Seduta del 10 febbraio 1898 Relatore: Marsengo-Bastia
ONOREVOLI COLLEGHI ! Nelle elezioni politiche avvenute nel collegio di Tropea il 21 marzo 1897, ebbe luogo alle ore 18,50 del giorno 23 stesso mese l'Assemblea dei presidenti per la proclamazione dell'eletto. Dal computo dei voti assegnati nelle varie sezioni ai due candiadati Squitti Baldassarre e Domenico Gagliardi, risultava che a Squitti erano stati attribuiti 1179 voti, a Gagliardi voti 1071. Avrebbe quindi dovuto venir proclamato lo Squitti che aveva a suo favore 108 voti di maggioranza. Senonchè mentre dal verbale presentato a detta assemblea dai rappresentanti della Sezione di Spilinga risultava che gli elettori ivi iscritti erano 300, trecento pure i votanti (299 per Squitti, 1 per Gagliardi), si constatava invece d'altro canto che in detta sezione di Spilinga 115 soltanto erano gli elettori, che 79 erano stati i votanti, che 62 voti erano per lo Squitti e 15 per Gagliardi.
Baldassarre Squitti
In seguito a tali rilievi, appoggiati da documenti presentati alla riunione dei presidenti, quali un telegramma del prefetto di Catanzaro e la nota di identificazione della sezione di Spilinga, appositamente richiesta, dal magistrato presidente, questi riteneva che di fronte ad una falsità chiaramente contestata in ordine al numero degli elettori, al numero dei votanti ed a quello dei voti da attribuirsi rispettivamente a ciascuno dei candidati, non si potesse proclamare nessun candidato e fosse doveroso trasmettere a questa Camera dei deputati gli atti e documenti della elezione in esame. E la Giunta delle elezioni essendosi accertata anche all'appoggio di una lista autentica degli elettori di Spilinga, che realmente solo 115 erano gli iscritti e che lo Squitti aveva riportato semplicemente 62 voti e non 299, quali gli erano stati dolosamente attribuiti, proclamava eletto il Gagliardi, il quale aveva riportato il maggior numero di voti calcolati col mezzo delle risultanze reali dei suindicati documenti. Questo in sede di proclamazione. In seguito poi la vostra Giunta doveva agli effetti della convalidazione o meno della elezione, occuparsi dell'esame degli atti e delle numerose proteste allegate agli atti medesimi. Ed accintasi a tale lavoro rilevava di leggieri: 1° Che alle ore 5.45 del 22 marzo il seggio elettorale della Sezione di Tropea, invece di procedere allo scrutinio deliberava che le due urne delle quali in una si contenevano le schede scritte venissero, come vennero di fatto, suggellate e lasciate in custodia alla forza pubblica, e motivata la sua deliberazione col fatto che fossero solo presenti tre scrutatori e che fra i due mancanti vi fosse precisamente quello che aveva firmato le schede. Alle 14 del giorno successivo 23 il seggio della Sezione di Tropea al completo si faceva riconsegnare dal delegato di pubblica sicurezza Tranfo le urne e rimetteva poi al magistrato presidente dei presidenti le urne stesse dopo aver constatata la integrità dei suggelli e lo spoglio delle schede aveva luogo poi nella assemblea dei presidenti. 2° Che nella Sezione di Pizzo l'appello degli elettori era terminato alle ore 23.30 del giorno 21 e la votazione si era chiusa alle ore 11.10 del giorno successivo come risulta dal relativo verbale del seggio definitivo. 3° Che nella stessa Sezione di Pizzo la lista di identificazione, in disobbedienza palese alla legge, era stata presentata al pretore prima che si chiudesse la votazione cioè alle ore 10 del 22 mentre la votazione aveva poi termine alle ore 11,10. A comprova di ciò sta un certificato del cancelliere della pretura di Pizzo in data 4 aprile 1897 il quale attesta pure altra grave irregolarità che cioè il pacco delle schede fu consegnato alla pretura di Pizzo solo alle 10 ed un quarto pomeridiane pel giorno 22 marzo. 4° Che in atti esitevano numerose proteste dei fautori dello Squitti accennanti a fatti specifici di pressioni e di ingerenze governative e di gravi corruzioni con indicazioni di testimonianze e di documenti, all'appoggio dei quali lo Squitti domandava l'annullamento delle operazioni delle Sezioni di Pizzo e di Spilinga e la conseguente sua proclamazione o quanto meno l'annullamento della elezione. La vostra Giunta esaminate e valutate tali risultanze dichiarava contestata la elezione di Tropea ed in esito alla discussione avvenuta in sede di contestazione decideva la nomina di un comitato inquirente il quale esaminata la elezione di Tropea nel suo complesso e nei suoi particolari accertasse la verità o meno dei fatti denunziati in quanto potessero influire sulla validità della elezione medesima. Recatosi a Napoli dove erano da sentirsi varii testimoni e nel Collegio elettorale di Tropea il vostro comitato procedeva all'esame di moltissimi testimoni indicati hinc inde dalle parti e di alcuni la cui audizione si rendeva necessaria dallo sviluppo delle indagini iniziate. Dall'insieme degli esami fatti e dai documenti uniti agli atti, risultava: per la Sezione di Tropea che varii giorni prima delle elezioni veniva spedito in Tropea con speciale missione di pubblica sicurezza il delegato Tranfo figlio all'onorevole senatore Tranfo di Tropea, il quale invece di attendere soltanto alla tutela dell'ordine pubblico prendeva parte e parte attivissima al movimento elettorale in favore del Gagliardi, candidato appoggiato dal Governo, avvalendosi specialmente della influenza che egli appartenente a distinta famiglia di Tropea poteva avere sui suoi concittadini. E così egli, come attestano varii testimoni, persone distinte e degne di fede, pubblicamente ricerca voti pel suo protetto Gagliardi, fa minaccie e pressioni, quali quelle al professor Romano Pasquale e non avrebbe esitato anche dall'offrire denari se si tiene conto delle dichiarazioni fatte da alcuni testimoni. Vero è bensì che alcuni altri testi esaminati accennano alla opera zelante da lui prestata a favore dell'ordine pubblico in Tropea, la quale in quei giorni era assai agitata pel metodo nuovo di propaganda elettorale adottato in quella città tranquilla e civile dal Gagliardi, e soprattutto dai suoi partigiani ma ciò non toglie per nulla la esistenza dell'opera scorretta di detto funzionario che si è superiormente rilevata. Ed è da notarsi ancora che il Tranfo non agiva semplicemente come cittadino di Tropea, ma aveva vere e proprie funzioni di delegato, come nessuno contesta e come d'altronde è provato dal fatto che il Tranfo ebbe in consegna dal seggio di Tropea le urne suggellate. In ordine a questo fatto sarà bene spendere ancora una parola. In Tropea il vostro Comitato inquirente ha potuto accertare che la causa del suggellamento delle urne ed il ritardato scrutinio non fu quella che ad esse si è assegnata nel verbale relativo, ma il suggellamento si fece, lo scrutinio si ritardò perchè nella notte dal 21 al 22 marzo giungevano in Tropea notizie da Pizzo che le operazioni elettorali colà dolosamente si protraevano ed al desiderio che Pizzo aveva di conoscere, prima di chiudere la votazione, il risultato delle altre Sezioni si rispondeva col detto suggellamento che rimetteva quindi lo scrutinio alla assemblea dei Presidenti. E pertanto una violazione di legge si contrapponeva ad un'altra assai più grave però violazione delle disposizioni della legge elettorale. Si accertava inoltre che il partito del Gagliardi aveva commesso in Tropea assai gravi corruzioni e tentativi di corruzione, cosicchè se qualche volta il sentimento della propria dignità aveva trionfato con un rifiuto opposto ai corruttori, in altri casi invece elettori che, stando al loro convincimento, avrebbero votato pel candidato Squitti, votarono invece pel Gaglirdi in seguito a denari avuti. Troppo lungo sarebbe esaminare minutamente tutti i fatti di corruzione verificatisi in Tropea, basti il dire che varie furono le offerte di lire 500, come vari testimoni attestano - che somme di denaro furono viste da testimoni escussi in mano a persone che erano nella impossibilità assoluta di possederne - che la corruzione del partito Gagliardi dilagava in quei giorni in Tropea cosicchè alcune persone esaminate dal Comitato, ancora sinistramente impressionate ebbero a conchiudere che giammai si erano viste cose simili e che se si dovessero altra volta ripetere rinunzierebbero piuttosto all'esercizio dei loro diritti elettorali. Con questi fatti di corruzione si collegano con logico concetto e ne sono patente riprova quanto depose il teste commendatore Toraldo consigliere di Cassazione ed il possidente di Tropea Fazzari Pasquale ed alcuni altri individui. Dichiarava il primo che nel periodo preparatorio delle ultime elezioni gli si presentava un individuo per conto di una Banca a chiedergli informazioni sulla solvibilità della famiglia Gagliardi la quale cercava un prestito di seicentomila lire. Attestava il Fazzari che nel gennaio 1897 con apposito atto notarile mutuava a Luigi Gagliardi fratello minore del candidato la somma di lire 50 mila al tasso del 7 per cento e mediante ipoteca.
Sezione di Pizzo Le risultanze dei documenti in ordine al protrarsi delle operazioni elettorali ed alle altre irregolarità verificatesi venivano confermate dalle indagini istituitesi in Pizzo dal Comitato mediante l'esame di vari testimoni. Dal complesso di tali esami e specialmente da quelli di testimoni che per non essere di Pizzo ma ivi semplicemente residenti non avevano preso parte alla lotta elettorale e sono quindi degnissimi di fede è risultato che a Pizzo, dove la famiglia Gagliardi benefica e rispettata ha le tonnare e da lavoro a molti operai, la corruzione non si è esercitata colla distribuzione di denaro ma prese forma soltanto di distribuzione di vino e di cibaria nelle cantine. Qui la propaganda si fa essenzialmente contro i fautori dello Squitti con intimidazioni della folla, con popolari sommosse. I partigiani dello Squitti sono presi di mira, intimiditi e basta che si sparga la voce che il candidato Squitti era giunto a Pizzo in casa di amici perchè la casa stessa si circondi da una folla schiamazzante di centinaia di persone imprecanti allo Squitti ed inneggianti al Gagliardi con strano modo di manifestare l'entusiasmo, e guai maggiori sarebbero certamente avvenuti, come dicono alcuni testimoni, se i partigiani di Squitti non si fossero lasciati intimorire. Attestano varii testimoni che la folla nei giorni precedenti alla elezione era lasciata in balia di se stessa non trattenuta nel suo irrompere dalle Autorità cosicchè varii partigiani di Squitti dovettero fuggire da Pizzo e fra questi il dottor Catalano che fu visto scendere a Tropea per evitare le trasmodanti dimostrazioni del partito Gagliardi. Durante la votazione poi oltre alle gravi irregolarità già enunciate altre se ne verificarono. Impossibilità di protestare per parte degli Squittiani, chiamata degli elettori col mezzo della tromba sulla pubblica piazza ad intervalli assai lunghi, protrarsi delle operazioni stesse nell'unico intento accertato di conoscere l'esito delle altre Sezioni e di potere poi provvedere con sostituzione di voti. E queste sostituzioni avvennero di fatto, per quanto ebbero a dichiarare diversi testimoni, i quali non solo attestarono di una irregolarità commessa dal partito Squitti a sua tutela consistente nella distribuzione di motti di riconoscimento, ma dichiararono pur anco che i motti che dovevano uscire dall'urna dovevano avvicinarsi al centinaio mentre allo Squitti non furono nella Sezione Pizzo attribuiti che 22 voti. Varie persone interrogate riferirono inoltre che un alunno di cancelleria della pretura di Pizzo certo Marino aveva confidato di aver egli colle sue sorelle scritto oltre 80 schede col nome del Gagliardi e che queste sarebbero state appunto le schede sostituite a danno dello Squitti.
Nelle altre Sezioni Anche in altre Sezioni si verificarono fatti minuti di corruzione per parte degli amici del candidato Gagliardi come depongono vari testimoni. E così pagamenti di viaggi e distribuzioni di denari ad elettori. Offerte di lire 2,000 del partito Gagliardi ad alcuni elettori Zambresi i quali, giusta la deposizione di alcuni testimoni, e specialmente di Mazzeo Sabatini si sarebbero poi recati dallo Squitti, dicendogli che per votare per lui ed in segno di speciale riguardo sarebbero loro bastate lire 800. Antonio Potenza fu pagato per l'astensione. Un servo di Gagliardi diede in Parghelia ad un certo Colati miserabile lire 50 che depositò alla cassa di risparmio. In Parghelia si distribuirono segni di riconoscimento e si votava per gruppi. Ed altri fatti specifici e gravi assai si potrebbero ancora citare e che varrebbero a dimostrare viemmeglio come e quanto la elezione in questione sia stata inquinata dalla corruzione. Sarà sufficiente però il richiamare l'attenzione vostra, onorevoli colleghi, per colorire viemmeglio il quadro della corruzione, sul fatto accertato in modo non dubbio di un cav. Prestia che s'insediava in una casa in Nicotera dove impiantava una vera agenzia elettorale per conto ed a beneficio del partito Gagliardi. A questa agenzia si chiamavano ed accorrevano elettori i quali venivano forniti di denaro. Il Prestia fece vedere a Scarani e ad altri un portafogli contenente molte migliaia di lire che dovevano distribuirsi per far votare pel Gagliardi. E così ebbero denari dal Prestia, Francesco Gagliani che lo confessava a Rascaglia Michele in presenza del vice segretario comunale di Nicotera facendo vedere due biglietti tagliati da lire 50. Scattarella Ignazio che ebbe 100 lire tagliate e lire 25 in carta spicciola e diceva di averle accettate perchè povero. Il mattino della elezione in casa del dottor Debella Gregorio di Nicotera si recò alle 5 e mezza Domenicoantonio Lavalle il quale gli disse che Prestio, Loiacono ed un altro gli avevano offerto lire 300 perchè votasse per Gagliardi; il Lavalle rifiutava perchè aveva promesso di votare per Squitti. Poco dopo si presentava dal dottor Debella un tal Domenico Favarolo, che la sera prima gli aveva promesso di votare per lo Squitti ed ora veniva a dirgli che non poteva mantenere la promessa perchè nella notte i tre suindicati erano andati da lui e gli avevano dato 300 lire ed il motto per votare a favore di Gagliardi. E come epilogo dell'opera corrompitrice del Prestia sarà bene notare che avendo il prof. Teti Giuseppe di Sant'Onofrio visto il Prestia in Catanzaro questi gli disse che Gagliardi aveva speso sessanta o settanta mila lire, dalle quali 29,400 per compra effettiva di voti e gli altri per spese di vitto e cibarie e per denaro dato a grandi elettori. Oltre alla corruzione così largamente esercitata dal partito del Gagliardi vennero denunziati fatti di pressioni governative avvenute col mezzo di scioglimenti di Consigli comunali, di chiamate di sindaci alla sottoprefettura. Ma la prova così chiara e meridiana della corruzione, che deve portare per logica necessità allo annullamento della elezione, ha dispensato la vostra Giunta dallo approfondire la indagine sempre incresciosa e difficile del vedere se le chiamate dei sindaci e gli altri atti governativi non abbiano trasmodato in vere ingerenze e se lo scioglimento dei Consigli comunali in epoca prossima alle elezioni, siano stati determinati da necessità amministrative oppure dal concetto di fare traboccar la bilancia a favore del candidato ministeriale. E qui sarebbe il caso di far punto se non occorresse di stabilire per la verità ed in brevi parole il contegno del partito Squitti in questa elezione per quanto possa viemmeglio caratterizzare le vicende della elezione stessa. Più non occorre parlare del falso nel verbale di Spilinga, che anche dalle indagini del Comitato inquirente venne messo in più vera luce. Sebbene in assai più mite misura e di gran lungo inferiore a quella accertata a carico del Gagliardi furono pure stabiliti casi di corruzione a carico del partito Squitti. A Maierato ed in altri luoghi si sarebbero distribuiti dei biglietti tagliati per parte degli Squittiani - come hanno deposto vari testimoni - anche gli Squittiani avrebbero distribuito motti e segni di riconoscimento, come ebbero ad ammettere per la Sezione di Pizzo. Però i testimoni escussi anche amici del candidato Squitti, accennerebbero a che il partito Squitti addiveniva ad atti di corruzione per opporsi alla grave e generale opera corruttrice del partito Gagliardi. Di fronte a tali risultanze era evidente che la Giunta dovesse proporvi l'annullamento di tale elezione ed unanime ve lo propone. Ma non è sufficiente che messa nel nulla questa elezione così inquinata si cancellino senz'altro i fatti gravissimi constatati ed assorgenti evidentemente a figura giuridica di reato. Già sui fatti di Spilinga e di Pizzo l'autorità giudiziaria ha rivolto l'opera sua indagatrice ma è giusto e doveroso che l'opera stessa si rivolga anche ad accertare altre responsabilità penali promananti dai fatti accertamenti e così questa Giunta pure unanime deliberava di proporvi il rinvio degli atti all'autorità giudiziaria. Riassumendo quindi, la vostra Giunta unanime vi propone: 1° l'annullamento dell'elezione del Collegio di Tropea; 2° il rinvio degli atti all'autorità giudiziaria.
MARSENGO-BASTIA, relatore.