NOVEMBRE
Seduto fra un gruppo
di scogli
attorniato dal mare,
di un mare limpido
e azzurro
come gli occhi d’una dea,
sento il rumore dell’acqua
che sbatte le rocce viscide,
e col suo rigurgito
sembra di voler parlare.
Sbucano a un tratto
diecine di granchi piccoli
e grandi
quasi per salutare
il sole di novembre
cercando la libertà
da un mare che li tiene
prigionieri
nel fondo dell’oscurità.
RITRATTO
Son quasi vicino
al mio paese,
e dal treno
lo vedo su quella roccia
morta.
Segni di tanti anni
che son passati.
Quella roccia
si può spezzare
a mani nude,
ma Tropea rimane.
Rimane perché più
in là
c’è un rione nuovo,
quello della gioventù
del domani
che conserverà il
paese
nella sua storia antica.
LE VIE DEL PAESE
Non si vede quasi nessuno
in queste vie strette
con poca luce.
Si possono quasi toccare
le finestre dei balconi
bassi
dove pendono
verniciati a modo loro
vasi di fiori
pieni di colori
fra collane di peperoni
rossi.
Usanze locali.
E quando si stende la biancheria
appena lavata,
gocciola l’acqua
sul selciato di pietra
dura.
Portoni ancora di vecchia
data,
antichi come le pietre
tagliate
quasi su misura,
con qualche stemma di barone
per l’entrata del padrone.
Maniglioni di ottone ossidati
che non battono più
per chiamare quelli del
caseggiato.
Sono ricordi di una storia
antica,
di una vita ormai lontana,
quando una carrozza a malapena
riusciva a passare
fra gli angoli delle strade.
Allora solo lanterne
con poca luce indicavano
la via
verso finestre alte
che ancora oggi
sanno di nostalgia.
CITTA’ MORTA
Da un angolo
del balcone di casa,
attorniato dal verde delle
piante,
ammiro la splendida serata
di luna piena
corteggiata da tante stelle
che sembrano essere nate
come fiori di campo. |
IL PESCATORE
Il pescatore è li
in riva al mare
un pò increspato
dal vento.
Dalla riva
lancia il filo della lenza
con la sua esca,
e aspetta con pazienza
che il pesce abbocchi.
Ci vuole anche fortuna
per questo lavoro,
ché passano ore
senza risultato.
Ma il pescatore
è contento lo stesso.
Ha trascorso belle ore
vicino al mare
osservando di sovente
quel filo della lenza,
e aspettando che si muova
per tirare a riva
il pesce sperato.
RICORDO
Ti ho conosciuto troppo
presto:
Eri un fiore non sbocciato.
Ma i tuoi occhi brillavano
con la mia stessa luce.
In noi nasceva la vita
di due cuori
che dovevano unirsi per
sempre.
1l sogno s’è avverato
pur dopo un pò di
tempo.
Ma quanti sacrifici
e quanto sudore s’è
buttato
per rimaner felici tutta
una vita.
LA RONDINELLA
Siamo nel mese di ottobre
e la mia rondinella non
c’è più.
Ogni estate
ritorna ad occupare il
suo nido,
un posto semplice
ma per lei comodo.
Nel cortile di casa
passa un filo elettrico,
e tutte le sere
alla stessa ora
si posa su quel filo.
Adesso sarà nei paesi
caldi,
forse in Africa.
Avrà volato
per giorni e notti
coi suoi compagni,
cibandosi di insetti.
Il filo è rimasto
teso
tutto solo.
Tornerà la mia rondinella?
Spero di sì.
Purtroppo deve passare
un inverno
per me tanto lungo.
Ma saprò aspettare.
IL PAESE NATIO
Ed eccomi arrivato
al mio paese natio
dopo tanti anni
di distacco.
Il primo sguardo,
il primo saluto,
va ai cari morti.
Il cimitero è lì,
non lontano,
ad aspettarmi.
Come si riconosce subito
col quel gran pino
all’angolo della muraglia.
Semina ancora i pinocchi
anche se ogni tanto
un ramo si spezza nella
vecchiaia.
Ma quel ramo appartiene
ad una famiglia
che riposa in pace
nella mia terra. |