DIZIONARIO
DI ERUDIZIONE
STORICO - ECCLESIASTICA
Da S. Pietro sino ai nostri giorni
COMPILAZIONE
DEL CAVALIERE GAETANO MORONI ROMANO
VOL. LXXXI
IN VENEZIA
Dalla Tipografia Emili
MDCCCLVI
Voce 'Tropea'



TROPÈA (Tropien). Città con residenza vescovile nel regno delle due Sicilie, della provincia di Calabria Ulteriore II, distretto e capoluogo di cantone, a 4 leghe da Monteleone e 5 da Catanzaro. Giace amenamente sulla sommità d'una rupe o scoglio a picco sospeso sopra la costa meridionale del golfo di s. Eufemia (secondo i geografi, ma leggo nelle 3 ultime proposizioni concistoriali in planitie posita, trium circiter milliarum est ambitus, in quo septem mille recenserunt incolae), e che al continente attiensi soltanto per un'angustissima lingua di terra, altre volte difesa da un forte che ultimamente era cadente. Questa città marittima, che occupa il piccolo seno fra'due capi Zarrone e Vaticano, è piazza di guerra di 5.a classe, cinta di mura fiancheggiate da torri e interrotte do 3 belle porte con ponti levatoi. Contiene la bella basilica cattedrale, antica e magnifica, dedicala alla B. Vergine Assunta in cielo, ottimo edificio restaurato dopo il terremoto che lo rovinò, e nella quale tra le reliquie si venera il corpo di s. Domenica vergine e martire tutelare di Tropea, che nella persecuzione di Diocleziano avendo disprezzato gl'idoli, fu dannata alle bestie, e restata prodigiosamente illesa per virtù divina, le fu troncato il capo, e se ne celebra la festa a'6 di luglio. Il capitolo si compone di 6 dignità, lai Ia delle quali è il decano, le altre l'arcidiacono, il cantore, il tesoriere, l'arciprete, il penitenziere; di 18 canonici compresa la detta prebenda penitenziaria e la teologale; di 32 mansionari, e di altri preti e chierici addetti al divino servigio.
Vi è il battisterio, ch'è il solo della città, e la cura d'anime amministrata dall'arciprete 5.a dignità. Adiacente è l'episcopio conveniente e in buono stato. Non avvi altra parrocchia, bensì diverse chiese, 3 conventi di religiosi ed un monastero di monache, l'ospedale, il monte di pietà, il seminario e alcuni sodalizi, oltre la casa di carità. Vi sono due scuole gratuite, e vi fiorisce l'accademia degli Affaticati, Allaborantium.Tra'suoi illustri ricorderò il poeta Francesco Ruffa, il pittore Spano, gli anatomici Paolo e Pietro Vojani, e del 2.° scrisse l'Ughelli, chirurgus qui labia et nasos mutilos integritati donavit. Per non dire d'altri, tra'fioriti nelle dignità ecclesiastiche, rammenterò il celebre cardinal Vincenzo Laureo (V.). Vi si fabbricano coperte di cotone con bei disegni, buone tele e stoffe di seta; abbondante è la pesca che si fa sulle coste. I dintorni sono prosperi di vini, frutti, cotoni, mori celsi, piante aromatiche, e di kaolin o terra da porcellana. Si attribuisce la fondazione di questa città a Scipione l'Africano,che la denominò Trophaea in memoria de'trofei da esso conquistatore riportati in Africa, ove annnientò la formidabile potenza de'cartaginesi. Portò anche i nomi di Tropia, Tropas, Postrophaea, prevalendo l'attuale di Tropea. Seguì le politiche vicende della Calabria centrale e del regno di Napoli; ebbe il titolo di ducato nobile goduto dalla famiglia d'Ayello, cujus utilis Dominus et Princeps Massae et Coraniae (o meglio Carrariae), e domo Cyborum nobilissima. L'Ughelli, Italia sacra t.9, p. 448, Tropejenses Episcopi, la chiama Vetusta et litoralis ulterioris Calabriae Tropaea civitas nomen retinens Herculis Portu,et loci amoenitate insignis, dicta graeco verbo, quod est retroverto, quod, ut licet conjectare, quispiam classe huc ad vectus locum vinetis, et olivetis haud idoneum nactus, ob eamque rem ab antiquis Ausoniis, et Oenotiis destinatum, hanc urbem candiderit. Nel 1852 pubblicò in Napoli il conte Vilo Capialbi di Monleleone : Memorie per servire alla istoria della s. Chiesa Tropeana. Il Giornale di Roma del 1853, che nel n.° 177 ne diè contezza, riferisce aver diviso le Memorie in due sezioni, nella 1.a parlando di Tropea, nella 2.a d'Amantea, altra sede vescovile a questa unita nel secolo XI; degli uomini illustri fioriti nelle due diocesi, colla cronologia di 57 vescovi di Tropea, cominciando da Giovanni sottoscritto nel 649 al concilio di Laterano, rettificando molti abbagli presi dagli antichi scrittori, non escluso l'Ughelli. Nel t. 10, p. 11 dell'Italia sacra, Amantheanus Episcopatus, si parla di Amantea o Mantea, città litoranea de'bruzi nella Calabria Citeriore, lungi 16 miglia da Cosenza, così denominata dalla favola della ninfa Amaltea o Sibilla di Cuma.Pare che fosse chiamata eziandio Nepitiam e Lametiam. Fu sede vescovile, suffraganea dell'arcivescovo di Reggio, e si conosce B. Josuam suo vescovo, finchè devastata nel secolo X da'saraceni, la diocesi fu riunita a questa di Tropea. Perciò scrive l'Ughelli, Tropejensis Ecclesiae unita fuit Amanthea, quia mobrem aliquando in Romana Curia dubitatum fuit an Episcopus Tropejensis Mantheanus etiam appellari deberet, et nihil resolutum fuisse scribit liber Actorum Consistoriam sub Benedicti XII qui extat mss. in Barberina bibliotheca, fertur tamen a rege Neapolitano Mantheanis concessum fuisse, ut Episcopus Tropejensis, et Mantheanensis denominaretur. Ora Amantea, Amantia, è una piccola città e porto di mare del distretto di s. Paolo, capoluogo di cantone, sul Mediterraneo. E' cinta di mura, e pel suo castello fortificato che la difende, giudicata piazza forte di 5.a  classe. Esso in fatti resistette agli eserciti di Carlo VIII e di Lodovico XII re di Francia, in favore de're d'Aragona. Anche nel 1806 sostenne un ostinatissimo assedio. Vi sono chiese parrocchiali, claustri religiosi, scuola di belle lettere, e importanti fabbriche. Possiede acque termali salutifere. Dominata, come Tropea, da' greci, venne invasa e rovinata da' saraceni, a' quali la tolse l'imperatore Niceforo Foca. In tempo de'greci vi fu introdotto il rito greco di Reggio. Il Rodotà, Dell'origine e progresso del rito greco in Italia, dice che fra le chiese della Calabria, anche questa di Tropea fu allettata dagl'inviti e sedotta dalle insinuazioni del patriarca di Costantinopoli, a dover rinunziare a'riti e alle ceremonie della chiesa romana, e all'antiche leggi latine. Di ciò scrisse l'Ughelli: Graeci fuerunt, et patriarchae Constantinopolitani seguaces usque ad tempora Rogerii ducis Calabriae et Siciliae, qui in Tropeensi Ecclesia latinos instituit episcopos. Aggiunge che il il I.° vescovo il quale rimise in piedi l'onore del rito latino, sia stato Justegus nel 1094.
La sede vescovile di Tropea è antica, dichiarando l'Ughelli, Episcopatus Tropejensis antiquus est, nam Laurentius ejus Urbis Episcopus interfuit synodo romano sub Symmacho Papa del 498. Joannes concilio Lateranensi anno 649 sub Martino I, Theodorus Constantinopolitanae VI sub Agathone anno 680, et Stephanus synodus Niceae II anno 787. Tropejensis Episcopus suffraganeus est Rhegino archiepiscopo. Nondimeno l'Ughelli comincia la serie de'vescovi co'nominati, tranne Lorenzo: cioè Giovanni, intervenuto nel 649 al concilio di Laterano adunato da s. Martino I contro i monoteliti; quindi registra Teodoro o Teodosio, che nel 680 sottoscrisse il concilio di Costantinopoli. Stefano, che nel 787 fu al concilio di Nicea II. Post hunc plures desiderantur hujus Ecclesiae Praesules. Poichè i successori adottando i riti greci, seguirono il patriarca di Costantinopoli. Pietro vivea al tempo del normanno Ruggero duca di calabria. Kalochino Dordileto greco, già decano e protosincello di Tropea, ottenne il diploma che riposrta l'Ughelli, con nobile privilegio da Ruggero duca d'Italia, Calabria e Sicilia, confermandogli le possessioni e giurisdizioni di sua chiesa. Justego o Justeyro, o Tusteio o Tristano, divenne I.° vescovo latino verso il 1094, nel quale anno Ruggero Dei gratia duca di Puglia, Calabria e Sicilia, pro remedio animae suae, ac parentum suorum, donò alla chiesa di Tropea ed a Justego vescovo quanto aveano posseduto i predecessori greci tanto in Amantea che in Tropea, con ogni diritto, mediante il diploma presso l'Ughelli. Al vescovo Geruto il re di Sicilia Guglielmo I nel 1155, con diploma in greco e latino, e in quest'idioma pubblicato da Ughelli, Divina favente clementia rex Siciliae, ducatus Apuliae et principatus Capuae, confermò tutte l'immunità accordate a'vescovi da'principi normanni, indi con altro diploma, pure presso l'Ughelli, concesse altro privilegio. Il vescovo Erveo sottoscrisse al privilegio che il medesimo re nel 1157 elargì alla chiesa di Palermo. Al vescovo Coridone Papa Alessandro III confermò le principesche donazioni fatte alla chiesa di Tropea, col diploma Ideo sumus licit, del 1178, egualmente riprodotto da Ughelli: vivea nel 1195, poichè fu presente al privilegio concesso da Enrico VI al celebre abbate Gioacchino in favore del suo monastero di Flora. Kolandino o Orlandino già monaco di Monte Cassino gli successe. Nel 1198 fu eletto Riccardo, al quale ed a' suoi successori Papa Innocenzo III confermò il diploma d'Alessandro III nel 1200: a suo tempo e col suo consenso nel 1201, con atto pubblicato da Ughelli, venne fondato nella diocesi il monastero di Fonte Laureato presso la chiesa di s. Domenica, da'coniugi Simone de Mamistra e Gattegrima Domini Fluminis Frigidi, e da'medesimi donato al ricordato monastero Florense: donazione che Riccardo confermò nel 1202, salva la riverenza dovuta a lui ed a'suoi successori, con diploma che si legge in Ughelli, unitamente a quello pure confermatorio d'Innocenzo III, Licet neque, ed inoltre a quello di Papa Onorio III, Cum a nobis petitur, del 1216. Nello stesso anno Onorio III concesse altro privilegio all'abbate e monaci di Fonte Laureato, confermando loro i beni donati da'vescovi di Tropea e da'fedeli. Inoltre nel 1216 il re Federico II, per la santità di vita di Benedetto abbate di tal nonastero, lo prese sotto la regia protezione, confermando le donazioni del fondatore, pluraque alia adjecit pro animae suae salute. Circa il 1215 successe a Riccardo il vescovo Giovanni, il quale nel 1220 col suo capitolo convenne all'accordo fatto coll'abbate di Fonte Laureato, sull'insorta lite delle decime, venendo il monastero fatto esente dal vescovo, il che poi nel 1267 confermò Clemente IV col diploma Religiosam vitam, riferito dal cisterciense Ughelli, il quale riporta diversi abbati del medesimo sino al 1496, in cui ne divenne abbate commendatario il greco Giovanni Agaccio di Rossigliano. S'ignorano altri vescovi sino al I... o Giovanni o Giacomo del 1296, il cui nome trovasi indicato nel documento dell'Ughelli, sull'investitura data a'francescani della chiesa Troppense. Essendo vescovo Arcadio, Papa Bonifacio VIII nel 1299 concesse indulgenze a chi visitasse la chiesa di Fonte Laureato. Nel 1313 era vescovo Riccardo nobile, nel 1344 fr. Francesco, che face un trasunto di tutti i privilegi di sua chiesa, riportato da Ughelli, d'ordine del cardinale legato. Indi furono vescovi Marino, Rinaldo, Giordano, Francesco Rolandini o Orlandini nel 1390 traslato a Giovenazzo nello stesso fu da Polignano trasferito in questa chiesa. Questo vescovo avea fabbricato nella patria la chiesa dello Spirito Santo, istituendovi la collegiata con preposto e 6 canonici, che confermò Bonifacio IX. Morto verso il 1410, Gregorio XII dichiarò commendatario di Tropea il cardinal b. Giovanni Domenici (V.), il quale avendo poi rinunziato, il Papa fece vescovo Nicola Acciapacci (V.), poi cardinale, con facoltà di farsi consagrare da qualunque vescovo cattolico. Nel 1413 Giovanni XXIII eletto contro il legittimo Gregorio XII, nuovamente lo nominò vescovo. Nel 1421 concesse a'francescani l'antica chiesa di s. Sergio e monastero di Tropea, già de'monaci greci di s. Basilio, che i frati riedificarono. Martino V ed Eugenio IV l'impiegarono in importanti cariche, e nel 1436 divenne arcivescovo di Capua. Nel 1437 da Monopoli vi fu traslato Giosuè Marmile patrizio napolitano, nel 1445 vicario di Roma. Indi Pietro Barbo nobilissimo veneto e affine di Paolo II, peritissimo nelle lingue greca e latina, erudito in ogni disciplina, dotto, prudente e virtuoso, castellano di Castel s. Amgelo e vice-carmerlengo di s. Chiesa, morto in Roma a'9 settembre 1479 e sepolto nella basilica Vaticana con epitaffio presso l'Ughelli, che discorre de'mss da lui lasciati. Gli successe Giovanni Deuro che poco visse, morto in Roma a'15 aprile 1480. In questo Sisto I vi trasferì da Caiazzo, Giuliano Mirto Frangipane nobile napoletano, regio consigliere e saccellano, per cui intervenne alla coronazione d'Alfonso II, chiaro in virtù, pietà, prudenza e sapere, cade lodato e pianto terminò di vivere nel 1499. L'8 febbraio, Sigismondo Pappacoda (V.) nobile napoletano, scienziato ed erudito, negli atti concistoriali venendo detto Episcopi Tropejensis et Mantheanus invicem unitas, an Mantheae, sive Mantheanus esset Episcopus appellandus... Fuit autem superioribus annis ab Rege Neapolitano illis hominibus id concessum cum antea Tropejensis solum appellaretur utrarumque Ecclesiarum Episcopus. Lodatissimo e insigne per prudenza e dottrina, caro a' principi, Clemente VII a cui era famigliare ad Purpuram destinaretur; maluit tamen praeclarus Praesul in patria Episcopus vivere, quam Vaticano murice decorari. Morì in Napoli a'3 novembre 1536, e fu sepolto nella chiesa di s. Giovanni de'Pappacoda, nella tomba de'suoi maggiori, ove alla sua gloria immortale fu posto l'epitaffio riprodotto da Ughelli in uno allo stemma, in cui si vede il leone rampante colla coda in bocca. Il nipote e coadiutore Gio. Antonio Pappacoda gli successe, ma morì nel 1538. A'6 febbraio Paolo III diè in commenda la sede al cardinal Innocenzo Cibo (V.), che a'19 giugno la cedè pure in commenda al cardinal Girolamo Ghinucci (V.), il quale amministrò la chiesa finchè visse, cioè sino al 1541. L'8 ottobre fu vescovo Giovanni Poggio (V.) nunzio di Spagna a Carlo V cui era caro per l'egregia sua prudenza, fatto anche Tesoriere (nel quale articolo si dice che cessò di esserlo nel 1541, per isbaglio del 4 che dev'essere 5, cioè nel 1551) e cardinale. Nella sua assenza dalla sede, l'amministrò il nipote Gio. Matteo Luchi bolognese, vescovo d'Ancona, donde fu qui traslato a'5 febbraio 1556 per morte del cardinale, e finì sua vita a'22 giugno 1558. Nel gennaio 1560 gli successe Pompeo Piccolomini d'Aragona de'duchi d'Amalfi, eletto arcivescovo di Lanciano, e quivi traslato, morto nella Spagna nel 1562. Da Crotone a'15 dicembre 1564 vi fu trasferito Francesco de Aquire o Agherre, e morì dopo un anno. Nel 1566 Felice de Rossi di Troia, designato vescovo di Potenza, regio consigliere, morto in Napoli nel 1567 e sepolto nella metropolitana, con onorifica iscrizione riportata da Ughelli. Nel 1570 Girolamo de Rustici nobile romano, che dopo 23 anni si dimise nel 1593, e nel seguente morì in Roma e fu tumulato in s. Maria sopra Minerva, nella cappella di sua famiglia. Nel 1593 stesso Tommaso Calvi di Messina giureconsulto prudente e dotto, pio e operosissimo pastore, adeoque bonis operibus semper intentus fuit, ut nulla dies sine linea esset. Nella diocesi fondò 4 monasteri di religiose, cioè in Tropea dell'istituto di s. Chiara, in Ayello, in Amaltea, a Frigido Flumine; a sollievo de'poveri, nella città e diocesi istituì monti di pietà; nobilitò la cattedrale con paramenti sagri, e vi costruì e dotò la cappella di s.Tommaso apostolo, come si legge nell'iscrizione postavi e riferita da Ughelli, insieme all'epigrafe collocata sul sepolcro da lui edificato per se e suoi successori nel coro, ove vivamente compianto pel I.° vi fu deposto nel 1613. Paolo V nel 1615 gli sostituì Fabricio Caracciolo nobilissimo napoletano, giù intimo cubiculario di Clemente VIII e collettore degli Spogli ecclesiastici in Portogallo; governò con somma prudenza e lode sino al 1628, in cui morì. Nel 1633 gli successe fr. Ambrogio Cordova napoletano e oriundo spagnolo, domenicano di grande estimazione e scienza, morto nel 1638. Indi Benedetto Mandina d'Amalfi o Melfi, teatino celebre per pietà e dottrina, cessò di vivere nel 1646. In questo fr. Gio. Lozano spagnuolo, agostiniano e sommo teologo, confessore del vicerè di Napoli duca d'Arco, traslato a Mazzara nel 1656. Da Giovenazzo vi fu trasferito nel 1657 Carlo Maranta napoletano; nel 1667 da Ariano vi passò Lodovico Morales; nel 1682 Girolamo Borsa canonico di Napoli; nel 1685 fr. Francesco de Friguero di Medina Celi, teologo agostiniano, predicatore regio; nel 1692 fr. Teofilo Testa della diocesi di Nola, minore osservante e consultore de'riti; nel 1697 fr. Gio. Ibanez de Arilla di Saragozza, teologo agostiniano. Con questi termina la serie de' vescovi di Tropea l'Italia sacra, e la completerò colle Notizie di Roma. nel 1728 fr.Angelico da Napoli cappuccino; nel 1731 Gennaro Guglielmini di Napoli; nel 1751 Felice de Paù di Terlizzi; nel 1786 Gio. Vincenzo Monforte di Sorrento; nel 1798 gerardo Mele di s. Gregorio diocesi di Conza. Essendo vacanti le sedi di Tropea e di Nicotera (V.), il Papa Pio VII nella nuova circoscrizione delle diocesi del regno di Napoli, colla bolla De utiliori dominicae, de'28 giugno 1818, Bull. Rom. cont., t. 15, p. 56, unì alla sede vescovile di Nicotera, questa di Tropea aequeprincipaliter, acciò ambedue fossero governate da un medesimo pastore, confermandole suffraganee dell'arcivescovo di Reggio. Quindi nel concistoro de'21 dicembre 1818 dichiarò I.° vescovo di Nicotera e Tropea unite Giovanni Tomassuolo di Napoli. Leone XII a'27 settembre 1824 vi trasferì da Squillace Antonio Montiglia, della diocesi di Mileto. Per sua morte a'9 aprile 1827 gli sostituì Mariano Bianco di Napoli, dottore in teologia, predicatore ed esaminatore pro-sinodale, parroco di s. Maria della Rotonda di Napoli; indi Gregorio XVI nel concistoro de'30 settembre 1831 lo trasferì all'arcivescovato d'Amalfi, e in quello de'2 luglio 1832 promulgò vescovo di Nicotera e Tropea unite, Michele Franchini di Monte Corvino, e di quella collegiata arciprete parroco, dotto predicatore. Vacate le due sedi per sua morte, il regnante Pio IX nel concistoro de'23 marzo 1855 preconizzò l'attuale vescovo mg.r Filippo de Simone di Acri diocesi di Bisignano, parroco nella chiesa maggiore di sua patria, vicario foraneo, esaminatore pro-sinodale, dottore in teologia e predicatore, già rettore e professore di filosofia nel seminario di Bisignano, prudente e pieno di esperienza, degno del vescovato. Con l'ultima proposizione concistoriale dissi in principio l'odierno stato di Tropea; colla medesima farò il simile di Nicotera, in monte aedificata, in suo unius circiter milliari ambitu sexcentum domus et quatuor mille ac quingentes pene continet incolas. Il capitolo si compone di 4 dignità, la I.a delle quali è l'arcidiacono, e di 10 canonici comprese le prebende del teologo e del penitenziere, oltre altri preti e chierici per la divina ufficiatura: l'arcidiacono è il parroco della cattedrale, ch'è l'unica cura e con l'unico battisterio della città, avente adiacente l'episcopio in buona condizione. Vi sono altre chiese, un convento di religiosi, ed un monastero di monache, l'ospedale, il monte di pietà, il seminario e alcuni sodalizi. Ogni nuovo vescovo è tassato ne'libri della camera apostolica in fiorini 316, la mensa ascendendo a 4000 ducati napoletani. Dioceses unitae ad ultra quinquaginta milliaria extenduntur, et septem supra quadraginta sub se continet loca.