Pasqualino RomeoI versi sparsi dal cuore
di Pasqualino Romeo
 
 

a cura di Luigi Romeo
 



 

Che Pasqualino Romeo abbia scritto versi sciolti non sorprende quelle poche persone che conoscono il suo animo gentile e la sua sensibilità estetica. Pur non avendo seguito corsi di studi letterari, Pasqualino ha aperto il suo cuore di calabrese emigrato attraverso la sua poesia nata totalmente per istinto. Poesia questa non influenzata da nessuna corrente, se non dalla natura del bello, dalla lontananza delle cose care, e dal ricordo di un mondo che non esiste più.
Appunto per questo, i versi di Pasqualino riflettono un cuore pendolare fra la fanciullezza trascorsa nella Magna Grecia quasi idillica e la vita adulta vissuta nell’esilio economico settentrionale. Il ricordo di questo mondo sparito fa da filo di collegamento fra due visioni di realtà poetica in cui affiorano sottilmente motivi costanti e semplicissimi. Infatti, sempre nell’ambito della Natura, si distaccano solamente pochi elementi che sémbrano fare da ritornello alle cose giornaliere: mare e sole, boschi e fiori, nuvole e cielo. Anche se queste costanti ricorrono fedelmente, nondimeno appaiono entro una cornice di ricordi a volte penosi a causa della nostalgia che Pasqualino ci fa sentire tanto fortemente.
La poesia di Pasqualino è elementare, scarna di pretese intellettuali, priva di ambizioni letterarie, ma presenta tuttavia al lettore una pristina lettura che tocca il cuore. Non riesce difficile non rimanere colpiti da questa semplicità, ché, pur se le parole e le forme riflettono ripetizioni, nondimeno emergono verità immemorabili nella tormentosa ricerca di se stessi. Tutto scorre limpido nella corrente del tempo, ma ciò nonostante rimangono verità immutabili che sembrano alleviare l’angoscia di poter capire il grande mistero della vita umana.
 
 


La seguente Raccolta di poesie è tratta dal volume
"Nord e Sud - Versi sparsi dal cuore"  di Pasqualino Romeo,
curato nel 1991 a Central City (Colorado, USA)
dal fratello Luigi con versione inglese a fronte.
Il volume, pronto per la stampa, non è mai stato pubblicato.
Dopo la scomparsa di Pasqualino avvenuta nel 1995, un'edizione
con i caratteri scritti a macchina circolava tra gli amici dell'Autore.



 


NOVEMBRE


Seduto fra un gruppo
di scogli
attorniato dal mare,
di un mare limpido
e azzurro
come gli occhi d’una dea,
sento il rumore dell’acqua
che sbatte le rocce viscide,
e col suo rigurgito
sembra di voler parlare.

Sbucano a un tratto
diecine di granchi piccoli e grandi
quasi per salutare
il sole di novembre
cercando la libertà
da un mare che li tiene prigionieri
nel fondo dell’oscurità.
 


RITRATTO


Son quasi vicino
al mio paese,
e dal treno
lo vedo su quella roccia morta.

Segni di tanti anni
che son passati.
Quella roccia
si può spezzare a mani nude,
ma Tropea rimane.

Rimane perché più in là
c’è un rione nuovo,
quello della gioventù
del domani
che conserverà il paese
nella sua storia antica.
 


LE VIE DEL PAESE


Non si vede quasi nessuno
 in queste vie strette
con poca luce.
Si possono quasi toccare
 le finestre dei balconi bassi
dove pendono
verniciati a modo loro
vasi di fiori
pieni di colori
fra collane di peperoni rossi.
Usanze locali.

E quando si stende la biancheria
appena lavata,
gocciola l’acqua
sul selciato di pietra dura.

Portoni ancora di vecchia data,
antichi come le pietre tagliate
quasi su misura,
con qualche stemma di barone
per l’entrata del padrone.
Maniglioni di ottone ossidati
che non battono più
per chiamare quelli del caseggiato.

Sono ricordi di una storia antica,
di una vita ormai lontana,
quando una carrozza a malapena
riusciva a passare
fra gli angoli delle strade.

Allora solo lanterne
con poca luce indicavano la via
verso finestre alte
che ancora oggi
sanno di nostalgia.
 


CITTA’  MORTA

Da un angolo
del balcone di casa,
attorniato dal verde delle piante,
ammiro la splendida serata
di luna piena
corteggiata da tante stelle
che sembrano essere nate
come fiori di campo.

   
IL PESCATORE

Il pescatore è li
in riva al mare
un pò increspato dal vento.

Dalla riva 
lancia il filo della lenza
con la sua esca,
e aspetta con pazienza
che il pesce abbocchi.

Ci vuole anche fortuna
per questo lavoro,
ché passano ore
senza risultato.

Ma il pescatore
è contento lo stesso.
Ha trascorso belle ore
vicino al mare
osservando di sovente
quel filo della lenza,
e aspettando che si muova
per tirare a riva
il pesce sperato.


RICORDO

Ti ho conosciuto troppo presto:
Eri un fiore non sbocciato.

Ma i tuoi occhi brillavano
con la mia stessa luce.
In noi nasceva la vita
di due cuori
che dovevano unirsi per sempre.

1l sogno s’è avverato
pur dopo un pò di tempo.
Ma quanti sacrifici
e quanto sudore s’è buttato
per rimaner felici tutta una vita.


LA RONDINELLA


Siamo nel mese di ottobre
e la mia rondinella non c’è più.
Ogni estate
ritorna ad occupare il suo nido,
un posto semplice
ma per lei comodo.
Nel cortile di casa
passa un filo elettrico,
e tutte le sere
alla stessa ora
si posa su quel filo.

Adesso sarà nei paesi caldi,
forse in Africa.
Avrà volato
per giorni e notti
coi suoi compagni,
cibandosi di insetti.

Il filo è rimasto teso
tutto solo.
Tornerà la mia rondinella?
Spero di sì.
Purtroppo deve passare un inverno
per me tanto lungo.
Ma saprò aspettare.
 


IL PAESE NATIO

Ed eccomi arrivato
al mio paese natio
dopo tanti anni
di distacco.

Il primo sguardo,
il primo saluto,
va ai cari morti.
Il cimitero è lì,
non lontano,
ad aspettarmi.

Come si riconosce subito
col quel gran pino
all’angolo della muraglia.
Semina ancora i pinocchi
anche se ogni tanto
un ramo si spezza nella vecchiaia.

Ma quel ramo appartiene
ad una famiglia
che riposa in pace
nella mia terra.