SIMETA
 

DRAMMA LIRICO
IN UN CINQUE QUADRI
 

di ANTONIO CIPOLLINI
 

MUSICA
di GAETANO CIPOLLINI
 

1887
 
 
 
 
 



 

PERSONAGGI

DELFI MINDIO
CALCANTE, gran Sacerdote di Elios
NICIA, fratello di lui
TIONICO, uno del popolo siracusano
SIMETA, giovinetta siracusana
TESTILE, amica e confidente di lei
EUNICA, ninfa

CORI
Sacerdoti e Sacerdotesse di Elios
Pastori e Pastorelle, Contadini e Contadinelle
Cacciatori
Ninfe del mare e dei boschi
Canefore, Amorini, Flautine, Citariste, Naiadi
Giovinetti e Donzellette della nobiltà siracusana
Demoni, Spiritelli, Furie infernali, ecc.
Custodi dei giardini incantati di Simeta
Popolo siracusano

Comparse
Guardie e moltitudini siracusane

Ballabili
di Naiadi, Ninfe e Giovinetti

Scena
le vicinanze di Siracusa

Epoca
300 anni avanti Cristo



 

QUADRO PRIMO

Un verde prato con dolci rialzamenti di terreno, che a grado a grado vanno congiungendosi con altri monti, le cui cime si perdono in un cielo puro, indorato dai raggi del Sole, che, a guisa d'immenso globo incandescente, s'immerge a poco a poco nelle acque ranciate del mare lontano. A sinistra il pronaos del tempio d'Elios, con l'ara fumante: a destra i sacri boschetti.

SCENA PRIMA

Calcante, Sacerdoti e Sacerdotesse, Ninfe, Canefore e Amorini,
Più tardi Nicia, Pastori, Pastorelle, Contadini e Contadinelle

Dai sacri boschetti procedono, in file distinte, Calcante, i Sacerdoti, le Sacerdotesse, le Ninfe, le Conefore e gli Amorini: si schierano intorno alle colonne del pronaos ed all'ara del Nume, e, protendendo le mani supplichevoli, salutano e pregano il Sole morente.

CORO

O mesto Sol - che affidi al mar
il carro d'or - noi ti preghiam:
non ci lasciar - lo spettro e il duol
benigno ancor - sorgi diman
sul nostro suol - nel carro d'or,
o mesto Sol - noi ti preghiam!

SACERDOTESSE, NINFE, CONEFORE ed AMORINI
(spargendo fiori sull'ara e per terra)

In grembo al mar - posi tra i fior,
o vago Sol - tra perle il piè:
su l'annottar - i sogni d'or
danzino a stuol - d'intorno a te:
a sfolgorar - sorgi diman
sul nostro suol - noi ti preghiam!

(dalle valli e dai sentieruoli cominciano a spuntar Pastori, Pastorelle, Contadini e Contadinelle
con gli arnesi di lavoro, e genuflessi adorano il Sole, ed assistono da lungi al sacro rito)

CORO GENERALE

Al tuo apparir - inni d'onor
la terra ancor - t'innalzerà:
de lo zaffir - dolce il color
le vie del ciel - ti allegrerà:
divino odor - sul verde stel
soave il fior - ti effonderà!

(il Sole sta per immergersi nelle onde: tutti pregano sommessamente, genuflessi,
producendo un mormorio misterioso. Il Sole è scomparso: i sacro vasi di bronzo suonano a distesa
nell'interno del tempio: i Sacerdoti, le Sacerdotesse, le Ninfe, le Canefore, gli Amorini
vi entrano per due porte distinte. - Dalle valli e dai sentieruoli, i Pastori, le Pastorelle,
i Contadini e le Contadinelle, preceduti da Nicia, si avanzano)
 
 

NICIA

(alla moltitudine)
Ora andiamo: il riposo vi attende
e la pace del cheto abituro:
come il Sole novello risplende,
torneranno più forti al lavor.

CORO
Ora andiamo: il riposo ci attende
e la pace del cheto abituro.....
Andiam.

NICIA
(fra sè)

Qui torno sncors,
finchè la maliarda rivedrò:
frenare il core mio
da le pene di amor più non posso io!

CORO

Andiamo: al mar che dorme
lieti  volgiamo il passo:
son vhiusi in mezzo al sasso
gli avili del pastor.

CONTADINI e PASTORI

Sedute su le foglie,
guardando le montagne,
ci attendon le compagne
fide del nostro cor.

CORO GENERALE

Andiam: mormoran le onde
i canti de l'amor:
sovra le bianche sponde
noi spargeremo i fior.

(vanno via. Simeta, come un fantasma, discende dalla montagna, donde cominciano a spuntare le corna argentee della Luna, che d'un raggio pallido le rischiara il viso mesto e pensoso)


SCENA SECONDA

Simeta e Coro di Ninfe e Pastori
 

SIMETA


 

Egli non torna più! Fra queste piante,
su queste balze l'ho cercato invano!
Sovente al mio pensier brillò dinante,
e a l'ombra vana allor tesi la mano
talora a nome lo chiamai tremante,
ma l'eco mi rispose da lontano!

Coro Interno

NINFE

Di bei serti inghirlandate,
noi viviamo in riva al mar.

PASTORI

Con le Ninfe innamorate
noi vogliamo carolar.

NINFE e PASTORI
(intreccianti la danza, attraversando in fondo la scena)

Calmo è il mare: amica e pura
già la Luna solca il ciel:
dorme cheta la natura
sotto il candido suo vel.

SIMETA
(triste, girando intorno lo sguardo)

La diva notte e il suo stellato ammanto
danno pace ad ogni altra creatura:
sola! sola, nel pianto,
o Delfi, mi abbandoni?!...io ne ho paura!

CORO
(dileguando gradatamente dalla scena)

Su la riva, in mezzo ai fiori,
intrecciamo agile il piè:
fra le Ninfe ed i Pastori
son tenaci amore e fè.

SIMETA
(con accento profondamente appassionato)

O tu, che sei lontano,
vieni al tranquillo raggio de la Luna,
in questo verde piano!
E' qui la tua Simeta,
qui ti attende con l'anima affannata:
sol tu puoi farla lieta!
Più non sostiene il core
la lontananza acerba, e senza alcuna
speme languisce e muore!
Rendetemi il mio amore,
o Giove, o Numi, o Venere beata,
pietà del mio dolore!

(cade in ginocchio sui gradini del pronaos - Nicia entra e la spia impaziente - Come ella sorge e muove per andarsene, egli rispettoso e quasi tremante le si fa incontro)


SCENA TERZA

Nicia e Simeta

NICIA

Giovinetta gentil!

SIMETA
(con sorpresa)
Signor!

NICIA

Benigna
ascoltami un istante!

SIMETA
(fra sè, riconoscendolo)

Che sia nunzio di pace, egli, l'amico
del mio spietato amante?

NICIA
(commosso)

Sto per lasciar la terra, ove son nato,
e la mia vecchia madre: il nuovo Sole,
fra queste antiche piante, in mezzo al riso
degli amici sentieri,
forse, più non vedrò!

SIMETA
(con meraviglia, fra sè)

Le sue parole
non intendo!

NICIA
La Dea, nata da le onde,
col dardo suo crudele
ferimmi il seno e mi recò gran danno:
Simeta.

ed io più a lungo sopportar non posso
questo mortale affanno!
Ninfa, a te solo è dato
cangiar l'empio mio fato!

SIMETA

Infelice, ma come
del tuo destino l'arbitra sono io?

NICIA
(quasi animato da un raggio di speranza)

Se tu, Ninfa celeste,
mi guardi in viso, dove il cor favella
ammaliato, con un detto solo
che sia di speme, puoi frenar l'ardore
che mi brucia le vene;
puoi rendere men truce il mio dolore,
puoi liberarmi da cotante pene!

(Simeta, immersa nei suoi pensieri, muove per andarsene;
egli, ardito, le chiude il passo, costringendola e fermarvisi)

SIMETA
(con nobile disdegno)

E ben, che vuoi da me?

NICIA
Un dì, fra queste piante, ho timirato,
come un fiore gentile, il tuo sorriso;
da lungi, per la via, ti ho seguitato,
e, a poco a poco, a te volgevo il viso.
Per te si strugge da quel giorbo il core,
e sola tu puoi vincer la magia;
ah! dimmi, dimmi, o desiato amore,
dimmi che mi ami e sarai sempre mia!

SIMETA
(con calma decorosa)

Un cor per amare
la terra ne ha dato,
il mio l'ha piagato
il Mindio crudel!
Giurava di amarmi,
dicea che più forte,
per sin de la morte,
regnava il suo amor;
ma, un giorno, lontano
l'ho visto partire,
l'ho visto sparire,
nè più ritornò!!

NICIA
(con ostinazione)

Dimentica il passato: a chi ti adora
affidati, o gentil: se ei non tornò,
io di amorose arcane gioie ognora
 il sen t'inonderò!

SIMETA
(quasi riconoscente dell'affetto, che inconsapevole, gli ha ispirato)

Un'altra fanciulla, dal vergin sorriso,
può darti l'ebbrezze divine d'amor:
con lei, prego i Numi, tu possa diviso
trascorrer felice che gli anni il bel fior!
(allontanandosi, fra sè)
Afflitta, perduta,
tradita sono io!
al vivere mio
la speme mancò!!

NICIA
(con passione)

Deh, per pietà! non lacerarmi il core
col tuo rifiuto!...se mi sprezzi ancora,
ne morrò di dolor!...
Ti amo, Simeta!! a me rivolgi il riso
de le speranze mie lusingator!!
non mi lasciar!!

(inseguendola furente)

non mi sfuggire!

(accecato dal delirio, stringendola forte nelle sue braccia)

Amor!!
 

SIMETA
(traendo improvvisamente il pugnale nascosto nel peplo, e svincolandosi da quell'amplesso)

Va, maledetto, scostati!!
oh che io ti squarcio il cor!!

(con tranquillo incesso di dea, Simeta si allontana dalla scena.
Nicia la segue con lo sguardo travolto, pieno di minacce)
 

NICIA
(sentendo a poco a poco destarsi in fondo a l'anima la disperazione, l'odio e il rimorso)

- Crudele Amor, che dentro le foreste
nudrito da le belve, mi ardi e struggi,
ed in petto mi ruggi,
godi che vinto io son, nè sopportare
posso la vita afflitta!!
- Per te, Nume impietrito,
tutto, per te, spezzai: l'alma, la fede,
de la vergine Testile gli affanni:
per te, Delfi ho tradito!!
- Da l'Erinni mi sento trascinare
a la vendetta ria:
ma la spietata Arpia,
da l'Averno protetta, io vo' che bruci
sul rogo, come il cor che mi ha infiammato!
- Sovra l'ara di Giove i filtri orrendi
periscano e la maga!
Sarà la mia vendetta
truce, sarà tremenda!!

(esacerbato corre al pronaos del tempio, e tre volte batte alla porta di mezzo:
i tocchi risuonano nell'interno: la porta si spalanca ed egli veloce sparisce)


QUADRO SECONDO

La sacra sorgente di Anàpo, che serpeggia, ora spumante, ora tranquilla, in mezzo al cerchio delle colline verdi,
sulle cui cime sorgono i tempietti dedicati alle divinità fluviali.
- Tra gli alberi, chiusa dai rami intrecciantisi, è la casetta di Delfi, di gentile e delicata architettura. -
L'alba imperla l'oriente e sulle acque cristalline di Anàpo riflette i rosei albori.
 

SCENA PRIMA

Le Naiadi e Delfi

 Delfi è addormentato sulla soglia della sua casetta.
Dalle onde flessuose della sacra sorgente le Naiadi sorgono a gruppi e, intorno a Delfi, intrecciano la danza.
Temendo di essere sorprese da occhio profano, talora, al fruscio delle foglie,
mosse dal zeffiro, tendono dubbiose l'orecchio. - Le Ninfe boscherecce,
sparse sui prati, nascoste tra i sassi ed i cespugli, mezzo ancora addormentate,
sommessamente cantano:
 

CORO INTERNO
Rose vermiglie spuntano nel cielo,
e l'aurora si affaccia in oriente:
olezzano i fioretti su lo stelo,
e Venere risplende sorridente:
rose vermiglie spuntano nel cielo!

Le Naiadi più sicure danzano ed ornano di fiori e di serti la casetta di Delfi. - Si ode
lontano il canto dei Cacciatori, erranti nelle valli:

CORO INTERNO
Come è bello vagare in mezzo ai monti
col turcasso a le spalle e in mano l'arco!
Fra queste valli ombrose e i sacri fonti,
Ninfe e cinghiali attendiamo al varco:
come è bello vagare in mezzo ai monti!

Le Naiadi si abbandonano a danza vorticosa: ma Delfi comincia a dare segni di destarsi,
ed esse veloci si tuffano nella sorgente, sollevandone le acque,
che ricadono a guisa di perle e di brillanti.
 

DELFI

(girando intorno lo sguardo pensoso e malinconico)

O fonte sacra in verde solitudine,
quanta dolcezza mi ridesti in seno!
In questo asilo ameno,
ove piange soave l'usignuolo,
voglio starmene solo:
forse fia che per poco
mi doni pace il solitario loco,
<<questo nido di quiete e di bei fior!>>

(mirando la sacra sorgente)

Ah! del mio seno infranto
le Ninfe certo ascolteranno il pianto,
e parte prenderanno al mio dolor!

(in atto di chi si abbandoni alle sue ricordanze)

Da quella sera che ti dissi: addio!
e la tua fronte pallido baciai,
non ha più pace questo core mio,
e sono afflitto da infiniti guai!
Da quella sera assai più vivo il foco
per te, fanciulla, mi consuma il core,
e per i monti, il piano, in ogni loco,
sempre ti chiamo, o mio divino amore!
O mia Simeta, torna a le gioie,
torna a le febbri del nostro ardor:
qual Ninfa eterea,
qual raggio d'or - de l'almo Sol,
vieni, m'inebria,
struggi il mio duol - col tuo splendor!

(si allontana, sperdendosi tra gli alberi. - Scende dai monti un primo gruppo di Cacciatori)
 

SCENA SECONDA

Coro di Cacciatori: più tardi un secondo gruppo di Cacciatori, indi Delfi.

CORO

Corre la vita, come un torrente,
i sogni dolci, l'età fiorente
volano ognor,
ma restan sempre Bacco ed Amore,
gaudio supremo, vivo fulgore
del cacciator!
Le fiere, i monti, le Ninfe belle,
le albe, i tramonti, le vaghe stelle
di fulgid'or,
ne la sfrenata danza del mondo,
son pace, vita, gaudio giocondo
del cacciator!

(giunge il secondo gruppo di giovinetti Cacciatori, che col primo divide
gli entusiasmi per la vita dei campi: Delfi s'avanza)

DELFI
(stringendo la mano ai più vicini)

Diletti amici miei!

CORO
Salve, o fra tutti
di Siracusa i giovani il più forte!

DELFI
(come assalito da un pensiero doloroso)

E il più infelice!

CORO
(con grande sorpresa)

Come!... vincitore
d'Olimpia torni coronato e parli
tu d'infelicità?

DELFI

La gloria è nulla,
o cari amici miei, senza l'amor!
La gloria è nulla,
se la tua Ninfa ad altri ha dato il cor!

CORO

Oh che favelli mai!...la tua fanciulla,
dal giorno che partisti, erra soletta,
chiamando il nome tuo, fra queste valli!

DELFI
(fra sè, con stupor)

Come!...Nicia mi scrisse in Olimpia...
mi tradiva?!...possibil non è!

(rivolgendosi al Coro)

Cari amici, tentate voi invano
far rinascer la morta mia fè!
Se potessi in seno ancora
tale speme accarezzar,
pari al Dio che il cielo indora,
mi vedreste sfolgorar!

(cercando il Coro con segni delle mani assicurarlo della verità di quanto gli ha detto)

No, non è vero!...mi lusingate!
me più non ama!... voi m'ingannate!
D'un amante fortunato
erra forse in compagnia,
ma la fede, ingrata, oblia,
che, piangendo, mi giurò!

CORO
(fra sè, commosso)

Come è triste! il pallor si diffonde
su quel volto soave e gentile:
un mistero qui certo si asconde,
cui dovrem, per salvarlo, scovrir!

(giunge Tèstile ansante)



 

SCENA TERZA

Delfi, Tèstile e Coro
 

TESTILE

Delfi!

DELFI

Tèstile, sei tu!

TESTILE

Propizio un Nume
a te, Delfi, m'invia.

DELFI
(con ansia)

Quali nuove a me rechi, o Ninfa bella?

TESTILE

Un inganno crudele
a l'onor tuo si ordia!

DELFI

Che dici mai?!

CORO

Favella!

TESTILE

Amai con tutto l'impeto
del giovanile ardor,
un tal che mesto e pallido
venne e mi chiese amor!
Ebbra gli diedi l'anima,
la vita mia, l'onor:
ei mi abbandona, misera,
in preda al disonor!

DELFI
(fremente d'indignazione)

Dimmi: chi è mai quel perfido?
parla...

TESTILE
(con fine ironia)

L'amico tuo,
Nicia, che i Numi e Venere
già maledice e il fato;
che delirante, acceso
di amore forsennato
per la Ninfa gentil, cui tanto adori,
me derelitta abomina,
a te scrisse in Olimpia che Simeta
per altri sente gli affannosi ardori!

DELFI
(come trasognato)

Che dici?...possibile?!

CORO

Ah vile seduttor!!
Ecco squarciato il velo:
or non vi ha più mistero!

DELFI
(quasi incredulo ancora)

Nicia...traditor...?!

TESTILE

E ne le stanze misera,
sui monti e per il piano,
plora Simeta e struggesi,
Delfi chiamando invano!

DELFI

Oh ciel! sento rinascere
nel cor la dolce speme:
de l'adorata vergine
vo a spegnere il dolor!

TESTILE e  CORO

Deh torna, Delfi, affrettati,
pon' fine a le tue pena:
va, col poter di Venere
punisci il traditor!

DELFI

Vo' col poter di Venere
punire il traditor!

(Delfi e Testile vanno via, a sinistra: a destra il Coro)



 
 

QUADRO SECONDO

I giardini incantati di Simeta: in fondo il mare e Siracusa.
A sinistra un balzo fiorito, che conduce alle stanze di Simeta:
a destra un gran cancello che mena alla città, con due grosse colonne.
E' sera, ed il pallido chiarore della Luna rende mite l'incanto della scena.
 
 

SCENA PRIMA

Alcune Ninfe intessono corone di rose, sedute intorno alle aiuole: altre mollemente passeggiano per i verdi sentieruoli, adorni delle statue di Venere e delle deità campestri: altre Ninfe, accanto alle grotte d'oro e di argento, si abbandonano a dolcissima pigrizia: altre, in fondo alla scena, perdute tra gli alberi, intrecciano la danza, al suono delle Flautine e delle Citariste: gli Amorini, come farfalle svolazzanti, si aggirano da per tutto: più tardi Simeta.
 

CORO

O vaghi colli, verdi rami, o fiori,
inargentati da la bianca Luna,
fate festa con noi, di mille odori
il balsamo spandete a l'aura bruna.
Simeta.
Ride la primavera e l'usignuolo
versa d'intorno le amorose note:
Venere bella ovunque spiega il volo,
e dei dardi d'amor le alme percuote.

(Simeta discende dal balzo fiorito, portando in mano la lira d'oro:
le Ninfe la salutano festanti, agitando ciascuna la corona di fiori)

CORO GENERALE

Salve! salve! Simeta,
vieni, ti attende l'incanto di amor!

(tutte si aggruppano intorno a lei: ella consegna ad un Amorino la lira)

CORO

Sei giunta, desiata
regina de la festa!
la Luna innamorata
ti mira in mezzo al ciel!

(Eunìca le fa dono d'una corona di fiori)

SIMETA

Grazie di cuor vi rendo,
mie vaghe donzellette:
intrecciate le danze e le carole
sovra le molli erbette.

CORO
(deponendosi sul capo il serto di fiori)

Danziam: da queste soglie
sia lungi il duolo ognor:
in mezzo a noi risplende al par d'un Nume,
di Simeta il sorriso incantator!
 

SIMETA
(con dolce mestizia)

Danzate: i giorni rapidi
spiegano le ali al vol!
la giovinezza si dilegua celere,
come la neve al sol!

CORO

Danziamo: i giorni rapidi
spiegano le ali al vol:
la giovinezza si dilegua celere,
come la neve al sol!
Danziam: le stelle fulgide
piovon la luce d'or:
danziam: le rose pallide
favellano d'amor!

(Simeta, col gomito poggiato alla prima colonna del cancello,
guarda immobile e pensosa il mare lontano,
tenendo il serto di fiori nella sinistra abbandonata - Le Ninfe danzano)

CORO GENERALE

O vaghi colli, verdi rami, o fiori,
inaargentati da la bianca Luna,
fate festa con noi, di mille odori
il balsamo spandete a l'aura bruna

SIMETA
(quasi destandosi da un sogno sinistro)

Egli non torna più!!

LE NINFE
(facendosi a lei amorosamente vicine)

Ma perchè stai così
perchè non prendi parte de la danza?
Splende la Luna come fosse il dì:
via, Simeta, ti  avanza.

SIMETA
(reprimendo a fatica l'angoscia)

Quando l'anima è mesta,
non si può stare in festa!

LE NINFE

E qual dolor - può turbare il tuo cor?
tutto d'intorno a te, bella, sorride!

SIMETA
(gettando a terra la corona di fiori)

Più infelice di me, Ninfa più oppressa
da cocente malor,
certo la terra, o Ninfe mie, non vide!!

(tutte le si stringono intorno, guardandola con meraviglia)

Delfi Mindio, che adoro,
l'unica gioia de la vita mia,
son più Lune e non viene, ed io ne moro,
moro di gelosia!
Ornato, redimito,
d'Olimpia vincitore egli tornò,
ma il piede in questo lito
ancor non pose, ed io trovar nol so!
Un dubbio atroce l'anima
strugge, mi strazia il cor:
mi han detto l'altro giorno,
che ei si consuma di novello ardor,
ne le mie stanze non farà ritorno,
e disprezza il mio amor!
Se egli è ver, per me la vita
è un eterno martir,
a la povera tradita
resta solo morir!

CORO

E tu, stella del giorno,
soffri cotanto scorno?

SIMETA
(dubbiosa)

E ben?..

CORO

Con la magia
lega l'anima ria!
Se davvero egli è dimentico,
infedele a tanta fè,
con i filtri e l'arte magica
o perisca o torni a te.

SIMETA
(con accento risoluto)

Di vendetta avvampar mi sento il cor!
Sì, cogliete le foglie de l'alloro,
e preparate la mia tazza e il foco:
non si perda un istante:
io voglio incatenar con la magìa
il mio crudele amante!

(Eunìca ed alcune Ninfe si allontanano per eseguirne gli ordini:
altre colgono ramoscelli di alloro)

E, se non fa ritorno,
gli darò tal martoro,
sì che non trovi mai pace, nè loco!

In mezzo alla scena sorge un gran fuoco infernale. Eunìca e le Ninfe, portando rami di alloro e coppe d'oro e di argento, con dentro forfora ed incenso, si presentano a Simeta, che offre sacrifici alle divinità infernali. Le altre Ninfe le si schierano a destra ed a manca. - La Luna a poco a poco si oscura, e si estingue lo splendore dell'incanto: tetra notte avvolge il giardino, e guizzi di luce sinistra spesso ne squarciano l'oscurità.

LE NINFE
(con religioso terrore, guardando il fuoco crepitante)

Ardon le foglie del sacro alloro,
che a l'infedele daran martoro!
Nel fuoco crepita l'incenso forte,
Ecco: la Luna si è fatta scura:
treman le foglie de la paura:
sibila il vento: si agita il mar:
sento di Averno l'antro mugghiar!

SIMETA
(terribile in viso, dominante la scena)

O Ecate infernal, che fai spavento,
quando calpesti il sangua de le tombe,
vieni, ed un sol momento
deh tu non mi lasciar!
- Sorgente dagli abissi, o schiere brune,
cinte di tetro orror,
Furie, sorgente ancor,
Stige tremendo, sotterraneo Giove,
O Colpe, o Pene, o Caos,
demoni, a che tardar?
<<truci ministri de l'Averno e Re>>,
venite intorno a me!!

(il vento sbatte furioso gli alberi, ed il mare ampiamente risuona. - Dal fuoco infernale si elevano tortuose le fiamme. - Simeta e le Ninfe si avvolgono in bruni veli, e tendono l'orecchio ai boati della terra)
 

DEMONI SOTTERRANEI

Su, corri, salta,
è buio pesto;
la maga chiamaci - col tosco e il fiel:
corri, ti affretta,
salta, su, lesto,
nel cuor degli uomini - portiamo il gel!

(sorgono di mezzo alle fiamme Demoni, Spiritelli e Furie infernali, che vorticosamente circuiscono il fuoco e Simeta, a cui fanno un inchino, riverenti.)


SCENA SECONDA

Simeta, Ninfe e Demoni

LE NINFE
(fra sè, mirando i Demoni, comprese di alto e religioso spavento)

Oh quale strana,
dira coorte!
hanno negli ochhi
fuoco e cruor;
le chiome d'angui
letali attorte,
cosperso il viso
d'atro squallor!

DEMONI
(a Simeta)

Noi siam da gli abissi profondi
al tuo cenno venuti, o regina;
di sangue, di sanie bruttati ed immondi,
portiamo la morte nel viso e il terrot!
Portiam vive fiamme tortuose
de l'Averno da l'arsa fucina,
portiam vive fiamme scottanti amorose,
che struggano l'anima d'un traditor!

SIMETA
(imperiosa)

D'amore furente
trafitto è il mio core,
adoro demente
un vil seduttore:
prendete quel filtro,
a lui sia portato,
e presto al mio fianco
da voi sia guidato:
ma se egli mi sfugge
per nuovo gioir,
di questi veleni
allor dee morir!!

DEMONI

Nè pure Giove con saette e fulmini
il traditor difendere potrà:
tremar l'Olimpo, impallidire il Sole,
pur c'egli pera, il rio velen farà!!

(Le Ninfe, sgombre l'animo d'ogni timore, si uniscono ai Demoni
e con essi staccano dal fuoco infernale faci e tizzi ardenti)

SIMETA
(d'ogni indugio impaziente)

Figli d'Averno, tutti agili e presti,
morte spirando e orror,
correte l'uscio ad inquinar di tosco
de l'empio seduttor.

DEMONI E NINFE

Figli d'Averno, tutti agili e presti,
morte spirando e orror,
corriamo l'uscio ad inquinar di tosco
de l'empio seduttor!

ALCUNI DEMONI
(porgendosi filtri e veleni)

Prendi!

ALTRI DEMONI
(porgendo faci e filtri alle Ninfe)

Prendi!
 

LE NINFE

La face rischiari
il buiore del monte!

SIMETA
(contorcendosi nell'impazienza)
 

Correte!

DEMONI

Corriam tutti!

SIMETA

Già l'ora si appressa!

NINFE e DEMONI

Tutti a l'uscio del tuo seduttor!

(agitando le faci)

Nè pure Giove con saette e fulmini
il traditor difendere potrà:
tremar l'Olimpo, impallidire il Sole,
pur c'egli pera, il rio velen farà!

(Demoni e Ninfe vanno via, in lunghe file tortuose)

SIMETA
(cercando seguirli, ma arrestandosi per improvviso malore)

Non reggo più!... su gli occhi un vel
discende!...io manco! mi aiuta, o ciel!

(cade esanime ai piedi della statua di Venere)


SCENA TERZA

Già il buio d'inferno comincia man mano a diradarsi: nel giardino ritorna la calma e splende novellamente la Luna e l'incantesimo. - Dal cancello entrano Delfi e Testile.

Delfi, Testile, Simeta e Coro interno

TESTILE
(a Delfi)

Attendi qui, fra queste piante; io corro
ne le sue stanze ad avvisarla: tosto
spero lieta condurla in questo loco,
ne le tue braccia!

(sale con premura il balzo che conduce alle stanze di Simeta)

DELFI
(mirando intorno il giardino)

Mi balza il cor!
fra poco ella sarà ne le mie braccia!
Amiche piante, che soavi immagini,
che ricordi evocate?!
voi, sussurrando, del mio amor vedeste
un dì le ore beate:
or fo tremante a te la mia preghiera,
Venere bella!

(si dirige verso la statua della Dea)

CORO INTERNO

Or che torna in ciel la Luna,
sian le danze rintrecciate
su le rive inargentate
de la tremola laguna.
Lungi il velo: non più ascose
sian le rose - de l'amor:
diamo ai venti le odorose
rilucenti - chiome d'or.

DELFI
(vedendo Simeta distesa per terra)

O Dei, chi mai si giace
qui derelitta al suol?!
(abbassandosi su lei e riconoscendola)
Simeta!! è viva?!
ella respira!!
SIMETA
(destandosi)
Chi mi chiama? dove
sono io?...che vuoi?..

DELFI

Simeta!!

SIMETA
(sorgendo, avvolta nel velo bruno)

Chi sei?...sei tu fantasima,
venuto da l'Averno?
 

DELFI

Io son quel desso, guardami,
che amor ti nutro eterno!

SIMETA
(fissandolo e con ironia)

Amor?! forse lo strazio
vieni a mirar spietato:
vieni la vista a pascere
nel misero mio stato.

DELFI
(in atto supplichevole ed amoroso)

Perchè ferirmi l'anima
di nuovo e rio dolor?
traditi fummo, credimi,
da un vile seduttor.

SIMETA
(incredula, e con ironia)

Un seduttore?! e non ti trasse Venere
in altre stanze l'anima leggiera?!
Tu mi tradisti!

DELFI

Deh mi ascolta!

SIMETA

Perfido,
tu sprezzasti il mio amor!

DELFI

Mi ascolta!

SIMETA

L'anima
tu mi colmasti di mortale affanno!

DELFI

Deh! per gli Dei, per Venere,
pei Numi tutti, ascolta!

Là, ne l'agon di Olimpia
io riportavo alfin
de la vittotia il premio,
cinto di alloro il crin:
mi salutava il popolo
superbo vincitor,
salia festante il plauso,
il grido de l'onor,
e il mio pensiero celere,
bella, volava a te,
sperando ancor più splendide
gioie ne la tua fè!

SIMETA
(con premura)

Chè non tornasti subito
a l'amor mio fedel?

DELFI

Un nunzio, cui credei verace ognor,
triste novella mi recò!

SIMETA
(con sorpresa)

Qual nuova?

DELFI
Del tuo tradito amor!

(Simeta resta attonita: Delfi la contempla commosso)

Ed io, sprezzando il Sole,
fuggii ne le foreste,
e sconsolati e mesti
trassi, piangendo i di:
chiedevo ai monti, agli alberi
colei che mi tradì!

SIMETA
(con sublime slancio, liberandosi del velo e gittandogli al collo le braccia, delirante d'amore)

Vieni: posati sovra il cor mio!
di quest'anima vita sei tu!

DELFI
(vagheggiandola serenemente, stretta nelle sue braccia)

Se tua vita, o Simeta, sono io,
tu la Diva, che adoro di più!

SIMETA
(estasiata abbassandosi)

Qui, sul tuo cor!
 

DELFI

Divino Amor!

(dopo breve contemplazione delle anime, presi per mano si
aggirano per gli ombrosi viali)

a 2

Come colombe, vivremo insieme,
su l'ara a Venere spargendo fior:
ci farà lieti sempre la speme
del nostro fido, crescente amor!
La pace soave
che spira nel ciel,
io sento al tuo fianco,
mio spirto fedel,
tutto inondarmi il sen:
felice io son, mio ben!

(siedono sul banco, vicino alla statua di Venere.
Simeta abbandona il corpo amorosamente su Delfi, che la contempla)

SIMETA
(destandosi improvvisamente)

Nessun ti strapperà!
 

SIMETA

Sempre mio!

DELFI

Sempre tuo, mia Dea!

SIMETA

Mio Dio!

a2

Quanta felicità!
Sia sereno, sia torbido il cielo,
terra e cielo si uniscano al mar,
nel dolor teco unita son io,
ne la gioia vo' teco esultar!

VOCI INTERNE

Dov'è la maga?!... morte a la maga!
la maliarda...morte!!... dov'è?!

DELFI
(staccatosi da Simeta, con l'orecchio inteso alle ultime
voci lontane, fra sè)

Qual mormorio lugubre?!

SIMETA
(fra sè, atterrita)

A me par che minacci
triste sventura!

DELFI
(fra sè)

Che fia mai?...

(avvicinandosi a Simeta)

Ti tremi?

SIMETA

Infausto è a me quel grido:
io mi sento agghiacciar!...

DELFI
(rassicurandola)

Quale timor!?...

SIMETA
(tenendosi stretta a Delfi)

Fieri sono i nemici, Delfi, del nostro amor!
da me non ti scostar!...

DELFI
(con amorosa sollecitudine)

Oh! scaccia dal tuo cor
ogni sospetto, ogni cagion di affanno;
qui non son'io?...sorridi e non temer!

SIMETA

Tu mi ami, o Delfi, è ver;
e l'amor tuo dilegua il mio terror:
ecco: sereno e placido,
a te d'accanto, è ritornato il cor!

DELFI
(con ebbrezza)

Parla di gioie arcane,
parlami sempre del tuo puro amor:
o vago fior de l'anima,
ogni dolore oblia, qui, sul mio cor!

Simeta,

VOCI  FEMMINILI  INTERNE

Aiuto! aiuto!...tradite siamo!!

DELFI
(con grande sorpresa)

Chi cerca aiuto?..donde quel grido?
si accorra.

(vorrebbe staccarsi da Simeta, ma ella, atterrita, riesce a trattenerlo presso di sè.
- Testile discende dal balzo, spaventata)

TESTILE
(a Simeta, ancor da lungi)

Salvati, o Simeta, fuggi!
i Sacerdoti invadono il recinto!..
gridano morte a te!
empia ti chiama il popolo!...dovunque
son le Ninfe inseguite!...<<e per le piante
traggono erranti il piè!...>> ah! fuggi, fuggi,
o Simeta, ti salva!...

DELFI e SIMETA
(come trasognati)

Un altro inganno
a noi si ordisce?!...novella trama
chi mai ci tende?!...già i Sacerdoti
son nel recinto!?...

SIMETA

(vogliono a morte
trarmi?)

DELFI

(vogliono a morte
trarti?)

a 2

strapparti dal mio cor?!

TESTILE

Fuggi!!

(giungono da diversi punti, tremanti di spavento, le Ninfe ed i Custodi del
giardino. Nicia, minaccioso, apparisce sul cancello, seguito da Guardie e Sacerdoti)
 
 



 
 

SCENA  QUARTA

Delfi, Nicia, Simeta, Testile, Ninfe, Sacerdoti, Guardie, Custodi del giardino.

NICIA
(additando Simeta ai Sacerdoti ed alle Guardie)

Ecco la maliarda!

DELFI
(avventandosi contro di lui col pugnale in mano)

Ah vile traditor!!

TESTILE
(trattenendolo rapidamente per il braccio)

Perderci tutti quanti
potrebbe il tuo furor:
salvarla, se ti domini,
saremo in tempo ancor!

DELFI, SIMETA, TESTILE, NINFE e CUSTODI
(guardando Nicia con disprezzo)

Il vile traditor!!

DELFI
(fra sè, reprimendo a fatica la disperazione)

Sento spezzarsi l'anima,
dilacerarsi il cor,
e non poter sul perfido,
su l'empio seduttor
tutto versare l'odio,
l'immenso mio furor!

NICIA
(avvicinandosi a Simeta, sottovoce)

Credevi tu che docile
l'oltraggio avrei sofferto?!
speravi tu fra i cantici
bearti de l'amor?

SIMETA
(ritraendosi inorridita)

Va, maledetto demone,
di sozze frodi esperto:
hai l'anima che attossica,
ti scosta, io sento orror!

TESTILE
(fra sè)

Frena, mio core, i palpiti,
reprimi il tuo martir,
cessino alfin le lacrime,
il pianto ed i sospir:

(a Delfi e Simeta)

vendetta atroce, orribile
dovremo noi compir.

NICIA  e  SACERDOTI

Tosto sia tratta al tempio
la truce maliarda,
d'ogni suo maleficio
senta il dovuto orror:
con lei dal mondo sperdansi
Meloch e Belfegor.

NINFE  e  CUSTODI

Cielo, chi tanto spasimo
produsse in un balen!
sui campi de l'amore
chi seminò il velen!
Venere, il tuo favore
deh non ci manchi almen!

(ad un cenno imperioso di Nicia, le Guardie si avanzano e procurano di arrestare Simeta.
Delfi minaccioso va loro incontro e riesce a strapparla dalle loro mani.
- Grande agitazione su tutta la scena)

SIMETA
(a Delfi, supplichevole, per rimuovere da lui possibili pericoli)

Deh! per pietà - reprimi il tuo dolor!
deh! ti conserva - a l'amor mio fedel:
dei nostri affanni - il Dio vendicator,
benigno ancor - ci guiderà dal ciel!

DELFI

Oh fato avverso, atroce!
oh strazio del mio cor!
no, non poter sul perfido
versare il mio furor!

NICIA
(ai Sacerdoti ed alle Guardie)

Traete al tempio - la maliarda,
che avvinghia, lacera - col filtro i cor:
traete l'empia - maga beffarda,
che il ciel contamina - col suo terror.

(le Guardie s'impossessano di Simeta, e la trascinano seco)

DELFI
(alle Ninfe ed ai Custodi)

Or tutti al sacro tempio
del Dio vendicator,
del Dio che abbatte e fulmina
ogni empio traditor.

TUTTI

Andiamo al sacro tempio
del Dio vendicator!



 
 
 

 

GAETANO CIPOLLINI  di  Salvatore Libertino
INDICE:
|  Biografia e Opere   | Gennarello  |  Il Piccolo Haydn  | Simeta 
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