Maropati (RC), San Giorgio. Palmi (RC), Madonna del Carmine

 

SUGLI SCULTORI

DE LORENZO

(L'articolo con relative foto è tratto dalla Rivista L'ALBA DELLA PIANA)

 

di Antonio Tripodi

 


 

Nonostante in questi ultimi venticinque anni lo scrivente più volte ha portato alla fruizione della cultura calabrese i risultati delle sue ricerche negli archivi civili ed ecclesiastici, capita ancora di leggere in un titolo a grandi caratteri che lo scultore settecentesco Domenico De Lorenzo è “un santaro dimenticato”.

Ma… da chi è dimenticato? Veramente sarebbe stato meglio scrivere “ignoto”, perché finora nessuno si è preoccupato di conoscerne l’esistenza e le opere.

Si risponde in anticipo all’ipocrisia dell’ovvia obiezione che non si possono possedere tutti i libri e tutti i periodici. Ma la risposta è altrettanto ovvia: e gli archivi e le biblioteche a cosa servono?

L’estensore di queste note, per chi non lo sapesse, è un… laureato in ingegneria mineraria, che invece di adoperarsi per l’estrazione dei minerali dal sottosuolo è impegnato da trentuno anni nell’estrazione di notizie dai documenti riguardanti la storia della Calabria.

La prima notizia è stata resa nota ventiquattro anni orsono (cfr “Brutium”  LXIV  (1985), n. 3, p. 13) a proposito della statua di Santa Rita, scolpita da Domenico De Lorenzo nel 1803, e tuttora posta in una nicchia al centro della navata laterale a destra per chi entra nella chiesa parrocchiale di Gerocarne (VV).

Seguì dieci anni addietro (cfr “Rogerius” II  (1999), n. 1, pp. 59 – 79) il saggio “I santari di Garopoli”, corredato da molte fotografie delle opere delorenziane. L’anno successivo (cfr. “l’artiglio” II  (2000), n. 37, p. 6) è apparsa una breve comunicazione sulla statua di San Raffaele Arcangelo di Orsigliadi di Rombiolo (VV). Circa due anni fa, sulle pagine del mensile locale “La Piana” sono state pubblicate notizie sotto il titolo “Statue dei De Lorenzo nelle chiese della Piana”.

San Costantino Calabro (VV), San Rocco. Pizzinni (VV), Madonna del Carmine

Nel 1997 è stato il ben noto Rocco Liberti (cfr. “Storicità” VI  (1997), n. 2, p. 62) a rendere nota la commessa del 1768 per la statua dell’Immacolata di Galatro (RC).

Quattro ragazze della III media di Stignano (RC) hanno scritto di una statua del De Lorenzo (cfr “Noi Magazine” supplemento alla “Gazzetta del Sud” (11/05/2006),  n. 128, p. 2), ed hanno fatto sapere che il San Raffaele Arcangelo della chiesa parrocchiale del loro paese era stato scolpito nel 1806.

Nonostante tutto questo, ancora si fa riferimento allo scritto di Giuseppe Marzano (Cfr “Brutium” XIX  (1940), n. 1, pp. 8 -10) e lo stesso anno inserito nella raccolta Parvula stampata a Vibo Valentia Marina presso la tipografia Foggio. Lo scrittore ha inventato di sana pianta la storia dei De Lorenzo, perché è esatto soltanto che sposò una certa Francesca Cavallaro di Garopoli e che in quel villaggio morì nel 1812.

Per quanto attiene alle statue assegnategli dal Marzano, basti pensare che è stato incluso nell’elenco quella di San Gaetano di Candidoni, della quale sulla parte posteriore della base si legge che fu scolpita a Napoli nel 1795.

I documenti fanno noto che il De Lorenzo nacque a Tropea il 21 ottobre 1740, figlio di Giuseppe e di Giulia Naso che al fonte battesimale gli diedero i nomi Domenico Antonio, Francesco Saverio.

Il 31 maggio 1771 il De Lorenzo si trovava a Caridà per contrattare con mastro Domenicantonio Furci la fornitura di sei carrate di legno di tiglio al prezzo ed alle condizioni dell’anno precedente. Quel giorno fu stipulato col sig.r Francesco Saverio Gallucci Protopapa l’obbligo per la commessa della statua di Sant’Antonio di Padova col Bambino, che lo scultore avrebbe dovuto eseguire durante il successivo mese di luglio nella casa che gli avrebbe messo a disposizione il committente. Nel detto obbligo fu specificato che la statua doveva essere uguale all’altra fatta precedentemente per la chiesa del convento dei Cappuccini di Rombiolo (VV).

Cittanova (RC), San Girolamo. Soriano Calabro (VV), San Martino V

La permanenza in Caridà dovette essere galeotta per il trentunenne scultore, perché senz’altro in quel fatidico mese di luglio ebbe occasione di conoscere la magnifica Francesca Cavallaro, che “per verba de p(raese)nti” il 3 febbraio 1773 nella chiesa parrocchiale di Garopoli divenne sua moglie.

L’altra parte della favola del Marzano si deve ravvisare nell’affermazione che il giovane Domenico fu per una dozzina di anni ospite a Roma di un non generalizzato “suo zio cattedratico”, e fu attratto dalla scultura lignea che “continuò a coltivare” dopo il suo rientro in patria. E siccome il Marzano non fa cenno alcuno ad un apprendistato in Roma, sorge spontaneo la riflessione come potè esercitare l’attività senza aver ricevuto un’iniziazione.

I documenti disponibili, data la completa dispersione dei libri parrocchiali di Garopoli, consentono di sapere che dalla coppia nacquero cinque figli maschi. Nato l’1 giugno 1775 il primo di nome Francescantonio, ed il 21 aprile 1791 l’ultimo di nome Giuseppe, entrambi scelsero la vita ecclesiastica. L’ultima notizia di Francescantonio è del 24 marzo 1798, giorno in cui fu ordinato diacono. Ordinato sacerdote il 20 maggio 1815, Giuseppe il 2 marzo 1826 fu nominato parroco del suo paese dove morì il 12 novembre 1873.

Il citato Marzano ha anche scritto che il De Lorenzo non aveva avuto discepoli, contraddicendosi con l’affermazione che era “una grande promessa per la scultura” il figlio Michele, sposato con Marianna Bufalo, morto trentunenne il 24 dicembre 1812.

Presinaci (VV), Madonna del Lume. Calimera (VV), Madonna del Rosario

Il sacerdote Giuseppe esercitò l’arte statuaria, e portò a compimento anche un paio di statue lasciate incompiute dal padre. Non dovrebbero sussistere dubbi che tutt’e e due avevano frequentato la “bottega” del padre e che da lui avevano appreso il maneggio dei ferri del mestiere.

Il figlio Fortunato fu qualificato “proprietario” nel 1819 e “falegname” nell’atto di morte. Sposato con Rosaria Riolo, morì cinquantottenne il 3 febbraio 1846.

L’altro figlio, il ceraiolo Gesuele qualificato “falegname” nell’atto di morte, aveva sposato Maria Giuseppa Morfea. Morì sessantacinquenne il 3 maggio 1844.

L’esistenza di Domenico De Lorenzo, nato nella marittima Tropea il 21 ottobre 1740, si chiuse il 21 gennaio 1812 in uno sperduto villaggio della baronia di Caridà dove era andato ad abitare trentanove anni prima.

Cittanova (RC), Madonna del Rosario. Rombiolo (VV), Sant'Antonio

Le statue certe di fattura di Domenico De Lorenzo, risultanti dai documenti o rilevabili dalle osservazioni dirette, sono: la Madonna della Grazia col Bambino (1801) ed il San Giuseppe col Bambino (1797) nella chiesa della confraternita della Grazia di Arena, il San Pasquale (ante 1783) nella chiesa parrocchiale di Bellàntone; la Madonna del Rosario col Bambino (1796) nella chiesa parrocchiale di Calimera; il Cristo Risorto (1797) ed il San Girolamo (ante 1797) nella chiesa matrice di Cittanova; il Cristo Risorto (1785) ed il San Giovanni evangelista (1785 ?) nella chiesa parrocchiale di Dasà; il San Fortunato martire (1792) nella chiesa parrocchiale di Fràncica; la santa Rita da Cascia (1803) nella chiesa parrocchiale di Gerocarne; il San Giovanni evangelista (1799) nella chiesa parrocchiale di Laureana di Borrello; la perduta Madonna della Grazia (1782), già nella chiesa parrocchiale di Mandaradoni di Briatico; il perduto San Giorgio martire sul cavallo (?), nella chiesa parrocchiale di Maròpati; la Madonna col Bambino (1787) nella chiesa di Santa Maria della Cattolica di Mileto; il San Francesco di Paola (1804) nella chiesa dell’ex-convento dei Minimi; il San Raffaele Arcangelo (1788) nella chiesa parrocchiale di Orsigliadi di Rombiolo; la Madonna del Carmine col Bambino (1782) della chiesa omonima di Palmi; il San Vincenzo Ferreri (1801) nella chiesa parrocchiale ed il Sant’Antonio di Padova col Bambino (ante 1771) nella chiesa dell’ex-convento dei Cappuccini di Rombiolo; il San Rocco (1794) nella chiesa omonima di San Costantino Calabro; la Madonna del Rosario (nel recente restauro sono state cancellate la firma e la data) nella chiesa parrocchiale di San Nicola de Legistis; il Sant’Antonio di Padova (1771) nella chiesa del Carmine di San Pietro di Caridà; il San Raffaele Arcangelo e Tobia (?) nella chiesa parrocchiale di Sant’Onofrio; il San Martino vescovo (1808) nell’omonima chiesa parrocchiale di Soriano Calabro; il San Rocco (1785 c.) nella chiesa parrocchiale di Stellitànone; il Sant’Atenogene vescovo e martire (1801) nella chiesa parrocchiale di Tritanti.

Tritanti (RC), Sant'Atenogene. Rosarno (RC), Madonna di Patmos.

Galatro (RC), Madonna Immacolata. Varapodio (RC), Madonna del Carmine

Sono attribuibili a Domenico De Lorenzo: la Santa Lucia vergine e martire, nella chiesa parrocchiale di Bellàntone; la Madonna del Rosario col Bambino ed il San Giovanni evangelista, nella chiesa della confraternita del Rosario di Cittanova; il San Giacomo apostolo, nella chiesa parrocchiale di Conìdoni; il San Nicola vescovo (1777), nella chiesa parrocchiale di Dasà; il San Vito con due cani, nella chiesa parrocchiale di Fràncica; il Cristo Risorto, nella chiesa parrocchiale di Laureana di Borrello; l’Immacolata, nella chiesa parrocchiale di Paravati; la Madonna del Carmine col Bambino, nella chiesa parrocchiale di Pizzinni; la Madonna del Rosario col Bambino, nella chiesa della confraternita del Rosario; la Madonna del Lume, nella chiesa parrocchiale di Presinaci; la Santa Rosa, nella chiesa parrocchiale di San Pietro di Caridà; la Madonna del Rosario col Bambino, nella chiesa parrocchiale di Sciconi; la Madonna della Consolazione o della Cintura, nella chiesa di Sant’Omobono di Vibo Valentia; la Madonna del Carmine col Bambino, nella chiesa parrocchiale di Varapodio; il San Pasquale, nella chiesa parrocchiale di Zungri.

Sciconi (VV), Madonna del Rosario. Melicucco (RC), Madonna del Carmine

 

Si conoscono del sac. Giuseppe De Lorenzo: l’Assunta (1826), nella chiesa parrocchiale, ed il San Giuseppe col Bambino (1828), nella chiesa omonima di Acquaro; la Madonna di Patmos (post 1822), nella chiesa parrocchiale di Rosarno; l’Assunta (1822), nella chiesa parrocchiale di San Giovanni di Mileto.

Si possono assegnare, per le date di esecuzione, a Fortunato De Lorenzo: il San Giuseppe col Bambino (1818), nella chiesa parrocchiale di Càroni; e la Madonna del Carmine col Bambino, nella chiesa parrocchiale di Melicucco.

Siccome nulla può essere considerato definitivo nella storia, la ricerca è aperta a quanti altri vorranno aggiungere altre notizie a quelle finora raggranellate.

 

NOTA

I documenti sono stati rinvenuti presso l’Archivio di Stato di Vibo Valentia, la Sezione di Archivio di Stato di Palmi, l’Archivio Storico Diocesano di Mileto, l’Archivio Storico Diocesano di Tropea, l’Archivio Comunale di San Pietro di Caridà. Sono state consultate anche alcune monografie locali.