Veduta di Tropea. La freccia indica il collegio dei PP. Liguorini
CHIESA E COLLEGIO DEL GESU' IN TROPEA
di P. Luigi Gravagnuolo Redentorista (1976)
PREMESSA
La presente pubblicazione è una breve storia della Chiesa e del Collegio del Gesù in occasione del III° centenario del loro compimento dopo un lungo periodo di tormentate vicende. Il nobile Carlo Scattaretica, fu il principale animatore. Dopo aver impegnato tutti i suoi beni, riuscì a raccogliere tra i suoi cittadini una ingente somma per realizzare il sogno comune: erigere un Tempio degno della sua nobile città. Nel nostro archivio abbiamo cercato la storia di questa Chiesa e Collegio, prendendo nota di episodi e personaggi che onorano altamente Tropea, nella speranza che questa monografia riesca di gradito interesse. Un augurio: possa rivivere nel cuore di tutti l'amore degli antenati verso la Chiesa del Gesù. L'AUTORE Tropea, 1° Agosto 1976
I GESUITI A TROPEA 1600 - 1767
Due nobili patrizi Tropeani, Marcello e Claudio Tavulli, nel 1599 lasciarono tutti i loro beni ai PP. Gesuiti di Napoli con la condizione di aprire un Collegio nella loro patria. L'esecuzione del testamento veniva affidata al Vescovo Mons. Tommaso Calvi, degnissimo pastore di Nicotera e Tropea, che invitò il P. Orazio Sabbatini, rettore del collegio dei Gesuiti a Catanzaro, a venire nella sua diocesi. Il P. Sabbatini fece una lusinghiera relazione al P. Generale Acquaviva. Dopo poco partì una delegazione di notabili cittadini per Napoli. Il P. Provinciale accettò e subito inviò i primi due Padri. Ospiti di una famiglia, presero la Rettoria di una piccola Chiesa, dedicata a Santa Domenica. Il bene che essi operavano diede subito buoni frutti: aumentò la frequenza dei sacramenti, l'amore alla Madonna, eressero un conservatorio per le pentite e soprattutto, nota il cronista: <<Si sbandirono principalmente gli odi, le maldicenze, benchè fussero comunissimi e radicatissimi>>. Dopo qualche anno iniziarono i lavori della Chiesa. Scelsero un luogo tra i più belli di Tropea: gettarono le fondamenta là dove una volta sorgeva la Chiesa di S. Nicola la Cattolica, che era stata Cattedrale fino a quando fu inaugurato il Duomo attuale. I benefattori aumentavano sempre di più: troviamo nel 1612 il lascito di Quinzio Buongiovanni, poi quelli di Faustina Fazzari, di Carlo Crescenti, Giuseppe Calzerano, Mons. Calvo. Sul maestoso altare maggiore collocarono un artistico quadro rappresentante la Circoncisione di N. S. Gesù Cristo, opera egregia del noto pittore Paolo De Matteis. Sugli altari laterali, nei punti più adatti, pregevoli tele. Meritano speciale menzione la grandiosa tela della Natività, opera originale e di polso del Grimaldi, una Madonna, circondata dagli Angeli con S. Giuseppe e S. Nicola, opera di Bagnato, un'artistica statua lignea di S. Anna di autore ignoto del '700. Le signore Dianora Scattaretica, D. Olimpia e D. Dianora Carbonara, D. Isabella e D. Laura Tacconi regalarono due artistiche campane di stile rinascimentale con iscrizioni latine e bassorilievi di santi nel 1661. Mentre ferveva questo centro di grande cultura e di vita cristiana, il potente ministro Tanucci decideva la soppressione del collegio e impartiva l'ordine ai Gesuiti di lasciare la città di Tropea. Come avvenne la loro partenza? Il cronista del tempo ci racconta. <<Il governatore della città nella notte del novembre 1767 bussava alla porta del collegio per intimare alla Comunità, composta di 4 Padri, un giovane maestro, 3 fratelli coadiutori, di partire per Pizzo. Tutti si fecero trovare in Chiesa con le torce accese, prostrati dinanzi al SS. Sacramento. Vecchi e giovani cedettero alla forza degli sgherri e partirono con le guide assegnate, accompagnati dal pianto della cittadinanza, che li amava sinceramente. I PP. Gesuiti dopo 167 anni di lavoro apostolico e dopo aver formato una splendida raccolta di ingegni sia tra il Clero che tra il Laicato, con il martirio nel cuore dissero addio a Tropea. Da quel momento il Collegio fu chiuso e la Chiesa fu affidata alla Congrega dei Nobili di S. Nicola dei Bianchi.
Facciata della Chiesa del Gesù in Tropea
I REDENTORISTI
Alfonso M. de Liguori, nobile avvocato napoletano, aveva lasciato il foro per rispondere alla chiamata di Dio. Il 9 novembre 1732 gettava le basi per un nuovo Istituto, dedito alle anime più abbandonate. Lui stesso iniziava un periodo di attivitù missionaria e per più di 30 anni passava di città in città annunziando il mistero della salvezza. Guardava con nostalgia i Padri che partivano per la Calabria, li accompagnava con le sue preghiere ed esultava di gioia, quando arrivavano le relazioni del bene operato dai suoi figli. Le case del suo Istituto già erano diffuse nel Regno napoletano, in quello Pontificio, fino al nord della Europa, specialmente per merito di un Padre santo: Clemente Hofbauer. Forse il Santo sognava di vedere stabilita la congregazione in Calabria, ma questo avvenne due anni dopo la sua morte. Nell'anno 1789 il re Ferdinando IV di Borbone, per venire incontro ai bisogni spirituali dei suoi sudditi, decise la fondazione di quattro case religiose in Calabria: Catanzaro, Stilo, Tropea e Reggio C. Ne affidò l'incarico ai PP Redentoristi, comunemente noti nel meridione con il nome di Liguorini. Il 4 aprile 1790 arrivarono i primi 4 Padri: Buonopane, Pappacena, De Paola, Mascia. Tutti avevano conosciuto S. Alfonso, tutti erano ripieni dello stesso spirito di sacrificio e zelo, tutti avevano desiderato questa terra calabra! L'8 giugno 1793 arrivavano altri 10 Padri. La casa di Tropea diveniva un cenacolo di Missionari per annunziare dovunque il Cristo Signore. Dopo tanti anni è bello leggere un documento interessante: <<Attesto io qui sottoscritto Regio Governatore di questa Città di Tropea, avendo fatto prendere una straordinaria informazione da persone probe sopra la condotta tenuta fin da principio dello stabilimento fatto in questa medesima Città, per ordine sovrano, della casa della congregazione del SS. Redentore, ho ritrovato che tanto i passati soggetti, quanto i presenti e l'attuale Superiore (P. Antonio Montecalvo) e Ministro sempre hanno mostrato col loro apostolico zelo essere irreprensibili nella di loro condotta, tenuta per la nostra sacrosanta religione, con la continua predicazione nella di loro Chiesa, nell'assistenza al confessionale, Missioni in tutta la Provincia, assistenza ai moribondi e alle opere di pietà, con la loro cieca obbedienza al Vescovo di detta Città... E per essere la verità ho firmato il presente di mia propria mano e munito di suggello>>. Tropea, 31 gennaio 1801 Colonnello Giovanni De Mendoza
Vito Michele di Netta
Gli inizi furono particolarmente dolorosi. La Comunità abitò nell'abolito Convento dell'Annunziata dei PP. Minori, fuori le mura, oggi Cimitero. Con un Decreto Reale del 27 maggio 1802 ebbero come nuova residenza l'ex collegio dei Gesuiti con l'annessa Chiesa del Gesù. La Congrega dei Nobili di S. Nicola dei Bianchi dal 1767 al 1802 si era impegnata ad officiare la Chiesa del Gesù, ma non poteva affrontare tutte le spese per la manutenzione e così con l'andare del tempo il tetto, gli stucchi, le pitture ne risentirono sensibilmente. Il primo pensiero dei Padri fu quello di riportare il tempio all'antico splendore. S. Alfonso aveva ripetuto ai suoi figli e scritto nelle costituzioni: <<Voglio la povertà dovunque ma non nella casa di Dio>>. Ma come fare se molte volte la cassa era vuota e mancavano anche le offerte delle Sante Messe? La divina Provvidenza disponeva che nel 1811 venisse destinato a Tropea il Ven. P. Vito Michele Di Netta. Questi sarebbe rimasto quasi interrottamente per 37 anni fino alla morte, e fu l'Animatore di un grande movimento spirituale e il promotore del rinnovamento del Tempio del Gesù. Lascio la parola alle persone che gli furono vicine e deposero nel processo sulle Virtù eroiche del Padre buono. Il Rev.mo D. Giuseppe Toraldo. <<Fra le opere memorande materiali so che ha arricchita la Chiesa dei Liguorini, essendo egli Rettore, di preziosissimi arredi, come di un terno preziosissimo, di un ricco ostensorio di argento>>. Il Rev.mo D. Nicola Barone, Vicario Generale, nella relazione mandata alla S. Congregazione dei Riti, dichiarava: <<Amò sì fattamente il decoro della Casa di Dio da prendere la scopa e spazzarla. Siccome le Costituzioni Liguorine donano, a pranzo il giovedì e la domenica, una vivanda in più, egli propose alla Comunità di rinunziarvi fino a saldare le spese della decorazione dell'altare di marmo, che si vede nella Cappella di S. Alfonso. Egli stesso ci raccontò il modo provvidenziale, con cui era riuscito ad acquistare l'altare. Ritornando con altri Padri dalle missioni tenute nei paesi dell'estrema Calabria, approdava a Messina, spinto dal vento. Per caso vide in un magazzino un'enorme massa di marmi. Senza por tempo in mezzo, li comprò, li trasportò a Tropea, chiamò valenti artisti, i quali composero l'attuale altare della Cappella del Santo Patriarca Liguorino, che è una bellezza a guardarlo>>. Il Rev. Can. Elia testimoniò. <<La restaurazione del frontespizio architettonico della Chiesa è anche opera sua>>. Il P. Antonio Di Coste nella vita del Servo di Dio afferma . <<Fece costruire in marmo il Sacro Ciborio, rivestendolo nell'interno di oro zecchino, ed apponendovi la porticina d'argento. Fu forte nel superare tutto ciò che si opponeva nel difendere i diritti della Chiesa da ogni usurpazione>>. Nei processi il Can. D. Gaetano Iannelli racconta. <<Un signore di Tropea, a nome Vizzone, pretendeva addossare un muro alla Chiesa, ed il Venerabile tentò ogni mezzo per impedirlo nonostante che questo signore fosse un prepotente. Ma non avendo ottenuto nulla, rimproverò il Vizzone direttamente dicendogli: <<Con la Chiesa te la pigliasti? La tua casa diventerà un nido di ciavole (cornacchie). L'evento confermò la predizione. Nessuna meraviglia davanti ad una trasformazione continua, ad un abbellimento quotidiano. La N. D. Sig.ra Carla Contartese afferma: <<Per Lui la Chiesa del Gesù era diventata un Paradiso>>. Un Paradiso dove il Santo trascinava le anime all'Eucarestia e a Maria SS. Bisogna leggere la vita del P. Di Netta o i suoi processi Canonici per potersene fare una idea precisa. Nella sua azione il P. Di Netta ebbe dei collaboratori, Padri attivi e virtuosi, che seguirono anche dopo la sua morte il suo esempio. Il P. D. Giuseppe Toraldo riconobbe che la sua vocazione a farsi Redentorista venne da Lui e sempre godette della fiducia del Venerando Padre. Nei processi dice: <<Ero il suo Vicario, quando partiva per le Missioni lasciava a me l'incarico di fare eseguire le costruzioni di un altro quarto e di molte cose>>. Ricordiamo altri nomi: il P. Raffaele Tocco, nato a Tropea il 3 ottobre 1797 dopo essere stato valente missionario e Superiore a Stilo, a Corigliano, moriva lasciando dietro di sè la gran fama delle sue virtù e della sua vita esemplare. Nella sua stessa città natale andava incontro al Signore il 6 dicembre 1876. Il P. Rosario Malta aveva abbandonato la professione di medico per consacrarsi a Dio nell'Istituto Redentorista. Passò la sua vita tra sofferenze continue, sempre uniformato alla volontà del Signore. Moriva il 12 febbraio del 1842 e Mons. Franchini disponeva che suonassero per due giorni le campane della Cattedrale. Mons. D. Giuseppe Loiacono così scriveva del P. Luigi Errico: <<Del mio venerato maestro posso dire che era dottissimo specialmente nelle discipline filosofiche e matematiche. Professori e filosofi si rivolgevano a lui, come a loro maestro>>. Ricercato per l'arte oratoria trascinava l'uditorio, e quando fu condotto in carcere, il Sig. Avv. D. Nicola Mottola non volle abbandonarlo e fino all'ultimo condivise le pene con il Padre. Durante e dopo la soppressione non lasciò Tropea, rimase Professore, vivendo come un privato cittadino nel Palazzo D'Aquino. Solo quando sentì che la sua ultima ora era vicina, andò a Napoli a chiudere i suoi occhi alla terra e aprirli al cielo. Ricordiamo il P. Pisani, missionario attivissimo; il P. Arcuri che moriva a Tropea nel 1863; il Prof. F. Acri scriveva nel suo diario: <<Mi ricordo di te, o P. Arcuri, dal sorriso pio e umile, quando inchinavi il tuo capo su quello del penitente, e gli carezzavi i capelli, e all'atto del pentimento, ti accompagnavi con la parola di lui, anzi dicevi più ad alta voce, e con maggior dolore, sì da sembrare tu il peccatore>>. I PP. Di Nonno e Basile, furono costretti a firmare il decreto di soppressione ma poco dopo, il primo venne eletto Vescovo di Termoli e il secondo veniva chiamato a reggere la diocesi di Cassano Jonio. E perchè non avere un ricordo per i cari umili fratelli coadiutori? Del Fr. Pasquale Avallone che faceva a gara con il P. Di Netta nella virtù. Un giorno il P. Vito gli diceva: <<Fratello, datemi il vostro cappello, perchè il mio non serve più a nulla>>. <<P. Rettore, il mio è più vecchio del vostro>>. Moriva a Mileto nel 1854 mentre ascoltava la S. Messa e gli abitanti non permisero che la sua salma fosse portata via dalla loro patria. Del Fr. Giovanni Cassanese parla il Conte Pasquale Gabrielli, insigne nostro benefattore: regalò alla nostra Chiesa l'artistico lampadario, che attualmente ancora ammiriamo. Ogni giorno veniva a meditare con i Padri e parlando di Fr. Giovanni diceva: <<Era innamoratissimo di Maria SS. Immacolata, in suo onore accendeva petardi, gridando: <<Viva Maria>> per questa sua passione perdette un occhio, ma non se ne pentì mai>>. Vedrò Maria più bella nel cielo. Ci sembra leggere I fioretti di S. Francesco! Il Can. Par. D. Giovanni Jannelli volle dedicargli una bellissima ode, riportata nelle cronache.
Tropea
TRADIZIONI
Non deve destare meraviglia se con questi uomini di Dio si era formato in casa un ambiente altamente religioso. Molti venivano per la meditazione con i Padri e il loro fervore li spingeva ad unirsi con loro nella penitenza comunitaria. Altri erano attirati dallo studio, venivano a consultare la Biblioteca, ricchissima di volumi, come risulta dall'inventario, eseguito dal Comune il 3 febbraio 1870. Non sfuggiva a questa attrattiva neppure il Re Ferdinando II; partiva da Napoli, spesso nel corso dell'anno, senza dire nulla a nessuno e per godere di tutta la libertà entrava in collegio per una scaletta che dava sul mare. Il filosofo Pasquale Galluppi era orgoglioso di assistere i Padri all'altare: ritornando a Tropea andava in cerca del suo amico: il Ven. P. Di Netta, e s'intratteneva a lungo con lui, da questi colloqui, il suo spirito religioso veniva sempre più a ritemprarsi. Mostrò la sua riconoscenza quando volle tenere un discorso su S. Alfonso in una seduta dell'Accademia degli Affaticati, nell'occasione della Beatificazione. L'amore dei Tropeani per la Chiesa del Gesù era così forte che molti sceglievano qui la loro ultima dimora. Alcune tombe, per cause a noi sconosciute, furono rimosse. Restano ancora quella dell'Arciconfraternita del SS. Sacramento nella Cappella di S. Anna, del Nob. D. Antonio Toraldo, una lapide ricordo di D. Ignazio Barone.
LA SOPPRESSIONE
Sembrava che fosse iniziato un periodo di serenità, di grande attività redentorista a Tropea e nella Diocesi. Invece le nubi che venivano dall'Italia del Nord si addensavano sempre più fino al momento dell'uragano che doveva distruggere tutto. Un decreto del 1866 ordinava la soppressione di tutti gli Istituti religiosi in Italia e l'incameramento dei loro beni. Giunse l'ora triste anche per i Redentoristi a Tropea. Il 28 dicembre 1866 si presentava nella nostra casa il Sindaco D. Nicola Scrugli, con gli assessori, con il ricevitore del Registro D. Francesco Maio, per elencare i beni del collegio e della Chiesa. I Padri: Fandetti, Maresca, Falabella, Errico, Basile, Di Nonno, Scaglione, Pavone con la morte nel cuore dovettero firmare questo primo atto. Il giorno successivo si ripresentarono per continuare l'inventario, il Superiore P. Fantetti non c'era più, non aveva resistito ed era subito partito. Il Sindaco concesse temporaneamente di far restare il P. Pepe, il P. Giuseppe De Feo e il fr. Coadiutore Filippo Leuzzi; affidava loro i beni della casa e della Chiesa, lasciando a disposizione alcune camere indipendenti, vicino al coro, da dove facilmente essi potevano scendere in Chiesa. Passarono pochi mesi ed il 17 settembre del 1867 i Padri dovettero abbandonare Chiesa e Collegio che il Fondo per il Culto assegnò al Municipio. Dopo 3 anni, e precisamente il 3 febbraio 1870, l'amministrazione comunale mise i beni alla pubblica asta. Il Nobile D. Orazio Toraldo con il versamento di L. 1787 li acquistò con l'animo sincero di restituirli alla Chiesa del Gesù in attesa di tempi migliori, così tanti ricordi non andarono perduti. Rimasto solo P. Giovanni Pavone, non più riconosciuto come Redentorista, continuò ad officiare la Chiesa, ma i disagi continui, la solitudine, il desiderio di ritornare a vivere con i confratelli lo vinsero e così anche l'ultimo Redentorista abbandonava Tropea. I Tropeani rimasero male ed espressero i loro risentimenti in un articolo apparso sul <<Periodico Galluppi>>, nel gennaio del 1888. Il dramma era consumato!
PERICOLO DI DEMOLIZIONE DELLA CHIESA
Nelle cronache c'è un episodio triste, direi incredibile! Nel periodo che i Padri andarono via, un potente Signore <<X>> vagheggiava l'abbattimento della Chiesa. Diceva di voler creare un belvedere per i suoi concittadini ma nascondeva il proposito vero che era quello di poter ammirare l'azzurro del mare dalla sua casa. Il buon Dio suscitò due anime buone: il Comm. D. Francesco Barone ed il Marchese D. Felicetto Toraldo, i quali riuscirono a fermare l'infausto disegno. Il signor <<X>> non disarmò e abilmente si insinuò nell'animo di Mons. Regina prima proponendogli la trasformazione del Tempio in un luogo di riunioni e sani divertimenti, poi di abbattere la Chiesa delle Clarisse ed elevare la Chiesa dei Gesuiti a Parrocchia. Se si fosse realizzato questo disegno i Liguorini non sarebbero più tornati a Tropea, perchè in quel tempo non era consentito loro di reggere Parrocchie. Il <<Placet>> era arrivato da Roma, non c'era umanamente più nulla da fare, ma l'animo nobile del Comm. Barone non desistette. Di persona presso le Congregazioni romane e presso il Governo seppe così bene difendere la causa da avere partita vinta.
Chiesa del Gesù (Tropea) Altare Maggiore
IL RITORNO DEI PADRI
Gli amici più cari, le anime buone continuavano a nutrire il pensiero: un giorno i figli di S. Alfonso ritorneranno nella nostra città. Dal desiderio all'azione. Si tempestava di lettere il P. Rettore Maggiore. Rappresentanze di cittadini andavano a Pagani a scongiurare il P. Provinciale. Venne l'ora di Dio. Mons. Cribellati scriveva ai Parroci il 14 febbraio 1927: <<Chiamati dal Signore al governo delle due dilette diocesi, prima ancora di mettere piede su questa cara terra, ci siamo proposti di nulla tralasciare e di tutto fare perchè il ritorno dei Padri fosse avvenuto effettivamente. Venuti qui cinque Padri per la S. Missione nel gennaio del 1927 l'anima tropeana sentì ridestare in sè stessa l'antico entusiasmo e il suo forte amore per i Liguorini e prima che fossero partiti attraverso una esplosione di volontà popolare e collettiva si decise che i Padri ritornassero a costo pure di sacrifici>>. Primo ad arrivare fu il P. Salvatore Titomanlio. Era il 9 agosto 1927. Nel vedere l'abbandono della casa, il poco spazio riservato ai padri, fu preso dallo scoraggiamento e decise di ripartire. La notte non riuscì a prendere sonno; gli sembrava che il P. Di Netta lo rimproverasse: <<Uomo di poca fede, non partire!>> L'indomani va dal Vescovo Mons. Felice Cribellati, dal Sindaco On. Raffaele Mottola, dai Sacerdoti e dagli amici, dicendo che sarebbe rimasto. Chiama operai, inizia i lavori di riparazione dei locali assegnati e dichiarati inabitabili dal Genio Civile, e in poco tempo furono pronte le stanze per accogliere i PP. La Marca, Saldutti, L. Di Chio, e i Fratelli coadiutori Antonio Samà e Vincenzo Romeo. La casa era ufficialmente aperta, iniziava una vita nuova tutta protesa al bene di Tropea e delle Diocesi Calabresi. Si erano adattati fiduciosi nella promessa del Sindaco: il Municipio, le scuole sarebbero passate nel Palazzo Giffoni e tutto il fabbricato sarebbe rimasto ai PP. Liguorini perchè potessero dettare esercizi spirituali al Clero, ai laici e aprire un piccolo collegio per i ragazzi. Nell'attesa si pensò alla Chiesa. I Canonici della Cattedrale, a cui era stata affidata, non avevano risparmiato cure, specialmente il Ven.do Mons. D. Giuseppe Casaburi, si rese insigne benefattore. Nel primo centenario della Canonizzazione di S. Alfonso, il Superiore P. A. La Marca, con tutti i Padri - come afferma una lapide messa in Chiesa - <<senza badare a sacrifici>> vollero renderla più accogliente. Tra i diversi Superiori, che si succedettero in questi ultimi tempi, merita una riconoscenza particolare il M. R. P. Vincenzo Carioti: religioso dotato di forte personalità, di gioviale carattere, formatore dei giovani Padri che allora venivano assegnati a Tropea per diventare missionari. Raccoglieva intorno a sè Sacerdoti, Parroci, Autorità che trovavano in lui un amico, un religioso dalla parola feconda, attraente. Fece moltissimo per la Casa e per la Chiesa; fra tanti meriti, dobbiamo ricordare la sua energia per acquistare nuovi vani dal Municipio e rendere il collegio indipendente da ogni servitù. La comunità del 1950, preseduta dal P. P. Comparelli, nel ricordo del primo centenario della morte del P. Di Netta, restaurò il frontespizio della Chiesa. Ricordiamo ancora il Superiore P. Alfonso Gravagnuolo. Nei 6 anni passati a Tropea, con la collaborazione dei confratelli, diede una sede più conveniente alle spoglie del Ven. P. Di Netta, con la traslazione delle Sacre Ossa, dalla tomba, situata ai piedi dell'altare maggiore, alla cappella di S. Gerardo, e curò la pavimentazione in marmo della Chiesa. All'entusiasmo del P. Guido Perillo riconosciamo il rinnovamento della casa, certamente una delle più belle della nostra provincia religiosa. Se i Padri hanno potuto realizzare questo lo debbono alla generosità dei Tropeani e di insigni benefattori. Ricordiamo Mons. Cribellati, D. Antonietta Barone, il P. G. Conca, Pasquale Toraldo con la sua consorte N. D. Lidia, l'on. R. Mottola, il Dott. Loiacono, il Geom. D. Domenico Muggeri e tanti altri che sfuggono a noi, ma non alla ricompensa del Signore. All'azione temporale si è unita sempre quella spirituale specialmente per la evangelizzazione delle diocesi Calabresi, si è aggiunta una nota nuova con la partenza per le missioni estere dei PP Luigi Pentangelo, Battaglia, Padovano, Redi per il Madagascar, del P. Montecalvo per l'assistenza degli italiani nel Canadà.
Chiesa del Gesù (Tropea) Altare di S. Gerardo Maiella
CONCLUSIONE
Il 16 ottobre 1976, nella festa di S. Gerardo, saranno ultimati i lavori di restauro che si stanno eseguendo dal decoratore D. Pasquale Fazzari con passione di artista, dietro la direzione della Sovraintendenza delle Belle Arti di Cosenza e l'assistenza di Mons. D. Francesco Pugliese, Presidente della Commissione di Arte Sacra Diocesana. In questa occasione rivivremo avvenimenti lieti e tristi, che si sono intrecciati nel corso di più di tre secoli, uniremo in un solo affetto di riconoscenza i Padri Gesuiti, i vostri Antenati, i nostri confratelli e sul loro esempio continueremo ad impegnarci per il bene di Tropea. Tropea, 1° Agosto - S. Alfonso 1976
REDENTORISTI NATI A TROPEA
P. Tocco Ettore Raffaele di Giovanni, nato il 3 dicembre 1797. P. Barone Pietro di Ignazio, nato il 6 novembre 1801, deceduto nella nostra casa di Napoli il 22 luglio 1826. P. Scrugli Giuseppe di Ignazio, nato il 26 gennaio 1802. Stud. Fazzari Luigi di Giuseppe, nato il 4 febbraio 1806. P. Toraldo Giuseppe di Ignazio, nato il 18 marzo 1809. Fr. Coad. Grassi Nicola, nato il 6 giugno 1814, deceduto nella nostra casa di Napoli il 7 novembre 1886. Stud. Barone Giuseppe di Francesco, nato il 29 aprile 1825. Stud. Barone Rosario Gaetano Alfonso di Gianbattista e Prestia Maria, nato il 4 agosto 1826. P. La Ruffa Francesco di Antonio e di Anna La Torre, nato il 16 gennaio 1948.
REDENTORISTI DECEDUTI A TROPEA
P. Buonopane Fabio, nato a Grottaminarda (AV) il 1° agosto 1740, deceduto il 6 ottobre 1796. Fr. Coad. Ancora Matteo, nato a Vietri sul Mare (SA) il 1735, deceduto il 14 dicembre 1824. P. Molfese Nicola, nato a Buonalbergo (BN) il 16 dicembre 1780, deceduto il 22 settembre 1842. P. Malta Rosario, nato a Cortale (CZ) il 3 dicembre 1772, deceduto il 17 febbraio 1842. P. Di Netta Vito Michele Ven. di Platone e Villana Rosa, nato a Vallata (AV) il 26 febbraio 1787, deceduto il 3 dicembre 1849. Fr. Coad. Avallone Pasquale, nato a Cava dei Tirreni (SA) il 1784, deceduto il 24 gennaio 1854 a Mileto in Missione. Era assegnato a questa casa. P. Arcuri Carloantonio di Saverio, nato a Radicena (RC) il 22 luglio 1802, deceduto il 18 dicembre 1863. P. Parisi Luigi, nato a Policastro Busentino (SA) da Domenico e Vallone Agata, deceduto il 17 marzo 1869. P. Tocco Raffaele, deceduto il 6 dicembre 1876. P. D'Elia Raffaele di Emanuele e D'Onofrio Luisa, nato a Sorbo Serpico (AV) il 12 aprile 1873, deceduto il 28 gennaio 1951. P. Vincenzo Sorrentino di Vincenzo e di Striano Maria, nato a Pagani (SA) il 19 agosto 1908, deceduto il 1° febbraio 1970.
I RETTORI REDENTORISTI DELLA CHIESA E CASA DEL GESU'
Vogliamo ricordare i nomi dei rettori perchè il loro ricordo non vada smarrito. Dall'arrivo dei Padri nel 1790 alla soppressione avvenuta nel 1888 l'elenco non è completo e non si sanno neppure con precisione le date del loro rettorato.
DAL 1790 AL 1888
P. Fabio Buonopane P. Antonino Montecalvo P. Giacomo Migliacci P. Vincenzo Fusco Ven. P. Vito Michele Di Netta per 5 trienni P. Vincenzo Farina P. Raffaele Tocco P. Francesco Pisani P. Rosario Malta P. Pietro Paolo Tortora P. Salvatore Tallardi P. Luigi (Carnevale) Pepe P. Giuseppe Fantatti P. Giovanni Pavone
DAL 1927
1927 P. Angelo La Marca 1930 P. Tommaso Pascale 1933 P. Carmine Golia 1936 P. Angelo La Marca 1939 P. Vincenzo Carioti 1942 P. Vincenzo Carioti 1945 P. Carmine Di Meo 1947 P. Paolo Comparelli 1950 P. Oreste De Simone 1953 P. Leonardo Martino 1955 P. Vincenzo Carioti 1958 P. Vincenzo Carioti 1961 P. Rocco Cavallo 1962 P. Vincenzo Carioti 1964 P. Alf. Gravagnuolo 1967 P. Alf. Gravagnuolo 1969 P. Guido Perillo 1972 P. Antonio Iacovino 1975 P. Luigi Gravagnuolo
BIBLIOGRAFIA
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