Don Mottola e
l'Azione Cattolica
Chi avvicina Don Mottola,
guarda la sua anima e scopre in lui la sua vita.
I piccoli vedono la sorgente
della loro vita innocente, i grandi il travaglio e l'esperienza della loro
esistenza, i puri lo splendore che cercano, gli impuri la misericordia
che compatisce e sana, i dotti la verità, gli ignoranti l'umiltà
che scende per donare, i doloranti il gemito di ogni martirio - come Gesù.
Egli sa serbare, per il
suo Re, la verginità del suo dolore, per offrirlo a Lui, come un
cantico d'amore.
E l'anima sacerdotale di
Don Mottola, vibrante per ogni carità, pronta ad ogni apostolato,
trovò il suo campo ardente di lavoro nell'Azione Cattolica.
Furono i giovani i primi
a seguirlo.
Assistente del Circolo
"Francesco Acri" riuniva intorno a sè, con l'affabilità dei
modi e l'attrattiva della parola piena di Dio, la gioventù maschile
tropeana.
Facevano a gara i giovani
nell'accompagnarlo nei tuguri, nell'ascoltarne le prediche, nel seguirne
gli insegnamenti.
Ancora lo ricordano con
animo grato, i professionisti di oggi ed uno di questi ci scrive: ".....Per
scrivere del reverendo Mottola io ho bisogno soprattutto di raccoglimento
spirituale nel quale non debbano intervenire pensieri estranei... ho bisogno
di solitudine psicologica di uno stato ascetico solo nel quale sarebbe
consentito all'anima mia di accostarsi a quella serafica figura di Colui
di cui dovrei parlare.
.....Scrivere di un asceta
mentre la mente è impegnata in tante miserie umane è un'assurdità
logica e psicologica.
Scriverei male e scolpirei
nel vuoto di un pensiero arido e superficiale mentre in condizioni di spirito
diverse saprei sollevarmi e scolpire come si conviene la figura del sacerdote
che onora Tropea".
Per molti anni fu Assistente
Diocesano della G.F. e fu proprio allora, che furono viste, a Tropea le
più belle rinascite di anime.
Le prime dirigenti si riunivano
spesso per lavorare per i poveri, nacque così il primo laboratorio
della Carità.
Con quanto amore furono
viste confezionare indumenti, più o meno variopinti, perchè
fatti di vestiti usati, racimolati nelle proprie case.
In alcune famiglie povere,
si vedono ancora le cornici di stoffe che custodiscono l'immagine del Sacro
Cuore, fatte dalle Signorine dell'Azione Cattolica, e portate nelle loro
case il giorno, indimenticabile, della consacrazione.
Che mirabile apostolato
di penetrazione la consacrazione delle famiglie!
Quante resurrezioni di
anime!
Ed il regno di Cristo Signore
si affermava, si estendeva, veniva difeso, nella preghiera, nell'immolazione,
nel nascondimento, nell'ardimento, nel lavoro indefesso di bene.
Longobardi, vide Don Mottola,
quale Maestro, nell'annuale convegno delle Propagandiste, nell'ospitale
casa Miceli.
Non ci stancava mai di
ascoltarlo quando parlava, perchè le sue parole infondevano una
sete ardente: la sete di Dio e la sete delle anime.
E le indimenticabili settimane
campestri, Missionarie, della giovane?
Chi non ricorda quella
di Capo Vaticano, Monte Poro, Oppido ?
Quali escursioni apostoliche
e quanto bene!
1936:
Convegno di G. F. di A. C. a Paola
La Cappellina delle domenicane,
a Paola, e la grotta di San Francesco, custodiscono ancora le vibrazioni
ardenti del suo cuore, mai pago d'Eterno - "perchè Iddio non si
conquista che a patto di conquistarlo ancora" - predicava alle anime in
ascolto.
E quante anime hanno accolto
la sua parola, nei Corsi regionali della Calabria e del salernitano, e
la conservano nel loro cuore come messaggio divino.
A Firenze prospettò,
alla Gioventù Maschile, l'ideale apostolico che gli bruciava l'anima,
ed i giovani ne sentirono tutte le vibrazioni più ardenti della
sua anima di apostolo e conquistatore.
Nel luglio del 1941, in
Tropea, diede vita al "Cenacolo" per tutti i giovani di buona volontà,
specie per quelli dell'A.C., con programma di settimane di studio, convegni,
scuole di Apostolato.
Primizia Calabrese in armonica
collaborazione di laici e sacerdoti (Seminario di Cultura) per "omnem imtellectum
redigere in captivitatem Christi" (2 Cor.10,5).
Ciò, per rispondere
alla angoscie di quest'anima moderna, che domanda, con le nostre lagrime,
col nostro esempio, col nostro opportuno avvicinamento, con la nostra gioia,
la conquista della verità.
Manifestarsi solo per dare
ed illuminare, che è sempre vita, questo lo scopo del "Cenacolo".
A Roma, nel settembre dello
stesso anno, prese parte alle giornate per Assistenti diocesani, anzi fu
uno dei relatori: parlò su "la Confessione e la Direzione spirituale
dei giovani" affermando la necessità di avviare, i nostri giovani
alla preghiera tendenzialmente contemplativa, Carità altissima,
almeno nella sete ardente di santità dell'Amore contemplante che
si versi, per sovrabbondanza, sulle anime.
Agli oppositori della sua
tesi Don Mottola rispondeva, con fierezza e fermezza, che è inconcepibile
l'A,C, senza la contemplazione.
Il principio è tomistico,
e non suo. E' S. Tommaso, infatti, che asserisce: "l'apostolato procede
dalla pienezza della contemplazione!" (S. Tom.. II - II p. 188, art. 6).
Senza il sostentamento
di questa unione divina, che S. Tommaso chiama contemplazione, i doveri
apostolici diventarono un pericolo grave per l'anima del giovane.
Instaurare omnia in Christo,
tutto: il pensiero, la volontà, l'azione.
Ma come senza un'unione
sempre più intima e divina? E ciò che sostiene, applaudito,
Don Mottola.
L'Azione Cattolica, dunque,
specie la diocesana e regionale, deve alla sua anima, un grande impulso
di bene.
Essa ha da lui appreso
la vera grandezza a vivificare con l'amore ciò che senza amore,
è nulla.