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APPELLO PER TROPEA In pericolo la «Terra di Paradiso». L'Istituto Vincenzo Cappelletti invita a sottoscrivere un appello per meglio valorizzare tutta la zona della Rocca
Uno scorcio della Rupe di Tropea
Un altro pezzo d'Italia che langue nell'incuria e nell'abbandono. È la segnalazione che ci fa Pietro De Leo, professore ordinario dell'Università di Calabria, Presidente dell'Istituto Vincenzo Cappelletti e Presidente del comitato scientifico Mario Giancotti.
Questo l'appello che si può sottoscrivere inviando una e–mail a: istitutomagnagrecia@tiscali.it oppure: p.deleo@unical.it .
L'Istituto Internazionale di Epistemologia «La Magna Grecia», consapevole dei valori naturali, storici ed artistici che la città di Tropea e la sua rocca rappresentano nello scenario di Capo Vaticano e delle Serre di Calabria, esprime la più viva preoccupazione per lo stato di degrado geologico che negli ultimi mesi si è venuto a determinare, compromettendo gravemente la sopravvivenza di una delle zone più conosciute ed ammirate del Mezzogiorno d'Italia.
Ricordando l'analoga situazione sofferta a suo tempo da Matera con i suoi Sassi, poi risanata, soprattutto grazie all'inserimento di quel sito nel Patrimonio Universale dell'Unesco, l'Istituto rivolge un pressante appello affinché Tropea, Capo Vaticano e le Serre di Calabria, definite «Terra di Paradiso» da Bruno di Colonia, possano godere dello stesso privilegio, e sollecita l'adesione di quanti, provenendo dalla Calabria o ad essa legati, si sono distinti nella promozione dei beni culturali in Italia e nel mondo.
Città Italiane Patrimonio Mondiale Unesco
(nov. 2007)
Loiero incontra sindaco Tropea per salvaguardia rupe (Adnkronos/3nov) Il presidente della regione Calabria, Agazio Loiero, ha incontrato il sindaco di Tropea Antonio Euticchio per verificare gli interventi da mettere in atto per il consolidamento
della Rupe di Marina del Convento che sta cadendo a pezzi, portandosi via uno dei patrimoni piu' belli della Calabria.
Loiero ha poi disposto che la Presidenza della Giunta coordinasse gli interventi e, mercoledi' prossimo, si svolgera' la prima riunione operativa tra tutti i soggetti interessati per accertare quali sono i problemi piu' urgenti da affrontare per la messa in sicurezza delle rupe.
In questa prima fase, nella quale saranno impiegati anche uomini e mezzi della Protezione Civile e dell'Afor, sara' utilizzato uno speciale automezzo con annessa pedana, che consentira' di raggiungere la parte piu' alta della roccia.
Inoltre, in seguito ad un accordo con la Presidenza della Giunta, la direzione regionale dei Vigili del fuoco interverra' con un gruppo specializzato per il monitoraggio.
(Ansa/6nov) Una riunione tecnica-operativa per accertare le cause della caduta massi sul lungomare di Tropea si è svolta ieri, nella cittadina tirrenia, su disposizione del presidente della Regione Agazio Loiero. A darne notizia è un comunicato dell'Ufficio stampa della Giunta regionale. Si è trattato, è scritto nel comunicato, di "una riunione di coordinamento sulla prima fase dei lavori tendenti ad accertare le cause delle recenti cadute di massi da una rupe su un tratto del lungomare.
L'incontro tecnico-operativo, coordinato dal capostruttura della presidenza della Giunta regionale, Eugenio Ripepe, e a cui hanno partecipato il vicepresidente della Provincia di Vibo Valentia, Paolo Barbieri, e tecnici della Protezione Civile, dell'Afor e del Comune di Tropea, è servito a mettere in cantiere un progetto che riduca i rischi di ulteriori crolli". "Sono state stabilite - prosegue la nota - le modalità di intervento e già da domani è previsto l'utilizzo di un automezzo speciale che, in maniera prioritaria, consentirà
la ripulitura della parte del costone interessato. Saranno adottati, inoltre, altri interventi urgenti che prevedono l'eliminazione di quei massi in stato di stabilità precaria.
I tecnici, infine, durante il sopralluogo di ieri, hanno anche accertato che gli eventi atmosferici, e in particolare la pioggia, non rappresenterebbero l'unica causa delle cadute di massi, ma allo stato, ci potrebbero essere altre concause".
(nov. 2007)
La cultura e l’immagine calabrese a Duisburg. Da un incontro a Lorica tra Cataldo Perri, Franco Vallone e Carmine Abate l’idea di un progetto importante
Carmine Abate & Cataldo Perri
(F. Vallone) C&C, Cataldo e Carmine, accoppiata vincente in questo mondo cultural calabrese, che poi le due c rimandano a due grossi artisti, Cataldo Perri e Carmine Abate diventa quasi superfluo dirlo. C&C un
grande musicista e un grande scrittore, si ritrovano a lavorare assieme per un progetto culturale ambizioso, la cui formula è inedita e vincente: Cataldo Perri chitarra battente e voce, con Nicola Pisani e il suo sax soprano con Piero Gallina al violino, Enzo Naccarato alla fisarmonica, Pasquale Ascione al basso e Leonardo Vulpitta alle percussioni, si amalgama culturalmente con lo scrittore Carmine Abate che diventa, per l’occasione, attore del suo libro “La festa del ritorno” leggendo brani che si scoprono scene reali, tangibili,
fisiche, in chi, in sala, ascolta. Cataldo Perri a “La Festa del ritorno” ha dedicato una canzone omonima nel cd 'Bastimenti', mentre Carmine Abate nel suo ultimo libro romanzo, “Il mosaico del tempo grande” di Mondadori, racconta di Bastimenti e di Cataldo Perri. Un vero e proprio, è il caso di dirlo, scambio culturale.
Ma raccontiamo ancora della fredda caldissima serata di quella Lorica, incastonata sulle montagne della Sila, in provincia di Cosenza. Qui l’inverno è arrivato già, si sente dalla temperatura che sfiora i tre gradi appena. Fuori dal villaggio è tutto bosco e buio, dentro il villaggio animato di luci, tanti gazebo accolgono il passante e lo inebriano di vino, di braciole, di pane e salciccia, di funghi e castagne, mente nella grande sala auditorium un pubblico numeroso ascolta, con passione e passionalità, le note e le parole di Cataldo e Carmine.
Tanti i libri di Abate in vendita, da “I Germanesi”, edizioni Rubbettino, ai tanti romanzi pubblicati per Fazi e Mondadori: Il ballo tondo (1991 e 2000) , Tra due mari (2002), La moto di scanderberg (1999)… La musica di Cataldo Perri intanto affascina, richiama, come una antica sirena innamorata, con una ritmica dall’identità tutta calabrese strapiena di contaminazioni, con sonorità arabe, orientali, argentine, con il tango, le ballate, le serenate e le tarantelle tutte riunite in una cosa sola. Cataldo suona, canta, poi silenzio e subentra la voce
di Carmine Abate che racconta, poi di nuovo Cataldo… Una Calabria che mostra la sua cultura, una Calabria che si oppone a quella stereotipata immagine che troppe volte esce fuori carica di ‘ndrangheta, di delitti, di intrallazzo politico ed è proprio la Calabria della cultura che deve essere portata in giro per il mondo. Lo avevamo fatto alcuni anni fa per le strade lontane di New York, quando organizzammo nella Grande Mela uno degli eventi culturali più interessanti, con la presentazione presso la Pace University di volumi sull’emigrazione Calabrese,
con il sottoscritto, con lo stesso Cataldo Perri, Enzo Naccarato e Piero Gallina, con la giornalista, oggi al TG2 Rai, Gabriella Capparelli, con Filippo Curtosi, Pino Ceravolo, e gli italoamericani di successo Sandy Auriti (direttore Mondadori a New York) e Dominic Procopio (evento Columbus Day), con la mostra del Museo dell’emigrazione Calabrese “Giovanni Battista Scalabrini” di Francavilla Angitola e Migrans, e la mostra dei raffinati ori di Gerardo Sacco al municipio di Brooklyn.
Dopo le esperienze internazionali di Carmine Abate e quelle di Cataldo Perri a Buenos Aires, Singapore e in altri cento angoli del mondo oggi vogliamo ritornare a portare la nostra Calabria con la sua immagine più positiva a Duisburg, tra le strade violate, graffiate della città tedesca, lo facciamo con un progetto ambizioso, con un programma tutto ancora da costruire assieme ad artisti, uomini di cultura e le istituzioni politiche e culturali della regione. Con l’associazione Migrans Onlus, Cataldo Perri e il suo gruppo musicale, Carmine Abate,
il gruppo dei Non solo Tango, e tanti altri intendiamo portare avanti questo progetto e chiediamo alla Regione Calabria, al presidente Agazio Loiero, all’assessore alla cultura, Sandro Principe, allo spettacolo, Nicola Adamo e alle cinque Province, una forma di collaborazione per concretizzarlo nel modo più autorevole.
Una richiesta aperta, un auspicio, un modo per far parlare e mostrare quella Calabria che forse da fuori troppo spesso non si vede. Da queste colonne lanciamo infine un appello all’antropologo Vito Teti ed al suo impegno civile affinché, da protagonista, faccia parte di questo gruppo di intellettuali ed artisti che intendono riscattare l’immagine della nostra terra in quella piazza segnata dalla barbarie di pochi calabresi che non possono e non devono essere l’immagine della Calabria.
(nov. 2007)
Anticamente i titolari di Palazzo Zinnato erano i Paparatti
L'importante portale di Palazzo Zinnato/Paparatti risale al sec. XV (Foto Barritta)
(S. Libertino) A marzo del 2006 avevamo segnalato la scoperta nell'androne di Palazzo Cesareo in via Dardano di un grande disegno policromo dello stemma araldico della famiglia Pelliccia, apparso sul solaio durante i lavori di restauro. Il grande stemma è venuto fuori gradualmente mentre veniva leggermente raschiata la vernice bianca che lo ha tenuto nascosto per secoli. Ciò significava che anticamente i titolari del Palazzo, che sorge nel cuore del centro storico di Tropea,
erano i Pelliccia, una delle più antiche famiglie nobili tropeane.
Un'analoga scoperta, a distanza solo di pochi metri, in via Boiano, potrebbe restituire agli originari proprietari la titolarità del Palazzo Zinnato. Avevamo accolto nello scorso mese di luglio, durante la conferenza dell'Architetto Mario Panarello, nel contesto del 1° Festival Internazionale 'La Musica a Tropea tra Rinascimento e Barocco', la notizia che il Palazzo poteva essere assegnato alla famiglia Paparatti. Ciò si ricavava dallo stemma che appare sull'antico portale bugnato. Non si tratta di un disegno inciso su marmo, che è invece
usuale trovare sui portali della maggior parte dei palazzi nobiliari, ma sulla stessa pietra con la quale è lavorata l'importante cornice del portale. Il disegno è rovinato dal tempo perchè la pietra presenta delle erosioni che hanno appiattito e reso quasi illegibili i particolari dell'originaria incisione.
Abbiamo voluto fare una prima verifica sul campo a distanza ravvicinata e dobbiamo dire che i lineamenti del disegno attualmente visibile sul portale appaiono sovrapponibili a quello che è lo stemma araldico della famiglia Paparatti: d’azzurro caricato di un cardo sradicato a tre frutti dello stesso accompagnato da due papere al naturale.
La famiglia Paparatti ha goduto nobiltà in Tropea. Di origine incerta, il Candida Gonzaga lo annovera tra le famiglie iscritte al Registro delle famiglie nobili delle Piazze Chiuse del Regno. Il Toraldo nel suo elenco dei Sindaci della città ci riporta: Antonio nel 1609, Tiberio nel 1619 e 1625. Con Annibale Afflitto nel 1647, Francesco Paolo cede la carica al Vicere Carafa. Francesco nel 1649 e infine Giovanni Battista nel 1728 facendo estinguere detta famiglia con Antonio. La famiglia si trova anche ascritta nel registro delle famiglie nobili della città
del 1704 con Francesco.
In ambedue i casi, è utile notare come nel Palazzo Pelliccia e in quello Paparatti, vicinissimi tra di loro, sono stati rinvenuti sotto il manto dei rispettivi portoni due antichi granai romani, in perfetto stato di conservazione.
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La Famiglia Paparatti
Brevi considerazioni sulla Famiglia Paparatti (Paparatto)
L'opera dei Mormando in Calabria
(nov. 2007)
Domani sera, 15 nov., si inaugura "Sinuosità" una mostra che fa già discutere prima dell´apertura. Intanto qualcuno strappa i manifesti e le locandine dell´evento
Una delle opere in mostra dell'artista Pietro Fantasia
(F. Vallone) "È una pittura, la sua, che dilata le pupille e i polmoni..." così lo scrittore Rocco Cambareri scrive della poetica pittorica di Pietro Fantasia, pittore che proprio domani sera, alle ore 18,00, apre la mostra personale dal titolo "sinuosità", presso i locali espositivi dell´Archivio di Stato di Vibo Valentia in Via Palach con una vernissage e un vino novello denominato proprio "Sinuosità". Intanto lo stesso artista ha fatto sapere che molti dei manifesti e delle locandine che erano state affissi in città "sono stati improvvisamente rimossi, asportati o strappati,
da qualcuno che si è sentito, evidentemente, offeso dall´immagine raffigurata, un semplice nudo".
La mostra dal tema piccante di Fantasia è curata con il patrocinio del Comune di Vibo Valentia, assessorato alla Cultura e dell´Amministrazione Provinciale di Vibo Valentia. Fantasia, noto artista di Lagonegro, da anni residente a Vibo, ha al suo attivo numerose esposizioni pittoriche e grafiche in Italia, a Messina, Bari, Firenze, Lecce, Piacenza e all´estero, in importanti gallerie d´arte e sedi istituzionali. Come si è già detto quelli che il pittore Pietro Fantasia espone nelle sue tele, in questa mostra dal titolo "Sinuosità", sul tema dell´erotismo, sono i segni della
memoria che riaffiorano prorompenti e improvvisi nello spazio metaforico. Sono semplici piccioni, pesci, galli, buchi della chiave e mille altri simboli che rimandano ad un significato altro. Sono i segni di una sessualità velata e di un erotismo mascherato tra la normalità delle forme più comuni, caricati da profonde concettualità di un mondo oppresso da tabù, preconcetti e falso perbenismo.
Un mondo, quello dipinto da Pietro Fantasia, molte volte sbirciato con velato rossore attraverso i simbolici buchi della chiave o i piccoli squarci di giornale, che si aprono su una tematica, quella del sesso, per molti difficile da affrontare.
La mostra "Sinuosità" si concluderà il prossimo 30 novembre.
(nov. 2007)
COME ERAVAMO. Un'antica foto della tipografia vescovile 'Sacro Cuore'
Tropea, 1925. Il personale preposto alle attività lavorative presso la tipografia vescovile 'Sacro Cuore' (Coll. privata)
(S. Libertino) E' una foto scattata da Gaetano Cortese nel 1925 nella sede dell'antica stamperia vescovile, negli scantinati della casa vescovile di largo Vaccari. E' l'insieme del personale che in quel tempo svolgeva le mansioni tipografiche. In piedi da sinistra: Pietro Fantauzzi, Gioacchino Fantauzzi, Nicola Lorenzo; a terra: Mazzara e Gaetano Cortese.
Il 9 settembre 1921 nella sede vescovile di Tropea si insedia l'orionino Mons. Felice Cribellati. Il nuovo vescovo si accorge che negli scantinati dell'edifico sono custodite macchine ancora funzionanti di una precedente stamperia. E per attivarle ha idea di rivolgersi all'istituto di don Orione per avere una persona capace di mettere in moto una nuova tipografia.
Nel 1922 si presenta il sig. Pietro Fantauzzi, che dopo qualche mese viene raggiunto dal fratello Gioacchino, proveniente dallo stesso istituto. I fratelli alloggiano in un padiglione della stessa casa del vescovo.
Ben presto l'attività ha inizio con la stampa dei 'Bollettini' della Diocesi di Tropea e di Nicotera. E' nata la nuova tipografia vescovile 'Sacro Cuore'. Segue la stampa di una serie di opuscoli e libretti: corone di preghiere per le novene in onore ai Santi venerati nelle parrocchie della città, Maria SS. Immacolata, Santa Maria dell'isola, San Giuseppe, Madonna di Romania, Santa Domenica, Vergine delle Grazie, Maria SS. del Carmelo, Santa Maria Maddalena, San Nicola di Bari, ecc..
Le attività si moltiplicano di giorno in giorno, richiedendo l'aggiunta di altro personale. Arriva il sig. Nicola Lorenzo, ma anche i sig. Mazzara e Gaetano Cortese. Al nome 'tipografia' si aggiunge quello di 'cartoleria'. L'esercizio si occupa di avvisi di ogni genere, biglietti da visita, locandine, ed anche giornali, riviste e veri e propri opuscoli d'arte, di storia e biografie, ecc.
I fratelli Fantauzzi continuano a vivere nella casa vescovile fino a quando, negli anni 30, si sposano con due sorelle appartenenti alla famiglia Molina. Nicola Lorenzo si sposa con la quattordicenne Restituta (alla data della foto deve ancora nascere), figlia di Gioacchino Fantauzzi.
La tipografia continuerà a macinare lavoro fino agli anni sessanta.
(nov. 2007)
Incontro con il Santo Padre delle confraternite che operano in Italia. C'era anche la confraternita "Maria Santissima delle Grazie e delle anime Sante del Purgatorio", con sede a Santa Domenica di Ricadi
Roma - Piazza S. Pietro. La confraternita "Maria Santissima delle Grazie e delle anime Sante del Purgatorio"
(F. Saragò) Il 10 novembre scorso in piazza S. Pietro a Roma, si sono radunate le tante confraternite che operano in Italia per l'incontro con il Santo Padre. Una piazza gremita che contava oltre 40.000 confratelli in rappresentanza delle circa 2000 confraternite presenti. Un tripudio di mantelline e gonfaloni che segnavano un arcobaleno di colori, ma anche di suoni provenienti dal rullio dei tamburi e dalle musiche d'organo. Una folla festante, ma nello stesso tempo composta nella profonda fede che da sempre li contraddistingue. L'evento ha preso il via nella prima mattinata con l'indirizzo
d'omaggio al Pontefice rivolto dal Vescovo Armando Brambilla, ausiliare di Roma e delegato della Conferenza Episcopale per le Confraternite, seguito dalla cerimonia religiosa e dal discorso del Papa che ha messo in risalto, tra l'altro, l'importanza del ruolo che le confraternite hanno esercitato nelle comunità cristiane sin dai primi secoli dello scorso millennio.
In Italia esistono circa 6.000 confraternite attive che contano oltre un milione e mezzo di aderenti, il 50% dei quali localizzati al sud e nelle isole.
Tra le confraternite presenti a Roma c'era anche la confraternita "Maria Santissima delle Grazie e delle anime Sante del Purgatorio", con sede a Santa Domenica di Ricadi. La confraternita conta oltre 1.400 associati e oltre a custodire le tradizioni religiose, proprie della comunità locale, ha tra i propri compiti una sorta di attività di mutuo soccorso che si attiva al momento del decesso dei propri affiliati, sopperendo ai costi del funerale attraverso l'offerta gratuita dei servizi funebri.
Alla guida della confraternita, dal 1969, in qualità di Priore, c'è Giulio Schiariti, figura storica dell'associazione religiosa, che per l'occasione ha guidato la delegazione della confraternita a Roma, delegazione composta tra l'altro da Agostino Schiariti, Antonio Pontoriero, Francesco Rizzo, Antonio Pirrio, Pasquale De Carlo, Rosa Di Costa e Giuseppe Acanfora.
Al ritorno da Roma tutti sono visibilmente soddisfatti per aver partecipato ad un evento che rimarrà nella storia della chiesa e della corporazione delle confraternite, guidata a livello nazionale da Francesco Antonetti.
"E' la prima volta in assoluto che viene organizzato un evento di questa portata - ha dichiarato Giulio Schiariti - un appuntamento al quale non abbiamo voluto mancare e che ci ha arricchito interiormente. E' stata un'occasione di confronto con le tante congreghe provenienti da ogni parte d'Italia e ciò ci ha consentito di apprendere quanto sia preziosa ed attuale l'attività delle Congreghe. Le nostre fatiche sono state, inoltre, gratificate dalle toccanti parole del Santo Padre". Lo stesso Schiariti ha poi colto l'occasione per ringraziare il coordinatore delle Confraternite della Diocesi, prof. Antonio
Tripodi, che con la sua solerte azione riesce a coinvolgere sapientemente le oltre 60 confraternite diocesane in un'attività sinergica.
Prossimo appuntamento per la Congrega di Santa Domenica, il 4, 5 e 6 aprile a Lourdes, dove si svolgerà il raduno internazionale delle confraternite che vedrà coinvolti Italia, Francia, Spagna e Germania, un ulteriore occasione di confronto e di crescita sociale e spirituale.
(nov. 2007)
Summit mafioso a San Costantino di Briatico.... ma è solo una fiction
Il cast di 'Gente di mare 2'
(F. Vallone) 'Gente di Mare 2' continua a mostrare su Rai Uno, Briatico, Pizzo, Tropea, Parghelia e gli altri nostri bellissimi luoghi della Costa degli Dei anche se tra sparatorie, omicidi, rapine, minacce e mille altri fatti di cronaca. La scorsa puntata, la dodicesima, e quella precedente, hanno mostrato, quale location del summit mafioso capeggiato da Carmine Amitrano, gli interni della raffinata “Villa Anticaglie” della famiglia di Giovanbattista Marzano a San Costantino di Briatico. Nel film Villa Anticaglie (o Anticaglia) è denominata per motivi di copione “Villa Vinicia”. Nelle immagini di Gente di Mare 2 abbiamo potuto ammirare i sontuosi arredi, originali del settecento,
arredo della villa. Due salotti, specchi dorati, bellissime vetrate Liberty decorate da pavoni e motivi floreali, quadri di avi antichi e mille ninnoli d’argento.
La costruzione originaria di Villa Anticaglie, del Settecento, era destinata all'uso dell'avo dell'attuale proprietario per il periodo della caccia. Una ricca villa di campagna anche se in realtà la costruzione prendeva il tipico nome di "Casino di Caccia". Tutto attorno il vasto feudo della Villa era percorribile a cavallo e giungeva da una parte fino al paese di Briatico Vecchia, distrutto dal terremoto del 1783, e dall'altra al borgo di Potenzoni. Un paesaggio che si presenta particolarmente ricco di colture di gelso, piccolissime pere, melacotogne, rose antiche e mille altri frutti della natura che ancora oggi testimoniano la ricchezza del luogo.
Oggi parte della Villa è stata trasformata in un accogliente agriturismo con 60 ettari di superficie coltivata a uliveto, vitigno e varie colture orticole. Villa Anticaglie, dopo giorni e giorni di set e riprese, oggi riprende la vita di sempre nel binomio della semplicità dell’agricoltura e della raffinatezza del sontuoso mondo nobiliare. Gli interni della Villa, già nel 2002, erano stati utilizzati per un raffinato servizio fotografico di moda della rivista tedesca “Maxì”.
La padrona di casa, signora Annamaria Santariga Marzano, sembra quasi abituata a queste piacevoli intrusioni e accoglie, negli antichi salotti, attori, operatori, registi, modelle e fotografi, con la gentilezza che la contraddistingue, offrendo inediti pasticcini preparati seguendo ricette ritrovate su antichi manoscritti e prelibati rosoli fatti in casa con le erbe e i frutti del luogo.
(nov. 2007)
Anteprima nazionale del Docufilm di Ella Pugliese 'Di Genti e di Giganti - Storie a pelo d'acqua di Calabria'
Foto di scena del film documentario "Di genti e Giganti - Storie a pelo d'acqua di Calabria"
Il Comune di Ricadi (VV) nell'ambito del progetto di promozione e valorizzazione dell'offerta turistica e di rilancio dell'identità culturale del territorio di Capo Vaticano "I Giganti Del Mediterraneo", presenterà in anteprima nazionale sabato 1 dicembre 2007 alle ore 18 presso il locale palazzetto dei congressi, il docufilm "Di genti e Giganti - Storie a pelo d'acqua di Calabria" della giovane regista Ella Pugliese.
Il documentario, realizzato con i fondi messi a disposizione dalla Comunità Europea, racconta attraverso una ricognizione antropologica, sociale e culturale del territorio, le sue contraddizioni e la sua struggente bellezza. Capo Vaticano è uno di quei posti magici, misteriosi, che tolgono il respiro. Da tempi antichi si veniva qui a interpretare venti e onde, a leggere vaticini e propiziarsi il mare. Oggi si viene in vacanza, a prendere il sole tra le calette di Praia 'e focu e a guardare il tramonto sotto al faro. Il documentario ci racconta tutto questo attraverso le voci e i volti degli abitanti, per primi gli anziani, depositari di memorie e saperi antichi.
L'autrice sceglie di focalizzare le interviste agli anziani sui loro ricordi d'infanzia, per costruire un quadro vivido del passato recente di queste terre. L'orma indelebile dei giganti, del tempo, della storia; la traccia leggera lasciata dall'individuo sulla terra, che a volte si fa solco, a volte crepa costituiscono l'anima, la vita segreta, il fascino di un luogo.
La giovane autrice Ella Pugliese
Ella Pugliese (Roma, 1974), laureata in lingue, master in mediazione culturale, antropologia visuale e tecniche di regia e montaggio, vive ormai da molti anni a Berlino, dove lavora come traduttrice e autrice freelance, ricercatrice sui temi di migrazione e asilo, regista. Ha vinto alcuni premi e awards, in particolare l'argento per il documentario dello ZIFF 2007 (Zanzibar International Film Festival) e il premio per il miglior film di autore non africano al Black International Film Festival di Berlino nel 2006. Tra i lavori precedenti ricordiamo qui "Playing Cambodia", un film documentario sulla Cambogia del dopo Pol Pot, che sul filo rosso dei giochi praticati da grandi e bambini
con fantasia, accanimento e voglia di evasione ci porta in viaggio lungo un paese alle prese con un passato agghiacciante e terribilmente vicino.
Il Trailer del Docufilm
(nov. 2007)
Zeppola... non solo dolce. Natale a Vibo si apre con la zeppolata del 15 dicembre (F. Vallone) La ricetta più comune vuole che la zeppola debba essere preparata con un chilo di patate bollite, ottocento grammi di farina, lievito di birra, sale, acqua tiepida e uva sultanina, anche se per molti i zippuli sono semplici, povere frittelle di sola farina impastata con un poco di sale e lievito. In tutta la Calabria si usano preparare, con la scusa e in nome della devozione e
della tradizione, nel periodo festivo tra Natale e Capodanno. Il termine arriva, secondo il glottologo tedesco Gerhard Rohlfs, dal periodo tardo latino e rimanda a "dolce fatto di pasta e miele". Lo studioso Luigi Accattatis, nel Vocabolario del Dialetto Calabrese, traduce in diversi modi la parola zeppola: zippula, grispella, pittula, mentre in altre aree della Calabria il nome varia in pittulèlla, coculeja, grispelluzza, pittulilla, pittula, grispella, pittulicchia, curuicchia o grispedda. Per Cofaccino, in omaggio alle consuetudini tradizionali calabresi, le zeppole "sono santificate dal costume dei romani, e dai lieti auspici della famiglia, che esso vi annette. Le inaugura il pater familias nella vigilia di Natale
tenendo un po´ la padella sul fuoco quando si comincia a friggerle, oppure gettando nell'olio caldo il primo pezzetto di pasta a questo uso preparato." Questo impasto viene di volta in volta sapientemente accoppiato a elementi più nobili che conferiscono, a piacimento, un sapore dolce o salato. Molti detti popolari calabresi ricordano che, arrivato l'otto dicembre, il giorno dell'Immacolata, bisogna iniziare a impastare e friggere le prime zeppole: "A 'Mmaculata a prima padejata" oppure "A 'Mmaculata ogni casa na padejata".
Quando anche i detti scandivano un virtuale calendario, questi modi di dire sulle zeppole servivano come soglia, per delimitare l'inizio del tempo della festa. Per altri queste sconosciute zeppole arrivano dal periodo dei Saraceni, in realtà è probabile che provengano da culture più antiche e lo dimostrano le tante forme arcaiche di lavorazione che ancora oggi si portano appresso. Zeppole dolci e salate, di farina e di patate, zeppole di San Giuseppe, zeppole a vento, zeppole di Carnevale, di Natale... sono tante le variazioni sul tema zeppole, con uva passita di zibibbo, con miele, con zucchero, o con le sarde o acciughe salate.
Un´antica ricetta calabrese, recuperata in un manoscritto, la vede fritta con un ripieno di ricotta caprina, fresca o salata. Dolci o salate, calde o fredde, le zippule vengono sempre preparate nel cavo della mano dove, come in uno scrigno, vengono poggiate per essere formate prima di essere immerse nell'olio d'oliva bollente o nello strutto fumante. Curioso notare come in molti paesi della Calabria sia ancora oggi naturale preparare le zippule nella stessa identica e arcaica forma di come si prepara da centinaia di anni, nei paesi di lingua tedesca, il famoso brezel (dal lat. Brachium) tipico pane di forma particolare (due braccia conserte) che secondo la tradizione porta fortuna, auspica felicità e buone nove.
(nov. 2007)
La Calabria di Escrivà tra presente e memorie. Un singolare racconto della nostra terra nel nuovo libro della scrittrice e giornalista Assunta Scorpiniti (F. Vallone) È uscito. Un nuovo, interessante, racconto della nostra terra è quello che emerge dalle pagine del volume "La Calabria di Escrivà. Un vero e proprio viaggio sulle tracce del fondatore dell'Opus Dei", della giornalista e scrittrice Assunta Scorpiniti, da poco pubblicato dalla casa editrice cosentina "Progetto 2000".
Si tratta di un percorso tra i luoghi e la memoria dello storico viaggio compiuto nella nostra regione dal santo spagnolo canonizzato nel 2002 da Giovanni Paolo II: san Josemarìa Escrivà, che, per gettare le fondamenta del lavoro apostolico nel Sud d'Italia, vi giunse nel 1948 a bordo di una vecchia Aprilia modello 438, in compagnia del rettore della chiesa romana di Santa Cecilia, Umberto Dionisi, di don Alvaro del Portillo (sarà il suo successore), dell'avvocato spagnolo Alberto Taboada e di un giovane professore calabrese, Luigi Tirelli Barilla. Una ricostruzione puntuale, resa con ampi riferimenti ai nostri paesaggi, consuetudini e tradizioni, al senso religioso dell'epoca e al contesto socio-culturale della Calabria
contadina del secondo dopoguerra, a cui l'autrice fa seguire il racconto delle espressioni, dei sentimenti e delle storie di vita legate alla diffusione tra la gente calabrese del rivoluzionario messaggio di Escrivà: santificando il lavoro e la normale vita di ogni giorno è possibile una "santità a portata di tutti", e, quindi, la perfezione del cristiano. Tutto ciò ha impegnato per tre anni la scrittrice e giornalista che, in una sorta di "viaggio nel viaggio", si è messa sulle tracce del fondatore dell'Opus Dei per cercare testimonianze, memorie e tentando di stimare con cognizione, obiettività, e, soprattutto, oltre ogni pregiudizio e le idee, spesso sbagliate, sull'Opera (com'è abitualmente chiamata) da lui fondata
nel 1928 e che oggi, fra gli 85 mila fedeli sparsi nei cinque continenti, annovera molti "figli" calabresi (la Calabria è anche la regione d'Italia con il maggior numero di strade, piazze, strutture pubblici e sacre immagini e lui dedicate). I vari aspetti del racconto e dell'indagine sono indicati nella prefazione, recante la prestigiosa firma di Joaquìn Navarro-Valls: "L'autrice del libro - scrive l'ex portavoce di papa Woityla - ha dato prova di un eccezionale intuito per una singolare capacità di ricostruzione ideale della presenza di un santo in una regione italiana piuttosto lontana da quella spagnola dell'Aragona.…dalle interviste, avute con i figli spirituali di San Josemarìa, la nostra amica calabrese ha saputo
cogliere i valori essenziali, le buone qualità, le virtù umane che egli predicò e praticò e le siamo grati per le parole amabili, i giudizi discreti e le sorridenti battute dell'uomo che Dio aveva scelto per ricordare ai nostri giorni terreni la speranza cristiana di trasformare questo mondo in un'anticamera del Cielo".
Assunta Scorpiniti ha recentemente incontrato Navarro-Valls a Roma, al quale ha consegnato il volume e con cui si è intrattenuta in un amichevole colloquio, oltre che sui contenuti del testo, sugli anni trascorsi dallo stesso Navarro-Valls accanto a Giovanni Paolo II e sulla sua idea, positiva, della Calabria e dei calabresi. Della nostra regione, la Scorpiniti ha parlato anche con il Prelato dell'Opus Dei, mons. Javier Echevarrìa, che, in un altro incontro avvenuto nella casa prelatizia di viale Bruno Buozzi, le ha rivelato particolari inediti del legame che con essa aveva il fondatore dell'Opus Dei, manifestando apprezzamento per l'indagine svolta e il viaggio compiuto sulle tracce del santo spagnolo dalla giornalista e scrittrice calabrese.
Un itinerario, spiega lei stessa nell'introduzione al volume, nato da un grande amore per la propria terra e da una forte esigenza di capire che, attraverso la sua scrittura, diventa un racconto della Calabria: "Mi piace stare con la gente, ascoltarla e dare voce alle sue storie, che il più delle volte non sono storie di eroi o di grandi personaggi, ma d'individui che con il loro vissuto ci offrono delle chiavi di lettura di questo tempo e di quello appena trascorso, ma anche dei fenomeni, di una cultura, della società; di una fede, come in questo caso, con l'uomo sempre al centro".
Il volume appena pubblicato, illustrato da due album fotografici, è diviso in varie sezioni: "Verso El Padre", con la genesi del libro; poi la memoria del viaggio, ricostruita con la testimonianza raccolta dalla viva voce di quel giovane professore, e cioè Tirelli Barilla, che, tra l'altro, è stato il primo italiano dell'Opus Dei ad essere ordinato sacerdote ed ha seguito con affettuosa partecipazione il lavoro dell'autrice; quindi gli itinerari e gli incontri con corregionali delle più diverse condizioni e situazioni, nel contesto del "viaggio nel viaggio" svolto in andata (Scalea, Amantea, Paola… fino a Reggio Calabria) e al ritorno (Soveria Mannelli, Rogliano, Rende… ), da cui sono scaturite le storie e la descrizione di un cammino di
fede considerato da una visuale antropologica; infine, la presenza di famiglie e persone "amiche" del santo spagnolo nel più ampio contesto regionale (c'è anche il racconto di un "miracolo" calabrese avvenuto nella zona di Roggiano Gravina) e nell'ambito del lavoro apostolico che continua e si fa sempre più importante.
Il tutto è reso nello stile che contraddistingue la scrittura di Assunta Scorpiniti e il suo ormai lungo racconto delle tante Calabrie (dei paesi, delle tradizioni, dei migranti, della solidarietà, delle donne e della cultura della terra e del mare…), pubblicato nei suoi libri, su riviste e sulle pagine culturali dei più importanti quotidiani regionali: uno stile che, come afferma il critico letterario Pasquino Crupi, armonizza in originale sintesi, narrativa, giornalismo e saggistica.
Il volume " La Calabria di Escrivà " scritto da Assunta Scorpiniti e pubblicato dall'Editoriale Progetto 2000 sarà presentato in anteprima nazionale a Cosenza, il prossimo 5 dicembre, presso Cinema Teatro Italia, alle ore 17.30. La manifestazione, organizzata dalla Biblioteca Civica di Cosenza, dall'Accademia dei Fiumi e dall'Istituto Culturale Universitas Vivariensis, si svolgerà nell'ambito della Settimana Regionale delle Biblioteche promossa dall'Assessorato alla Cultura della Regione Calabria. Oltre a quello dell'Autrice, ci saranno gli interventi di mons. Domenico Crusco (Vescovo della diocesi di San Marco Argentano-Scalea), del prof. Pasquino Crupi (critico letterario e storico della letteratura calabrese), dell'editore
Demetrio Guzzardi, del prof. Alberto Torresani (Docente di Storia della Chiesa presso l'Università della Santa Croce di Roma), del dott. Luigi Altomare (Segretario Generale del Campus Biomedico di Roma).
(nov. 2007)
Riparte il Tropea Film Festival
Il banner della manifestazione sulla facciata dell'Antico Sedile
(AGIM/7/12) Dopo il successo oltre misura ottenuto dalla prima edizione 2007 del Tropea Film Festival, l’organizzazione, in collaborazione con la Società Porto di Tropea, è già impegnata in un intenso lavoro teso a migliorare ed ampliare la manifestazione. L’Associazione Culturale Tropeana ha messo a punto il nuovo regolamento in linea su un rinnovato e ampiamente tecnicizzato sito www.tropeafilmfestival.it che ha visto già le prime iscrizioni.
Le novità sono molte. Innanzitutto, i giorni che saranno ben otto, dal 23 al 30 agosto 2008. Il primo e l’ultimo saranno due serate di spettacolo puro e premiazioni; quelle centrali saranno, invece, interamente dedicate, per circa due ore e trenta, alle proiezioni dei film scelti da apposite giurie selezionatrici. Stando al nuovo regolamento, potranno partecipare lungometraggi a tema libero (di durata non inferiore ai 60 minuti e non superiori ai 120); corti a tema libero (non oltre i 15 minuti); documentari sulla Calabria (massimo 30 minuti) e, questa la novità della seconda edizione, un’ulteriore sezione riservata ai corti Dedicati al Mare (15 minuti), un omaggio a Tropea che ospita l’evento ed al luogo principe delle proiezioni che rimane il Teatro del Porto di Tropea.
Il Presidente e Direttore Artistico del Festival, Bruno Cimino, sta valutando l’opportunità di internazionalizzare l’evento 2008 cercando di coinvolgere, grazie a particolari programmi comunitari, i paesi dell’Unione Europea. Inoltre, è allo studio di fattibilità, un Villaggio del Festival all’interno della struttura portuale, ossia una sorta di area dedicata agli incontri con gli artisti presenti, allo scambio e vendita di prodotti per lo più legati alla cultura cinematografica ed alla diffusione di nuove idee e progetti.
Molto interessante, quindi, il programma della nuova edizione del Tropea Film Festival. Gli organizzatori si dichiarano, comunque, particolarmente soddisfatti per il successo riscosso la scorsa estate che ha portato a Tropea grandi personaggi del cinema nostrano, da Mimmo Calopresti, a Ninetto Davoli, a Giuseppe Zeno, oltre ad una rosa di trentaquattro film finalisti che avrebbero meritato di essere tutti premiati. Tra i risvolti positivi del dopo festival dobbiamo ricordare che proprio in questi giorni si stanno concludendo le riprese del film “E’ tempo di cambiare” del regista Fernando Muraca, finalista al Festival con il corto “Ti porto dentro”. Inoltre la televisione russa ha chiesto uno stralcio delle serate dell’evento tropeano 2007. Infine, i risultati
del dibattito su “Realtà e futuro del cinema italiano”, svoltosi presso la Biblioteca Comunale il 24 agosto scorso, sono stati inseriti nelle audizioni del Senato della Repubblica quale contributo alla nuova legge sul cinema ancora in discussione.
(dic 2007)
Potenzoni Capitale del Presepe... ma non solo
Uno dei presepi artigianali in mostra presso la famiglia Calzone
(F. Vallone) Da qualche giorno una bella locandina stellata, dalle tonalità blu, azzurre e oro, campeggia sui muri del vibonese. È un manifesto della comunità di Potenzoni, guidata da Padre Lorenzo Di Bruno, parroco del paese, che invita a partecipare al "Natale a Potenzoni" edizione 2007. Anche quest'anno il piccolo paese, frazione di Briatico, accoglie con delle iniziative comunitarie e di animazione culturale. Tra le interessanti iniziative una mostra di presepi con concorso denominato "Più bel Presepe"
e un "Concorso della Poesia di Natale".
Per quanto riguarda il concorso poetico, il regolamento prevede che la poesia debba essere consegnata in duplice copia; una copia in busta chiusa con nome ed indirizzo, l'altra in carta libera senza riportare i propri dati.
Il premio per il primo classificato di ogni concorso sarà di 400,00 euro, per il secondo classificato 300,00 euro e per il terzo 200,00 euro. Una medaglia verrà consegnata a tutti i partecipanti dei due concorsi. La quota di partecipazione è di 10,00 euro.
La mostra dei presepi, già aperta al pubblico dall'8 dicembre, sarà visitabile, tutti i giorni, dalle ore 16,30 alle 20, 30.
Il prossimo 16 dicembre avrà inizio la tradizionale "Novena di Natale" con suoni e canti per le vie del paese, mentre giorno 23 è prevista una tombolata per tutti gli anziani del paese. La tombolata aperta a tutti si svolgerà, invece, il 26 dicembre e sarà affiancata da un buffet e da uno spettacolo di karaoke. Il programma di "Natale a Potenzoni 2007" prosegue poi con la premiazione dei partecipanti ai concorsi, prevista per il 30 dicembre, e si concluderà, con la chiusura delle feste di Natale, il 6 gennaio, con una zeppolata e una "curuijjiata", se così si può dire. Al di là del programma ufficiale voluto da Padre Lorenzo, per tutti coloro che si troveranno a passare per Potenzoni, vogliamo segnalare un'ulteriore "Mostra di Presepi Artigianali", aperta al pubblico, presso la famiglia Calzone.
(dic 2007)
Anche se sotto un forte temporale la processione di Nicotera Marina mantiene anche quest'anno l'antica tradizione dell'incontro con il mare
Nicotera Marina. L'incontro con il mare della Vergine Maria Immacolata
(F. Vallone) Un grande sentimento popolare, una forte religiosità che riaffiora e traspare prorompente nel giorno speciale della festa. La processione della madonna Immacolata dell'otto dicembre per le strade della Marina di Nicotera diventa ogni anno un evento che si rinnova nel rito e che attira tantissima gente proveniente da tutta la Calabria. Un rituale antico, arcaico e marinaro, che vede la madonna solcare le strade del borgo, una processione devozionale che evidenzia successivamente e improvvisamente un luogo soglia,
un vero e proprio simbolico confine, in cui la madonna viene consegnata alla comunità dei pescatori. Pescatori secolari, scalzi, rudi, prorompenti, che prendono la madonna in consegna al grido collettivo di "viva Maria, viva Maria" e la portano in mare, in acqua e in processione, portata a spalla, per quell'incontro speciale della Vergine Maria con il mare, con il loro mare di sempre.
Quest'anno a Nicotera Marina il tempo è stato veramente inclemente: acqua da tutti i lati, pioggia e mare che s'incontravano, un mare grigio e marrone, in burrasca, minaccioso, e da sopra il cielo una pioggia battente che ha voluto bagnare tutto e tutti. La gente, i fedeli, i pescatori, con la madonna velata da un grande telone, trasparente e svolazzante al vento, hanno voluto effettuare ancora una volta, come vuole l'antica tradizione, il rito processionale. Lo stesso di sempre anche con i tuoni che si confondevano con i botti, con i lampi che si confondevano con i bagliori dei fuochi d'artificio, con l'acqua del mare che si confondeva con l'acqua piovana.
(dic 2007)
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'World Peace Concert', un DVD per i bimbi della Zambia (Ansa/31/10) E' ora anche un dvd ''The World Peace Concert'', il concerto di beneficenza tenutosi lo scorso 17 gennaio a Roma nella Basilica di Santa Maria degli Angeli per una raccolta di fondi a favore dei bambini dello Zambia. Il dvd ripropone il concerto di musica lirico-sinfonica sacra tenuto dalla soprano Ines Salazar (la Tosca nel concerto per il centenario insieme a Luciano Pavarotti) con la Schola Cantorum Santa Maria degli Angeli e l'Orchestra Nuova Filarmonica di Roma, dirette dal maestro Osvaldo Guidotti.
Anche il ricavato della vendita del dvd contribuira' alla costruzione di una scuola di agricoltura a Solwezi, a nord della capitale Lusaka, di un centro medico attrezzato e di una casa per volontari. L'iniziativa benefica e' promossa dall'Associazione calabrese ''Bridge of Solidarity Pro Zambia'' che sostiene in loco la missione delle Suore Battistine, presente in Zambia da 45 anni. Alla presentazione del dvd erano presenti la soprano Ines Salazar, non nuova ad iniziative umanitarie di questo tipo, e il vescovo emerito di Mileto, Nicotera e Tropea Mons. Domenico Cortese. Al concerto di gennaio, invece, fu ospite d'onore Rudolph Giuliani, candidato alla presidenza degli Usa.
Argomento correlato
Concerto 'Calabria pro Zambia - Bridge of Solidarity'
Protezione Civile: Gruppo Comunale Volontariato a Tropea ((AGI/1nov.) Costituito a Tropea il gruppo comunale di volontariato di protezione civile. L’iniziativa e’ stata annunciata stamattina in una conferenza stampa convocata nel palazzo comunale dal sindaco Antonio Euticchio che ha designato come coordinatore l’assessore Pisera’ ed ha illustrato le finalita’ alla luce dell’alto rischio idrogeologico del territorio e l’allarme che si e’ diffuso tra i cittadini dopo la recente frana della rupe. Pisera’ ha informato che il Comune si e’ dotato del regolamento per la costituzione del Gruppo Comunale
di Protezione Civile e, mediante avviso pubblico, sta per divulgare un bando, la cui scadenza e’ fissata per il 28 novembre, per selezionare cittadini volontari per formare il gruppo.
Possono aderire cittadini di ambo i sessi maggiorenni disponibili ad impegnarsi, senza fini di lucro o a vantaggio personale, nell’ambito della protezione civile ‘intesa prevalentemente nel suo piu’ ampio e attuale concetto di ‘Sicurezza Civile’ con l’obiettivo di salvaguardia e di tutela civica’.
Tra le attivita’ specifiche del gruppo di volontariato: la previsione, la prevenzione e il soccorso in caso di calamita’ e di emergenze che interessano il territorio; il controllo del territorio, con l’attivazione tempestiva degli organi preposti; coordinamento di eventi. Basilare anche un’azione finalizzata a sensibilizzare i cittadini al rispetto del territorio e dell’ambiente, mediante corsi di formazione e campagne informative. Utile anche il coinvolgimento delle scuole per la diffusione della cultura della Protezione Civile.
I volontari che avranno i requisiti richiesti saranno ammessi temporaneamente al gruppo e permanentemente solo dopo la frequenza e il superamento di un corso di formazione organizzato a cura del Comune.
Il coordinatore, nel ricordare che esistono due soli gruppi comunali di protezione civile sul territorio, a Mongiana e a Vazzano, ha evidenziato che nel recente incontro avvenuto a Mongiana con Bertolaso e’ emerso che il territorio e’ dotato dal punto di vista legislativo ma non di quello operativo percio’ ogni sforzo deve essere rivolto verso l’acquisizione di una concreta operativita’.
Il Volontariato di Protezione Civile Calabria
Un eretico si prepara a morire bruciato vivo
In un antico registro inquisitorio siciliano, il nome di un prete tropeano, Jacobo Cortez, condannato nel 1572 a Palermo ad essere bruciato vivo in piazza
(S. Libertino) Uno dei pochi registri dell'inquisizione ci è pervenuto grazie alla scoperta nel 1880 da parte dello storico siciliano Vito La Mantia, di un manoscritto (Ms. Qq. F. 239) che giaceva tra gli scaffali della biblioteca di Palermo. Si tratta di un lungo elenco di almeno 457 episodi circostanziati accaduti dal 1487 al 1732 in Sicilia durante l'inquisizione palermitana. Le liste in questione furono trascritte da suo figlio Giuseppe e pubblicate nel 1882 nel volume
'Origine e vicende dell'inquisizione in Sicilia', Torino, per i F.lli Bocca, e successivamente, nel 1886 in 'Rivista storica italiana'. Nel 1977 il volume è stato ristampato da Sellerio.
Dal 2005 è possibile scorrere le pagine dell'importante documento sulla Rete nel sito Camillaonline.com
Una testimonianza davvero inquietante che prova e comprova che per oltre due secoli l'inquisizione siciliana infierì con spietatezza attraverso roghi, torture, stragi, passando al setaccio l'intera Isola, grazie a un imponente apparato di spie, mettendo a morte l'uno dopo l'altro una enorme folla di poveri diavoli, bruciati vivi a singoli o a gruppi.
Nella premessa, viene dato il significato alla denominazione testuale delle categorie dei condannati, nelle varie fasi e nelle modalità delle esecuzioni sentenziate di volta in volta dagli inquisitori:
“Rilassati” sono i condannati “rilasciati”, cioè consegnati, al “braccio secolare”, vale a dire alla giustizia civile per l’esecuzioni della sentenza pronunciata dagli inquisitori. “Rilassati in statua” vuole dire bruciati in effigie. “Rilassati in persona” significa bruciati vivi. I “morti rilassati” erano quegli accusati già deceduti di cui si riesumavano le salme per bruciarle. “Rilassi” (relapsi) erano gli accusati che avevano abiurato ed erano poi ricaduti nell’errore: il più delle volte, ebrei (e in misura minore protestanti o maomettani) costretti alla conversione al cattolicesimo, che seguitavano in segreto a seguire i precetti della loro fede.
Nella parte terza, al numero 284, era incappato un poverocristo di Tropea, un certo:
'D. Iacobo Cortes nativo de Tropea, sacerdote di messa, cappellano della chiesa di S. Giovanni alla porta di Carini di Palermo, avendo abiurato la setta luterana in Napoli a 6 gennaro 1558 e riconciliato alla S. Sede, poi venne in Palermo e fatto cappellano della detta chiesa, ricaduto nelli stessi errori, fu per sentenza letta a primo giugno 1572 rilassato in persona nella Piazza Bologna, giorno della Trinità, e dopo d'essere affogato, fu il suo corpo brugiato allo Ciardone.'
ARGOMENTO CORRELATO:
Frà Teofilo Scullica, inquisitore
Gaetano Fazzari (7.10.1856 - 13.7.1935)
Un importante studio di Filippo Spagnolo e Teresa Marino sul giornale di matematica 'Il Pitagora' (1895-1919), il cui ideatore e direttore fu l'insigne matematico tropeano Gaetano Fazzari
(S. Libertino) Gaetano Fazzari era nato a Tropea, in Largo Guglielmini, il 7 ottobre 1856. Fu un insigne matematico che si distinse non solo in Italia per i rigorosi studi scientifici perseguiti incessantemente durante l'intero
arco della vita nel campo delle scienze matematiche fino ad essere di queste, inusuale nel suo tempo, validissimo storiografo e nel contempo uno dei primi propositori di tali materie nel mondo scolastico ai fini di una didattica migliore.
Conosciuto ed apprezzato in campo internazionale, fece conoscere agli studiosi italiani i matematici del tempo emergenti in campo europeo: una sorta di missione galluppiana quella del Professore tropeano applicata alle scienze matematiche di fine ottocento. In tale quadro fu assertore convintissimo di due principi, che per migliorare la didattica della matematica nelle scuole superiori, sarebbe stata indispensabile una più adeguata professionalità/preparazione dei rispettivi docenti e l'immissione nei programmi scolastici della Storia della Matematica, materia questa di cui invocava necessario uno specifico corso di laurea.
Il suo pensiero al riguardo fu fatto circolare nei vari circuiti scolastici tramite "Il Pitagora", periodico mensile di Matematica per gli alunni delle scuole scondarie (così recitava il sottotitolo della testata), da lui fondato e diretto nel 1895 ad Avellino. In realtà, fin dai primi fascicoli, il giornale prese piede in ogni scuola del Regno e costituì una sorta di tavola rotonda virtuale cui parteciparono non solo studenti ma soprattutto docenti fino ad identificarsi, per ben un quarto di secolo, in un "forum" permanente su problemi ed aspettative della Scuola di allora, del Corpo Insegnanti e degli studenti. A tale proposito è significativo "l'editoriale" che il Fazzari firma sul primo numero del "Pitagora" rivolgendosi "al lettore" del suo "giornaletto" con l'esplicita invocazione finale
rivolta ai docenti di cui si sarebbe auspicato un grande aiuto e una fattiva collaborazione. E non a caso, in tempi successivi, Gentile, nel quadro della riforma della scuola, tenne conto, non però nel dovuto modo, degli articoli di quella Rivista che ancora oggi costituirebbero motivo di studio e di riflessione poichè i problemi, le proposte ed i fermenti sull'argomento di allora si attagliano perfettamente al mondo scolastico di oggi. Non è un caso che oggi il quoziente intellettivo "matematico/algebrico" degli italiani, a detta degli esperti, è oltremodo basso.
Molti i contributi che il Prof. Fazzari ci ha lasciato, pubblicati in riviste specializzate, negli Atti dei Congressi della Mathesis, in quelli della Federazione Nazionali Insegnanti Scuole Medie, nei singoli volumi, alcuni dei quali furono tradotti all'estero, persino in Russia, e nel citato giornale di matematica "Il Pitagora". Alcuni trattati sono apparsi finanche negli Annuari del Liceo Classico "Umberto I" di Palermo, dove lasciò di sè un ricordo molto forte di uomo buono ed ammirevole per senso e dominio di sè.
E proprio nell'usuale ruolo di professore, i tributi e le promozioni per gli alti meriti conferitigli nei vari passaggi della carriera sottolineano l'inappuntabile serietà nell'attività educativa svolta a favore di tantissime
generazioni di giovani durante i 42 anni d'insegnamento.
Sull'opera del Professore Gaetano Fazzari, di cui ci eravamo occupati qualche anno fa , vogliamo proporre uno studio del 1991 del Prof. Filippo Spagnolo, ricercatore nel raggruppamento MAT04 Matematiche Complementari presso la Facoltà di Scienze della Formazione, Università di Palermo, e della Prof.ssa Teresa Marino, riferito proprio al giornale di matematica 'Il Pitagora'.
Nel saggio, attraverso una analisi storica della rivista per gli alunni delle Secondarie (1895-1919), vengono messe in evidenza le problematiche relative all’apprendimento/insegnamento di alcuni concetti matematici particolarmente attuali a tutt'oggi. L'analisi della rivista viene condotta con l'ausilio del computer permettendo così una classificazione di tutti i titoli pubblicati nella rivista.
Il Prof. Spagnolo ci ha concesso il consenso di pubblicare il proprio lavoro e di questo lo ringraziamo vivamente.
Studio del Prof. Filippo Spagnolo
Pubblicazioni del Prof. Filippo Spagnolo
CIOCCOSHOW 2007, riparte la festa del cioccolato
(S. Libertino) Si svolgerà da mercoledì 14 a domenica 18 novembre la kermesse del Cioccoshow nel centro storico di Bologna, dove sarà propinato ogni tipo di cioccolata, compresa quella, ormai consolidata, infarcita con il peperoncino calabrese.
Lo scorso anno sono stati oltre 230.000 i visitatori che hanno acquistato e degustato più di 250 quintali di cioccolata. Gli organizzatori si augurano che per l'edizione di quest'anno il record della passata edizione venga superato, anche perchè questa volta ci saranno 5 giorni a disposizione, un giorno in più rispetto al 2006.
Gli stands saranno allestiti, oltre che in Piazza Maggiore, a Via Orefici, Piazza Galvani e Piazza Re Enzo, mentre un particolare 'Percorso delle delizie' coinvolgerà numerosi bar, ristoranti e pasticcerie e negozi della città.
La manifestazione avrà anche un respiro internazionale, sarà presente infatti una delegazione proveniente dalla Costa d’Avorio, primo tra i paesi produttori di cacao nel mondo.
Bologna 'la ghiotta', la città della tavola imbandita e del mangiare bene questa volta si vestirà di nero, lasciando - solo per un attimo - in disparte i tortellini e lo zampone. Protagonista assoluta quindi sarà la cioccolata di qualità, quella artigianale, ma anche quella libera dagli Ogm.
Non a caso è Bologna a dare particolare attenzione e risalto ad un prodotto che viene da lontano e che proprio quì si insediò facendo conoscere un gusto nuovo e particolare, per volontà di Carlo V, il quale nel 1530, spostandosi a Bologna per essere incoronato imperatore nella basilica di San Petronio dall’allora Papa Clemente VII, portò con sé anche la sciccheria del tempo: il cacao.
Erano passati, infatti, appena sette anni, da quando Hérnan Cortes, uno dei più grandi esploratori e conquistadores della storia, di ritorno dal Sud America aveva portato con sé nel porto di Siviglia la preziosa
e soprattutto nuova merce.
La contemporanea presenza del Papa e di Carlo V richiamò in città da tutto il mondo una moltitudine di teste coronate e di curiosa bella gente e l’imperatore non si fece attendere e offrì un lauto e lungo banchetto, durato tre giorni, durante i quali fece mostra del suo potere, offrendo ai suoi commensali cibi esotici e sconosciuti ai più, come le patate e il cioccolato.
Ci piace ricordare che non potè mancare a quell'importante appuntamento il sindaco di Tropea, Don Sebastiano Galluppi, che ricevette dalle mani dell'imperatore, tra un infuso e l'altro di gustoso cacao, la preziosa pergamena con il rinnovo dei privilegi a favore della sua citta, fedelissima di Carlo V.
Cioccoshow
Uno scorcio della Piazza
PIAZZA ERCOLE Custode della storia, della cultura e delle tradizioni di una Città
(S. Libertino) La piazza di un paese è innanzitutto il luogo di ritrovo più importante della comunità, è il più accogliente e rappresentativo. E' il luogo più antico, deputato alla custodia della cultura e della tradizione cittadina, il più adatto a raccogliere e ancora a alimentare le tracce di storia della città attraverso le gesta e gli eventi che si
succedono da secoli.
La Piazza, protetta da palazzi gentilizi, è intitolata alla mitica figura di Ercole, fondatore di Tropea. Si trova nel cuore del paese al centro delle più importanti direttrici che disegnano nella mappa attraverso le abitazioni una croce patriarcale: il Corso e le vie Indipendenza, Roma, Vianeo e Garibaldi.
Custode dell'ara sacra a Marte, è sede dell'Antico Sedile, per molti secoli parlamento cittadino, dove venivano decisi i destini della gente tropeana e il prestigio di una città demaniale che, eccetto qualche caso di poco conto, non fu mai infeudata.
E' quì che sorge il monumento al concittadino più rappresentativo, il filosofo Pasquale Galluppi. E' quì che sorse un centro culturale a carattere musicale attraverso la realizzazione di un grande palco fisso dove il complesso bandistico più importante (erano due) si esibiva almeno due volte alla settimana, richiamando una forte attenzione da parte della popolazione verso la musica colta.
Quì è radicata la tradizione ormai centenaria che non pochi locali adibiti a bar espongano all'aperto le loro sedie e i loro tavoli, offrendo ai tropeani, ai visitatori e ai turisti la possibilità di stare in un accogliente e suggestivo salotto.
Continua
La Batracomiomachia di Omero tradotta da Antonio Jerocades
(S. Libertino) Tra le personalità di spicco dell'illuminismo calabrese si distinse l'abate pargheliese Antonio Jerocades (1738 - 1805) per l'esuberanza delle idee politiche e l'attività letteraria la cui prorompenza si manifestò anche fuori dell'Italia. Uomo di grandissima cultura, profondo conoscitore del latino, del greco, insegnante di ebraico, di filosofia, di archeologia, di commercio, custode di un grande patrimonio di risorse ispirate dai principi della massoneria. Illuminista, giacobino e massone, subì persecuzione e carcerazione lungo il tragitto travagliatissimo della sua vita. Nel 1793 fu ristretto a Caserta, in Pignataro Maggiore tra i Padri Alcantarini,
e nel 1795, come partecipe alla congiura giacobina di Lauberg e del Giordano, fu incarcerato nel Convento di San Pietro a Cesarano, ed è di nuovo in carcere nel 1799 presso le Cave di castel dell'Ovo. Nello stesso anno parte esule per la Francia. Quando vi ritorna nel 1801, lo attende un'altra relegazione. Finì la sua vita nel 1805 a Tropea rinchiuso presso la Casa dei Redentoristi, guardato a vista dagli stessi padri liguorini.
Occupiamoci quì di Jerocades nel ruolo di traduttore. Riportò nell'idioma volgare le favole di Fedro, Aviano e della Batracomiomachia di Omero, la simpatica e graziosa operetta la 'Battaglia delle Rane e dei Topi', che nei tempi recenti si è prestata anche ad un adattamento teatrale.
Nella prossima tornata di gennaio 2008, TropeaMagazine dedicherà un nutrito numero unico a Antonio Jerocades. Nell'attesa, è possibile visionare in anteprima l'operetta di Omero tradotta dall'abate pargheliese nell'idioma volgare e pubblicata a Napoli nel 1817. Nelle note di prefazione il poeta fa cenno di un'altra traduzione della stessa 'Battaglia delle Rane e dei Topi', pubblicata a Napoli nel 1763, ad opera del tropeano Antonio Migliarese, di cui esprime una profonda ammirazione, dichiarando, con singolare onestà intellettuale, di voler basare il modulo metrico della propria traduzione su quello operato dal 'Sig. D. Antonio Migliarese, Cavaliere e Poeta Tropeano', compresi i nomi dei personaggi, sia essi Rane sia essi Topi.
Siamo anche in condizione di farvi visionare la traduzione di Antonio Migliarese affinchè il lettore possa comparare le due traduzioni che sono state fra le prime ad alimentare il panorama letterario mondiale.
Lo stesso Giacomo Leopardi nel suo 'Discorso sulla Batracomiomachia' da cenno (vedere nella nota n. 40) della traduzione del tropeano Antonio Migliarese.
Di quest'ultimo autore si sa pochissimo, quasi nulla. La genealogia tropeana di Felice Toraldo ci dice che era figlio di Domenico e Maddalena Vitale, che la famiglia era ascritta al Ruolo nel 1704, che aveva sposato Felicia Fazzari e che era padre dell'unico figlio Ciro nato il 12 settembre 1735. Si potrebbe allora evincere
che il matrimonio sia avvenuto intorno al 1732 e la data della nascita ammonti intorno al 1700.
Il Toraldo aggiunge che Antonio Migliarese 'fu uomo molto dotto, rinnovatore dell'Accademia degli Affaticati e noto nella repubblica letteraria per le traduzioni di Fedro, Aviano e della Batracomiomachia di Omero, molto lodata in quel tempo'.
Luigi Aliquò Lenzi riporta nel suo dizionario che un suo sonetto rivolto a Carlo III si trova fra i componimenti raccolti da Niccolò Giovio (Nap. 1747) in occasione dell'apertura della Biblioteca Spinelli.
Traduzione della Batracomiomachia di Antonio Jerocades
Traduzione della Batracomiomachia di Antonio Migliarese
Il nuovo Vescovo L. Renzo al suo primo giorno d'insediamento a Tropea (9 set. 2007)
Il Vescovo Luigi Renzo bandisce i pianoforti e vieta i concerti di musica non sacra. Le nuove norme per le chiese della diocesi
(F. Vallone))
Per la festa di Santa Cecilia, dello scorso 22 novembre, il vescovo di Mileto, Nicotera, Tropea, Mons. Luigi Renzo, regala una bella sorpresa ad esecutori di musiche "profane" sia vocali che strumentali, anche classiche e sinfoniche, musicisti, cantanti di cori, e a tutti gli appassionati di musica.
Le nuove norme per i concerti negli edifici di culto di tutta la diocesi entreranno in vigore, in tutte le chiese, a partire dal prossimo 2 dicembre, prima domenica di Avvento. Nella nota, in premessa, il vescovo Renzo sottolinea come "in questi ultimi tempi si sono moltiplicate, da parte di enti e di privati, le richieste di organizzare nelle chiese concerti corali e/o strumentali. Purtroppo, aggiunge, non sempre ci si è attenuti alle norme della Chiesa che disciplinano questa materia. Così, ad esempio, in qualche chiesa è stato ammesso l´uso del pianoforte, esibizione di bande musicali,
di orchestre di musica sinfonica: si tratta di manifestazioni del tutto contrarie alla santità del luogo sacro. Le chiese, cioè, non possono considerarsi semplici "luoghi pubblici", disponibili per riunioni di qualsiasi genere. Sono luoghi sacri in modo permanente, destinati per loro destinazione e benedizione al culto divino. (...)". Il Vescovo passa poi alle disposizioni pratiche: " Nel luogo sacro sia consentito solo quanto serve all´esercizio e alla promozione del culto, della pietà, della religione, e vietato qualunque cosa sia aliena dalla santità del luogo. Da ciò ne segue che si consente
di aprire la porta della chiesa certamente ad un concerto di musica sacra o religiosa, ma la si deve chiudere ad ogni altra specie di musica. Non è legittimo, prosegue ancora la nota, programmare in una chiesa l´esecuzione di una musica che non è di ispirazione religiosa e che è stata composta per essere eseguita in contesti profani precisi sia che si tratti di musica classica o sia contemporanea, o anche di alto livello popolare".
A conclusione delle "Norme" dettate da monsignor Luigi Renzo una lista di disposizioni pratiche da far osservare su tutto il territorio diocesano di Vibo Valentia e provincia.
Ecco una per una le disposizioni:
"(1) E' esclusa nelle chiese l´esecuzione di musiche "profane", sia vocali che strumentali, anche classiche e sinfoniche.
(2) Potranno essere ammesse esecuzioni di musiche sacre o comunque religiose in forma di concerto solo per modum actus, con il permesso dell´Ordinario diocesano. Non sono consentiti invece concerti di musica di altro genere e con strumenti non abilitati per la liturgia (pianoforti, concerti bandistici, canti folkloristici e simili).
(3) la richiesta per ottenere il permesso va rivolta, per iscritto e per tempo, dal parroco (non da associazioni, ecc.) all´Ordinario e deve recare il programma dettagliato dei brani da eseguire con il nome degli autori. L´Ordinario concederà il permesso dopo aver sentito il parere della Commissione diocesana per la musica liturgica.
(4) L´ingresso deve essere libero e gratuito.
(5) Gli esecutori e i fruitori dovranno avere un comportamento conveniente al carattere sacro del luogo controllando espressioni troppo fragorose del plauso ed altri commenti".
Fin qui le nuove norme illustrate dal vescovo. In una zona povera di strutture culturali, auditorium, sale concerti e teatri, come quella della provincia di Vibo Valentia, queste norme priveranno tutto il territorio dell´opportunità di assistere anche ai più seri concerti di musica classica o sinfonica. Appare strano, ai nostri occhi, come un vescovo impegnato culturalmente come monsignor Luigi Renzo possa aver deciso improvvisamente di far attuare queste dure norme di regolazione suggerite "anticamente" dalla Congregazione per il Culto Divino. Ancora più strano appare il voler privare il territorio, nei tempi non prettamente liturgici, degli spazi "chiesa" che fino ad oggi hanno svolto una importante funzione sociale, di recupero, di cultura, di incontro. Che poi il pianoforte sia uno strumento da bandire dalle chiese, ostile alla religione e alla religiosità, offensivo al sacro, questo è tutto da discutere. La Chiesa farebbe bene a seguire la storia che cambia, la società che si modifica, la cultura che muta, nel rispetto reciproco delle diversità e delle varietà della vita.
A Giovanni Paolo II tutto questo forse non sarebbe andato proprio giù...
Il pianoforte della Chiesa di San Cosma e Damiano di Bivona
I pianoforti delle chiese e il vescovo.....
(F. Vallone) L’immagine con il pianoforte a coda, nero, raffinato, serio come tutti i pianoforte a coda che si rispettino, si riferisce alla chiesa di San Cosma e Damiano di Bivona ed è stata scattata proprio ieri sera. Il nero pianoforte a coda è posizionato proprio accanto all’altare, alla Croce, al Cristo, non dà fastidio a nessuno, anzi… Ma adesso ci chiediamo: dopo la nota dello scorso 22 novembre diramata dal vescovo di Mileto, Nicotera, Tropea, monsignor Luigi Renzo a tutte le chiese della diocesi, che fine farà questo pianoforte? Le nuove norme
per i concerti negli edifici di culto entreranno in vigore, prorompenti e improvvise, in tutte le chiese, a partire dal prossimo 2 dicembre, prima domenica di Avvento e tra l’altro proprio il 2 dicembre a Vibo Valentia è previsto un importante concerto in una delle chiese della città.
Come si ricorderà nella nota il vescovo Renzo tra sottolinea tra l’altro “come in qualche chiesa è stato ammesso l’uso del pianoforte, esibizione di bande musicali, di orchestre di musica sinfonica: si tratta di manifestazioni del tutto contrarie alla santità del luogo sacro. Le chiese, cioè, non possono considerarsi semplici “luoghi pubblici”, disponibili per riunioni di qualsiasi genere. Sono luoghi sacri in modo permanente, destinati per loro destinazione e benedizione al culto divino”. Il Vescovo nel passare poi alle disposizioni pratiche scrive testualmente al punto b: (…) Non sono consentiti i concerti di musica di altro genere (se non sacra o religiosa) e con strumenti non abilitati per la liturgia (pianoforti, concerti bandistici, canti folkloristici e simili). Ai posteri l’ardua sentenza, ma non solo ai posteri… al mondo musicale e culturale vibonese prima di tutto e subito.
L'arrivo di Mons. Luigi Renzo a Tropea (9.set.2007)
Il Teatro 'La Pace' di Drapia
Teatro la Pace Ecco il Cartellone della Stagione 2007 - 2008
TEATRO LA PACE DRAPIA (VV)
PROGRAMMA STAGIONE 2007 - 2008
Domenica 2 dicembre 2007 - ore 1830
"Lunga giornata verso la notte" di Eugene O'Neil, traduzione di Masolino D'Amico, con Remo Girone e Annamaria Guarnieri.
Regia di Pietro Maccarinelli
Venerdì 14 dicembre 2007 - ore 2100
"Opéra comique". Dramma giocoso di Nicola Fano, con Tuccio Musumeci e Pippo Pattavina.
Regia di Antonio Calenda.
Domenica 23 dicembre 2007 - ore 1830
"Cin Ci Là (Operetta)" con Umberto Scida e Elena D'Angelo. Musica di Virgilio Ranzato e Carlo Lombardo. Direttore d'orchestra: Orlando Pulin.
Regia e Coreografie: Serge Sanguette.
Venerdì 4 gennaio 2008 - ore 2100
"Gomorra" di Roberto Saviano e Mario Gelardi. Con Ivan Castiglione, Francesco Di Leva, Antonello Iannello, Giuseppe Miale Di Matteo, Adriano Pantaleo e con la partecipazione straordinaria di Ernesto Mahieaux.
Regia di Mario Gelardi.
Sabato 11 gennaio 2008 - ore 2100
"Il lago dei cigni". Musiche di Piotr Ilich Chaikovskij. Coreografie di Valentina Ganibalova (su versione coreografica di Marius Petipa, Lev Ivanov, Konstantin Sergeiev). Costumi di Danica Dedijer e Larisa Lukonina. Scenografia di Dinka Jerievi. Luci di Srdjan Barbari.
Sabato 19 gennaio 2008 - ore 2100
"Miseria e nobiltà". Commedia in tre atti di Edoardo Scarpetta. Con Francesco Paolantoni e Nando Paone.
Regia di Armando Pugliese.
Domenica 3 febbraio 2008 - ore 1830
"Ballet de Cuba". Direzione coreografica di Nilda Guerra. Musica: Septeto Tarquino.
Direzione musicale: Rolando Ferrer.
Domenica 24 febbraio 2008 - ore 1830
"Quaranta ma non li dimostra" di Peppino e Titina De Filippo. Con Luigi De Filippo.
Regia di Luigi De Filippo.
Domenica 2 marzo 2008 - ore 1830
"Plaza suite" di Neil Simon. Con Corrado Tedeschi e Milly Falsino.
Regia di Claudio Insegno.
Domenica 9 marzo 2008 - ore 1830
"I giovani Holden Locri - Roma A/R" di Anna Carabetta. Con Cristina Mantis e Gianni Pellegrino. Con la partecipazione straordinaria di Domenico Pantano e con I Ragazzi di Locri. Musiche originali di Nicola Stilo. Canzoni di Quartaumentata. Visioni di Massimiliano Siccardi. Immagini del film: 'Riprendiamoci la vita' di Silvano Agosti.
Mercoledì 26 marzo 2008 - ore 2100
"Smetti di piangere Penelope". Commedia con canzoni di Cristine Anglio, Juliette Arnaud, Corinne Puget. Con Vanessa Incontrada e Armanda Sandrelli.
Regia di Massimo Romeo Piparo.
Domenica 24 febbraio 2008 - ore 1830
"La rigererazione" di Italo Svevo. Con Gianrico Tedeschi.
Regia di Antonio Calenda.
INFOLINE
0963/67.295 - 0963/41.300
Le immagini di Peppino Lo Cane e di un momento del Tributo alla Sua Memoria in data 24 gennaio 2004. Da sinistra: Prof. Rocco Pititto, Prof.ssa Anna Maria Macchione, Mons. Domenico Pantano,
Prof. Francesco Mercadante
E' stato pubblicato il volume degli atti dell'ultimo Convegno Galluppiano. A Napoli il 13 dicembre la presentazione
(S. Libertino) E' stato pubblicato da Rubbettino, Soveria Mannelli, 2007, il volume che raccoglie i contributi presentati e discussi durante i lavori del V Convegno di Studi Galluppiani, organizzato dall'Università degli Studi
di Napoli "Federico II" e dal Centro Studi Galluppiani di Tropea, svoltosi a Tropea e a Drapia tra il 23 e il 25 ottobre 2003 e intitolato "Gli 'Elementi di Filosofia' di Pasquale Galluppi. Fra ricerca teoretica e
metodologia storica". L'importante pubblicazione è curata da Simona Venezia del Dipartimento di Filofosia dell'Università di Napoli 'Federico II'.
Il volume sarà presentato da Giuseppe Cantillo, Fabrizio Lomonaco e Simona Venezia giovedì 13 dicembre, alle ore 1000 nella sede dell'Accademia di Scienze Morali e Politiche della società nazionale di
Scienze, Lettere ed Arti in Napoli (via Mezzocannone, 8).
Il convegno del 2003 non ha rappresentato soltanto un’occasione di incontro per gli studiosi galluppiani, utile a fare il punto delle ricerche sul lavoro del pensatore tropeano, ma è stato animato dalla volontà di
non limitarsi a un mero intento documentaristico o repertoriale sulla sola figura di Galluppi, magari con il fine di aggiornare e diffondere lo stato degli studi che alcuni ricercatori italiani stanno portando avanti in
questi ultimi anni.
Obiettivo del convegno è stato piuttosto quello di sviluppare le ricerche seguendo una prospettiva teoretica, mettendo in discussione problematicamente le posizioni del filosofo e facendo fruttuosamente
interagire la sintesi critica e sistematica che della storia della filosofia moderna è presente nella sua opera con le sue proposte più nuove. Al lettore risulterà chiara fin dalle prime pagine la duplice funzione di
questo volume: introdurre all’opera galluppiana quanti non la conoscessero, con dovizia di riferimenti ipertestuali, di contestualizzazioni bibliografiche e di accenni all’ambito storico-sociale del tempo, e
contemporaneamente accompagnare nell’approfondimento quanti intendessero scandagliare i molteplici specifici aspetti che tale opera in sé racchiude.
Infine, la suddetta rassegna del pensiero di insigni studiosi 'galluppiani' vuole anche essere un tributo al compianto Professore Peppino Lo Cane (23 ottobre 1925 - 15 dicembre 2003), che volle fermamente
portare a compimento, nonostante la malattia già lo avesse irreparabilmente aggredito, l'ultima fatica sul filosofo tropeano, alla cui opera dedicò fino all'ultimo la sua vita intellettuale. Con l'auspicio che ciò
possa rappresentare la ripresa con la dovuta regolarità dei Convegni degli Studi Galluppiani.
La locandina della presentazione è reperibile all'indirizzo web:
http://wpage.unina.it/area.download/cir/Locandina_Convegno_Galluppi_14_12_2007.pdf
ARGOMENTI CORRELATI
Indice degli argomenti trattati nel volume
Pasquale Galluppi
Peppino Lo Cane
(Intervento della curatrice Simona Venezia) Il filosofo Pasquale Galluppi (Tropea 1770-Napoli 1846) fu docente, nella prima metà del XIX secolo, all'Università di Napoli, attuando - attraverso lo studio e l'insegnamento - un'attenta opera di
divulgazione della moderna filosofia europea. La sua riflessione critica diede, quali risultati concreti, molteplici pubblicazioni, tra le quali: 'Sull'analisi e sulla sintesi' (1807); 'Saggio filosofico sulla critica della
conoscenza (1819-1822), in cui espose i suoi studi sulla filosofia kantiana; 'Elementi di filosofia' (1820-1827); 'Lettere filosofiche sulle vicende della filosofia relativamente ai principi delle conoscenze umane
da Cartesio sino a Kant' (1827); 'Lezioni di logica e di metafisica' (1832-1834); 'Filosofia della volontà' (1832-1840).
Nell'ottobre 2003 l'Università degli Studi di Napoli Federico II e il Centro studi galluppiani organizzò a Tropea, città natale del filosofo, il V convegno di studi galluppiani, i cui contributi scientifici sono ora
raccolti e pubblicati nel volume 'Gli elementi di filosofia di Pasquale Galluppi. Fra ricerca teoretica e metodologia storica'.
Il volume intende riproporre all'attenzione di studiosi e interessati la figura del pensatore tropeano Pasquale Galluppi, non solo per mettere in discussione interpretazioni già consolidate degli aspetti più
conosciuti della sua opera, ma anche per lumeggiare prospettive critiche meno scontate su aspetti non altrettanto dibattuti.
I professori Giuseppe Cantillo e Fabrizio Lomonaco coordineranno gli interventi di validi studiosi: Giuseppe Balido, Antonio Gentile, Michele Malatesta, Annamaria Macchione, Luciano Meligrana, Rocco
Pititto, Daniela Pucci, Giuseppe Tortora, Massimo Galluppi, Maria Zuccalà, Domenico Jervolino.
La pubblicazione di questi Atti non vuole rappresentare solo un'occasione per gli studiosi galluppiani utili a fare il punto delle ricerche sul filosofo e a svilupparne ulteriormente le prospettive; dal titolo scelto
emerge una diversa volontà e una più ambiziosa finalità dei saggi raccolti: quella di non avere un vero intento documentaristico o repertoriale ristretto alla figura di Galluppi, ma piuttosto di approntare anche
una matrice teoretica, con l'obiettivo di disaminare criticamente le posizioni del pensatore e di farle interagire fruttuosamente con quelle di altri grandi autori della storia della filosofia.
Il volume intende perseguire una duplice finalità: introdurre all'opera galluppiana quanti non la conoscessero, con dovizia di riferimenti ipertestuali, di contestualizzazioni bibliografiche e di accenni all'ambito
storico-sociale del tempo, e contemporaneamente accompagnare nell'approfondimento quanti intendessero scandagliare i molteplici aspetti che tale opera in sè racchiude.
Non sono soltanto le ricerche e gli studi dedicati a Galluppi a oscillare tra ragione teoretica e metodologia storica: è la sua stessa opera che, da un lato, si delinea come una ricostruzione delle più importanti
posizioni filosofiche che hanno condizionato il suo filosofare, dall'altro si pone come una sintesi critica e sistematica del sapere propriamente speculativo. Scopo di Galluppi non è solo quello di dipanare la fitta
trama del ragionamento filosofico, ma anche quello di offrire una sorta di propedeutica concettuale e linguistica, grazie alla quale vecchi strumenti filosofici vengono rielaborati e nuovi vengono definiti.
Proprio a partire da tale considerazione, il compito principale del volume consiste nell'andare al di là delle abituali interpretazioni e dell'abituale ruolo riconosciuto a Galluppi, ovvero quello di aver dato inizio in
Italia non solo allo studio della filosofia kantiana, ma della filosofia moderna in generale.
All'interno di un tale percorso, particolare rilevanza spetta agli 'Elementi di Filosofia', un'opera nella quale alla sistematizzazione teoretica corrisponde un puntuale confronto - che non manca nè di toni
polemici, nè, a volte, di toni provocatori - con i grandi pensatori coevi e del passato. Tra i grandi autori con cui Galluppi si è confrontato emergono per importanza e frequenza sicuramente Cartesio e Kant,
ma riferimenti significativi riguardano anche Agostino, Leibniz, Wolff, Condillac, Spinoza, Malebranche, Hume.
I contributi raccolti in questi Atti dimostrano nel dettaglio quanto l'opera galluppiana si localizzi proprio in un incrocio fitto di rimandi raciproci e aperture originali tra le posizioni filosofiche più rilevanti del
tempo, sia da un punto di vista retrospettivo - nel colloquio con alcuni dei grandi autori della storia della filosofia - sia da un punto di vista prospettivo - nella propositività di nuove posizioni meditative. In
particolare la riflessione del pensatore tropeano è caratterizzata dal confronto con una congerie di prospettive filosofiche, tra cui emergono l'illuminismo, il razionalismo, il cartesianismo, il sensismo, la filosofia
dell'esperienza, la filosofia kantiana, il leibnizianesimo, la critica all'ontologia. Su molti di questi autori e di queste problematiche filosofiche si discute negli 'Elementi di Filosofia' anche nel tentativo di sottoporli
a una serrata critica.
Uno dei maggiori punti di riferimento per Galluppi è senza dubbio il soggettivismo cartesiano, che non viene in alcun modo elevato a paradigma, ma sottoposto a un'analisi che ne fa emergere la problematicità.
La soggettività ha il compito di filtrare la conoscenza e renderla realmente operativa nella realtà, ma essa può essere realmente capace di conoscenza solo nel momento in cui riconosce l'autorità della
coscienza.
Nell'opera di Galluppi vengono allora messi in discussione soltanto i primati della soggettività e dell'oggettività, perchè entrambe sono destinate a essere fuorvianti nel momento in cui prescindono
dall'esperienza, dalla realtà in cui soggetto e oggetto sono continuamente determinati. E' per questo che la filosofia di Galluppi si pone prima di tutto come una 'filosofia dell'esperienza'. A dimostrazione di ciò
può essere sottolineato proprio il forte intento didattico che caratterizza non solo 'Gli Elementi di Filosofia, ma un pò tutta la sua opera, intento che ne impedisce una deriva puramente teoretica e nello stesso
tempo valorizza pienamente della dimensione teoretica il significato che essa riveste per la sfera pratica.
Questo nuovo contributo agli studi galluppiani rappresentato dalla pubblicazione degli Atti del convegno di Tropea intende dunque evidenziare quanto la filosofia di Galluppi non possa essere agevolmente
ricondotta nè a un'unica corrente di pensiero, nè a un'unica prospettiva. Essa oscilla sempre tra le due polarità della tradizione e dell'innovazione, dell'appartenenza a una memoria comune e condivisa e della
necessità di superarla quando questa rischi di perdersi nel relativismo proprio di ogni scetticismo.
Nonostante un certo manierismo proprio di una determinata età filosofica e di un determinato ambiente culturale, il pensiero galluppiano si pone onestamente come una filosofia del limite, dei 'limitii prescritti
allo spirito', e in questa inaggirabilità del limite va ricercato il senso più profondo della modernità dell'agire filosofico che permette all'uomo non solo di confrontarsi con universali sistemi di idee e con imponenti
movimenti di pensiero, ma anche con l'enigma più arduo di tutti, la propria coscienza.
L'Oblata del Sacro Cuore Ninetta Tarantino con la copia dell''Osservatore Romano' on line del 17/18 dicembre 2007
Benedetto XVI ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto riguardante le eroiche virtù di Don Francesco Mottola
(S. Libertino) Oggi, 17 dicembre 2007, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza privata Sua Eminenza Rev.ma il Sig. Card. José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.
Nel corso dell'Udienza il Santo Padre ha autorizzato
la Congregazione a promulgare il Decreto riguardante le virtù eroiche del Servo di Dio Francesco Mottola, Sacerdote Diocesano e Fondatore dell'Istituto Secolare delle Oblate del Sacro Cuore; nato a Tropea (Vibo Valentia, Italia) il 3 gennaio 1901 ed ivi morto il 29 giugno 1969.
La notizia, apparsa in Rete alle ore 1400 sull''Osservatore Romano' on line e pubblicata sull'importante testata Vaticana del 17-18 dicembre 2007, è stata accolta con grande entusiasmo dalla cittadinanza tropeana ed in particolar modo dagli ospiti della Casa di Carità e del Villaggio 'Don Mottola' di Tropea
La prima pagina dell''Osservatore Romano con la notizia
Don Francesco Mottola
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