Pasquale Galluppi
La Morale
 

di Giuseppe Locane
 




Galluppi afferma che l'idea del dovere è presente alla coscienza, a prescindere dell'idea di Dio. Non è tuttavia la ragione a porre l'idea del dovere: essa soltanto lo scopre e lo impone alla coscienza. Pertanto il dovere obbliga anche l'ateo, pur la sua idea perfezionandosi se fondata su Dio. Si può perciò dire che il dovere è voce della coscienza ed anche voce di Dio che parla attraverso la coscienza stessa. Nella concezione galluppiana la morale può essere detta autonoma, ma di un'autonomia che si ricollega ad un'eretonomia, poichè l'idea del dovere pur essendo immanente alla coscienza, possiede un fondamento trascendentale.
I precetti morali per Galluppi assumono la forma di proporzioni sintetiche, perchè l'idea del dovere presenta nell'anima e perciò a PRIORI, viene aggiunta all'atto libero del soggetto. Nell'esempio riportato da Galluppi: "la gratitudine è dovere", il predicato viene unito sinteticamente al soggetto. L'imperativo sorge dal profondo della ragione legislatrice, ma è stato Dio a porre nella coscienza dell'uomo la legge che gli "comanda ciò che egli deve fare nei casi particolari" (FILOSOFIA DELLA VOLONTA', Milano, 1832, vol. III, p.120).  Giovanni Di Napoli osserva: "Siamo, come si vede, in piena trascendenza nella fondazione del principio etico; la ragione è la voce divina che comanda di rispettare l'ordine oggettivo degli esseri" (G. Di Napoli, LA FILOSOFIA DI P. GALLUPPI, Padova, 1947, p.238). Galluppi rende ben chiaramente il proprio pensiero quando afferma che "la legge naturale è la legge eterna o la volontà di Dio scritta nei nostri cuori cioè nella nostra ragione" (FILOSOFIA DELLA VOLONTA', op. cit., vol. III, p.294).
Alcuni interpreti hanno sostenuto la dipendenza della morale galluppiana da quella kantiana, affermando il Tropeano che esiste una morale anche per l'ateo, il quale deve "riconoscere uomini uguali a lui nella natura umana, qualora non voglia essere sordo alla voce della coscienza e una voce che gli comanda di essere giusto" (F.d.V., op. cit., p.282). E il Galluppi aggiunge: "Il dovere si conosce per se stesso: esso è un elemento semplice di tutte le verità morali; esso sorge nell'interno di noi medesimi: perciò l'ateo stesso è obbligato di riconoscerlo" (Ivi). Commenta Di Napoli: Galluppi intende dire che la scoperta del dovere è immediata, ma esso in quanto voce della coscenza, rimanda all'Autore della natura che ha impresso nella stessa coscienza umana l'idea del dovere. Si può pertanto concludere che la morale per Galluppi è autonoma, ma di un'autonomia imperfetta che rimanda ad un'eteronomia la sua fondazione essendo in definitiva d'ordine metafisico e la religione perfezionando la morale.