ANTONIUS SPANUS TROPIENSIS INCIDEBAT
Riappare sul mercato antiquario
un'opera scomparsa del nostro
artista rinascimentale

di Giuseppe Alparone
(1980)


A Ginevra, in data 16-11-78, la casa Christie's di Londra ha messo all'asta una scultura in avorio in cui si riconosce una delle opere d'arte razziate a Madrid nel periodo napoleonico dal commissario alle Belle Arti Quilliet per arricchire la collezione di Luciano Bonaparte.
E' una piccola pala sui generis, di avorio incorniciato di ebano, alta circa cm. 60, raffigurante la Adorazione dei Magi sormontata dall'Incoronazione della Vergine e dalla colomba dello Spirito Santo, ed alla base, in una cornice che la rende simile ad un capitello ionico, c'è una lastrina che reca incisa l'iscrizione dedicatoria a Filippo II (1) conclusa dalla firma dell'artista.
Queste notizie si leggono in un saggio apparso nel n. 202 dell'Archivio Español de Arte, giunto nelle biblioteche italiane mentre in questa rivista veniva citato ancora una volta l'artista che nel 1576 divenne genero di Marco Pino (2), firmato dalla dott.ssa Margarita Estella (3). Il contributo, che fa parte di un più vasto studio sulla scultura in avorio in Spagna (4), è corredato di una fotografia dell'oggetto alquanto piccola, da esaminare con la lente d'ingrandimento, che coabita nella stessa pagina con altre illustrazioni: la tela di Marco Pino e l'incisione di Cornelisz Cort citate nel testo ed il particolare con la firma Antonius Spanus tropiensis Incidebat su di un bastone di bambù nel Museo Vittoria e Alberto di Londra.
Questo saggio, che riporta concretamente alla ribalta un artista calabrese ricordato solo in documenti lontano dalla terra natia, è di grande interesse e dovrebbe (se non è già stato fatto) stimolare una ricerca in loco per scoprirne la data di nascita da affiancare a quelle del matrimonio (1576), della corresponsione della dote e dell'acquisto di beni a Napoli (1582), del trasferimento a Madrid (1595), della morte (1613). Ciò almeno per puntualizzare l'assoluta impossibilità della data tradizionale (1555) della scultura in esame, già messa in dubbio da Luigi Mallè (5) che definisce lo Spano (o Spanò, come lo chiamava nel n.4 dell'anno V di Brutium il compianto Alfonso Frangipane) uno dei primi pazienti microintagliatori, e la stessa dott.ssa Estella che tuttavia, appoggiandosi a quella data, ipotizza intorno alla quarantina l'età del matrimonio con Giulia, figlia di Marco Pino. Ciò detto possiamo analizzare la fotografia della scultura e condividere l'opinione della studiosa che vi vede una trascrizione alquanto fedele della Adorazione dei Magi dipinta dal suocero per la chiesa dei ss. Severino e Sossio a Napoli. Non siamo d'accordo invece quando afferma che l'artista calabrese la avrebbe conosciuta attraverso un'incisione di Cornelisz Cort conservata nella biblioteca de El Escorial, che raffigura l'Adorazione dei pastori, e venne eseguita dal Cort da un disegno di Marco Pino nel 1568 (6).
La composizione è attinta fedelmente dalla tela del suocero, la lezione dal disegno divenuto l'incisione del Corte si riduce alla sola variante delle colonne ioniche a sinistra. Nell'Adorazione dei Magi ce n'è una sola, rivestita di vegetazione, e termina nella lunghezza del quadro senza mostrare il capitello.
Nella traduzione in avorio appare eliminata la vegetazione (forse per difficoltà tecniche) e le colonne diventano due, come nella incisione conservata nella biblioteca de El Escorial, e mostrano anche i capitelli ionici.
A prescindere dalla differenza del contenuto fra l'Adorazione dei Magi e Adorazione dei pastori, mi sembra più logico pensare che il Nostro nei lunghi anni passati a Napoli prima del trasferimento a Madrid abbia visto nella Chiesa la tela del suocero e ne abbia forse portato con sè un disegno.
Questo saggio che recupera sul piano della concretezza storico artistica un artista del passato mi induce a tornare con maggiore convinzione sull'ipotesi formulata nel 1976 (7), riguardo alla Madonna del Rosario di Cropalati che reca una data, 1579, la stessa dell'allogazione fatta allo Spano da fra Marcello Basile da Stilo di un'opera di cui non si hanno notizie (8). Anche se ridotta ad una larva, la pala di Cropalati presenta i caratteri dell'arte di Marco Pino almeno nel Bambino e nei quadretti dei misteri del Rosario che circondano la tavola e fanno pensare a quella in S. Domenico a Bagnoli Irpino, f. e d. 1576, che io preferisco chiamare Madonna di Lepanto, e forse il prof. Previtali se la citerà ancora una volta  (9), smetterà di fingere di ignorare che venne pubblicata da me accanto a quella di Vieste, firmata nel 1581 dall'altro genero Michele Manchelli, che palesemente ne deriva (10). Pertanto ribadisco la ipotesi in favore di Antonio Spano per la Madonna del Rosario a Cropalati, pubblicata in entrambe le edizioni del Volume Arte in Calabria (11).
Nella tornata conclusiva della Settimana Aragonese nel 1978 (quella in cui era vietato il dibattito) il compianto prof. Ernesto Pontieri che la presiedeva ricordò di aver proposto al comune di Amantea di intitolare una strada ai Rapicano, miniatori alla corte aragonese di Napoli. Per analogia ripeto, se non è già stato fatto, il suggerimento di cercare sue notizie in documenti parrocchiali, e di non dimenticare il fatto che lo artista, oggi finalmente recuperato, nella corte dello stato allora più potente, apprezzato e remunerato in una carica ufficiale nella quale gli subentrò il figlio Francesco, alla firma faceva seguire lo aggettivo Tropiensis. Si legge nell'avorio venduto all'asta di Ginevra, nel bastone di bambù conservato nel museo londinese, nel Rosario i cui grani sono decorati da segni dello Zodiaco ed episodi del Vecchio Testamento, eseguito per Jacobo Fugger, vescovo di Costanza, e custodito nel tesoro di quella cattedrale. Almeno questo gli meriterebbe il ricordo nella terra natia che egli non aveva dimenticato.

1)  Humile munusculum Ctholicae Maiestati Serenissimi Filippi II Hispaniarum et Indiarum Regis digne dedicatur et offertur. OMISSIS. Ant. Spano Tropien, Regni Neap. Incisor.
2)  Per i matrimoni delle tre figlie di Marco Pino (Beatrice, Laura e Giulia) cfr. L. Salazar Marco del Pino da Siena, etc. NAPOLI NOBILISSIMA 1904 n. 2 p. 18 sgg. con l'estratto dei documenti compilati dal sac. Francesco Lombardo. Fra i testimoni, accanto ad un Francesco de Botta da Pisa, Lorenzo ed Ippolito Pomarelli da Siena, Francesco Carcabrina milanese, Giuseppe Altoviso bolognese, ed alcuni napoletani, appare due volte un Aurelio Lombardo da Monteleone. Tutti artisti?
3)  M. Estella La "Adoracion de los Reyes", en marfil, obra de Antonio Spano, procedente de El Escorial, in Archivio Español de Arte, apr.-giu. 1978 n. 202  p. 174 sgg.
4)  M. Estella La escultura en marfil en España. Tesi di laurea in corso di pubblicazione a cura dell'Istituto de Investigaciones Esteticas del Messico.
5)  L. Mallè Museo Civico d'Arte Antica di Torino. Catalogo degli smalti ed avori. Torino 1969 p. 264.
6)  G. Previtali La pittura del 500 a Napoli e nel Vicereame. Torino 1978 p. 78 nota 73. Alla fig. 75 c'è l'Adorazione dei Magi in ss, Severino e Sossio, del 1571.
7) Nel n. 4 di BRUTIUM del 1976, nella recensione al volume ARTE IN CALABRIA.
8)  Rimando al mio scritto Un possibile Marco Cardisco in S. Alfonso dei Liguori a Napoli e qualche considerazione sul Manierismo in Calabria. Brutium 1976 n. 1.
9)  Nel vol. V della Storia di Napoli diretta da Ernesto Pontieri e nel cit. La pittura del 500 etc.
10) G. A. Dipinti di Marco Pino, Leonardo da Pistoia e Giacomo Cestaro a Bagnoli Irpino in Francesco Cicino ed altri appunti storico artistici. Napoli 1969 fig. 42.
11) Ho visto nella Biblioteca Hertziana la lussuosa ristampa del volume, accennatami dall'Ispettrice anni or sono in un colloquio telefonico in cui mi chiedeva la mia pubblicazione sul pittore Stefano Sparano. Francamente speravo che non fosse soltanto un prezioso doppione, ma recepisce delle aggiunte e magari qualche integrazione bibliografica, come quel mio scritto Arte del Maestro dei Perea a Badolato, ricordato nella bibliografia a p. 207 dell'Archivio Español de Arte del 1974, che l'A. mi confidò esserle sfuggito. Qui è il caso di dire Cicero de domo sua, giacchè nella ristampa avrei avuto piacere di vedere pubblicate alcune delle opere d'arte elencate fra i restauri, come mi sarebbe piaciuto vedere una fotografia anche piccola di quella Piatà e Santi nei depositi del Museo Nazionale dell'Aquila che il catalogo in una breve nota critica definisce della metà del sec. XVI, riferibile alla cerchia calabrese di Polidoro da Caravaggio (Marco Cardisco o Pietro Negroni?). Speriamo nell'avvenire.
 

 
 
Antonio Spanò
INDICE

|  'Antonio Spanò da Tropea' di Alfonso Frangipane  |
|  'L'adoracion de los Reyes, en marfil,  obra de Antonio Spano,
procedente de Escorial' di Margarita Estella  |
'Antonius Spanus Tropiensis incidebat' di Giuseppe Alparone 
|  'Antonio Spanò artista tropeano' di Pasquale Russo  |
|  'Un globo terrestre d'avorio del 1593' di Salvatore Libertino 
|  'Antonius Spanus Tropiensis' di Salvatore Libertino  | 
| 'Ecco le immagini del Globo di avorio inciso da Antonio Spanò 
nel 1593' di Salvatore Libertino