narrata da un testimone
di Pasquale Lo Cane
Nel 1933 nella mia parrocchia
di Gasponi fu fondata l'Azione Cattolica. Allora era parroco Don Ciccio
Ruffa. Era un prete pieno di amore che sacrificava tutte le sere il suo
tempo libero per stare insieme ai ragazzi, ai giovani e agli uomini di
Azione Cattolica. A quei tempi tutti gli incontri, sia per i dirigenti
che per i soci, si tenevano presso il Seminario Vescovile di Tropea, dove
Don Mottola era Rettore.
Nella <<Tre giorni>>
di preghiera e di studio, come negli incontri mensili, di solito le meditazioni
le teneva D. Mottola. Spesso, poi, si faceva vedere in mezzo a noi, prendendo
parte agli incontri.
Un giorno, dopo la riflessione,
mi sento chiamare da D. Mottola che mi porta nella sua stanza, ponendomi
delle domande: <<Di dove sei, che lavoro fai, che attività
svolgi nell'Azione Cattolica>>. E prima di lasciarmi andare, mi diceva:
<<Prega e continua a lavorare nell'Az. Catt. Quando puoi, vieni a
trovarmi, ti aspetto>>. Io, prima di allora, non conoscevo Don Mottola,
ma da quel giorno rimasi attratto da quel suo sorriso sincero e dallo sguardo
penetrante. Da allora, quasi tutte le domeniche, andavo a trovarlo.
In questi incontri mi parlava
di questa sua idea Oblata, ma da principio io lo capivo poco, anche perchè
allora vigeva il segreto tra gli aderenti e non era facile sentirne parlare
sia tra i sacerdoti sia tra le donne che già facevano parte della
Famiglia Oblata.
Un giorno mi disse: <<Sai,
ci sono altri due giovani che vogliono far parte di questa famiglia>>.
Poi continuò: <<La settimana entrante teniamo un incontro
per parlare di questa nuova Idea>>. In quel primo incontro ci trovammo
Euticchio di Tropea, Pungitore di Drapia e io di Gasponi. Quella volta
il padre cominciò a parlar chiaro di questa famiglia oblata. Ascoltavamo
con attenzione ed entusiasmo ciò che diceva. Infine ci chiese: <<Che
ne dite di quanto vi ho detto?>> E noi con una sola voce rispondemmo: <<Accettiamo
di far parte di questa famiglia>>. Poi il Padre aggiunse: <<Di
questa Idea è a conoscenza anche un certo Morelli di Amantea>>.
Per circa due anni, ogni
sabato sera, eravamo dal Padre, che con grande gioia ci accoglieva e ci
preparava per la formazione alla nuova Famiglia. Per arrivare a Tropea
dovevamo percorrere una strada mulattiera un pò scabrosa, alcune
sere al buio, senza ombrello (a quel tempo non era facile possedere un
ombrello), ma eravamo felici specialmente al ritorno. Quando si andava
a trovarlo, il Padre non sempre era libero e allora ci mandava in Cappella
a pregare.
Era il 1935 quando per
la prima volta ci trovammo tutti e quattro alla presenza del Padre che
con grande gioia ci diede il suo abbraccio. Poi, dopo averci presentato
Morelli, ci parlò della <<Regola>>. Infine ci chiese: <<Che
nome vogliamo dare a questa nostra famiglia? Di Cristo Re o Oblati?>> Rispose
Morelli: <<Dato che sia i sacerdoti che le donne sono chiamati Oblati,
anche noi portiamo lo stesso nome di Oblati Laici del Sacro Cuore>>.
A questi incontri serali
il Padre faceva partecipare alcuni seminaristi che Egli chiamava <<Piccoli
Oblati>>.