Pinacoteca Provinciale di Avellino. Tommaso Ruffo. 'Dopo una scaramuccia', olio su tela. 1873.
TOMMASO RUFFO
di Salvatore Libertino
Di Tommaso Ruffo, pittore tropeano, sono riuscito a trovare una tela alla pinacoteca provinciale di Avellino. E' un olio su tela del 1873, cm 53,2x64,7 ed è denominato 'Dopo una scaramuccia'. Il dipinto è firmato in basso a destra e si può identificare con un’opera esposta alla decima Mostra Promotrice del 1873: nel catalogo è indicata col titolo 'Dopo una scaramuccia' e col n. 22 (Catalogo degli oggetti d’arte ammessi alla decima esposizione della Società Promotrice di Belle Arti in Napoli, Napoli, 1873, p. 6). Infatti, la scena rappresentata, una schiera di soldati in cammino, con alcuni feriti portati in barella, corrisponde a quella descritta nella recensione pubblicata su un quotidiano napoletano (F.Verdinois, La X mostra artistica della Promotrice, in “L’Unità Nazionale”, 9 maggio 1873, p. 2). Di questo artista sappiamo molto nè le sue opere, a parte del dipinto menzionato, si possono ammirare da qualche parte. Tommaso Ruffo nacque a Tropea il 24 maggio 1849 (alcune fonti: 1850). Fu ammesso all'Accademia partenopea, dove conseguì il diploma di abilitazione all'insegnamento del disegno e della pittura. Discepolo di Mancinelli prima, poi di Domenico Morelli, a quest'ultimo rimase fedele, pur avendo saputo dare impronta personale alla sua arte ed avendo dato ai suoi quadri una luminosità che ricorda la Scuola veneta. Disegnatore correttissimo, usò con pari valentia l'olio, il pastello e l'acquerello. Trattò quadri di genere e religiosi, fra i quali si ricordano: La tradita, esposto nel 1875 alla Promotrice napoletana; Costume calabrese, espostovi nel 1891; La Maddalena, inviato nel 1891-1892 alla Mostra nazionale di Palermo ed ivi acquistato dall'ing. Neri di Bologna; Tentazione e Pentimento, presentato nel 1901 alla <<Amatori e Cultori>> di Roma; ..Liberaci dal male!, esposto nel 1912, con il numero 246, alla I Mostra d'Arte Calabrese tenutasi in Catanzaro ed appartenente al professore T. Ruffo di Tropea; Tramonto in Calabria, inviato a Monaco; Il primo disinganno; Idillio domestico; La fioraia. Nel 1903 tenne a Catanzaro una esposizione personale. Inoltre, si ha notizia di una sua Madonna degli Afflitti, in una chiesa di Buenos Aires e San Brunone, nella chiesa di Santa Maria del Soccorso in Vibo Valentia, prima che sia stata rasa al suolo e al suo posto eretta una nuova. Altre notizie riguardo ad una raccolta Ruffo a Tropea dicono che dell'artista si conservano numerosissimi bozzetti a penna, impressioni di Taormina, paesaggi del Messinese, studi di nudo: notevoli documenti di una vita tutta dedicata all'arte. Si spense a Tropea il 22 marzo 1919. Sono riuscito a trovare un articolo di Alfonso Frangipane,'Artisti Calabresi: Tommaso Ruffo, pittore di Tropea', in Vita Calabrese, agosto 1909 (fasc.) che ho voluto trascrivere di seguito.
BIBLIOGRAFIA A. M. COMANDUCCI, Pittori ital. d. Ottocento, Milano, 1935, p. 625. A. M. COMANDUCCI, Dizionario ill. pittori e incisori atal. mod., Milano II ediz. (1945), p. 710. CATALOGO I Mostra d'arte calabrese a Catanzaro, 1912, Bergamo, 1913. THIEME u. BECKER, Kunstlerlex, 29 (1935), p. 177.
TOMMASO RUFFO, pittore tropeano
di Alphonsus Pictor (Alfonso Frangipane) (1909)
L'illustre Prof. Luigi Accattatis, in una lusinghiera recensione fatta della mia conferenza sugli artisti calabresi, tenuta al nostro Circolo di Cultura, m'ha cortesemente ricordato il nome di un obliato pittore di Scigliano, Giuseppe Cavaliere, <<di cui molti quadri e ritratti, al dire del letterato cosentino, sono dissseminati in Calabria e fuori>>, e dolcemente m'ha ammonito: <<Come promettete di esibire in altre prossime occasioni ulteriori notizie, ricordatevi del mio simpatico vecchietto, del quale io non ho nè il tempo nè la competenza di occuparmi>>. Ed al bene accetto ricordo di Luigi Accattatis, il quale pure avrebbe potuto, prima e meglio di me, onorare il pittore sciglianese nelle sue <<Biografie>>, ciò che non ha fatto, sono seguiti gli ammonimenti di altri cortesi amici, i quali hanno creduto ch'io avessi deliberatamente escluso dalla fervida rievocazione alcuni nomi di recenti pittori della nostra terra, o che li avessi taciuti ignorandone i nomi e le opere. A tutti io mi sono riserbato di render conto delle omissioni, dovute alla necessaria brevità della conferenza, in cui io avevo tentato di sintetizzare con un nome solo, veramente degno, la pittura calabrese dello ultimo cinquantennio, ed all'uopo sto controllando, sereno, i miei poveri studi per lumeggiare amorosamente cotesto periodo della vita artistica regionale, nel quale pochissimi, invero, furono i vittoriosi, e molti gli eroi ed i vinti, presto dimenticati. A Tommaso Ruffo, al modesto per quanto bravo pittore del Monteleonese, che conobbi parecchi anni fa, io devo, però, subito, una parola riparatrice dell'oblio. Poche sere or sono il saluto e l'abbraccio di lui mi ammonirono ancora più fortemente. Egli con i suoi capelli bianchi, con gli occhi vivi di una intensa ed indomita vita dello spirito, mi rievocava d'un tratto tutte le figure care di quei fortunati e di quegli eroi, e mi inondava il cuore della vibrante poesia di quei ricordi: ardimenti, aneliti, fremiti di giovinezza sacrificati al sogno puro della Arte! Egli stesso mi pareva un vinto, da tanto tempo non avendo avuto alcuna nuova di lui come artista; un vinto dell'arte e della vita mi pareva Tommaso Ruffo. Ma non così egli mi è apparso oggi, nella opera dell'arte sua, che io ho avuto il piacere d'ammirare nello studio del Dott. Sculco e che rappresenta il ritratto dell'egregio oculista. Nell'originalità della linea, nella simpatia della trovata, nella morbidezza della tecnica condotta su giusto disegno, io ho, forse compreso tutto lo sforzo generoso e mirabile del pittore, per mantenere audace e fresca la propria arte, per evolverla verso le nuove tendenze, distogliendola man mano dalle inflessibili norme della propria scuola. Il Ruffo s'avviò da quella scuola napolitana, della metà del secolo XIX, che ancora non interamente osava abbandonarsi alle splendide ebbrezze morelliane; - ed adducendola verso la pittura di oggi, la pittura, diciamo così, di moda. Dalla castigatezza del primo lavoro, Le tentazioni - un quadro ch'io vidi in Catanzaro nel '903 - all'opera odierna, bizzarra nella concezione, impressionista, evanescente e scintillante di riflessi madreperlacei nell'esecuzione quanto silenzioso e fervido cammino! Chi ha potuto conoscere il Ruffo come pittore di fiori, morbido, trasparente e nello stesso tempo efficace, serba, certo, il migliore ricordo di lui, ma chi ha veduto questo suo recentissimo lavoro non può che ammirare la versalità e la tenacità. E chi intendeva comprenderlo nella schiera dei fatui eroi dell'arte nostrana non può fare a meno di affrettarsi a tributargli, con lieto animo, il saluto sincero e l'augurio caldo della giovinezza. Simbolo di una Calabria che non marcisce a Tommaso Ruffo, e con lui il valoroso <<simpatico vecchietto>> amico di Luigi Accattatis e tanti altri, verso cui lo oblio è ingiusto, ma inevitabile, finchè non saranno molti coloro i quali, in Calabria intendono battersi per rinverdire l'arte e la civiltà nostra.