I fratelli Pietro e Paolo Vianeo in una antica stampa

Due antichi miracoli
di San Francesco di Paola
risvegliano la polemica
tra Maida e Tropea
sui Vianeo

di Salvatore Libertino


Durante la sanguinolenta diatriba scatenatasi tra le città di Maida e Tropea sui Vianeo, dopo la pubblicazione del Professore Arturo Manna degli atti del congresso sui precursori della rinoplastica svoltosi a Tropea nel 1947, sono emersi due distinti episodi sulla miracolosa guarigione ad opera di San Francesco di Paola di due componenti dell'insigne famiglia di Tarsia, signori di Belmonte.
In effetti, con il congresso tropeano non si erano sciolti in modo definitivo i numerosi nodi sull'annosa querelle, basta leggere l'ambigua epigrafe dettata in quell'anno dallo stesso Manna che si trova nei locali dell'ex ospedale di largo Ruffa. Le date che precedono la scritta sono 1547 - 1947, significando che questi due illustri medici sono stati cittadini di Maida i quali, nel 1547 sono venuti a Tropea per esercitare la loro professione di scopritori e possessori del segreto della rinoplastica.
Occorre perciò - lo invoca a gran voce la Storia al Comune di Tropea (e a chi, se non?) - dissipare quei dubbi e fare chiarezza sullo stridente e ormai secolare dualismo delle vie cittadine dedicate una ai Vianeo (perchè vi si trova il palazzotto dei Bongiovanni/Boioannes) e l'altra ai Boiano (perchè il palazzo Bragò porta lo stemma dei Boiano: un'arma d'argento ed un bue al naturale).
TropeaMagazine sull'argomento sta raccogliendo numerose pagine di saggistica sparse nelle riviste del tempo pubblicate a ridosso del congresso del 1947 a firma delle voci più autorevoli delle due città (P. Toraldo, G. Toraldo, Manna, Parisi, Pascuzzi, Turchi, Pizzuti...), che tanto hanno infiammato la polemica, ora assopita e mai conclusa, sulla primogenitura dell'invenzione della rinoplastica e sulla vera patria dei Vianeo.
Come si diceva, i Signori di Belmonte chiesero l'intercessione del Santo di Paola per due volte: la prima, nel 1475 e cioè quando D. Giacomo di Tarsia, per una grave infermità del figlio Galezzo che per più giorni aveva perduto la parola, mandò un servitore a Paola dal Santo; quando il messo tornò le preghiere del Santo avevano già compiuto il miracolo. Una seconda volta nell'estate del 1477. Questa volta l'infermo era proprio Giacomo di Tarsia padre di Galeazzo, sofferente per una forma grave di ascesso al ginocchio, che minacciava cancrena. Dopo aver consultato tutti i medici e i chirurghi di Cosenza, Giacomo con la moglie Donna Giovanna partì per Nicastro, ove si trovava ammalata la marchesa Irrachi. Questa, mandato a chiamare un certo Don Vincello (Vincenzo Vianeo) allora famosissimo chirurgo di Maida, lo pregò di guarire il barone di Belmonte. Ma dopo 17 o 20 giorni di cura, non si ebbe nessun risultato positivo per cui Don Vincello ordinò una certa lozione di vino per far diminuire il fetore della piaga che arrecava molto al paziente, ma di altro canto non diede all'infermo alcuna speranza di guarigione. Ritornato a Belmonte, D. Giacomo di Tarsia andò a Paola ed ivi si rivolse a S. Francesco. Si era in estate. Per mezzo della preghiera e con l'aiuto di un'erba (Unghia di cavallo o cavallina avente un'energetica azione revulsiva e vescicatoria) e di una polvere, il paziente non avvertì più alcun disturbo, tanto che scese da cavallo e proseguì il cammino a piedi. Questa tale erba e quella polvere furono poi esaminate e attentamente esperimentate dal maestro Paolo della Cava, famoso chirurgo cosentino di quel tempo, ma senza alcun risultato. D. Giacomo di Tarsia era guarito per l'intercessione miracolosa di S. Francesco. Per curiosa combinazione però, Giacomo di Tarsia venne a morte nel finire dello stesso anno 1477.
Il miracolo della guarigione di Don Giacomo di Tarsia è contenuto nel carteggio del processo di canonizzazione di San Francesco ( Cfr. Acta S. Francisci de Paula. In 'Acta Sanctorum'  2 Aprile [Ed. Bollandiana], pag. 124 e segg.).
Il processo di beatificazione si tenne in Cosenza nel 1512 e tra i testimoni figuravano anche un certo Francesco de Marco domestico di Giacomo di Tarsia, e Galeazzo figlio di quest'ultimo. Dalla loro deposizione, avvenuta il 5 luglio 1512, risulta che la guarigione miracolosa di Giacomo di Tarsia era avvenuta 35 anni prima e cioè proprio nel 1477.
Secondo la campana maidese, Vincenzo Vianeo era nato a Maida dove esercitò la sua nobile professione per tutta la II. metà del secolo XV.  Molti combattenti della battaglia del 2 giugno 1459 presso Maida si fermarono in casa sua per curare le ferite contratte al corpo ed al viso. A lui successe il nipote Bernardino, che continuò in Maida l'opera dello zio nella I. metà del cinquecento. I figliuoli di Bernardino Pietro e Paolo si trasferirono a Tropea dove nel campo chirurgico e plastico fecero veramente miracoli, tanto da oscurare la stessa fama dei loro antenati.