La festa del Tre della Croce nel cuore di un Burghitano
di Antonio Cotroneo
Tutta la gente assiepata ai lati della strada e sui balconi delle case di via Umberto I ('a strata du burgu), per poter seguire meglio la danza, invocava costantemente la mossa (a mossa), legata all’ultimo istante di vita del cammello, prima di cadere definitivamente a terra. Ma l´animale ferito e’ ancora lento a morire.
Con profondo rancore e rammarico ho appreso che, anche per quest'anno, la festa rionale del Borgo 'I tri da Cruci' non avra‘ luogo. Tanti anni or sono, quand'ero ancora bambino, la gente di Via Umberto incominciava gia‘ d´inverno ad organizzare questa annuale ricorrenza, affinche‘ avesse buon esito. Alcuni giovani volenterosi della contrada: u Capitanu, u Bellugiuvani, Ntoni Calo‘ (il padre putativo della festa) giravano per tutto il paese a raccogliere fondi per comprare il necessario e pagare 'i cantanti' che alla fine si esibivano, prima dei fuochi pirotecnici.
In queste tre giornate folcloristiche, con gare, musiche, danze (u camiu) non erano solo i burghitani a gioire e vivere intensamente la festa. Tutta Tropea si assiepava lungo la strada per non perdersi questo avvenimento storico che si ripete da secoli. Perfino da Vibo, Nicotera e anche dalla lontana Reggio arrivavano persone per godersi lo spettacolo. Ancor prima della nostra festa e‘ stata tolta al popolo tropeano 'a fera da Nunziata', una manifestazione contadino-popolare che coincideva con l´arrivo della primavera, ossia delle lunghe e calde giornate. Noi bambini aspettavamo con fervore l'arrivo di questo avvenimento per ammirare gli animali che venivano barattati e nello stesso tempo ossevare gli usi e costumi dei massari, i lavoratori agricoli, che in gran numero convenivano all´Annunziata. Erano piccole gioie: comprare i mastazzoli, guardare gli agnelli, ascoltare gli intancabili parraturi che offrivano bambole e porcellane. I giovani si vestivano a festa per adocchiare le ragazze e i piu‘ anziani compravano qualcosa come ricordo: essere stati, aver preso parte.
La festa della Santa Croce aveva anche un aspetto religioso. Le piu‘ anziane, tra le quali mia nonna, Mannina, Angiulea, Rumana e tante altre, si prendevano cura a tramandare e insegnare alle piu‘ giovani le litanie, affinche‘ non venissero dimenticate. Sparira‘ anche questa ricorrenza? Non vedremo piu‘ i tamburi scendere dal borgo e battere con i mazzuoli davanti al Prigatoriu?. Ogni anno ritorno a Tropea e noto la passivita‘ e il disamore dei politici preposti verso la cultura e le manifestazioni culturali. Una volta eletti si allontanano dal popolo, dai bisogni e dalle sofferenze di chi li ha eletti. In questi tempi berlusconiani i dirigenti, professionisti, medici, avvocati, che gia‘ possiedono enormi fortune si 'buttano' nella politica per arrotondare ancora di piu‘ i loro capitali. Sono pero‘ sempre attivi quando si tratta di trovare un posticino all´ombra per i loro parenti o mettere il bastone fra le ruote a qualche poveraccio che intende fare qualcosa privatamente. Quando vogliono non lesinano a stanziare milioni per una presentazione di libri a Rocca Nettuno o in qualche altro posto, a spese della Provincia, Regione, collettivita‘. Per una festa tropeana, dove non c´e‘ un profitto, diranno che mancano i fondi o, sicuramente, non li troveranno mai.