A colloquio con Albino Lorenzo, il cantore della Calabria
di Carmelo Malara, 1981
Calabrese di Tropea, 58 anni, pittore, lo hanno definito...<<il cantore della Calabria>>. Vive ed opera nella splendida cittadina tirrenica attorniato costantemente da un paio di figli, Lorenzo ne ha diciotto...sì proprio diciotto figli: 34 il primogenito, oggi professore d'arte, 6 anni l'ultimo. Una famiglia <<grande>> che nasce dalla consapevolezza di quest'uomo di dovere dare seguito all'insegnamento evangelico. Albino Lorenzo infatti è un credente, un uomo di fede. La pittura, dopo la famiglia, è il suo grande interesse. Anzi la sua fonte di vita. Negli anni '50 quando in Calabria era ancora più difficile sbarcare il lunario quest'uomo esile, umile, dallo sguardo profondo, già capo di una famiglia numerosa cominciò a dover guardare ai pennelli anche per bisogno. Uno stipendio statale - Lorenzo era impiegato all'ufficio del Catasto - sia pure sicuro non poteva essere sufficiente per garantire un futuro ad una famiglia che annualmente diventava sempre più numerosa. Peraltro, Tropea, questa splendida perla della ricca tradizione storica, riusciva già trent'anni or sono a sollecitare i giovani indigeni all'arte ed alla cultura. Non solo per i Galluppi che vi erano nati ma anche perchè fin da allora il turismo, un turismo di èlite, fatto di pochi fortunati, era già arrivato in Calabria proprio per le bellezze naturali di questo promontorio pittoresco, per questo splendido balcone sul Tirreno. E con il turismo artisti, scrittori, uomini del cinema, pittori. Un mondo, insomma tutto diverso dal resto della Calabria...di una regione povera ricca soltanto di sofferenze di sole, di natura. In questo ambiente Albino Lorenzo fu incoraggiato a prendere i pennelli, tutti quegli arnesi che in poco tempo gli avrebbero anche permesso di guardare alla vita e di provvedere alla famiglia con maggiore serenità. Si formò pian piano il pittore...l'artista autentico...quel cantore della Calabria riconosciuto dalla critica più autorevole. Ma chi è veramente Albino Lorenzo? Vediamo di conoscerlo meglio attraverso quest'intervista. La prima domanda è d'obbligo: <<Lorenzo lei si sente più famoso come pittore o come padre di diciotto figli?>>. <<Nè l'uno nè per l'altro. Non mi sento famoso - risponde il pittore - Se i miei quadri sono stati apprezzati è merito deegli amici, della gente che mi ha voluto bene>>. <<Da quanto tempo dipinge?>> <<Praticamente da sempre. Già da ragazzo la pittura mi appassionava...sui banche di scuolaaa. I miei quaderni erano un segno evidente di questa mia tendenza. Mai però avrei potuto immaginare di diventare un giorno un pittore, cioè una persona che avrebbe dipinto per vivere>> - ribatte Lorenzo. <<Ecco... questo passaggio dal passatempo all'impegno professionale come avviene?>> <<I pittori che venivano a Tropea - dice l'artista - molti di loro mi hanno sollecitato ed incoraggiato. Nel 1960 - ero ancora un impiegato del Catasto - comincio ad esporre i miei quadri a Cosenza. Subito dopo ebbi il <<Villa S. Giovanni>> a Catanzaro, a Reggio. E poi ancora nel '61 il <<Premio Campobasso>>. Nel '65 fui premiato a Parigi, nel '66 a Milano, poi a Roma, Firenze, Pisa, Genova e via dicendo>>. Parliamo della sua pittura... <<Dinamica...la mia è una pittura in movimento>>. <<Da futurista in un certo senso - chiediemo - <<Beh! A me Boccioni è sempre piaciuto comunque nelle mie tele troverete sempre delle persone, degli animali in movimento, che camminano, che si muovono, impegnati nel lavoro della campagna>>. La pittura di Lorenzo è una continua trasfigurazione della sua terra, di una Calabria che va scomparendo: quella agreste, del contadino che il giorno di festa raggiunge il mercato di Gioia Tauro o di Vibo per acquistare la vanga, per vendere il vitello. Le fiere del bestiame costituiscono infatti un altro tema dominante nelle opere dell'artista di Tropea. Chiediamo: <<Ma perchè questi aspetti della Calabria?>>. <<Sono gli aspetti più autentici di una terra che perde lentamente la propria identità - ribatte Lorenzo - perchè dalla Calabria si continua ad andare via...perchè i giovani abbandonano le campagne. I figli dei contadini preferiscono altre attività; hanno girato le spalle alla terra anche se la terra riesce a dare sempre qualcosa di molto importante>>. Il pastore seduto su una sedia impagliata con la giacca di velluto ruvido sulla spalla ed il beretto sugli occhi..., l'asino che porta la soma, la donna intenta ai lavori dei campi, le mucche, il gregge, le mani incallite dell'uomo del Sud e poi i tre contadini ormai consumati dalle fatiche di lunghi anni e bruciati dal sole...l'impegno artistico di Albino passa attraverso questi temi. La sua pittura coglie <<veristicamente>> i tratti più salienti, è espressione di un sentimento interiore ricco di bontà d'animo, di altruismo. E' un'arte quella di Albino Lorenzo che affonda le sue radici nel passato, è il grido di un artista per un mondo che la civiltà sta distruggendo. Ma quello che di più impressiona in queste raffigurazioni del pittore di Tropea è che le immagini sembrano muoversi, è come se ti volessero parlare. Si muovono e parlano perchè le pennellate dell'artista hanno tutte un senso, realizzano quella luce che Albino Lorenzo sa dare veramente con grande originalità.
Altre Interviste:
C. Mazzarella, Rai/TV, Luglio 1964 B. Giannotti, TV Luzern, Maggio 1980 C. Malara, TG3, 1979 W. Studer, Radio Luzern, Maggio 1980, P. Nano, TG3, 1985 Cronache Italiane, Maggio 1988