L'originale costume ottocentesco di Chiazzarola Tropeana indossato da Maria Accorinti nel 1937 e da un manichino in una
recente mostra curata da Enzo Taccone di un'interessante collezione di bamboline con i costumi tradizionali di tutto il mondo.
Da notare la perfetta sintonia tra i due vestiti dei componenti del costume nei colori e nelle fogge.
 
 

LA CHIAZZAROLA TROPEANA

di Salvatore Libertino


A primi del Novecento l'etnologo Lamberto Loria, direttore del Museo di Etnografia Italiana, era stato designato dal presidente del comitato per le celebrazioni del cinquantenario dell'Unità d'Italia responsabile di una mostra di etnografia regionale da inserire nel 1911 nel programma dei festeggiamenti.
Il Loria si diede da fare per raccogliere testimonianze delle tradizioni popolari, attraverso corrispondenti  residenti nei vari territori della Penisola. Dall'iniziativa nascerà la più grande e completa collezione storica regionale nel campo antropologico italiano. Affluirono al centro di coordinamento gli oggetti più disparati appartenenti alla tradizione popolare italiana: monili d'oro, suppellettili, gioielli, amuleti, componenti del corredo, arnesi di lavoro, attrezzi agricoli e poi i vari vestiti tradizionali delle contrade italiane, i cui componenti e le relative fogge, contribuirono per la prima volta alla ricostruzione della storia dei costumi delle popolane, dei marinai, dei montanari, dei massari, dei vastasi, dei contadini, delle massaie. La raccolta, una volta inventariata e analizzata dagli studiosi, diede una notevole spinta alla ricerca etnografica delle tradizioni, delle credenze popolari e nei rituali nei vari campi dei comportamenti di intere generazioni , uno dei quali, sicuramente il piiù interessante e suggestivo, è quello del  corteggiamento, del fidanzamento o della festa nuziale.
La scelta del Laria del collaboratore per la raccolta degli oggetti calabresi ricadde su un giovane avvocato di Nicotera, Raffaele Corso, che all'epoca si occupava con impegno e determinazione di folklore calabrese, le sue ricerche scientifiche e le numerosissime pubblicazioni  di oltre un cinquantennio costituiscono ancora oggi una scuola, un punto di riferimento essenziale per gli studiosi del settore.
A sua volta, per la raccolta e l'inventario degli oggetti calabresi, il Corso si avvalse della collaborazione di innumerevoli storici  delle tradizione popolari sparsi in tutta la Calabria: a Tropea i collaboratori principali furono il marchese Felice Toraldo, Antonio Raponzoli, Filippo Gelanzè; mentre a Ricadi il prof. Niccolò Petracca e Scaglione.


L'elegante costume originale di chiazzarola tropeana, appartenente alla
famiglia di Micuccio Cortese, e ricomposto in una recente mostra.



Non è stato possibile, durante la Mostra del 1911, di rendere visibile tutta la mole degli oggetti raccolti, fatta affluire poi al Museo delle Arti e Tradizioni popolari di Roma - Eur 'Pigorini', nel  cui archivio è custodito anche il fitto epistolario di lavoro intercorso tra lo stesso Loria e il Corso. Ancora oggi purtroppo nel Museo non è possibile ammirare l'intera collezione. Anche il bellissimo costume della <<Chiazzarola>> tropeana completo di ciascun indumento non ha trovato collocazione nelle sale ed è conservato in una 'cascia' sigillata.
Del citato epistolario nel 1973 Luigi Satriani e Annabella Rossi  hanno curato una interessante pubblicazione 'Calabria 1908-10 - La ricerca etnografica di Raffaele Corso', soffermandosi sul valore scientifico delle lettere, dei taccuini di viaggio e delineando il ritratto del ricercatore nicotrese.
Dalla ricchissima e preziosa documentazione, tratta dai quaderni d'archivio del Corso, trascriviamo di seguito i nomi, con il commento di Raffaele Corso, degli indumenti che compongono il costume originale della Chiazzarola tropeana, che fino a pochi giorni fa è stato ricomposto nel contesto di una mostra curata da Enzo Taccone di un'interessante collezione di bamboline con i costumi tradizionali di tutto il mondo, di cui lo stesso curatore è proprietario.


Lo Spatino, la Vitta e i Pindagghi della Chiazzarola

Costume di <<Chiazzarola>> di Tropea

La chiazzarola è la popolana che compare in piazza ed in Chiesa, pur distinguendosi dalla donna plebea per certa ricchezza di ornamenti e per pompa, di sete colorate. L'abito si compone dei seguenti indumenti.
Gunneja (gonnella), cucita colle pieghe dicono a Tropea, non col riccio come la seta. La gonnella è sempre di seta a fiori e a colori, per lo più sfarzosi.
Faddali, che si lega alla cinta con nastro celeste quando ancora non è promessa.
Iippuni, per lo più rosso, e qualche altra volta bianco, ma sempre a fiorami, allacciato davanti al petto. Al di sotto del laccio si prolungano i due capi del fazzoletto.
o Muccaturi, che dalle spalle si riversa sul davanti, al di sopra della camicia e al di sotto del giubbone.
Vitta, è un lungo nastro che s'intreccia coi capelli che appiattati tutti sull'occipite e si ripartiscono in due treccie. Queste poi si avvolgono, a guisa di corona, attorno lo spatino di oro con grossi pomi.
Questa foggia di pettinatura è detta dai tropeani: 'a piluccheja. Le giovanette usano, invece del nastro rosso, quello celeste, che sostituiscono col primo non appena si fidanzano.
Portano orecchini (pindagghi) di oro e perle, a due e tre cerchi, scendenti fin sulla spalla. Sul petto portano una lunga collana di oro, che secondo la forma dicono rosario o pompejana.
Il costo del presente è di lire 65,00 senza gli ori.
Spatinu (Spadino o Forcina), costituisce il segno degli sponsali popolari di Brivadi. La sera degli sponsali il fidanzato facendosi presso la sposa e sciogliendole il velo, conficca nelle trecce lo spadino, levandone una capocchia, colla seguente formula:
<<Jeu u 'mbitu>>. E la sposa di rimando: <<E tu u sbiti!>>.
La formula è sacramentale ed allude alla indissolubilità del nodo coniugale, e va tradotta a questo modo: <<Io sposo, avvito lo spadino>>, cioè <<Non fia che altre mani ti tocchin mai!>>.
E' da notare che, nel Tropeano, i massari doviziosi regalano alle loro fidanzate spadini di oro, più che d'argento.
L'esemplare, di argento, costa L. 3,00.
Scarpini (Scarpine)
Le scarpe della <<chiazzarola>> tropeana, di velluto cremisi con punti d'oro, confezionate appositamente da un operaio di Tropea.
Le <<chiazzarole>> di vera eleganza, sormontavano la scarpa di grandi nocchette di seta, allacciandola con vettuccia di seta rossa.
Costano L. otto.
Ricchini cu' perni, il vanto delle <<chiazzarole>> tropeane è l'oro. Mi si dice che, in tempi non molto lontani, le <<chiazzarole>> ornavano il capo, il petto, le orecchie, le dita con ori del valore di L. duemila.
Come si vede vi son due figure di orecchini: la prima allungata; la seconda poi non è che la prima ridotta al solo primo giro di perle.
L'oro è di 14 carati ed ha marca di garanzia; è stato ceduto, per incarico dell'orefice Gelanzé a L. due e cent. 20 il trappero.
Il tutto è trapperi e qualche cosa.
Complessivamente L. 138,60.