Benchè la Nobiltà delle Regioni Meridionali d'Italia in genere e della Calabria in particolare - pur antichissima ed illustre - abbia avuto la rara sventura di dover contare una così esigua schiera di storici seri e di coscienziosi autori da poter essere annoverata a sufficienza sulle dita unite delle due mani, pur tuttavia, se avessi voluto servirmi esclusivamente dei testi sicuri, per questa mia modesta fatica, il mio lavoro mi sarebbe per certo riuscito più facile e piano se pur del tutto incompleto.
Sopratutto incompleto: e per la ripetuta scarsità di opere serie e per l'assoluta imperfezione dei testi e per le gravi lacune che in essi si possono riscontrare abbondanti.
A questo si aggiunga - mi sia concesso confessare apertamente un mio difetto che però mi attribuisco ad onore - la mia innata diffidenza per tutto quanto io non tocchi con le mie mani e non veda con i miei occhi: difetto che particolarmente si acuisce quando io appunto la mia attenzione nel campo così delicato e sensibile degli studi araldici e nobiliari.
La scarsa manchevolezza dei testi, dunque, e la mia pregiudizial diffidenza mi hanno costretto ad un lavoro estenuante e paziente che si è protratto per anni e che oggi, giunto al suo fine, mi offre a conforto il pensiero d'esser riuscito se non brillante utile almeno e perfetto.
E mi lusingo di aver raggiunto lodevolmente il termine sopratutto a causa del metodo da me seguito nella diuturna ricerca.
Sulla base, naturalmente, degli Elenchi o Registri dei Ceti Nobili delle tre Città "Serrate" ho usato per la compilazione di questo blasonario come uniche fonti sicure e precise i portali stemmati dei palazzi e dei castelli, le sculture delle chiese e dei sepolcri, le cappelle gentilizie di giuspatronato e le lapidi, i sigilli ed i timbri: uniche fonti, ripeto, ricercate con ferma costanza e con certosina pazienza nelle Città e nei "Casali" della mia bella terra di Calabria; confrontate e controllate in un secondo tempo, con attenta cura e con oculata prudenza, sui documenti originali ed autentici di cui son ricchi - messe opima e tuttora in gran parte ignorata - gli Archivi di Stato ed in particolare modo i Civici ed i Notarili.
Fonti dunque non dovute alle penne più o meno ben temperate di storici e di autori talvolta non poco parziali ma possentemente scolpite ad eterna memoria nella pietra e nel marmo, nel bronzo e nell'acciaio.
Di quanto ho raccolto e schematicamente trascritto senza fronzoli e orpello, senza bizantine elucubrazioni e secentesche apologie, ne fanno fede, ed a tutti, i monumenti ed i documenti alla portata di ogni e qualsiasi investigazione, i miei occhi limpidi e la mia passione della Verità.
 
 
 

CATANZARO

COSENZA

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