I M P R E S A
D' A M O R E

C O M E D I A   N U O V A
 

del Sig. Ottavio Glorizio,
Eccellentiss. Dottor di Leggi,
RAPPRESENTATA
in Tropea, padria dell'Autore
DALL'ACCADEMICI AMOROSI
di quella Città, a XXIIIJ. di Settembre,
dell'anno 1600.
RIPROPOSTA
in prima moderna
in Tropea, padria dell'Autore
DAI RAGAZZI DELL'ISTITUTO D'ISTRUZIONE SUPERIORE
di quella Città, a IXJ. di Giugno,
dell'anno 2005.


A L   M O N D O

C O M E D I A

Io son certa, mondo mio caro, che sarà, nel primo tratto, giudicato esser cosa stravagante, ch'avendo a comparire nel tuo teatro venghi scompagnata e sola, senza il favore di qualche personaggio, sotto la cui protezione mi facessi vedere. Ma però non so se maggior sarà la maraviglia o la querela dei detrattori, li quali prenderanno l'occasione d'accusarmi di tropp'ardimento, come ch'io non curassi aver chi mi difenda.
Ma perchè questa sarebbe troppo grave querela, e contra l'onesto d'una povera donzella, perciò disegnati, per mia scusa, teco far parte della mia fortuna, acciochè s'intenda che non ardire, ma disgrazia fu quella che in questa guisa mi fa vedere. Sappi dunque che, si ben mi fu cortese il Cielo d'avermi fatto nascere d'un padre di quelle condizioni che tu sai, nondimeno, per contrapeso dal principio del mio nascimento, sentì la sferza della crudeltà paterna. Poichè appena nata mi mandò fuor di casa lasciando ad altri la cura della mia onestà, laonde mi diede nelle mani degli <<Accademici Amorosi>> della sua padria, costituendo loro per miei tutori, come s'io stata fossi pupilla; li quali in quei principii per dire 'l vero mi fecero straordinarie carezze, poichè con ricchissimo apparato, ornato di tutto quello ch'è necessario alle mie parti, mi fecero in giorno solenne comparire alla presenza di nobilissima Corona di Cavalieri e di dame, e feci di me sì bella e vaga mostra; e diedi tal sotisfazione agli spettatori che ciascheduno mi giudicò parto legitimo dell'autore; ma non per questo si mosse il crudo padre mio a ripigliarmi a casa e tenermi appresso di sè, come facea delle Sezzate durezze, comedia, mia sorella e sua primogenita, la quale dal dì che nacque se la fece star in camera sua senza poter dare un passo fuori, dubitando che alcun non la violasse. Or mentre che, sotto la cura di persone strane mi trovava, andai scorgendo che per le molte copie che di me si son fatte, andava tuttavia perdendo quella mia prima bellezza, e se bene alcuni di miei amorevoli, come zelanti dell'onor commune fecero parte appresso il padre mio che non volesse innanzi agli occhi suoi vedermi adulterare, tuttavolta scusandosi egli d'essere occupato nelli suoi studii più gravi e nell'ordinario essercizio della cattedra, nessun frutto fece l'officio degli amici, sì che restai soto la tutela di quegli academici, con quell'aiuto che sogliono per l'ordinario prestar li tutori ai lor pupilli.
E' ben vero che mi sentiva scoppiar il cuore vedendo il pericolo d'andar tuttavia peggiorando per l'ignoranza o malizia di copisti, laonde mentre aspettava qualche buona occasione di liberarmi da quello stato, intesi che la mia sorella era già data alla stampa e che s'andava di passo in passo spargendo in molti luoghi il nome suo, il che causò nel petto mio tant'invidia che mi fece trapassar i termini della pazienza, atteso che se ben lei ottenne questa grazia dal Cielo d'aver la primagenitura, e che però paresse esser più grave e più dotta di me, nondimeno mi persuado ch'io sia più ingegnosa, più bella, più vaga, più vezzosa e più piacevole di lei, e che perciò fossi per recar maggior diletto a chi mi vede.
Però, come disperata d'uscir mai più da quella servitù, mi confidai d'un mio più amorevole di quell'academici, scongiurandolo che mi volesse levar da quello stato e darmi alla stampa; il quale se ben disse conoscere il rischio d'esser descacciato da quell'academia come traditore, se per disgrazia s'avesse scoperto l'autor del furto, pure, per amor mio, con la maggior secretezza, mi rubò, e senza darsi a conoscere agl'impressori, mi condusse nella stamperia, e lasciommi in man della fortuna, li quali non sì tosto mi videro che le piacque l'aspetto mio, ed ebbero compassione della mia sciagura, sì che vedendo l'affetto loro li pregai che m'impremessero, così come io stava nell'originale, che fu quello che dal mio crudo padre fu dato a quegli academici ed essendo già, per pietà dell'esser mio, disposti di farlo, m'avvidi di cascare dalla padella alla bragia, se avess'io comparso, giovane donzella, sola e senza protezzione nella presenza di tanti maestri Aristarchi, di tanti Zoili, li quali, con la cappa lunga e con lo sputo tondo e parlar quadro, conoscendo la sterilità del campo dell'intelletto loro, fanno professione d'esser censori dell'altrui fatiche. Per questo pensai per ultimo rimedio di raccomandarmi a te, Mondo mio bello, perchè intendendo sotto questo tuo nome universalmente ogni stato di persona o grande o mediocre o infimo che sia, spero che alcuno mosso a compassione della mia disgrazia si degnerà pigliar la mia protezzione. E però ti prego, Mondo mio gentile, che per pietà vogli far sì ch'io sia raccolta e favorita per quella ch'io sono, perchè t'assicuro che se qualche bell'ingegno privo di passione vorrà assagiarmi, senza dubio, avendo gustato delle mie dolcezze, non averà a schivo d'assagiarmi la seconda volta, e se per mia fortuna qualche giorno mi vedrò favorita d'alcun protettore, son sicura di non avere a portare invidia a mia sorella, che in altro non m'eccede che nell'età, e che sia il vero, vorei che tu Mondo ne fosse giudice. Ma perchè potrebbe ella dolersi che tu sei sospetto per esser tu il mio protettore, però lascio che questa nostra lite la deffinisca il seculo futuro. Vive in pace, da te medesimo, nell'anno 1605.

P R O L O G O

Recitato dal consumato Academico Amoroso,
fratello dell'autore

CREDO, nobilissimi spettatori, che tale e tanta sia l'esperienza, c'avete fatto di questi amorosi vostri Academici, c'ormai siate più che certi della gran voglia, che lor hanno continuamente con le solite rappresentazioni, di giovarvi, e dilettarvi. Però per maggior fede, potendosi ormai con giusta scusa riposare, han voluto, per sigillo delle molte fatiche di quest'anno, alzar oggi quest'apparato, con si bella, vaga ed onorata scena, ornata (come vedete) di ricche, varie, ed artificiose pitture, ridente, ed allegra per li maestrevoli canti, e dilettosi suoni, che dentro di lei avete sentito, e rappresentarvi una piacevole, graziosa, e ben tessuta comedia, acciochè i cuori vostri, e particularmente di queste bellissime e graziosissime dame, che sogliono farli degna e nobile corona, restino sotisfatti, gioiosi e lieti, stimando loro che le azzioni tragiche e poemi funesti del martirio di SS. Placido, fratelli e compagni, e dei tormenti, e morte di Cristina Santa, che si sono a giorni passati con squallido ornamento e mesti apparati. con le faccie pallide e con gli occhi umidi, al vostro cospetto rappresentati, l'abbiano amareggiati alquanto, e che quelle lagrime, c'avete sparso in tanta copia, abbiano smorsato quel piacevole, che nella Primavera gustato avete, prima con scena pastorale di Diana e poi con Apparati Comici ora di Torti amorosi, ed or di Stravaganze d'amore. talchè desiderosi questi spiriti gentili di far sempre cosa che vi sia grata, e di tenervi desta l'allegrezza, vengono oggi a rallegrarvi con una IMPRESA D'AMORE, che quest'è il nome della Comedia, nella quale, sotto il velo d'una favola, vedrete in che maniera questo figliol di Venere, anzi della ragione, guida i suoi seguaci ad ogni grand'impresa, sì che superati li strazii ed abbattuti l'accidenti di fortuna, vengono a restar vincitori.
Ma a dire 'l vero mi par di sentire alcuni che dicono che nulla e poco speranza si pò avere di vincere in queste imprese d'amore, poichè essendo il Duce un cieco e debole fanciullo, non vede, non pò nè discorre quello ch'è necessario per la vittoria, a questi io rispondo che se così fosse, a quest'ora l'imperio d'amore sarebbe estinto; ma l'importanza è che si vede il contrario, poichè è tanto grande il numero di quelli, che vengono a militar sotto di questo Duce, che ragionevolmente, è stimato da tutti Signore, anzi Prencipe e Monarca di tutto il mondo: ogni sesso, spettatori, ogni età, ogni professione, si acqueta, si compiace, anzi gode di esserli soggetto, uomini, donne, giovani, vecchi, dotti, ignoranti, nobili, ignobili, ricchi, poveri, e di questi infinito numero, a schiera, a cento, a mille, vengono con le bandiere spiegate (per uar questa voce) ad ampliar il Regno di questo Prencipe, il quale, se ben fanciullo, e cieco, governa nondimeno i suoi vassalli con sì bel modo, che le fatiche di questa milizia amorosa sono riposi, lo strazio è quiete, le passioni piaceri, li sospiri contenti, la crudeltà grata mercede, il fuoco dolcezza, e la morte vita, e finalmente ci promete la vittoria, perchè questo gran Monarca, come pietoso Signore, non abbandona quelli, che fedelmente lo servono, come or ora non senza vostro diletto vedrete l'essempio nella persona di Alessandro e di Settimia, li quali con la guida d'amore esponendosi al rischio l'un della vita, e l'altra della fama, vincono l'impresa, ed hanno compita vittoria. Scopo dell'uno e l'altro sesso, (è) che si pò, e deve fidar d'amore, perchè finalmente ci paga il debito con le usure.
La Comedia, Signori, è nuova, che a pena si pò dire d'essere uscita dal nido dove nacque speriamo che restarete sotisfatti, perchè l'invenzione è grave, la disposizione ordinata, le parole proprie, le sentenze convenienti, l'arguzie ingegnose, ed il fine concludente, averete il ridiculo per condimento, e la gravità per tutto pasto, e, quello che più importa, per vostro maggior diletto sentirete al solito le persone atte nell'officio loro.
Gradite dunque col silenzio l'affetto di questi Signori Academici, e con loro quello dell'Autore, il quale (come sapete) è del nostro sangue, e nostro compatriota, ed è amato da voi. Non occorre ch'io vi palesi altro di lui perchè è noto a voi, come a me, lo stato e l'esser suo, nè io potrei senza gran mio rossore far quest'officio, tal che mi conviene per degni rispetti, il tacere. Vorrei sì dirvi l'argomento, ma lo tralascio, perchè nella prima scena si comprenderà da quello che sentirete da un giovanetto innamorato, che vi farà per la compassione di casi suoi sospirar più d'una volta. Per ora questa città, che qui si vede, è Napoli, la quale così grande e nobile, si contenta per oggi, per essere in quella città avvenuto il caso della Comedia, rinchiudersi nella padria nostra. Or vi lascio signori, perchè messer Federico vien fuori per dar principio, a Dio.
 

 

NOMI
DELL'INTERLOCUTORI

1    PRESENTATRICE..................................................SARA MONGELLI
2    PROLOGO...........................................................INES BARRITTA
3    COMEDIA...........................................................ELEONORA IL GRANDE
4    FEDERICO...........................................................FRANCESCO ROMANO
5    ALESSANDRO  giovane innamorato..............................DIEGO LANDRO
6    ORAZIO  gentiluomo Napolitano..................................ANTONIO LA RUFFA
7    GUARINO  suo servitore..........................................CHIARA CONDO'
8    COVIELLO CIAVOLA  scrivano della gran corte della Vicaria...DARIO GODANO
9    PIETRO  vecchio padre di Lucrezio............................ELEONORA LORENZO
10  TIZZONE  suo servitore scemo................................GIUSEPPE FIGLIUZZI
11  SPINETTA  fante di Pietro.....................................NOEMI DI COSTA
12  LUCREZIO  giovane innamorato di Settimia.................. PASQUALE RIZZO
13  MARTE  capitano di guardia.....................................ANTONIO IANNELLO
14  BALENA  parasito suo servitore................................EMANUELE DE VITA
15  EMILIA  sua nutrice..............................................SARA MONGELLI
16  DELIA  cortegiana.................................................GIORGIA STERLINA
17  COSTANTINO  vecchio padre di Alessandro e di Settimia..DAFNE IANNELLI
18  DORALICE  fantesca di Delia....................................MERY SHIRLEY DE VITA
19  GUGLIELMO  servitore di Alessandro...........................CHIARA LOCANE
20  SETTIMIA..........................................................ALESSANDRA CERASO
21  CELIA................................................................ROMANA LA TORRE
22  COMPARSA..........................................................GIOVANNA BARINI
23  COMPARSA.........................................................ILARIA DELL'ASCENZIONE
24  COMPARSA......................................................... ROSY EPIFANIO
25  COMPARSA.........................................................CINZIA DI LAGHI

MUSICA A CURA DEL............ Mo VERIO SIRIGNANO
COSTUMI............ ANNA ACCORINTI

RIDUZIONE DALLA
COMMEDIA DI OTTAVIO GLORIZIO
A CURA DEL
LABORATORIO TEATRALE
"PROSOPON".
 

Il testo originale della Commedia di Glorizio è riportato in
"Ottavio Glorizio - Le Commedie: Le Spezzate Durezze e Impresa d'Amore"
a cura di Elena Candela, B. di M., Napoli, 2000.

La Scena è a Napoli, dove l'autore finge essere avvenuto il caso della Comedia.