Ed ecco a voi.....
....The Rolling Stones !
Mick JaggerRon Wood e Keith Richards
 

di Salvatore Libertino


Mick JaggerE' la quarta visita nella Capitale dei Rolling Stones. La prima avvenne nel lontano 6 aprile 1967 al Palazzetto dello Sport, presentava Silvio Noto, l'acustica era terribile e il biglietto costava 3000 lire. A seguire, sempre al Paleur la storica esibizione del 29 settembre 1970 e i due concerti allo Stadio Flaminio del 25 e 26 luglio 1990. Rieccoli stasera all'Olimpico, dopo la pesante assenza durata diciassette lunghi anni. Ed è lo stesso Mick Jagger che ce lo ricorda da un palco semplice e complicato, come loro, e pieno di sorprese tecnologiche: 'Buonasera Roma, ciao Italia. È fantastico essere qui dopo 17 anni, siete bellissimi come allora'. Che ruffiano!
Ricco come sempre di rampe, scale e passerelle fatte a posta per le sgaloppate chilometriche di Mick, il palco alle spalle della Band ha un enorme schermo, il più grande in circolazione mai visto in un concerto. A differenza delle passate edizioni, una lunghissima passerella al centro, dritta verso il pubblico, taglia in due la folla come una lama di rasoio.
Visto dall'alto e di fronte, dalla Tribuna Monte Mario, dove siamo appollaiati io, Mimmo Bova e Peppe Apriceno, il settore parterre, a ridosso del palco, sembra piazza San Pietro durante una importante funzione liturgica, divisa in settori con posti a sedere e transenne. Ma ci pensano i fans della Curva Nord e Sud a ristabilire i giusti equilibri di un concerto Rock, forzando i cancelli e riversandosi, a centinaia, in quell'area che diventa subito piena come un uovo, disturbando non poco i VIP che, come Martin Scorzese e Emanuele Filiberto di Savoia, hanno pagato 180 Euro. Non ci sono disordini e finalmente con un quarto d'ora di ritardo il rif inconfondibile della chitarra di Ron Wood da il via alla magica serata romana della Band più longeva di tutti i tempi, con l'inno di battaglia 'Star Me Up', censurato allo scorso Superbowl, 'solo' perchè nel testo di Jagger un uomo dichiara alla propria donna 'Se mi dai il via, se mi fai venire non smetterò più'. Dietro di noi una signora e il figlio undicenne indossano la maglietta ufficiale del 'Bigger Bang Tour 2007', vengono dalla Puglia, mentre Peppe compra dopo lunghe trattative da un napoletano un binocolo che poi si rivela un cattivo affare perchè fa vedere il palco più lontano.
Keith RichardsEcco le scorribande sulle bretelle laterali del palco del folletto Mick Jagger, 64 anni suonati, che si dimena battendo le mani e agitando ogni parte del corpo da ragazzino. Arrivano 'You got Me Rockin' e 'Rock's Up'. Gracchiano le corde di Keith Richards, l'artrite alle mani si è molto sviluppata e con l'umido di stasera si fa sentire di più. Ma lui è Keith Richards. Charlie Watts, eternamente seduto davanti alla batteria, da il ritmo giusto ed incita i compagni e la ciurma dei cinquantamila che lo accolgono con un'ovazione straordinaria e lui ricambia con un cenno di inchino, poi lancerà le bacchette. E' ancora sofferente. E' stato di recente operato per un tumore alla gola.
Mick, stasera molto loquace con la lingua italiana, continua a trascinare gli spalti con l'omaggio al grande James Brown, scomparso da poco, dedicandoggli la cover 'I'll Go Crazy'. L'aveva provata a Bruxelles prima della partenza del Tour europeo. Straordinario è il duetto con la bravissima corista Lisa Fischer, mentre le scene che appaiono sul grande schermo sono color seppia, in onore ad un mito del passato.
Dal buio appare Mick con la marsina rosso fuoco da cerimoniere e l'Olimpico si intona a dovere. I bongo, le maracas, il piano talentuoso di Chuck Leavell, i rif di Ron Wood ci annunciano che siamo inesorabilmente all'Inferno, nel girone dei depravati. Le fiamme sprizzano alte fuori dallo stadio. Si sente una raffica di colpi. E' il rito di 'Sympathy For The Devil’. I romani sanno cosa fare, lo hanno imparato durante il concerto del 1970. 'UH, Uh, Uh, Uh, Uh, Uh....' E' il coro dei cinquantamila. Fanno il verso al Diavolo, con il quale Mick ha fatto da tempo il patto di rimanere ragazzino. La musica si fa sempre più raffinata e ricercata, in crescendo. E cresce anche il delirio della folla. Un rito che purtroppo ha una fine. Ma lo spettacolo continua con un colpo di scena. La piattaforma che contiene la Band si muove. E' magia pura. Si incammina lungo la passerella al centro della folla e avanza lentamente trasportandosi Mick, Keith, Ron e Charlie fino ad arrestarsi ai bordi della pista opposta. Come astronauti sganciati dalla navicella, ora sono lontani dal palco e seguiti da decine di occhi di bue si trovano dentro il cuore della folla. E' la volta dei classici evergreen 'Miss You', 'Honky Tonk Woman' (con lingua di gomma, il loro marchio di fabbrica, di nove metri che 'esce fuori' dal megaschermo), 'Gimme Shelter' e 'Satisfaction', quella che non dovrebbe finire mai. E qui lo stadio si trasforma in Cattedrale e si canta tutti assieme a squarcia gola la lode ai Signori del Rock.
Ron, Mick, Charlie e KeithLa piattaforma ritorna indietro fino a riattaccarsi alla navicella madre. Ora in campo prevale il nero con 'Paint It Black' e poi è il turno di Keith, vecchia sequoia, che canta due brani, 'You Got the Silver' e la sua 'Happy', ma la coloratissima 'Jumpin Jack Flash' ci dice che siamo alla fine. Non c'è più tempo. Ci aspettavamo 'Con le mie lacrime' ('As Tears Go By') cantata in italiano. Ma occcorre chiudere. Ron Wood accusa stanchezza. E' stato più volte ricoverato per alcolismo, sempre squattrinato per investimenti sbagliati. Ma c'è il bis. L'ultimo pezzo: 'Brown Sugar', questo sì, e poi il commiato. Li vediamo emozionati come lo siamo noi. Il ponentino porta fino alla Monte Mario l'odore pungente di uno spinello. E' ovazione, il tributo di Roma ai Rolling Stones. Gli ultimi colpi dei fuochi coreografici e lo spettacolo finisce qui. Peppe abbandona al suo destino il binocolo taroccato sulla sedia, Mimmo è molto soddisfatto della serata. Si esce. Si va a casa. Loro sono diretti in Montenegro e chiuderanno il 26 a Londra. E poi, li vedremo ancora? E' difficile rispondere. Mick ultimamente ebbe a dire che si faranno trovare sul palco fino a quando qualcuno di loro morirà.
Lunga vita, allora, ai Rolling Stones!
Voglio ricordare il portentoso bassista del gruppo, Darryl Jones, cresciuto alla scuola di Miles Davis, che da un decennio sostituisce il titolare Bill Wyman, colpito da limiti d'età e il mitico sassofonista Bobby Keys, allevato fin da quando avava i calzoni corti alla Corte degli Stones. Bravissimo tutto il supporto orchestrale della Band, compresi i coristi.
Anche Peppe torna a Tropea col telefonino pieno di ricordi. Prima di partire a Roma, lo ha detto a tutti 'Vado a vedere i Rolling Stones'. Ora avrà molto da raccontare. Peccato per chi non c'era!
Abbiamo 'Brown Sugar', l'ultimo brano (il bis) e le scene di commiato. Lo state ascoltando nella clip.
Alla Prossima!


Mimmo, Io e Peppe

Roma, 6 luglio 2007
The Rolling Stones
'Brown Sugar'
(Jagger - Richards)


 
 
 
Start Me Up

 

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