Antonio Francesco Parisi (Maida CZ 12 marzo 1918 - Pinerolo TO 4 settembre 1994)
Entrato giovanissimo nella carriera esecutiva delle biblioteche governative, il 1º luglio 1940, presso la Biblioteca nazionale di Torino, conseguì nel 1942, per merito, la promozione ad assistente. Proseguì nel frattempo gli studi, laureandosi nel 1946 all'Università di Torino. Più tardi, nel 1955, conseguì anche il diploma di paleografia, diplomatica e archivistica. Nel gennaio 1951, per concorso, andò a dirigere la Biblioteca comunale "Alliaudi", l'archivio storico e il Museo civico di Pinerolo. La Biblioteca, istituita nel 1868, aveva un orario di apertura e un pubblico ridottissimi, nonostante un patrimonio librario ragguardevole, pur se in larga parte da riordinare: durante la sua direzione ebbe un notevole impulso, sia nel servizio al pubblico e nelle attività culturali sia nella sua funzione più tradizionale di istituto di studio. Fin dal 1951 venne organizzato un servizio di "biblioteca viaggiante" nelle frazioni di Pinerolo e in seguito, con punti di prestito, nel circondario. La Biblioteca comunale di Pinerolo divenne poi centro rete del Sistema bibliotecario intercomprensoriale di Torino e Pinerolo. Nel 1983, per limiti d'età, lasciò la direzione della Biblioteca, trasferita negli anni Sessanta in una nuova sede e ormai trasformata in una biblioteca pubblica adeguatamente attrezzata ed attiva. Insieme all'attività professionale, si dedicò anche intensamente agli studi storici, soprattutto d'ambito medievale, riguardo sia alla sua terra d'origine che a quella in cui si era trasferito. Pubblicò due volumi dedicati alla storia di Maida dal medioevo all'unità d'Italia (1958 e 1960), numerosi studi di storia religiosa, in particolare sui monasteri basiliani della Calabria, ma anche dei Lineamenti di storia di Pinerolo (3ª ed. 1973). D'interesse professionale più diretto sono i volumetti su Jacottino de Rubeis tipografo pinerolese (1953) e su La tipografia pinerolese dal 1700 al 1800 (1978). Intervenne nel dibattito bibliotecario su «Accademie e biblioteche d'Italia» e «La cultura popolare» e nell'importante convegno del 1970 su "Lettura pubblica e organizzazione dei sistemi bibliotecari". Socio dell'Associazione italiana biblioteche dal principio degli anni Cinquanta, partecipò spesso ai suoi congressi e nel 1965 fu eletto nel Comitato regionale della Sezione Piemonte. Vienne rieletto nel 1968, ma la Sezione attraversò poi un lungo periodo di crisi. Lo troviamo ancora fra i soci fino al 1984. Fu anche membro dell'Accademia Cosentina dal 1955 e della Deputazione di storia patria per la Calabria e la Lucania dal 1957.
Il Castello di Maida (XVI sec.)
I VIANEO DI MAIDA E L'INVENZIONE DELLA PLASTICA
di Antonio F. Parisi (1952)
Tempo fa mi venne sotto gli occhi in un fascicolo del periodico <<Calabria nobilissima>> la recensione di Ga. Pi. (G. Pizzuti?) sugli Atti del Convegno storico-scientifico di Tropea, nel quale sono state oggetto di studio le figure e l'opera dei Vianeo, i medici calabresi precursori della chirurgia plastica1. Quantunque dalla recensione non mi è parso che nel convegno ci si sia preoccupati di mettere in evidenza quello che è uno dei principali meriti dei chirurghi calabresi, l'indipendenza del loro metodo autoplastico nei confronti dei Branca catanesi, mi è sembrato che invece si sia calcata la mano su una loro presunta origine tropeana; Ga. Pi. anzi li chiama <<fratelli tropeani>>. Ciò invero non risponde alla realtà, perchè come è stata costante tradizione e come testimoniano autori sincroni, posteriori e recenti tutti i tre conosciuti chirurghi nacquero in Maida ed in essa vissero ed operarono. Soltanto Pietro, l'ultimo, lasciò la nativa cittadina, e si trasferì a Tropea, ma in età matura quando era già famoso; costretto a far ciò da varie cause tra le quali si ricordano: l'inasprirsi del giogo baronale ed il brigantaggio che infestava la zona. Nulla da obbiettare circa il giudizio su Pietro, il più fortunato dei Vianeo; fu infatti lui a guarire lo storico napoletano Camillo Porzio, come dimostrò or è già un secolo l'insigne chirurgo napoletano, prof. Dom. De Luca in quel rarissimo opuscolo dedicato ai Vianeo che si conserva nella Biblioteca Naz. di Napoli2. Ed è giusto ricordare che fu proprio il De Luca a pubblicare quella lettera, già nota al Gervasio, in cui lo storico napolatano raccontava al card. Seripando di aver subito in Calabria una mirabile operazione al naso. In quella lettera scritta nel 1561 non vien fatto nome nè del chirurgo nè della località, ma il De Luca afferma che il Chirurgo è statto Pietro Vianeo, e circa la località non è da escludersi sia stata Maida. Tuttavia se la fama è stata giustamente propizia a Pietro, più degno di menzione è il primo dei Vianeo, Vincenzo, che per primo praticò nell'Occidente e perfezionò la plastica. Di lui ne scrisse il Barrio, che per essere di Francica ed aver vissuto di poco posteriormente a Bernardino, è una fonte non sospetta3. Parlando di Maida il dotto francicano aggiunge: <<Ex hoc oppido fuit Vincentius Vianeus, medicus chirurgus eximius, qui primus labia et nasos mutilos instaurandi artem excogitavit. Fuit et Bernardinus ejus ex fratre nepos et artis heres. Viget modo, huius filius et itidem artis heres..>>. Mezzo secolo dopo il Barrio, lo storico Girolamo Marafioti torna a ricordare il <<maidese>> Vincenzo Vianeo (in verità ne modifica il nome in Voiano), come colui cui va il merito di aver ritrovato <<il vero modo di ristorare i nasi tagliati e farli quasi per l'appunto come natura li genera>>, aggiungendo che in Maida <<vivono al presente molti huomini nobili degni di memoria, dottori di legge, filosofia e medicina>>4. Nel seicento Elia d'Amato da Moncalvo conferma le parole del Barrio e dice i Vianeo da Maida5. Successivamente anche il Fiore e molti altri sino all'Hirsch ed alla recente <<Storia della Medicina>> di quell'insegne autore che è Arturo Castiglioni hanno ribadito la cittadinanza maidese dei Vianeo6. Da notare che non abbiamo sin'ora citato autori maidesi presumibilmente infetti di campanilismo; dopochè, fatte due brevi considerazioni, passiamo all'argomento più importante. Dagli scritti del Barrio, del d'Amato e del Marafioti, oltre che la nozione della località di origine, si possono trarre due testimonianze: innanzi tutto che i Vianeo non erano fratelli, ma che Vincenzo era zio di Bernardino e questi padre di Pietro, per cui non di una bensì di tre generazioni si deve parlare. In secondo luogo non è neppure giusto attribuire al Tagliacozzo il merito di aver per primo eseguito con successo la plastica delle labbra, perchè quasi un secolo prima essa era pratica dal valente chirurgo calabrese. Infatti l'attività di Vincenzo Vianeo va collocata anteriormente alla metà del XV. secolo ed è precedente a quella sei più noti Branca di Catania che operarono non prima della metà di quel secolo. Già dalle parole del Barrio si può notare come ai suoi tempi anche Bernardino Vianeo dovesse essere morto da un pezzo; ne parla infatti col verbo al perfetto: <<Fuit et Bernardinus...>>. Ma qui vogliamo ricordare come nella <<Epistola a Franc. A. Pandolfo>> del letterato ed umanista Pietro Paladino, conservata in un Ms. posseduto da quell'amorevole raccoglitore di memorie cittadine che è stato d. Peppino Brunini, il principe dell'Accademia degli Inquieti dichiara che ai suoi tempi era ancora leggibile nella chiesa di S. Pietro la lapide marmorea che copriva i resti di Bernardino Vianeo, dalla quale risultava che l'insegne chirurgo, figlio di Pietro, era morto nel 1538 <<aetatis suae LXXIV annos>>; aggiungeva che Pietro era il minor fratello di Vincenzo, il quale aveva lasciato larga fama dietro di sè. In altro punto il Paladino afferma che molti combattenti si fermarono in Maida per curare le ferite contratte al corpo ed al viso nella battaglia del 2 giugno 1459 presso Maida7. Da quanto sopra ne deriva che Bernardino nacque in Maida nel 1464 e che il di lui zio, essendo il fratello maggiore di Pietro, venne al mondo almeno 30-35 anni prima, cioè verso il 1430. Ma forse è necessario anticipare di altri 10 anni tale data per quanto segue: in una fonte non sospetta, che tuttavia non mi pare sia stata usata a vantaggio dei Vianeo, troviamo che Vincenzo Vianeo intorno al 1450 era già famoso per tutto il regno di Napoli. Infatti nella deposizione resa al processo di santificazione di S. Francesco da Paola <<die quarto mensis julii (anno MDII), magnificus dominus Galeazzus de Tarsia de Consentia>>, il noto letterato, giura che il padre Giacomo, quand'egli era ancora bambino, si era ammalato di un tumore alla gamba che invano i più conosciuti medici di Cosenza e della Calabria citeriore avevano tentato di guarire. Per la qual cosa Giacomo, in compagnia della moglie, aveva deciso di recarsi a Nicastro onde passare in cura sotto lo stesso medico che prestava la sua opera alla marchesa di Gerace, moglie di un nipote del re Ferdinando. Chi era il medico? <<Domnus Vincellus, famosissimus chirurgus, habitans in loco Maydae, provinciae Calabriae>>. Purtroppo l'apostema era inguaribile ed il medico ordina una <<quandam lotionem vini pro minuendo foetore>>. Questa testimonianza, confermata anche da altre nella stessa fonte, specifica anche l'anno in cui avvenne l'episodio: <<quando S. Francesco aveva 34-35 anni>> cioè verso il 14508. Noi non dubitiamo che <<Domnus Vincellus>> sia altra persona da Vincenzo Vianeo, quantunque se così fosse avremmo un altro motivo in più per mettere in risalto la fama che circondava nel sec. XV i chirurgi maidesi e in ogni caso per affermare che i Vianeo non erano i soli a curare e guarire in Maida. Ma poichè pensiamo che Vincellus, sia lo stesso, che Vincenzo, e che un uomo così celebre nel 1450 non può essere nato solo 20 anni prima, bensì 40-50 essendogli necessari almeno 15-20 di esperienza, non abbiamo tema di affermare la priorità del metodo autoplastico calabrese di fronte a quello dei Branca. Rimane tuttavia sempre oscuro il modo come i maidesi appresero quell'arte. Il problema però forse non va disgiunto dal considerare anche le particolari condizioni della cittadina ai loro tempi. Maida era nel XV sec. uno dei pochi centri della Calabria centrale ove durava l'uso della lingua greca; vi erano in essa 2 monasteri basiliani ed altri erano nelle vicinanze, i quali probabilmente avevano continuato a mantenere rapporti con l'oriente apprendendo elementi di medicina. In ogni caso i basiliani del Carrà si interessavano di medicina e ne abbiamo testimonianza9; forse furono essi i maestri dei Vianeo. Senza dubbio nulla di più facile per quei monaci di essere stati inconsapevolmente l'anello di congiunzione tra l'antichissimo precetto di rinoplastica contenuto nel libro di Susruta (I, 16) e l'arte più evoluta di Vincenzo, Bernardino e Pietro Vianeo; e ripetiamo Vianeo, perchè col prof. Castiglioni siamo d'avviso: <<Prima a Vianeo di Maida e poi, tramite Pietro Vianeo, i Boiano di Tropea>>10.
NOTE 1 Ga. Pi.: Arturo Manna - I Vianeo e l'antica autoplastica Italiana. Atti del Convegno storico scientifico di Tropea. Roma 1950. In <<Calabria Nob.>> V, N. 1-2. 2 De Luca, Domenico. Su Vianeo di Calabria ed il metodo autoplastico Italiano. Napoli, Stamp. dell'iride; 1858. L'opuscolo di una ventina di pagine è collocato in <<Miscell. 14/2 - 16>>. 3 Barrio, G. De antiquitate et situ Calabriae. Roma 1737. Pag. 128. Com'è noto l'opera fu composta verso la metà del sec. XVI e fu pubblicata la prima volta a Roma nel 1571. 4 Marafioti, Gerolamo. Croniche et antichità di Calabria. Padova 1601. Pag. 138. La prima edizione dell'opera risale però al 1595, e fu stampata a Napoli. 5 D'Amato Elia. Pantopologia calabra. Napoli; 1725 pagg. 227 segg. <<Maida... Patria Vincentii Vianei medici chirurgici insignis...; et Bernardini ejus fratre nepotis artis heredis et filii..>>. 6 Fiore, G. Calabria Illustrata. Ed. 1621, Tomo I°, lib. I°, cap. II° pag. 121. Hirsch, Aug. Biographisches Sexicon. Wien 1888. Pag. 103, del Vol. VI. L. Nicodemo nelle Aggiunte al Toppi (Biblioteca Napoletana) Napoli, 1618, pag. 245. De Fiore, F. Monografia di Maida. Nicastro 1894. 7 Pietro Paladino era il principe dell'Accademia degli Inquieti di Maida. La maggior parte della sua produzione andò perduta. Oltre a quanto recuperato dal Brunini e che è passato agli eredi, si conservano 2 opere a stampa nella Biblioteca Capialbi di Vibo. Sulla battaglia del 2 giugno 1459 vedi: Giampietro, D. Un registro aragonese della Bibl. Naz. di Parigi. In Archivio stor. per le prov. Napoletane. IX, 1884, pag. 275-276. Ivi è pubblicata una lettera del Davalos, comandante delle truppe regie, che indica la località del combattimento. 8 Acta S. Francisci de Paula. In <<Acta Sanctorum>> 2 Aprile (Ed. Bollandiana), pag. 124 e segg. 9 Liber visitationis Apostolicae mon. ord. S. Basilii factae in Regno Neapolitano MCCCCLVII, (Mss, nella Badia greca di Grottaferrata). 10 Castiglioni Art. Storia della Medicina. Verona, 1948, pag. 412.