Giuseppe Naso. Autoritratto (Sec. XIX)
Appunti relativi a don Giuseppe Naso figlio di D. Giovanni e D. Maria Domenica Scrugli da Tropea (da un manoscritto anonimo)
Nacque in Tropea il 10 luglio 1836 e vi morì il 5 Gennaio 1862 fulmineamente, colto da congestione cerebrale. Sordomuto dalla nascita, fin da bambino manifestò tendenza alla nobile arte e ne apprese i primi rudimenti da diversi dilettanti che vivevano allora in Tropea ed in particolar modo dal sig.r Carmine Barone che in una lettera di presentazione del giovine artista al maestro De Vivo, quando il Naso, sedicenne, partì per Napoli, così scriveva: '...ha già incominciato a dipingere dei quadri ad olio con tutta esattezza di disegno e forza di colorito e a tanto è giunto dopo uno studio di quattro anni... Il Naso è giovanetto affettuosissimo con tutti... Indefesso nella fatica, franco, sollecito e garbatissimo nel suo operare.'. E la scuola del De Vivo non poteva non produrre che benefici effetti in terreno sì fecondo. Dopo tre anni di permanenza in Napoli il maestro poteva esprimersi così: '...Esso può fare cose grandi giacchè ha talento posato, gusto nel colore, è paziente esecutore...' (Lettera del De Vivo al padre del giovine artista del 23 Agosto 1854) e ad un anno ancora di distanza da tale data, il 3 Sett. 1855, l'ammiraglio Scrugli, suo zio materno, che con grande amore sorvegliava il giovine nipote, poteva scrivere al cognato: '...Debbo avvertirti che al San Francesco dipinto da Peppino, il Cav. De Vivo ha fatto fare una magnifica cornice con l'idea di presentarlo a S.A.R. il principe ereditario... Ciò è bello...'. E' della fiducia nelle possibilità artistiche del Naso il De Vivo dava ancora una prova non indifferente nel presceglierlo tra i suoi allievi quando il Vescovo di Mileto gli diede l'incarico per la pittura di un quadro di grandi dimensioni per l'altare maggiore della Cattedrale di quella Città. Il soggetto di tale quadro è l'Assunzione della Vergine. In esso non si sa se più ammirare la perfetta intonazione delle luci o gli efficaci contrasti dei colori, o la perfezione del disegno: Quadro di grande mole e senza dubbio quello che è costato maggior fatica al giovine pittore che ha dovuto eseguirlo lavorando su di una scala appositamente costruita. Fu eseguito in Napoli. Un altro quadro molto bello, custodito anch'esso nella cattedrale di Mileto è quello rafigurante la prima comunione di San Luigi fatta da San Carlo Borromeo. Dipinto anche questo di grande bellezza (sebbene di molte più modeste dimensioni): i merletti delle cotte dei chierici, le fiammelle delle torcie, gli atteggiamenti dei vari personaggi sono trattati con una delicatezza poco comune. Disgraziatamente però la ricostruzione della Chiesa Cattedrale di Mileto, dall'abside rotonda, non ha consentito che il quadro dell'Assunzione tornasse, al posto primitivo, e peggio ancora, si è avuta idea di collocarlo a ridosso del soffitto della chiesa, senza considerare che una tela dipinta per parete non può essere collocata a ridosso del soffitto! Nè migliore sorte toccò al quadro raffigurante la prima comunione di S. Luigi che pur tornando al suo posto, per il nuovo tipo di altare costruito e per la luce insufficientissima del posto resta quasi occultato all'ammirazione degli intenditori di arte. Qual'è stata la produzione artistica di questo genio che se da madre Natura ebbe tolto il dono della favella e dell'udito, fu dotato invece di una sensibilità artistica più che poco comune, eccezionale? Dobbiamo dire abbondante se si considera il breve ciclo entro cui fu interclusa la sua vita. A sedici anni cominciò ad apprendere gli insegnamenti del De Vivo a Napoli, ove rimane sino a 22 o 23 anni, avendo la quale età fece ritorno a Tropea: a 25 anni era morto. Molti suoi dipinti furono venduti a Napoli e non si sa da chi siano conservati. Oltre dei su detti due quadri che trovansi a Mileto ed i cui bozzetti sono gelosamente custoditi dal nipote Giovanni in Tropea, presso cui possono ammirarsi il S. Francesco di Assisi di cui è cenno nella su citata lettera dell'ammiraglio Scrugli, una piccola tela raffigurante San Francesco da Paola, bellissima figura del nostro Santo, che è stato il suo ultimo lavoro; un quadro raffigurante la scarcerazione di San Pietro operata dall'Angelo, pregevolissima tela alla quale la maestria dell'artista ha saputo dare vita e colore; un Ecce Omo, diversi bozzetti e studi, due autoritratti, e un quadretto raffigurante la Maddalena. Un Cocefisso è conservato nella galleria del conte Scrugli, dono del giovine pittore allo zio Napoleone. Un quadro raffigurante Beatrice Cenci è nella casa Lombardi a Catanzaro. Trattò la figura in diversi ritratti con efficacia. Un quadretto raffigurante la Madonna delle Grazie col Bambino è in casa del nipote arcidiacono Cutuli. Un altro dipinto venne offerto, come rileviamo da una lettera di ringraziamento di monsignor Vescovo Filippo De Simone, a tale detto prelato, ma ignoriamo il soggetto della tela ed il luogo ove è conservata. Rileviamo dall'elogio funebre pronnunziato dall'eloquente arcidiacono Gaetano Iannelli che il De Vivo ebbe a dire del suo discepolo che piuttosto che ricevere l'arte dal maestro egli si era formato un impasto di colori tutto suo: certo è che i suoi quadri, anche le riproduzioni, hanno un'impronta artistica particolare denotante la genialità del giovine pittore.