IL MIRACOLOSO SALVATAGGIO DI MARIA ANTONIETTA COLACE
Il salvataggio di una bambina di sei anni, Maria Antonietta Colace, in una Parghelia devastata dal tremendo terremoto dell'8 settembre 1905, fece molto scalpore non solo in Italia. Se ne occuparono tutti i giornali e persino la Domenica del Corriere volle dedicare il paginone a colori vergato dal magico pennello di A. Beltrame. Una storia che commosse il mondo e che diede una flebile speranza di vita alla gente distrutta dal dolore per i gravissimi lutti subiti. Ed ecco il cronista del popolarissimo giornale che da la notizia, aiutato ovviamente dall'immagine di Beltrame, mirando al cuore dei lettori. E riesce perfettamente nell'intento anche quando i giornali televisivi ai quei tempi erano davvero lontani anni luce.
Nel numero scorso abbiamo fatto cenno del salvataggio quasi miracoloso, avvenuto nel comune di Parghelia, di una bambina tratta viva di sotto le macerie della casa dove abitava, dopo 96 ore di seppellimento. E' l'episodio che illustriamo nella nostra pagina a colori, la quale non è altro che l'imgrandimento di una fotografia. La bambina stessa - che ora trovasi nell'ospitale di Tropea e che i medici sperano strappare alla morte - si chiama Maria Antonietta Colacci, e nacque nel '900 a Rosario Santa Fè (Argentina) da genitori calabresi ivi emigrati. Dopo due anni dalla sua nascita, la madre Colacci tornò a Parghelia con due bambine, la minore delle quali, Maria Antonietta, fu ceduta alla nonna Anna, con la quale viveva in una povera stanza d'una casetta ad un piano. Al momento della scossa fatale - narra un testimone - il muro della casa limitrofa cadde addosso a quella Colacci, seppellendo nonna e nipote sotto le rovine. La vecchia rimase quasi soffocata sotto il pagliericcio, ricoperto di calcinacci. Appoggiò le mani alle gote proteggendo la bocca per poter respirare. Terrorizzata, ella chiamò subito la bambina Maria Antonietta, dicendole: - Sei viva? - E la nipotina: - Nonna mia, sì - Dove sei? - Sotto terra. - La nonna continuò a chiamare la nipote ed a chiamare aiuto, ma la nipotina non rispose più. Dopo due ore, due contadini riuscirono ad estrarre l'Anna, ma invano chiamarono la bambina, invisibile sotto il monte delle macerie. Rimessa dallo spavento, la nonna cominciò subito a rovistare fra le rovine, quando udì come un miagolio. Dubitò per un momento di essere vittima di una allucinazione. Chiamò ripetutamente: <<Mria Antonietta!>>, ma non ebbe altre risposte. Alcuni soldati zappatori, guidati da un ingegnere del genio civile, e da un sottotenente del genio, demolivano una casa vicina. La nonna, come impazzita, li prese per il braccio, ingiungendo imperiosamente: - Per amor di Dio, correte qua: salvate la mia nipote! Togliete queste macerie. - Gli ingegneri la guardarono meravigliati: acconsentirono però alla sua domanda: accostarono l'orecchie al crepaccio e ascoltarono un fioco lamento, che si ripetè più volte. L'ingegnere del genio civile esclamò: - E' una gatta! - Il lamento, infatti, somigliava perfettamente a un miagolio. Gli zappatori rimossero cautamente le macerie e dal foro ingrandito fuggì via frettolosa una gattina. L'ingegnere Zanetti esclamò: <<La dicevo io!>>, ma la nonna insistette, e alle preghiere di lei si aggiunsero quelle della zia, arrivata in quel momento. Le due donne, con le mani protese verso i soldati, in atto di preghiera, gridavano: <<Dissotterrateci la nostra nipotina!>>. Gli zappatori si rimisero al lavoro, e appena rimossa una trave si sentì nettamente una vocina. Fu fatto un buco con la massima prudenza, poi il tenente calò un pezzo di legno sottile, gridando. - Maria Antonietta, ridammi questo bastone. - Il bastone subito dopo si sollevò. Ogni dubbio quindi era sparito: la bambina tanto pianta era viva ancora. I tenenti Zanetti e Tricorni personalmente operarono l'estrazione, tolsero man mano il materiale, segarono le sedie, bucarono un armadietto ed ecco apparire la testa della bambina, che fu subito tratta di là.
Le foto del salvataggio della piccola Maria Antonietta
E' impossibile descrivere la gioia e la commozione che provarono gli animi di tutti gli astanti. La bambina, pallidissima, aveva gli occhi fuori dell'orbita, le labbra e le orecchie ceree; alla vista del sole abbassò le palpebre. Accorsero i medici e le spruzzarono acqua sul viso. Il polso era debolissimo, ma sul corpo non eravi traccia di lesioni. La bambina s'era salvata perchè, spinta dall'urto del muro, entrò in una credenza della cucina, e quivi era rimasta accoccolata. L'aria che la circondava era poca, ma sufficiente tuttavia per il bisogno del piccolo organismo. Ad essa da principio venne somministrata acqua, poi latte, poi ristori. Beveva lungamente e si mostrava mai sazia. Dopo mezz'ora cominciò a parlare. Riconobbe la zia, la nonna, la madre, e sorrideva e parlava francamente. La popolazione erasi raccolta intorno alla piccola salvata gridando al miracolo.