Ruderi dell'antico
abitato
BRIATICO
VECCHIO
Sono qui tra i ruderi
dell'antico villaggio raso al suolo
da un sotterraneo
crollo. Nascimento
ebbe qui la gente,
ora scomparsa, e riconosco il rudere
del paterno lare.
Mi guardo. Un largo mareggiare
d'erbe copre le pietre e su quel mozzo
muro una pianta rampicante gitta
un mantello fantastico di fiori
che a lo spirar del vento
cangia i suoi colori,
e la fonte superstite
versa un'acqua sì pura
che gli abitanti dei villaggi nuovi
vengon qui nel villaggio estinto a bere,
portati
inconsapevolmente
a collegarsi ai padri
nella continuità di un liquido
fluire.
Discopre la Natura
da tal continuità una sua legge;
onde non v'è frattura
che non si colmi in veste di bellezza,
e non lava indurata
che non accolga germi di ginestre;
ed è sì pronto,
sotto nubi ancora oscure,
lo spiegarsi dell'iride
ch'ella è madre
per quando sembra a noi esser matrigna.
Nella luce di cui s'avvolge e vive
le ragioni palpitano del Tutto.
Immersi dentro questa
divinità di luce
non l'evenienza contingente importa,
ma quel che la nostra anima comprende
di vastità serena di orizzonti;
e sentire
che i nostri morti sono ancor con noi,
e vibriamo s'annunzi
di nascituri,
e sentire
che l'attimo di nostra vita è
sacro
perchè pieno d'eterno e d'infinito.
Antonino Anile
BRIATICO
Io torno a questa terra, tutta quanta
dal sole àrrisa e sacra nel perenne
rifiorire di verde che l'ammanta;
a questa terra, dove un giorno venne
la gente di mia casa, e che, nel grembo
fedele, il cuor dei miei avi ritenne.
Son balze e anfratti in un estremo lembo
di Bruzia, che protendesi virente
nel mar, di contro; e s'apre al sole
e al nembo.
Io calco questa madre terra, ardente
per l'alto sol l'anima, e per l'ime
vene di fuoco non ancora spente:
e rivivo; e risplendono le cime
dei miei pensieri; e avverto, dal profondo,
come un segreto zampillar di rime.
Ora io tutto mi fondo e mi confondo
in ciò che l'occhio abbraccia;
e par che il verso
viva anch'esso di questo suol fecondo;
e l'ansito inestinguibil, che immerso
gli alberi han nella terra; e 'l fluttuar
del pòlline, fra terra e ciel
disperso;
e l'armonia, che vola per le chiare
serenità, su l'ali ampie del vento;
e l'infinito murmure del mare;
e l'arcano diffuso sentimento,
il divino linguaggio che trasvola
di cosa in cosa, nel pensiero io sento.
Non per quel che la mia anima sola
oggi veda ed ascolti, ma per quanto
ebbe ai sensi dei miei padri parola.
Io penso: e dentro il mio pensiero intanto
rivivono le immagini degli avi
tumultuose, ed urgon nel mio canto.
Solcarono la terra alma e dei flavi
s'allietaron fromenti, e questi cieli
si specchiaron nei loro occhi soavi:
schiuser le vele ai venti, e, con aneli
sensi, guidaron le navi; e nei tramonti
s'avvolser, come re, d'aurei veli.
Alla terra servirono con pronti
spiriti e al mare; e l'inno ampio, che
esala
dalle cose, baciò le loro fronti,
come oggi mette alla mia strofe l'ala.
Antonino Anile