di Pasquale Toraldo
Tropea, città posta presso l'estrema punta occidentale <<della penisola che si distacca dalla penisola Calabrese>>, nei secoli passati rappresentò uno scalo assai importante quando le comunicazioni avvenivano pricipalmente per via di mare. E' annoverata fra le più importanti roccaforti del Reame delle Due Sicilie e riuscì perciò, salvo brevi periodi di dominio feudale, a mantenersi di demanio regio al cui governo fu preposto un Comes e un Baiulo sino al 1255. Tropea: Panorama aereo (1947) In tale anno Tropea espulse il Baiulo Pietro Ruffo, conte di Catanzaro e si costituì a comune eleggendo capitano del popolo Riccardo di Frosina. Nel Palazzo del Comes o del Baiulo, e perciò detto Bagliva, che era nei pressi della Chiesa della Cumandata, perchè data in commenda nei secoli XV - XVI, nella piazza maggiore, entro e presso le mura della città, s'istaurò il Comune. A cavallo della strada che separava la Bagliva dalla Chiesa della Cumandata venne allora piantata la torre del comune, ove fu posta la campana <<magna>> al cui suono avveniva l'assemblea generale dei nobili con gli onorati del popolo. Attiguo alla Bagliva e alla Chiesa della Cumandata era l'ospedale destinato ad alloggio dei pellegrini (romei) e degli infermi. Non si sa in qual modo pervenne in potere dell'Ordine Ospitaliero Gerosolimitano, figurando nell'inventario dei beni immobili che il Priorato Romano possedeva nell'anno 1337, mentre aveva la sede priorale in S. Basilio de Urbe. Intorno al 1230 i monaci Basiliani dovettero cedere ai Gerosolimitani le terre che già appartennero ai Templari e che fecero parte del patrimonio della Chiesa, come la <<m. Trapeas in territorio latinensis>> per la donazione di Costantino. Secondo una lettera di Papa Clemente VII (1523) l'ospedale di Tropea sarebbe sorto per muificenza degli antenati di Pietro Paolo Bonsaulis (?) e di Benedetto Guoarnes in epoca immemorabile. Fra gli antenati del secondo sono annoverati: Romualdo, celebre vescovo salernitano, storiografo e medico nel secolo XII, nonchè la medichessa Rebecca Guarna nel secolo XV. In un privilegio della Regina Giovanna del 1344 è ricordato un abate Gualterio De Guarno canonico di Tropea, che sta a provare che detta famiglia erasi già da tempo qui trasferita. Tropea: Palazzo Buongiovanni, residenza dei Vianeo L'ospedale fondato dai Guarna in concorso con altri era affidato ad un ospitaliero che era il Balì o Piliero, secondo la lingua di Francia, nominato dal capitolo generale con l'assistenza di due probiviri, ed il Balì eleggeva l'infermiere. I medici e due chirurghi assistevano gli ammalati; un priore ed un cappellano avevano l'incarico della celebrazione della messa nella cappella dell'ospedale. Questo baliaggio Tropeano, dato in commenda, appare lungamente conteso fra le varie famiglie che ne avanzavano diritti. A porre termine alle contese servì la ricordata lettera di Papa Clemente VII che ne affidò allora il governo ad un tal Corrado Maione, forse discendente da quel grande ammiraglio Maione di Bari, che aveva depositato i suoi tesori presso il vescovo di Tropea al tempo di Guglielmo il Malo mentre fervevano le lotte tra il partito aristocratico e quello democratico capeggiato dallo stesso Maione, e a quel periodo pare rimonti l'istituzione di questo ospedale. Dal suo fondatore la chiesa avrebbe derivato l'appellativo di Maggiore, e quello di Cumandata da quando passò in commenda. Particolare sviluppo ebbe questo ospedale per i sanitari che vi profusero la loro opera nel corso del secolo XVI. Tra i medici di questo periodo sono ricordati: Quinzio Bongiovanni, che poi occupò la cattedra di pratica della medicina nella università di Napoli e fu protomedico del Regno; Tomeo Cesare poeta e musico oltre che medico (1575); Girolamo Sannio medico e filosofo, raccoglitore di patrie memorie. Ma in modo particolare vi portarono lustro alcuni della famiglia Vianeo, maghi in rinoplastica. Nonostante però la grande risonanza dei loro strepitosi interventi, esiste ancora qualche incertezza sul loro vero cognome, non essendo uniformi i testi che ne hanno tramandato la memoria. Il cronista Marafioti, dello stesso loro secolo, e che ne ebbe la notizia da Girolamo Sannio che esercitò la medicina in Tropea al tempo degli stessi, li chiama Pietro e Paolo Voiani. Il Campesi, cronista Tropeano del '700, ed il Barrio li chiamarono Vianeo. Vito Capialbi, il più accreditato storico calabrese del secolo scorso, dice Voiano essere lo stesso che Vianeo e nomina soltanto Pietro figlio di Bernardino. Entrambi le dizioni non risultano in atti ufficiali di Tropea ma sembrano una corruzione volgare del loro vero cognome. Facendo tesoro di usi fonetici locali in cui è facile riscontrare la sostituzione della B in V (come provano largamente alcune epigrafi di Tropea in cui (bixit sta per vixit) e la desinenza in <<eo>> che il popolo ama di dare a tutti i nomi (ad es. Romaneo per Romano), il cognome dei celebri cerusici sarebbe Boiano. Tropea: Palazzo Toraldo, sede del Convegno sui Vianeo del 1947 Difatti quando si stabilì in pubblico parlamento la separazione dei ceti, fra gli onorati cittadini elencati per notar Giovanni Antonio Calello nel 1624 è segnata la famiglia Boianni di Camillo. Par la mancata aggregazione alla nobiltà, Pietro e Tommaso Boiano ricorsero alla S.R.C. facendo una procura per Notar Scipione Di Domenico a 26 marzo 1569. Questa famiglia è di origine normanna e derivò il cognome dalla città di Boiano, l'antica <<Bovianum Vetus>> nominata da Plinio, a settentrione del celebre monte Matese (oggi nel Molise o Sannio), che possedette in feudo. Quindi il nome Vianeo apparirebbe un diminuitivo volgare dell'antico Pliniano nome di Boviano. Parecchie famiglie invero possedettero questa città, come i tre ne goderono la ricca commenda dell'Ordine Gerosolimitano che vi fu stabilita con un ospedale. Noto fra tutti è Ugo o Rodolfo De Molinis conte di Boiano, fondatore di quella Chiesa Cattedrale dedicata a S. Maria di Altilia, che ebbe concesso un privilegio dal Duca Ruggiero mentre trovavasi a Tropea nel 1099. Varie famiglie tropeane come Molina, Braghò (discendenti dai Torelli) Sannio, Godano (da Macchia Godena), Mirabelli (Mirabello Sannitico) rivelano uguale origine Sannitica o Molisana. L'esodo di queste famiglie dal Matese avvenne nel 1456 allorchè rovinò l'antica Boviano per terremoto e al suo posto si formò un lago. Da quell'epoca i Boiano appaiono trasferitisi in Tropea. La quasi omonimia tra il Matese Sannitico e Maida di Calabria avrebbe originato quella confusione che fè ritenere i Boiano o Vianeo oriundi da Maida. Anche da questa città si riteneva venisse a Tropea nel 1506 la famiglia Buongiovanni per non sottostare al dominio feudale dei Caracciolo che l'avevano acquistata e poi ceduta ai Caraffa. Molte famiglie allora preferirono esulare in città regie, come Tropea, dopo aver lottato invano per far allontanare quel giogo dalla loro patria (F. Toraldo Sedile, pag. 41). Ma invece la famiglia Bonojoannes risulta già in precedenza stabilitasi in Tropea come prova la commissione d'un sepolcro nel 1489 di Barnaba Caputo con Ferdinando Buongiovanni al maestro marmoraio Francesco da Milano, la di cui famiglia in quell'epoca aveva Tropea in feudo (1450-1495). Quindi le volute venute di queste famiglie da Maida nel secolo XVI non sono nè fondate nè suggerite dal motivo di sottrarsi al dominio feudale. Il capostipite dei Boiano di Tropea sembra sia quel bellicoso conte Roberto di Boiano che nell'autunno del 1135 fu posto da Re Ruggiero II al Comando del blocco di Napoli, e il nome di Roberto qualche cronaca vuole tramandatosi nella famiglia trasferitasi a Tropea. Il primo dei Boiano a Tropea si ritiene sia stato Vincenzo o Bernardino padre di Pietro Boiano detto Vianeo che divenne famoso nell'applicazione della riniplastica. Pietro Boiano sposò Laura Guarno figlia del nobile Lorenzo e di Argentina Tavuli, come risulta dal testamento di quest'ultima redatto dal Notar Francesco Scrugli fol 208 del 7 marzo 1550. I Boiani risultano inoltre imparentati coi Romano. La tradizione vuole che Pietro Boiano abitasse nell'ambito della parrochhia di S. Giacomo istituita nel 1570, nei pressi della porta Vaticana. Ma mentre a una via nella circoscrizione di questa parrocchia di S. Giacomo fu dato il nome di Via Vianeo nella quale si trova il palazzetto dei Buongiovanni (già Boioannes, antica famiglia di catapani Bizantini), che comunemente s'indica d'essere quella abitata dai Vianeo, ad un'altra via, che prima si disse dei Cavalieri, fu invece poi tramutata in Boiano, che è quella ove sorge il palazzo della famiglia Braghò, già ricordata, che usa la medesima arma dei Boiano: d'argento al bue al naturale. E' in uso nei palazzetti dei nobili di Tropea di porre l'arma familiare o scolpita sul portale d'ingresso, oppure dipinta nella volta dell'androne. Ora un antico scudo con quest'arma, comune alle due famiglie di origine Sannitica, lo si trova in un vecchio palazzo di via Dardano (parallela alla Via Boiano), scolpito in chiave di un arco della scala, quanto in un altro palazzo in via Ferdinando D'Aquino dipinto nella volta dell'androne, e in altre costruzioni posteriori al secolo XVI dei Boiano alias Vianeo (in una sala di un fabbricato in via della Libertà fuori porta Vaticana presso il convento dei Carmelitani Scalzi e sopra un ninfeo del giardino detto di Centirio). Quindi allo stato attuale non è ancora possibile identificare tra questa la vera casa abitata da Pietro Boiano. Non uguale incertezza esiste sul luogo della sua sepoltura. I Boiano godendo il diritto di padronato sulla primitiva Cappella di S. Domenica, già posta a sinistra della porta grande della chiesa della Cumandata attigua all'ospedale, come si è visto, ed oggi chiesa della Cattedrale, ebbero quivi la loro sepoltura, comportando il padronato il <<ius seppellendi>>. Nessuna traccia purtroppo è rimasta sul posto dell'antica cappella di S. Domenica e della tomba dei Boiano, perchè nei recenti lavori di ripristino all'antico stile furono asportate anche quelle soprastrutture della fine del '500 che rimanevano di questa cappella, dopo l'altra manomissione già avvenuta nel consolidamento dell'intero sacro edifizio, dopo il terremoto del 1783, per opera dell'architetto romano Ermenegildo Sintes. La scomparsa completa di ogni traccia della tomba dei Boiano, esercenti la cosiddetta <<magia Tropaensium>>, fa supporre che subisse la medesima sorte di quella del Tagliacozzo, loro seguace, il cui cadavere fu disotterrato e gettato in luogo non consacrato perchè le operazioni da lui realizzate furono ritenute una forma di magia nel secolo XVI. Ma mentre le spoglie del Tagliacozzo, dopo due processi istituiti <<post mortum>> uno dal foro episcopale di Bologna e uno dall'Inquisizione, poterono essere rimesse in terra consacrata, nulla si sa di quanto avvenne dei Boiano. I legami di parentela che abbiamo visto esistere tra i Boiano e i Guarnes, confondatori dell'ospedale, il diritto di patronato riconosciuto sull'attigua chiesa della Cumandata a entrambi le loro famiglie provenienti dall'antico principato di Salerno, famoso per la scuola medica che conosceva la sutura del naso e delle altre parti nobili del volto senza che rimangono deturpazioni (vedi Rolando dei Capezzuti o Da Parma chirurgo del secolo XIII) in cui eccelsero i Guarna, inducono a considerare i Boiano eredi nei segreti della loro arte in cui riuscirono a superarli. La fama della loro arte, che esercitarono nell'ambito dell'ospedale, si diffuse oltre Tropea, attirando l'attenzione della scuola bolognese dalla quale venne Leonardo Fioravanti, che ha tramandato lo stratagemma come sostando a Tropea, reduce d'Africa, riuscì ad entrare in possesso del segreto dei Boiano. Il Fioraventi nomina Pietro e Paolo Vianeo nell'opera stampata nel 1570. Egli sarà stato informato prima e facilitato poi dai rapporti esistenti tra Tropea e Bologna. Nel 1526 il bolognese fra Leandro Alberti, Provinciale dell'ordine Domenicano, visitò l'ospedale Tropeano. Nel 1529 Sebastiano Galluppi uno dei sindaci di Tropea, si recò a Bologna per rappresentare la città all'incoronazione di Carlo V e per avere confermati i privilegi che godeva la sua città. Tra il 1541 e il 1558 furono eletti vescovi commendatari di Tropea i bolognesi Giovanni Poggio, a cui successe nel 1556 suo nipote Giovanni Matteo De Luca (o Luchio), la di cui famiglia annovera nel secolo XIII Teodorico De Luca, vescovo chirurgo, maestro in plastica facciale che insegnò al francese Enrico di Mondeville. Viceversa durante l'Episcopato del successore di quest'ultimo, di Pompeo Piccolomini d'Aragona, dei Duchi di Amalfi (1560-62), si sottopose alle cure di <<un solo uomo>> dei Boiano per avere rifatto il naso lo storico Camillo Porzio, napoletano, che ne informò descrivendone le pene, il cardinale Seripando, già generale degli Agostiniani, arcivescovo di Salerno, allora legato apostolico al concilio di Trento, al quale parteciparono fra gli altri il vescovo Piccolomini e due vescovi oriundi Tropeani: Marco Lauro e Teofilo Galluppi. Camillo Porzio, figlio di Simone filosofo e medico di gran fama a cui il Tasso dedicò uno dei suoi dialoghi, scrisse la rinomata storia della Congiura dei Baroni nel 1565, e un sommario o relazione del regno per il Vicerè Itnigo Lopez De Mendoza nel 1575 della di cui famiglia oriunda Spagnola, si trova un ramo residente a Tropea dopo il 1567. Al grande loro beneficato, che aveva simili rapporti, i Boiano chiesero appoggio per ottenere l'aggregazione tra i nobili. Benchè anche il Fioravanti li chiami <<omini nobili e facoltosi e cirugi degnissimi>> nulla ottennero e la loro famiglia venne ascritta nel 1624 fra gli onorati. Purtroppo ogni altro ricordo su Pietro Vianeo e sulla sua opera magica è scomparso con la sua morte, perchè non ebbe adeguati seguaci locali tranne di un Roberto Boiano che pare continuasse la medesima arte senza però eccellere, come viceversa lo fu il Tagliacozzo a Bologna. Anche l'ospedale di Tropea ove egli oprò con tanto successo, fu nel 1570 trasferito dal vescovo De Rusticis fuori delle mura mentre veniva instaurato il seminario diocesano nella sua primitiva sede. Il tempo e le umane vicissitudini hanno purtroppo disperso gran parte delle gloriose memorie della vetusta Tropea, ma speriamo che il convegno indetto per la celebrazione dei Vianeo che ha qui richiamato l'attenzione di molti dotti e di esimie personalità, valga a suggellare degnamente il riconoscimento dei loro meriti e a spronare per una migliore conservazione, per l'avvenire, delle glorie del passato.