Per la storia di Torre Gallo in Calabria (Mercourion - Hermesianum - Cuccurino - Mesiano)
di Pasquale Toraldo
Il Gay nella sua <<Italia meridionale sotto l'Impero Bizantino>> (1) a pag. 247 si domanda ove è possibile rintracciare il Mercourion, regione che verso il X Secolo era abitata da numerosi monaci, che vivevano in conventi e in eremitaggi, e dopo un lungo chiacchierio, termina col voler ricercare questa regione nella Valle del Crati e non lungi da Rossano. Egli così dimentica e contradice il contenuto di pag. 246 in cui racconta come alcuni emigranti siciliani <<s'imbarcano per la Calabria; la loro nave getta l'ancora sulla costa occidentale presso una località chiamata il Largo di <<Caroniti>> che dev'essere poco lontana da Nicotera. Dopo avere errato qualche tempo a caso essi penetrano nell'interno del territorio fino a una regione montuosa e boscosa dove si trovano frati in gran numero... questa regione... è tanto più importante identificarla in quanto il nome si trova spesso in altri testi: è il Mercourion>>. Sebbene, l'illustre storico tratti della nostra storia calabra pur mostra d'ignorare la regione. Nella prima parte dà una chiave per risolvere il problema: ma erra anche in certo qual modo nella forma e nel seguito. Quegli emigranti sbarcarono in direzione di Caroniti e non a Caroniti perchè questo è un paese relativamente sulla costa perchè a 600 metri sul livello del mare. Da qui non accidentalmente capitarono nella retro-zona montuosa e boscosa del Mercourion. Ora se questo crede rinvenirlo presso Rossano perchè sono sbarcati presso Caroniti che è prossima all'estrema punta di Capo Vaticano? Non dovevano andare nella vallata del Crati non era certamente questa la strada più breve. Sembra quindi errato voler il Mercourion presso Rossano; ma, congetture, come il Gay dice nella prima parte, bisogna ricercarlo non lungi da Caroniti nella zona montuosa del Monte Poro (2). Il Mercourion è reso famoso dai numerosi cenobii, che in esso vivevano ed oggi sembra così difficile rintracciare. Ma a tal punto viene in aiuto il Minasi colle sue ricerche storiche e ben dice che studiando <<le vite dei santi dell'ordine basiliano, i loro monasteri, il loro istituto, che da più secoli s'era di mezzo a noi trapiantato>> (3) si trovano numerosissime notizie per la storia della nostra Calabria. Consultando alcune sue opere (4) ebbi ad accorgermi come egli traducendo dagli antichi agiografi, forse greci, la vita di alcuni santi dell'ordine basiliano nomini spesso il paese di Mesiano sul Monte Poro di cui una non piccola parte prende questo nome. Identificazione che viene ravvalorata e giudicata da numerosi avanzi di conventi, cenobi e di numerosissime grotte che si rinvengono ad ovest di Torre Gallo nei petti di Cafaro e di Brattirò in direzione appunto di Caroniti. Di queste grotte, che portano segni evidenti di abitazioni eremitiche e intorno a cui circolano le leggende degli abitanti di quella regione dirò più in là. Sembrerebbe quindi potere identificare nel ricordo di Mesiano il famoso Mercourion. Il Minasi parla spesso di Mesiano e nomina, pur talvolta, ma meno sovente, il Mercourion. Egli attingendo a fonti diverse non si accorge che questi due nomi potrebbero indicare una medesima regione. Interrogato a tale uopo il bravo grecista odierno il P. Rocci (5) egli dice essere probabilissimo, anzi quasi certo, che quei due nomi indichino il medesimo paese, che fu dai greci chiamato Hermesianum, da cui per corruzione derivò Mesiano e dai latini Mercourion da Mercurio, mostrando aver comune la origine, essendo Hermes uguale Mercurio. Ciò spiegherebbe come il Minasi, traducendo i testi greci, parli di Mesiano, e, attingendo a fonti latine, di Mercurio mancando così di compiere un certo studio di sintesi. Non sembrano però di questo parere il P. Fiore (6), il Marafioti (7) e il Barrio-Aceti (8) che fanno derivare Mesiano da Messen, ossia dall'abbondanza delle messi. Oltre allo scrivere Mesiano con una sola s essi mostrano ignorare che quella regione era anzi il secolo XIII ricoperta da boschi che furono abbattuti dopo il bando ai briganti, che la infestavano (9), dei quali boschi si rinvengono spesso nel sottuosolo grosse radici. Sembra quindi da escludere che Mesiano derivi da Messen ma da Hermesianum. Ma potremmo anche in certo qual modo dare una ragione al Fiore, Marafioti e Barrio-Aceti in quanto una parte di Mesiano rendeva abbondanti messi, zona che potremmo identificare nel sito denominato <<Pantani>> il cui nome non sembrerebbe derivare dal vero pantano, in quanto esso denomina una zona fertilissima, bensì da <<Pandonia>> che <<nell'antichità dovevan significare terre consacrate al dio Pane o alla dea Panda venerati nei campi fecondi di frumento e di prodotti del suolo>> (10). Con ciò potremo dare ragione alle varie opinioni dei diversi storiografi. Di modo che, concludendo, potremmo asserire che in prossimità dell'odierno Torre Gallo, sul Monte Poro, era il paese di Mesiano, variamente nominato: Hermesianum e Mercourion. Il nome di Mesiano, che denota una zona cosparsa di grotte, è anche in relazione con la leggenda omerica che fa nascere e vivere Hermes in una caverna (11), quindi probabile che per antonomasia ne prendesse nome. A ciò si aggiunge come queste caverne pur abitate da briganti e banditi dessero nome alla contrada Mercourion da Mercurio. Del culto pagano in queste contrade al protettore della frode e rinvenuta, insieme ad una moneta di Commodo Imperatore del 180-192 d. C., sulle pendici occidentali del Monte Poro presso Caroniti. Non deve tornare a meraviglia se da Mercourion derivasse per aferesi il nome di Cuccurino piccolo villaggio presso Caroniti, quando non lungi si ha l'esempio delle Formicole da Forum Herculis, Brattirò da Brettion, ed un pò più lontano Mamertino da Mamerto, vocabolo osco denotante Marte. Così pure il nome di Mamone, di una di queste contrade ravvalora il detto in quanto Mammone, dio della ricchezza, richiama Mercurio dio del commercio.
NOTE (1) Trad. It. Libreria della Voce - Firenze - 1917. (2) Altopiano sovrastante il Capo Vaticano (Calabria). (3) Minasi - Il monastero basiliano di S. Pancrazio di Scilla. (4) Minasi - Lo Speleota. - Le Chiese di Calabria dal V al XII sec. (5) A cui devo anche un parere riportato più in là espressomi in due conversazioni che ha avuto la amabilità di concedermi rendo sentite grazie. (6) P. Fiore - Calabria Illustrata - 1743. (7) Marafioti - Cronache et antichità di Calabria 1601. (7) Bario-Aceti - De antiquitate e situ Calabriae 1737. (9) Diego Corso - Sulla terra di aramoni - Archivio storico della Calabria. Diego Corso - S. Gennaro in Calafatoni - Gazzettino di Tropea. (10) De Grazie - Le città di Pandosia - Arch. St. della Calabria 1917. (11) F. Ramondino - Mitologia Classica.