Lydia Toraldo - Serra (Cosenza 1906 - Tropea 1980)
(S. L.) Figlia dell'Avvocato cosentino Nicola Serra (1867 - 1950), più volte eletto parlamentare nel Collegio di Cosenza (Vedere Commemorazione nella Seduta del 26 aprile 1950), si laurea in giurisprudenza a soli 23 anni. A 27 si unisce in matrimonio con il Marchese Pasquale Toraldo stabilendosi definitivamente a Tropea, dove a 40 anni è eletta sindaco nello stesso anno dell'entrata in vigore della legge che estende per la prima volta alle donne la facoltà di eleggere e di essere elette. E' un tripudio di liste rosa in tutta la nazione e in molte in quell'anno saranno elette prime cittadine nei vari comuni d'Italia: almeno due in Calabria e altrettante in Sardegna. Si viene così a formalizzare un binomio inscindibile tra i tropeani e la 'sindachessa' che governerà la città per ben quindici anni consecutivi in una lista civica vicina alla Democrazia Cristiana. Fin dal giorno dell'insediamento la Marchesa Lydia Toraldo Serra ha la capacità di prendere per mano una comunità prostrata per i gravi lutti e i tristi eventi della seconda guerra mondiale e ancora sofferente per le conseguenze disastrose dei terremoti di inizio secolo, della grande guerra e della continua emorragia di risorse umane provocata dall'emigrazione, guidandola verso un mondo migliore riuscendo a sconvolgere in brevissimo tempo la mappa cittadina di una popolazione sofferente. Vuole ed ottiene le scuole e per la prima volta vengono impiantate le prime istituzioni statali: il liceo classico e la media. Tenuto conto dell'enorme bacino d'utenza scolastica di Tropea che andava da Briatico fino a Zungri-Spilinga, si inventa un convitto, annesso al liceo ginnasio, che raccoglieva gli studenti residenti fuori Tropea per alleviare loro, per quanto possibile, le difficoltà del pendolarismo. Vuole ed ottiene le prime case popolari, le poste e l'ammodernamento dell'ospedale cittadino. Molto sensibile ai problemi della povertà, delle donne e dell'infanzia, apre un'agenzia locale dell'Opera Nazionale per la protezione della Maternità e dell'Infanzia (ONMI) che si propone di dare assistenza alle madri bisognose di aiuto e ai bambini abbandonati. Dotata di una mentalità aperta e larga di vedute, sa guardare l'evolversi della società italiana e calabrese ed ha l'intuizione di porre le basi nel proprio paese di un futuro turistico d'elite eseguendo i necessari lavori di dragaggio dello specchio d'acqua del porto, di bonifica e cura dell'assetto dei percorsi delle fiumare 'Grazia' e 'Lumia', di realizzazione del moderno stabilimento balneare 'San Leonardo' e dell'annessa 'rotonda'. Segue personalmente le politiche culturali del teritorio tropeano favorendo importanti convegni scientifici come quello dedicato all'opera dei fratelli Vianeo e dando un forte impulso alle tradizioni ed al loro perpetuarsi sia in ambito religioso che in quello civile. A 58 anni si ritira dalla politica attiva dedicandosi alla famiglia, al marito (che morirà nel 1968) e ai quattro figli, e all'arte della pittura fino al 1980, anno della sua scomparsa all'età di 74 anni.
DISCORSO DELLA MARCHESA LYDIA TORALDO-SERRA Sindaco di Tropea
Or non è ancora un anno che questa piccola città nostra ha assistito con sguardo attonito, direi quasi incredulo, allo svolgersi di un importante convegno organizzato per la celebrazione del suo più grande figlio, Pasquale Galluppi; ed ha visto affluire da ogni parte della penisola cultori e maestri di filosofia che non hanno schivato di portarsi in questo piccolo disadorno centro per dare il loro contributo intellettuale ad una doverosa rievocazione. Ma ancor oggi, e più che allora, noi sentiamo il nostro cuore esultare di incontenibile gioia e di legittimo orgoglio dinanzi ad una manifestazione di solidarietà intellettuale veramente consolante. Mentre passioni di parte tormentano indefessamente le profondi ferite della nostra Patria, mentre il bisogno economico ha svegliato i più brutali istinti egoistici accelerando vertiginosamente la corsa al denaro e alla conquista di ogni bene materiale, a noi è dato, per la seconda volta in un anno, trovarci qui riuniti per un rito di amore, fuse le anime nostre in una sfera di spiritualità ch'è come una fresca oasi nel più sconfinato deserto africano? A noi è dato vedere qui, con le autorità illustri della nostra regione, le personalità più insigni del campo scientifico chirurgico, che non hanno esitato ad affrontare i disagi di un lungo viaggio e quelli, forse ancor più gravi delle nostre modeste possibilità ospitali, per rendere il loro tributo d'intelletto e di amore alla rievocazione di un nome, di un simbolo, quasi, all'ascesa virtù di due creature lontane che si prodigarono per il bene dell'umanità. Or dunque non è morta per sempre la vita del nostro spirito, non è scomparso da questo mondo travagliato e insanguinato quel legame intimo e profondo che ci unisce al passato; quel culto per le cose belle e grandi che ci sottrae, seppure temporaneamente, alle più dure miserie della vita! No, non è vero che col sangue inutilmente sparso, con la carne rimasta a brandelli sui ghiacciai più superbi, come sulle sabbie più infocate, ci sia smarrita anche la nostra grandezza morale! No, non è vero che tutto è perduto per noi, per la nostra Italia, per i nostri figli, se la virtù, il valore, la cultura può trovare ancora tante generose adesioni, tante spontaneità di consensi! Ed io che ho il gradito ma grave compito di raccogliere in uno i sentimenti della parte migliore di questa nostra Tropea, vorrei avere l'alata potenza lirica di un Pindaro o il fascino oratorio di un Demostene per poterlo fare degnamente. Erede modesta di un glorioso passato che ha visto dominare, qui, uomini di grandi virtù e di vasta cultura, nella coscienza della mia impotenza mi servirò del mio cuore di donna, più che del mio intelletto, per esprimere a voi tutti, Eccellenze, Signore, Signori, il nostro più cordiale benvenuto e il nostro grato saluto. A voi, illustre Prof. Manna che siete stato il promotore ed il realizzatore instancabile ed appassionato dell'odierna celebrazione, la commossa nostra gratitudine. Io penso che la nostra piccola Tropea possa dirsi quanto fu osservato motlo argutamente da un dotto Pontefice e qualcuno che gli faceva notare ironicamente la sua piccola statura, e cioè che la grandezza di un uomo non si misura col metro. Se noi dovessimo valutare l'importanza di questa cittadina dalla sua estensione, ben poco, purtroppo, potremmo attribuirle, ma se ci allontaniamo da quelle linee che ne determinano geograficamente la posizione e ci astraiamo in quel complesso di fattori morali e sociali che formano la vera essenza di un uomo, come di una città, e che imprimono quell'io inconfondibile che supera il tempo e le umane vicissitudini, noi troviamo Tropea in prima linea fra i maggiori centri della nostra penisola. Favorita dalla natura che a lei è stata prodiga d'incantevoli sfumature di verde e di azzurro tra fiori e giardini, come ce la descrive fin dal cinquecento Leandro Alberti, che la dice, fra l'altro "ricca di tutte le cose necessarie per la delizia dei mortali"; pittoresca e fascinosa nelle sue molteplici insenature che hanno fatto fermare lo sguardo avido di bellezze a stranieri di eccezione, come Goethe e come Lord Hamilton che costeggiando le nostre spiagge dirette in Sicilia, ne faceva riprodurre con interessanti disegni i punti più pittoreschi; amata, questa nostra Tropea, da elette creature che vennero qui a cercarvi un asilo di pace per i loro colloqui con Dio e vi fondarono importanti ed artistici conventi, Tropea non è rimasta paga della sua bellezza come, lasciatemelo dire, una bella donna superba ed inerte, ma ha saputo dare una propria impronta, si può dire, ad ogni epoca della nostra storia. E mentre la vediamo partecipare piena di eroico e mistico slancio alle Sante Crociate, la troviamo fieramente e dignitosamente resistente alle violenti pressioni del vicerè di Napoli che ne proponeva la vendita, senza riuscirvi, al principe Ruffo. E non ultima fu nelle divagazioni scientifiche e letterarie della sua Accademia che gareggiò con le più importanti accademie di quel periodo aureo della cultura italiana. E quando la filosofia si smarriva dietro il criticismo francese ed il Kantismo, Pasquale Galluppi, purissima gloria tropeana, seppe ridarle il saggio indirizzo della speculazione italiana. Oggi il ricordo di due genne preziose nel superbo scrigno dell'aureo cinquecento, viene a dare nuovi bagliori d'ideale grandezza e questa nostra terra ch'è, come tutta la Calabria, un vivaio lussureggiante della superba serra dell'ingegno italiano. La chirurgia che nei tempi moderni è giunta ai più alti gradi della perfezione ed alle più ardite, direi miracolose applicazioni, si è anche sempre interessata oltre che del lato patologico degli umani bisogni, anche di quello morfologico ed estetico se si pensa che fin nei più lontani secoli in India si praticava una forma empirica di chirurgia plastica facciale, sorta, forse, a rimediare le dure conseguenze di una legge che applicava agli adulteri la pena del taglio del naso. Più tardi, nel mondo romano, che ebbe l'insuperata arte di assimilare quando vi fosse di meglio nelle altre civiltà e di divenirne maestro, troviamo, ad opera del Celso, un primo metodo di plastica facciale vera e propria. Più tardi ancora, nel terzo secolo dopo Cristo, questa branca della chirurgia si polarizzò su di un altro grande nome, sull'Antillo che fu seguito a distanza di secoli, e precisamente verso il XIII secolo, da altri maestri e finalmente, nel sec. XV, trovò nei fratelli Branca di Catania dei veri specialisti in questo ramo della chirurgia così importante e benefica, specie in quel periodo in cui in Sicilia, come nella vecchia India, le sanzioni penali per alcuni delitti consistevano nell'asportazione del naso. Ma noi non saremo qui, oggi riuniti, ed io non sarei a tediarvi con questi fugacissimi cenni su di una materia a me estranea, se proprio in quello stesso secolo due figli di questa nostra classica terra, i fratelli Vianeo, non fossero diventati i magici esecutori di una empirica ma perfetta chirurgia plastica facciale che divenne in breve nota in tutta Italia col nome di "magia tropaeensium" e che indusse uomini di valore come lo storico Camillo Porzio a recarsi in questa piccola Tropea per ricorrere all'arte dei nostri e a descriverne, con una lettera al cardinale seripando del 1561, i miracolosi risultati del rifacimento del suo naso: ed è veramente motivo di orgoglio per noi sapere che anche Tagliacozzi, il grande maestro bolognese della chirurgia plastica, ebbe ad apprendere indirettamente dai nostri Vianeo quegli elementi ch'essi praticavano con tanto lusinghiero successo. Oh, grandi, lontani fratelli nostri, Pietro e Paolo Vianeo, che nella vostra semplicità, nella innocenza, quasi, con cui esplicaste la vostra benefica missione vi lasciaste carpire il segreto della vostra arte da qualcuno che con scaltri pretesti assistette alle vostre operazioni, io Vi dico con commozione profonda a nome di tutti i presenti e assenti, che siamo qui per rendervi giustizia! nello svolgersi lento dei secoli, nello scorrere inesorabile del tempo, tutte le umane cose, pur le più travagliate, si placano nello sconfinato mistero dell'infinito e si fissano nella loro vera luce. Non più contrasti, non più meschine lotte d'invidia: gli uomini, le loro cose, le loro virtù, le loro azioni, i loro rapporti acquistano nitidezza di contorni e bellezza serena, come, placate le furie di un'oceanica tempesta, ondeggiano nitidi sotto i primi raggi del sole gli avanzi di un'infelice imbarcazione distrutta. E tutto è calma, serenità, e nulla pare sia avvenuto di sinistro. Anche Voi eletti figli di terra nostra, vissuti forse nell'oscurità e nelle lotte, ora apparite nitidi e grandi nella luce abbagliante del '500 italiano. Accanto ai nomi più belli che quel secolo diede alla storia d'Italia nell'arte come nella letteratura, nella filosofia come nella scienza. Voi, modesti ma geniali benefattori dell'umanità sofferente, state a dire che anche la Calabria, anche Tropea, fanno parte non soltanto di quella ch'è l'unità territoriale nazionale, ma di quel blocco granitico ch'è la grandezza intellettuale italiana e che non sarà mai ditrutta a nessun tavolo della pace! E noi siamo qui a rievocarvi per ritemprare il nostro spirito alle fonti del passato e acquistare nuova fiducia nell'avvenire della nostra grande madre Italia!