A
NOSTRA DONNA DI ROMANIA
UN
DIVOTO TROPEANO
GIA'
DA PIU' ANNI AGGREDITO DA LETALE MORBO
E
CHE ANCORA HA VITA SOLAMENTE PER L'OPERA DI LEI
RACCOMANDANDOLE
SOLAMENTE L'ANIMA SUA
GIA'
PROSSIMA A FAR DI QUI PARTITA
CONSACRA
DIVOTAMENTE QUESTO
INNO
Tra le città d'Italia
Un'inclita città
fu ognor Tropea;
Fondata un dì da
Ercole,
Onde Erculea città
nomar si fea:
Il distruttor dell'Africa
Poscia di qui già
vincitor riedea,
E 'n questa nobil terra
Erigeva i trofei dell'alta
guerra.
Cesare poi più belli
Aggiungeva pur qui trofei
novelli.
Ma Tu, possente Vergine,
Qual oste poderosa e ben
schierata,
Fugasti un dì di
Satana
La turba temeraria oltracotata;
E questo nobil popolo
Datosi a te ti disse allor:
Beata.
Questo è il trofeo
migliore,
Che degli altri vieppiù
staracci a core;
E questo per noi fea
Più raffermare il
nome di Tropea.
Come è cara tua
immagine,
Che per te si mandò
di Romania !
Quanto gradito è
il titolo
Che giungiamo al nome tuo
Maria !
Tu avrai pure a gloria
Che d'un tuo pegno ognun
memore sia.
Ah ! che tal rimembranza
Ogni passata altra memoria
avanza !
Il cor balzar mi sento
Per alta gioia quando io
mel rammento.
Dunque tua cara effigie
Infin di Romania, Maria,
mandavi !
Dunque tal dono esimio,
O Sovrana del Cielo, a
noi serbavi !
E non sarem noi memori
D'un tal favore, onde Tu
largheggiavi
Questa città diletta,
Tra tutte le altre a preferenza
eletta?
Di che temer dobbiamo
Se della grazia tua noi
godiamo?
Ah ! madre benignissima,
Noi temiamo dopo quest'esiglio
La gran dura sentenzia
De'reprobi dal tuo sdegnato
Figlio.
Deh ! frangine il giudizio,
Volgendo a noi dolce e
pietoso il ciglio.
Come i fratelli tuoi,
Digli pur Tu, come dannar
tu puoi?
Son figli miei, tu 'l sai,
E per la grazia mia salvi
farai.
Questa speme dolcissima
Ci è pur cibo e
conforto in questa vita;
E 'n te fiduciosissimi
No, che non può
per punto andar fallita;
Per te, madre di grazie,
Questa grazia maggior fia
a noi largita.
Questa grazia t'implora
Questo popolo tuo che sì
t'onora:
Di Dio Madre e pur nostra.
Il tuo Figlio placato a
noi deh ! mostra.
Sentiamo in core un palpito
Nell'invocare il nome tuo,
Maria;
Ma di gioia ineffabile
Ci colma il titol poi di
Romania.
Ah ! la tua cara effigie
Sempre portar mi fea la
madre mia;
E nel maggior periglio
Dicea volgermi a te per
mio consiglio;
Io l'ubbidiva e, inteso
Il demone all'offesa, ei
restò leso.
Oh quanto per te tenera
Vera divozione m'infondea
!
Che poi degli anni al volgere
Non iscemava, ma maggior
si fea;
E quando io volea grazie,
Sempre a te, dolce Madre,
io ricorrea;
E quante volte e quante
Al mio desio tu soccorresti
innante !
Chè ti largiva Dio
De'tuoi figli precorrere
al desio.
Che se talor lo studio
D'alta filosofia rendeami
stolto;
E 'l mio intelletto debole
Da una nebbia di dubbii
era ravvolto;
Tu lo rendevi lucido,
Quantunque fiate a te mi
fui rivolto:
Sgombrando la mia mente
Con mostrarmi tuo Figlio
onnipossente
Nel soprannaturale,
Com'è in ordine
fisico e morale.
Ora l'affettuosissima
Madre mia non più
bee quest'aura impura;
Ma d'aver suo rifugio
Presso di te partia di
qui sicura.
Dicendo che d'accogliere
Lei sotto il tuo manto
era tua cura;
Che sotto la tua vesta
Non potea dal malvagio
essere infesta;
E dovea tanta fede
Andar unqua delusa? e chi
'l concede?
Non è tuo Figlio
il Giudice?
Non effendemmo co' peccati
Lui?
Se Egli dunque vuol cedere
Dell'alta sua giustizia
i diritti sui,
E dar benigna venia
De'nostri falli a noi,
divoti tui,
Si morda altri le labbia,
Dentro sè consumando
la sua rabbia;
Noi canterem vittoria,
Mercè tua, dando
a te maggiore gloria.
Quindi la maggior grazia,
Dire il vogliamo un'altra
fiata ancora,
E' che ci sii propizia
Quando verrà per
noi quell'ultim'ora;
Ah ! Madre pietosissima,
Abbisogniam del tuo favore
allora,
Maria di Romania,
Tu la Madre di Dio, tu
madre mia !
Salvaci Tu ben puoi,
Salva Tu dunque allora
i figli tuoi.
Dunque se tu propizia
A me sarai, sarò
salvo pur io;
Ad al Figliuol di Davide
Osanna canterà lo
spirito mio.
Allor le mie nequizie,
La tua mercè, perdoneralle
Dio,
Ed io tra tante squadre
D'eletti ti dirò
pure; mia madre,
Dolce, clemente e pia,
Vergin Beata della Romania.
O titolo dolcissimo,
Onde superba deve andar
Tropea,
Che sempre il gran Prototipo
Dal titolo mertato distinguea;
E ne volea tal titolo,
Sol perchè a te
gradita cosa fea,
Serbando la memoria
Di ciò che torna
a sua maggior gloria;
Perciò gradito sia
Il bel titolo tuo di Romania.
E qual città d'Italia
D'ingegni fu quanto Tropea
ferace,
Anche che avesse il doppio
D'abitatori e si godesser
pace?
E pur quanti filosofi
Qui furo sempre il rispettaro
in pace;
Io, Lo rispetto anch'io,
E quando ti dirò:
Madre di Dio,
Dirò pur: madre
mia,
Vergin Beata della Romania.
Se si volesse cantare
quest'inno, si potrebbe ad
ogni strofetta aggiungere
il coro seguente:
Madre a Cristo, Madre a
Dio,
Madre a me, che più
vogl'io ?
Una madre lascia un figlio
Che si perda nel periglio
?
Iddio Figlio un'altra fiata
Vuol la Madre addolorata
?
Ciò non fu, nè
mai ciò fia;
Deh ! mi salva, o madre
mia.
ORAZIONE
Da nobis, quaesumus, Domine
Deus, fiducialiter
invocantibus in cunctis
nostris necessitatibus
Beatissimam Mariamm semper
Virginem, sub titulo jure
quam dulcissimo nobis de
Romania, ex qua regione
mirabiliter effigiem ejus,
a Divo Luca pictam, huc
mittere nobis largitus
es, et mirabilius prototypum
a nobis colere fecisti,
quas gratias a te per eam
nobis petimus; ut te cultu
latriae, ipsamque cultu
yperduliae magis ac magis
riteque hic colere possimus;
tandemque et tui et ipsius
visionem in coelis
contemplando perfruamur.
Per Dominum etc.