Medico, libero docente in Chirurgia Plastica alla Università di Pisa, già primario in Chirurgia Plastica degli Spedali Riuniti S. Chiara in Pisa. A 17 anni volontario nella 8th British Army vengo a contatto con una lingua inglese spesso rudimentale e non certo oxfordiana ma anche con una varietà di etnie e culture: dagli indiani ai sud africani, dai neozelandesi ai palestinesi, fino ai polacchi, la “brigata Ebraica” e così via. Ne nasce in interesse per gli altri popoli che mi porterà da studente a viaggiare “in autostop” in lungo e largo per l’Europa. Così nel periodo studentesco finisco a fare il lavapiatti in innumeri ristoranti danesi e svedesi, a sbucciare camions di patate in Francia, raccoglier tulipani in Olanda ed a fare il pescatore di merluzzi su un battello norvegese per due mesi nel Mare Artico. Ma così riesco a conoscere gli spazi lapponi e il fascino del Quartiere Latini, las Rambles di barcelona e i laghi gelati della Svezia in Inverno. Siccome studio Medicina visito anche ospedali e nel 1953 eccomi a Copenhagen per compilare la tesi di laurea in Chirurgia col Prof. Erik Husfeldt. Laureato finisco per tre anni al Reale Ospedale Universitario di Uppsala in Svezia da dove torno specialista in chirurgia plastica e.......felicemnente sposato con una insegnante svedese, Mai Ingegerd, compagna della mia vita. Da allora molti viaggi per lavoro, congressi, corsi, visite a chirurghi stranieri e così via: conosco la Pennsilvania, il Maryland, il New York State, l’Arizona, il Colorado, l’Illinois, il Canada, Israele, la Jugoslavia, la Turchia, l’Islanda, la Finlandia, l’India, la Thailandia e il Nepal. Inoltre ragioni di famiglia mi riportano ogni anno in Scandinavia. Come “visiting professor” torno negli Stati Uniti alla University of Illinois, (Chicago 1974 e1978) ed alla University of California (Irvine, 1982) nonché a Melbourne in Australia nel 1975. In occasione di un viaggio in Kenia per il 25° anniversario di matrimonio contraggo il “mal d’Africa”. In pochi anni visito anche più volte Egitto, Marocco, , Sud Africa, Tanzania, ma anche le Seychelles e le Maldive come turista. Sinchè il confronto con i bisogni delle popolazioni africane mi spinge ad andarci a lavorare. Come “Senior Surgeon” di Interplast, (associazione umanitaria internazionale che invia chirurghi plastici nei paesi in via di sviluppo) vado in Uganda (1988), Tanzania (1989), e finalmente approdo in Zambia, a Lusaka. Qui dal 1994 al 2001 mi son recato ogni anno per almeno un mese aiutando a fondare lo “Zambian-Italian Hospital for Handicapped Children” dove una equipe pisana continua a recarsi ogni anno. Questo mi da modo di viaggiare anche nei paesi vicini: Zimbawe, Malawi, Angola. Ormai sono maturo per entrare nel CIGV. Il club nel 1991 mi affida l’organizzazione del congresso CIGV a Pisa. Intanto col CIGV viaggio a la Reunion, Mauritius, ecc. Membro del Rotary Club il Distretto del Rotary International cui appartengo mi affida come “Team Leader” l’accompagnamento di gruppi di studio in Texas ( 1999), Pennsylvania (2000) e California (2002) Ormai oltre i 75 non ho perso la voglia di viaggiare. Questo 2003 mi ha visto in Kurdistan, ad Erbil e Solimanhyia, durante e dopo la guerra Irachena per due mesi ad operare feriti nei due ospedali ivi istituiti da “Emergency” (altra organizzazione umanitaria che assiste vittime civili di guerra) e in questa occasione rivedo anche la Syrya e il Libano. Anche non pensando alla internazionalità della famiglia ( madre spagnola, moglie svedese, figlio sposato con una danese e che ha adottato una bambina vietnamita) quando consulto la lista degli auguri di Natale mi accorgo quanto i viaggi mi abbiano dato modo di avere tanti amici veri e affezionati in ogni continente. E sinchè posso vorrei continuare a viaggiare !
LA RICOSTRUZIONE DEL NASO PRIMA DEL 1600 Il contributo Italiano
di Paolo Santoni Rugiu
Le prime ricostruzioni nasali è storicamente provato1 che ebbero luogo in India sembra prima del 1000 aC, come dettagliatamente descritto da Sushruta nel Samità, un trattato di chirurgia Hindù che è stato compilato attorno all’800 aC e nel quale sono descritti lembi cutanei che venivano usati appunto per la ricostruzione non solo della piramide nasale ma anche del labbro e dell’orecchio. Ma al di fuori di questa avanzatissima chirurgia indiana, di cui peraltro in Europa non si ebbe notizia che molti secoli più tardi, in Europa il primo a trattare di ricostruzione del naso fu Aulo Cornelio Celso2 (25aC-50 dC) il quale scrisse un trattato in otto volumi il ''De Medicina'' nel quale descrive numerosi lembi cutanei appunto per la ricostruzione di diverse parti del volto compreso il naso. Dopo Celso, con forse la sola eccezione di Oribasio3 (325-403 dC) ad Alessandria, di ricostruzione nasale non si parlò più per vari secoli e, quando se ne riparlò divenne una storia quasi esclusivamente italiana. Un pioniere in materia fu Lanfranco da Milano4 (defunto nel 1315) il quale al Capitolo 2° del suo Trattato ''Cyrurgia Parva'' (il quale venne inserito dal grande Guy de Chauliac nel ''Cyrurgia Magna'' primo grande trattato di chirurgia che riuniva i dieci autori più famosi del 14° secolo), descrive come egli reimpiantò il naso a un individuo che era venuto a lui ''con un naso completamente avulso che teneva in mano''. Ma si deve attendere ancora un secolo perchè la ricostruzione del naso diventi una procedura abbastanza comune. Infatti a Catania nel 15°secolo si stabili' un certo Gustavo Branca, forse proveniente dalla Provenza e che sembra avesse visitato la Persia prima di stabilirsi in Sicilia. Se questa notizia fosse confermata potrebbe spiegare dove il Branca potrebbe avere appreso questa chirurgia ricostruttiva dato che sembra che gli insegnamenti degli Hindu fossero giunti appunto in Persia. Gustavo Branca quindi ottenuta in data 11 gennaio 1432 la licenza a praticare chirurgia dal re di Sicilia Ferdinando I, licenza trasmissibile ai suoi discendenti, ricostruiva nasi e lo faceva usando lembi cutanei locali, che non sembrano differire molto da quelli descritti da Sushruta. Ma forse una metodica che per ricostruire il naso lasciava però ovvie e grossolane cicatrici sul volto, non poteva più essere accettata. Infatti l’avvicinarsi del Rinascimento portava con se l’affinarsi del senso estetico ovunque, particolarmente in Sicilia dove alcune dominazioni che vi si erano succedute e particolarmente quella greca e quella araba, avevano certamente predisposto alla raffinatezza ed all’armonia in estetica. Forse per questo Antonio Branca, figlio di Gustavo, concepì una metodica che si avvaleva di un lembo cutaneo scolpito non più sul volto ma addirittura sulla faccia interna del braccio: E’ questo il primo esempio di lembo cutaneo a distanza nella storia della chirurgia ricostruttiva. I chirurghi di quel tempo, e sino al 15° secolo, erano privi di ogni base culturale medica e spesso erano solo barbieri che avevano imparato, con l’esperienza e con l’intelligenza, ad usare il rasoio. Essi avevano l’abitudine di non divulgare le loro tecniche e di tenerle invece segrete. Come sono quindi giunte a noi queste notizie? Per quanto riguarda i Branca Pietro Ranzano, arcivescovo di Lucera nel 1442 dava la prima descrizione dell’operazione nel suo libro ''Annales Mundi ''5. La notizia è confermata dallo storico Barolomeo Fazio il quale nel 1457 nel suo ''De Viribus Illustribus''6 racconta con parole simili a quelle usate da Ranzano come : ''Parlando di questo secolo penso che sia Branca che suo figlio sono particolarmente meritevoli di essere ricordati perchè Branca. il vecchio, era l’inventore di una cosa ammirevole e quasi incredibile. Egli aveva concepito come ricostruire e rimpiazzare nasi che erano stati mutilati o amputati, sviluppando la sua idea in un’arte meravigliosa. E suo figlio Antonio aggiunse molto alla meravigliosa scoperta del padre e concepì come potessero ripararsi anche labbri ed orecchi oltre al naso. Inoltre , mentre il padre prendeva la carne per la riparazione dal volto del paziente mutilato, Antonio la prendeva dal suo braccio così che non ci fossero deturpazioni sul volto: sul braccio inciso egli applicava il moncone del naso e legava il paziente così strettamente che la testa restava immobile per 15 giorni, talora 20. Poi piano piano egli tagliava il lembo di pelle che aveva attaccato al naso sinchè non lo staccava del tutto [dal braccio] e lo modellava a forma di naso con tale ingegno che era difficilmente possibile distinguire ad occhio nudo che il lembo era stato aggiunto, così che tutta la deformità del volto era stata ''rimossa''. Ma un’altra conferma ci viene dal poeta pugliese Eligio Calenzio che era alla corte di Federico II di Napoli in una lettera al suo amico Orpiano : ''Orpiano, se tu vuoi riavere un naso vieni da me. Veramente, è una cosa meravigliosa: Branca, un siciliano, uomo di grande abilità, ha appreso l’arte di ricostruire nasi o costruendolo dal braccio del paziente oppure anche applicandogli sulla parte quello di uno schiavo:...... Stai sicuro che se verrai potrai tornartene a casa con il naso che desideri''. Nonostante la falsa informazione che contiene la lettera sulla possibilità di usare il naso di uno schiavo è però un’ulteriore conferma dell’arte dei Branca. La tecnica usata da Antonio Branca è riportata anche da Alessandro Benedetti7 (1460-1525 ) professore di Anatomia e Chirurgia a Padova ed a Parigi nel suo ''Anatomia sive historia corporis Humani'' anche se sussistono dubbi se egli l’avesse usata in pratica. Un altro che la descrive è il medico militare tedesco Heinrich von Pfolsprundt, che nel 1460 scrisse un libro8 nel quale racconta in dettagli la tecnica asserendo di averla imparata da ''uno straniero che risaliva la valle'' e tutto lascia pensare che si trattasse della valle del Brennero e quindi di un Italiano. Spariti i Branca la rinoplastica riappare alla fine del quindicesimo secolo e sino alla metà del seguente in Calabria dove la famiglia Vianeo, originaria di Meida ma trasferitasi a Tropea, città imperiale e quindi assai più redditizia per liberi professionisti come essi erano, ricostruiva nasi con grande successo. Anch’essi mantenevano un gran segreto sulla loro attività ma notizie ci sono giunte da Camillo Porzio, il quale studente di filosofia a Pisa aveva stretto amicizia con un prelato che divenne il Cardinale Girolamo Siliprandi di Lucca. Tornato dopo gli studi ad insegnare a Napoli egli ebbe il naso tagliato da un marito geloso e andà a Tropea a farselo ricostruire e di lì per lettera informava l’amico Cardinale che era al concilio di Trento sui progressi della ricostruzione concludendo che il nuovo naso ''è difficilmente riconoscibile da chi non lo sappia''. Per inciso, tornato a Napoli sembra che sposasse la donna causa dell’amputazione che nel frattempo era provvidenzialmente rimasta vedova. Anbroise Parè9, grande chirurgo francese, scrive di un suo paziente, cadetto della famiglia Saint-Thaon il quale ''stanco di andare in giro col suo naso d’argento'' andò a Tropea e ne tornò con un naso di carne a meraviglia e soddisfazione di tutti quelli che lo conoscevano'' Un’altra prova dell’attività dei Vianeo ci viene da Leonardo Fioravanti (1518-1588)10 il quale nonostrante fosse medico laureato a Bologna praticava la chirurgia e come chirurgo partecipò all’ultima crociata nel 1548. Qui reimpiantò il naso a un soldato, Adrea Gutierrez, al quale era stato amputato in una rissa:''ed io che lo raccolsi tutto pieno di sabbia, lo pisciai su e lo riattaccai cucendolo saldamente......... Questa è la verità e chiunque può vederla perchè Andrea vive tuttora a Napoli in buona salute''. Forse stimolato da questa esperienza sulla via del ritorno in patria Fioravanti si recò a Catania ove non c’era più traccia dei Branca e di lì andò a Tropea. I Vianeo erano famosi per la discrezione con cui gelosamente nascondevano il loro lavoro ma ciononostante accettarono la visita di Fioravanti che, nascondendo la sua professione, dichiarò che era lì per informarsi sulle possibilità di ricostruire il naso di un amico, tale senatore Cornelio Albergati, ''tanto ricco quanto sfortunato'' il quale aveva l’avuto amputato dai banditi in Lombardia. I Vianeo, attratti dalla ricchezza del paziente, dimostrarono con ben cinque casi come avrebbero potutro riparare alla di lui sfortuna. Fioravanti annotò tutto e rientrato a Bologna pubblicò nel suo ''Il Tesoro della Vita Humana'' la tecnica dell’intervento. A Bologna proprio in quegli anni studiava, Gaspare Tagliacozzi (1545-1599), il quale era un brillantissimo giovane tanto che ancora studente ebbe l’incarico di insegnare Anatomia. Tagliacozzi, letto il libro di Fioravanti , la cui lettura era stata raccomandata a tutti i membri del Collegio dei Dottori, provò l’operazione, la modificò e la perfezionò e pubblicò un capolavoro illustrato ampiamente ''De Curtorum Chirurgia per Insitione''11, il quale per ricchezza di dettagli, per perfezione descrittiva e per le acute deduzioni che l’autore ne fa su indicazioni e controindicazioni, complicanze, terapie collaterali, ecc. è considerato il primo vero trattato di chirurgia ricostruttiva non limitandosi infatti il testo alla ricostruzione del naso ma trattando anche, per esempio, quelle del labbro e dell’orecchio. Tagliacozzi è universalmente considerato il fondatore della Chirurgia Plastica.. Morto il maestro bolognese la sua tecnica trovò molti invidiosi e quindi molti detrattori. E’ famosa l’opposizione che a Tagliacozzi fece Falloppio (1523-1564) professore di chirurgia a Padova il quale mostrava agli studenti un povero orefice che si era recato a Bologna per avere il naso, distrutto dal lupus, ricostruito e ne era tornato non con un vero naso ma con ''un quid carnis'', ''un nasello''. Importante fu l’opposizione della Chiesa la quale, da sempre contraria alla chirurgia in quanto arte non intellettuale ma manuale, aveva in passato emesso bolle papali (Concilio di Tours [1163], Papa Bonifacio VI nel 13° sec. e Clemente V nel 14° sec.) sostenendo che ''Ecclesia abhoret a sanguine'' e pertanto era sempre stata contraria alla chirurgia ed all'anatomia e come, del resto, a tutte le scienze speculative basate sull'esperienza e non sulla filosofia. La Chiesa arrivò a far esumare la salma di Tagliacozzi dalla tomba nella Chiesa del Monastero delle Suore di san Giovanni Battista trasferendola in terra non consacrata. Solo la ferma opposizione della famiglia e dei Colleghi universitari fece si che si riuscisse a provare che egli era fedele alla Chiesa e pertanto venne riseppellito a San Giovanni Battista. Altri detrattori furono Andrea Vesalio,(1514-1564) grande anatomico a Padova, Tommaso Campanella, Gerolamo Sbaraglia ed altri i quali riferendo fatti fantasiosi e non veri gettarono discredito sull’opera di Tagliacozzi. La calunnia più frequente era che il naso veniva preso da un donatore, spesso prezzolato, ma alla morte di questo anche il naso cadeva in necrosi. Ad ogni modo anche la rinoplastica non fu esente dal declino che tutta la chirurgia soffrì nel diciassettesimo secolo. La rinascita avvenne soltanto agli albori del diciannovesimo secolo quando arrivarono in Inghilterra notizie sulle tecniche ricostruttive che gli Hindu usavano da secoli in India: Ma questa è un’altra storia........
NOTE - BIBLIOGRAFIA
1Bhishagratna,K.K.: The Sushruta Samità, English Translation of the original Sanscrit Text, XI,Varanasi, India, The Chowhamba Sanskrit Seies Office, 1866. 2Celso, A.C.: De medicina, Libri Octo, Lib. 7 e 9, Tip. Laurentii, Firenze, 1478. 3Bssmaker e Darenberg, Ouvres d’Oribase. Texte Grec en grand partie inédit. 6 Vol. Paris, Imprimérie Nationale, 1851-1876. 4Lanfranchi da Milano: Cyrurgia Parva In de Chauliac, G.: Cyrurgia Magna,Tract II, Cap. II, Fol. 177, Louvain, Braem, 1481. 5Auria,V.: La Sicilia Inventrice, Palermo, Marino, 1704. 6Fazio, B.: De Viribus Illustribus, Firenze, Giovannetti, 1745. 7Benedetti, A.: Anatomiaesive Historia Corporis Humani, Venezia, Guerraldo, 1502. 8Pfolsprundt, von H.: In Haeser, H. e Middeldopft, A.: Buch der Buendth-Ertznei, Berlin,Reimer, 1868. 9Paré, A.: Les Oeuvres Reveues et augmentées par l’Autheur,Paris, G. Boun, 1585. 10Fioravanti, L.: Il Tesoro della Vita Humana, Venezia, Sessa, 1570. 11Tagliacozzi, G.: De Curtorum Chirurgia per Insitionem, Venezia, Meietto, 1597.