L'AMOR
FILIALE
CANTATA
POESIA
DEL
SIGNOR FRANCESCO RUFFA
MUSICA
DEL
SIGNOR NICOLA ZINGARELLI
OGGETTO
Si esalta la virtù,
l'ingegno, e sovrattutto l'amor filiale del giovane Siciliano Antonio Pisani
figlio del Barone D. Pietro Pisani. Questo giovanetto veramente straordinario
coltivò con successo varie scienze, e manifestò in tutte
le belle arti gusto raffinatissimo, ed in ispecie nella musica, della filosofia
della quale molto intendevasi, come ben attesa la sua non abbastanza commendata
memoria sul dritto uso della musica strumentale. Egli prematuramente mancato,
lasciò di se desiderio grandissimo ne' suoi, nella patria, ed in
tutti i cultori delle scienze e delle arti, i quali non cesseranno giammai
di deplorarne la perdita.
CENNO
STORICO SULLA CANTATA
Il Signor Nicola Zingarelli
preso d'ammirazione per le rare qualità del giovane Pisani, e da
dolore per l'immatura sua morte, mostrò premuroso desio di onorarne
la memoria con qualche armonico suo pezzo. Per buona ventura il Signor
Francesco Ruffa avea composta in onore di tal valente giovanetto una cantata,
ch'è la presente, e per proprio impulso, e per insinuazione ancora
di S.E. il Signor Marchese Gargallo cultore e preteggitore esimio dell'arti
belle. La stessa fu dall'autore letta nella Società Sebezia di Scienze
ed Arti nella tornata de' 16 Settembre 1818. Or questo componimento fu
scelto dal Zingarelli per adattarvi la musica: e con siffatto lavoro questo
famoso artista, ultimo avanzo de' Terpandri del Sebeto, diè chiaro
a vedere, ch'egli all'eccellenza nell'arte musicale accoppia ancora una
nobiltà di animo non comune, la quale, in mezzo a tante occupazioni
e fatiche, gli fa pure trovar del tempo, per rendere all'altrui merito
onorevol tributo.
A
SUA ECCELLENZA
IL
SIGNOR
MARCHESE
DI CASTELLENTINI
ODE
DI
F. R.
A' Canti miei subjetto,
Che vuota lasci l'alma,
e freddo il core
Non ho finora eletto.
A morte idee mai non torrà
languore
Altezza di concento:
E sol Febo verace è
il sentimento.
Tu vuoi ch'io dia di carmi
Tristo alimento a un genitor,
che ognora
Gl'intempestivi marmi,
In cui giace il figliuol,
di pianto onora!...
Padre io non son, ma il
dolce
Di figlio amor troppo mi
scalda e molce.
Pisani, già nud'ombra,
Quindi su Lete io seguo,
e 'l dubbio intendo
Che amaro il cor gl'ingombra.
Ahi! che non siagli io
vo con lui temendo
Da quell'onde ingojata
Dell'orbo padre la memoria
amata.
Tu, nostro Flacco, or dei
Tutta la piena del dolor
paterno,
Tu, che pur padre sei,
Far nota al Mondo col tuo
stile eterno.
Ch'io avrò, te udendo,
intanto
Novello sprone, e nuova
norma al canto.
L'AMOR
FILIALE
CANTATA
PERSONAGGI
LA FELICITA'
L'OMBRA DI ANTONIO
PISANI
CORO DI GENJ
La
Scena è sulla riva del fiume Lete
LA FELICITA'
Giovanetto, che atteso qui
scendi,
Vinti i regni dell'Ozio
e di Amore:
Che degli astri soffrendo
il rigore,
Della morte sprezzasti
l'orror:
Che più tardi? Ecco
il legno: vi ascendi:
Varca l'acqua del placido
Lete.
Sulle sponde più
amene, più liete
Vieni al premio di tanto
valor.
Vè sull'opposta riva
Quel di fiorite erbette
adorno prato
Ampio ed egual come tranquillo
mare,
Que' che gli fan corona
Facili colli, que' laureti
ombrosi,
Quelle remote valli...oh
qual fragranza
Là si diffonde intorno!
Quanto è più
puro il ciel, più vivo il giorno!
In gioja, che per tempo
non si scema,
Là senza cura o
tema
Vive di spirti un popolo
felice
Del loro abitator. Là
sorge il fonte
Di quel saper, che invan
cercasti in Terra
A costo de' tuoi dì.
Là udir potrai
L'archetipa armonia,
Onde fosti sì vago,
Che ne adorasti ancor la
morta immago.
E tu sospeso stai? Tu sì
ritroso
A venir ti dimostri, e
que' soggiorni
Stupido guardi?...Ah par
che non ravvisi,
Ch'io sia Felicità,
quelli gli Elisi!...
Per te lascio il regno mio,
Vengo io stessa incontro
a te,
E tu serbi, a me restio,
Fredda l'alma, e lento
il piè!
OMBRA
Deh perdonami, o Dea, Dubbio
penoso
Troppa mi aggrava il cor.
Dimmi, è pur vero,
Che in tragittar quest'onda,
L'uom si cangia e non porta
Memoria del passato all'altra
sponda? (1)
LA FELICITA'
Che richiedi tu mai? Questo
è un'arcano
Ch'or saper non ti lice.
OMBRA
Come! E potrò de'
miei
Lasciar la rimembranza?
Può la patria obbliar
Spirto Sicano?
LA FELICITA'
Non più: segui il
tuo fato, e qui t'avanza.
OMBRA
Che far?...Patria ed amici
Duro è sparger d'obblio:
se intanto questo
Sacrifizio si chiede; ecco,
son presto.
Ma se il mio sangue ancor,
se il padre amato
Nella memoria mia convien
che pera,
Scusami, eccelsa Diva,
invan si spera.
Dell'esser mio questa memoria
è parte,
E la parte più cara.
Viverne privo, e vita aver
beata
No, possibil non è.
LA FELICITA'
Ma che risolvi?
OMBRA
Fuggirti sempre, se nel
dubbio atroce
Deggio Lete guardar.
LA FELICITA'
Ma dove andrai?
OMBRA
Per l'Orco errante.
LA FELICITA'
Ed al voler di Giove....
L'OMBRA
Io piegarmi non so.
LA FELICITA'
Trema, rinchiuso
In parte sei dell'ira sua
già piena.
OMBRA
Per sì bella cagion
sfido ogni pena.
LA FELICITA'
Ah che dicesti incauto!
oh! mira come
L'aer s'annotta!...Or dove
son gli Elisi?
Quai fragorosi tuoni!
Quai spessi lampi!...Oh
Dei! traballa il suolo,
S'agita al vento il rio,
rintrona il polo.
Giove non provocar, cangia
consiglio.
OMBRA
Giove punir non può
l'amor d'un figlio.
Padre amato, ah non fia
mai
Ch'abbia fine il nostro
amor.
Sol tu fosti, e tu sarai
Di quest'alma primo oggetto,
Primo affetto del mio cor.
Giove irato, ah mi precipita
Ove notte ebbe la culla,
Dammi eccesso di tormenti,
Tuona, fulmina, mi annulla,
Ma non far ch'io non rammenti
L'adorato genitor.
Ma che! sgombran le nubi!
il vento cessa!...
Oh qual Iri abbagliante!...
LA FELICITA'
Or vè, di eletti
Genj celesti un coro a
noi s'appressa.
L'oracol del Tonante
Ne' lor divini udrai canti
vivaci:
Su, ti postra, lo ascolta,
adora, e taci.
CORO DI GENJ
O lutto, o gloria
Del vago Oreto,
Tranquillo e lieto
Il corso nobile
Movi a compir.
No, così tenere
Care memorie
Mai non si possono,
Mai non si deggiono
D'obblio covrir.
Se parve Egioco
Con tuoni e folgori
Di rio periglio
te minacciar,
Quanto sia fervido
L'amor di un figlio
Volle provar.