentino a muovere Alcide De Gasperi a chiamarlo a capo dell’Ufficio legislativo della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sorrentino vi rimase per tutti i governi De Gasperi, praticamente sino alla fine dell’Assemblea Costituente. Si tenga presente che in ambedue le Costituzioni provvisorie del periodo 1944-48, la legislazione era del Governo, e, in concreto, della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Era essa che rivedeva gli schemi di provvedimenti normativi che preparavano i vari ministeri e li metteva a punto; era essa che preparava i provvedimenti collegiali di Governo. Sicché tutti i d.l.lgt. e i d.l.C.p.S. del periodo 1946-48 passarono per Sorrentino. E non è inutile ricordare che questi atti normativi spaziarono per tutto l’arco della normazione esistente, sia perché urgeva rivedere in termini nuovi strutture e discipline del precedente regime, sia perché urgeva affrontare nuovi pressanti problemi, quali quelli delle elezioni, dell’Assemblea Costituente, ma anche degli approvvigionamenti, della ricostruzione, dell’inflazione, dell’amministrazione pubblica, e tanti altri.
Fu un periodo in cui Sorrentino ebbe una vita infernale. Ero allora in un altro ministero, e quasi ogni giorno avevo occasione di ammirare la di lui tenuta e la di lui saggezza. Purtroppo, uomo schivo e lontano dai grandi cavalli, Sorrentino non ci ha lasciato ricordi di quel periodo, così pieno di scontri e di incontri, e che fu così importante nella ripresa del Paese. Non so che cosa sarebbe accaduto se non ci fosse stato, allora, il suo consiglio congiunto al suo nobile coraggio: chi scorra solo gli indici delle raccolte di atti normativi di quel periodo, non potrà non rimanere stupito di quante cose si fecero e di come si fecero bene. Non credo di errare se dico che, se lode a qualcuno va data, Sorrentino è stato fra i primi a doverla ricevere.
La Storia registra i nomi dei capi politici, veri e falsi; spesso dimentica i nomi dei grandi capi degli uffici legislativi. Sia consentito ad un vecchio mozzo di ricordare un suo capitano. Non solo per affetto, ma perché operò in quel periodo, caro alla memoria, in cui una luce albare splendeva all’orizzonte del nostro paese; altri poi la spensero.
ANTONIO SORRENTINO | ||||
INDICE:
'Di Antonio Sorrentino legislatore' di Massimo Severo Giannini | | 'Ricordo dell'Avv. Antonio Sorrentino' di Gabriele Pescatore | | 'Ricordo dell'Avv. A. Sorrentino' di Giuseppe Guarino | | 'In ricordo di Antonio Sorrentino ' di Pasquale de Lise | | 'Esperienza professionale diritto pubblico' di Antonio Sorrentino | | Intervento di ringraziamento all'atto del conferimento del Premio Sorrentino 2005 di Ignazio Francesco Caramazza |
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