Tropea - Piazza Duomo. Sepolture 'a cupa' durante gli scavi archeologici 1980.

 

Tropea: le "tombe a cupa" scoperte in Piazza Duomo
e nel cortile del Palazzo vescovile.
Considerazioni sulla tipologia funeraria
e sulle attestazioni calabresi

da  ROGERIUS - ANNO XI - N. 1 - Gennaio/Giugno 2008 - pagg. 111 - 124

 

di Eleonora Romanò


 

Considerazioni sulla tipologia funeraria1

L'espressione "tomba a cupa"2 e i termini cupa/cupula sono stati usati, soprattutto nell'ultimo quindicennio, per indicare una categoria di strutture funerarie ampiamente attestata in varie zone del Mediterraneo occidentale e dell'Europa continentale, soprattutto tra il II e il III secolo d.C.3. In modo a mio avviso inesatto, accanto a tale terminologia, in passato sono stati scelti sostantivi piuttosto equivoci indicando con essi non solo il segnacolo funerario, ma anche le sepolture poste sotto di essi4; queste ultime credo che debbano essere considerate del tutto indipendenti dal segnacolo stesso, che può anche non presentare la caratteristica volta a sezione semicilindrica5.
L'elemento distintivo ed utile per una prima individuazione (da confermare o smentire con una maggiore ed approfondita analisi) è costituita proprio dalla presenza di un segnacolo esterno, emergente dal piano di calpestio, del tutto separato dalla sepoltura (le scelte finora individuate in associazione ad esso sono costituite da sepolture in anfora, alla cappuccina, a cassone o a fossa).
Le cupae (da intendere a mio parere esclusivamente come segnacoli funerari) possono essere lavorate in un unico blocco monolitico o realizzate in muratura (in qualche caso attestate nella stessa area funeraria6), poggianti o no su uno zoccolo che le circonda sui quattro lati che, laddove presente, emerge dal piano di calpestio antico. Per gli esemplari in muratura, come ultima azione legata alla loro costruzione, è spesso steso dell'intonaco, in molti casi dipinto in rosso. Che si tratti dal punto di vista concettuale, oltre che formale, della stessa tipologia, indipendentemente dagli aspetti strutturali e dai materiali impiegati per la loro realizzazione, è evidente anche da alcune iscrizioni riportanti sostantivi, ad essi relativi, come cupa, cupula o cupella (quest'ultimo come diminutivo del primo termine).
L'arco cronologico di adozione va dal I sec. d.C. al VII sec. d.C.: le attestazioni più tarde sono finora state individuate proprio a Tropea. Anticipando brevemente quanto sarà approfondito in seguito sul sito calabrese, è bene specificare che solo in tale località le cupae non sembrano essere preferite in alternativa di altre strutture funerarie solitamente presenti all'interno di una vasta necropoli7.
Dall'analisi di oltre duecento iscrizioni scoperte in tutto il territorio italiano, ancora in situ8 e poste, a seconda delle località esaminate, su uno dei lati brevi del segnacolo o nella parte centrale di uno dei lati lunghi, tali strutture devono essere associate a condizioni socio-economiche medio-basse del defunto e della sua famiglia: si tratta infatti, nella gran parte dei casi, di schiavi, di liberti o di militari. Tali constatazioni non sono fattibili per le migliaia di cupae rinvenute nelle vastissime necropoli africane d'età romana: la presenza di iscrizioni funerarie associate ad esse sembra essere in molti casi del tutto nulla o quantitativamente irrisoria (si vedano, ad esempio, le necropoli romane di Tipasa e di Pupput, rispettivamente in Algeria e Tunisia9). Sempre in riferimento ai casi africani, senza dubbio l'enorme diffusione e la scelta di adottare il segnacolo a sezione semicilindrica, semiellittica o trapezoidale in quantità elevate nell'ambito in una stessa area funeraria non possono essere messi in relazione a quanto riscontrato nel territorio italiano. Essi, a mio avviso, devono essere visti come il frutto di una tendenza collettiva ad adottare tali strutture indipendentemente dalla singola situazione socio-economica del defunto e della sua famiglia.
Per quanto riguarda il territorio calabrese, le sole attestazioni finora note provengono quasi escusivamente da Tropea10. La collocazione frontale della Sicilia e delle Eolie rispetto al sito, la distesa del Mar Tirreno, l'emtroterra delle Serre con la vallata del Mesima alle spalle, la sua vicinanza a siti come Vibo Valentia, Nicotera e Mileto ed alla Via Popilia, sono tutti fattori storico-geografici che hanno determinato ed influenzato la storia delle frequentazioni, di lunghissima durata11, e degli insediamenti del terrazzo su cui è situata Tropea, come anche sugli altri ripiani del premontorio del Poro.
La favorevole posizione del promontorio, strategico punto per gli spostamenti sia via terra sia lungo la rotta tirrenica, il Turrenikòs pòros, è ben evidente anche nel suo stesso nome, che di questa funzione di "passaggio" obbligato conserva precisa memoria12. Lo sfruttamento della natura montuosa del suo territorio e della sua ubicazione a picco sul mare hanno senza dubbio rivestito un ruolo primario per la nascita e lo sviluppo di questo sito.
Un brevissimo accenno al rinvenimento di sepolture tardoantiche si ha nel 1927, anno in cui l'erudito locale Pasquale Toraldo annunciò con le seguenti parole la scoperta da lui fatta: "un piccolo saggio da me fatto nel mese di ottobre del 1926 mi confermò nel dubbio, divenuto realtà, che la nostra Chiesa Cattedrale sorgesse sulle propaggini della necropoli cristiana del V sec. di cui in varie epoche si scopersero gli avanzi. Resta dunque accertato, e recentemente confermato dagli scavi per la conduttura dell'acqua, e del nuovo impianto di fognatura, che le prime costruzioni di Tropea sorgessero ai piedi di quel mammellone calcareo su cui fu scavata la necropoli cristiana rinvenuta nel diroccamento del castello edificatovi da Bellissario nel sec.VI"13.
Dopo tale comunicato e per oltre un cinquantennio non sembrano esserci altre notizie, fino al momento in cui vengono intraprese ricerche scientificamente più corrette.
Le indagini archeologiche nella piazza del Duomo si sono state svolte nei mesi tra maggio e settembre del 1980 dalla Soprintendenza Archeologica della Calabria sotto la direzione di O. Paoletti e l'assistenza di C. Thomas. A conclusione di queste prime ricerche la zona scavata fu ricoperta con sabbia con lo scopo di non pregiudicare i futuri interventi. Notizie preliminari riguardanti lo scavo effettuato nel 1980 vennero fornite dal Foti14, il quale dichiarava che lo scopo di tali ricerche era quello "di verificare l'ipotesi che sulla rupe dell'attuale centro storico di Tropea si fossero succeduti gli insediamenti relativi alle varie fasi di necropoli variamente attestati, dall'età del Bronzo a quella imperiale romana, sui terrazzi naturali che circondano il centro storico"15. In effetti, le indagini portarono all'individuazione di una complessa sequenza stratigrafica, che vede il suo inizio con l'occupazione del sito relativa ad una fase greca con strutture murarie e frammenti ceramici databili intorno alla fine del V secolo a.C. ed alla prima metà del IV secolo. Il momento successivo è documentato da numerose sepolture tardoantiche, uniche testimonianze di un insediamento posto nelle immediate vicinanze; a tale momento seguono un susseguirsi di fasi risalenti all'occupazione normanna, all'età medievale ed alla continuità di vita del sito fino ai nostri giorni16.
Le campagne del 1991-1992, svolte in occasione dei lavori di ristrutturazione del palazzo Vescovile al fine di farne la sede del Museo di Tropea, hanno riguardato non la stessa indagata precedentemente, ma una ad essa vicina, posta nel cortile del suddetto palazzo.
Ulteriori ricerche sono stati effettuate nel 1994 e nei mesi di maggio-giugno 2000 sempre nello stesso cortile, mentre nel 2001 in Piazza Duomo: tutti sono stati, comunque, diretti dalla Soprintendenza Archeologica della Calabria con la collaborazione di G. Di Gangi e C. M. Lebole.
Purtroppo fino ad oggi non sono stati pubblicati rapporti dettagliati delle varie ricerche, e quindi, a parte le informazioni desumibili dai lavori di Sabbione e Di Gangi-Lebole17 riguardanti gli interventi del 1980 e del 1991-1994, i dati resi noti in pubblicazioni ad essi successivi risultano essere molto schematici e per nulla esaustivi.
In attesa, dunque, di future pubblicazioni, in questa tesi si farà riferimento in particolare all'articolo del Sabbione18 per le sepolture in Piazza Duomo ed a quello di Di Gangi-Lebole19 per le tombe nel cortile del Palazzo Vescovile20.
Nell'esposizione dei dati sulle sepolture rinvenute nelle diverse campagne di scavo sarà fatta distinzione tra quelle effettuate nel 1980 e quelle svolte negli anni successivi, in quanto riguardano due zone distinte, seppur molto vicine, ed indagate in momenti cronologici diversi; una separazione verrà fatta anche nell'ambito dell'esposizione delle strutture funerarie appartenenti ai due differenti settori, seppure essi debbano essere considerati come facenti parte di un unico complesso funerario.

Le ricerche svolte nel 1980 in Piazza Duomo

Gli scavi del 1980 furono eseguiti in occasione del lavoro di ripavimentazione della piazza del Duomo per iniziativa del Comune di Tropea. Scopo di tale intervento era, oltre allo scavo di alcune strutture medievali man mano emergenti, quello di verificare ciò che era stato ipotizzato: che l'attuale configurazione della piazza corrispondesse a quella che essa aveva al tempo della costruzione della cattedrale normanna.
Durante tali indagini è emersa, però, una situazione diversa, dal momento che sotto la pavimentazione attuale apparvero varie strutture medievali e post-medievali nella parte N della piazza. Ciò spinse gli archeologi a scendere, in tale zona della piazza, in profondità fino a raggiungere i livelli di età greca e dell'età del bronzo.
Lungo il lato O venne messa in luce la fondazione della fronte del palazzo Vescovile, costruita intorno al XVI secolo, ma distrutta nel 1947-50 con lo scopo di eliminare alcune parti aggiunte nei secoli all'originale portico gotico di età sveva posto nel lato S della piazza. Proprio nel settore meridionale del piazzale, fino alla fronte del suddetto portico, furono rinvenute numerose sepolture tardoantiche poste direttamente sul banco di calcarenite in pendio da S verso N.
La necropoli rinvenuta in questa campagna di scavi è da collegare al processo insediativo di questo sito avvenuto in occasione dell'istituzione delle massae pontificali nel Bruzio: la massa trapeiana, da mettere in relazione con lo sfruttamento agro-silvo-pastorale del territorio del Poro, è attestata con sicurezza a partire dalla prima metà del V secolo d.C.21 sulla base di un'iscrizione22 funeraria dedicata alla defunta Irene, definita "conduct(rix) massae Trapeianae". La crescita dell'insediamento può essere forse collegata con l'incremento della produzione cerealicola nella punta meridionale della Regio III condizionato dal sempre crescente bisogno di rifornimento cerealicolo legato alle distribuzioni annonarie23. La decisione di rendere Tropea sede episcopale nel 649 d.C. è senza dubbio una conferma dell'avvenuto sviluppo dell'iniziale piccolo centro.

Le tombe a cupa

Le sepolture presentano un orientamento E/O, tranne alcune che sono ad esse ortogonali. Una ben accurata descrizione offerta da Sabbione24 permette di avere un'esatta idea del procedimento attuato per la loro realizzazione. Esse consistono in fosse scavate nella roccia; ogni fossa, dalla forma rettangolare molto allungata, presenta alle testate due incavi scavati direttamente nella roccia, aventi la funzione di appoggio per una piccola trave di legno posta in senso longitudinale sul centro della fossa. Sulla trave erano poi posti quattro grandi embrici posati in modo trasversale con lo scopo di coprire tutta l'apertura della fossa. La trave sosteneva gli embrici fino alla solidificazione della malta; la stabilità della copertura in tal modo non era affatto compromessa dalla decomposizione naturale del legno. Sopra gli embrici veniva poi costruita una spessa copertura in muratura, legata con malta di ottima resistenza, sulla quale era poi elevata, in corrispondenza del centro della fossa, una struttura longitudinale avente la sommità dagli spigoli arrotondati. Esternamente la copertura, caratterizzata da un segnacolo stretto ed allungato, era rivestita con malta idraulica resa liscia in modo da facilitare lo scorrimento dell'acqua piovana e da sigillare, proteggendola, completamente la fossa sottostante. Sul fianco N delle sepolture, sono state rinvenute alcune iscrizioni ancora in sito, due sporadiche quasi complete e tre frammenti anch'essi sporadici e molto piccoli.
La zona sepolcrale presenta una concentrazione molto alta delle tombe, tanto da comportare diverse sovrapposizioni tra le varie strutture: in alcuni casi, infatti, due segnacoli affiancati possono costituire anche le spallette di altre sepolture. Nel settore Est la densità delle tombe è ancora maggiore che nelle altre zone: qui è stato possibile riscontrare tre livelli sovrapposti. Ciò ha fatto ipotizzare che una tale concentrazione e la disposizione delle strutture sia da collegare ad una precisa volontà di porre le sepolture nelle vicinanze del centro ideale del cimitero, dove forse poteva trovarsi un piccolo edificio di culto situato proprio nel punto in cui, a distanza di secoli, verrà edificata la cattedrale normanna. A tal proposito è da ricordare il rinvenimento di resti di una piccola e precedente chiesa avvenuto in occasione di sterri compiuti negli anni 1927-1930. Della chiesetta non è però possibile indicare con certezza il rapporto cronologico con il vicino cimitero e quindi neanche sapere il suo eventuale ruolo nell'organizzazione e disposizione spaziale delle sepolture.
Dallo studio delle sovrapposizioni delle tombe è stato possibile effettuare un loro raggruppamento in cinque fasi che, alquanto sommariamente, possono essere così distribuite:
- le prime tre sono collocabili cronologicamente nel corso del V secolo d.C. fino alla metà del VI secolo sulla base di dati stratigrafici, ceramici ed epigrafici. E' in questo arco di tempo che vengano realizzate le tombe alle quali appartengono le iscrizioni integre rinvenute; in quattro delle quali, inoltre, è stato rinvenuto del materiale ceramico facente parte del corredo funerario e più precisamente, in tre sepolture, delle brocchette di sigillata africana di vario tipo25. Brocchette analoghe sono state trovate anche in altre tombe non dotate di iscrizione, ma che proprio per il loro corredo possono essere datate.
- le ultime due, invece, sono datate dalla seconda metà del VI fino al VII secolo e si riferiscono a sepolture costruite in un periodo successivo e collocate tra i segnacoli di cupae precedenti. Non sono state trovate iscrizioni ad esse pertinenti; i loro corredi indicativamente sono costituiti da brocchette datate alla metà del VI ed al VII secolo d. C.26.

Le iscrizioni

Nella seguente esposizione delle iscrizioni è da premettere che esse sono state pubblicate dal Buonocore27 in uno studio mancante dei dati di scavo in quanto condotto senza contatti con la Soprintendenza. Il Buonocore nel presentarle indica di volta in volta un generico rinvenimento "nel mese di luglio del 1980 a Tropea durante i lavori di scavo effettuati dalla Soprintendenza Archeologica di Reggio Calabria nella necropoli paleocristiana scoperta entro l'ambito del Duomo". Tutto ciò comporta, di conseguenza, la totale assenza di dati sul contesto preciso (tipologia funeraria della sepoltura a cui essa si riferisce, la sua posizione rispetto alla tomba, dati stratigrafici, eventuale corredo funerario etc..) in cui ciascuna iscrizione dovrebbe essere inserita per una lettura ed un'interpretazione scientificamente più corrette. Pertanto, in questa tesi, proprio perchè le epigrafi non sono state ancora rese note in alcuno studio edito della Soprintendenza, ci si limita, non potendo fare altrimenti, ad elencarle tenendo presente la possibilità di errori di varia natura28.
Le iscrizioni che verranno brevemente presentate sono erroneamente tutte indicate dal Buonocore29 come incise su lastre calcaree; il Sabbione30, a tal proposito, ha voluto chiarire l'imprecisione riportata dallo studioso, in quanto si tratta di lastre di marmo riutilizzate31. Per motivi di spazio non è possibile riportare la precisa distribuzione del testo epigrafico, ma le iscrizioni saranno presentate per esteso insieme alle rispettive proposte di scioglimento. Per una visione esaustiva della ripartizione delle varie parti (dedica agli Dei, nome ed età del defunto, nome del dedicante, formule finali di chiusura) delle epigrafi qui proposte si vedano i riferimenti bibliografici di volta in volta citati.

N. 1. L'iscrizione è dedicata dai figli a Crescentia, vissuta settanta anni, cinque mesi ed otto giorni.
BUONOCORE 1987, p. 26, n. 15:
  B(onae) m(emoriae) s(acrum)  /fidelix Criscenti/a que bissit annis/pl(us) m(inus) LXX mensis V dies/ VIII cui bene fecerun(t) fili/ recessit in pace
Il Buonocore32 riferisce che quest'iscrizione non l'ha vista personalmente, ma la riporta secondo la trascrizione fatta da O. Sposaro al momento del rinvenimento. Sabbione33 sottolinea un'imprecisione nella parola MENSIS: nell'iscrizione, infatti, al suo posto c'è la parola MEMSIS. Da notare, attenendosi a quanto riportato dallo Sposaro, le forme fidelix per fidelis; Criscentia per Crescentia; que bissit per quae vixit. Da notare la formula plus minus indicante l'incertezza nel calcolare l'età esatta della defunta.
 

N. 2. L'iscrizione reca la dedica della moglie a Ianuarius, morto all'età di cinquanta anni, tre giorni prima delle Calendae di Settembre (30 agosto) di un anno non precisabile.
BUONOCORE 1987, pp. 33-34, n.23:
B(onae) m(emo)r(iae)/ Ianuarius fi/delis in pace vixit/ annis p(lus) m(inus) L cui be/ne fecit uxor sua/ recessit III kal(endas) sept(emb)r(es)
L'iscrizione è stata incisa nella superficie concava di un frammento di una mensa circolare.
Anche in questo caso è presente la formula plus minus.

N. 3. BUONOCORE 1987, p. 35, n. 24:
Marcuana/fidelix qe/ visit GIII dies/ cui maritus/ et parentes fecerunt/bene
Da notare che Buonocore34 interpreta Marcuana come errore di Marciana; fidelix qe visit per fidelis quae vixit; mensis per menses.
 

N. 4 BUONOCORE 1987, p. 36, n. 25:
B(onae) m(emoriae) s(acrum) Marcian[a]/ fidelis que vixit ann(is)/XLV m(ensibus) VII d(iebus) GII quei be/ne fecerunt frater/ et fili precessit/ in pace
Buonocore interpreta que per quae; quei per cui; la forma fili come confusione del genitivo singolare; precessit per praecessit.
 

N. 5. BUONOCORE 1987, p. 37, n. 26:
  Hic r[equiescit]/ bone mem[oriae] Maximi vix[it in pal]/ce annis L m[en(sibus)---]/ defunctus [---]/ [no]nis mai[s---]

La lastra si presenta molto frammentaria: le integrazioni sono quelle proposte da Buonocore35.
 

N. 6. BUONOCORE 1987, p. 39, n. 28:
  B(onae) m(emo)r(iae)/ Prima fidelis/ que vixit annis/ plus minus LXX/ m(ensibus) VIII d(iebus) VII quei/ vene fecit Firmus/ precessit in pace
Buonocore36 interpreta que per quae; quei vene per cui bene; precessit per praecessit. Anche in questo caso è presente la formula plus minus.
 

N. 7. BUONOCORE 1987, p. 40, n. 29:
B(onae) m(emoriae) s(acrum)/ Primenia fi/delis vixit annis/ XXX m(ensibus) V d(iebus) X cui be/ne fecit pater/ et maritus
Buonocore37 chiarisce che Primenius deve essere una forma tarda di Priminius e che fecit sta per fecerunt.

N. 8 BUONOCORE 1987, p. 41, n. 30:
Questa lastra presenta due iscrizioni diverse sui due lati principali, indice di un riuso successivo e della volontà di non cancellare l'iscrizione precedente.
Pars postica
B(onae) m(emoriae) n(ostri)/ Primerius fede/lis qui bisit an/nos plus minus/ LII def(u)nctus es(t) quar/tu(m) calendas freb/arias qui bene fe/cet usor et fili/ eius
Pars antica
D(is) M(anibus)/ Cl(audio) Helio qui vixit/ annis LXIII me(nsibus) II/ Aurelia Marta/ coniugi b(ene) m(erenti) f(ecit)
Buonocore38 fa notare che nella pars postica n(ostri) sta per n(ostrorum); fedelis per fidelis; bisit per vixit; menus per minus; frebarias per februarias; qui bene fecet usor per cui bene fecit (fecerunt) uxor. Anche in questo caso è presente la formula plus minus. Nella pars postica è indicato il giorno della morte del defunto: quartu(m) Calendas Februarias (29 Gennaio).

N. 9. BUONOCORE 1987, p. 43, n. 32:
L'iscrizione è dedicata a Quintus vissuto ottanta anni:
Bone memoriae/ Quintus fidelis vis/sit annos LXXX requi/escit in pace bene
Buonocore39 nota che vissit sta per vixit.

N. 10 BUONOCORE 1987, p. 47, n. 37:
L'iscrizione è molto frammentaria e priva sicuramente del classico inizio e del nome della persona defunta:
----/---/a(nnis) III in pac(e)/ G idus no/(vem)br(e)s

N. 11. BUONOCORE 1987, p. 49, n. 40:
L'iscrizione è molto frammentaria:
[----] fidelis/ [---] III/------

N. 12- BUONOCORE 1987, pp. 49-50, n. 41:
L'iscrizione è molto frammentaria:
[----] M [----]/ [---] P [---]
Buonocore40 sulla base del formulario attestato dalle precedenti iscrizioni propone una minima integrazione: [B(onae)] M(emoriae) [---]/ [---] P [---]/----
In quasi tutte le epigrafi appena esposte è possibile attestare la fede cristiana dei defunti, confermando così una consistente comunità cristiana41; si discosta da ciò l'iscrizione della pars antica della n. 8 che presenta la tradizionale invocazione pagana agli Dei Mani.

Tropea - Cortile del Palazzo vescovile. Sepolture 'a cupa' durante gli scavi archeologici 1994-2000.

 

Le indagini del 1994 e del 2000 nel cortile del Palazzo vescovile

Durante gli interventi effettuati negli anni 1991-1994 nel cortile grande del palazzo Vescovile è stato indagato un ampio arco di tempo che va dal periodo tardoantico a quello basso-medievale e quindi relativamente ai secoli V-XIV d. C.42. Sono state riconosciute tre grandi fasi, datate sulla base dei rinvenimenti monetali e ceramici:
- una basso-medievale (fine XII-XIV secolo);
- una compresa tra alto-medioevo e medioevo (IX-X/XII secolo);
- una tardoantica-alto-medioevale (tra VI-VII e IX secolo).
In relazione all'oggetto di studio di questa tesi, la fase qui presa in particolare considerazione è quella tardoantica, le cui attestazioni sono costituite da sepolture scavate nella roccia, con spalletta per l'appoggio delle coperture. del tutto analoghe43 a quelle rinvenute in Piazza Duomo e databili tra il V secolo e l'inizio del VII. La maggior parte delle sepolture presenti nel cortile, anche in quest'area identificate come cupae, hanno un orientamento E/O, tranne due orientate in senso N/S. Purtroppo sono state tutte violate, probabilmente durante la realizzazione delle costruzioni di età normanna. Soltanto la copertura di una sola tomba è rimasta in situ: è "realizzata con uno spesso strato di malta che copre i laterizi appoggiati alle spallette (ben visibili in sezione)"44. Il rinvenimento, sempre nel cortile, di alcuni frammenti di muratura del tutto simili a quelli appena descritti consente di ipotizzare l'esistenza di altre cupae. Qualche indicazione per una alquanto generica datazione può essere fornita sulla base del materiale rinvenuto nel riempimento delle uniche due tombe scavate nel 1994: si tratta di reperti provenienti da strati sconvolti e inquadrabili cronologicamente tra la fine del V secolo e gli inizi del VI secolo d. C.45.
La non apertura delle tombe ha comportato l'impossibilità di una più precisa definizione cronologica e soprattutto di un'ipotetica differenziazione in fasi come era avvenuto, invece, per le sepolture in Piazza Duomo scoperte durante le ricerche del 1980. Il materiale ceramico, datato al periodo compreso tra VI e VII, proviene non soltanto dal cortile ma anche dalle aree limitrofe e del quale è possibile dare un'indicazione piuttosto sommaria: esso è costituito da una notevole quantità di brocchette acrome o a bande rosse e da due tipi di olle, uno con fondo arrotondato, prese orizzontali e l'altro con fondo piano e prese verticali.
Il quadro riscontrato nelle due ultime fasi delle strutture in Piazza Duomo, quelle cioè relative ai secoli VI-VII e caratterizzate, nella fase IV da sepolture raggruppate e disposte intorno ad un centro ideale e nella V da tombe prive di iscrizione e dal progressivo allontanarsi delle tombe dall'ipotetico "centro ideale", ha fatto prospettare una situazione simile anche nel cortile oggetto degli scavi del 1994.
Quello del 2000 è stato un intervento puramente di restauro delle strutture murarie alto e basso medievali presenti nel cortile ed avente lo scopo di consolidarle in vista di una futura destinazione dell'area come parte del Museo Diocesano.

NOTE

1  Questo articolo nasce come un estratto, adattato per gli interessi calabresi di "Rogerius" e dei suoi lettori, dalla tesi di laurea magistrale della autrice del presente scritto, conseguita presso l'Università di Pisa in "Archeologia delle Province Romane" nell'A.A. 2006/2007. A tal proposito ringrazio vivamente il relatore di questa tesi, il Prof. Maurizio Paoletti, per l'interesse e la disponibilità dimostrati durante tutto il periodo di gestazione ed elaborazione dello studio. La tesi è intitolata "Le 'tombe a cupa' in Italia e nel Mediterraneo. Tipologia funeraria, committenza e rituale" ed è finalizzata ad ampliare il vasto quadro, ma molto spesso poco approfondito, delle attestazioni finora individuate nel territorio italiano (comprese le isole) e nei confini di alcune importanti province romane: le Province Africane, Iberiche, Galliche, Danubiano-Balcaniche. Le abbreviazioni presenti sono quelle adottate dall'Année Philologique.
2  Essa costituisce una delle tante espressioni usate molto spesso in modo del tutto improprio.
3  Per notizie preliminari per lo studio delle cupae si vedano i seguenti articoli e i riferimenti bibliografici in essi presenti: L. BACCHIELLI, Monumenti funerari a forma di cupula: origine e diffusione in Italia meridionale, in "L'Africa Romana", III, 1986, pp. 303-319; G. BARATTA, Alcune osservazioni sulla genesi e la diffusione delle cupae, in "L'Africa Romana", XVI, 2006, pp. 1669-1682.
4  Si veda la seguente terminologia: cassoni, tombe "a cassone", "a botte", "a baule", "a tumulo", "a sezione semicilindrica", cippi "ad arca lucana", "formae lucanae", "a botte", "a dorso di libro", columnae "formae lucanae".
5  Sebbene in letteratura ed in via del tutto generica, si faccia solitamente riferimento solo alla sezione semicilindrica, sono attestate sezioni trapezoidali, semiellittiche, o "a botte". In quest'ultimo caso l'espressione è pertinente soltanto per quei segnacoli la sagoma dei quali è una chiara imitazione dell'aspetto dei contenitori vinari lignei.
6  Soprattutto in necropoli iberiche ed africane; in Italia non sono finora state scoperte entrambe le forme insieme.
7  Si vedano le vaste necropoli ostiensi di Isola Sacra e lungo la Via Laurentina, o a Roma lungo la Via Triumphalis.
8  Non è raro che le epigrafi, solitamente incise su piccole lastre marmoree, fossero oggetto di furti, che costituiscono la causa della perdita di dati sulle condizioni socio-economiche del defunto e della sua famiglia. Deve essere tuttavia sottolineato che non sempre sulle cupae erano poste le iscrizioni: la presenza o la mancanza dell'iscrizione con la quale erano resi noti i nomi del defunto e del/i dedicatane/i deve essere, a mio avviso, collegata a elementi del tutto locali.
9  Per Tipasa v.: J. BARADEZ, Les nouvelles fouilles de Tipasa et les opérations d'Antonin le Pieux en Maurétanie, in "Libyca", II, 1954, pp.89-146; ID., Nouvelles fouilles à Tipasa dans une nécropole paienne, in "Libyca", V, pp. 159-220; Id., Nouvelles fouilles à Tipasa. Nécropole paienne occidentale sous la maison des fresques, in "Libyca", IX, 1961, pp. 7-48; ID., Les nécropoles de Tipasa: Tombes du cimetière occidental cotier, in "AntAfr", II, 1968, pp. 77-93; ID., Nécropoles orientale cotiere de Tipasa de Maurétanie, in "AntArf", III, pp. 83-113; M. BOUCHENAKI, Fouilles de la nécropole occidentale de Tipasa. (Matarès) (1968-1972), Alger 1975.
Per Pupput: A. BEN ABED, M. GRIESHEIMER, Fouilles de la nécropole romaine de Pupput (Tunisia), in "CRAI", 2001, pp.553-592; ld., La nécropole romaine de Pupput, Rome 2004.
10 E' doveroso sottolineare la presenza di almeno una cupa attestata a Strongoli (CZ), l'antica Petelia. Le notizie relative alle indagini archeologiche in questo sito sono state rese note unicamente in A. CAPANO, Tombe romane da Strongoli, in "Klearchos", 85-88, 1980, pp. 15-69; ID., Nuove scoperte nella necropoli romana di Petelia, in "klearchos", 89-92, 1981, pp. 29-62. In tali lavori, oltre all'unica cupa certa (la n. 29, secondo la numerazione assegnata dagli archeologi), permangono, a mio avviso, numerosi dubbi sulla classificazione delle strutture nn. 4, 10, 13, 15; ciò è dovuto ai dati poco specifici riportati ed al non ottimo stato di conservazione dei segnacoli, i quali non aiutano affatto per una proposta identificatrice.
11 Esse sono attestate a Tropea in Piazza Duomo a partire "dalla media età del Bronzo, riferibili alla cultura eoliana del Milazzese". Si veda E. LATTANZI, Attività della Soprintendenza archeologica della Calabria nel 1998, in "Atti Conveg. Magna Grecia", XXXVIII, 1998, pp. 735-751.
12 Sulle diverse ipotesi circa il toponimo Tropea e la frequentazione del promontorio si veda quanto riportato da Giovanna De Sensi Sestito in F. MAZZA (a cura di), Tropea: storia, cultura, economia, Soveria Mannelli, 2000, pp. 17-19.
13 P. TORALDO, Nuove scoperte nel Duomo di Tropea, in "Brutium", VI, n. 9, 1927, p. 11.
14 G. FOTI, Attività della Soprintendenza archeologica della Calabria, in "Klearchos", XXIII, 89-92, 1981, pp. 137-138.
15 FOTI 1981, cit., p. 137.
16 In FOTI 1981, cit., è tracciato, in modo piuttosto schematico e sommario, il quadro d'occupazione diacronica del sito.
17 C. SABBIONE, G. DI GANGI, C. M. LEBOLE DI GANGI, Scavi in Calabria: Tropea I, rapporto preliminare, in "Archeologia Medievale", XXI, 1994, pp. 351-374; G. DI GANGI, C. M. LEBOLE, Dal tardoantico al Bassomedioevo: inquadramento storico, dati di scavo e materiali del sito urbano di Tropea, in S. Patinucci Uggeri (a cura di), "Scavi medievali in Italia 1994-1995. Atti della I Conf. Italiana di Arch. Med. (Cassino 1995)", Roma-Freiburg-Wien, 1998, pp. 93-122.
18 SABBIONE et alii 1994, cit.
19 DI GANGI-LEBOLE 1998, cit.
20 E' da sottolineare che in entrambi i lavori non vengono forniti dati puntuali sul contesto delle sepolture e sui loro rispettivi corredi ed apparati epigrafici: tutto ciò comporta l'inconveniente di non poter andare oltre una presentazione piuttosto generale delle varie fasi della necropoli tropeana.
21 In G. NOYE', Quelques observations sur l'évolution de l'habitat en Calabre du Ve au XIe siècle, in "RSBN", XXV, 1988, p. 89, è specificato che, in qualità di un primitivo nucleo del Patrimonium Sancti Petri, la massa sarebbe da datare ancora prima e cioè, con molta probabilità, alla prima metà del IV secolo sulla base di un riferimento (Mass. Trapeas) presente nel "Liber Pontificalis": per quest'ultimo vedere "Le Liber Pontificalis", éd. L. Duchense, I vol. 2e éd., Paris 1955-1957, p. 174.
22 Rinvenuta in località Torre Lunga. B(onae) M(emoriae) S(acrum) fideli in Chr(ist)o Ih(e)s(u)m/ Hireni que vixit annis LXV m(ensibus) VIII/ d(iebus) X, cui bene fecit vir eius precessit fi/delis in pace deposita XVIII kal(endas) maias/ que fuit conduct(rix) m(assae) Trapeianae. Per essa si vedano: M. BUONOCORE (a cura di), Inscriptiones christianae Italiae, Bari 1987, pp. 24-25; CIL X, 8076; A. CRISPO, Antichità cristiane della Calabria prebizantina, in "ASCL", XIV, 1945, pp. 128-131; G. B. DE ROSSI, Scoperta di un cimitero cristiano con importanti iscizioni in Tropea di Calabria, in "Bull. Arch. Crist.", 2, 1877, pp. 86-92 e 148; P. TORALDO, Un ipogeo cristiano rinvenuto distrutto nel cimitero di Tropea, in "RAC", XIII, I-II, 1935, pp. 329-337.
23 DI GANGI-LEBOLE 1998, p. 96, cit.
24 SABBIONE et alii 1994, cit., p. 352.
25 Purtroppo questa l'indicazione, in SABBIONE et alii 1994, cit., p. 352, alquanto generica, tra l'altro l'unica, non consente alcuno studio tipologico dei reperti ed alcuna riflessione in merito.
26 In SABBIONE et alii 1994, cit., è riportata una piuttosto sommaria descrizione delle brocchette: "a corpo troncato inferiormente, più o meno largo, apode, talvolta decorate a larghe bande verticali rosse o brune".
27 BUONOCORE 1987, cit.
28 Ciò viene espresso da Sabbione in SABBIONE et alii 1994, cit., p. 352.
29 BUONOCORE 1987, cit.
30 SABBIONE et alii 1994, cit., p. 352.
31 Questa non corretta indicazione in BUONOCORE 1987, cit., ha condotto all'erronea ipotesi di considerare queste iscrizioni, insieme con altre epigrafi rinvenute nei dintorni di Tropea, prodotti di due distinte officine lapidarie lavoranti ciascuna un differente materiale. In SABBIONE et alii 1994, cit., p. 352, è smontata invece tale proposta poichè molte delle epigrafi indicate da Buonocore come incise su calcare sono state realizzate, invece, su supporto marmoreo.
32 BUONOCORE 1987, cit., p. 26.
33 SABBIONE et alii 1994, cit., p. 352.
34 BUONOCORE 1987, cit., p. 35.
35 BUONOCORE 1987, cit., p. 37.
36 BUONOCORE 1987, cit., p. 39.
37 BUONOCORE 1987, cit., p. 40.
38 BUONOCORE 1987, cit., p. 41.
39 BUONOCORE 1987, cit., p. 43.
40 BUONOCORE 1987, cit., p. 50.
41 Ciò è constatabile attraverso le tipiche croci con i simboli cristiani; l'incipit "Bonae memoriae sacrum"; l'aggettivo fidelis; requiescit/praecessit in pace. Si deve, inoltre, considerare che queste iscrizioni costituiscono probabilmente un campione di quelle effettivamente realizzate e non rinvenute.
42 G. DI GANGI, C. M. LEBOLE, (VV) Tropea, cortile del Palazzo Vescovile. 1994, Schede, in "Archeologia Medievale", XXII, 1995, pp. 391-392.
43 In DI GANGI-LEBOLE 1995, cit., pp. 391-392, è tuttavia specificato che esse non sono state scavate e di conseguenza l'analogia può essere ipotizzata solo sulla base dell'osservazione delle strutture esterne.
44 G. DI GANGI, C. M. LEBOLE, (VV) Tropea, cortile del Palazzo Vescovile, 2000, Schede, in "Archeologia Medievale", XXVIII, 2001, pp. 410-411.
45 In DI GANGI-LEBOLE 2001, cit., p. 410, nulla è specificato in merito alla loro natura e tipologia di appartenenza.