La casa di Tropea del filosofo Pasquale GalluppiGALLUPPI, APOLOGISTA
 

di Giovanni Di Napoli
(1939)


Si è parlato di Manzoni apologista e non si può negare la verità di questa affermazione. Di fronte a tante attività che tentavano nel secolo dei lumi ad allontanare le anime dal soprannaturale, la voce del grande scrittore lombardo fu una delle più convinte e commosse in difesa della verità. E' cosa nota che le fonti del Manzoni furono quei moralistici e scrittori francesi che nei secoli precedenti avevano tenuta alta la bellezza del vero cristiano: si trattava di un Bossuet, di un Bourdalone e specialmente, per il Manzoni, di un Massillon.
Il secolo, che aveva vista la grande battaglia della raison naturelle contro la fede, la storia e l'autorità, fino a chiudere l'uomo nella sua atomica individualità, pretenziosa ed astrattista, aveva portato a quella vuotaggine etica e civile, verso cui si dirigeva la composta satira del Parini, mentre la scienza o, meglio, lo scientismo, soturando gli spiriti di natura, allontanava da una visuale metafisica della realtà e della vita, che sola avrebbe potuto avviare alla valutazione e alla valorizzazione del soprannaturale. L'illuminismo, che si era poi terribilmente drammatizzato nella rivoluzione francese, era considerato nelle sue esigenze e nelle sue realizzazioni, l'anticristianesimo: da Voltaire allo Helvetius si aveva l'erudita beffa come negazione e il grossolano edonismo come la nuova tesi da opporre al discorso della montagna. Certo il movimento aveva radici lontane; quel Cartesio che ancor oggi alcuni vorrebbero presentare come un cristiano che avrebbe scritto in favore della sua fede, aveva raccolto in se le voci sparse della sua età, dando forma sistematica a tutto un fermento d'idee e di tendenze, che s'incontravano e s'intrecciavano da ogni parte: era l'individualismo come ragione geometrica, che, con la chiarezza e la distinzione, proclamava la propria assoluta sufficienza a pronunziarsi sulla realtà. In Germania Lutero aveva proclamato un altro individualismo: quello fideistico, opposto al sistema del magistero gerarchico. In Svizzera un illuminista romantico, il Rousseau, aveva proclamato l'individualismo del sentimento, in opposizione alla storia e al pensiero.
La ragione del Descartes, la fede (fiducia) di Lutero, il sentimento di Rousseau convergeva, pur da opposti punti di vista, nella negazione del soprannaturale come fede, grazia, organizzazione; negando la storia, negavano la sua caratteristica, la concretezza cristiana, nella quale tutti i valori trovavano il loro posto e la loro giustificazione; era insomma la negazione del Corpus Christi mysticum come dottrina e come vita. Lo stesso Gioberti nella sua Introduzione allo studio della filosofia, che è forse l'opera sua migliore, rigettava su Cartesio, il Lutero della filosofia, la colpa della disgrezione contemporanea a lui. L'aver ridotto il problema della verità a problema della certezza con la conseguenza dello psicologismo e del soggettivismo: ecco il peccato originale di Cartesio e di quanti si fermano al fatto del soggetto al problema della verità. Si sa che il Rosmini cercò per conto suo di superare questo soggettivismo nei problemi teoretici, con la dottrina dell'essere ideale, per poi superarlo nel problema metafisico ed etico. La speculazione dell'uno e dell'altro voleva essere ed era, nelle movenze oggettive del loro sistema, un'apologia del dato soprannaturale.
Il Galluppi, che veniva considerato da essi come il proprio maestro, si era posto su questa linea, cercando di riportare il pensiero moderno, colle sue esigenze e i suoi problemi, ai veri del pensiero classico e cristiano.
Si sa che Pio VII, ricevendo il Rosmini, che voleva l'approvazione del suo Istituto della carità, aveva riaffermato la necessità di riportare l'manità a Dio attraverso la filosofia: più che agire, aveva detto il Pontefice conscio dei bisogni dei tempi, è necessario scrivere libri per infondere e diffondere idee, le idee del Vangelo e quelle che lo preparano; è anche vero che più tardi Pio IX avrebbe insistito sulla carità, ma per il tempo della matura giovinezza del grande roveretano la luce era più necessaria della fiamma, l'intelletto più efficace della volontà.
Su questa linea dell'apostolato filosofico il Galluppi ebbe a dire la parola della restaurazione. La restaurazione politica (se si vuole, potrebbe dirsi anche reazione) della Santa Alleanza e quella interna della Francia erano accompagnate e sostenute dalla restaurazione dottrinale del Tradizionalismo, che vantava specialmente un De Bonald e un Be Maistre e da noi in Italia un P. Ventura; ma la Chiesa non accettava quella esagerata esaltazione della fede a scapito della ragione; lo si vide poi nel Concilio Vaticano, in cui si definirono le posizioni tomistiche sui rapporti tra scienza e fede, e dal caso Lamennais, che dalla svalutazione della fede era finito nella svalutazione della stessa Chiesa.
Il Galluppi non condivideva gli entusiasmi dei tradizionalisti e riteneva che non erano essi i "successori degli apostoli del Redentore divino"; al Lamennais rimproverava il panteismo e riaffermava con tutta la sua opera il valore d'una razionale propedeutica alla fede.
Il Rosmini gli riconosceva tutto questo quando gli scriveva che il Galluppi "onora l'Italia colla sapienza, che ha arricchita la filosofia, quella scienza avvilita e profanata nei nostri tempi, anzi distrutta... che ha verso di lui, per le sue opere, un'obbligazione speciale" (11 Novembre 1827); e in data 4 Ottobre 1829 gli notificava i propri sforzi per far conoscere le opere del filosofo calabrese "poichè sono le più acconcie a risuscitare in Italia il morto spirito filosofico e la solidità del pensare".

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Che lo scopo della speculazione galluppiana fosse appunto quello del ripensamento, in termini di problematica moderna, del pensiero cristiano, ci è detto da lui stesso in una lettera indirizzata ad un Padre Gesuita verso la fine della sua vita. Ignoriamo chi fosse questo padre; come amici ed estimatori del filosofo conosciamo il P. Curci, il quale recitò un eloquente e commosso discorso alla morte del Galluppi nella chiesa di S. Orsola a Chiaia in Napoli, e il P. Liberatore, il quale nell'ancor giovane rivista del cattolicismo napoletano fondata dal Sanseverino, La scienza e la fede, aveva fatto i migliori elogi d'un lavoro del Galluppi sull'idealismo tedesco. Io inclinerei a credere che si tratti piuttosto del P. Liberatore, giacchè a quel tempo il P. Curci era ancor giovane è poi nella lettera si parla di tesi che il P. Gesuita avrebbe mandato al filosofo.
Ecco quanto scriveva il filosofo: "Io ho cercato di porre un argine al torrente dell'incredulità figlia della falsa filosofia; l'argine doveva essere in proporzione all'acqua del torrente; senza di ciò sarebbe stato vuoto di effetto; bisognava, dico, conoscere appieno lo stato attuale della filosofia e le cause che l'hanno prodotto. Mi sono a tutt'uomo occupato di ottenere il fine che mi sono proposto; ma vi sono riuscito? Il giudizio appartiene ai lettori filosofi. Con questo stesso fine sto travagliando alla composizione di altre opere. Nel comporre l'opera intitolata: L'analisi del cuore umano, io partirò dall'oggettività delle nostre affezioni naturali e con questa verità legherò i dommi della Provvidenza, dell'immortalità dell'anima e della Redenzione, che son le tre basi su cui poggia l'augusto edificio della nostra Divina Religione".
Era, come si vede, una presa di posizione contro il Deismo imperante nel suo secolo: negazione della provvidenza e quindi della positività in fatto di religione; l'immortalità d'altra parte era l'oggetto di dileggio di Voltaire, di D'Holbach e di Helvetius. Era, quella del Galluppi, la via apologetica, che si sarebbe poi affermata come la più adatta nei metodi teologici: tener conto del tormento pascaliano; ma non arrivare fino al... Blondel.
Era contro la falsa filosofia che il Galluppi assumeva atteggiamento polemico. Ma dov'era tale falsa filosofia? era nei sistemi che volevano scardinare il soprannaturale, si chiamasse Systeme de la nature o Kritik der reinen Vernunft, fosse D'Holbach o Kant, il regnum naturae o il regnum hominis da opporre al Regnum Dei. E' il Galluppi che lo afferma in una lettera al Rosmini in data 11 Novembre 1829: "Io non sono di tanto merito fornito da poter cambiare direzione al pensar filosofico degl'Italiani; nulla di meno son convinto del dovere di fatigare per la difesa della verità; sono veramente afflitto dal vedere ancora che il materialismo, il sensualismo, il fatalismo lo scetticismo, il criticismo ed altri falsi metodi seguano a desolare il vero impero della filosofia in Europa; e perciò ho fatto e fo tutti gli sforzi per combattere questi traviamenti dello spirito umano".
E aveva profondamente ragione; l'intuizione cristiana della vita e del mondo era rimasta per tante anime come una rendita che si sfrutta, ma non la si migliora; il cattolicismo di molti che si dicevano cattolici era la morale onesta e il rito osservato, senza che lo spirito approfondisse per la propria crescita nella fede la grandiosità dell'idea, che era vita e quindi amore e quindi creazione, tormentata dall'anelito agostiniano dell'eterno. Contro questo vivere sul soprannaturale, più che vivere del soprannaturale, più che vivere del soprannaturale, si appuntavano gli strali di coloro, ai quali la trascendenza e la grazia non dicevano nulla, assetati com'erano della fatticità, bruta o meno del senso, che si risolveva, in linea etica, nel carpe diem. Il credente non adeguava consapevolmente se stesso alla fede e per questo la fede non esprimeva tutte le sue inesauribili ricchezze.
Questo il significato della speculazione spiritualistica del nostro Ottocento: dar consapevolezza e dinamismo al sistema, al sistema cristiano. E il Galluppi, pur nella modestia che lo caratterizzava nella lettera al Rosmini, dev'essere considerato il riformatore del pensiero italiano, non perchè introdusse Kant in Italia, come è stato superficialmente e sinistramente affermato da alcuni, ma perchè ha riportato il pensiero italiano dei tempi moderni a quell'oggettivismo realistico, classico e cristiano, che rissollevò noi italiani, come spirito e come nazione, dalla morta gora del sensismo materialistico ed ateo.
Sta qui la sua originalità e la sua attualità; e la sua è una parola che merita di essere ascoltata e meditata dalla nostra generazione.