Sperlonga.
La grotta di Tiberio.
SPERLONGA, UNA MAGA PER RAF
I luoghi
dell’estate/ Se ne innamorò girando un film con Lucia Bosè.
Poi,
Vallone vi si stabilì per sempre ospitando Albert Camus, Arthur
Miller.
E star
come BB e Marlene Dietrich, che cercò di sedurlo
di COSTANZO COSTANTINI
A
sinistra: Albert Camus fu uno dei primi straordinari ospiti di Vallone
a Sperlonga negli anni Cinquanta.
A
destra: Arthur Miller fu ospite di Raf Vallone a Sperlonga dopo il fallimento
con Matylin Monroe.
Dopo Camus, Vallone ospitò a Sperlonga Arthur Miller, che era con moglie e la figlia. Erano ormai lontani i ricordi del suo tempestoso matrimonio con Marilyn Monroe e il drammaturgo soleva fare lunghe passeggiate lungo le strade della cittadina ammirandone la bellezza e gustando i prodotti tipici locali. Nei giorni scorsi è stato reso noto il diario dello psichiatra che aveva avuto in cura la Monroe. L’attrice gli aveva confidato che si era sbagliata nello sposare Arthur Miller, perché il drammaturgo non la considerava intelligente, la escludeva dalla sua vita intellettuale e s'intendeva così poco di cinema che The Misfits , il film che aveva scritto per lei, era stato un fallimento. Ma la realtà è alquanto diversa. Il regista di The Misfits , John Huston, mi disse, in una intervista che mi concesse a Roma, che il film era fallito perché la Monroe arrivava sul set sempre in ritardo e in condizioni penose. La cosa mi fu confermata dallo stesso Miller in un colloquio che ebbi con lui nel 1970 a New York. Negli anni Sessanta Vallone ospitò a Sperlonga anche Brigitte Bardot, l’attrice più clamorosa del momento, l’interprete di Et Dieu créa la femme, che Jean Cocteau aveva salutato come una dea in un mondo ormai privo di dei. Nel 1962 la Bardot era stata a Roma per il lancio del Disprezzo , il film che Jean-Luc Godard trasse dal romanzo omonimo di Moravia. Era ancora scalpitante, ma mostrava già i segni della nevrosi che l’avrebbe travolta spingendosi a tentare di uccidersi.
A
sinistra: Vallone con Marlene Dietrich che gli fece una corte serrata negli
anni Sessanta.
A
destra: Lucia Bosè in una scena di 'Non cìè pace tra
gli ulivi' (1950) ambientato tra Fondi e Sperlonga.
Ma la presenza a Sperlonga
di Brigitte Bardot, che pure aveva lasciato fra le ragazze della cittadina
il ricordo della sua immagine abbagliante, fu surclassata decisamente dal
soggiorno d’una diva internazionale di suprema grandezza: Marlene Dietrich.
Il soggiorno della memorabile interprete dell’ Angelo azzurro ha
bisogno di un preambolo. Quando Vallone recitava in uno Sguardo dal
ponte al teatro Antoine, Marlene, che si esibiva all’Etoile, aveva
concepito per l’attore italiano una passione struggente. Nel tentativo
di incontrarlo e di sedurlo, si era trasferita nello stesso albergo, dove,
con la complicità dei camerieri, gli dava una caccia accanita. Ma
non aveva ottenuto altro che un mazzo di rose. In seguito Raf e Marlene
si erano incontrati ad una cena in casa di Jean Pierre Aumont e Marisa
Pavan. L’attrice ne era rimasta folgorata, ma l’attore aveva continuato
a resisterle. Era nata però fra loro una grande amicizia e successivamente
Vallone l’aveva ospitata a Roma e a Sperlonga. Durante il suo soggiorno
romano, Vallone mi aveva invitato ad un tè nella sua casa ai Parioli.
La Dietrich aveva superato i sessant’anni ma aveva ancora delle bellissime
gambe, se non anche il fascino ambiguo e inquietante di quando era più
giovane. Mi disse, fra l’altro, che si divertiva a immaginarsi i propri
funerali, ai quali Jean Gabin sarebbe accorso per primo, mentre Eric Maria
Remarque, l’autore di All’Ovest niente di nuovo , sarebbe andato
in una chiesa sbagliata e a un funerale sbagliato. A Sperlonga la Dietrich
soleva recarsi al mercatino del centro storico per acquistare gli alimenti
con i quali preparava dei manicaretti a suo dire squisiti ma in realtà
immangiabili. Nel 1992, quando l’attrice si spense a Parigi all’età
di 90 anni, Vallone diede a Il Messaggero l’articolo che la Dietrich
aveva scritto su di lui nel 1959 per un giornale francese ma del quale
l’attore, per pudore, aveva fatto rinviare la pubblicazione. Diceva, fra
l’altro, quell’articolo: «Raf Vallone possiede quella personalità
che nel mondo del cinema si suole definire come crevant
l’écran, cioè
che buca lo schermo. Al Teatro Antoine egli crevait la scéne
, gli occhi del pubblico non lo abbandonavano mai».