Antico rilievo in pietra della Madonna di Romania
collocato sulla porta laterale destra  della Cattedrale.

Alla Beatissima Vergine Maria, venerata nella città di Tropea sotto il titolo di Romania; perchè tiensi per fermo da'Tropeani, per antichissima tradizione, che, nel tempo dell'Iconoclasta Leone Isaurico, partitosi un legno da quel paese di Romania per alla volta in linea diritta perpendicolare a questa rada, col vento favorevole, non potè più muovere, fintantochè i Notabili di questa città; mossi da tal prodigio, accorsero con un burchiello al legno, per cercare di saperne la cagione, e furono donati dal pilota d'una effigie di Nostra Donna, dipinta da S. Luca, ed in pari tempo di queste parole: Dio m'ha manifestato chiaramente in mirabil modo che quest'effigie deve far dimora nella vostra città, tra per esserne vie maggiormente venerato il prototipo e perchè la Sovrana del Cielo vuole vie meglio pienamente l'idea; sebbene lo scettico, non potendo dubitare del fatto, abbia, com'è suo costume, dubitato dell'idea.

A NOSTRA DONNA DI ROMANIA
UN DIVOTO TROPEANO
GIA' DA PIU' ANNI AGGREDITO DA LETALE MORBO
E CHE ANCORA HA VITA SOLAMENTE PER L'OPERA DI LEI
RACCOMANDANDOLE SOLAMENTE L'ANIMA SUA
GIA' PROSSIMA A FAR DI QUI PARTITA
CONSACRA DIVOTAMENTE QUESTO

INNO

Tra le città d'Italia
Un'inclita città fu ognor Tropea;
Fondata un dì da Ercole,
Onde Erculea città nomar si fea:
Il distruttor dell'Africa
Poscia di qui già vincitor riedea,
E 'n questa nobil terra
Erigeva i trofei dell'alta guerra.
Cesare poi più belli
Aggiungeva pur qui trofei novelli.

Ma Tu, possente Vergine,
Qual oste poderosa e ben schierata,
Fugasti un dì di Satana
La turba temeraria oltracotata;
E questo nobil popolo
Datosi a te ti disse allor: Beata.
Questo è il trofeo migliore,
Che degli altri vieppiù staracci a core;
E questo per noi fea
Più raffermare il nome di Tropea.
Come è cara tua immagine,
Che per te si mandò di Romania !
Quanto gradito è il titolo
Che giungiamo al nome tuo Maria !
Tu avrai pure a gloria
Che d'un tuo pegno ognun memore sia.
Ah ! che tal rimembranza
Ogni passata altra memoria avanza !
Il cor balzar mi sento
Per alta gioia quando io mel rammento.

Dunque tua cara effigie
Infin di Romania, Maria, mandavi !
Dunque tal dono esimio,
O Sovrana del Cielo, a noi serbavi !
E non sarem noi memori
D'un tal favore, onde Tu largheggiavi
Questa città diletta,
Tra tutte le altre a preferenza eletta?
Di che temer dobbiamo
Se della grazia tua noi godiamo?

Ah ! madre benignissima,
Noi temiamo dopo quest'esiglio
La gran dura sentenzia
De'reprobi dal tuo sdegnato Figlio.
Deh ! frangine il giudizio,
Volgendo a noi dolce e pietoso il ciglio.
Come i fratelli tuoi,
Digli pur Tu, come dannar tu puoi?
Son figli miei, tu 'l sai,
E per la grazia mia salvi farai.

Questa speme dolcissima
Ci è pur cibo e conforto in questa vita;
E 'n te fiduciosissimi
No, che non può per punto andar fallita;
Per te, madre di grazie,
Questa grazia maggior fia a noi largita.
Questa grazia t'implora
Questo popolo tuo che sì t'onora:
Di Dio Madre e pur nostra.
Il tuo Figlio placato a noi deh ! mostra.

Sentiamo in core un palpito
Nell'invocare il nome tuo, Maria;
Ma di gioia ineffabile
Ci colma il titol poi di Romania.
Ah ! la tua cara effigie
Sempre portar mi fea la madre mia;
E nel maggior periglio
Dicea volgermi a te per mio consiglio;
Io l'ubbidiva e, inteso
Il demone all'offesa, ei restò leso.

Oh quanto per te tenera
Vera divozione m'infondea !
Che poi degli anni al volgere
Non iscemava, ma maggior si fea;
E quando io volea grazie,
Sempre a te, dolce Madre, io ricorrea;
E quante volte e quante
Al mio desio tu soccorresti innante !
Chè ti largiva Dio
De'tuoi figli precorrere al desio.

Che se talor lo studio
D'alta filosofia rendeami stolto;
E 'l mio intelletto debole
Da una nebbia di dubbii era ravvolto;
Tu lo rendevi lucido,
Quantunque fiate a te mi fui rivolto:
Sgombrando la mia mente
Con mostrarmi tuo Figlio onnipossente
Nel soprannaturale,
Com'è in ordine fisico e morale.

Ora l'affettuosissima
Madre mia non più bee quest'aura impura;
Ma d'aver suo rifugio
Presso di te partia di qui sicura.
Dicendo che d'accogliere
Lei sotto il tuo manto era tua cura;
Che sotto la tua vesta
Non potea dal malvagio essere infesta;
E dovea tanta fede
Andar unqua delusa? e chi 'l concede?

Non è tuo Figlio il Giudice?
Non effendemmo co' peccati Lui?
Se Egli dunque vuol cedere
Dell'alta sua giustizia i diritti sui,
E dar benigna venia
De'nostri falli a noi, divoti tui,
Si morda altri le labbia,
Dentro sè consumando la sua rabbia;
Noi canterem vittoria,
Mercè tua, dando a te maggiore gloria.

Quindi la maggior grazia,
Dire il vogliamo un'altra fiata ancora,
E' che ci sii propizia
Quando verrà per noi quell'ultim'ora;
Ah ! Madre pietosissima,
Abbisogniam del tuo favore allora,
Maria di Romania,
Tu la Madre di Dio, tu madre mia !
Salvaci Tu ben puoi,
Salva Tu dunque allora i figli tuoi.

Dunque se tu propizia
A me sarai, sarò salvo pur io;
Ad al Figliuol di Davide
Osanna canterà lo spirito mio.
Allor le mie nequizie,
La tua mercè, perdoneralle Dio,
Ed io tra tante squadre
D'eletti ti dirò pure; mia madre,
Dolce, clemente e pia,
Vergin Beata della Romania.

O titolo dolcissimo,
Onde superba deve andar Tropea,
Che sempre il gran Prototipo
Dal titolo mertato distinguea;
E ne volea tal titolo,
Sol perchè a te gradita cosa fea,
Serbando la memoria
Di ciò che torna a sua maggior gloria;
Perciò gradito sia
Il bel titolo tuo di Romania.

E qual città d'Italia
D'ingegni fu quanto Tropea ferace,
Anche che avesse il doppio
D'abitatori e si godesser pace?
E pur quanti filosofi
Qui furo sempre il rispettaro in pace;
Io, Lo rispetto anch'io,
E quando ti dirò: Madre di Dio,
Dirò pur: madre mia,
Vergin Beata della Romania.

Se si volesse cantare quest'inno, si potrebbe ad
ogni strofetta aggiungere il coro seguente:

Madre a Cristo, Madre a Dio,
Madre a me, che più vogl'io ?
Una madre lascia un figlio
Che si perda nel periglio ?
Iddio Figlio un'altra fiata
Vuol la Madre addolorata ?
Ciò non fu, nè mai ciò fia;
Deh ! mi salva, o madre mia.


ORAZIONE

Da nobis, quaesumus, Domine Deus, fiducialiter
invocantibus in cunctis nostris necessitatibus
Beatissimam Mariamm semper Virginem, sub titulo jure
quam dulcissimo nobis de Romania, ex qua regione
mirabiliter effigiem ejus, a Divo Luca pictam, huc
mittere nobis largitus es, et mirabilius prototypum
a nobis colere fecisti, quas gratias a te per eam
nobis petimus; ut te cultu latriae, ipsamque cultu
yperduliae magis ac magis riteque hic colere possimus;
tandemque et tui et ipsius visionem in coelis
contemplando perfruamur. Per Dominum etc.