. . . perchè Tropea è Tropea . . .

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A Settimanale TGR, Il mare d'autunno di Tropea
'Cento passi di speranza' e' il titolo di uno dei servizi che andranno in onda domani, sabato 21 ottobre alle ore 1225 su RAI 3, nel nuovo appuntamento con 'TGR Il Settimanale', la rubrica di approfondimento della Testata giornalistica regionale curata da Pino Nano e Giampiero De Maria. 'Ad un anno dal delitto Fortugno, a Locri - e' detto in un comunicato - tornano in piazza gli studenti contro la mafia per affermare una nuova cultura della legalita'.
Nel numero di domani anche 'Il mare d'autunno': vacanze tranquille e a basso costo per i turisti soprattutto stranieri che a Tropea allungano la stagione estiva di una calda Calabria.
'L' impero del sole' a Seminara dove si rievoca il trionfale ingresso di Carlo V di Spagna in costume d'epoca.
'Andar per bettole' propone, invece, vini novelli e sapori antichi per la fiera dell' Immacolata di Curinga.
(ott 2006)

Dal 25 set. al 15 nov. Santa Domenica in mostra a San Paolo del Brasile
(Cecilia Perri) La mostra Obras Primas da Calabria (“Capolavori di Calabria”), inaugurata lo scorso 25 settembre a San Paolo del Brasile, rappresenta un importante punto di riferimento per lo studio, la conoscenza e la divulgazione del patrimonio artistico calabrese. Per la prima volta in assoluto sono stati riuniti in un unico contesto oltre cento opere provenienti da tutto il territorio regionale e da diversi contesti quali chiese, conventi, raccolte pubbliche o collezioni private, suggerendo l’evoluzione di 700 anni di arte calabrese e gli aspetti della diversa committenza locale, sia ecclesiastica sia laica. L’evento è stato reso possibile grazie alla collaborazione tra la Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico e Etno-antropologico della Calabria, l’organizzazione Museu e Céu Aberto di San Paolo e il Museu de Arte Brasileira (MAB) della Fondazione Armando Alvares Penteado (FAAP). La mostra ha rappresentato un’ottima occasione per analizzare criticamente opere poco note e per avanzare nuove e interessanti ipotesi attributive. Le più rilevanti novità sono legate ai due dipinti raffiguranti San Paolo e San Pietro della Galleria Nazionale di Cosenza, espressione della pittura romana di ambito caraveggesco e qui assegnati alla giovanile attività romana di Jusepe de Ribera. Ugualmente va segnalata l’attribuzione della Madonna del Rosario e misteri di San Donato di Ninea, precedentemente ritenuta semplicemente opera di scuola napoletana del Settecento, a Tommaso Fasano. Sono state messe in luce, inoltre, nuove personalità artistiche poco indagate dalla storiografia meridionale, come Giovanni Ricca, pittore seicentesco della scia riberesca, cui sono attribuiti due bei dipinti della Certosa di Serra San Bruno, ma di cui uno, il bellissimo San Girolamo, secondo G. Leone, potrebbe essere del periodo giovanile di Georges de La Tour; così come Gabriele de Sabato, pittore formatosi tra Luca Giordano e Paolo De Matteis e autore delle due tele raffiguranti la Presentazione al Tempio e la Fuga in Egitto della cattedrale di Rossano Calabro. L’esposizione ha affiancato, per la prima volta, alcuni pittori calabresi ai loro colleghi napoletani, come accade per Giuseppe Pascaletti di Fiumefreddo Bruzio, Antonio Colimodio di Orsomarso e Francesco Saverio Mergolo di Vibo Valentia. Il percorso espositivo, ideato e curato da Salvatore Abita, Giorgio Leone e Rossella Vodret, si snoda in tre sale che seguono un discorso cronologico e a volte iconografico concettuale. La prima sala raccoglie i capolavori calabresi dal Trecento fino ai primi albori del XVII secolo, esprimendo, nella stessa scelta di dislocare pochi oggetti in un’atmosfera semi buia in cui la luce illumina direttamente ogni singola opera, tutto lo spirito religioso prettamente medievale, fatto di misteri e di rivelazioni, mescolato con i sentimenti che ripropongono quella religiosità in chiave controriformistica. Si parte dai preziosissimi pannelli in alabastro con Storie della Vergine e della Passione di Cristo, espressione di un gusto francese del committente, per passare al legame ancora presente con la tradizione orientale, presente nella ieraticità della Madonna della Cernitola, pur protesa verso le nuove tendenze gotiche del Trecento, così come nella staticità della Santa Caterina d’Alessandria. Il maestoso Crocifisso ligneo di Laureana di Borrello ed altre importanti sculture lignee e bronzee sono dislocate con eleganza per la sala, lasciando un rilievo particolare al capolavoro del Cinquecento: Santa Domenica di Gaetano e Nicola Avellino, 1738Il “Ciborio di Colloreto” di Pietro Bernini, padre del più famoso Gianlorenzo. L’opera, composta da tre pezzi in marmo: il tabernacolo e una coppia di angeli in adorazione, fu eseguita dal Bernini tra il 1591-1592 per la chiesa agostiniana di Colloreto presso Morano Calabro, ed oggi è custodita nella chiesa della Maddalena di Morano, in cui i tre citati pezzi sono collocati in diverse cappelle. Dopo il recente restauro, finanziato dalla Banca Carime, l’opera è stata esposta per la prima volta in assoluto nell’insieme, proponendo una convincente ipotesi ricostruttiva. Chiudono il percorso cronologico della prima sala le due tele di Ippolito Borghese provenienti dalla chiesa di S. Anna di Corigliano Calabro, un’originale Assunzione della Maddalena di Pedro Torres, pittore contemporaneo a Pietro Bernini, e la Santa Anastasia di Fabrizio Santafede, proveniente da Santa Severina, che evolve dallo spirito tardo manieristico al naturalismo caravaggesco.
Di diverso impatto emotivo è la seconda sala, dedicata alla cultura seicentesca e gremita di tele che, riproponendo l’immagine di una nobile quadreria, testimoniano le propensioni di una committenza rivolta al Naturalismo napoletano e più tardi protesa verso il Barocco. Il primo stile è ben rappresentato dalle opere di Battistello Caracciolo, Massimo Stanzione, Andrea Vaccaro, Cesare Fracanzano e da una serie di pittori che partono dal naturalismo per elaborare spesso uno stile più autonomo e personale. Dominano la sala le tele dei due maggiori protagonisti di questa stagione artistica: Mattia Preti e Luca Giordano. La tre tele del Preti, datate al settimo-ottavo decennio del XVII secolo, testimoniano la qualità stilistica e pittorica del “Cavalier calabrese” e la sua riconosciuta eccezionale interpretazione barocca del caravaggismo. Di marca tizianesca appare la Maddalena col Crocifisso di Luca Giordano, per la posa della santa, tanto vicina alle Veneri di Tiziano, oltre che per la luce dorata diffusa, elementi veneti che ritornano nel San Francesco di Paola che dona i ceri al conte d’Arena. L’ultimo spazio espositivo raggruppa la pittura del pieno Settecento, attraverso lo stile dei demuriani e solimeneschi, per concludersi con la felice stagione artistica calabrese dell’Otto-Novecento, raccontata a partire dalla figura di Andrea Cefaly e del gruppo di pittori gravitanti attorno alla scuola di Cortale. Le opere di questo periodo sono connotate da una poetica che aderisce al vero, volgendosi verso avvenimenti politici, come il Bivacco dei Garibaldini di Cefaly, o verso una più intima rappresentazione di scene domestiche, in cui si può ascrivere Il Cavadenti dello stesso pittore, la Donna in costume di Cortale che cuce di Raffaele Foderaro, Forno Calabrese di Michele Lenzi e La scuola del villaggio di Achille Martelli. Tutte opere provenienti dal Museo Provinciale di Catanzaro. Un realismo volto verso l’analisi paesaggistica si ritrova nelle opere di Rubens Santoro, abile interprete di un cromatismo tipicamente veneto, fatto di felici accordi tra luce e colore, come testimoniano le due opere in mostra Venezia e Paesaggio ideale del Comune di Mongrassano, paese natìo di questo straordinario pittore. Le opere scultoree sono sapientemente disposte tra le sale, seguendo spesso un legame iconografico piuttosto che cronologico. E’ il caso della statua argentea della bottega napoletana dei Baccaro, raffigurante Santa Anastasia e proveniente da Santa Severina, posta nella prima sala per il suo legame iconografico con le tela di medesimo soggetto e provenienza, e disposta en pendant con la Santa Domenica di Tropea, realizzata nel 1738 dagli Avellino, importanti argentieri napoletani. Le due statue argentee trovano correlazione, oltre che per la medesima fattura di ambito settecentesco napoletano, per la funzione di protezione che le due sante martiri raffigurate svolgono nelle rispettive città da cui provengono, e di cui entrambe custodiscono un modellino. L’esposizione culmina nella nicchia centrale dell’ultima sala, visibile e dominante già dall’ingresso, con il bellissimo ostensorio con nodo figurato di Francesco Jerace in cui, alla preziosità dei materiali quali oro, brillanti, zaffiri e rubini, si mescola l’eleganza della figura di “angelo-donna” del fusto che nel movimento delle ali aperte e protese al cielo rievoca l’immagine di una nike.
(ott 2006)

La Focaccia alla Dardano di Antico Borgo
Lo Chef Gaetano Naccari e la Focaccia alla Dardano (S. Libertino) La sera a Tropea i gourmet italiani e stranieri della Costa si danno appuntamento all'Antico Borgo, il ristorante di Via Aragona che non chiude mai. Una lunga viuzza dritta che da secoli ha il grave compito di vigilare le austere dimore nobiliari dei Mottola/Casaburi con maschera a due facce sul portale, decorato a rose, svastiche e doppie spirali, che si richiama alla leggenda graalica del 'terzo occhio' e dei Pelliccia/Cesareo con delizioso balconcino poggiante su tre mensole in pietra scolpita impreziosite da figure allegoriche di bella fattura, in cui di recente è stato rinvenuto un antico granaio romano. Ed è accanto al secolare granaio che Antico Borgo sorge, nei locali delle blasonate cantine della famiglia Pelliccia.
Lo Chef Gaetano Naccari, aiutato dalla moglie Francesca e dal figlio Pasquale, si aggira tra i tavoli per far conoscere il pescato della giornata o la pietanza particolare tropeana fuori menu. Si sta veramente bene al tavolo imbandito tra rane pescatrici accompagnate nel piatto da castagne (nel mese di agosto), tonno fresco alla tropeana, pasta con le sarde o con la cipolla rossa e gli ottimi vini da abbinare.
Perfettamente funzionante anche lo speciale e vasto servizio di pizzeria con ogni tipo di birra. Il menù parla anche di focacce. Mi incuriosisce molto quella 'alla Dardano'. Era Lorenzo Dardano un abate tropeano, archeologo, narratore di storie patrie che visse intorno alla metà del Cinquecento e che lasciò un manoscritto e un canzoniere su carta stampata.
Ordino quindi la pizza 'alla Dardano', anzi la 'Focaccia alla Dardano'. Si presenta bene ed è molto squisita. E' stata richiesta da una decina di clienti. Radicchio, rucola, gorgonzola, mozzarella. Chiedo a Gaetano quale sia stata l'ispirazione dello Chef. Ecco la risposta: "Lorenzo Dardano è un poeta tropeano molto apprezzato nel Cinquecento, anche fuori della Calabria. Le sue liriche cantano i giardini di Tropea, gli aranceti, i rossi tramonti, ma anche le bianche sabbie che si lasciano voluttuosamente accarezzare tutto il giorno da un mare cangiante, azzurro, verde smeraldo. Questi sono i colori degli ingredienti della nostra focaccia, che guarda caso sono i colori nazionali".
Antico Borgo è anche questo.

INFO
Antico Borgo via Aragona tel. 096362562
Lorenzo Dardano

(ott 2006)

Viaggi gratis, Adriano Padula, Procuratore di Cremona, trasferito d’ufficio.
Non avrebbe pagato alla Parmatour dell’amico Tanzi soggiorni per 14mila euro

Il Procuratore di Cremona Adriano Padula (La Provincia, Quotidiano di Cremona e Crema) (Francesca Morandi/La Provincia di Cremona) «Trasferimento d’ufficio e perdita di sei mesi di anzianità». E’ la sentenza della sezione disciplinare del Csm per Adriano Padula, 73 anni a gennaio, procuratore di Cremona dal 3 giugno 2003, per anni capo dei Gip del Tribunale di Parma. Una storia che si annoda alla vicenda Parmalat, alla parabola di Callisto Tanzi e soprattutto alla Parmatour, l’holding turistica di Collecchio. Per il Csm, nel 2002 il procuratore Padula non avrebbe pagato viaggi per 14mila euro in virtù della sua amicizia con l’ex patron Tanzi.
Partiamo dalla notizia, che ha avuto l’effetto di un terremoto negli ambienti giudiziari. A lanciarla, alle 15.59 di ieri 28 ottobre, è stata, da Roma, l’agenzia Ansa. Un testo di 12 righe: «Avrebbe goduto di condizioni di estremo favore nei viaggi da parte della Parmatour, società collegata a Callisto Tanzi. Per questo, il procuratore di Cremona, Adriano Padula, è stato condannato dalla sezione disciplinare del Csm alla sanzione del trasferimento d’ufficio e alla perdita di sei mesi di anzianità. Secondo l’accusa, grazie al rapporto privilegiato con la società, il magistrato avrebbe in alcuni casi viaggiato gratis e in altri a prezzi stracciati». Le ultime quattro righe del lancio Ansa riguardano un altro magistrato: «Il tribunale dei giudici ha inflitto la sanzione della perdita di anzianità anche al giudice del lavoro del tribunale di Milano, Leonardo Gargiulo, che era accusato di ritardi nel deposito di provvedimenti».
Raggiunto telefonicamente ieri pomeriggio, il procuratore Padula, al quale è stato letto il lancio dell’agenzia, ha ribadito di aver pagato tutti i suoi viaggi. Nel marzo 2005, la Guardia di Finanza fece una ispezione in via Emilia, negli uffici di Parmatour. Qui i finanzieri avrebbero scoperto viaggi per 14mila euro — cifra che nessuno avrebbe mai smentito, anche quando è diventata pubblica — mai richiesti da Parmatour a Padula, per vent’anni magistrato giudicante, ex capo dei Gip di Parma, prima di sedersi alla scrivania nel suo nuovo ufficio in via Jacini, a Cremona. Nel mirino delle Fiamme gialle sarebbero finiti un soggiorno a Malta a fine marzo 2002, un soggiorno a Tropea nel luglio successivo, all’Hotel Baia Paraeolios, e un altro a settembre a Salsomaggiore. Mentre sarebbe saltato un successivo viaggio a Budapest. Originario di Craco, in provincia di Matera, il procuratore Padula indossa la toga da oltre 40 anni. Il 15 novembre 1965 fu nominato uditore giudiziario e destinato per il tirocinio al Tribunale di Bologna. Il 6 agosto 1966 fu pretore presso la pretura mandamentale di Castelnovo Monti (Reggio Emilia), il 24 aprile 1969 pretore di Fornovo di Taro (Parma). Dopo aver prestato servizio presso i Tribunali di Reggio Emilia e Piacenza, Padula svolse funzioni giudicanti nel settore penale, civile, agrario e in materia di lavoro fino al 1989, anno in cui divenne Gip. Nel 1996, Padula ha pubblicato anche il libro ‘Tutela civile e penale della sicurezza del lavoro’ edito da Cedam. Mercoledì 28 maggio 2003, aula della Corte d’assise di Parma: in una affollata cerimonia di commiato, tutto il mondo giudiziario della città verdiana salutò Padula, neo procuratore capo della città del Torrazzo. Ieri, da Roma la doccia fredda.
(ott 2006)

A Tropea, a Drapia, ad Amantea, a 21 anni dalla morte la presenza di don Giulio si avverte ogni giorno di più
Don Giulio Spada Per i cittadini di Tropea, Drapia, Amantea, dove Don Giulio visse ed operò, non occorre alcuna presentazione di questo eccezionale uomo. Egli aveva una virtù. Di rendere migliore il tessuto etico sociale della comunità attraverso le opere svolte a favore dei giovani, risollevando le sorti religiose e morali di un'intera città. Una figura che fino a qualche tempo fa era rimasta assopita nella memoria delle generazioni che lo conobbero ma che ora sta prepotentemente ritornando alla luce vera, quella iniziale che oggi costituisce solida guida per quelle attuali e future.
A Cambiago recentemente gli è stata intitolata una Scuola Materna. Ad Amantea esiste da tempo il "Premio Don Giulio Spada" e la sala di lettura del Convento di San Bernardino porta il suo nome. A Tropea il Gruppo Scouts Tropea I dell'Agesci è intitolato alla sua memoria di artefice. Nel 1997 ad Amantea è stato pubblicato il volumetto a lui dedicato “Un segno di speranza” a cura di Angelo De Santo che lo conobbe da molto vicino. Ed è da questa pubblicazione che vogliamo far conoscere i cenni biografici di don Giulio.
Ne vale veramente la pena.



Don Giulio Spada

(ott 2006)

A Briatico vivissima apprensione per l'improvviso inquinamento dell'incantevole Baia di Torre Rocchetta


La Marina di Torre Rocchetta, icona di Briatico

(F. Vallone) Una vera e propria marea nera è scesa veloce, per tutta la mattinata di domenica 5 nov., lungo il corso della fiumara Murria, fino alla fine del torbido viaggio che si concludeva penosamente alla foce, sulla spiaggia e sugli scogli, nei pressi della Torre Rocchetta alla Marina di Briatico. Così si presentava lo scenario, da sempre incantevole, inondato da un liquame nero e maleodorante che defluiva vorticosamente in mare e si concentrava, in modo particolare, nei pressi della vicina insenatura di sabbia bianca, al di là di un piccolo molo, tra le barche dei pescatori. Lo scarico a mare di liquame scuro e oleoso veniva notato, nella tarda mattinata, da alcuni cittadini del paese rivierasco che telefonavano prontamente al 112 dei Carabinieri per chiedere un intervento da parte del Noe dell’Arma, il Nucleo Operativo Ecologico. Nello stesso tempo veniva anche allertato il sindaco della cittadina, Andrea Niglia e il responsabile dei Verdi di Briatico, Gaetano Pietropaolo.
Particolare dello specchio d'acqua inquinatoAd arrivare prontamente sul posto, oltre a Pietropaolo e Niglia, anche una pattuglia dei Carabinieri della Stazione di Briatico che ha provveduto ad effettuare i primi rilievi fotografici e informativi sul luogo. Ad una prima verifica pare possa trattarsi di uno scarico, nell’alveo della fiumara Murria, di un grosso quantitativo di liquidi di scarto della lavorazione dell’olio d’oliva, sanza, murga, molto inquinante per l’ambiente marino. Da questa segnalazione sono immediatamente partite le indagini dei Carabinieri e successivamente una comunicazione alla sede dell’Arpacal di Vibo Valentia, inaugurata proprio qualche giorno fa presso gli uffici e i laboratori della Regione Calabria di Palazzo Gemini.
Quello dello smaltimento dei rifiuti di produzione degli oleifici è un problema che si ripresenta annualmente nel vibonese dove alcuni proprietari di frantoi senza scrupoli non osservano le normative ecologiche e ambientali di smaltimento, e in tempi non sospetti, di notte e preferibilmente di domenica, scaricano dove possono i maleodoranti e inquinanti rifiuti liquidi risultanti dalla produzione olearia.
(nov 2006)

'Ndrangheta, 15 arresti nel Vibonese. Coinvolta anche Patrizia Serena Pasquin, Presidente del Tribunale di Vibo
(CorrieredellaSera.it/10.11/0840) C'è anche un magistrato, Patrizia Serena Pasquin, presidente di sezione del Tribunale di Vibo Valentia, tra le 16 persone coinvolte in un'operazione anti 'Ndrangheta nel Vibonese. L'operazione è coordinata dalla Direzione centrale anticrimine e dal servizio Centrale operativo della polizia di stato. La polizia ha eseguito ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip del tribunale di Salerno su richiesta della Procura antimafia della città campana. La competenza dei magistrati salernitani deriva dal fatto che nell'operazione è coinvolto un magistrato del distretto di Corte d'appello di Catanzaro. Sono 15, al momento, rispetto alle 16 emesse dal gip distrettuale di Salerno, le ordinanze di custodia cautelare eseguite dalla polizia di stato nell'operazione nell'ambito della quale è stata arrestata Patrizia Pasquin, presidente di sezione del Tribunale di Vibo Valentia. Gli arresti sono stati fatti, oltre che nel Vibonese, nelle province di Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria ed a Varese, con la collaborazione delle rispettive Questure. Complessivamente nell'operazione sono stati impiegati oltre 150 poliziotti.
Secondo l'Adnkronos, alcuni magistrati sarebbero indagati dalla procura di Salerno nell'ambito dell'indagine che ha portato all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Salerno su richiesta della procura antimafia da parte degli uomini della Squadra Mobile di Vibo Valentia e con il coordinamento del Servizio centrale operativo della Direzione anticrimine centrale. Quanto ai 16 destinatari dell'ordinanza, tra i quali figurano imprenditori ed esponenti della criminalitá organizzata calabrese, per alcuni sono stati disposti gli arresti domiciliari, per altri il carcere. Tra questi ultimi c'è anche un magistrato donna di Vibo Valentia. Proprio per questo motivo le indagini sono di competenza della procura di Salerno.
(nov 2006)

Tra gli arrestati l'assessore al turismo del Comune di Tropea
(AGI) - Vibo Valentia 10 nov. - Un magistrato, due avvocati e un ex assessore regionale, un assessore comunale, sono stati arrestati insieme ad altri dodici persone su ordine della Dda di Salerno nel vibonese. Sedici in totale gli arresti compiuti nel corso di una operazione della squadra mobile di Vibo Valentia denominata 'Dinasty 2 do ut des". Le accuse vanno dalla corruzione aggravata, al falso ed alla truffa ai danni dello Stato, alla corruzione in atti giudiziari. Il magistrato arrestato e' Patrizia Pasquin, 52 anni, presidente della sezione civile del Tribunale di Vibo Valentia. Altri due giudici collaboratori di Pasquin sono indagati.
Paquin, veneta di origine, risiede e opera da tempo in Calabria. E' stata per alcuni anni sostituto procuratore della Repubblica del Tribunale vibonese. Il suo nome era emerso nei fascicoli dell'operazione "Dinasty", che anni orsono porto' all'arresto di una sessantina di persone tra capi e gregrari del potente clan Mancuso di Limbadi, di cui l'operazione odierna rappresenta una prosecuzione.. A pronunciarlo Antonio Ventura, un commerciante di Pizzo Calabro fallito e colpito anch'egli dall'odierna ordinanza. Dagli atti emergerebbe che il giudice avrebbe avuto contatti con il potente clan Mancuso di Limbadi. Quattro le ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite, 9 quelle ai domiciliari e tre misure interdittive dell'esercizio della professione.
Trentatre' le persone indagate complessivamente a vario titolo. Arrestato anche l'assessore al turismo di Tropea, Michele Accorinti, residente a Parghelia.
(nov 2006)

Il profilo di Patrizia Pasquin
Il giudice Patrizia Pasquin (ANSA) Patrizia Pasquin, il giudice arrestato dalla polizia su ordine della Dda di Salerno, è in magistratura da oltre 25 anni. Attualmente ricopre l'incarico di presidente di sezione civile del Tribunale di Vibo Valentia, dove ha svolto tutta la sua carriera. Ha iniziato come uditore nel maggio del 1980 per diventare presidente nel 1995. Dal 2000 è stata nominata magistrato di Cassazione.
Nella sua carriera Patrizia Pasquin si è occupata sia di civile che di penale. In quest'ultimo settore ha svolto incarichi di giudicante (a latere), come giudice istruttore nel primo quinquennio dell'attività; come pm nei nove anni successivi e poi ancora come presidente dei collegi ordinari e di tribunale della libertà e delle misure di prevenzione.
Si è occupata anche di indagini riguardanti la criminalità organizzata, reati contro la pubblica amministrazione, ambientali ed edilizi, fiscali, oltre che di misure di prevenzione personali e reali: in meno di due anni di presidenza ha irrogato oltre cento provvedimenti. Come pm, in particolare, si è occupata anche di criminalità organizzata prima della nascita delle Direzioni distrettuali antimafia.
Nel 1994, Patrizia Pasquin ha retto per alcuni mesi l'ufficio di procura durante il periodo di vacanza del posto di procuratore, seguendo le prime fasi di un caso venuto agli onori delle cronache, l'omicidio di Nicholas Green. Il bambino statunitense venne assassinato nel corso di un tentativo di rapina il 29 settembre 1994 lungo il tratto calabrese dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria.
Quale presidente della sezione civile si è occupata di affari civili ordinari come giudice istruttore e giudicante singolo e come presidente dei collegi, nonché di procedure fallimentari, esecuzioni, procedimenti agrari, processi di lavoro e previdenza in grado di appello. Nel corso della sua attività si è occupata più volte di violenze ai danni delle donne commesse sia in famiglia che altrove.
(nov 2006)

Il grande Torino di Raf Vallone si allenava suonando musica swing?


Una vecchia e curiosa foto del glorioso Torino

Parrebbe proprio di sì. Una curiosa e rarissima foto dimostra che la squadra del Torino si allenasse con l'esercizio della musica. Nel documento si vede una nutrita componente della squadra suonare e cantare con fare serio, professionale e forse anche intonato vari strumenti tipici di una classica orchestrina swing. Ciò avveniva durante il precampionato del 1938. Ecco i componenti dell'orchestra. Al piano l'attaccante Raffaele Vallone; al violino l'attaccante Walter D'Odorico; alla chitarra l'attaccante Fioravante Baldi, scomparso qualche giorno prima della fine del campionato del settimo scudetto dei Granata; al sax il difensore Aldo Cadario; al contrabasso il difensore Federico Allasio. Il cantante è l'attaccante Coriolano Palumbo.
Sulla destra si intravede qualcuno, di cui non si conosce il nome, con la bacchetta in mano nel ruolo di direttore d'orchestra: sarà forse l'allenatore, l'ungherese Gyula Feldmann approdato al Torino dopo aver diretto Inter e Milan?
Per avere una visione di assieme dei componenti della squadra del Torino durante i campionati 1937-38 e 1938-39 vi suggeriamo di andare in questo SITO. Mentre per sapere quanti campionati ha vinto il Torino QUI' potrete avere tutte le notizie possibili.
(nov 2006)

L’Archeologia di Paolo Orsi a Monteleone Calabro
La copertina di 'L’Archeologia di Paolo Orsi a Monteleone Calabro 1912-1925' di Michele Antonio Romano (F. Vallone) Non è solo ed esclusivamente un libro, questo bel volume. Sono trecentododici pagine di terra scavata, di recuperi, di saggi e carotaggi, di delusioni e scoperte uniche, irripetibili ed eccezionali. Sono le pagine dell’interessante opera libraria curata da Michele Antonio Romano dal titolo “L’Archeologia di Paolo Orsi a Monteleone Calabro 1912-1925”.
Il libro è pubblicato nella collana di studi su Monteleone per la casa editrice “Qualecultura” di Vibo Valentia, diretta da Francesco Tassone, che di cultura, dal sud e per il sud, in questi anni ne ha fatta veramente tanta. Il libro contiene scritti di cultori e studiosi, di ieri e di oggi, da Giacomo Roberti ad Enrico Gagliardi, dall’indimenticabile Umberto Zanotti Bianco a Guido Donatone e Roberto Spadea, dall’archeologa Maria Teresa Iannelli al direttore dell’archivio diocesano di Mileto, Don Filippo Ramondino, e poi ancora scritti e testimonianze documentarie inedite dello stesso Paolo Orsi e del curatore dell’opera, Michele Antonio Romano.
L’introduzione è curata dallo stesso Romano mentre la presentazione del volume è stata affidata ad Anna Murmura, presidente della sede locale di Vibo Valentia dell’Archeoclub d’Italia, un’associazione storica nel campo della tutela archeologica sul territorio e della promozione culturale. Tanti i materiali inediti pubblicati, bellissime foto d’epoca che ritraggono l’archeologo Paolo Orsi ed i suoi collaboratori durante le varie campagne di scavo, tanti anche i volti umani ripresi nella Monteleone Calabro di inizi Novecento. Da questo percorso si evidenzia, tra le righe, anche un prezioso e velato spaccato antropologico della vita, del lavoro e della società di quel periodo. Ma la particolarità di questo interessante volume non si ferma agli aspetti oleografici della Calabria del tempo, ritrae quasi in modo fotografico l’archeologia d’inizio secolo, ma tratta anche, con minuziosa sapienza, storie di un livello più profondo, storie dimenticate di recupero, di relazioni tecniche di scavo ritrovate negli archivi polverosi dei musei, di lastre fotografiche e di disegni originali e rilievi effettuati direttamente sul campo, sul terreno, sulla terra. Ed è questa, come dicevamo, la vera particolarità di questo volume. Da esso traspare un vero e proprio odore di terra, in tutte le pagine si sentono le picconate di scavo, i saggi infiniti e alcune volte deludenti sul terreno ancora vergine di quel lontano periodo, la pesantezza dello scavo effettuato con picconi e pale, la polvere, le scoperte centimetro dopo centimetro di scavo e le stratigrafie e i reperti studiati alla luce del lume a petrolio, esce fuori da queste pagine quello che vediamo e conosciamo forse poco, le mura greche, la base del tempio, i vari scavi di Monteleone Calabro. Ed è bellissimo oggi andare a leggere le pagine di questo volume direttamente sui luoghi di scavo oppure tra le vetusta mura del castello, al museo archeologico tra i reperti recuperati dallo stesso Paolo Orsi. Ecco allora che il libro di Michele Antonio Romano vive oggi e diventa contemporaneo, attuale, si avvale continuamente di supporti reali, si completa sullo stesso terreno che vide lo scavo, il sudore, i piedi gonfi e la fatica di Paolo Orsi, dei suoi collaboratori e quella di tanti anonimi operai a giornata di Monteleone Calabro che scavarono, sorvegliarono giorno e notte dietro il pagamento di poche lire, recuperarono per i posteri che oggi siamo noi e che leggiamo questo libro su quel lavoro.
Molto interessanti sono poi i tanti documenti d’archivio recuperati che completano la pubblicazione. Esce fuori un prezioso spaccato della società monteleonese del periodo che va dalla fine dell’800 e i primi decenni del ‘900. Uno spaccato che evidenzia modi di fare, costume e costumi, interessi culturali e anche, come scrive Anna Murmura nella presentazione “caratteristiche fisiche” della gente.
Il volume di Michele Antonio Romano, è stato presentato ufficialmente a Vibo Valentia, presso il Valentianum di Piazza San Leoluca, con gli interventi di Maurizio Paletti dell’Unical, del presidente dell’Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia, Gerardo Bianco, del direttore del Museo Civico di Rovereto, Franco Finotti e di monsignor Giancarlo Bregantini, Vescovo della Diocesi di Locri-Gerace. Presenti l’editore e il curatore del volume. Un evento per tutti gli appassionati di archeologia calabrese.
(nov 2006)

Nel bouquet di Katie anche la cipolla rossa di Tropea!
Tom Cruise e Katie Holmes Mancano meno di 24 ore al matrimonio dell’anno, quello che unirà Tom Cruise con Katie Holmes e che si celebrerà al castello di Bracciano.
Prima delle nozze i due futuri sposi hanno voluto ringraziare il sindaco di Bracciano con rose e lillium bianchi. ''Siamo fieri e contenti, Tom e Katie''. E' il biglietto che accompagna il grande mazzo di fiori fatto recapitare questa mattina al primo cittadino di Bracciano, Patrizia Riccioni, in vista dei festeggiamenti per le nozze in programma domani al castello Orsini-Odescalchi. Da parte sua, Patrizia Riccioni sottolinea di ''gradire tantissimo questo omaggio. Sono quasi commossa''.
Nel bouquet fatto preparare dall'hotel Hassler di Roma in onore della sposa di Tom Cruise, Katie Holmes, c'è di tutto: aglio, basilico, appicatelli vesuviani, e non poteva mancare la cipolla rossa di Tropea. L'hotel romano ha ordinato l'originale composizione ad un banco di frutta e verdura del mercato di Campo de Fiori noto per la qualita' e i prezzi dei suoi prodotti.
Auguri agli sposi Tom Cruise e Katie Holmes arrivano dall'altra sponda del lago di Bracciano, da un uomo che di cinema se intende davvero e se ne occupa da ben 65 anni: si tratta di Angelo Parissi, proiezionista dal 1941 del piu' antico cinema della zona, il Palma di Trevignano Romano. Premiato come decano dei proiezinisti italiani anche da Carlo Azeglio Ciampi, all'epoca presidente della Repubblica, Angelo oggi ha 88 anni e di film ne ha proiettati un'infinita', compresi natualmente i blockbuster di Tom.
Auguri agli Sposi Tom e Katie!
(nov 2006)

Al via il 'Città di Tropea. Una Regione per leggere'
Isabella Bossi Fedrigotti (Adnkronos Cultura/20 nov.) Tutti i sindaci calabresi coinvolti nella giuria popolare che scegliera' il vincitore assoluto del Premio letterario nazionale ''Citta' di Tropea - Una regione per leggere''. La giuria tecnico-scientifica, presieduta da Isabella Bossi Fedrigotti, ha formato la rosa dei libri all'interno dei quali sara' selezionata la terna dei finalisti. L'elenco sara' reso noto nel corso di una conferenza stampa, in programma nei prossimi giorni, a cura dell' ''Accademia degli Affaticati'', associazione culturale promotrice dell'evento.
Della lista fanno parte 26 opere di altrettanti autori, tra cui alcuni tra i piu' importanti scrittori dello scenario italiano e internazionale. Tra gli stranieri, un'opera del turco Orhan Pamuk, Premio Nobel 2006 per la letteratura e interessante il gruppo formato dalle case editrici calabresi.
''Siamo partiti col piede giusto - ha commentato Pasqualino Pandullo, presidente dell'Accademia degli Affaticati - Infatti, scorrendo l'elenco messo a punto dal Comitato tecnico-scientifico, si scopre un equilibrato dosaggio tra conferme e novita', tra tradizione e innovazione, tra storia e stringente attualita'. Inoltre, straordinaria la commistione emersa tra intellettuali calabresi, italiani e internazionali, animati da una grande voglia di esserci e partecipare, colmando spazi culturali desolatamente vuoti. E questo e' il nostro obiettivo. Inoltre - ha continuato Pasqualino Pandullo - avverto il bisogno di esprimere profonda gratitudine a Isabella Bossi Fedrigotti la quale, accettando di presiedere la giuria di esperti, ha condiviso l'intero progetto sotteso al Premio Tropea''.

(nov 2006)

Totti: la 'prima volta' è stato a Tropea
Francesco Totti e suo figlio Cristian(ANSA/21 nov/1403) "Avevo dodici anni. Ero in vacanza a Tropea e ho rubato la ragazza di mio cugino Stefano. Si chiamava Daniela, romana e molto carina. Alta mora con i capelli corti, bella ragazza! All'inizio ha fatto tutto lei, io avevo visto giusto qualche film. L'ho frequentata altri due o tre mesi e poi basta perché lei aveva il motorino, io giusto la bicicletta col tandem». Altro che Ronaldo, il fenomeno è Francesco Totti. Così il capitano della Roma ha raccontato la sua 'prima volta' a Maurizio Costanzo in un'intervista esclusiva che il settimanale 'CHI' pubblica nel numero in edicola da mercoledi' 22 novembre.
E cosa aspetta l'Amministrazione Comunale a dargli la cittadinanza onoraria!?! (ndr)

(nov 2006)

Argenti in Calabria. Testimonianze meridionali dal XV al XIX secolo. In mostra il riccio di pastorale di Tropea e la statua di Santa Domenica punzonata da Gaetano e Nicola Avellino nel 1738
Opera in mostraOrganizzata dalla Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico della Calabria e curata dal Soprintendente Salvatore Abita, realizza un’impresa di grande valore scientifico e culturale fino ad ora mai tentata: raccogliere ed ammirare in un’unica sede - il prestigioso Palazzo Arnone a Cosenza sede della Galleria Nazionale di Cosenza - i manufatti più preziosi e significativi del patrimonio degli argenti della Regione.
La selezione di un corpus espositivo di centottanta oggetti, provenienti dalla copiosa suppellettile liturgica della Calabria, documenta un itinerario cronologico e spaziale di tendenze artistiche che, tra importazione e produzione locale, si snoda dal Quattrocento all’Ottocento con inusitata varietà e ricchezza.
La Calabria ha conservato quanto in altri luoghi è andato invece irrimediabilmente perduto e pertanto capolavori di indiscutibile bellezza e raffinata esecuzione offrono l’idea e la suggestione, in uno straordinario percorso tra storia, devozione e fede, di quella sontuosità dei tesori delle chiese calabresi che, dalle antiche e storiche cattedrali fino alle più piccole parrocchiali di sperduti centri montani, variamente espressero nel tempo l’adesione alla cultura artistica meridionale.
L’esposizione, ricca di problematiche critiche, rappresenta un approfondimento e un evento dovuto considerando il progresso degli studi dal 1933 a oggi: studiosi come Alfonso Frangipane e Angelo Lipinsky hanno raccolto ed esaminato il patrimonio argentario della Calabria evidenziandone la qualità e le singolarità e dando giusto risalto ai più interessanti e significativi manufatti. Tra questi senz’altro primeggia la Croce astile di Morano Calabro (Cosenza), datata 1445, che apre la mostra e sintetizza il problema della produzione calabrese quattrocentesca, erede di quella precedente medioevale e ben inserita negli sviluppi artistici del Regno di Napoli, come hanno evidenziato Elio e Corrado Catello, i maggiori studiosi dell’arte orafa del Mezzogiorno. A sviluppare gli stessi esiti locali concorrono le Croci astili di Grisolia (Cosenza), Motta Filocastro (Vibo Valentia) e Pizzoni (Vibo Valentia), fronteggiandosi con la napoletana Croce astile di Nocara (Cosenza) che reca il bollo napoletano e quindi partecipa dei coevi modelli e soluzioni stilistiche.
Tra le opere quattrocentesche di impareggiabile valore e bellezza, da tempo presenti nei repertori italiani dell’arte argentaria meridionale, spiccano le celeberrime ferule vescovili di Reggio Calabria e di Tropea (Vibo Valentia), l’enigmatico Calice d’oro di Cosenza, la Sfera Greca di Rossano Calabro (Cosenza).
Per il Cinquecento l’inedito patrimonio delle chiese dell’area reggina, che per l’occasione si mostra finalmente con numero davvero importante di pezzi straordinari, di argentieri napoletani, messinesi e calabresi: dalle pissidi di Rosarno (Reggio Calabria) e Spilinga (Vibo Valentia) alle Corone della Madonna dell’Isodia di Bova del 1614.
Veri capolavori dell’oreficeria meridionale sono lo splendido Parato festivo della Madonna del Pilerio di Cosenza (realizzato in oro, perle, diamanti e altre pietre nel 1607 su committenza di Giovan Battista Costanzo, benemerito arcivescovo cosentino dell’epoca) e la Manta dell’Achiropita di Rossano (sbalzata tra il 1629 e il 1645 verosimilmente da Orazio Scoppa per l’arcivescovo Pietro Antonio Spinelli).
Il Seicento e il Settecento, secoli ricchi di testimonianze in un seguito ricostruito quasi ad annum, risulta egregiamente rappresentato da busti e statue intere d’argento, più di dieci grandiosi pezzi in uno straordinario scenario che continua fino all’Ottocento con il bellissimo busto di San Fortunato martire realizzato da Gennaro Pane, argentiere napoletano, per la Cattedrale di Mileto (Vibo Valentia).
L’Ottocento raccoglie opere dei più importanti argentieri napoletani: Giovani Casolla, Vincenzo Caruso, Mattia Condursi, Emanuele Galia, Gennaro Romanelli, Giuseppe Rossi, Gabriele Sisino. Tra tutti è da ricordare particolarmente Raffaele Perretti, vera scoperta della mostra calabrese, perché consentirà di attribuire molti oggetti custoditi in chiese e raccolte meridionali per l’identificazione corretta del suo punzone personale.
La mostra verrà inaugurata a Cosenza – Palazzo Arnone il prossimo 1° dicembre 2006.
L’evento è stato reso possibile grazie alla straordinaria disponibilità dimostrata da tutti i rappresentanti della Chiesa di Calabria: arcivescovi, vescovi e parroci, dai priori delle Confraternite e dai rappresentanti dell’Amministrazione regionale e di quelle provinciali e comunali direttamente interessate alla manifestazione.
La rassegna è accompagnata da un raffinato catalogo edito dall’editore Paparo di Napoli che, grazie alle splendide foto realizzate appositamente per l’occasione, si presenta esso stesso come un’esposizione e, nel contempo, come un valido mezzo di informazione scientifica e didattica, in grado di offrire al pubblico e agli studiosi, attraverso l’attenta redazione, nuove pagine di storia e d’arte calabrese.

Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico della Calabria
ARGENTI DI CALABRIA - TESTIMONIANZE MERIDIONALI DAL XV AL XIX SECOLO COSENZA
PALAZZO ARNONE GALLERIA NAZIONALE DI COSENZA
1 DICEMBRE 2006, Vernissage ore 1730
22 APRILE 2007, Fine mostra
ORARIO: tutti i giorni dalle 9,30 alle 13,00
e dalle 15,30 alle 18,00 (chiusa il lunedì)
(possono variare, verificare sempre via telefono)

INFO
Ufficio stampa: Soprintendenza P.S.A.E. della Calabria
Patrizia Carravetta - Silvio Rubens Vivone
Tel.: 0984 75904 – 0984 795639 Fax 0984 22383 – 0984 71246

(nov 2006)

Le rivelazioni del Cardinale Hummes


Il Cardinale e Arcivescovo di San Paolo del Brasile Carlo Hummes (a sinistra) e
Mons. Domenico Tarcisio Cortese, Vescovo della Diocesi di Mileto - Nicotera - Tropea
alla Processione della Madonna di Romania.

(S. Libertino) Il 31 ottobre scorso il Cardinale Claudio Hummes è stato nominato dalla Santa Sede nuovo prefetto della Congregazione per il Clero e già prima di partire per Roma per occupare il nuovo incarico ha rilasciato al quotidiano 'Estado de Sao Paulo' una dichiarazione che in queti giorni sta facendo discutere in tutto il mondo. Il Settantaduenne porporato brasiliano ha infatti affermato che "anche se i celibi fannoi parte della storia e della cultura cattoliche, la Chiesa può riflettere sulla questione nel celibato, perchè non è un dogna, ma una norma disciplinare".
Hummmes, francescano e grande amico di Mons. Tarcisio Cortese, vescovo della Diocesi di Mileto - Nicotera - Tropea, anch'egli appartenente ai Frati Minori, ha aggiunto che alcuni apostoli erano sposati e che la proibizione del matrimonio era stata adottata solo secoli dopo l'istituzione del sacerdozio. "La Chiesa - ha insistito - non è stazionaria, ma un'istituzione che cambia quando deve cambiare". Certo, ha aggiunto, non è una decisione facile che possa essere presa in fretta: "la Chiesa deve prima discutere se è necessario ridiscutere le norme sul celibato". Il nuovo capo-dicastero per il Clero, che prende il posto del cardinale colombiano Dario Castrillon Hoyos, ha definito una "sfida" la diminuzione dei preti in Europa e in altre parti del mondo, e ritiene che potrebbero esservi nuove pressioni per l'ordinazione di preti sposati. Inoltre ha ribadito che le denunce di pedofilia a carico di molti sacerdoti preoccupano la Chiesa.
"Anche se si trattasse di un unico caso - ha detto al quotidiano brasiliano -, sarebbe già una grande preoccupazione, soprattutto riguardo alle vittime. Ma è ingiusto e ipocrita generalizzare gli scandali di pedofilia, perché il 99% dei preti non ha nulla a che fare con la pedofilia". Secondo il cardinale uscente di San Paolo, "la pedofilia non è un problema solo dei sacerdoti, ma di tutta la società; ci sono casi di abuso sessuale di bambini persino nelle famiglie". Tocca ai vescovi, ha specificato Hummes, investire sempre più nella "selezione rigorosa e nella formazione esigente" dei candidati al sacerdozio, per combattere la pedofilia. "I preti sono un gruppo strategico per la Chiesa - ha concluso -, sono loro che danno vita alla Chiesa e, perciò, meritano l'appoggio e l'affetto dei cattolici".
Le affermazioni sul celibato di Hummes, che da alcuni anni presenzia a Tropea alla festa della Madonna di Romania patrona della Città e della Diocesi, arrivano nel momento in cui per la Santa Sede è ancora aperta la spinosa questione dell'arcivescovo Emmanuel Milingo, lui stesso sposato con Maria Sung e scomunicato 'latae sententiae' il 26 settembre scorso dopo aver ordinato vescovi quattro sacerdoti sposati negli Stati Uniti. In un vertice del Papa con i capi-dicastero vaticani lo scorso 16 novembre, tra l'altro è stato "riaffermato il valore della scelta del celibato sacerdotale secondo la tradizione cattolica ed è stata ribadita l'esigenza di una solida formazione umana e cristiana, sia per i seminaristi che per i sacerdoti già ordinati".
Proprio oggi, comunque, Milingo ha protestato contro il Vaticano per il diverso trattamento da lui ricevuto con la scomunica, rispetto ai vescovi patriottici cinesi e - a suo dire - i vescovi cattolici polacchi nazionali, "che sono stati consacrati in due cerimonie separate il 30 novembre e non sono stati scomunicati per aver ordinato vescovi senza un mandato papale". Milingo sostiene in una nota, diffusa in Italia dal prete sposato Giuseppe Serrone, di essere discriminato dalla Santa Sede per ragioni razziali. Intanto si prepara alla nuova convention del suo movimento 'Married Priests Now' che si svolgerà a Parsippany, nel New Jersey, dall'8 al 10 dicembre. Ha già annunciato che in quell'occasione ordinerà al sacerdozio tre uomini sposati, rinnovando così la sua sfida alla Santa Sede.
(dic 2006)

Le zeppole di Natale protagoniste il 16 dicembre a Vibo Valentia
Le zeppole di Natale(F. Vallone) Sabato 16 dicembre si rinnoverà, a Vibo Valentia a cura della Pro Loco, l’ormai consolidato rito di quella che si ritiene, a detta degli stessi organizzatori, la più grande zeppolata del mondo. Centomila zeppole fritte in una gigantesca padella di ben quattro metri di diametro. Piazza Diaz a partire dalle ore 17.00 vedrà ben cinquanta cuochi alle prese con il gustoso dolce calabrese del periodo natalizio. "Zìppula: frittella che si fa nelle feste di Natale (latino tardo - dolce fatto di pasta e miele)" - così Gerhard Rohlfs, il grande glottologo tedesco, scrive del termine zippula nel dizionario dialettale della Calabria e Luigi Accattatis, nel Vocabolario del Dialetto Calabrese, così traduce la parola zeppola: zippula, grispella, pittula. Nella zona di Stefanaconi e Sant'Onofrio le zeppole vengono ancora oggi chiamate coculeje mentre in altre aree della Calabria il nome varia in pittula, grispella, pittulèlla, grispelluzza, pittulilla, pittulicchia, curuicchia, grispedda… "I zippuli sono frittelle di farina impastata, che ordinariamente si mangiano nelle feste di Natale; Cofaccino - In omaggio alle consuetudini tradizionali calabresi, le frittelle sono santificate dal costume dei romani, e dai lieti auspici della famiglia, che esso vi annette.
Le inaugura il pater familias nella vigilia di Natale tenendo un po’ la padella sul fuoco quando si comincia a friggerle, oppure gettando nell'olio caldo il primo pezzetto di pasta a questo uso preparato."
Le zeppole appartengono a quella cucina povera calabrese che utilizza ingredienti semplici quali farina, lievito, acqua e sale. Questo impasto viene di volta in volta sapientemente accoppiato a elementi più nobili che conferiscono, a piacimento, un sapore dolce o salato. Una signora di San Costantino Calabro ci racconta di essere testimone di un racconto di sua nonna Caterina, calabrese, classe 1890, che a sua volta ricordava i procedimenti utilizzati, dalla madre e dalla nonna, nella lavorazione delle zìppule tradizionali nel periodo natalizio. Chiaramente siamo già cronologicamente nel 1700 ed anche allora uno dei detti popolari ricordava che, arrivato l'otto dicembre, il giorno dell'Immacolata, bisognava iniziare a impastare e friggere le prime zeppole: "A 'Mmaculata a prima padejata" oppure "A 'Mmaculata ogni casa na padejata". Quando anche i detti scandivano un virtuale calendario, questi modi di dire sulle zeppole servivano per delimitare l'inizio del tempo della festa e del periodo speciale del Natale. Altri, per detta degli antichi che lo raccontavano, sono pronti a giurare che queste sconosciute zeppole arrivano dal periodo dei Saraceni. In realtà, secondo noi sono ben più antichi, provengono da arcaiche culture e lo dimostrano le tante forme arcaiche di lavorazione che ancora oggi si portano appresso. Zeppole di San Giuseppe, zeppole a vento, zeppole di Carnevale, di Natale… sono tante le variazioni sul tema "zeppole", con uva passita di zibibbo, con miele, con zucchero, o con le sarde o acciughe salate: Abbiamo trovato anche una antica ricetta che vede la zeppola fritta con un ripieno di ricotta caprina, fresca o salata. La ricetta più comune la vuole oggi preparata con un chilo di patate bollite, 800 grammi di farina, lievito di birra, sale, acqua tiepida e uva sultanina. Certamente le zeppole preparate senza le "moderne" patate, con il "levatu di pasta" al posto del cubetto di lievito, farina di grano duro e zibibbo passito al posto dell'uvetta, hanno un sapore più intenso che ci trasporta indietro nella storia più antica. Dolci o salate, calde o fredde le zìppule vengono preparate nel cavo della mano dove, come in uno scrigno, vengono poggiate per essere formate prima di essere immerse nell'olio d'oliva bollente o nello strutto fumante. Curioso notare come in molti paesi della Calabria sia ancora oggi naturale preparare le zippole nella stessa identica e arcaica forma di come si prepara da centinaia di anni, nei paesi di lingua tedesca, il famoso brezel (dal lat. Brachium) tipico pane di forma particolare (due braccia conserte) che secondo la tradizione porta fortuna. In altri paesi calabresi le zeppole si preparano anche a forma di piccola sfera, di otto o ad anello.
La zeppola, nata per auspicare fortune e buone nove, per accompagnare il vino tosto, o come semplice stuzzichino di supporto a Bacco e a giochi di gruppo invernali, continua la sua antica avventura nella nostra regione.

(dic 2006)

Quintali di castagne lanciate dal Campanile a Parghelia
Processione di Sant'Andrea a Parghelia (Piero Calzona)(F. Vallone) - È proprio una di quelle feste uniche che non troverete in nessuna parte del mondo quella che è svolta a Parghelia sulla costa vibonese. Una festa unica, dicevamo, che prevede il lancio di quintali di castagne dall'alto del campanile di una delle chiese della cittadina, quella di Sant'Andrea Apostolo. È un'antichissima tradizione che si rinnova annualmente e che richiama un numeroso pubblico, tanti i riferimenti antropologici antichi che fanno di questa usanza una delle perle tradizionali vanto di Parghelia. A dire il vero gli stessi cittadini del paese sottovalutano un poco la grande valenza, le potenzialità dell'evento e i valori nascosti tra le righe del rito ma è anche vero che lo sguardo esterno della festa di sant'Andrea è veramente notevole.
Il 29 novembre di ogni anno a Parghelia arrivano da tutte le parti per fotografare, per filmare, per guardare è questo indica interesse per una tradizione tramandata e non affatto violata da interferenze simboliche e globalizzanti. Una festa a cui bisogna per forza di cose partecipare, entrare tra i personaggi, stare sotto il campanile e seguire l'evento il più possibile riparati per non essere colpiti direttamente dall'evento stesso. Colpiti non è un senso metaforico ma reale perché le castagne arrivano dall'alto del campanile, improvvise e violente, una pioggia di quintali di castagne avvisate solo dal suono festoso delle campane della stessa chiesa. Ecco perché bisogna essere preparati. Buste in testa, cappotti, maglioni avvolti al capo per ripararsi la testa e poi tutti giù a raccogliere quante più castagne si riescono a recuperare. "Durante la vigilia della festa di Sant'Andrea che si tiene il 30 novembre, dice la tradizione raccontata, vengono lanciate dal campanile quintali e quintali di castagne, testimonianza delle numerose elargizioni che la Chiesa in tempi antichi faceva durante i periodi di carestia".
Una diversa interpretazione antropologica è quella che vede, sempre in periodi remoti, l'usanza della nobiltà feudale del tempo, di distribuire, nei giorni di festa, mandorle, fichi secchi, castagne, noci, monetine ed altro, ai poveri del paese e ai tanti viandanti che si presentavano sotto le finestre e i balconi dei palazzi nobiliari e davanti alle chiese dei paesi. Nella festa di sant'Andrea Apostolo, santo patrono di Parghelia si consumano per tradizione anche le zeppole, gustose frittelle tradizionali che possono essere dolci, zuccherate, con l'uva passita di zibibbo o rustiche salate, con l'acciuga o l'aringa, fritte dalle donne di Parghelia in piazza, si possono gustare durante il lancio ripetuto di castagne dal campanile.
Da qualche anno ad allietare il giorno di festa anche i giganti processionali Mata e Grifone con i loro balli rituali di corteggiamento. Ritornando alle castagne di Sant'Andrea è facile ricondurre nel gesto del lanciare un significato propiziatorio con numerosi simbolismi legati al mondo dell'occulto. Sono frutti chiusi, le noci, le nocciole, le castagne dove l'interno è sempre un'incognita. Tradizioni che rimandano alle usanze nuziali dell'antichità, quando ai novelli sposi venivano lanciate delle noci, delle castagne o delle nocciole per buon augurio. Poi l'usanza, in tempi più moderni, si è evoluta verso il lancio dei confetti bianchi con una mandorla all'interno, dei petali di fiori colorati, del riso e delle monetine. Una simbologia beneaugurate perché considerata da sempre simbolo di fecondità.

(dic 2006)

Forse è una chiesa ipogea che vide San Leoluca pregare la grotta di Vena Superiore
La grotta di Vena Superiore(F. Vallone) C'è un ambiente ipogeo di grandi dimensioni che è stato scoperto alcuni anni fa nel territorio del comune di Vibo Valentia, in località Malacuruna della frazione Vena Superiore. Questo sotterraneo è un enorme cavità del terreno, testimonianza di un periodo ben preciso ma poco conosciuto della nostra storia, quello della civiltà rupestre. La grande grotta, insieme a tante altre più piccole, è situata poco lontano da una via di comunicazione principale, la Statale 18, antico percorso della Via Popilia, in una zona impervia e nascosta, costruita in una vallata con ai piedi un fiume e tutto intorno numerose sorgenti.
Con una superficie di circa mille metri quadrati, la grotta ha una lunghezza di 70 metri circa, una larghezza minima di 4.40 e massima di 12 metri. L'altezza varia da dodici a quindici metri. Dalle caratteristiche architettoniche e strutturali si deduce che si possa trattare di una chiesa grotta, infatti alcuni studi su analoghe costruzioni ipogee scoperte in Puglia hanno portato a questi risultati.
In Calabria si conoscono poche grotte usate a questo scopo e il loro ritrovamento è per lo più localizzato nella zona del Mercurio, nei pressi del fiume Lao, in provincia di Cosenza. La grotta di Vena Superiore, a navata unica, si presenta attualmente con il piano di camminamento falsato da uno strato di sabbia e di altro materiale alluvionale defluito nel corso dei secoli dall'apertura. All'interno uno scenario veramente irreale, le pareti scavate nel tufo formano in alcune zone una volta a sesto acuto con pilastri abbozzati nella parete. In fondo a destra un particolarissimo abside poligonale profondo 5.60 metri. Le pareti presentano numerose nicchie atte, in origine, quasi certamente a contenere icone o oggetti votivi. Nei pressi dell'ingresso si trovano strutture litiche ricavate nel tufo, forse sedili o giacigli. All'esterno della grotta, in un raggio di 300 metri si osservano numerose cavità inesplorate, cunicoli che si aprono lungo le pareti della valle, pozzi diagonali ed il tracciato di una strada scavata nella roccia. Con gli attuali elementi in nostro possesso si potrebbe datare questa chiesa grotta attorno all'anno 1000 e si possono fare sulla sua storia alcune ipotesi, una delle quali la indica come antica sede del monastero di Santa Maria della Vena di Monteleone, che non è mai stato identificato in nessuna costruzione sub-divo. Altra ipotesi, supportata dalla scritta incisa "Leone" e da numerose testimonianze della cultura popolare orale e della toponomastica, propone la chiesa grotta di Vena come luogo dove visse per alcuni anni e morì San Leoluca da Corleone, attuale protettore di Vibo Valentia. Una antica medaglia di bronzo, ritrovata da un contadino nei pressi della grotta, raffigura proprio San Leoluca "protettore dai terremoti" della città di Monteleone. La struttura ipogea ritrovata merita di essere visitata e studiata da esperti di archeologia medievale per un approfondimento conoscitivo e per una pulizia ambientale, affinché una testimonianza del passato, così importante per Vibo Valentia, possa divenire elemento di identità culturale per tutta la Calabria.
(dic 2006)

I mille Presepi di Potenzoni. Guidati da Padre Lorenzo donne e ragazze sono diventate esperte costruttrici


Uno dei presepi costruiti dal gruppo di Potenzoni

(F. Vallone) Non vi è nessun dubbio, è ancora una volta una di quelle opere straordinarie di quell'uomo carismatico che si chiama padre Lorenzo, all'anagrafe Lorenzo di Bruno, parroco di Potenzoni. Un'opera che nasce dalle cose semplici, si trasforma e si realizza, in modo inatteso, con tutta la forza prorompente che solo la semplicità delle cose può dare, forte quanto il divino.
È l'opera che abbiamo incontrato a Potenzoni, il piccolissimo paese, frazione di Briatico, reso famoso dall'infiorata e prima di tutto dal velato misticismo di Padre Lorenzo. Qui, in un garage magazzino della famiglia Calzone, si apre ai nostri occhi come uno scrigno, in una serata fredda e prenatalizia di dicembre, si schiude un prezioso gruppo di presepi che sono indescrivibili per la loro elaborata e raffinata fattezza.
Sono presepi piccoli e grandi costruiti da un gruppo di donne e ragazze che di prospettiva e costruzioni scenografiche di presepistica non hanno mai sentito parlare ma che riscoprono all'improvviso di possedere dentro.
"Padre Lorenzo - raccontano - tre anni fa ci ha insegnato a costruire i presepi come una volta", forse è riuscito a sbloccare in loro quel senso latente della creatività e della memoria che è memoria collettiva del tramandare la nostra storica tradizione del fare il presepio. Antonella Calzone, Caterina e Concetta Anile, Giulia Casuscelli, Giuseppe Calzone e poi il gruppo di Francesca Calzone, Maria ed Enza De Gaetano....
Padre Lorenzo ha formato i gruppi, ha dato loro esempi della tecnica costruttiva più arcaica e raffinata, li ha portati a Napoli, patria settecentesca e infinita della tradizione del presepe, li ha sensibilizzati facendoli girare per San Gregorio Armeno e Via dei Tribunali, "cuore presepe" della città partenopea, poi li ha lasciati liberi di tirare fuori l'innata fantasia e creatività propria di ognuno. Un'operazione inedita che da qualche anno ha portato straordinari frutti. Andate a vedere questi preziosi presepi costruiti su occhi di canne, sulle radici dei nostri canneti del comprensorio. Su queste anime secche e contorte, come facevano nell'ottocento i nostri avi pastori e contadini, le donne e le ragazze di Potenzoni costruiscono i paesi conchiglia. Paesaggi arroccati come i nostri tipici paesi del Sud, con case, chiese rupestri, grotte e paesaggi da fiaba che si fondono naturalmente a paesaggi più orientali, tipici della Palestina, della tradizione cristiana antica.
I paesaggi presepe di Potenzoni oggi si offrono alla vista, si lasciano insinuare dallo sguardo più attento, creando profondità di rupi e timpe, si inerpicano viuzze tra case arrampicate lasciando continue e infinite sorprese di scorci e visioni.
Belli i presepi di Potenzoni, tanto belli che sembrano irreali nella loro realtà oggettiva. Uno diverso dall'altro, pezzi unici e naif, frutto di sapienza popolare recuperata come la memoria tramandata. Non chiedete a chi li ha costruiti come sono stati costruiti, i segreti sono d'obbligo in questi casi. Si vendono come il pane questi preziosi presepi, sono pezzi scultura da conservare, da esporre, da benedire, da tenere in qualche scarabattolo di vetro, come era in uso tra il Settecento e inizi Novecento nelle case della nobiltà terriera della zona. Chiedete di poterli visitare in questi giorni di Natale siamo certi che vi faranno sognare come bambini. Guardandoli illuminati da piccoli colori luccicanti vi sembrerà naturale entrarci dentro, per un attimo, per percorrere anche voi quelle viuzze arroccate con i piccoli pastori che si recano devozionalmente verso la santa grotta e diverrete, sempre per un attimo, anche voi personaggi del presepe e per un attimo, come per una specie di sindrome di Stendhal, vi ritroverete ad entrare ed essere voi stessi presepe. Il miracolo della fantasia davanti a questi presepi diventa realtà, almeno per un attimo.
(dic 2006)

Piergiorgio Welby non c'è più. La telefonata di Pannella a Radio Radicale alle 0728 del 21 dic.
Piergiorgio Welby Buongiorno. Questa notte, esattamente dieci mesi dopo Luca, ha potuto raggiungere il lido nel quale ha perso finalmente una tortura indicibile. L'ha lasciata. e ha raggiunto quindi quello che ha desiderato, per cui ha lottato, come una estrema possibilità di vita: è morto questa notte Piergiorgio Welby.
Credo che saremo in tanti a restare perennemente grati a Piergiorgio - come a Luca - per quanto avranno saputo concepire e realizzare, per quello a cui hanno saputo dar corpo. Per tutti noi, persone amanti della vita, della libertà e della responsabilità, per tutti noi radicali, per tutti noi che siamo tanta parte di chi vive su questo territorio e parla questa lingua, Piergiorgio è stato e sarà fonte di forza, amore e speranza. Alle 11,15 l'associazione Coscioni terrà una conferenza stampa per informare sulla morte raggiunta serenamente, concepita serenamente, voluta e raggiunta di Piergiorgio Welby.
Buon lavoro, e ascoltiamolo. Perché credo ci parlerà a lungo, insieme a Luca, e dei loro corpi malati hanno raggiunto in qualche misura hanno dolcemente invaso fortemente invaso finalmente il cuore della politica.
(dic 2006)

Consigliere regionale, ex-assessore, della Calabria arrestato. E' accusato di corruzione
Dioniso Gallo(Fonte ANSA/28/12) L'ex assessore alla Forestazione della Regione Calabria, Dionisio Gallo, dell'Udc, è stato arrestato nell'ambito dell'operazione condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Crotone contro la cosca Maesano di Isola Capo Rizzuto.
Gallo, attuale consigliere regionale, è accusato di corruzione, reato che avrebbe commesso nella qualità di assessore alla forestazione nella Giunta regionale di centrodestra in carica nella precedente legislatura.
Secondo l'accusa, Gallo avrebbe fatto eseguire lavori all'interno del villaggio Praia Longa di Isola Capo Rizzuto utilizzando operai forestali e facendoli finanziare dalla Regione Calabria. Lavori che in realtà avevano un'utilità squisitamente privata.
La cosca Maesano, che aveva il controllo del villaggio turistico, si sarebbe poi fatta pagare i lavori dai proprietari delle abitazioni del residence.
In cambio dei favori concessi, Gallo, sempre secondo l'accusa che gli viene contestata, avrebbe ricevuto sostegno dalla cosca Maesano in occasione delle elezioni regionali del 2005. Gallo è stato posto agli arresti domiciliari.
L'operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Crotone prevedeva l'esecuzione di 12 ordinanze di custodia cautelare emesse nei confronti di altrettante persone presunte affiliate alla cosca Maesano di Isola Capo Rizzuto.
Secondo quanto è emerso dalle indagini, condotte dai carabinieri della Compagnia di Crotone, le persone arrestate avrebbe gestito, attraverso un sistema di controllo mafioso, il villaggio turistico Praia Longa di Isola Capo Rizzuto, facendo in modo, tra l'altro, che venisse nominato come amministratore una persona di loro fiducia.
I provvedimenti restrittivi, eseguiti ad Isola Capo Rizzuto, Botricello e Crotone, sono stati emessi dal gip distrettuale di Catanzaro su richiesta del coordinatore della Dda di Catanzaro, Mario Spagnuolo, e del sostituto procuratore Pier Paolo Bruni.

(dic 2006)

Si è spento a 89 anni Aroldo Tieri. Era nato a Corigliano Calabro
Aroldo Tieri (ANSA/29/12/0925) Si è spento nella notte, all' età di 89 anni, l'attore Aroldo Tieri. Era ricoverato nella clinica S.Valentino a Roma, dove è morto fra le braccia della moglie Giuliana Lojodice, che ha dato la notizia. I funerali si svolgeranno domani mattina alle 11 alla parrocchia romana Stella Mattutina, alla Balduina (via Lucilio).
Aroldo Tieri è nato a Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza, il 28 agosto 1917. Figlio del commediografo Vincenzo, si diploma all'Accademia 'Silvio D'Amicò ed esordisce in teatro nella 'Francesca da Rimini'. Dal 1938 al 1941 fa parte della Compagnia dell'Eliseo, dove recita nella 'Dodicesima notte' e 'Le allegre comari di Windsor' (Shakespeare), e in testi di Puget, Testoni, Lodovici. Nel dopoguerra lavora su testi di Pirandello, Vanderberghe, Rattigan, Barry e Greene. Comincia a lavorare anche nel teatro di rivista di Garinei e Giovannini, accanto alla Magnani, a Totò, a Gino Cervi, a Walter Chiari.
Tra la metà degli anni '50 e gli anni '60, si dedica soprattutto alla radio, alla televisione e al cinema. Interpreta più di cento film con registi come Steno, Mattoli, Gallone, Brignone, Soldati (tra gli altri: Chi l'ha visto? , 1945, Totò cerca casa, 1949, Totò cerca moglie, 1950, Totò sceicco, 1950, Tizio, Caio e Sempronio, 1951, Milano miliardaria, 1951, Totò e i re di Roma, 1952, La presidentessa, 1952, l'amor che mi rovina, 1957, Totò, Peppino e le fanatiche, 1958, Letto a tre piazze, 1960, Ciao ciao bambina, La cambiale, 1959, Lo smemorato di Collegno, 1962, I motorizzati, 1962, La feldmarescialla (Rita fugge... lui corre... egli scappa), 1967. Nel 2001 ha partecipato al Pinocchio di Benigni).
In televisione esordisce nel 1957, con la 'Foresta pietrificata' di R. Sherwood; lavora nello sceneggiato 'Le avventure di Nicola Nickleby', e presenta 'Canzonissima' nell'edizione 1960/61. Ha continuato ad apparire in numerosi sceneggiati. Ospite fisso alla radio in programmi come 'Gran Varieta'' o 'Gran Gala'; interprete di molti radiodrammi, lo ricordiamo soprattutto nei 'Racconti romani' di Moravia. Nel 1965 torna al teatro e forma una Compagnia con Giuliana Lojodice, alla quale è legato da un importante sodalizio nella vita e nel lavoro.
Assieme hanno interpretato spettacoli di grande popolarità e alto livello, firmati da registi come Sbargia o Squarzina, da 'Il gioco delle parti' di Pirandello a 'Un marito' di Svevo, da 'Candida' di Shaw a 'Il misantropo' di Moliere, sino a 'Un marito ideale' di Wilde, 'Marionette che passione' di Roso di San Secondo, che segna l'inizio della collaborazione con un regista come Giancarlo Sepe, a 'Care coscienze, cattive memorie' di Horovitz e 'L'amante inglese' di Marguerite Duras del 1999, dopo il quale Tieri si ritira dalle scene.

(dic 2006)

Raf ValloneParte il 'Tropea Film Festival'
E' dedicato a Raf Vallone

(B. Fiorentino/abitarearoma.net) Il Tropea Film Festival-Premio Raf Vallone, promosso dall’Associazione Culturale Tropeana. Ha le carte in regola per diventare uno degli appuntamenti fissi nel settore cinematografico italiano:
L’evento si terrà nei giorni 22-23-24-25 agosto 2007 nel Teatro del Porto di Tropea, prospiciente la cittadina tirrenica, da sempre capitale delle vacanze a livello anche internazionale. Nei giorni antecedenti la manifestazione, sia in città che nei locali messi a disposizione dalla Direzione del Porto, si avranno una serie di attività collaterali, quali mostre, conferenze, dibattiti e laboratori, tenuti da attori, registi e giornalisti del settore, per fare il punto sulla situazione italiana del cinema contemporaneo soprattutto in antitesi con quello americano.
Il Festival è aperto a tutti quei filmaker che, oggi, non riescono ad affermarsi attraverso i canali ufficiali, rimanendo così nell’ombra e privandoci di un serbatoio di idee e realizzazioni. Pertanto, i temi per i concorrenti saranno liberi per quanto concerne i corto ed i lungometraggi, mentre i documentari riguarderanno aspetti sociali, folcloristici, culturali della Calabria. Quest’ultima sezione è stata fortemente voluta dai membri dell’Associazione Culturale Tropeana in quanto la maggior parte delle opere in concorso costituiranno la base per la creazione di una Cineteca dedicata sempre al grande Raf, che per molti anni è vissuto a Torino.
La partecipazione al Festival è gratuita. I Premi Raf Vallone da assegnare sono: Migliore Regia; Migliore Lungometraggio; Migliore Corto; Migliore Attore; Migliore Colonna Sonora e Migliore Sceneggiatura.
La direzione artistica del Tropea Film Festival-Premio Raf Vallone è affidata al figlio, Saverio, il quale oltre alla propria esperienza come attore porterà testimonianze e filmati sulla vita ed il lavoro dell’illustre padre (nato e sepolto nella quiete del Cimitero di Tropea) che, nell’epoca del neorealismo, è stato protagonista di prim’ordine di pagine sublimi di cinema.

INFO
www.tropeafilmfestival.it/
www.gazzettinotropea.com/

Localizzazione sisma

Sisma di magnitudo Ml 5.7 avvertito a Tropea, Parghelia,
Ricadi ed in tutto il Vibonese

(26/10/ore1642) Una scossa di terremoto e' stata avvertita poco fa nel Vibonese, in tutta la Calabria e in parte della Sicilia.
Ecco la scheda fornita dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia:
Data UTC: 26 ott 2006
Ore UTC: 14:28:36
Latitudine:38.67
Longitudine: 15.41
Profondita': 208.8
Evento sismico di magnitudo Ml: 5.7
Province interessate: VIBO VALENTIA,MESSINA,REGGIO DI CALABRIA
Comuni Interessati:
<3Km<6Km<9Km<12Km<15Km<18Km<21Km<24Km<27Km<30Km<33Km<36Km<39Km Ricadi<42Km TROPEA Joppolo Spilinga Drapia Parghelia<45Km Zaccanopoli NICOTERA VILLAFRANCA TIRRENA<48Km San Ferdinando SPADAFORA Zungri Limbadi.

INFO
Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia

La Maestra Cassandra Tranfo (al centro)a Zambrone con un gruppo di scolariZambrone raccontato dalla Maestra Cassandra Tranfo

D'accordo con l'amico Corrado Landolina, Direttore di "Cronache Aramonesi", abbiamo voluto rendere nota attraverso le pagine di TropeaNews una bellissima testimonianza di vita, anticipandone la naturale pubblicazione sul citato giornale zambronese che uscirà fra qualche settimana sia in edizione cartacea sia in quella on line.
Si tratta di un'intervista fatta dallo stesso Direttore alla Professoressa, ora in pensione, Cassandra Tranfo, che insegnò alla scuola elementare di Zambrone dal 1971 al 1993. Da questa semplice intervista traspare l'altissimo e continuo impegno della maestra Tranfo, Nobildonna tropeana, nel formare e nell'educare numerose generazioni di piccoli scolari che nell'arco della loro vita hanno dovuto farsi la strada di un decoroso avvenire. Un mestiere pieno di passione e di entusiasmo che sicuramente ha raggiunto gli obiettivi preposti.


Continua...
Aramoni, Storia e Tradizioni del Popolo di Zambrone
Cronache Aramonesi/ottobre 2006


La 38^ Tornata di TropeaMagazine

L'uscita di Novembre 2006 si occuperà delle gesta di Francesco Toraldo, figlio di Vincenzo, e nipote paterno dell'eroe di Lepanto, Gaspare. Il Prof. Annunziato Pugliese traccerà i lineamenti di un grande musicista tropeano del tardo seicento, Girolamo Ruffa. Seguirà un tenerissimo ricordo di Carmine Cortese del ricadese Nicolino Petracca Scaglione, nobilissima figura di poeta e letterato. Un saggio sui lavori di restauro della Cattedrale (1927-1931) da parte del Direttore pro tempore della Soprintendenza per il Bruzio e la Lucania Edoardo Galli cercherà di mettere luce su di una avvenuta trasformazione anche oggi molto criticata. Conoscerete l'affascinante storia dell'antica fonderia monteleonese di campane e quella del piccolo villaggio di Papaglionti di Zungri. che nel 1984 fu abbandonato dagli abitanti per una città nuova di zecca costruita in tempo di record. Lo scomparso etnologo reggino Pietro Smorto ci spiega che la farchinoria era una specie di divertimento erotico-sadico che si svolgeva, dall'Epifania fino a metà quaresima. Seguiranno un articolo inedito del Teologo Francesco Pugliese sulla chiesa della Michelizia e un altro dell'etnologo tropeano Giuseppe Chiapparo sulle scorrerie saracene. Chiuderà la rassegna una riflessione del musicologo Carlo Grillo sulla figura del Cantastorie.
State con noi e con la storia!

www.tropeamagazine.it

Agostino Petracca (1829 - 1886). Ritratto di donna. Collezione privataPETRACCA SCAGLIONE
Una famiglia illuminata dell'Ottocento calabrese

Una famiglia 'talentuosa' dai profondi principi morali, quella dei Petracca Scaglione, illuminata dal faro della letteratura, dell'arte, della musica, della poesia, che esercitò un ruolo intellettuale di prim'ordine nella società calabrese dell'Ottocento, dimostrando una prorompente vivacità culturale non solo nel territorio di Tropea e di Ricadi dove visse e operò fino ai primi del Novecento.
Proprio a Ricadi, oggi, attraverso la ricostruzione artistica, letteraria e storica dei singoli componenti, è in preparazione un tributo a questa importante famiglia, alla quale, durante il mese di febbraio 2007, saranno dedicati una mostra ed un simposio.
Il curatore è lo storico Pasquale Russo cui abbiamo chiesto di parlarci dei Petracca Scaglione.
"" Le famiglie tropeane che possedevano dei beni trascorrevano l’estate “a villeggiare” per controllare ed esigere i raccolti nei casali o villaggi dove avevano le loro proprietà fondiarie. A Ricadi una di queste famiglie si stabilì in modo definitivo nella settecentesca grande casa che chiudeva a nordest la piazza del paese. Da molti anni ormai quella casa è stata interamente demolita ed ora al suo posto sorge una costruzione senza significato. Ancora oggi a Ricadi le persone anziane ricordano l’antico androne e la sontuosa scalinata che portava alle ampie stanze che nell’ala sinistra ospitavano gli uffici del Municipio, mentre quelle poste nell’ala destra erano abitate dagli anziani proprietari, don Pasqualino Petracca e la moglie donna Annunziata Scaglione. La decadenza del casato era più che evidente, non solo nella avanzata età dell’ultima coppia che ha abitato l’antica casa, ma anche nel loro “stile” di vita riservatissimo, nel loro vivere di ricordi, quando erano al centro del paese per le attività “culturali” e “artistiche” di don Pasqualino, maestro, tra l’altro, di violino, chitarra, banjo e fisarmonica di tutta la gioventù del luogo, oltre che diligente raccoglitore di cronache locali........
Continua....


L'immagine che è diventata il logo degli 'Angeli del Fango'Gli Angeli del Fango a 40 anni dall'alluvione di Firenze

È l’alba del 4 novembre 1966 quando, dopo alcuni giorni di piogge intense e ininterrotte, l’Arno rompe gli argini a Firenze: l’acqua inonda le strade e sale fino ai primi piani delle case: una targa, posta in Via dei Neri ricorderà il punto più alto raggiunto dall’ondata di piena: 4 metri e 92 centimetri. Tutti i musei, le chiese, i luoghi d’arte sono allagati: l’acqua entra in Palazzo Vecchio, nel Duomo, nel Battistero, mentre la furia del fiume sventra le botteghe degli orafi sul Ponte Vecchio, procurando gravi danni anche al soprastante Corridoio Vasariano.
Il Crocifisso di Cimabue della Basilica di Santa Croce, gravemente danneggiato dall’acqua e dal fango, diventa simbolo della tragedia che colpisce non solo la popolazione, ma anche l’arte e la storia. Le acque si ritireranno due giorni dopo, lasciando Firenze sepolta e imbrattata da fango, nafta e montagne di detriti e masserizie. Decine di persone sono morte, mancano l’acqua, i viveri, l’energia elettrica.
Ma, nella costernazione per l’immenso disastro, sorge immediato e prepotente uno spirito di solidarietà che coinvolge non solo i fiorentini, ma anche volontari provenienti da ogni parte d’Italia e del mondo: si comincia a spalare il fango, a distribuire i viveri e, con straordinario spirito di sacrificio, migliaia di giovani si dedicheranno a recuperare dal fango i quadri, i libri, le opere d’arte, dando il loro contributo decisivo per salvare il patrimonio artistico di Firenze, così gravemente danneggiato dallo scempio dell’alluvione. Per la loro commovente dedizione e solidarietà, furono soprannominati “gli angeli del fango”. A loro, Regione Toscana, Consiglio e Giunta regionale, Autorità di Bacino dell’Arno, Province toscane, Comune di Firenze e tutte le istituzioni locali in collaborazione con Legambiente, Associazione per l`Arno e l`insieme del mondo associativo, culturale e del volontariato toscano, hanno lanciato un appello per convocare il “Raduno internazionale delle migliaia di persone accorse a salvare la Toscana alluvionata”.
Di seguito, potrete vedere il famoso film documentario, chiamato 'Angeli del Fango', realizzato da Franco Zeffirelli all'indomani della tragedia che sconvolse la sua città. A commentare il film un narratore d'eccezione: Richard Burton. Il film è tratto dalle 'Bacheche' del Portale RAI.

Gli Angeli del Fango di Franco Zeffirelli.


Uno dei pannelli grafici che compongono la stazione meteo impiantata da Giovanni Simonelli. Il pannello è realmente e permanentemente collegato alla stazione meteo.

Giovanni Simonelli impianta e porta sulla Rete
la prima stazione meteo tropeana

(S. Libertino) Giovanni Simonelli ha 25 anni ed è nato a Tropea dove svolge l'attività di commerciante. Da quando era dentro la culla ha dimostrato una passione sviscerata per la meteorologia. Un bambino tranquillo come molti altri, che però diventava un vero e proprio angioletto quando le sue orecchie percepivano il rumore di qualche tuono o i suoi occhi vedevano sul mare all'orrizzonte la "cuda arrattu" (coda di ratto) e cioè una bella tromba marina magari dall'aspetto sempre più minaccioso. Il 3 gennaio 1993 era rimasto 2 ore a guardare il lampione vicino casa per vedere quello che per lui fino ad allora era il primo fiocco di neve. E da ragazzino, prima di andare a letto, aspettava ogni sera le previsioni del tempo alla TV. Da 5 anni segue in internet tutto quello che è Meteo.
Qualche anno fa assieme ad altri amici, sparsi in tutt'Italia e accomunati dalla passione del meteo, ha fondato "MeteoWeb", associazione onlus, formata - così recita lo statuto - da amanti di temporali e del freddo, accompagnato da precipitazioni a prevalente carattere di neve. Essenzialmente da persone cresciute e rimaste "bambini" cui nulla appassiona più che una bella nevicata o un temporale con fulmini e saette. Il presidente di MeteoWeb è l'orami famoso Colonnello dell'Aeronautica Militare Massimo Morico.
Giovanni ama la natura, in particolare i fenomeni estremi di Caldo e di Freddo eccezionale, Temporali, Maremoti, Trombe d'arie, Bufere di neve, Mareggiate ect.. Studia i comportamenti dei Terremoti e degli Astri celesti come il sole i pianeti... per capire come influenzano il clima sulla terra. Ama anche seguire gli effetti del 'Nino' ed è affascinato inoltre dei fulmini Globulari e per questo vorrebbe andare nella vallata di Hessdalen in Norvegia per ammirare questi fenomeni da vicino.
Il meteorologo Giovanni SimonelliRicordo qualche anno fa quando pubblicai su TM il resoconto dello spagnolo Antonio Despuig che ha vissuto a Tropea direttamente le prime scosse del terribile terremoto del 1783, dove veniva raccontato, tra le altre cose, che uno dei primi effetti fu il pungente odore di zolfo avvertito dagli sfollati sulla spiaggia della marina. Il Despuig ne localizzò la proveniena in località Clio presso Parghelia nel cui terreno si erano avute manifestazioni di fuoruscita di fango particolarmente caldo. Giovanni mi contattò perchè era rimasto colpito dall'evento e volle fare dei sopralluoghi nella zona. Allora si stava interessando delle varie fasi del graduale ritiro del mare dalla rupe, col conseguente interramento dello scoglio dell'Isola, aiutandosi con i disegni dei vari viaggiatori che nei secoli hanno lasciato il loro prezioso contributo artistico e geografico della zona.
Ora, Giovanni, che ringrazia sempre una persona in famiglia, lo zio Peppe, che gli ha fatto amare fin da piccolo la meteorologia, ha acquistato uno spazio su internet nel quale sta allestendo un sito dove convogliare - sempre sulla materia che tratta i fenomeni meteorologici - forum, links con altri siti e inserire una vera e propria stazione meteorologica che offra la possibilità di monitorare in qualsiasi momento ed in tempo reale la situazione del tempo nel territorio di Tropea.
Grazie alla passione di Giovanni Simonelli, ai suoi studi e alle sue applicazioni, possiamo conoscere attraverso una serie di pannelli grafici la situazione dei venti, dei mari, della pioggia, le varie fasi lunari, le levate e i tramonti del sole, la temperatura, l'umidità, la pressione atmosferica, le relative variazioni e comparazioni dei rispettivi valori e quindi delle conseguenti tendenze dei fenomeni.
Ci ha anticipato infine di aver avviato uno studio per inserire nel sito il servizio di una Web Cam, una telecamera puntata sullo scoglio dell'Isola che permetterà non solo la visione continuata e in tempo reale delle condizioni meteo della zona ma anche il privilegio di poter osservare uno scorcio panoramico che tutto il mondo ci invidia.

Meteotropea by Giovanni Simonelli.


Corso di formazione per l'approfondimento della lingua inglese e della cultura canadese

Il Centro Culturale di Studi Italia Canada dell’ Istituto Superiore Calabrese di Politiche Internazionali ha indetto un bando pubblico per la partecipazione ad un corso di formazione per l’approfondimento della lingua inglese e della cultura canadese attraverso tecniche didattiche e pratiche che consentono il rapido apprendimento della lingua con il metodo del Full immersion. La scadenza per la presentazione della domanda di partecipazione è fissata alle ore 12,00 del 15 Dicembre 2006.

INFO
www.iscapi.org/




La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo riceve i meritatissimi applausi dal
pubblico del Teatro Argentina alla fine dello spettacolo del 16 nov. 2006:
Stefania Guida, Giuseppe Rispoli, Chiara de Crescenzo, Marco Manchisi,
Antonella Morea, Luca De Filippo, Gigi Savoia, Carolina Rosi, Matteo Salsano,
Giovanni Allocca, Anna Moriello, Matteo Mauriello, Francesco di Leva.


Le voci di dentro: una tarantella in tre atti

(Francesco Rosi) Una sera dell'anno scorso, in attesa dell'inizio di uno spettacolo al Teatro Quirino, il critico Aggeo Savioli, che aveva apprezzato la mia regia di "Napoli Milionaria!", mi si rivolge per chiedermi: "Ma perchè non metti in scena 'Le voci di dentro'?". Io ero seduto dietro a lui asssieme a Luca De Filippo e a mia figlia Carolina. Gli risposi, più che sorpreso, sbalordito, come per un segno di premonizione magica: "Ma è proprio quello che abbiamo deciso di fare con Luca per la prossima stagione". Lo spettacolo lo faremo e spero che ad Aggeo Salvioli piacerà.
Questa commedia, scritta e rappresentata per la prima volta nel 1948, chiude il ciclo delle opere dell'immediato dopoguerra. Eduardo stesso la collocava a chiusura di un discorso unico e coerente, aperto da "Napoli Milionaria!" e continuato con "Filumena Marturano", "Questi fantasmi" e "Le bugie con le gambe lunghe".
"Secondo me - dice Eduardo a Vito Pandolfi in un'intervista del 1956 - non si è entrati nello spirito, si sono fermati al fatto della commedia. E' sfuggito quello che era il mio proposito. I tre figli di Filumena Marturano rappresentano le tre forze dell'Italia: l'operaio, il commerciante, lo scrittore... I figli sono quelli che si tengono nelle braccia quando sono piccoli... Ma quando sono grandi, quando sono diventati uomini, o sono figli tutti quanti o sono nemici... Pensavo con quella commedia di aver messo in evidenza questa situazione ai governanti, pensavo che avrebbero preso dei provvedimenti. Poi scrissi "Questi fantasmi", poi "Le bugie con le gambe lunghe", ma le cose rimasero stazionarie e allora ho scritto "Le vosi di dentro", dove il personaggio non parla più perchè è inutile parlare quando nessuno ascolta".
La commedia ebbe molto successo, la gente, anche se spaiazzata da tanta anticipazione, riuscì a cogliere il lato amaro di quello che Eduardo aveva voluto dire: la famiglia come luogo di gelosia, di rancori, di odi nascosti.
"Il sogno è la spia di una grande inquietudine che ci attanaglia. I personaggi di questa commedia portano in sè l'ansia di una guerra appena finita, di violenze non dimenticate" (Intervista a Giulio Baffi - L'Unità - 10 gennaio 1977).
Noi oggi possiamo continuare con l'elenco desunto da una cronaca quotidiana sempre più tormentata da violenze insopportabili: madri che uccidono figli, figli che uccidono padri, familiari che si ammazzano tra di loro, pedofilia sempre più diffusa negli ambienti creati per la protezione dell'innocenza, famiglie sconvolte dall'odio, dai sospetti più atroci, da crimini commessi in nome degli interessi più sordidi. Il valore di profezia della commedia di Eduardo, definita dall'autore una "tarantella in tre atti", la sua attualità, sono sconcertanti.
Alberto Saporito ha un incubo, forse una visione, che definirà un "sogno": il delitto commesso da una famiglia di tranquilli borghesi, e non esita a denunciarli, tanto ci crede. Gli accusati, invece di proclamare ad alta voce tutti insieme la loro estraneità al delitto, sospettano che sia stato commesso da uno di loro e si accusano l'un l'altro, arrivando a progettare un delitto vero per coprirne uno solo immaginato. Situazione paradossale, commedia difficile proprio per questo suo muoversi tra realismo e surrealismo. Scrisse Cesare Garboli (Corriere della sera - 21 gennaio 1977): "Seppe tradire il realismo beffandolo col paradosso, inquietandolo con una pericolosa emulsione di teatro magico e esterrefatto, dove il non senso e gli spettri sono di casa nè più nè meno del maccherone riscaldato o del ferro da stiro. Sempre partendo dal quotidiano, Eduardo liberava una sostanza popolare nascosta, preziosa e immateriale. E lo spirito di Napoli si lasciava sfuggire un anello bluastro, una spirale di fumo inatteso".
Si parlò del relismo, metafisico di Eduardo.
Salvatore Quasimodo (Il Dramma - 1948): "L'ironico, il tragico, il grottesco hanno cadenza di alto ritmo. Ho sognato - grida Alberto - ma ormai il sospetto è entrato in casa Cimmaruta: l'uno viene accusato dall'altro, la crudeltà, la vigliaccheria si rivelano a ogni parola. Aniello, il presunto assassinato, è vivo, ritorna. Non importa: le vosi di dentro ormai sono scoperte".

INFO
www.defilippo.it


La copertina del libro 'Dieci anni a Pompei e nella Valle del Sarno. Esperienze ed emozioni di un'archeologa' di Marisa de' SpagnolisLa storia di un'avventura archeologica raccontata da Marisa de' Spagnolis

Venerdì 10 novembre presso la sala conferenze dell'Associazione 'Domenico Purificato' in Largo del Pallaro a Roma, è stato presentato il libro 'Dieci anni a Pompei e nella Valle del Sarno. Esperienze ed emozioni di un'archeologa'. L'autrice è Marisa de' Spagnolis, funzionario della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, responsabile di parte delle province di Roma e Latina.
A presentare il libro, edito dall'Editore Franco Alfano, davanti a un attento e folto pubblico, è stata la Sovrintendente per i Beni Archeologici del Lazio Maria Rita Sanzi Di Mino. Alla cerimonia sono intervenuti prendendo la parola Teobaldo Fortunato, responsabile della collana “Fructus” della Casa Editrice Alfano, Don Alessandro de’ Spagnolis, Presidente dell'Associazione 'Africaproject o.n.l.u.s' e l'attrice Eleonora Pariante, che ha letto alcuni passaggi del testo.
L'opera, che si compone di 128 pagine impreziosite di un'interessante galleria di 59 foto a colori, tratta la storia di una avventura archeologica unica, quasi magica, vissuta da una donna-archeologa costretta, per necessità familiari, a trasferirsi da Roma a Pompei, dove resta per un lungo periodo, poco più di un decennio (dal 1987 al 1997). L'autrice vive a Pompei all'interno dell'area archeologica e lavora come archeologa, funzionaria della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno nella suggestiva Valle del Sarno. Il territorio di cui si occupa, considerato povero di reperti se messo a confronto con la vicina Pompei, si rivela, invece, una vera e propria miniera archeologica: un vaso di Pandora per la ricchezza e la qualità di quanto portato alla luce. L'autrice divide le sue giornate tra la vita familiare, che condivide con le famiglie del Viale S. Paolino posto al margine dell'area archeologica di Pompei, la vita lavorativa come archeologa direttrice degli Uffici Scavi di Nocera e Sarno, la vita sociale con il marito Soprintendente di Pompei.
Il libro racconta un'archeologia dietro le quinte: le speranze, le emozioni, le meraviglie che solo un territorio seppellito dalla eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. può offrire. Parte del racconto riguarda infatti lo scavo di alcune ville rustiche, piccole fattorie agricole per la produzione del vino rinvenute nel suburbio orientale di Pompei dove si è portato alla luce anche il recinto funebre della famiglia di Satrio Lucrezio Valente, l'uomo più ricco di Pompei al tempo di Nerone. Sono venuti alla luce contenitori pieni di farina, noci, fave, radici di alberi, bronzi, scheletri di animali, conservati grazie al lapillo che ha sigillato un vasto territorio della Valle del Sarno. Anche nel territorio nocerino la presenza del lapillo dell'eruzione è riuscita a salvare parte di una monumentale necropoli romana del I secolo a.C. con edifici funerari di notevoli dimensioni. Tra questi i sepolcri dei Numisii, dei Cornelii, dei Lutatii. Molteplici gli scavi, molteplici i personaggi che l'Autrice incontra nel suo percorso di vita a Pompei descritti in maniera semplice per risultare comprensibile ad un pubblico eterogeneo ed interessato all'archeologia.
Marisa de' Spagnolis è una vecchia conoscenza di Tropea. Nel 2003 scrisse un saggio sul proprio casato e in particolare su Don Giovanni Camillo de' Spagnolis, che nel 1626 fu Maestro di Cappella presso la Cattedrale e il Seminario della Città di Tropea ''Don Giovanni Camillo e la famiglia de' Spagnolis di Itri - Documenti d'Archivio'', Edizioni di Odisseo, Itri. Nello stesso anno fu ricevuta dall'allora Sindaco Mimma Cortese, a cui volle donare alcune copie del libro per la locale biblioteca civica.
L'opera 'Dieci anni a Pompei e nella Valle del Sarno', già in libreria, costa 20,00 Euro, di cui una parte sarà devoluta all'Associazione 'Africaproject o.n.l.u.s'.

INFO
www.marisadespagnolis.it


San Nicola di Mira. Particolare del dipinto della Chiesa di San Nicola della Marina in TropeaIl culto di San Nicola e il dipinto della chiesa di San Nicola della Marina in Tropea

Pochi giorni ancora e avrà inizio la Santa Novena in onore di San Nicola, che si festeggerà in tutto il mondo il 6 dicembre, ma non a Tropea dove in passato, fino a qualche tempo fa, era uno dei santi più venerati.
Di Nicola di Mira non si hanno per certi nè il luogo nè l'anno di nascita. Gli agiografi per quanto riguarda il paese natale propendono per Pàtara di Licia, mentre la data di nascita viene collocata tra il 260 ed il 280. Pare sia stato uno dei 318 partecipanti del Concilio che si tenne a Nicea nel 325. E' certo invece che la morte lo abbia colto a Mira il 6 dicembre dell'anno 343. Per il forte zelo con il quale diffondeva la fede cristiana Diocleziano lo fece imprigionare ed esiliare. Nel 313 Costantino lo restituì alla libertà. Il culto si diffuse dapprima in Asia Minore. Continui erano i pellegrinaggi dei devoti che si recavano in qualsiasi periodo dell'anno presso la sua tomba, posta fuori dell’abitato di Mira. Numerosi codici greci e latini ne fecero progressivamente diffondere la venerazione in Occidente attraverso il mondo bizantino, a partire da Roma e dal Meridione d'Italia, allora soggetto a Bisanzio.
La diffusione del culto nel mondo occidentale prese le mosse nel 1087, sotto il dominio normanno, con la spedizione navale partita dalla città di Bari con lo scopo di impadronirsi delle spoglie del Santo che nel 1089 vennero poste nella cripta della Basilica eretta in suo onore. Nell'impresa i marinai baresi anticiparono quelli veneziani, anche loro interessati alle ossa di Nicola. Una volta ritornati a Bari, posero la prima pietra della Basilica nel luogo dove i buoi che trainavano il carico dalla nave si fermarono irrevocabilmente. Gli animali sono ricordati nella decorazione della Basilica, nelle statue che li rappresentano ai lati del portale maggiore. Ai 62 marinai è invece dedicata una strada nella città vecchia.

Continua...


Il Governatore della Calabria Agazio LoieroLoiero dai magistrati

(Adnkronos/30nov) E' indagato per abuso d'ufficio e turbata liberta' degli incanti, il presidente della giunta regionale della Calabria, Agazio Loiero, nell'ambito di un'inchiesta della Procura della repubblica del Tribunale di Catanzaro in merito all'affidamento di alcuni appalti nel settore della sanita'.
L'inchiesta, secondo quanto si apprende da Palazzo di giustizia, riguarda la fornitura di alcune apparecchiature elettromedicali da parte dell'azienda Ital-Tbs.
La conferma che il governatore e' stato iscritto nel registro degli indagati e' arrivata dalla stessa procura della Repubblica: il governatore ''e' indagato per reati connessi al settore della sanita'".

(Ansa/1dic/1125) Agazio Loiero e' stato convocato alla Procura di Reggio Calabria quale 'persona informata dei fatti' sull'omicidio Fortugno. Loiero e' giunto di buon'ora agli uffici della Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, dove e' stato ricevuto dal procuratore capo della Repubblica, Antonino Catanese, e dal procuratore aggiunto Franco Scuderi. Le questioni oggetto del colloquio, e' stato precisato, non hanno nulla a che vedere con le indagini sull'omicidio in corso a Catanzaro.


A Briatico un artigiano per amico

(F. Vallone) Una giornata diversa a Briatico quella che ha visto protagonista l'intera popolazione del paese e di tutto il circondario del vibonese. A creare una forte animazione folkloristica lungo le strade e le piazze del paese la popolare trasmissione "Si giri cu mia, ti sciali chi via" del cabarettista animatore Paolo Marra di Video Calabria 8 e poi ancora un interessante programma culturale e sociale, presso le sale dell'ANAP con la manifestazione "Un artigiano per amico", iniziativa organizzata e promossa dall'Assessorato Provinciale alla Solidarietà e dall'Associazione di Volontariato Artigianfamiglia. La festa degli artigiani e dei ragazzi diversamente abili, provenienti da tutto il territorio vibonese, ha visto molteplici iniziative. Oltre venti bravi artigiani hanno lavorato dal vivo, facendo sperimentare sul campo i vari mestieri ormai purtroppo in via d'estinzione a tutti quelli che hanno voluto cimentarsi e mettersi alla prova con lavorazione del ricamo, dell'uncinetto, del tombolo, sartoria, e poi esperienza diretta con il fabbro, il falegname, il vetraio, lo scultore di tufo, il liutaio, il vasaio e il ceramista, ma anche con l'intrecciatore di vimini, il pasticcere, il mostacciolaio, i decoratori e i fotografi, con ebanisti e restauratori, acconciatori e panettieri… Durante queste vere e proprie sperimentazioni, ci sono stati vari accompagnamenti musicali, grazie alla partecipazione di vari maestri e musicisti di tradizione ed estrazione musicale diversa, tra questi i maestri Lino Vallone ed Edoardo Marchese, Daniele Paolillo, Emanuela Stillitani, Vincenzo Rondinelli e Giuseppe Casuscelli. Lungo gli itinerari, affollatissimi di visitatori, vari percorsi guidati da ragazze in costume e due interessanti mostre fotografiche, la prima dal titolo "Dal seme al pane" curata dalla fotografa Maria Rosaria Marchetti, e la seconda dal titolo "Gli artigiani di ieri e di oggi", frutto di un monitoraggio di immagini sul campo effettuato dai membri stessi dell'associazione di volontariato sul territorio provinciale e su tutti quegli artigiani rimasti custodi delle nostre antiche lavorazioni tradizionali. Nelle ore successive è stato proiettato, nella sala cinema del centro, il cortometraggio di successo internazionale "La pena del pane", dell'italo-americana Lucia Grillo, regista e attrice del film girato nella provincia di Vibo, narrante la fame degli anni '50 ed il rapporto tra una bambina e un fornaio.
Dopo la proiezione il pubblico è stato allietato da altri concerti di musica classica. Nel punto centrale della sede Anap sono stati proiettati diversi filmati delle manifestazioni portate avanti dall'associazione che in pochi mesi può vantare tante iniziative di tipo storico, solidale, culturale, ambientalista e soprattutto artigianale. Varie le degustazioni dei prodotti tipici briaticesi e di tutto il vibonese. Il programma è proseguito con i lavori del convegno dal tema "L'artigianato artistico per tutti", con i saluti dell'assessore provinciale Matteo Malerba, nelle veci del presidente Bruni, dell'assessore comunale Agostino Vallone, nelle veci del sindaco Andre Niglia, e del neo presidente provinciale di Confartigianato, Francescantonio Liberto. Interessante l'intervento dell'assessore provinciale alla Solidarietà Lidio Vallone, del segretario provinciale di Confartigianato Ernesto Matera, che ha fornito delle delucidazioni tecniche per i ragazzi diversamente abili che vogliono entrare nel mondo del lavoro artigiano. Ha concluso i lavori Carmensissi Malferà, presidente dell'associazione che ha illustrato il lavoro portato avanti in questi mesi. Ad animare l'intero pomeriggio, oltre che l'equipe televisiva, i giganti di San Leo e il gruppo storico AF "Pizzo 1810" con abiti d'epoca.
La manifestazione è stata promossa, come dicevamo, dall'Amministrazione Provinciale e dall'Associazione di volontariato Artigianfamiglia, col patrocinio del Comune di Briatico e con la collaborazione dell'Anap, degli amici di "Cola da", Gadco di Vibo Valentia, Leomedia Video Design, Calabresella Films, Gruppo storico AF Pizzo 1810, gli amici della Battaglia di Maida, gli amici del sito francavillaangitola.com, e dal gruppo escursionisti "Il grappolo". Un ringraziamento particolare è stato rivolto a Giuseppe Imeneo per le proiezioni, ai corsisti parrucchieri dell'Anap che hanno curato il trucco e le acconciature del gruppo storico.


'Più libri più liberi'.
La vetrina nazionale della piccola e media editoria è a Roma dal 7 al 10 dicembre

'Più libri più liberi', la Fiera nazionale della piccola e media editoria che dal 7 al 10 dicembre si darà ancora una volta appuntamento, per il quinto anno consecutivo, a Roma al Palazzo dei Congressi dell’EUR, è ormai consolidato come l’evento fieristico editoriale più importante del centro e sud Italia, secondo solo alla Fiera di Torino nel panorama nazionale delle manifestazioni editoriali per il grande pubblico.
Più libri più liberi non è solo il luogo dove scoprire la ricchezza della produzione editoriale della piccola e media editoria italiana,ma è anche un festival letterario con un ricco calendario di eventi: reading, incontri con gli autori, dibattiti sui temi di attualità, iniziative per la promozione della lettura e molto altro costituiscono il programma della manifestazione romana realizzato direttamente dagli editori. Dalla mattina alla sera nel Caffè Letterario appositamente allestito in Fiera, nello Spazio Ragazzi e nelle 6 sale di cui dispone il Palazzo dei Congressi, gli autori incontrano i loro lettori.
Più libri più liberi è anche un’occasione di formazione e aggiornamento professionale: l’AIE, in collaborazione in parte con altri partner, sta lavorando ad un ampio e approfondito programma che sarà proposto, con accesso libero, agli operatori del settore. Distribuzione, editoria universitaria, promozione del libro e della lettura, senza dimenticare le sinergie con la TV e il ruolo dell’editoria per ragazzi, sono solo alcuni dei temi che saranno affrontati da esperti del settore.
La Calabria sarà rappresentata da una parte della ben nutrita schiera delle realtà editoriali esistenti: Rubbettino, Falzea, Città del Sole, Carello e Laruffa.
Il programma completo di questa quinta edizione di 'Più libri più liberi' sarà disponibile sul sito dedicato.

INFO
www.piulibripiuliberi.it


L'abete calabrese, appena arrivato a Piazza San Pietro (ANSA)Quest'anno l'albero di Natale a Piazza San Pietro
è nato e cresciuto in Sila

Si tratta di un abete bianco (Albies alba) alto 34,60 metri - il più alto tra gli alberi di Natale donati allo Stato della Città del Vaticano - e dal peso di circa 95 quintali, con una circonferenza di quasi tre metri. È stato individuato dagli esperti del Corpo forestale dello Stato di Catanzaro in località Cingoli nel comune di Taverna, all’interno di una foresta del Massiccio del Gariglione nella Sila Piccola. Per individuare la pianta giusta, i forestali hanno impiegato circa sette giorni.
L’albero si trovava ai piedi del monte Gariglione a 1.350 metri di quota, a circa 12 chilometri dalla più vicina strada carrozzabile. Proprio questa distanza ha reso necessario l’impiego di un elicottero per il trasporto del grande abete. La scelta è caduta sull’elicottero Erickson S64F "Nuvola Rossa" del Corpo Forestale dello Stato, di base a Lamezia Terme. Questo tipo di elicottero viene normalmente impiegato nel servizio antincendio boschivo.
L’operazione di sollevamento e trasporto -si chiama tecnicamente logging - è stata definita "molto complessa" dagli esperti del Centro Operativo Aeromobili della Forestale sia per il peso che per le dimensioni dell’abete. Infatti l’Erickson, definito "Aircrane" (gru del cielo), ha una portata massima di 11.450 chili, molto vicina al peso della pianta, oltre 9 tonnellate.
Due giorni prima è stato compiuto un prelievo di legno dalla pianta e sono stati effettuati tutti i calcoli per conoscere con esattezza il peso globale dell’abete. Per ridurre il carico è stato deciso di tagliare l’albero a circa 4 metri da terra. Per le operazioni di taglio alle prime luci dell’8 dicembre, gli operai della Forestale di Catanzaro hanno realizzato un’impalcatura di ferro che ha cinto il tronco fino all’altezza a cui è stata tagliata la pianta.
Prima del taglio l’albero è stato fissato al gancio baricentrico di "Nuvola Rossa" con un cavo d’acciaio lungo 65 metri e spesso 25 millimetri. La pianta è stata poi bloccata da quattro imbracature per essere successivamente sollevata in verticale e trasportata con una leggera inclinazione per tutti i 14 chilometri che la separavano dal punto di arrivo, lo svincolo stradale di Silvana Mansio.
Lì è stata scaricata e successivamente caricata da una gru su un autoarticolato diretta a Cosenza, scortato da due "volanti verdi" della Forestale. A Cosenza l’abete è rimasto fino all’11 dicembre, quando, sempre con la scorta dei Forestali, partirà alla volta di Roma. L’arrivo è previsto per la notte di oggi 12 dicembre.
Per consentire che le operazioni di scarico e carico si svolgessero in totale sicurezza, la statale 107, lo svincolo per Silvana Mansio e la tratta ferroviaria delle Ferrovie Calabro Lucane che servono la tratta Camigliatello Silano e San Giovanni in Fiore sono state bloccate per il tempo necessario alle operazioni.
Le operazioni di terra sono state coordinate dal Comando Regionale del Corpo Forestale dello Stato per la Calabria. Alle operazioni hanno partecipato uomini e mezzi del Comandi Provinciali di Cosenza e Catanzaro, del Centro Operativo Aereomobili di Lamezia, dell’Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Catanzaro, del Comando Stazione di Gariglione e dei Coordinamenti Territoriali per l’Ambiente (CTA) della Sila, di Monaco, di Zagarise.
È partito questa mattina, lunedì 11 dicembre dall’area di servizio di Tarsia, in provincia di Cosenza della A3 Salerno-Reggio Calabria l’autoarticolato che trasporta il gigantesco abete bianco, che sarà collocato a Piazza San Pietro per il Natale. L’abete è scortato anche da varie squadre di pronto intervento dell'Anas, che si alterneranno lungo il percorso della A3 Salerno-Reggio Calabria, da Cosenza a Salerno, accompagnate da pattuglie del Corpo Forestale, della Polizia Stradale e della Protezione Civile. Gli operatori dell'Anas, in particolare, effettueranno tutte le attività di gestione e di pilotaggio del traffico per assicurare le condizioni di massima sicurezza alla circolazione, soprattutto in corrispondenza dei cantieri di lavoro inamovibili dove, in considerazione della grandezza della sagoma del trasporto eccezionale, saranno attuati blocchi temporanei del traffico e uscite obbligatorie.




La Battaglia di Tolentino (2 - 3 maggio 1815)

Tolentino 1815: il 16 dicembre verrà presentata
la 'Pianta dei luoghi della Battaglia'


Sabato 16 dicembre 2006 alle ore 11,00 presso la Sala Nerpiti in piazza della Libertà a Tolentino si svolgerà la presentazione ufficiale della "Pianta dei Luoghi della Battaglia di Tolentino", stampata dalla Associazione Tolentino 815 con il contributo della Fondazione Cassa di risparmio della provincia di Macerata ed il patrocinio del Comune di Tolentino.
Curata da Paolo Scisciani, presidente dell’Associazione, fornisce indicazioni e notizie, e consente di effettuare la visita alle zone rilevanti della battaglia anche in maniera individuale.
Si tratta di una parte del progetto più ampio ed importante Parco Storico della Battaglia di Tolentino, che comprende Tolentino, Macerata e Pollenza, oltre ad altri comuni legati alla battaglia del 1815. Esso ha lo scopo di mantenere il valore culturale di eventi che hanno segnato la storia, difendere in modo concreto l’area della battaglia e creare un giusto rapporto tra tutela e fruizione turistico-culturale e ambientale del territorio.
Saranno presenti: Luciano Ruffini, Sindaco Comune di Tolentino; Donato Caporalini, VicePresidente Provincia di Macerata; Roberto Massi Gentiloni Silverj, VicePresidente Fondazione Carima; Giampiero Feliciotti, Presidente Comunità Montana Monti azzurri; Piergiuseppe Vissani, Presidente S.T.L. Monti Sibillini Terre di Parchi e di Incanti; Paolo Scisciani, Presidente Associazione Tolentino 815.
La pianta ha dimensioni aperta di cm.42x60 e chiusa di cm.15x21, su un lato è illustrata la mappa della zona, evidenziando la posizione dei Luoghi con i numeri da 1 a 10; intorno ad essa, ad ogni numero corrisponde il nome, la foto e la descrizione del luogo, con lo specifico avvenimento che lo caratterizza. Sull’altro lato sono riportate le seguenti documentazioni: Parco Storico della Battaglia di Tolentino; Valutazioni storiche; Tolentino 815 – Terre di Storia; Battaglia di Tolentino del 2 – 3 maggio 1815; Bibliografia; Associazione Tolentino 815.
Collegato alla pubblicazione della Pianta è stata la recente installazione dei Cartelli sui "Luoghi della Battaglia di Tolentino"; realizzati in alluminio cm.40x60, con stampa digitale della dicitura, marchio identificativo che collega unitariamente i siti, il nome del luogo e descrizione che caratterizza lo specifico avvenimento; in basso sono riportati i nomi degli enti promotori: Associazione Tolentino 815 – Fondazione Carima – Comune di Tolentino.
Il marchio dei "Luoghi della Battaglia" riporta all’interno di una cornice quadrata con angoli arrotondati, due lance in legno, incrociate ad ics, con punta e banderuola verso l’alto, nel cui spazio superiore è segnato l’anno "1815"; esse erano in uso nell’Esercito Napoletano del 1815, sul genere di quelle ricostruite dal nostro gruppo storico "2° Reggimento Cavalleggeri".

PALAZZO BEZZI – PARISANI, Alloggio del Barone Federico Bianchi, comandante esercito austriaco; TORRIONE SAN CATERVO, Quartier generale austriaco, il primo giorno della battaglia; EX CHIESETTA DELLA CISTERNA, Sepolto un ufficiale austriaco di origine italiana, martire ignoto; OSSARIO IN CONTRADA SALCITO, Ospedale e Quartier generale austriaco, il secondo giorno della battaglia; CASONE, Strategicamente importante, al centro della battaglia; MONUMENTO-OSSARIO DI ROTONDO, Arsi e sepolti i resti di molti soldati; CASTELLO DELLA RANCIA, Teatro di cruenti scontri tra l’esercito napoletano e quello austriaco.

Alla stessa stregua sono state realizzate e installate le Targhe/frecce indicatrici, in alluminio cm.125x25 classe 2 certificate conformi al N.C.d.S., lungo la viabilità ordinaria in corrispondenza della deviazione per il luogo descritto. Il recupero, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio architettonico e storico, in chiave di promozione turistico-culturale del territorio, restano gli obiettivi primari dell’Associazione Tolentino 815.

INFO
www.tolentino815.it


VII edizione festival del cortometraggio "Hypergonar"

Giunge alla settima edizione il festival del cortometraggio “Hypergonar”, in programma giovedì 21 dicembre presso i locali della Biblioteca Comunale “Pietro De Nava” a partire dalle ore 16,00.
La manifestazione organizzata dal Circolo Culturale L’Agorà e dal Centro Studi italo-ungherese “Àrpàd” in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Reggio Calabria – Assessorato alla Cultura e la Biblioteca “Pietro De Nava”.
Il nuovo appuntamento si preannuncia ancora più prezioso e importante, non solo per l’oculata scelta artistica operata nel campo della cinematografia indipendente, ma soprattutto perché al festival parteciperanno due produzioni della regista ungherese Nòra Kovàcs, autrice, insieme a Juhàsr Àdàm, Kubila Àdàm e Pintà Kristina di “Az öt bor” (2003) e “Eszmòlet”.
I cortometraggi selezionati per questa edizione sono “Souvenir” di Stellario Cama, “L’onda” di Gino Vivabene, “In fondo agli occhi” di Matteo Merli, “Requiem” di Milo Busanelli, “In Mate” di Nicolò Biligotti, “Rispettabilità” di Roberto Grassi, “x” e “y” di Giovanni Cuzzola.
Inoltre saranno presentati altre produzioni visive facenti parte delle precedenti edizioni oltre ad alcuni reperti storici dei fratelli Lumiere tali “Les français au travail” (1895), “Démolition d’un mur”, “New York : Broadway At Union Square” e “L’Arrousser Arrossè”, produzioni del 1896.
Inoltre il lavoro di Edwin Porter “The Great Train Robbery”- L'assalto al treno (1903).
Il programma della nuova edizione del festival sarà condotto da Gianfranco Cordì, responsabile della sezione cinema del sodalizio reggino.


Time Magazine: Sei tu la persona dell'anno!

Chi può essere la "Persona dell'anno 2006"? Per l'autorevole magazine americano non c'è dubbio, "sei tu" e spiega tra le righe che il riconoscimento "va ad ognuno di noi". Perciò mette sulla copertina uno specchio che riflette l'immagine dei lettori.
Ciò in riferimento a istituzioni e cittadini della "nuova democrazia digitale: i vincitori sono tutti coloro i quali usano o creano i contenuti per internet".
E quel settimanale non ha tutti i torti se si sta riuscendo attraverso il sito web di un semplice cittadino a abolire i costi delle ricariche telefoniche.....


James BrownE' morto James Brown, Gigante del Rock

James Brown, il Pontefice Massimo del Rhythm and Blues, si è spento nel giorno di Natale all'età di 73 anni, all' Emory Crawford Long Hospital di Atlanta, dove era stato ricoverato il 24 dic. per polmonite.
James Brown nacque in South Carolina ma crebbe in Georgia. Di umili origini, dovette adattarsi a diversi lavori, da bracciante a lustrascarpe, da ballerino a pugile, e scontare una pena di tre anni per rapina a mano armata, prima di cominciare a cantare. Il che' avvenne nel coro di una chiesa. Il complessino gospel che ne scaturi` comincio` nel 1953 a doppiare i successi doo-wop dell'epoca e nel 1956 (cambiato nome in Famous Flames) incise una canzone, Please Please Please (1956), che fu un piccolo hit locale e che contiene in embrione lo stile di canto e il ritmo che lo renderanno celebre.
Alla fine degli anni '50 James Brown aveva gia` inciso diversi dischi di musica da ballo, ma con esiti modesti, giusto qualche rhythm and gospel (Try Me nel 1958) e uno strumentale ballabile (Mashed Potatoes nel 1960). Sull'esempio dei maestri a cui aveva fatto da spalla, Little Willie John e Hank Ballard, aveva varato anche uno show coreografico di ballo isterico (al termine del quale, per accrescere l'effetto, fingeva sempre un infarto).
Brown era gia` un performer completo sotto tutti i punti di vista: cantante, autore, ballerino, show-man. Trasferiva sulla scena una carica emotiva e drammatica inusitata, anche se poi la musica era semplice, ritmata e orecchiabile: per quell'isterico hard-core rhythm and blues africanamente percussivo e jazzisticamente fiatistico, di sapore gospel e armonicamente elementare, fu soprannominato "Mister Dynamite". Conquistarono il pubblico, piu` che il suo rozzo canto gospel, ricco di urli, grugniti, singhiozzi, e versi animaleschi, le acrobazie sul palcoscenico e il ritmo (costituente fondamentale della musica, visto che tutti gli strumenti erano usati a mo` di percussione).
Fra il 1960 e il 1963 (I'll Go Crazy, 1960; I Don't Mind, 1961; Bewildered, 1961; Shout and Shimmy, 1962; Russ Columbo's Prisoner Of Love, 1963; Oh Baby Don't You Weep), Night Train (un vecchio hit di Jimmy Forrest), via l'album Live At The Apollo (1962), lo stile si defini` come un insieme di ritmo shuffle, armonie da quartetto gospel e sermoni da predicatore evangelico. Piu' che nello spirito, la novita` stava nella strumentazione, perche' Brown si avvaleva di un complesso di accompagnamento, arrangiato da Nat Jones fino al 1967 e poi condotto dall'alto sassofonista Alfred "Pee Wee" Ellis, dai tratti molto originali: un chitarrismo metallico, insistente e soffocato (Jimmy Nolen, l'inventore della chitarra funk, ovvero dello stile strumming a 16 note), una sezione ficcante di fiati (con il grande Maceo Parker al sax tenore, erede di King Curtis e di Ornette Coleman, Fred Wesley al trombone), figure spezzate di basso (prima Tim Drummond e poi William Collins), e veementi staccati ritmici (Clyde Stubblefield e poi M La sua epoca d'oro ebbe inizio con Out Of Sight (1964) e duro` dieci anni, durante i quali divenne il "numero uno" per la gente di colore nel senso in cui lo sarebbe stato in seguito anche Muhammad Ali (fu Brown ad apparire in televisione dopo l'assassinio di Martin Luther King per invitare le masse nere alla calma). Ricco e megalomane, istrione, provocante, esaltato ed esaltante, la sua personalita` divenne subito carismatica. La sua voce secca e roca declamava disordinatamente sermoni sessuali e politici, mentre la band lo accompagnava, non ignara dei ritmi latini, con riff ossessivi, spesso su un accordo solo, e con il contrappunto teso dei fiati. Papa's Got A Brand New Bag (1965) e I Got You (1965) sono i due classici dell'epoca. Fino a raggiungere la pura quintessenza del ballabile negli elaborati pulsanti poliritmi senza variazioni melodiche degli ultimi anni del decennio: Cold Sweat (1967), I Got The Feelin' (1968), Say It Aloud I'm Black and Proud (1968), Give It Up (1969) e Mother Popcorn (1969); uno stile monolitico che recuperava il feeling piu` sensuale, arcano e viscerale (in una parola "pagano") del gospel.
Negli anni '70 accentuo` i toni provocatori delle sue esibizioni, definendosi ora "macchina del sesso" ora il "super-cattivo", mentre musicalmente appesantiva ulteriormente il suono, sfornando cosi` i primi classici del funk: Superbad (1970, con un tintinnio intermittente della chitarra) e Sex Machine (1970), Hot Pants e Make It Funky nel 1971, Get On The Good Food (1972), The Payback nel 1973. Piu' sermoni logorroidi a sfondo poliritmico, come King Heroin (1972), aventi il doppio scopo di far ballare il pubblico piu` a lungo e di sfogare il suo demoniaco esibizionismo.
Ma l'ultimo hit milionario l'aveva avuto nel 1968 e la stella cominciava a declinare. In breve, a causa degli incredibili sprechi di denaro (possedeva un jet privato, una flotta di limousine e diverse stazioni radiofoniche), si trovo' nei guai: il governo lo cito` come evasore fiscale per cinque milioni di dollari, il suo manager lo denuncio` per corruzione, eccetera. Non essendo mai stato veramente amato dal pubblico (nessuna sua canzone raggiunse mai il primo posto), Brown si ritrovo` completamente abbandonato.
Brown fu il meno dotato e il piu` antipatico dei grandi innovatori del soul, ma anche il piu` influente: da lui discendono sia il funk sia la disco.




I fabbricati del Villaggio 'Le Roccette' sorto negli anni Settanta nella Marina di Tropea

Parte la fase finale della lotta agli ecomostri.
Siglato a Roma tra Regione e Ministeri competenti l'Apq
che riguarda nove interventi, tra cui la demolizione de 'LE ROCCETTE'


Venerdì 29 dicembre è stato siglato a Roma l'Accordo di Programma Quadro tra la Regione Calabria, il Ministero dell'Economia e delle Finanze e quello delle Infrastrutture e dei Trasporti sulle "Emergenze urbane e territoriali", dopo che la Giunta aveva il giorno prima deliberato, su proposta dell'assessore all'Urbanistica e Governo del Territorio Michelangelo Tripodi, l'approvazione di questo importantissimo accordo in tema di salvaguardia ambientale.
Un atto, che rappresenta sicuramente uno dei provvedimenti più significativi della Giunta Loiero, e pone la Calabria all'avanguardia tra le altre regioni italiane ed europee in materia di tutela del territorio.
La lista degli interventi comprende tra l'altro la demolizione dei fabbricati del complesso turistico "Le Roccette" sorto negli anni Settanta nella Marina di Tropea, nelle adiacenze dello Scoglio di San Leonardo, "con ripristino e recupero ambientale del 'Fosso Lumia'".

Comunicato Stampa
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