LA
CASA DEL GALLUPPI
O tu che muovi al dolce
mio paese,
Deh! non torcere instabile
e leggiero
Da la culla del saggio,
ma cortese
Ver essa drizza il guardo,
o passeggero.
Pensa ch'e' quivi, al raggio
che l'incese,
De la vita e di sè
fatto straniero,
Scovria la Verità,
la fea palese
Solitario vegliando 'n
suo pensiero.
Egli dettava pagine immortali
Figlie di lungo meditar
profondo
da quel luogo che vide
i suo' natali:
E da quel santuario verecondo
Facea volare su instancabili
ali
Immenso il nome suo per
tutto il mondo.