GENNARELLO
(1892)


DRAMMA LIRICO IN TRE ATTI
E QUATTRO QUADRI CON BALLABILE
 

di ANTONIO CIPOLLINI
MUSICA
di GAETANO CIPOLLINI
 
 
 

PERSONAGGI

GENNARELLO, giovine cacciatore.......Tenore
DON ALFONSO, duca di Monteleone........Baritono
DONNA OLIMPIA, nobile decaduta.....Mezzo Soprano
CARMELA, figlia di lei......Soprano
FRATE CONO..........Basso
Un gentiluomo.


Cori di Contadinelle, Pastori ed Artigiani.
Comparse di Gentiluomini, Cortigiani, Paggi, Guardie Ducali, Dame e moltitudini calabresi.
Ballabile di Contadine e Pastorelle.


Scena: nelle vicinanze di Monteleone Calabro - Epoca: la prima metà del secolo scorso
 


ATTO PRIMO

QUADRO I
 

Gran piazzale: in fondo la fontana del villaggio, cinta di verdi salici, di colline e di monti.
A destra la casa di Gennarello e poi la Chiesetta, a cui sono attaccate le abitazioni dei contadini.
A sinistra la casa di Carmela, con finestre e balconi adorni di fiori
e con un terrazzino tappezzato di edera e di rose, dal quale si discende,
per una scaletta esterna, nel portico sottostante:
dopo, la torre ducale, alcune capanne intorno e le stradette.
E' il vespro d'una splendida giornata di aprile:
le contadine del villaggio vanno con le secchie alla fontana:
gruppi di contadini e di artigiani, sparsi qua e là,
seduti al tavolo d'un negozio di vino, le guardano con visibile compiacenza:
alcuni gentiluomini entrano nella torre ducale.
 

SCENA I
 

Coro di uomini

Son vaghe e sono belle
Le nostre villanelle:
Con quel dolce occhieggiar
C'invitano ad amar.
Sian brune, siano bionde,
Son tutte rubiconde;
Han vivido fulgor
Le chiome nere e di or.

Coro di donne

(alcune raccogliendo i panni sciorinati, altre tenendo le secchie attaccate ai canali)

Canta, fontana mia,
Portami allegria;
Soave più del miel,
Mandami il mio fedel.
Vive col fiore il fiore,
Batte col cuore il cor,
E' la vita di dolore
La vita senza amor.

Coro di uomini

(additandosi le più appariscenti contadine)

Mostra Rosa il bianco braccio;
Che vitina delicata!
- V'è Teresa: ad un bel laccio
Tien la gonna ripiegata

(dopo d'essersi ripetuto all'orecchio paroline maliziose)

Ah ah! ah ah! a ah!
Bella è chi viene e va.

Coro di donne

(discorrendo a gruppi fra loro e mostrandosi gli uomini)

Guarda Beppo: si vezzeggia
Col giubbetto di velluto!
- Anche Nino si vagheggia!
Nando è mesto; come è muto!
Ridon tutti: ah ah! uh uh!
Oh l'allegra gioventù!

Coro di uomini

Son vaghe e sono belle
Le nostre villanelle...

Coro di donne

Canta, fontana mia,
Portami l'allegria....

(vanno via tutti)
 

SCENA II

GERRARELLO, poi CARMELA

GENNARELLO

(attraversata la scena, mirando il balcone di Carmela)

Crescono al tuo verone
Le rose de l'april,
Ma tu, Carmela, o fior di passione,
Sei de le rose più vaga e gentil.
Carmela, io come il fior,
Per vivere ho bisogno del tuo amor.
Tornar le rondinelle
A rallegrare il ciel,
Ma son le tue canzoni ancor più belle,
Assai più dolci del canoro augel.
Come le rondinelle,
Se porto lungi il piè,
Carmela idolatrata,
Riedo tremante a te!

(si ferma pensoso innanzi alla porta di casa sua.
Suonano a festa le campane della Chiesetta:
i contadini, gli artigiani, le contadine ne ingombrano il piazzale.
Don Alfonso, uscito dalla torre ducale, accompagnato da uno stuolo di gentiluomini,
si ferma sul limitare della Chiesetta, estatico mirando Carmela, apparsa sul terrazzo.
Gennarello se ne avvede e freme di gelosia)

La Folla

(facendo largo al Duca)

Evviva il nostro Duca!

(già tutti a poco a poco, entrano in Chiesa)

CARMELA

(sul terrazzo, raccogliendo i fiori)

D'un vago serto ornatemi,
Fiori del mio veron:
A te, mia rosa pallida,
Sempre fedele io son!

(discende per la scaletta, con un mazzolino di fiori in mano)

GENNARELLO

(guardingo e circospetto correndole incontro e fermandola sotto il portico, con un filo di voce)

Carmela, dove andate?

CARMELA

(con grande sorpresa).

Voi qui?...

GENNARELLO

Di che temete?...

CARMELA

Può vedervi mia madre: voi sapete
Quant'odia il nostro amor!

GENNARELLO

Deh! mi ascoltate:
Al grave mio malor
Date, Carmela, aita,
Se ancor pietà d'un misero sentite!

CARMELA

Qui, tra le foglie e i fior
Vi ascondete: la strada è solitaria
E non ci vede alcun:

(girando lo sguardo)

Mia madre uscita
Sul terrazzo non è: via, che volete?
Più presso a me venite:
Gennarello, vi ascolto; favellate:
Qual pensier vi turba il cor?

GENNARELLO

(con dolcezza e confidenza)

Se a me tu sei fedel,
O dolce mio sospir,
Da questo sacro asil
D'innocenza e candor,

(additando la casa di Carm.)

D'un angelo la prece insino al ciel
Può salire, o gentil.

Coro interno sacerdotale

(dalla Chiesetta)

Ave, madre di Dio, bella Maria,
Fonte d'ogni virtù.
Al tuo trono immortal l'anima mia
Guida ed accogli tu.
Deh! prega il figlio tuo, nostro Signore,
Rifugio e nostra fè.
In questa immensa valle di dolore
Sorregga il nostro piè.

CARMELA

(supplichevole a Gennarello)

 Pace al tuo cor! La vergine
Ridente su l'altar,
Fra incensi e lieti cantici,
Lasciami, io vo' pregar.
A lei, madre dolcissima,
L'anima voglio aprir,
Se a noi non è propizia,
Mi faccia almen morir!

(muove per la Chiesetta)

GENNARELLO

(con insistenza, arrestandola)

Ma la Chiesa è gremita
Di popolo festante; voi passar
Certo fra tanta folla non potrete
Per porre i vostri fiori su l'altar!

Coro interno del popolo (Dalla Chiesetta)

O bella mia Maria,
O caro mio Gesù,
Vi dono l'alma mia
E non la voglio più! (*)

GENNARELLO

(con crescente disperazione, vedendo Carmela sempre più risoluta di entrare nella Chiesetta)

Non andar, pietà, mio ben!!
Sento un'idra di fuoco
Attorcigliarsi in sen!
Oh venga pur tua madre e scagli il suo furor!
Venga chi vuol; è teco in questo loco
Chi tutto avvampa del più santo amor!
Carmela, io non ragiono; al pensier mio
Scende una nube scura;
Venga chi vuol; degli uomini, di Dio,
Per te, non ho paura!!

(supplichevole)

Carmela, tu non sai
L'affanno del mio cor,
Le pene ed i miei lai,
Sola cagione il mio geloso amor!
Carmela, o tesor mio,
In Chiesa non andar,
Se vuoi pregare Dio,
Qui, meco ginocchione puoi pregar!

(le cade innanzi genuflesso, e cerca prenderla per mano e baciargliela)

CARMELA

(svincolandosi da quella stretta, atterrita al veder ancora della gente passar per il piazzale ed entrare nella Chiesetta)

Ciel, che fate? ahimè! sorgete
Già qualcuno è su la via;
Mi trema il cor! deh! vi ascondete,
Se alcun ci vede di me che fia?!...
 

SCENA III
 

DONNA OLIMPIA e detti

DONNA OLIMPIA

(apparendo improvvisa da una porticina segreta)

Carmela!

GENNARELLO

Lei!!

CARMELA

Mia madre!!

DONNA OLIMPIA

(con mentita rassegnazione ed ironia)

Così preghi la vergine Maria
Per i nostri peccati?!

(ad un suo cenno imperioso, Carmela si allontana ed entra nella Chiesetta:
Gennarello, stordito, si allontana pure ed entra nella sua casetta,
accompagnato da un lungo sguardo compassionevole di Donna Olimpia,
che, rimasta sola, volge gli occhi e le mani al cielo,
mentre dall'interno della Chiesetta giunge il canto della preghiera dei devoti)

O Dio del cielo,
Quando avrà fine la sventura mia?!!
Signor, pria che io riveda
Queste scene di amor.
Fa che mortale un gelo
Inondi questo infermo e stanco cuor!!

(estrae di tasca una corona del Rosario, s'inginocchia e prega col viso chiuso fra le mani)

Coro interno

(dalla Chiesetta)

O Dio, che tutto reggi,
Il popol tuo proteggi,
Ascolta il mio pregar:
Deh! non ci abbandonar!

(Gennarello esce da casa sua, con un due colpi, scompigliato e pensoso.
Giunto al limitare della Chiesetta, si mostra, un istante,
indeciso se debba entrarvi o procedere oltre, per la sua via;
finalmente lascia il duecolpi poggiato alla parete della Chiesetta ed entra.
Si sente venire dall'interno della Chiesetta un mormorio di voci e poi gridi d'orrore:
Gennarello ne esce precipitoso col pugnale in mano, prende il fucile e corre alla montagna)

SCENA ULTIMA

Uomini

(riversandosi allibbiti, precipitosamente sulla via della Chiesetta)

Largo!!

DONNA OLIMPIA

(in preda allo spavento, aggirandosi in mezzo alla folla)

Che fu?... parlate...

(poichè nessuno le dà risposta)

Fuoco mio (**) che sarà?!..

Coro di uomini

Quale terror!
Di sangue cristiano
E' macchiata la casa del Signor!

DONNA OLIMPIA

(nella massima disperazione)

La figlia mia, la figlia mia dov'è?...

Donne

(esterrefatte, uscendo ultime dalla Chiesetta)

Largo! Gesummaria!!
Lasciatemi passar! - Cadde trafitto
Da Gennarello il Duca!

CARMELA

(uscendo dalla Chiesetta e gittandosi nelle braccia di Donna Olimpia)

Madre!

DONNA OLIMPIA

(stringendo Carmela nelle sue braccia)

Figlia!

Alcuni gentiluomini

Il Duca è salvo!

Popolo

(inchinandosi e baciando con le mani la terra)

Gloria al Signor!!

DON ALFONSO

(col braccio sinistro fasciato si avanza in mezzo alla folla e si ferma in cospetto di Carmela)

A te, vaga fanciulla,
Creatura del ciel, che hai deviato,
Per divino poter,
Il fiero colpo a me diretto in cor,
Le maggior grazie io rendo!
Per te, mirar mi è dato
L'alma luce del dì!
L'immagin tua, simile
A un angelo divino,
Impressa ognora serberò nel seno.
Al mio pensier - di luce brillerà celestial
Il tuo puro ideal!..
Salve, o bella e gentile,
Innanzi a te m'inchino:
Concedi a me prostrato
Quella mano baciar che mi ha salvato!

(commosso si gitta ai piedi di Carmela che resta sempre smarrita fra le braccia di donna Olimpia:
le prende la mano e v'imprime un bacio fra le acclamazioni della folla)

Popolo

(agitando i berretti e danzando di gioia)

E' salvo il nostro Duca,
Sia gloria al Signor!
Più bello il sol riluca
Sul nostro protettor!
Gloria al Signore! il gaudio
Torna nei nostri cuor!

(Carmela, appoggiandosi a sua madre, entra nelle sue stanze;
il Duca si allontana, guardandola estatico.
Il popolo saluta entrambi festosamente)
 

CALA LA TELA
 
 
 

ATTO SECONDO
 

QUADRO II

Cortile della casa di campagna di Carmela: in fondo un cancello, e poi un lungo stradone,
fiancheggiato da faggi e un paesello nascosto fra gli alberi.
A sinistra è un lato della casa di Carmela, con la porta d'ingresso su quattro gradini: a destra un boschetto.
Sedie e tavolini sparsi qua e là.
Carmela ricama un velo, stando seduta a sinistra presso un padiglione:
Donna Olimpia, mesta e pensosa, lavora, appartata a destra, coi merletti.
Signorine, amiche di Carmela e contadinelle, sparse a gruppi, lavorano di ago,
col mulinello e con l'arcolaio, cantando una canzonetta del luogo.
 

SCENA I
 

CARMELA, DONNA OLIMPIA e Coro

Coro di donne

Volate al bosco, o miei sospiri,
Dove trovasi il mio ben;
A lui svelate i miei martiri,
E le angosce del mio sen.
Non ha più pace questo core
Da quel giorno ch'ei sparì:
Solo è compagno a me il dolore,
Ogni gioia, ahimè! svanì.
Oh! se io potessi l'augellino,
L'ape d'oro diventar,
Oh se io potessi un bel mattino
Al suo fianco riposar!
Volare al bosco, o miei sospiri,
L'amor mio voglio veder;
A voi son fida, o bei desiri,
A te, sogno lusinghier!

(avvicinandosi tutte a Donna Olimpia)

Perchè, buona signora,
Sempre intenta al lavor, sì mesta siete?
Voi già saper dovete
Le storie de l'amor; benigna siate,
Ed una bella a noi ne raccontate.

DONNA OLIMPIA

(sempre cogli occhi sul lavoro)

Un tempo, è ver, di maghi e fate avea
Piena la fantasia;
Oggi più nulla io so.

CARMELA

Tu, madre mia,
Se il vuoi, narrar potrai
Con la tua grazia usata.

DONNA OLIMPIA

(sorgendo)

Ebben, vi narrerò d'una infelice,
De la povera Nella sventurata.

(le si fanno tutte intorno)

Era Nella una vaga giovinetta,
desio d'ogni barone e gran signor;
Soleva, a l'alba, ogni mattin, soletta
Scendere nel giardino a corre i fior.
Un giorno vide ascoso un uom feroce
Nei suoi roseti; un grido ella mandò,
Accorsero altri sgherri e quei veloce,
Col loro aiuto, al bosco la portò!
Chi può dir gli aspri tormenti
Di quell'anima affannata,
Ed il lutto dei parenti,
Che dovunque l'han cercata!?
Dopo un anno, al patrio tetto
L'infelice tornò ancor,
Era livido il suo aspetto,
Colto il vergine suo fior!

Coro e CARMELA

E' ben triste questa istoria,
Sono i brividi nel cor!

DONNA OLIMPIA

Son passati venti anni: a un vecchio conte
Nella è sposa: ha una figlia, ch'è un gioiel,
Elda, la dolce bionda: in cima al monte
Vivon solinghi nel vecchio castel.
Ma non è stanco il fato! A mezza notte
Nel castello un incendio divampò,
Le vecchie mura già son arse e rotte,
Un urlo per le valli risuonò.
Accorron servi, agricoli
E guardaboschi a stuol:
Il vecchio conte vittima
Giace, combusto, al suol!
Son madre e figlia esanimi
Nel crollante manier,
Ma giunge a tempo e salvale
Un giovine guerrier!!

Coro e CARMELA

Viva l'eroe! benefico
Dio l'ha mandato in ver!

DONNA OLIMPIA

Il giovane guerriero è Leonello,
Che i Turchi avea sconfitto in terra e mar;
Elda l'ama; ei l'adora e nel castello
Stan de le nozze il tempo ad aspettar:
Ma un dì la madre vide ascosa in petto
Di Leonello una crocetta di or,
E riconobbe nel gagliardo aspetto,
Il suo figlio del bosco e del terror!
Allibbì la sventurata;
Piange e prega Elda e il guerrier,
A la fè, che avean giurata,
Più non volgano il pensier!
Poi, la notte, vinto il duolo,
Tutto scrisse e disvelò,
E, ravvolta in un lenzuolo,
Da la rupe si gittò!!

Coro e CARMELA

E' una storia di terror:
Sento i brividi nel cor!

Coro di donne

(affollandosi tutte al cancello, e salendo sui sedili per vederci meglio)

Una nube di polve... in fondo del vial...
Risuona per il bosco il trotto d'un caval!
Guarda...fra i tronchi e i rami
Appare un cavalier:
Ver noi diretto ha il corso.

CARMELA

(fra sè)

Chi mai sarà?...

(avvicinandosi alle sue amiche)

Lasciatemi veder

DONNA OLIMPIA

(fra sè, pensosa)

Un cavalier?!..che cosa
Da me viene a cercar?...

Coro di donne

E' desso!... il Duca!...

DONNA OLIMPIA e CARMELA

(con grande sorpresa)

Il Duca?!

CARMELA

(fra sè, in disparte)

Che cosa vuol?...mi sento il cor tremar!

(si apre il cancello, e don Alfonso si avanza, accompagnato dal suo seguito;
le signorine e le contadinelle tosto si uniscono al seguito ducale e si disperdono per i viali)
 
 

SCENA II
 

DON ALFONSO e dette, poi Coro

DON ALFONSO

(con un inchino)

Perdono, umile io chiedo,
Se, in questa solitudine, improvviso
A voi ne vengo. L'angelo del cielo,
Che de la morte mi scampò la vita,
Col suo bel viso in sen
Mi aprì d'amore la crudel ferita,
E vivere non so da lei diviso!
Lei, dacchè masce il sole,
E poi ne l'onde muor, chiamo e desio;
Nè un raggio sol di speme
L'alma inferma sostien!
Qui mi trascina amor; supplice, anelo

(volgendosi a Donna Olimpia)

A voi domando il sospirato ben!

(avvicinandosi a Carmela, con gentilezza e confidenza)

Se pari ardor - io posso in te destar,
Con la gioia del cor - ti condurrò a l'altar!
A te bramo ne l'estasi
Ogni fortuna offrir,
D'un servo il crin recingerti
D'oriental zaffir!

DONNA OLIMPIA

(fra sè, con le mani e lo sguardo al cielo)

O Signore, tu che vedi
E conosci il mio dolor,
Tregua, alfine, deh! concedi
Agli spasimi del cor!
De la figlia nel pensiero
Scendi, spirito divin;
Il mio fato fu sì fiero,
Tu provvedi al suo destin!

CARMELA

(fra sè, agitata)

Nuove pene, o cielo iroso,
si preparano per me;
Al mio fato procelloso
Trema il cor, vacilla il piè!
De le dolci sue parole
La pietà sento nel sen,
Ma l'amor che spera e vuole,
Ne la selva è col mio ben!

DON ALFONSO

(fra sè, mirando Carmela)

Le stelle d'or - che brillan senza vel,
Le perle ancor - in grembo a l'ocean,
Quando ti guardo fiso, - bell'angelo del ciel,
Non valgono il tuo riso, - pien di potere arcan!

(volgendosi alle donne)

Da voi attende or l'alma mia
Il suo fatto saper!

DONNA OLIMPIA

(a Carmela)

Deh! fa core, ed uno sia
Il tuo col mio voler!

CARMELA

(al Duca, quasi smarrita)

Signor, nei sogni miei
Sì lieta la fortuna io non credei;
Grata vi son; pure una voce in cor
Mi dice indegna di cotanto onor;
E, come foglia a l'aura,
Tremo, parlar non so,
Confusa a voi dinanzi io resto qui!
Mio duca e cavalier,
A voi grave non sia, se almen tre dì
Chiedo, per dichiararvi il mio pensier

DON ALFONSO

(rassegnato, con un profondo inchino)

Va bene, attenderò!

Voci interne

Evviva il Duca!

(si veggono in fondo al viale, e dietro al cancello,
contadini e pastorelle, con mazzi di fiori in mano.
Donna Olimpia va loro incontro, e poi ritorna al Duca.
Ritornano le signorine ed il seguito ducale)

DONNA OLIMPIA

(a Don Alfonso)

A voi brama il villaggio
Offrire, o Duca, il suo devoto omaggio

DON ALFONSO

(con manifesta compiacenza)

Ciò fia grato il mio cor,
Se a voi noia non reca.

DONNA OLIMPIA

Anzi è un onor!

Coro

(una parte avanzando, presenta i fiori, ed un'altra, in fondo al viale ed al cancello, danzando)

A te, Duca e protettore
Lieto omaggio noi rendiam;
Per la gloria del tuo cuore
Preci e voti al ciel porgiam

(a Carmela)

A te, fior vago olezzante
Del bel calabro giardin,
Rida ognor il ciel fiammante
Col sorriso suo divin!

(a Don Alfonso e a Carmela)

Questa terra, alma, natia,
Sacra ai fiori ed al valor,
Di bellezza e cortesia
Su voi spande il suo fulgor!

(l'aere imbruna, e si sentono, in lontananza,
i rintocchi della campana de' villaggio, invitante alla preghiera.
- Si fa intorno un silenzio religioso;
gli uomini si scuoprono devotamente il capo)

Tutti

(sommessamente)

Suona la prece!... il dì sen muor!...
E' disceso il sol nel mar!
Ne la casa del Signor
Ci chiamano a pregar!..

DON ALFONSO

(a Carmela)

Con l'alma palpitante
Mi divido da voi, ma spero in cor
Presto apparirvi innante!

Coro

A te, Duca e protettore,
Lieto omaggio noi rendiam;
Per la gloria del tuo cuore
Preci e voti al ciel porgiam!

(Don Alfonso, il suo seguito, i contadini e le contadinelle vanno via, uscendo per il cancello:
Donna Olimpia, messosi al capo un velo, in compagnia di alcune signorine,
si avvia alla Chiesetta, uscendo per il viale a destra.
Carmela, pensosa e smarrita, sale i quattro gradini della scaletta,
apre la porta della sua casa e vi entra)
 
 

QUADRO III

Stanza di Carmela, in fondo un balcone, una finestra a sinistra, una porta a destra:
sedie, un tavolo con l'occorrente per scrivere ed una poltrona vicina.
Sul tavolo è una lucerna accesa.
 

SCENA I

CARMELA, poi GENNARELLO

CARMELA

(aggirandosi per la stanza, delirante)

Dove vo; che dissi io?... che venne in questo
Remoto asilo a travagliarmi il cor?
Quale spirto funesto,
Col suo terror - lungi mi tragge il piè?
Fuggir?! e dove andrò? fra monti e valli
Guida chi mi sarà?...
Qual gente una infelice accoglierà?
No, possibil non è! - Col fato mio crudel,
Poi che lo vuole il ciel,
Deggio io lottar!... - Spergiura non sarò;
Le sue fortune, la ducal corona,
Tutte le perle e l'or offra a chi vuol!!

(stanca e rassegnata)

Chiusa ne l'erma stanza,
Trarrò dolente i dì,
E, senza un raggio de la mia speranza,
Chiamo nei sogni lui che m'invaghì!
Sempre solinga e mesta
Coi fiori io vo' parlar,
Il zeffiro gentil de la foresta
Messaggero sarà del mio penar!
Consunta dal dolore,
Scenderò ne l'avel,
Ma impressa serberò dentro il mio core
L'immagine di lui, pura e fedel.
O genti che trarrete
Al mio funereo suol,
Sovra la tomba mia così scrivete:
Qui giace un fido amor, spento dal duol!

GENNARELLO

(avvolto nel manto, scavalcando il balcone aperto in fondo)

Carmela!...

CARMELA

(con grande sorpresa)

Ciel! tu qui?

GENNARELLO

Per aspre rupi,
Per selve orride e spesse io vengo a te!

CARMELA

(con ansia)

E non ti ha visto alcun?

GENNARELLO

Spero: guardingo
Penetrai nel giardin; tua madre ho scorto,
Fra lo stuol de le amiche, a la Chiesetta
Muover pensosa il piè:
Ne la prece il villaggio è tutto assorto;
Sola sei tu, o Carmela, ed io ramingo
Son qui venuto a chiederti mercè.
Dimmi che mi ami ancora,
Che a me tu sei fedel;
Al fianco tuo, fior di nascente aurora,
Oblio la terra e parmi essere in ciel!!

(amorosamente cerca di avvicinarsi a lei)

CARMELA

(ritraendosene)

Ahimè, non ti accostar!... del mio terror,
Gennarello, pietà!...
Veder mi sembra la tua mano ancor
Tinta di sangue!...- Mi giuravi un dì,
E sempre scritto nel pensier mi sta,
Che contro gli empi avresti il tuo furor
Solo versato!...Il braccio tuo colpì,
Ne la casa persino del Signor,
Un innocente!... a me, come un bandito,
Qui giungi armato!...

GENNARELLO

(con disperazione)

Quai detti!... quale strazio del mio cor!
Carmela, tu deliri,
Io sono degno ancora del tuo amor!
Ne la Chiesetta entrato,
Poi che lasciar pensavo il suol natio,
Volea con gli occhi ed i mesti sospiri
Darti l'ultimo addio!!
Di quanto avvenne poi complice è il fato!...
Cinta il crine dei fiori di arancio,
Mi parea di mirarti a l'altar,
Ed al Duca, in ginocchio tremante,
Fede, amor, bella sposa, giurar!
Sangue e morte ho negli occhi, mi slancio,
Da una furia sospinto infernal,
A quell'uomo, di gioia raggiante,
Vo' piantare nel petto il pugnal!

CARMELA

(fra sè sbigottita)

Si ridestano nel cor
Le paure ed il terror!

GENNARELLO

(dolce e amoroso, avvicinandosi a Carmela)

Tu da morte lui scampasti,
Come un angelo divin,
Dal rimorso me salvasti
D'un terribile assasin!
Quanto io piansi fra le selve,
Solo il ciglio mio lo sa;
Le mie angosce anco le belve,
Forse, mossero a pietà!
Or dei boschi il re sono io,
Sono i monti trono e altar,
Per chi soffre è il braccio mio,
Per gl'iniqui è questo acciar.
Tu, bell'angelo celeste,
Sei presente ognora a me,
Deh! tu calma le tempeste
Di chi soffre sol per te!!

CARMELA

(fra sè, vagheggiandolo)

Sento ne l'anima scorrer leggiero
Soave un fremito, che spegne il duol,
Si sciolgon le ansie del mio pensiero,
Come una nuvola dinanzi al sol.
Quel dir sì nobile, quale conforto,
Che dolci palpiti mi desta in cor!
Par di rinascere, sembra risorto
L'astro benefico del primo amor!

(amorosa)

Tu sei quel giovine, che ho tanto amato,
Di sogni e di strazio, che ti ho arrecato,
Del fiero dubbio pentita io son!

GENNARELLO

(riconfortandosi)

Di' che mi ami! di' che il sole
Splende sol pel nostro amor:
Le soavi tue parole
Sono il guadio del mio cor!

CARMELA

(con passion)

Ti amo! Ti amo! teco unita,
Ne la gioia e nel dolor,
Sognai sempre la mia vita,
Sognai sempre questo cor!

(un raggio di luna penetra per la finestra, a sinistra, ed illumina i due amanti)

DONNA OLIMPIA

(dopo aver picchiato all'uscio due volte)

Carmela, apri

CARMELA

(sbigottita)

Mia madre!

GENNARELLO

(fra sè, con rabbia)

Sempre lei,
Quella spietata donna!

CARMELA

(tremante e convulsa)

Or va, ti ascondi,
Fuggi, perduta io son!

GENNARELLO

(con subitanea risoluzione)

No, per gli Dei!

Le voglio aprir, le voglio dire almen
Che il suo cuore è di iena!

CARMELA

(improvvisamente strappandogli il pugnale dal fianco, e mostrandogli la porta)

Se tu l'apri,
Con questo ferro mi trapasso il sen!

GENNARELLO

(sottovoce, tremante)

Fuggo, ma ancora giurami,
Giurami innanzi a Dio,
Che sarà sempre mio,
Fedele a me, il tuo cor!

CARMELA

(spasmodica, deponendo il pugnale sul tavolino)

Sì, pria che io ti abbandoni,
Si sfasci e pera il mondo,
Nel baratro profondo
Fedele sarò ancor!

DONNA OLIMPIA

(picchiando forte)

Carmela, apri...sono io!..

CARMELA

(a Gennarello)

Fuggi!...ti ascondi!...

GENNARELLO e CARMELA

(dividendosi)

Addio!

(Gennarello rapidamente fugge per il balcone, in fondo:
Carmela si affretta ad aprire la porta a sua madre)
 

SCENA II
 

DONNA OLIMPIA e CARMELA

DONNA OLIMPIA

(con occhio scrutatore)

Figlia, un gran turbamento è nel tuo volto!

CARMELA

(componendosi)

Son gli occhi tuoi!

DONNA OLIMPIA

(insistendo)

Che mai ti avvenne?

CARMELA

Nulla

DONNA OLIMPIA

Tu m'inganni!.. dov'eri?.. ho lungamente
Là, su l'uscio, aspettato!..

CARMELA

(come chi è costretta a mentire)

Nel giardino
Ero discesa a respirar!...

DONNA OLIMPIA

(vedendo il pugnale sul tavolo)

Gran Dio!
Di chi quest'arma?.. ch fu qui!.. favella?!

CARMELA

(smarrita)

Io non lo so!

DONNA OLIMPIA

(minacciosa)

Lo dei saper!

(guardando bene la luna)

E' desso!!
Leggi: inciso è il suo nome: Gennarello!!
E vuoi dunque che io pera,
Sotto un immane cumulo di affanni,
O figlia sconsigliata?!
A la nostra vergogna, ai nostri danni
Tutta congiura l'infernale schiera!!
Vergine immacolata!..
Qui, soli!... egli... un bandito...
Con te... la figlia mia!!.. - Cuor di granito,
Che la pietà non senti
Degli aspri miei tormenti,
Morrò, morrò!! - Meglio per me l'avel,
Che il sogghigno di Satana e l'orrore del ciel!!

CARMELA

(con calma e soavità)

Madre, il mio cuore è candido,
E' puro il mio desir;
Madre, non so comprendere
Il grande tuo martir!
Se amo quel fiero giovine,
Se a lui serbai la fè,
Non si comanda a l'anima,
La colpa mia non è!

DONNA OLIMPIA

(con disdegno)

Tu non le devi amar!

CARMELA

(assorta nella visione d'amore)

E' generoso, è bello,
Come gli eroi che un tempo solevi a me narrar;
Pei monti e per le selve, d'affanni in ogni ostello,
Reca sollievo ai miseri, ne asciuga il lacrimar,
Oh! se lo avessi, o madre, pocanzi rimirato
Implorante perdono del mio lungo dolor!
O madre cara, aiutami!... il mio non è peccato,
Io non posso ubbidirti: l'amo d'immenso amor!

DONNA OLIMPIA

(con le mani rivolte al cielo)

E, quando, o cielo, i fulmini
Scagli sul capo mio?!..
Figlia, il tuo amore, ascoltami,
Maledetto è da Dio!!..

(risoluta e minacciosa)

Or fra tua madre e l'empio (***)
Poi che perduto hai il fren,
Scegli

CARMELA

(fra sè, tremante)

Una mano gelida
Per me mi stringa il sen!

(dolce e compassionevole)

Madre, perchè tanto odio
Nutri nel cor, perchè?...

DONNA OLIMPIA

Ami un bastardo indomito!

CARMELA

La colpa sua non è!

DONNA OLIMPIA

Un assassino!

CARMELA

Spingerlo
Poteva solo amor!

DONNA OLIMPIA

Ami un brigante!

CARMELA

Ai miseri
E' sacro il suo valo!

DONNA OLIMPIA

(furibonda)

Va, fuggi, cercalo per monti e selve,
Come una tigre furente al sol;
Va, sfida i turbini, sfida le belve,
E di quel truce segui lo stuol.
Da l'alto culmine de la Maiella
Io negli abissi mi gitterò;
E' mio destino che, al par di Nella,
La morte orribile sfidar dovrò!

CARMELA

(profondamente scossa e riconcentrata)

Nella?!... la madre di Elda... e Leonello!
O Dio!.. sarebbe ei ver?!...

(fremente)

Madre, chi è Gennarello?!

Parla, in nome del ciel!
Tu lo devi saper!!

(dominandola col gesto e con lo sguardo)

Dimmelo!?

DONNA OLIMPIA

(con uno sforzo supremo)

E' tuo fratel!!!

(Carmela resta come fulminata)

Ora a salvarti l'anima ti affretta:
Scrivi: del Duca la domanda accetta;
E tutto narra  a l'altro sventurato
L'orribile mister, che ti ho svelato!!!

(mentre Carmela barcollante si avvicina al tavolo per scrivere,
Donna Olimpia si abbandona spossata sopra una sedia.
Carmela le si avvicina, le cade innanzi ginocchioni;
le loro teste amorosamente si congiungono: piangono)
 
 

CALA LA TELA
 
 
 


 

ATTO TERZO
 
 

QUADRO IV
 

La scena è come nel primo atto, tutta ornata di festoni, per le nozze di Don Alfonso con Carmela.
Sotto i balconi della torre ducale sono radunati gli uomini e sotto quelli di Carmela le donne.
Suonano le campane della Chiesetta.
 

SCENA I
 

DON ALFONSO, CARMELA, DONNA OLIMPIA e Coro

Coro generale

Festa! festa! che splendori!
Quanta gente!... che piacer!
Suoni, balli, canti, fiori!
Oggi è dato a noi goder!

Gli uomini

Viva il Duca!... gloria! onori!

Le donne

Viva il fior de le donzelle!
Scendi, o bella fra le belle!

Gli uomini

Vieni, o nobil cavalier

(dalla torre sfila il corteggio nuziale.
Don Alfonso si dirige alla casa di Carmela, che discende dalla scaletta, seguita da Donna Olimpia)

Coro

Palme ed allor -liete/i intrecciam;
I canti al ciel! - spieghino il vol:
Le rose, i fior - spargiamo al suol;
Dolce e fedel! - qui brilla amor.

DON ALFONSO

(prendendo Carmela per mano e guardandola amorosamente)

Non tremar, sicura a l'ara
Meco vieni, o mio tesor,
Oggi il cielo a noi prepara
Le dolcezze dell'amor.
Il mio fremito, il mio sguardo
Sol ti posson favellar
De la febbre, onde io tutto ardo:
Vieni a l'ara, non tremar.

(i Sacerdoti appaiono sulla soglia della Chiesetta, per ricevere gli sposi.
Entrano tutti nella Chiesetta, dal cui interno giunge il suono dell'organo)

Coro interno

Se voi la luce d'or - piova benigno il sol:
In bei nodi d'amor - vi congiunga il Signor:
Al talamo fedel - danzino intorno a stuol
Gli angioli: senza vel - sorrida ognora il ciel.

GENNARELLO

(colla falda del cappello abbassata sul viso e tutto chiuso nel mantello,
entrando misterioso e guardando la Chiesetta, e la sua casa deserta)

<<Ah! mi si spezza il cor!... Per lei quel canto,
<<Questi fiori per lei!... Donna crudel,
<<Perduta è al mondo oggi la fè!... l'incanto
<<Di amor dilegua ed ho nel petto il gel!
Sprezza pure il mio pianto...
Meco scender dovrai nel cupo avel!

Il popolo

(nell'interno della Chiesetta)

Evviva gli Sposi! Evviva gli Sposi!

(suonano le campane a festa, la folla ed il corteggio ducale vengono
fuori dalla Chiesetta, ultimi Don Alfonso e Carmela)

Coro generale

Festa! festa! che splendori!
Quanta gente!... che piaver!
Suoni, balli, canti, fiori!
Oggi è dato a noi goder!
Evviva gli Sposi!
 

SCENA II
 

GENNARELLO e detti

GENNARELLO

(avventandosi improvviso contro Carmela e trascinandola seco)

Infame! spietata!

La folla

(allibbita)

Qual vile assassino!

GENNARELLO

(estraendo il pugnale minacciando Carmela giacente esterefatta al suolo)

Tu meco morrai!

DONNA OLIMPIA

(ponendosi tra la figlia e Gennarello)

Ferisci il mio seno!

GENNARELLO

(ritraendosi torvo e sprezzante)

Dal ciel esacrata
Tu possa perir!

La folla

(mandando gridi di spavento, e mostrandosi minacciosa e furente)

A morte!

Le donne

(guardando Gennarello calmo e solenne)

Chi è mai?
Chi tanto ebbe ardir - si deve scoprir!

Gli uomini

(furibondi)

Sia legato,
Trascinato,
Lacerato
Per le rupi e per le selve,
Dato in pasto sia a le belve.

DON ALFONSO

(reprimendo con la sua persona gli impeti della folla)

Traetevi indietro! - Rispondi, o straniero:
Chi sei?... qual motivo sì barbaro e fiero
A sparger ti spinse la morte e l'orror,
Dove ora splendeva la gioia e l'amor?

(minacciando nuovamente di scatenarsi il furor popolare)

Nessuno lo tocchi! - Confessami il ver:
Al popolo, al Duca rispondi, o stranier.

GENNARELLO

Io son un, cui ignoti al mondo
Padre e madre furò ognor;
Ma conobbi un angel biondo
E l'amai d'immenso amor.
Fu quell'angelo il bel sogno
Di mia vita; mi tradì,
Volli spegnerla: ora agogno
Chiuder gli occhi a questo dì.

CARMELA

(tenendosi stretta nelle braccia di Donna Olimpia)

Madre, io non reggo!... aiutami!
Sento la morte in cor!...
Lungi di qua trascinami,
Toglimi a tanto orror!
Mi guardan tutti attoniti,
Ed io non muoio ancor!

DONNA OLIMPIA

Figlia, colomba pavida
Sul procelloso mar,
Qui, sul mio seno, appoggiati,
Soffri, non ti prostrar:
Te pura il ciel benefico
Non deve abbandonar!

DON ALFONSO

(fra sè, ora guardando Gennarello, ora Carmela)

Quali strane e rie parole
Dal suo labbro uscir sento io!
E può mai, cotanto , o Dio,
Esser perfida e crudel?!
Se ella è rea, si oscuri il sole,
Piangan gli angioli nel ciel!

Le donne

(guardando Carmela)

Quali strane e rie parole!
L'infelice par di gel:
Ha il color de le viole
Appassite su lo stel!
Se ella è rea, si oscuri il sole,
Piangan gli angeli nel ciel!

Gli uomini

(contro Gemmarello)

Certo è un pazzo delirante,
Un sicario, che fa orror,
Questo sozzo mendicante,
Che or favellaci d'amor,
Non dee vivere un istante
Questo truce malfattor.

Coro generale

Sia legato,
Trascinato,
Per le rupi e per le selve,
Dato in pasto sia a le belve.

DON ALFONSO

(reprimendo ancora il furore popolare)

Nessuno lo tocchi!

(volgendosi a Gennarello)

Mi hai detto tu il ver,
O pure hai mentito?... rispondi, o stranier.

GENNARELLO

(gettando a terra il cappello e il manto, ed apparendo splendido nel suo costume di brigante)

Mai non mente il labbro mio;
Guarda, o Duca, chi sono io!...

(Carmela e Donna Olimpia si tengono strette, con gli occhi alla terra, per non incontrarsi in quelli di Gennarello)

Il popolo

(guardandolo con grande stupore)

Gennarello!.. il bandito!... assassin!
Morte! morte!

GENNARELLO

(sfidando nel suo cieco dolore l'ira popolare)

Squarciatemi il seno,
Turba schiava sì barbara e fella;
Del mio sangue macchiate il terreno,
Per la sposa ciò dolce sarà!
Calpestando il mio corpo, più bella
Ai tripudii d'amore ne andrà!

(col pugnale in mano, attende minaccioso che la folla lo investa.
Il Duca estrae la spada per colpirlo)

FRATE CONO

(in lontananza)

Largo, mi manda Iddio.

Tutti

(con sorpresa e meraviglia)

Qual voce?!...

CARMELA

(con ansia)

E' lui!

DONNA OLIMPIA e CARMELA

(con animo sollevato)

Frate Cono!!

Il popolo

(con sincera devozione, facendogli largo)

Il santo uomo!

DON ALFONSO

(fra sè, con rincrescimento).

A che ne viene
Dagli antri suoi?
 

SCENA ULTIMA
 
 

FRATE CONO e detti

FRATE CONO

(solenne, a Don Alfoso)

Duca, ti frena; il sangue
D'un infelice non versar!... Tu, giusto
E leal cavalier,
Devi sentir pietà
D'una tremenda e gran fatalità!

Coro

(con meraviglia e stupore)

Quale nuovo mister?!

Il frate parla di pietà... perchè?!..

FRATE CONO

(avviciandosi a Gennarello stupito)

Da molti dì cercando io vo di te,
Per valli e monti, e non mi seppe alcun
Dir dove fossi ascoso! - A te m'invia

(additandogli Carmela)

L'altra infelice che tremante sta!

(consegnandogli una lettera)

Leggi: è suo questo foglio!

(Gennarello legge avidamente, dando segni di stupore:
quando ha finito mostrasi profondamente accasciato)

Al fato iniquo
Rassegnati, o figliuol, e lungi va!

DON ALFONSO

(con indignazione, credendosi quasi schernito)

Frate!

FRATE CONO

(solenne ed ispirato)

Lo vuole il ciel!

GENNARELLO

(prima, quasi istintivamente, avvicinandosi a Carmela, e poi a Donna Olimpia, mostrandole il foglio spiegato)

Donna, è ver quanto hai svelato?

DONNA OLIMPIA

(con uno sforzo supremo)

Sì!!

GENNARELLO

(con le mani nei capelli)

Gran Dio! quell'empio fato!
Qual mistero!... quale orror!

Dove fuggo?... ove mi ascondo?
Ah! nessun mi uccide ancor?...

(con disperazione)

Apriti, o terra, inghiottimi!!

(stringendo il pugnale)

Ferro riparator!.. squarciami il cor!

(se lo immerge nel petto: gridi d'orror in tutta la scena.
Gennarello cade nelle braccia di frate Cono, e morente porge al Duca la lettera)

Voci

Qual mistero!... orrore! orror!

GENNARELLO

Duca, quel casto fiore,
Chinato innanzi a te,
E' degno del tuo amore,
Degno de la tua fè!
Tu d'ogni gioia infiora
Il grande suo martir,
Nè fia che di quest'ora
Vi attristi il sovvenir!

(Il Duca legge la lettera avidamente:
Gennarello mostrandosi assorto in una celeste visione evanescente)

Dolce ideal - sogno d'amor,
Che le ali d'or - dispieghi al ciel;
Tu, come il fior, - spento dal gel,
Dolce ideal, - mi lasci il cor!
Per te, soffrir - del mio destin
Potei il furor! - Te vo' seguir
Nel tuo cammin, - fra gli astri d'or:
Dolce ideal, - bello è morir!

(cade al suolo:
Frate Cono gli s'inginocchia vicino)

FRATE CONO e Coro generale

L'alma accogli in ciel, Signor!

(Quadro)
 
 
 
 

FINE

NOTE

* Questi versi, tali e quali, si cantano, ancora, dal popolo nella chiesetta di Briatico in Calabria.
** Esclamazione calabrese popolare.
*** E' bene avvertire che, in tutta questa scena, Donna Olimpia non odia Gennarello, ma finge; cercando così di poter distruggere l'amore di Carmela per lui.
 
 
 
 

 

GAETANO CIPOLLINI  di  Salvatore Libertino
INDICE:
|  Biografia e Opere   | Gennarello  |  Il Piccolo Haydn  | Simeta 
Ninon de Lenclos  |  Antonio Cipollini Alla Luna  |
Tropea ricorda il 150° Anniversario della nascita 
Il Gennarello dei Fratelli Cipollini di Sonia Teramo  |
Kana Otsubo in Concert  |



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