CINQUANTENNALE
DEL LICEO GINNASIO
"PASQUALE GALLUPPI"
DI TROPEA

NASCITA DEL LICEO CLASSICO
E BREVE STORIA DELL’ISTITUTO
 


La Prof.ssa Caterina Sorbilli
Docente del Liceo Ginnasio di Tropea


I fratelli Consalvo e Antonio De Mendoza nel 1940 fondavano il Ginnasio parificato, che nel 1948 diventava sezione staccata del Liceo Classico statale Morelli di Vibo Valentia.
Il 19 settembre 1952 l’allora Presidente della Repubblica Luigi Einaudi firmava il decreto di istituzione del Liceo Ginnasio di Tropea, che dall’anno scolastico 1953/1954, con le sue cinque classi di corso completo e un’altra quarta ginnasiale, iniziava il suo cammino autonomo.
Il Collegio dei Professori, riunito il 17 dicembre 1953 per decidere sull’intitolazione del Liceo-Ginnasio, così deliberava: “Il Preside – prof. Giuseppe Inzitari – fa notare che la città di Tropea annovera tra i suoi figli migliori il grande filosofo P. Galluppi, onore e vanto della terra di Calabria; propone, pertanto, di votare questo illustre nome per l’intitolazione del Liceo-Ginnasio di Tropea. Con molto entusiasmo il Collegio dei Professori approva all’unanimità la proposta del Preside, per cui si decide di intitolare il Liceo di Tropea all’egregio nome del filosofo tropeano P. Galluppi”.
Il Ministro della Pubblica Istruzione Scaglia il 5 giugno 1954 accoglie la proposta, che viene convertita in legge con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
Il 18 dicembre 1953 avviene la cerimonia di inaugurazione dell’a.s., con deposizione di due corone al monumento dei caduti e a quello di Galluppi.
Gli inizi sono difficili, a causa della insufficienza ed irrazionalità dei locali, della mancanza di arredamenti, di servizi igienici e del personale di segreteria; per la mancanza di corrente elettrica le riunioni del Collegio dei Professori si tengono in orario antimeridiano.
Prima sede dell’istituto è il palazzo Giffone, un vecchio edificio in stile neoclassico di proprietà del demanio, che si presentava con pavimenti sconnessi, soffitti pericolanti ed intonaci scrostati. Dopo le vacanze natalizie del 1963 la scuola si trasferisce nel primo plesso delle Scuole elementari in Viale Coniugi Crigna; finalmente dal 1° ottobre 1969 può avere la sua sede definitiva nell’edificio appositamente costruito e in cui si trova ancora oggi, che, pur non rispondendo a tutti i requisiti di una scuola moderna, tuttavia dispone di aule ampie, ariose e comode.
Per diversi anni l’istituto risulta costituito da un unico corso, finchè nell’anno scolastico 1988/1989 si formano nuovamente due quarte ginnasiali e, tre anni dopo, le classi iniziali diventano tre. Il nostro Liceo prosegue il suo cammino con due corsi completi, che, privati in seguito di una classe, si ricostituiranno a partire dal prossimo anno scolastico.
Tra il 1989 e il 1990 per ben due volte il Preside e il Collegio docenti prendono posizione contro alcune ipotesi di accorpamento dell’istituto al Liceo Morelli di Vibo Valentia prima ed al Liceo Scientifico di Tropea poi, in seguito alla legge n° 426 del 6/10/1988 sull’accorpamento degli istituti scolastici; in entrambi i casi i ricorsi inoltrati vengono accolti.
Nell’anno scolastico 1996/1997 ha inizio un nuovo cammino, che vede aggregati al Liceo classico il Liceo scientifico di Tropea e la relativa sezione staccata di Ricadi. All’inizio di questa nuova esperienza il Preside Pantano scrive: “ L’aspetto positivo che dobbiamo cogliere è il fatto che diverse energie messe insieme hanno una grande potenzialità umana e culturale. Al vecchio tronco del Liceo Classico si innesta il giovane virgulto del Liceo Scientifico, che darà linfa vitale, per essere più attenti a capire le richieste dei giovani e a rispondere alle sfide del progresso tecnologico del nostro tempo. Dobbiamo, perciò, considerare questo dato di fatto un’occasione di arricchimento reciproco, nell’impegno di tutti a valorizzare la specificità degli indirizzi e nello sforzo di utilizzare risorse di personalità e professionalità diverse, di cui il classico e lo scientifico dispongono.”
Al termine del suddetto anno scolastico tutte le componenti dell’istituto, dal Preside al corpo docente agli alunni, si ritrovano a fronteggiare un nuovo decreto del Provveditore agli Studi di Vibo Valentia, che prevede la soppressione del Liceo scientifico di Ricadi, nell’ambito della razionalizzazione della rete scolastica. Con la collaborazione anche degli Enti locali si cerca di ottenere almeno una soppressione graduale dell’istituto, fino all’esaurimento delle classi esistenti, ma si riesce a mantenere per il successivo anno scolastico solo la classe terminale.
A partire dall’anno scolastico 2000/2001, infine, il “vecchio” Liceo classico P. Galluppi diventa l’Istituto di Istruzione Superiore di Tropea, acquisendo al suo interno, oltre agli indirizzi Classico e Scientifico, anche quelli Economico-aziendale, Turistico ed Alberghiero.
OBIETTIVI E FINALITA’ EDUCATIVE, METODI E RAPPORTI CON L’UTENZA
Ciò che maggiormente ci interessa, però, in questo nostro percorso attraverso i cinquanta anni di storia del nostro Liceo, sono gli obiettivi educativi e gli indirizzi didattici, che si sono evoluti attraverso gli anni, evidenziando le trasformazioni del pensiero pedagogico e della didattica nella scuola italiana. La lettura dei verbali del Collegio dei docenti come quella degli Ordini del giorno dei Presidi permette di notare il profondo cambiamento che viene attuato nella nostra scuola dagli anni cinquanta ai nostri giorni, col passaggio da una scuola di èlite, riservata a pochi e caratterizzata da una severa selezione, a più ampi criteri di valutazione, che tengono conto, oltre che dell’acquisizione di conoscenze più o meno approfondite, anche del raggiungimento di una più completa maturità e di capacità spendibili in una società ormai profondamente mutata ed orientata più ad attività tecniche che puramente speculative.
Sin dal primo anno di vita dell’istituto viene posto come obiettivo primario l’educazione intellettuale, non disgiunta, però, da una educazione generale. Il Preside, prof. Inzitari, richiama, inoltre, la necessità della collaborazione e di uno spirito di famiglia “nell’ambito delle disposizioni e dei regolamenti della scuola. Perché il Collegio dei Professori costituisca una famiglia è necessario che ciascuno agisca secondo le norme, tenendo presenti i propri doveri prima che i propri diritti e le proprie aspirazioni. Ognuno sia preside a se stesso. Nulla può sostituire la propria coscienza.” Esaminando, poi, i rapporti tra insegnanti e alunni, afferma: “Ogni alunno ha la propria personalità, che va rispettata; anche il senso di paternità è fondamentale nella condotta dei professori; è necessario che tale senso di paternità non sminuisca per nulla quella necessaria autorità su cui si fonda l’ordine della scuola e ogni forma di educazione. Siano inflessibili i professori nel richiedere agli alunni il rispetto dell’ordine e della disciplina, della moralità e della lealtà.”  Nella stessa riunione del Collegio viene raccomandato agli insegnanti il buon esempio: “Gli alunni sono da paragonarsi a delle sensibilissime antenne, capaci di percepire a perfezione lo stato di serietà del Collegio dei professori e, pertanto, di sentire il dovere di adeguarsi al tono di serietà creato dagli insegnanti”. Nella riunione del 22 dicembre 1954 si aggiunge: “Va precisato, infine, che soltanto una lezione fatta bene può costituire la migliore prevenzione alle mancanze disciplinari, essendo chiaro che non si possono incatenare le energie fisiche di adolescenti e giovani tra i 14 e i 20 anni con il solo timore delle punizioni disciplinari.” Anche nel verbale della riunione del 5 novembre ’55 il Preside raccomanda che l’attività docente non si limiti “alla semplice esposizione di nozioni letterarie o scientifiche, ma tenda soprattutto allo sviluppo integrale della personalità degli allievi.”  “Solo così essi sentiranno la disciplina come un dovere e non come un’imposizione.” E ancora nel verbale del 25 novembre si legge: “…anche attraverso matematica e geografia si può trovare il modo di dire agli alunni cose che li rendono migliori, anche se ciò dovesse imporre la rinunzia allo svolgimento di qualche piccola parte del programma. Il programma è cosa morta e la scuola è vita.”
Sono innumerevoli, inoltre, i passi in cui si fa riferimento alla necessità di improntare l’azione educativa ai principi dell’amore e della comprensione, ma non è certo possibile qui citarli tutti.
Le contestazioni della fine degli anni sessanta coinvolgono anche la nostra scuola, che, innanzitutto, si apre a nuove forme di partecipazione: vengono costituiti i Consigli dei genitori e degli studenti e il Comitato scuola-famiglia. Si sollecitano genitori ed alunni alla collaborazione e si crea così un clima di serenità e rispetto reciproco, anticipando nello spirito e nella forma i successivi organi collegiali. Nei vari verbali dei Consigli e del Collegio e negli O.d.G. si afferma l’esigenza di una formazione umana, oltre che culturale, nella ricerca dell’armonico sviluppo delle varie facoltà; i rapporti tra i genitori, insegnanti e alunni sono posti su un piano di dialogo e di pari dignità, nell’esercizio e nel rispetto dei propri ruoli, senza creare conflitti di competenze, in un clima di fiducia.
Con il passare degli anni le indicazioni relative alle finalità che la scuola si propone si evolvono, pur nella continuità. Nel verbale del Collegio del 29/11/1979 leggiamo: “Il Preside individua come obiettivo educativo primario la maturazione personale e culturale degli alunni, da realizzare in un clima di fiducia e di serenità, nel quale sia correttamente e proficuamente impostato il rapporto scuola-società. L’attività educativa deve, perciò, tendere a dare ai giovani delle profonde motivazioni, che possano sollecitarli nella loro vita, favorirne il senso di responsabilità e di autocontrollo. Si rende, perciò, necessario che i docenti promuovano costantemente il loro aggiornamento culturale e coordinano la loro attività didattica, al fine di favorire l’interdisciplinarietà.”
Negli anni successivi più volte il Collegio dei docenti si apre, soprattutto nelle fasi conclusive dell’anno scolastico, alla partecipazione di rappresentanze di alunni e genitori, allo scopo di discutere dell’andamento generale dell’istituto, delle mete educative raggiunte, sia dal punto di vista culturale che da quello umano.
Certo non si può affermare che i rapporti tra le diverse componenti della scuola siano stati sempre idillici: in alcuni casi le incomprensioni sono state profonde e sono sfociate in comportamenti anche violenti nei confronti di alcuni docenti, comportamenti che, però, hanno riguardato solo pochissimi soggetti e sono stati condannati in maniera compatta non solo dai docenti e da tutti coloro che nella scuola lavorano, ma, cosa ancora più importante, dagli stessi genitori ed alunni.
Ancora una volta nei primi Collegi dell’anno scolastico 1988/1989 si invoca un clima di serenità e di fiducia reciproca e si invita ad “adeguare i metodi di insegnamento alle specifiche realtà culturali ed umane, proponendo, in particolare, lo studio delle antiche civiltà non come una stanca contemplazione nostalgica del passato, ma come una rivisitazione alla quale attingere, nel rispetto della ricostruzione scientifica e storica, elementi per meglio comprendere il presente e per operare più consapevolmente in esso.”
A partire proprio da questo anno scolastico, in seguito al D.P.R. 28.8.1988, si discute di obiettivi didattici relativi, soprattutto, allo studio delle lingue classiche e si propongono tematiche da affrontare per l’aggiornamento in servizio, prima tra tutte la valutazione degli alunni. A tal proposito, nella seduta del Collegio del 26/1/1989 il prof. Giuseppe Locane relaziona sulla storia dei criteri di valutazione nella scuola italiana ed afferma: “La valutazione deve tener conto degli ambienti di provenienza e dei condizionamenti socio-culturali degli alunni, dell’impegno, della preparazione obiettiva. Il voto deve essere insieme espressione di un giudizio ed elemento che concorre – con lo stimolo e con l’incoraggiamento – all’educazione dell’alunno, alla formazione della sua personalità e del suo senso di responsabilità.  Gli insegnanti sono chiamati a porre sempre in discussione e a rivedere
– evidentemente – i propri criteri di giudizio, nella consapevolezza dell’importanza della loro valutazione e delle conseguenze che il voto può avere sulla sensibilità dell’alunno.”
Il comune denominatore degli intenti programmatici di questi anni è sempre l’invito alla collaborazione: “Lavorare insieme è l’obiettivo che propongo all’inizio di questo nuovo anno scolastico. Tale motto non vuole essere una banale espressione retorica, ma intende significare che all’impegno educativo e didattico degli insegnanti e allo sforzo del personale non insegnante di rendere la scuola pulita, ordinata ed accogliente deve corrispondere la responsabile collaborazione degli alunni. Ogni classe deve essere come una squadra ben affiatata, il cui fine deve essere la valorizzazione delle capacità dei singoli per il bene di tutti e viceversa. Tale traguardo non è solo la semplice promozione scolastica, ma, altresì, la maturazione della personalità, nell’equilibrato sviluppo delle facoltà di cui ciascuno è dotato. Ognuno, perciò, deve mettere a frutto i talenti che arricchiscono la sua mente, il suo cuore e la sua volontà, per il progresso suo personale e della società.”
Il 1994 segna un passaggio importante nella scuola italiana: si incomincia a discutere sullo schema di decreto legislativo relativo all’autonomia scolastica. Anche nel nostro istituto il Preside Pantano chiede che tutte le componenti della scuola analizzino la bozza di decreto ed esprimano il loro parere: diverse sono le note che pervengono alla Presidenza ed esprimono varie perplessità, le quali vengono raccolte ed indirizzate a chi di dovere. Nel quadro di tali prospettive di autonomia, che richiedono una sempre maggiore chiarezza di obiettivi e, soprattutto, una loro esplicitazione agli utenti, nel verbale del Collegio del 17/10/1995 si legge: “La programmazione deve prevedere traguardi temporali definiti, indicazioni specifiche quanto agli itinerari e ai mezzi e verifiche periodiche. Bisogna, inoltre, tendere a far sì che gli alunni acquisiscano un valido metodo di studio e sviluppino le capacità critiche.” Nello stesso Collegio si decide di procedere alla formulazione di una Carta dei servizi e dall’anno scolastico 1996/1997 viene elaborato il PEI, che, attraverso vari passaggi, si evolverà e si trasformerà, con la scuola dell’autonomia, nel POF.
E’ interessante notare come in questa fase si evolvano i criteri generali programmatici, che vengono così definiti nel 1997:
a)  ogni insegnamento deve, pur nella specificità dei suoi contenuti, tener conto degli interessi degli alunni, della realtà socio-culturale dell’ambiente, della propria particolare valenza nello sviluppo complessivo della personalità culturale e umana dell’alunno, in una visione interdisciplinare e globale del sapere;
b)  l’insegnamento delle lingue straniere e dell’italiano deve tendere al rafforzamento della competenza comunicativa e linguistica, allo sviluppo della capacità di analizzare e di produrre testi e all’affinamento delle capacità di riflessione sulla lingua e delle abilità di lettura;
c)  l’insegnamento delle lingue e delle letterature classiche ha lo scopo di sviluppare le capacità di analisi dei testi e di proporre agli allievi lo studio del mondo antico in maniera critica e secondo una visione storica, rifuggendo da ogni acritica tentazione di un improbabile ritorno ad un irripetibile passato, in nessun caso concepibile come modello ideale e perfetto.”
Nel tentativo di adeguare ai nuovi cambiamenti i programmi scolastici, dall’anno scolastico 1998/1999 si introduce una nuova periodizzazione delle discipline umanistiche moderne, iniziando lo studio della letteratura italiana in V ginnasio ed introducendo la nuova scansione dei programmi di storia, in modo che tutte le discipline umanistiche moderne, ad eccezione della filosofia, affrontino nelle classi liceali lo studio delle stesse epoche ed, in particolare, in III liceo si concentrino sulla fine del XIX e sul XX secolo.
In seguito all’attuazione dell’autonomia scolastica, nel primo Collegio del 2000/2001 il Preside Nardo ricorda che ormai “ad una scuola che trasmette nozioni in maniera astratta, autoritaria e frontale se ne sostituisce una che si fa carico delle responsabilità di individuare le forme migliori per garantire a tutti gli studenti il diritto all’apprendimento, proponendo al territorio un’offerta formativa utile nei suoi contenuti, efficace nei suoi metodi e coerente con le domande dell’utenza.”

INDIRIZZI DISCIPLINARI E RAPPORTI CON GLI ALUNNI

Gli indirizzi disciplinari evidenziano ancor più i profondi cambiamenti avvenuti nell’arco di questi cinquant’anni.
Dal primo anno di vita del Liceo troviamo una rigida disciplina, estremamente formale, che riguarda ogni momento della vita scolastica e che oggi può apparire, soprattutto a chi non ne ha mai sentito parlare, incredibile. Il primo ordine del giorno del 1953 stabilisce che: “Alle 8.25, al primo segnale di entrata, le alunne, inquadratesi per classe nel cortile, entreranno nelle aule. Alle 8.30, al secondo segnale, faranno ingresso gli alunni allo stesso modo.” Anche l’uscita è regolata alla stessa maniera. Pare, però, in base a testimonianze dirette, che le ragazze dovessero entrare in classe al loro arrivo a scuola, onde evitare che sostassero nel cortile insieme ai maschi. Riguardo all’uso dei servizi, è previsto che dalla terza alla quarta ora di lezione le alunne singolarmente potranno essere accompagnate dalla bidella ai gabinetti della scuola elementare (il Liceo non disponeva allora di servizi igienici); i maschi potranno uscire dalla classe esclusivamente tra le 11.20 e le 11.40, alla sospensione delle lezioni. L’intervallo viene abolito il 16/01/1954 per l’indisciplinato comportamento di vari alunni e per la mancata osservanza degli orari stabiliti.
Per il mantenimento dell’ordine nelle classi era prevista una sorta di collaborazione con gli alunni: l’insegnante con il maggior numero di ore doveva nominare tra gli alunni un responsabile di classe che mantenesse i rapporti con gli insegnanti e il Preside e aiutasse o sostituisse gli insegnanti nel mantenimento della disciplina all’inizio, alla fine e negli intervalli delle lezioni. Tale rappresentante “potrà essere sostituito o per avvicendamento o nel caso in cui non assolva con la dovuta dignità, diligenza e rispetto della personalità dei suoi colleghi il delicato compito.” Le classi miste potevano avere anche un’alunna che le rappresentasse.
In qualsiasi occasione vi era, comunque, la rigida divisione per sesso. Ad esempio, per l’esercitazione di marcia queste erano le indicazioni: “gli alunni verso Parghelia, le alunne verso S. Domenica”. In ogni caso era prevista anche una divisa sportiva regolamentare per le alunne: pantaloni blu scuro alla marinara e maglia bianca.
Inoltre, i Presidi richiedevano agli insegnanti di “fornire la pianta riproducente la disposizione degli alunni nei banchi”, che andava rigidamente rispettata.
Ancora, per la visita a Vibo Marina nel marzo del 1962 si disponeva: “Gli alunni, regolarmente inquadrati e distinti le donne dagli uomini, visiteranno a gruppi gli impianti di trasformazione della Gaslini e del cementificio.” Viene da chiedersi se queste norme venissero rigidamente rispettate anche durante le gite scolastiche, che, può apparire strano date queste premesse, ma si svolgevano anche allora: nel 1954, ad esempio, si effettuò un viaggio a Milano dal 13 al 21 aprile.
Piuttosto frequenti nei primi anni erano anche le sanzioni disciplinari. Vi è un ordine del giorno del 1° aprile 1954 in cui si fa riferimento ad un episodio, che oggi risulta, purtroppo, di ordinaria amministrazione: un alunno si presenta a scuola con 15 minuti di ritardo. Il Preside si rifiuta di farlo entrare, nonostante la motivazione: infatti, il ragazzo  aveva perso il treno, che era per lui l’unico mezzo di trasporto possibile, dato che proveniva da uno dei casali di Parghelia, ed aveva dovuto fare tutta la strada a piedi, impiegando circa un’ora e un quarto. La sua reazione di fronte al rifiuto del Preside viene considerata arrogante, per cui si riunisce subito il Consiglio di classe, che gli assegna una sospensione di 10 gg. Nell’O.d.G. il Preside scrive: “Sia monito di avvertimento per tutti gli alunni che non hanno vivo il senso della disciplina e del dovere. Alunni che hanno la convinzione che la scuola sia stato anarchico, senza autorità né legge, ed in cui, dimenticando i propri doveri, si possa imporre con arroganza il proprio capriccio di fuorilegge e fare da giudici a se stessi… individui tarati da tendenze al disordine e alla delinquenza.” Si tratta, evidentemente, di parole molte dure, di cui ci piacerebbe conoscere la motivazione, anche perché sono in contrasto con i principi di amore e di comprensione enunciati in precedenza.
Ancora, il 10 dicembre di quello stesso anno, per l’inaugurazione dell’anno scolastico il Preside invita i professori a segnalargli “eventuali alunni non degni di partecipare alla cerimonia, in modo che si provveda a dispensarli con un giudizio di merito.”
Certamente ben diversi sono i toni utilizzati molti anni dopo: solo per fare un esempio, possiamo citare le parole che si ritrovano in un O.d.G. del 1° ottobre 1990, in cui, dopo le indicazioni relative alla giustificazione delle assenze, ai permessi di uscita anticipata, all’intervallo, si aggiunge: “Le raccomandazioni sopra riportate non vogliano aver nulla di autoritario, ma sono delle norme indispensabili per un sereno svolgimento della vita scolastica e per un lavoro più proficuo per gli stessi alunni. La nostra libertà ha come limite quella degli altri ed il bene vicendevole, che in una comunità deve essere sempre ricercato, anche se dobbiamo fare dei sacrifici e delle personali rinunce.”
Risale al 1959 la prima notizia di sciopero o astensione dalle lezioni per le prime due ore: in quel caso il voto di condotta fu abbassato a sette.
Con il passare degli anni le sospensioni tendono sempre di più a ridursi, fino quasi a scomparire. Si arriva, così, agli anni della contestazione studentesca del 69/70: vari scioperi si verificano in quegli anni, nonché numerosi tafferugli di fronte all’istituto tra gruppi di diverse tendenze politiche; più volte si trovano riferimenti ad elementi estranei alla scuola che si introducono nelle aule di pianterreno dalle finestre per costringere gli alunni a scioperare.
Vari attentati si verificarono in quel periodo contro scuole superiori del vibonese e anche il nostro Liceo fu preso di mira: la sera del 17 febbraio del 1970 una bomba ad alto potenziale fu fatta esplodere vicino alla porta dell’istituto. Non si scoprirono mai gli autori dell’attentato. Nell’O.d.G. n° 52 il Preside Pantano così scriveva: “Lo spettacolo che si presentava ai nostri occhi era triste e deprimente: la porta principale divelta e ridotta in frantumi, un ammasso disordinato di vetri spezzati, porte e finestre sgangherate e due larghe buche nell’atrio presso l’ingresso, segno evidente della furia distruggitrice. Ad un primo esame della situazione, insieme con le autorità locali, siamo rimasti sgomenti ma non avviliti; in tutti c’è stato il fermo proposito di ricominciare subito la vita scolastica, in modo che gli alunni non fossero danneggiati con altre perdite di giorni di lezione.” Alle parole del Preside si uniscono quelle del Provveditore, che in un messaggio di solidarietà deplorava l’attentato, condannando la violenza ed esortando al rispetto reciproco ed a metodi pacifici: “Vi esorto, perciò, alla calma e vi scongiuro di non rispondere alle provocazioni con atti di violenza; voi avete dato nei giorni scorsi prova di maturità e responsabilità; date una risposta con la vostra serietà e con l’attaccamento ai doveri scolastici a coloro che cercano si seminare zizzania e tentano di speculare sulle legittime rivendicazioni scolastiche, strumentalizzandole per i loro fini, che esulano dagli interessi di voi studenti. La vostra collaborazione sarà di sprone a noi tutti che ci adoperiamo con le vostre famiglie per la vostra formazione umana, morale e civile, oltre che culturale.”
Troviamo ulteriori notizie di danneggiamenti all’istituto nei documenti del 1989, quando, il 21 novembre, si trovano sul muro di cinta scritte oscene e blasfeme, che, dopo essere state cancellate, riappaiono nei bagni. In questo caso si decide di addebitare le spese di ripulitura agli studenti che eventualmente risultassero responsabili o, in caso contrario, di ripartirle tra tutti gli studenti, “non tanto per reperire i fondi necessari alla ripulitura delle pareti, che ammontano ad una cifra modesta, quanto per porre gli alunni di fronte alla loro responsabilità.” Nella successiva riunione del Collegio dei docenti si comunica che gli alunni responsabili si sono spontaneamente fatti avanti.
Purtroppo, negli anni successivi si ripetono gravi atti vandalici, che richiedono la denuncia alle forze dell’ordine, ai primi di gennaio del 1992 e poi nuovamente nello stesso periodo dell’anno successivo. In quest’ultimo caso si parla di colpi di pistola contro le finestre di tre aule e della presenza di una scatola di proiettili inesplosi nel locale caldaie.
Nel 1990 anche gli alunni del nostro istituto partecipano alle proteste studentesche che coinvolgono tutta l’Italia, lamentando soprattutto il degrado degli edifici scolastici di Tropea.
Nel 1993 per la prima volta l’istituto viene occupato dagli studenti; il Collegio dei docenti condanna l’avvenuta occupazione dell’istituto, ma soprattutto i metodi con cui è stata condotta, impedendo la normale attività scolastica e allontanando in malo modo il Preside, gli insegnanti, il personale ATA e gli alunni dissenzienti.”Viene, perciò, fortemente puntualizzato il fatto che, vertendo la protesta sulla riforma della scuola, altri canali di discussione avrebbero puntualizzato il fatto che, vertendo la protesta sulla riforma della scuola, altri canali di discussione avrebbero potuto essere attivati e ben altri confronti avrebbero potuto esserci tra le diverse componenti.”
I primi anni Novanta sembrano essere alquanto difficili dal punto di vista disciplinare: nel Collegio del 12 marzo 1994, ad esempio, si discute di spiacevoli episodi avvenuti durante una conferenza svoltasi nell’ambito del progetto di Educazione alla legalità: “… la riunione è stata disturbata da alcuni alunni che non riuscivano a mantenere un comportamento corretto e, nonostante i ripetuti richiami da parte dei professori presenti e del Preside, sembravano incapaci di autocontrollo. Individuati tali elementi, consenziente il Collegio, il Preside decide la sospensione di un giorno per alcuni, di cinque giorni per coloro che si sono mostrati più indisciplinati.” “Tali giorni corrisponderanno a quelli programmati per le attività parascolastiche.”
L’occupazione dell’istituto si ripete nell’anno scolastico 1994/1995, ma questa volta l’invito al dialogo sembra essere stato raccolto; così, infatti, scrive il Preside Pantano nell’O.d.G. del 28/11/1994:”Dallo scambio di idee avuto in questi giorni con voi studenti è emerso il desiderio di un mondo più giusto, più sereno e più fraterno. Infatti, è stato messo in discussione non solo il mondo della scuola, ma il tipo stesso di vita e di società della cosiddetta “civiltà del benessere”. Il degrado politico, sociale e scolastico nasconde un degrado più grave, che possiamo definire antropologico, cioè dello stesso uomo e della stessa nostra umanità. Ciò dipende dalla caduta e dal declino dei valori forti, che danno senso al nostro vivere, al nostro operare, al nostro studiare e fare scuola. Perciò insieme ai giovani noi adulti ci dobbiamo interrogare e riscoprire il gusto del vero, del buono, del giusto, del bello e della libertà, il cui affievolirsi è la radice e la causa principale del vuoto esistenziale e del malessere generale. Nel nostro senso di responsabilità e di apertura ai problemi dei giovani, pur condannando l’occupazione dell’istituto, apprezziamo il desiderio sincero di quanti lottano per una scuola ed una società rinnovate. Ribadiamo anche che nel dialogo aperto e leale, nella stima e fiducia scambievole e nell’impegno costante che non conosce stanchezza e scoraggiamenti, potremo costruire insieme un mondo e una scuola migliori.” Seguono, quindi, iniziative ed attività concordate con gli studenti. Inoltre, il Collegio approva la richiesta del Comitato studentesco di aprire l’istituto per attività gestite dagli studenti il primo mercoledì di ogni mese nelle ore pomeridiane.
L’occupazione dell’istituto continua a ripetersi anche negli anni successivi, talora senza motivazioni che appaiono plausibili, tanto da far definire questa “abitudine” “sindrome dell’occupazione dicembrina” (O.d.G. 29/11/1996). In occasione della proposta di riforma della scuola superiore nel 1996, infatti, essa diventa il “cerino” che dà nuovamente “fuoco alla miccia”. Leggiamo nell’ordine del giorno l’invito del Preside a mettere da parte “la strumentalizzazione dei soliti, per i quali l’immobilismo è la formula per il tanto peggio tanto meglio”, ed a mettere in luce gli aspetti positivi della riforma, “che sono di grande rilievo e che devono dare serenità: 1) responsabili degli esami sono gli stessi insegnanti di classe; 2) l’autonomia didattica offre agli studenti e alle famiglie la possibilità di influire sull’andamento e l’orientamento della scuola; 3) ogni materia ha una sua dignità; 4) la cultura contemporanea è una conquista basilare per una scuola moderna. Lo sforzo responsabile deve perciò tendere a migliorare il disegno di legge, non a sfasciare.”
Bisogna sicuramente riconoscere che il dialogo è stato negli ultimi anni l’elemento fondante della vita scolastica, su cui si è basata l’attuazione di un progetto educativo valido, serio e responsabile, che ha coinvolto ed impegnato non solo gli operatori scolastici, ma anche gli stessi alunni e le famiglie per il conseguimento di un fine comune, quale è la formazione umana e culturale dei nostri ragazzi.

AMPLIAMENTO DELL’OFFERTA FORMATIVA

In base a quanto abbiamo detto, è evidente che la scuola non può essere una sorta di “torre di cristallo”, immutabile nelle sue caratteristiche e chiusa agli stimoli provenienti dall’esterno; perciò anche il nostro istituto, negli anni, ha cercato di cogliere questi stimoli e di rispondere alle esigenze dell’utenza, nonché di attuare tempestivamente gli inviti al rinnovamento provenienti “dall’alto”, attraverso l’aggiornamento e l’ampliamento dell’offerta formativa.
Innumerevoli sono, innanzitutto, i progetti che sono stati realizzati in questi cinquant’anni e che non possiamo certo elencare dettagliatamente. A titolo di curiosità vogliamo, però, ricordare che in uno dei primi ordini del giorno del 1953, in ottemperanza a quanto indicato nella circolare ministeriale n° 4078, si assegna agli insegnamenti di educazione fisica il compito di istruire gli alunni sull’Educazione stradale, dal momento che numerosi incidenti “sono attribuiti ad insufficiente conoscenza del regolamento stradale da parte dei pedoni”. L’educazione stradale ritorna più volte tra i temi ritenuti più importanti ed interessanti per i ragazzi: ricordiamo, ad esempio, nel 1999 l’approvazione del progetto “Mirko e Paola”, intitolato a due ragazzi dell’indirizzo scientifico scomparsi in incidenti stradali. L’iniziativa si pone l’obiettivo di sensibilizzare gli alunni sul problema della prevenzione e della sicurezza, con la promozione di attività varie all’interno e all’esterno dell’istituto, come attività di ricerca sul territorio e nella provincia vibonese per l’analisi del fenomeno preoccupante di incidenti in cui sono coinvolti adolescenti e giovani. Vengono coinvolti anche studenti di altri istituti, i responsabili delle amministrazioni locali e delle forze dell’ordine, per una responsabile e diligente opera di prevenzione. Negli ultimi anni, infine, in base alle nuove direttive, alla scuola è stato affidato il compito di istruire i ragazzi sul Codice Stradale, organizzando i corsi per la patente dei ciclomotori.
Un’altra delle attività extra-curriculari, che ha sempre particolarmente coinvolto ed entusiasmato i ragazzi, è stato il Progetto teatro. Numerosi sono stati i drammi antichi messi in scena dagli alunni del nostro Liceo: ricordiamo lo Pseudolus di Plauto nel 1979, la riduzione dell’Orestea di Eschilo nel 1980, l’Antigone di Sofocle nel 1981/’82, il Macbeth di Shakespeare nel 2001/2002, Le donne al Parlamento di Aristofane nel 2002/2003. Inoltre, quest’anno i nostri alunni si sono impegnati in una nuova sfida, sicuramente diversa dalle esperienze degli anni precedenti, la rappresentazione di una commedia di Ottavio Glorizio, “Impresa d’amore”, in versione ridotta ed adattata. Tutto ciò è stato possibile grazie all’amore per il teatro e all’impegno profuso dalle insegnanti che, di volta in volta, hanno preparato e sostenuto i ragazzi, dalla prof.ssa Lydia Allione, alla prof.ssa Rosa Ingenito, alla prof.ssa Dina Ruffa, nonché al lavoro svolto dalle insegnanti di arte e da tanti altri, docenti, personale ATA, alunni, che si sono prodigati per la realizzazione di questi spettacoli.
A parte le attività extra-curriculari, vanno ricordate anche le innovazioni relative al curriculum.
Nel 1987, per la prima volta, nel Collegio dei docenti si prende in considerazione la possibilità di attuare delle sperimentazioni, ma l’idea deve essere accantonata per la presenza di un solo corso; due anni dopo, nell’a.s. 1989/1990 può essere, invece, introdotta la sperimentazione relativa al PNI, con l’adozione dei nuovi programmi di matematica con informatica e di fisica nel biennio. Ciò comporta, naturalmente, l’acquisto di computers che siano a disposizione degli alunni. Nell’a.s. 1994/1995 la suddetta sperimentazione viene estesa anche al triennio, che negli anni precedenti aveva potuto usufruire solo di un corso di informatica.
Intanto, dall’a.s. 1991/1992 si ottiene la sperimentazione dell’insegnamento della lingua straniera al triennio e dal 1998/1999 gli insegnanti di lingua straniera vengono anche supportati in alcuni periodi dell’anno da lettori di madre lingua.
E’ negli anni novanta, certamente, che si moltiplicano i progetti finalizzati ad ampliare l’offerta scolastica. Tra le tematiche che incontrano maggiormente l’interesse dei ragazzi ricordiamo l’Educazione alla salute e la prevenzione delle tossicodipendenze, l’attività di Cineforum, che, soprattutto negli ultimi anni, ha permesso di sviluppare e approfondire tematiche molto interessanti, il Progetto Giovani: quest’ultimo, in particolare, si svolge inizialmente nell’arco di tre anni a partire dal 1990/1991, affrontando attraverso varie iniziative problemi esistenziali, interpersonali e sociali dei giovani, ruolo della scuola e della famiglia. Successivamente, nel 1995, il progetto continua con una serie di incontri, rivolti ad alunni, docenti e genitori, basati su attività di animazione socio-culturale, al fine di attivare la comunicazione tra gli studenti, tra questi e i docenti e le famiglie: gli incontri sono organizzati e gestiti dalla comunità “Il Delfino”. Nello stesso anno scolastico viene introdotto anche nella nostra scuola il CIC (Comitato di informazione e consulenza).
Il 1994/1995 è anche l’anno dell’introduzione dei Corsi di recupero (O.M. n° 283/94), in seguito all’abolizione degli esami di riparazione di settembre. E’ questo il primo passo di profondi cambiamenti, che nell’a.s. 1996/1997 portano all’eleborazione del PEI e, infine, alla stesura del POF, prima in via sperimentale, data l’introduzione dell’organico funzionale, nel 1999/2000 e poi stabilmente a partire dall’anno scolastico successivo. Da quel momento l’offerta formativa dell’istituto viene esplicitata all’utenza e sempre più adeguata alle richieste del territorio.
Bisogna, inoltre, ricordare che già negli anni precedenti l’istituto aveva dato prova di sensibilità alle esigenze del territorio, attivando nell’a.s. 1996/1997 un corso di formazione post-secondaria, guidato da esperti e docenti, per “Tecnico per la valorizzazione del patrimonio storico-culturale – Sezione fruizione turistica del patrimonio archivistico-bibliotecario, museale e architettonico”, e proponendo per l’a.s. 1997/1998 un altro corso per “Assistente turistico ed animatore di gruppi di anziani e disabili”, che, però, non fu poi attivato.

I “PROTAGONISTI” DELLA NOSTRA STORIA

Nell’arco degli oltre cinquant’anni di storia del nostro istituto si sono succeduti tra queste mura numerosissimi protagonisti, ognuno con un proprio ruolo, ognuno con il suo contributo, tutti ugualmente importanti. Non è, però, certo possibile citarli tutti, per cui è stato necessario operare una scelta, che sicuramente ci ha costretti a tralasciare personaggi significativi e della quale, pertanto, ci scusiamo.
Vogliamo innanzitutto ricordare coloro che si sino avvicendati alla guida del nostro Liceo, i Presidi o, secondo l’odierna definizione, i Dirigenti scolastici:
Giuseppe Inzitari        1953 – 1956
Rocco Calogero            1956 – 1957; 1960 – 1964
Guido Barberio            1957 – 1958
Carlo Mezzatesta        1958 – 1959
Saverio Ungheri          1959 – 1960
Domenico Falduti         1964 – 1969
Domenico Pantano        1969 – 1975; 1976 - 2000
Leonardo Cavallari       1975 – 1976
Giuseppe Nardo           2000 – 2001
Giuseppe Mazzitelli     2001 – 2004
Beatrice Lento             2004 –

 

Vogliamo, inoltre, citare gli insegnanti che hanno legato la loro esistenza a quella del nostro Liceo, in cui hanno profuso il loro impegno per almeno dieci anni:

Paolo Romano                  1953 – 1955; 1964 – 1968; 1970 – 1993

Francesco De Lorenzo     1953 – 1967
Armando Granelli            1954 .- 1969
Francesca De Mendoza   1956 – 1995
Domenico Falduti            1956 - 1995
Giuseppe Locane             1960 - 1974; 1979 – 1980; 1984 – 1991
Lydia Allione                  1964 – 2002
Franca Brosio                 1977 – 1987
Ignazio Toraldo              1978 – 2000
Luciano Meligrana           1979 – 2005
Elisabetta De Luca          1988 – 1999
Rosa Simonelli                 1988 – 1999
Girolamo Caparra            1970 – 1974; 1995 – 2004

 

Numerosi insegnanti, inoltre, sono attualmente in servizio presso il nostro Liceo da più di dieci anni:
 

Anna Delfino                 (dal 1989)

Romana La Torre           (dal 1990)
Anna Messina Gabrielli  (dal 1990)
Domenica Davola            (dal 1993)
Salvatore Rizzo             (dal 1994)
Maria Gerarda Ruffa     (dal 1994)
Sergio De Pinto             (dal 1994)
Giuseppina Cimadoro      (dal 1995)
Maria Saturnino            (dal 1996).

 

Sicuramente tanti altri insegnanti andrebbero citati, che con grande dedizione e competenza si sono adoperati per il progresso umano e culturale dei nostri ragazzi, soprattutto nei primi anni dell’esistenza di questo Liceo: vogliamo citare per tutti la prof.ssa Romana Molina, che ha insegnato al Liceo classico dal 1953 al 1995 e poi ancora dal 1959 al 1963, per passare, quindi, al Liceo Scientifico, e il teologo Mons. Francesco Pugliese, insegnante di storia dell’arte dal 1965 al 1968 ed ancora dal 1979 al 1983.

Vanno ancora ricordati i Segretari che si sono avvicendati in tutti questi anni: Pasquale Messina Gabrielli dal 1954 al 1975, Giuseppe Campennì dal 1976 al 1982 e Domenico Mazzitelli dal 1982 a tutt’oggi, con compito di DSGA dal 2000.
Vogliamo ancora ricordare i presidenti del Consiglio d’istituto, massimi rappresentanti delle famiglie nella gestione della scuola:
 
Folco Spoleti            1975 – 1977
Francesco Barone      1978 – 1983
Ferdinando Tavella    1984 – 1987
Francesco Falduti      1988 – 1990
Giuseppe Mazzitelli   1991 – a.s. 1997/1998
Antonio Fiumara        1998/1999
Pasquale Vallone        1999/2000
Giuseppe Pugliese      2000/2003
Michele Locane         2003 –
 
Non possiamo non citare, infine, il personale ATA, fondamentale per il buon funzionamento della scuola: hanno prestato il loro servizio per almeno dieci anni nel nostro Liceo i collaboratori scolastici Rombolà Teodora, Lo Torto Antonio, Costantino Giuseppe, l’assistente tecnico Punturiero Pasquale, l’assistente amministrativo Rombolà Girolamo.