. . . perchè Tropea è Tropea . . .

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Dal 13 marzo al 13 aprile a Città del Vaticano, una mostra traccia itinerari, segni e memoria dell'Europa nel Cammino di Santiago di Compostella



Santiago di Compostella. La Cattedrale

(S. Libertino) Sarà inaugurata giovedì 13 marzo, alle ore 18.00, presso il Braccio di Carlo Magno in Vaticano, la mostra fotografica 'Roma-Santiago/Santiago-Roma. Itinerari, segni e memoria dell’Europa del pellegrinaggio', a cura di Paolo Caucci von Saucken. La via con i suoi paesaggi, le chiese, gli edifici del pellegrinaggio, i ponti che ne segnano il percorso, gli spedali che accolgono i viandanti, è la protagonista assoluta delle opere fotografiche esposte in questa suggestiva e unica rassegna.
Tropea. Chiesa di San Giacomo di via abate SergioL’esposizione è promossa dalla Xunta de Galicia, Consellería De Innovación e Industria, dal Centro Italiano di Studi Compostellani, dal Comitato Nazionale per le Celebrazioni del V Centenario della Fondazione della Basilica di San Pietro e dalla Fondazione per i Beni e le Attività Artistiche della Chiesa. La rassegna, sarà accompagnata, durante il periodo espositivo da attività collaterali di carattere divulgativo e Tropea. Museo Diocesano. Dipinto di San Giacomo. Committenza: Famiglia Mottolascientifico fra cui la presentazione della traduzione in italiano del Liber Sancti Jacobi, summa medievale del pellegrinaggio a Santiago de Compostella, opera della professoressa Cinzia Berardi.
La mostra sarà aperta al pubblico il 14 marzo e potrà essere visitata gratuitamente fino al prossimo 13 aprile.
Il pellegrinaggio a Compostella, da quando venne scoperta la tomba dell'Apostolo, si è talmentte diffuso che oggi non è azzardato affermare che lungo i sentieri del Cammino passa tutto il mondo. Non quindi un evento europeo ma un fenomeno religioso-culturale più ampio, di risonanza internazionale.
Tropea è molto legata al culto di San Giacomo, dove è stata operante fino ad una trentina di anni fa l'antichissima Parrocchia a lui dedicata, di cui oggi rimane una chiesa a picco sul mare vuota e chiusa ma un tempo piena di attività e ricca di pregiate opere d'arte. Fu tale chiesa ad ospitare la Parrocchia dopo la demolizione di quella originaria, a seguito del terremoto del 1783. E all'interno della Cattedrale, sull'altare della Cappella dei Mottola, l'effige di San Giacomo Maggiore era venerata in un dipinto che attualmente fa bella mostra presso la pinacoteca del locale Museo Diocesano. Mentre tracce del culto si possono ancora trovare presso le famiglie, attraverso le icone delle imaginette conservate tra le pagine di antiche novene e opuscoli sacri di giaculatorie o dipinti che hanno attinenza con il pellegrinaggio come quello di bella fattura custodito in casa Toraldo e raffigurante un giovane patrizio con il vestito e i finimenti tipici di pellegrino compostellano. Occorre anche sottolineare la radicata tradizione per la quale non pochi tropeani portano il nome di battesimo Santino di San Giacomoche richiama quello dell'Apostolo e una moltitudine di famiglie calabresi il cognome Galizia (risultato sulla provincia di VV. Cercare anche RC, CS) in omaggio alla Regione, meta del pellegrinaggio da parte di familiari vissuti in tempi remoti. Abbiamo poi delle testimonianze che fin dall'antichità i tropeani erano soliti intraprendere a gruppi il Cammino verso Dipinto di San Giacomo custodito in Casa ToraldoCompostella che durava anni come indica a pagg. 74/75 in 'Viaggi di monaci e pellegrini', a cura di Pietro De Leo, ed. Rubettino 2001, un passaggio del testo di Ernesto Pontieri de 'La Calabria a metà del secolo 15. e le rivolte di Antonio Centelles' in cui si deplora uno sconcertante episodio occorso tra il 1444 e il 1448 ad alcuni "pellegrini di Tropea, reduci dal santuario di San Giacomo a Compostella, i quali erano stati aggrediti, percossi e sospesi nudi agli alberi da un pugno di scellerati " a Montalto. nei pressi di Cosenza. E non a caso, alcuni patrizi tropeani, come don Francesco Toraldo intorno al 1641, furono nominati Cavalieri dell'Ordine di San Jago, con il compito di proteggere durante il Cammino i pellegrini.
Nel tempo, il culto di San Giacomo a Tropea non è mai venuto meno, anzi sono sempre di più i tropeani che ogni anno si recano a piedi in pellegrinaggio a Santiago di Compostella fino alla tomba dell'Apostolo, sottoponendosi ad una prova fisica molto impegnativa ma anche spirituale che vuole anche essere l'espressione simbolica di una nuova nascita.

Comitato della Basilica di San Pietro

La mostra

(mar. 2008)


Customer Satisfaction viaggiatori all'Aeroporto di Lamezia: Tropea si conferma al primo posto nelle destinazioni preferite, poi c'è Pizzo e Capo Vaticano
Aeroporto Lamezia (RTV/Reggio TV) Anche per l’anno 2007 l’Ufficio IAT si è adoperato al fine di somministrare ai turisti un questionario che consente all’offerta di conoscere le esigenze e le aspettative dell’utenza e al turista di percepire il vantaggio diretto che egli può ottenere da una sua corretta e attenta compilazione.
Si è pensato di somministrare un tipo di questionario che metta in evidenza l’entusiasmo e l’interesse di chi intraprende una vacanza in Calabria e che sia capace di rilevare le aspettative e il relativo grado di soddisfazione.
Naturalmente, la redazione dei questionari ha richiesto tempo e il rispetto di alcune regole fondamentali che hanno permesso di evitare errori che possano indurre gli intervistati a non collaborare; accorgimenti importanti sono stati:
• Domande chiare e non impegnative;
• Riferimenti a pochi dati personali;
• Questionario breve e anonimo.
Il questionario, redatto in lingua italiana, inglese e tedesca, si è proposto di individuare la tipologia del turista accertandone la provenienza, il sesso, l’età, la durata della vacanza, il tipo di struttura ricettiva prescelta, le località visitate, la formula di viaggio, le aspettative e il grado di soddisfazione.
Dall’analisi del sondaggio, effettuato su un campione di 600 passeggeri, si evince che la maggior parte dei turisti intervistati proviene dalla Gran Bretagna (il 42,3%) seguiti dai tedeschi (il 14,5%) e poi dagli stessi italiani (il 14,1%), grazie alla presenza annuale del volo diretto da e per Londra effettuato dalla compagnia aerea low-cost Ryanair.
Il profilo emerso dal nostro sondaggio è di un turista adulto, di sesso femminile e lavoratore dipendente, che preferisce soggiornare nella regione per una settimana, attirato soprattutto dalla promozione e dalla pubblicità dei mass media (38,2%), nonché dall’indicazione della propria agenzia di viaggio(14,7%) o dal passaparola di parenti e amici(13,4%).
Inoltre, dal nostro sondaggio emerge che il 50% dei turisti intervistati ha optato per una tipologia di vacanza con formula “tutto organizzato” anche in gruppo, mentre il 48% preferisce il viaggio individuale ed il 2% un viaggio organizzato per la prima parte, lasciandosi la possibilità di prenotazioni e visite in itinere per la seconda.
Per quanto concerne le strutture ricettive, l’albergo/hotel continua ad essere la sistemazione più gradita e diffusa con il 56,2% delle preferenze espresse, a fronte del 24,4% rappresentato dal residence/appartamento e del 8,1% rappresentato dal villaggio turistico.
Le destinazioni preferite dai turisti rimangono immutate rispetto alle preferenze dell’anno precedente, con Tropea al primo posto (24%) e Pizzo al secondo (21,2%), meritano comunque di essere citate destinazione con più basse percentuali ma estremamente significative quali Capo Vaticano, Locri, Stilo, Gerace, Lamezia Terme, Reggio Calabria, Scilla, Soverato, Serra San Bruno e la Sila.
L’elaborazione del sondaggio, sulla base dei questionari raccolti, ha avuto come scopo principale la rilevazione del grado di soddisfazione dei vacanzieri, che hanno risposto per lo più in maniera positiva con il 79%, a fronte del 21% che ha espresso malcontento, indicandone in entrambi i casi le motivazioni.
Peculiarità più apprezzate sono state le risorse naturali, l’ospitalità e la gastronomia, mentre i disagi rilevati sono stati carenze nei servizi, scarsa organizzazione ed inquinamento.
La novità del sondaggio turistico di quest’anno è stata l’introduzione di un giudizio sull’offerta da parte del visitatore, mediante una votazione, utilizzando una scala da 1 a 10; considerazione interessante è che viene attribuita la votazione massima (10/10) alle risorse naturali e all’ospitalità calabrese mentre viene assegnato un voto medio (7/10) alle strutture ricettive e, appena sufficiente al sistema dei trasporti, evidenziando cosi una carenza nell’organizzazione, nonostante il giudizio sia nel complesso positivo.

(mar. 2008)

Lotta agli ecomostri
L'Assessore regionale all'Urbanistica Michelangelo Tripodi (RTV/Reggio TV) Ad un anno dalla firma dell'Accordo di programma quadro sugli ecomostri, l'assessore regionale all'Urbanistica Michelangelo Tripodi ha presieduto un incontro con i sindaci dei Comuni che rientrano nell'Apq per fare il punto della situazione. A riferirlo è un comunicato dell'Ufficio stampa della Giunta regionale. "L'insieme degli interventi da realizzare con l'Apq attraverso un finanziamento di cinque milioni di euro - ha affermato Tripodi - si inserisce in un più ampio contesto avviato da questo assessorato con il programma 'Paesaggi & Identita''.
In sostanza, con riferimento al paesaggio costiero, gli interventi alla base dell'Accordo si concentrano sulla necessità di preservare e valorizzare il patrimonio naturalistico-ambientale attraverso la repressione di qualsiasi uso indiscriminato del territorio che causa una sistematica distruzione delle coste e del paesaggio rurale, con l'obiettivo di invertire ogni orientamento culturale che accetta la persistenza tollerata dell'abusivismo edilizio".
I Comuni interessati all'Apq sugli economostri, riferisce la nota, sono Stalettì (recupero paesaggistico e ambientale con l'abbattimento di una struttura in località San Martino di Copanello); Stilo (demolizione di villette non finite su area demaniale e recupero ambientale); Tropea (demolizione di alcuni manufatti edilizi realizzati a scavalco dell'alveo del fosso 'Lumia' con ripristino ambientale e difesa idraulica); Cessaniti (riqualificazione e ripristino ambientale cave dimesse); Stignano (demolizione di un edifico non finito con recupero ambientale); Rossano (demolizione di abitazioni abusive costruite lungo la fascia costiera in area demaniale con riqualificazione paesaggistico-ambientale dell'area); Pizzo (rimozione scogliera artificiale località Seggiola); Scilla (demolizione del fabbricato Scoglio di Ulisse con recupero paesaggistico) e Bova Marina (ricostruzione delle linea naturale della costa mediante la demolizione di un tronco di molo non utilizzato).
"Sono tutti interventi emblematici - ha aggiunto l'assessore regionale all'Urbanistica - di alcune situazioni ricorrenti di compressione del paesaggio calabrese, per i quali, in alcuni casi, si rende necessaria la demolizione. In ogni caso, tutti gli interventi hanno come obiettivo generale la riqualificazione paesaggistica e ambientale dei siti degradati". L'assessore Tripodi ha annunciato che per proseguire l'impegno per la tutela del paesaggio e la lotta contro gli ecomostri, al più presto sarà promossa un'apposita manifestazione di interesse rivolta a tutti i Comuni e gli enti pubblici della Calabria al fine di raccogliere le proposte di rottamazione e di riqualificazione paesaggistica che rientreranno in un nuovo programma di interventi che saranno finanziati con il Por Calabria 2007-2013.

(mar. 2008)

I paesi che finiscono in oni secondo Rohlfs… Potenzoni, Stefanaconi, Pannaconi, Conidoni, Sciconi…


Il glottologo Gerhard Rohlfs e il suo dizionario dialettale

(F. Vallone) È stata recentemente ritrovata, tra i vecchi appunti dello storico locale briaticese Domenico La Torre, una bella testimonianza scritta riferita al grande glottologo tesesco Gerhard Rohlfs che alcuni anni fa si interessò anche del territorio vibonese. In particolare, in questo scritto, lo studioso afferma che "in molti abitati calabresi si riscontra la desinenza oni".
Nella lista sono citati tra gli altri "gli abitati di Barbalaconi, Stefanaconi, Candidoni, Pisitoni, Comerconi, Lampazzoni, Pizzoni, Podargoni, Stellantoni, Zambroni e nelle borgate di Briatico: Pannaconi, Paradisoni, Conidoni, Mesoni, Sciconi, Favelloni, Cozojeroni, Pisitoni, Potenzoni, Mandaradoni, Starapolloni e Macroni il cui nome secondo il glottologo è derivato dalle rispettive famiglie Barbalace, Comerci, Conidi, Cozocheri, Paradiso, Fabello, Sica, Mandano, Macrì, Staropoli, ecc".
Lui, il professore Gerhard Rohlfs, i suoi amici storici locali sparsi in tutta la Calabria li definiva "informatori". Informatori ma soprattutto amici calabresi che sentiva spesso e che ritualmente incontrava in loco. L'anziano tedesco dai capelli bianchi come la neve, prendeva appuntamento ed arrivava puntualissimo con il suo biglietto da visita che sembrava una lettera: "Dr GERHARD ROHLFS Professor der Philologie an der Universitat Munchen i. R. Honorarprofessor der Universitat Tubingen Dr. H.c. der Universitaten Athen, Palermo, Turin und Lecce - Mitglied der Bayerishen Akademie der Wissenschaflen - Consejero de honor del Cosejo Sup. de Investigaciones Cientificas (Madrid) Socio corrispiondente dell'Accademia della Crusca (Firenze) e dei Lincei (Roma). Socio d'onore della Soc. di Storia Patria per la Puglia."
Rohlfs veniva spesso a Briatico per informarsi dal suo grande amico Domenico. La Torre era uno studioso di storia locale, grande appassionato di archeologia e del territorio di Briatico e di tutta Calabria. La Torre raccoglieva il frutto delle sue ricerche nelle pagine di alcuni grossi quaderni e quando arrivava il "tedesco" illustrava le sue più recenti scoperte supportate da rinvenimenti archeologici fortuiti nelle campagne attorno al paese. Rohlfs invece tempestava Domenico di domande, cercava conferme e chiarimenti su nomi, cognomi, toponomastica locale, soprannomi, luoghi, pronunce e concetti astratti. Un vero e proprio scavo archeologico nelle parole e nella toponomastica. Poi alcune volte lasciava a Domenico alcuni appunti con dei nomi da ricercare, delle tracce tematiche da sviluppare che poi passava personalmente a ritirare o che riceveva per posta.
Ricordo quando nel 1983, a Briatico Vecchia, fu rinvenuta una medaglia in bronzo con la scritta evreatio. Interpellato in Germania il glottologo chiese delle fotografie ingrandite dell'antica medaglia commemorativa e dopo qualche mese inviò una lettera di risposta dove spiegava che evreatio si poteva riferire proprio al vecchio toponimo della città di Briatico. Rohlfs prendeva appuntamento con La Torre con qualche settimana d'anticipo, poi arrivava a Briatico, alcune volte accompagnato dalla figlia, e si infilava velocemente nello studio di La Torre strapieno di libri antichi. Rohlfs rimaneva con Domenico La Torre alcune ore, prendeva appunti, copiava, approfondiva, chiedeva, registrava. Poi, nel tardo pomeriggio, proseguiva il suo viaggio nel profondo della Calabria, si spostava in altre aree della provincia sempre verso sud. Dalle date lasciate sui fascicoli e su una foto regalata e dedicata a La Torre si evince che Rohlf è stato a Briatico sicuramente il 16 marzo 1974 e il 2 marzo 1979.
Altri collaboratori informatori in Calabria sono stati l'avvocato Carlo Felice Crispo di Vibo Valentia, Luigi Corapi di Soverato, la famiglia Lombardi Satriani di San Costantino di Briatico.
Alcune date importanti dei viaggi in Calabria: 1931 (con pubblicazione di un dizionario); 1932 e 1937 con visita e ricerche a Brancaleone, Caulonia, Scilla (RC), Crotone, Nocera Terinese (CZ), Amantea, Cerchiara, Longobardi, Rocca Imperiale, Tortora (CS).

(mar. 2008)

Una famiglia di pescatori di Tropea protagonista di un grande gesto di amore verso il mare: recuperata una Tartaruga in difficoltà.
La famiglia Gallisto di Tropea (WWF) Alcuni pescatori di Tropea sono stati i protagonisti di un grande gesto di civiltà e di amore verso il mare, tanto da meritare il plauso del WWF Calabria che da anni persegue lo scopo di sensibilizzare l’intera categoria dei lavoratori del settore verso i temi della difesa delle specie protette e dell’ecoregione Mediterranea.
La famiglia Gallisto, papà Vito e i figli Giovanni, Francesco e Vincenzo, mentre erano impegnati in una battuta di pesca a circa quattro miglia al largo di Tropea, si sono accorti della presenza in mare di una Tartaruga in evidente stato di denutrizione e deperimento generale causati dall’ingestione di un amo da palamito, tant’è che buona parte del filo di nylon fuoriusciva dalla bocca del povero animale.
Da qui la decisione di recuperare il rettile in difficoltà e di recarsi subito in porto per avvisare il Comandante dei Vigili Urbani di Tropea, Giovanni Pugliese da cui partiva la segnalazione per il responsabile del Progetto Tartarughe dell’associazione ambientalista, Pino Paolillo. Dopo il trasporto a Vibo Marina, presso la locale Capitaneria di Porto, la Caretta caretta è stata trasferita preso la Riserva Marina di Capo Rizzuto per essere sottoposta alle cure del caso.
“Il gesto dei pescatori di Tropea – ha detto l’ambientalista – riveste un particolare significato perché solo grazie alla loro collaborazione si può sperare di offrire un valido contributo al programma di conservazione di questi animali a rischio”.
Purtroppo sono migliaia e migliaia le Tartarughe che ogni anno muoiono miseramente a causa delle catture accidentali, ma basterebbe davvero poco, come la Famiglia Gallisto ha dimostrato più volte, per salvare uno di questi preziosi abitanti del mare.
Per ringraziare tutti i componenti del peschereccio che hanno preso parte all’operazione “Caretta”, il WWF ha offerto la t-shirt del Progetto Tartarughe.
Insomma un esempio da imitare se si vuole costruire un futuro in cui ci siano ancora le Tartarughe a popolare i nostri mari.

(mar. 2008)

8 Marzo, Donne in festa!
Mimosa (S. Libertino) E' tempo quindi di manifestazioni, convegni, dibattiti, ma anche concerti, spettacoli e serate organizzate per sole donne (Peccato!).
Tutto è pronto per dare, almeno per un giorno, la giusta attenzione alla figura femminile e alla pari opportunità fra i sessi, se è vero che ancora nel mondo la donna si vede discriminata ed emarginata nei più elementari diritti di vita dalla società, dalle istituzioni, dalla classe dirigente, dalle religioni nei vari campi del lavoro, della cultura, della partecipazione politica.
Quest'anno la ricorrenza coincide con un momento di alto impegno da parte delle forze politiche di tutti gli schieramenti per l'imminente e importante scadenza elettorale.
La Festa rischia quindi un tono minore d'attenzione, come peraltro sta accadendo per il 62° Anniversario (3 marzo) del voto alle donne, che diede la possibilità alla Marchesa Lidia Serra Toraldo di essere eletta primo sindaco di Tropea, e, tra le tante donne, d'Italia.
TropeaNews augura a tutte le donne, e in particolare alle tropeane, grande felicità! E non solo per oggi....

(mar. 2008)

La struttura terminale della scala del Cannone va modificata subito!

          

La struttura cementizia contestata, terminale della scala del Cannone

(S. Libertino) In un momento di accorati appelli e frenetiche raccolte di firme che vogliono costi quel che costi Tropea inserita nell'Unesco quale Patrimonio dell'Umanità, molta attenzione viene prestata in queste ore dalla stampa alla struttura terminale del tracciato della ripida quanto snella e aggraziata scaletta scavata nel pendio roccioso che dal borgo di Tropea porta sul lungomare della Marina dell'Isola. L'enorme ed informe ammasso cementizio deturpa in modo sconsiderato l'ambiente naturale circostante della rupe e dello stesso percorso della scala, di cui fa parte, disturbando notevolmente anche l'insieme paesaggistico del lungomare nel punto più bello e interessante davanti allo scoglio di Santa Maria dell'Isola, emblema millenario cittadino.
Sull'antiesteticità e sull'impatto dirompente della struttura, ai commenti giornalistici si aggiungono quelli della massima parte dei cittadini, compreso l'autorevole parere negativo espresso dallo stesso Sindaco Euticchio.
Anche TropeaNews si associa a tali commenti ed alle energiche proteste del Direttore della Pro Loco Mario Lorenzo, augurandosi che con somma priorità ed in modo altrettanto serio siano presi i provvedimenti del caso per modificare nel modo più consono e opportuno ciò che è stato realizzato della parte terminale della scala del Cannone.

(mar. 2008)

Destinazione Calabria, destinazione Paradiso


Nicotera. Castello dei Ruffo

(F. Vallone) Abbiamo ricevuto, e con piacere ospitiamo sulle nostre pagine, lo scritto di Patricia Lozano Duque, collega giornalista spagnola, che in questi giorni si trova nella nostra regione, a Nicotera, per apprendere la lingua italiana e per uno stage giornalistico presso un'emittente televisiva calabrese. Patricia ha 29 anni, da sette anni è giornalista, ha studiato all'Università di Malaga, bella città dell'Andalusia nel sud della Spagna. Dal 2001 ha lavorato a "Radio Malaga FM", successivamente presso le emittenti televisive "Costa Sur TV" , "RTB Radio Television Benalmadena" e presso la nota Agenzia di stampa internazionale "EFE". Ultimamente ha lavorato per l'emittente televisiva nazionale "Tele 5". Oltre al lavoro di redazione giornalistica ha scritto e presentato numerosi programmi televisivi spagnoli.


(Patricia Lozano Duque) Potrei affermare che nessun spagnolo sappia dove si trovi la Calabria. Purtroppo da noi non si sente parlare molto di questa regione italiana, ma dopo un soggiorno di due settimane nella vostra regione posso affermare che tutti dovrebbero visitarla! Ora so che l'Italia non è solamente Firenze, Venezia, Roma e Milano. L'Italia offre questo e molto di più… come la Calabria!
Appena sono arrivata a Nicotera, il piccolo paese che mi ospita tramite l'Associazione "Giovani per l'Europa", impegnata negli scambi transazionali per l'istruzione e la formazione continua, ho constatato l'amabilità e l'ospitalità dei suoi abitanti, ed anche quella di altri paesi che ho avuto modo di visitare durante questo periodo, Vibo Valentia e la sua provincia.
Per Nicotera e per Vibo Valentia stesse considerazioni: buona gente, bella città, bel castello, mercato incantevole per le strade e bellissimo duomo. Quest'accoglienza è molto importante per una persona che si reca a studiare e a lavorare in un altro Paese, come nel mio caso.
Sono spagnola e mi trovo in Calabria per imparare la lingua italiana e per fare uno stage come giornalista in un'emittente televisiva di Reggio Calabria dove andrò sabato prossimo. Ma sono qui anche per imparare la cultura italiana: ho constatato come gli italiani hanno a cuore gli stranieri. Di questi luoghi la cosa che mi ha meravigliato di più è la perfetta comunione fra il mare e la montagna. La magia del suono del mare mentre si guarda la vicina montagna, un mare d'acqua trasparente e sabbia bianca… è stato veramente affascinante, ogni sera, durante le lezioni d'italiano svolte all'interno del Castello dei Ruffo di Nicotera, poter guardare il tramonto coricarsi sulle sette isole dell'arcipelago delle Eolie. Ogni sera era un panorama diverso e questo effetto è riuscito a portare via con se tutte le mie preoccupazioni e paure per questo stage, in un viaggio a senso unico…senza ritorno.
Il cibo è un altro aspetto che apprezzo molto dell'Italia ma questo non l'ho scoperto qui lo sapevo già da molti anni.
In queste due settimane solo una cosa mi è mancata: i mezzi di trasporto per potersi spostare da un paese all'altro della provincia di Vibo Valentia… Ho bisogno di un'auto per tutto! Ma non ci sono orizzonti neanche troppo lontani, né nelle distanze né nella vita. Qui sono io.
Questo sabato come dicevo andrò a Reggio Calabria e spero tanto di poter trovare lo stesso calore, affinché la mia esperienza possa continuare ad essere bellissima. Così fra tre mesi potrò ritornare in Spagna innamorata della Calabria, dei suoi paesaggi, dei panorami, della gente e del cibo! Non lo sapevo prima di arrivare qua, ma la destinazione del mio stage, come dice una canzone di Laura Pausini, è il paradiso.

(mar. 2008)

Le tre alte ciminiere sono state abbattute


Vibo Marina. Foto d'epoca. Un operaio del cementificio con trenino
trasportatore e nello sfondo l'antica ciminiera


(F. Vallone) Da anni erano il simbolo indiscusso della città di Vibo Marina. Le tre storiche ciminiere del cementificio "Cemensud" (ex Cementi Segni) si riuscivano a vedere da molto lontano, fumanti giorno e notte, erano anche il simbolo più emblematico del lavoro, dell'industria, in una realtà dove lavoro significava solo terra, mare o cementificio. Le tre alte ciminiere hanno svettato sul cielo azzurro e molte volte plumbeo di Vibo Marina per tanti anni. I pescatori di Briatico, ma anche quelli di Parghelia, Pizzo ed altri luoghi vicini, le utilizzavano, osservandole dal mare, come punti di riferimento per le loro coordinate di pesca e di posizione della barca. Con le ciminiere che sbucavano assieme a Tropea dall'altro lato si era posizionati su un preciso punto riconosciuto sempre pescoso. Ma le ciminiere erano anche il simbolo del fumo perenne, del funzionamento continuo di giorno e dei turni di notte, erano simbolo oscuro dei tanti ammalati di silicosi che hanno avuto soltanto la colpa di poter lavorare con il cemento. Ora, una dopo l'atra, le tre alte ciminiere sono state definitivamente abbattute, con una speciale gru, molto più alta delle stesse ciminiere, che le ha demolite, a strati, dall'alto verso il basso. Per prime sono state abbattute quelle in cemento armato, poi per ultima quella più bella e più antica costruita in rossi mattoni cotti. In un'epoca dove l'interesse per quella che si definisce archeologia industriale è in forte aumento era interessante poter dedicare, come una sorta di monumento alla memoria e ai posteri, la ciminiera più antica affinché potesse testimoniare e raccontare la storia della cementeria e dei suoi tanti operai, che ebbe inizio nell'immediato dopoguerra.
Una ciminiera "musealizzata" con tanto di attrezzi originali, foto d'epoca e trenino trasportatore, aperta alla cittadinanza.

(mar. 2008)

Monaco di Baviera, un pò Calabria, un pò Tropea...
Monaco (A. Monteleone) Monaco di Baviera, sud della Germania. La colonnina di mercurio ha raggiunto lo zero ed ha continuato a scendere di qualche grado.
E’ ora di cena e fuori dal ristorante “Antica Tropea” la frase scritta sulla lavagna è una fonte di calore. Almeno col pensiero: “Spaghetti mit Broccoli”. Sì. La Calabria è qui.
Un gruppo di studenti universitari, in vacanza a Monaco lontani dall’ansia da esame, gli riempirà il locale ed aperta la porta Salvatore Lazzaro ci aspetta lì, dietro al bancone, con un sorriso che non può essere altro che quello di un calabrese.
Subito all’opera come un amico che si fa cogliere da un po’ di affanno quando mette tutto in ordine per la visita di questi ospiti speciali.
Semplice nell’aspetto, nell’abbigliamento e nei modi. Nessuna collana d’oro vistosa, nessun bracciale e nessun anello giusto per deludere i fanatici di un oscuro aspetto della calabresità.
Salvatore del tedesco tipico ha soltanto l’altezza (sfiora il metro e novanta). Il resto, dal faccione irresistibilmente familiare a quei modi gentili tipici di una forza d’animo non comune sono genuinamente “made in Calabria”.
Prima di cena, ottenuta la promessa di poter fare quattro chiacchiere, si sente già profumo di una casa dove c’è qualcuno che “cucina”.
La spedizione di facinorosi ed affamati calabresi è stata saziata a dovere ed esaurita la caciara ascoltiamo la sua storia.
E’ nato a Rizziconi, appena ventisette anni fa. E’ difficile credere che sia così giovane. E’ così… così… grande: il classico “armadio”, di garbo e disponibilità.

Quando e perché hai lasciato la Calabria?
«A Rizziconi sono nato e cresciuto. Nel 1994, prima ancora di compiere 14 anni, mio padre, camionista, perse il lavoro e riuscì a tornare in attività proprio a Monaco. Così ci trasferimmo».
Forse 14 anni sono pochi per percepire che comunque l’aria che si respirava, nella Piana piuttosto che a Reggio Calabria, non era la migliore. Oppure anche da bambini capiamo prima le cose?
«Ricordo, nel 1993, ero a scuola e dietro al vetro della mia finestra ho visto un uomo morire sotto i colpi di pistola. Poi lo decapitarono facendo volare la testa in aria».
L’episodio fece il giro del mondo. Cos’hai pensato?
«Che non avrei avuto alcuna prospettiva. Cosa mi aspettava là fuori? Passati tutti questi anni credo che mai avrei permesso che mio figlio assistesse ad una scena così.»
Insomma arrivi in Germania…
«Ho terminato qui le scuole medie e cominciato a lavorare in una gastronomia, come cameriere.
La cosa più difficile?
«Ci ho messo 3 mesi per cominciare a parlare il tedesco» - confessa - «Tutto sommato ambientarsi è stato facile, ma la mancanza delle amicizie era fortissima».
Ma da grande cosa volevi fare?
«Questo. Ho la passione per servire – dice con orgoglio – e stare a contatto con la gente, farla sentire a proprio agio».

Cinque anni dopo, nel 1999, diciott’anni appena compiuti, Salvatore apre un locale tutto suo. Il primo di una serie.
“Da Luisa”, si chiamava, in ossequio alla madre che nell’aspetto e nella laboriosità richiama perfettamente il clichet della “Madre” calabrese.
Pelle chiara, occhi grandi, e quelle braccia forti che rivelano la forza del carattere. Un sospiro che non è stanchezza, ma la versione femminile della nostalgia di chi rivede negli occhi di un folto gruppo di studenti un pezzo di terra perduta.
Nel 2000 il matrimonio con Lucia, anche lei di Rizziconi, che accetta di trasferirsi in Baviera e lavorare con il marito.
Lucia metterà al mondo anche il piccolo Rocco che ora ha 6 anni. «Vuole fare il calciatore e va matto per la Reggina». Una delle cose che Salvatore segue attentamente dell’Italia.

Ogni quanto torni in Calabria?
«Ogni estate. Per le vacanze. Dal mio ultimo viaggio in Calabria ho deciso di aprire un locale con questo nome, Antica Tropea
Perché?
Mi indica una foto, che ritrae il litorale del centro vibonese, scattata dal mare. «L’ho scattata la scorsa estate ed ho deciso che ci avrei dedicato il nome del mio prossimo locale».
Dopo “Da Luisa” e questo, “Antica Tropea”, cos’altro hai aperto?
«Fino al 2006 c’erano “La Fontanella” ed “Il Piccolo”. “La Fontanella” è stato il locale dei Mondiali. Non molto grande, ma con uno spazio all’aperto di oltre 700 coperti. Ogni sera pochissimi posti liberi. Nessuno durane le partite più importanti. Ho avuto diverse citazioni anche sulla stampa locale.»
Ti sarai divertito durante la semi-finale
«Non molto. Diversi tedeschi non l’hanno presa bene e sono arrivati insulti ed i classici sfottò: pizza, mafia e mandolino»
E la finale?
«Un po’ meglio. Ma in molti tifavano per la Francia. Ho quasi percepito una punta di odio, ma è tutto passato».
Hai aperto quattro locali. Perché queste chiusure?
«Può capitare che un posto non vada più e devi cambiare proporre qualcosa di nuovo. »
Come si dice dalle nostre parti, però, “ci voli ‘na fantasia…”
«Sì. Anche molto coraggio »
Cosa ti sei inventato per ottenere fiducia dalla tua banca?
"Niente. Qui le banche ti danno molto credito. Non avrei potuto avviare le mie attività se non avessi potuto chiedere un prestito per le mie necessità"
Differenza di non poco conto rispetto alla realtà italiana e calabrese in particolare. Cosa percepisci di diverso nei rapporti cittadini-istituzioni?
«Qui in Germania è la gente che cerca lo Stato. E poi le persone sanno fare valere i propri diritti con gli strumenti legali. Quando c’è un problema ti rivolgi allo Stato con sicurezza.»
E risponde presente…ma da noi, a volte, è lo Stato a latitare…
«E’ vero anche che per abitudine non ci rivolgiamo a lui»
La Germania oggi cosa offre?
«La Germania sta finendo. Non c’è più lo stesso numero di opportunità ed anche la gente comune sente il peso dell’inflazione che è più alta che in Italia.Per comprare quello che fino al 2002 costava due marchi tedeschi (circa 1 €) oggi ti costringe a sborsare fino a 2,50 €.»
L’immagine della Calabria?
«Sono ancora tutti molto colpiti dai fatti di Duisburg, non c’è dubbio. Ma gli italiani, i calabresi, continuano ad essere ben voluti.»
C’è speranza per chi rimane giù a lottare anche contro il fenomeno della criminalità?
«Ne sono convinto. Le persone cominciano a cambiare e la Calabria, nonostante tutto, non è la stessa di 15 anni fa. In tanti, come me, hanno deciso di non tornare indietro perché temevano per il futuro dei propri figli»
Quando sarà grande Rocco dirà: “Papà, vado in Italia”
«Gli correrei dietro. Non vivrei lontano da lui».
Intanto si continua a lavorare
«Come sempre. Sperando che “Antica Tropea” continui ad andare bene.»
Dell’incontro di oggi cosa pensi?
«Che non mi era mai capitato prima. Così tanti, così giovani e così… calabresi».
E’ stato un piacere!
«Anche per me. Tanto. Ricordatevi che sono sempre qui… “a disposizione”».


(mar. 2008)

'Un pinguino in fondo al cuore', ultimo lavoro di Enzo Taccone
La copertina del libro di Enzo Taccone (A. Del Vecchio) Prima di leggere il piccolo volume "Un pinguino in fondo al cuore" di Enzo Taccone di cui il caro amico mi ha fatto omaggio ho sempre associato l'immagine del pinguino alla sensazione del grande freddo. Ho dovuto ricredermi, concludendo che la temperatura del cuore non segue mai i canoni e le regole della meteorologia e dei siti geografici.
Le emozioni, i sentimenti, le prime esperienze, i ricordi dell'infanzia sono in questo libro vera arte espressiva, che dall'intimo personale dell'autore navigano verso un linguaggio poetico semplice ed essenziale, ma soprattutto comunicativo.
C'è, infatti, nel componimento di Taccone una semplicità, una stesura, un poetare libero quasi ingenuo che sembra parlare solo ai puri di cuore.
L'Autore non scrive per una esibizione letteraria, ma per necessità di vita. Cerca nella poesia un amico con cui colloquiare, usando un linguaggio genuino per descrivere gli accadimenti ed i coinvolgimenti del nostro vivere quotidiano. Non a caso le molte cose narrate da Enzo, con la sua essenziale prosa o con i suoi versi liberi, sono scavate nella memoria e ci invitano a ricordare l'universo a noi caro ed aprono il cuore.
Sono scene reali quelle che ci propone così come sono reali le gioie ed i dolori della vita accompagnate con una sempre emergente malinconia, anche quando guarda il mare, le albe i tramonti della sera con l'animo aperto ad una verginale "speranza".
"Deve esserci un incontro più straordinario, intenso, unico" esclama. E' la fede che sorregge il verso e quello che lui prova è un dono di Dio e lui sa di essere fortunato per questo dono.
"La speranza di una prospettiva nuova" cos'è se non la Fede, a cui sempre allude, anche se non la nomina. La fede come tormento, nostalgia struggente ed alata speranza, alla ricerca del bene supremo di ogni uomo; la pace.
Ho trovate stupende le parole rivolte alla mamma. Sono le espressioni di chi ama sapendo amare, di chi da senza chiedere o volere nulla in cambio, pago solo dell'amore che nutre.
E' una scrittura ed un poetare nobile quello di Enzo, pieno di dolcezza, con tanta nostalgia, spesso con tanto dolore, con sullo sfondo sempre una speranza ultraterrena; gli unici veri motivi per cui l'uomo nasce e muore.
In buona sostanza Taccone erige la Cattedrale della vita, descritta con parole che soltanto chi ha cuore ed intelletto comprende.
Ho letto il libro come una carezza ed ha allietato la mia giornata!

(mar. 2008)

Da Te abbiamo imparato "Ciò che è dare oltre il dire".


Rosetta e il suo sorriso

(E. Taccone) Oggi, siamo qui riuniti in Chiesa, Rosetta, e siamo i tuoi compagni di scuola, quelli della più bella stagione della vita, la Giovinezza.
Tu, anche adesso, sei con noi: infatti ci riesce difficile pensare che non sei più in questo mondo e il pensiero va a quando ci stupivi tutti per la tua compostezza, la tua diligenza, insieme al tuo moderato brio e la tua semplicità e spontaneità.
Ma ciò che più è rimasta impressa è, e sarà sempre, la generosità che mostravi, sia nelle parole che nei fatti.
Tra i banchi di scuola elargivi senza remore parole di simpatica amicizia e tutti potevamo essere padroni del tuo libro, delle tue cose che offrivi con massima naturalezza.
Il panino che scartavi, nell'ora dell'intervallo, volevi dividerlo con tutte le ragazze di classe e ci invitavi, insistevi a morderne un pezzo! Dolce e premurosa attendevi ai tuoi doveri di allieva e non ti dava fastidio studiare molto o poco, eri sempre pronta.
La vita ci ha allontanati, ma non possiamo accettare l'idea che abbia cambiato l'indole di quella ragazza, quella biondina fragile e pur forte, determinata a raggiungere i suoi obiettivi, piccola prima, grande donna poi, passando il tempo, temprata dalle tante vicissitudini della vita, da espletare i ruoli di stimata Professoressa, di Moglie premurosa ed amabile, di Madre attenta e amorevole come eri da quando come tutti noi portavamo i calzini corti, i tuoi rigorosamente bianchi e il grembiule fino alla fine del liceo.
E' certamente indelebile il ricordo che ci hai lasciato e da Te abbiamo imparato "Ciò che è dare oltre il dire".
Qualche giorno fa monsignor Bagnasco diceva che anche l'ombra ha bisogno di educazione, ecco, noi siamo le tue ombre, educaci alla tua capacità di donare il sorriso, la bella parola, ed avere la Tua serenità e riservatezza durante i giorni belli o brutti che ci aspettano ancora da vivere.
Il buon Dio ha dato solo agli uomini la facoltà di guardare il cielo e noi che possiamo farlo, nelle belle serate tranquille alzeremo gli occhi in su, sicuri, di trovare e vederci una stella in più che brilla per noi e per tutti i tuoi cari perché siamo convinti che il tuo Amore non Ti ha consentito di abbandonarci per sempre, Ti ha trasformato in una stella, in una delle più luminose.
Ciao Rosetta i tuoi compagni di classe "terza liceo classico 62-63".
Cattedrale di Tropea, 7 marzo 2008.

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Rosetta

(mar. 2008)

Agli Internazionali di alta cucina al primo posto c'è Massimo Moroni. E nel piatto non poteva mancare la Rossa di Tropea!
Lo Chef Massimo Moroni Dopo il riconoscimento di "miglior cuoco della Lombardia", arriva un nuovo riconoscimento sul campo, per lo chef Massimo Moroni, che con un meritatissimo punteggio 76,80 su 80, si aggiudica la medaglia d'oro agli Internazionali di Alta Cucina Calda 2008, in programma a Marina di Carrara (Massa) nell'ambito della manifestazione TIRRENO C.T.
Straconvince la preparazione professionale di questo cuoco lombardo, attualmente in forza al Ristorante Don Lisander di Milano, che in gara ha presentato una sorta di cucina fusion, attraverso la realizzazione di un piatto "Variazione di pesce". Un piatto elaborato con una preparazione attenta nella cottura e un particolare equilibrio dei gusti, per armonizzarne il sapore. Tre tipi di pesce, condito con tre salse diverse. Un timballo di pesce con crema di pomodoro. Del tamburello di tonno alle erbe su "letto" di cipolla di Tropea e un totano ripieno di salmone su crema di zucca.
Un nuovo riconoscimento, che si aggiunge ai precedenti nazionali e internazionali, mettendo ancor di più, in risalto le doti umane e professionali di questo giovane chef emergente, che aspetta dalla "grande" critica enogastronomica, il giusto merito, molto spesso non riconosciuto.
Massimo Moroni, oltre che chef al Ristorante Don Lisander (un locale storico a due passi dal Teatro La Scala) dove interpreta, con grande perfezione, una cucina tipica del territorio milanese e lombardo è anche fondatore insieme a Claudio Pregl dell'Associazione non profit A.S.T.R.ID, le cui finalità sono la Salvaguardia e la tutela delle Ricette Tipiche e dell'Identità enogastronomica d'Italia.
Un progetto ambizioso e complesso che prevede, non solo la conoscenza delle ricette tipiche dei territori della nostra tradizione, ma anche la ricerca delle origini delle stesse. La finalità di queste giovani chef, è far si, che la tipicità possa essere nobilitata e non lasciata ai margini o ghettizzata dall'alta cucina.


(mar. 2008)

Resort di lusso nel nuovo catalogo mediterraneo di Equinoxe


Uno scorcio del prestigioso Hotel Panta Rei

(S. L.) Equinoxe entra nell'offerta estiva con il catalogo Italia 2008, con cui il t.o. torinese propone una nuova linea di prodotto caratterizzata da strutture d'élite in varie località del Mediterraneo. Tra le novità spicca Lampedusa, dove l'operatore presenta il resort La Calandra, situato sulla scogliera di Cala Creta. Confermato anche il Gattopardo di Lampedusa. Per quanto riguarda la Sardegna, Equinoxe propone tre nuove strutture a Santa Margherita di Pula, mentre in Sicilia e Calabria il catalogo include il Sigmum Hotel di Salina ed il Panta Rei Hotel di Tropea.

Hotel Panta Rei

(mar. 2008)

Nasce in Calabria un centro per lo studio, il recupero e valorizzazione del cinema all’aperto guidato da “Le Stanze della Luna” di Vibo Valentia
Cinema all'aperto (F. Vallone) Il percorso di ricerca del regista Valerio Jalongo, nei nostri paesi della Calabria per il suo “Film Bianco”, non è davvero passato inosservato. Il tour che ha effettuato in questi giorni con il cinematografaro Giuseppe Imineo ha fatto nascere un centro, guidato da “Le Stanze della Luna” di Vibo Valentia e dall’associazione culturale “Migrans” Onlus, per il recupero e la valorizzazione del cinema all’aperto e itinerante. Il centro si avvale della pluriennale esperienza sul campo dello stesso Giuseppe Imineo e mette in rete circuiti cinematografici, rassegne a tema, proiezioni filmiche anche di corti. Le piazze, le strade dei nostri paesi del sud d’inverno sono deserte, lucide e bagnate, la sera le avvolge e le scurisce come con un mantello nero. La luce, quella magica luce del cinema che le ha attraversate d’estate, ora è solo un ricordo. Il recupero, in tanti paesi, del cinema all'aperto è un fatto possibile. Tutta la regione, da Reggio Calabria a Cosenza, da Catanzaro a Crotone e Vibo Valentia, ha dato vita in passato a proiezioni di cinema in piazza. E' stato bello rivedere, dopo tanti anni, quella magica luce che tutto colora, illuminare grandi teloni bianchi stesi al vento, creare immagini mosse dalla brezza marina su questi bianchi schermi che molte volte non riescono nemmeno a contenere l'intera immagine proiettata. Ecco allora che si vedono fuori quadro fotogrammi in movimento, sfocature e immagini deformate anche su facciate di chiese e campanili, case e cose che circondano la piazza. Tra le manifestazioni più interessanti di questi anni quelle svolte a Cirò, Filadelfia, Sant'Onofrio, Tropea, Briatico, Soveria Mannelli… Sedie in fila, furgoncino allestito di tutto punto, come una vera sala di proiezione. "Abbassatevi così vedono tutti”, prima di passare davanti allo schermo ancora illuminato di sola luce bianca, e poi le ombre allungate che sfilano come giganti neri nella luce. Il cinema all'aperto è una tradizione, oramai in fase d'estinzione, dei nostri paesi calabresi. Negli anni trenta e quaranta, ma anche negli anni cinquanta e sessanta, molti cineoperatori giravano la nostra regione con furgoni carichi di teloni da proiezione arrotolati da stendere al vento caldo dell'estate. Arcaiche macchine da proiezione a carboni, gigantesche pizze di latta e pellicole di celluloide che spesso e volentieri prendevano fuoco all'improvviso. Il furgoncino, per tutto il pomeriggio, girava per le strade del paese pubblicizzando l'evento previsto per la serata. La tromba amplificata legata sul tettuccio del furgone chiamava a raccolta, come un banditore, tutta la cittadinanza, donne, uomini e bambini: "Questa sera alle ore ventuno, tutti in piazza per un magnifico film, prima sarà effettuata la proiezione del "firmi luci" (documentario dell'Istituto Luce che precedeva la proiezione del film) ".
Ore 21.00, arriva il buio, una piazza di un paese della Calabria, Briatico, esterno notte, aria fresca ed estate alle porte. La gente del paese e qualche primordiale viaggiatore turista iniziava ad affluire per vedere il nuovo film dell'anno "Blek il macigno". Vecchiette e bambini inondavano la vicina chiesa matrice per fittarsi le sedie dallo schienale dipinto di rosso con su disegnato un grosso numero di colore bianco e i "banchetti" di legno da cinque e più posti: una sedia dieci lire, due sedie venti lire. 10 lire, quanto un cono gelato a due gusti o quanto all'equivalente di dieci caramelle alla menta o alla liquirizia. Un solo obbligo: riportare le sedie dentro la chiesa alla fine dello spettacolo. Molta gente si portava la sedia da casa, sottobraccio, per risparmiare le dieci lire, ed era curioso vedere, per le strade del paese, il trasporto di sedie e sedioline impagliate, fanchetti di legno e poltroncine…poi dopo la caotica e nello stesso tempo ordinata installazione della platea, finalmente si spegnevano le luci in sala…pardon, in piazza, ed iniziava la proiezione con la macchina magica.
Dal rumoroso proiettore usciva fumo, molte volte la pellicola scarrellava dalla bobina, altre volte la stessa pellicola di celluloide esplodeva e prendeva fuoco. L'audio della proiezione era un misto di colonna sonora originale, rumori di fondo, fruscii, urla e schiamazzi, risate e rumori di sedie spostate, qualcuno, in prima fila, riusciva a sentire qualcosa, altri anziani dormivano profondamente sulla sedia. Quando la pellicola si spezzava il telone s'illuminava di bianco ed era il momento di approfittare per fare le ombre cinesi, urla e fischi assordanti erano di rito fino a quando, riparato lo spezzone, non si riprendeva con la proiezione. Nella sola zona di Vibo Valentia in quel tempo vi erano numerosi "cinematografari", erano le “famiglie” degli Imineo di Filogaso, di mastro Bruno Schiavello di San Costantino Calabro, dei Rascaglia di Nicotera, dei Grillo di Vibo Valentia, i Massara di San Costantino di Briatico e tanti altri. Nei giorni di festa giravano tutte le piazze della Calabria, paesi e paesini, borghi e contrade piccolissime, per proiettare film comici, storici e western, qualcuno si ricorda di aver visto "Tormento, I figli di Nessuno, Catene con Amedeo Nazzari, o Non c'è pace tra gli ulivi con Raf Vallone. Le varie procure dei comitati feste, nell'organizzare le manifestazioni in onore ai santi patroni, erano intenti a scegliere il film più richiesto con gli attori più graditi. Un signore di Rombiolo ci racconta di quando nelle frazioni Moladi e Garavadi, rispettivamente il 6 e 8 dicembre di ogni anno, in occasione delle feste dell'Immacolata e di San Rocco, si svolgeva il film all'aperto. In pieno inverno era una vera avventura. La gente oltre alla sedia si portava appresso anche il braciere acceso. Doveva essere molto emozionante una proiezione in quest'ambiente tra decine e decine di fuochi accesi e i fumi che si coloravano d'immagini. Altri tempi era il tempo del cinemascope e bisognava allungare il telone. Il cinema era magia e continua ancora oggi, a distanza di tanti anni, ad esserlo.

Il regista Valerio Jalongo in Calabria per girare il “Film Bianco”
Il regista Valerio Jalongo (F. Vallone) Valerio Jalongo è un regista cinematografico che cammina per le strade calabresi. È arrivato qualche giorno fa nella nostra regione, dopo aver effettuato le riprese al Nord, per i sopralluoghi a Sud, alla ricerca di luoghi e personaggi per il suo “Film Bianco”, un film prodotto da Ameuropa International e Istituto Luce. Un’inchiesta, un’indagine, che, come in un giallo, ruota attorno ad una domanda provocatoria: “che cosa è successo al cinema italiano?” Dal dopoguerra alla metà degli anni Settanta non c’è manuale di storia del cinema mondiale che possa prescindere dall’enorme contributo dei cineasti italiani. Poi improvvisamente, tutto cambia. Com’ è potuto succedere? A questi interrogativi risponde il regista: a differenza d’altri misteri italiani senza soluzione, qui non ci sono cadaveri, né stragi, né - forse - servizi deviati; non ci sono state indagini di polizia né della magistratura e neanche prime pagine dei giornali. Tra i tanti misteri di quegli anni cruciali e difficili, questo, se non è il più importante, certo è il più trascurato.
Questa domanda ci guida in un percorso ricco di testimonianze preziose e di riflessioni originali: da Monicelli a Wim Wenders, da Ken Loach a Theo Angelopoulos, ai direttori dei maggiori festival di cinema in Europa, da Morandini a David Puttnam, da storici del cinema a politici come Castellina, Veltroni, Andreotti che con il cinema hanno avuto rapporti molto stretti, passando per quasi tutti i registi italiani, da Maselli a una nuova generazione di registi italiani divisa tra la lotta per la sopravvivenza e la tentazione di lavorare in America. Ma “Film Bianco” non è solo un documentario fatto di testimonianze illustri, di analisi storico-politiche e d’immagini gloriose del cinema del nostro passato. E’ anche un viaggio in presa diretta nella vita dei giovani autori, attori e produttori che fanno o tentano di fare cinema oggi in Italia.
Il quadro che ne esce, a volte è “drammatico” ma a volte è anche comico. Forse una forma strisciante di guerra mondiale è in corso da anni: è una guerra per il controllo della produzione e della distribuzione di immagini, in un mondo in cui l’immagine è l’essenza di ogni comunicazione, di ogni transazione economica, insomma la più alta e sottile forma di esercizio del potere. In questa “guerra” gli autori, i cineasti, i creatori di immagini sono sempre più spesso tenuti ai margini, soggiogati ai maggiori interessi dei proprietari dei sistemi di trasmissione.
Come andrà a finire? È presto per immaginarlo, ma nell’indagare questo percorso, “Film Bianco” vuole dar conto di una pagina rimossa della storia italiana recente, e per una volta provare a raccontarla attraverso le vicende del cinema, in quella che vorremmo che fosse un piccolo tassello di un’inchiesta sulla nostra identità culturale di cui pensiamo il nostro paese abbia grande necessità. Intanto Valerio Jalongo è passato per Pizzo, ha incontrato il presidente di “Lanterna Magica” Vera Bilotta ed ha voluto conoscere Giuseppe Imineo, l’ultimo cinematografaro della Calabria. Con Giuseppe ha effettuato, per giorni interi, un interessante tour filmato per le strade di Serra San Bruno, Papaglionti, San Marco e San Cono, Cessaniti, Tropea, Pizzo e i tanti altri paesi del vibonese dove Imineo proiettava e proietta i film direttamente in piazza, sui teli svolazzanti al vento. Imineo ha raccontato al regista e alla macchina da presa la sua lunga storia con le sue piccole storie, ha illustrato le tante sale cinema ormai chiuse o abbattute, ha riacceso ancora una volta la magica luce dei proiettori di film ormai senza casa.

(mar. 2008)

Corto "Così", sperimentazioni di regia di Loredana Ciliberto
La regista Loredana Ciliberto (F. Vallone) 'Così', così è un lunghissimo cortometraggio creato, in qualità d'autrice, produttrice e regista, da Loredana Ciliberto. Un corto che dura due minuti e diciassette secondi, 2.17 che sono veloci e virati da un seppia che non rimanda a nessun finto antico. 2.17 che sono fatti di una storia o meglio dello sfiorarsi di due storie all'interno di una storia appena sfiorata. Attori: lei Emilia Brandi, lui Ernesto Orrico. In 'Così' entrano nella stessa inquadratura solo tre volte. "Così" parte con un attore che non viene citato nei titoli di coda: è un gatto che fugge con la sua paura da una sedia che poi è "l'alternativa allo stare in piedi degli uomini". Il gatto fugge ed inizia il film con il vuoto rimasto sulle sedie posizionate davanti alle tende di una porta - balcone. Continua Così con particolare di una antica voluta in pietra scolpita, ancora sedie e tavoli rotondi in un vuoto locale, il ricco boccascena di un teatro da cui esce simbolicamente dalla finzione il Lui per entrare nella vita reale, ma è un Lui che è ancora nel corto della Ciliberto ed è quindi una uscita dalla finzione nella permanenza di un'altra finzione. Ricchi divani imbottiti, un centro storico bellissimo, un paesaggio che scorre, ancora sedie, questa volta rotte e abbandonate. Da questo momento è un veloce susseguirsi di discese e salite, ascensori, scale e strade. Un cancello chiuso, filo spinato, segni e simboli mentali. La percezione forte di due vite che camminano, corrono, ma che si sfiorano più volte senza incontrarsi. Il ritmo della musica, 'C'etait ici' di Yann Tiersen, incalza, toglie il respiro, libera e accoglie in un crescendo fino alla fine.
Le riprese sono di Costantino Sammarra, il montaggio dello stesso Sammarra e di Loredana Ciliberto. Assistente al montaggio Elisa Ianni Palarchio.
Ma vediamo di conoscere meglio l'autrice di 'Così': Loredana Ciliberto, nata a Jacurso (CZ) nel 1972, è laureata in Discipline delle Arti Musica e Spettacolo ed ha conseguito un Master post laurea in Operatore della Comunicazione Visiva. Lavora presso Città dei Ragazzi del Comune di Cosenza, dove si occupa di progettazione, organizzazione e realizzazione delle attività legate alla cinematografia, del coordinamento delle attività con le scuole e con gli adolescenti ed è direttore artisitico e organizzativo del concorso video under 18 "Corti in Città", giunto alla quarta edizione. Collabora con il Corso di Laurea in Dams dell'Università della Calabria in qualità di "Esercitatore didattico" e Cultrice della Materia in "Semiotica degli Audiovisivi". È responsabile della segreteria di redazione di Fata Morgana, quadrimestrale di cinema e visioni curato da un gruppo di docenti del Dams (Pellegrini Editore). Ha insegnato "Linguaggio Audiovisivo" e "Arte della Cinematografia" rispettivamente presso l'Istituto Professionale "Federico Fellini" di Torino e l'Istituto d'Arte "Colao" di Vibo Valentia. Ha collaborato con la rivista 'Duel', mensile di cinema e cultura dell'immagine, con Duellanti, con Calabria Ora, Il Quotidiano, Le Calabrie, Il Domani, L'Inserto di Calabria e Mezzoeuro e alla redazione del catalogo 2005 del Festival "Strade del Cinema" di Aosta. Ha scritto la prefazione al volume di Franco Vallone Cura progetti di "Educazione all'Immagine" all'interno delle scuole ed ha lavorato sul set del film per la televisione Tempo perso di Fulvio Paganin, in qualità di assistente di studio, e sul set del cortometraggio Ad Hipponion di Lucia Grillo, come organizzatrice generale della produzione. Ha lavorato nella progettazione e organizzazione di numerose rassegne cinematografiche, all'interno dell'Università della Calabria e con numerose associazioni private e dal 2003 è responsabile delle attività legate al cinema nell'evento "Moda Movie". Dal 1997 al 1999 ha vinto quattro borse di studio della Scuola Estiva di Alta Formazione dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.

'Così' di Loredana Ciliberto

(mar. 2008)

Decima edizione di una Passione Vivente, sempre di più spazio di sperimentazione teatrale
Un momento della sacra rappresentazione di Briatico (F. Vallone) Briatico. Due i grandi palchi allestiti in Piazza IV Novembre, oltre a quello stabile, per un teatro del sacro che vuole raccontare, ancora una volta, la Passione del Cristo con i colori più forti del linguaggio popolare. Decimo anno per una sacra rappresentazione partecipativa che nel tempo è diventata, sempre più, raffinata nella recitazione dei tanti attori e comparse, interpreti e personaggi, impegnati nell'opera sacra briaticese che oggi si configura come spazio di sperimentazione teatrale.
La tantissima gente che la piazza di Briatico ha ospitato per quest'occasione ha seguito una rappresentazione dinamica che si spostava continuamente su spazi scenici differenti. La gente, partecipe e parte integrante dello spettacolo, si muoveva in massa e al buio, mentre le luci di scena illuminavano a giorno i palchi e le grandi scenografie tridimensionali, i suoni d'effetto e le musiche suggestive, riprese dal film "The Passion of the Christ" di Mel Gibson, accompagnavano la drammatica e concitata recitazione. Una recitazione che in alcuni momenti è diventata simultanea sui diversi palchi, quasi a lambire inconsapevolmente nuove sperimentazioni teatrali d'avanguardia.
L'organizzazione di quest'evento è stata curata dall'Oratorio San Nicola, con la supervisione dello scalabriniano Padre Salvatore Monte, il patrocinio è stato concesso dal Comune di Briatico con il sindaco Andrea Niglia e l'assessore alla cultura, Agostino Vallone. La regia dello spettacolo è di Francesco Veterale con l'aiuto di Francesco Massara. Le scenografie sono state realizzate da Massimo Francica, Cristiano Santacroce e Angelica Simone. Tanti i nomi dei personaggi e interpreti che meritano tutti di essere citati per questa fatica arrivata oggi alla decima edizione.
Alcuni tra gli interpreti sono stati veramente bravi nell'affrontare la parte assegnata, il difficile palco e il numeroso pubblico. Primo fra tutti lo stesso Francesco Veterale nei panni di Pilato, Tersilia Noccioli nei panni di Maria, Rocco Morello nella parte di Barabba e Tommaso, al secolo Francesco Massara. Ma vediamo di conoscere i nomi degli altri personaggi e interpreti: Gesù, Filippo Calafati; Giuda, Domenico Conocchiella; Caifa, Raffaele Napoleone; Nicodemo, Lorenzo Di Bruno; Filppo, Antonio Russo; Quintilio, Francesco Staropoli; Giovanni, Simone Prostamo; Pietro, Domenico Patania; Maria Maddalena, Eleonora Borello. Tantissimi i personaggi sui tre palchi ricordiamo Mariella Matera con la sua Maria Cleofa, Giuseppe Melograna, Salvatore Napoleone, Giuseppe Melluso, Carmelo Mazzitelli, Franco Accorinti, Francesco Garrì, Salvatore Natale, Francesco Satriani, Giuseppe Maccarone, Domenico Bonaccurso, Francesco Audino, Salvatore Bruzzese, Luca Spinella, Nicola Cutellè, Gianluca Forelli, Andrea Granato, Cosimo Vallone, Domenico Melluso, Francesco Pata, Gianmarco Borello, Francesco Melana, Andrea Mangano, Alfonso Vallone e Filippo Natale. Interessante la presenza della voce fuori campo con diversi interventi in dialetto e, dopo il corteo processionale per le vie che conducono al calvario del rione Baracconi, la scena della crocifissione e resurrezione che si è svolta a Solaro, la zona alta di Briatico un poco distante dalla piazza. Tra le novità di quest'anno la collaborazione dell'antropologo P. Maffeo Pretto che ha voluto suggerire alla regia l'utilizzo, all'interno dell'opera, di stralci dell'Orologio della Passione, una formula di preghiera popolare antichissima nata in Germania nel 1300 e diffusa attraverso Sant'Alfonso de Liguori e il Beato Angelo di Acri in Calabria. Il linguaggio dei nostri antenati che raccontava in vernacolo ogni ora una stazione della Passione di Cristo era stato recuperato nei paesi di Briatico, San Leo, San Costantino e Potenzoni dal folklorista di San Costantino, Raffaele Lombardi Satriani.
Appuntamento per il 2009 con l'undicesima edizione della Passione Vivente mentre Francesco Veterale, il regista dell'evento, pensa alla possibile messa in scena, per l'estate, di una commedia brillante con "attori" di Briatico e frazioni.

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L'Affruntata di Briatico

(mar. 2008)

L'antico Calvario di San Leo vecchio s'illumina della propria memoria


L'antico calvario di San Leo di Briatico

(F. Vallone) Oggi Venerdì Santo dell'Anno Domini 2008, nella soglia simbolica tra il tramonto e la notte, l'antico calvario, icona della Passione di Cristo, riprenderà per un attimo a rivivere ancora ai margini del dirupo borgo di San Leo Vecchio. L'antico manufatto si trova ancora oggi posizionato nei pressi di una fontana a metà strada tra San Costantino di Briatico e la nuova San Leo.
L'idea e la realizzazione di questa inedita operazione culturale è dello scenografo Franco Vallone che con "Le Stanze della Luna" allestirà il vecchio calvario illuminandolo con decine di rossi lumini accesi. Un'ambientazione suggestiva e altamente simbolica atta a sensibilizzare al recupero dell'identità del più antico calvario a tre croci del territorio comunale di Briatico. All'iniziativa, patrocinata dal Comune di Briatico, attraverso il sindaco Andrea Niglia e l'Assessore alla Cultura Agostino Vallone, sarà anche presente la psicologa Cristina Tumiati che consegnerà alla nicchia centrale del calvario la copia di un antico testo recuperato, grazie anche ai materiali contenuti nella ricerca di tesi di laurea di Giuseppina Prostamo. Si tratta di un Orologio della Passione che si recitava in vernacolo proprio nella zona del calvario e tra Potenzoni, Briatico Vecchia e San Costantino di Briatico. Nel passato già il folklorista Raffaele Lombardi Satriani aveva ritrovato, recuperato e studiato varie versioni del testo e lo studioso P. Maffeo Pretto aveva sottolineato il simbolismo profondo e il valore dell'Orologio della Passione, una formula di preghiera popolare antichissima nata in Germania nel 1300 e diffusa in Calabria attraverso Sant'Alfonso de Liguori e il Beato Angelo di Acri. Un linguaggio arcaico e pieno di simbolismi dei nostri antenati che raccontava, in dialetto, ad ogni ora una stazione della Passione di Cristo.

(mar. 2008)

Potenzoni o Potenzioni di Briatico?



I segnali sbagliati

(F. Vallone) Perché non si controllano i cartelli di indicazione dei paesi prima di installarli sulle strade?
È quanto si chiedono gli abitanti di Potenzoni, piccola frazione di Briatico, obbligati a vedere, da anni, distorto il nome del loro paese in Potenzioni. Anche una semplice "i" può fare la differenza in fatto di identità, visto che la segnaletica serve o dovrebbe servire per indicare, per indirizzare, per segnalare…

(mar. 2008)

L'allestimento de "Le Stanze della Luna" al Calvario di San Leo Vecchia.L'intervento di Luigi M. Lombardi Satriani


L'antropologo Luigi M. Lombardi Satriani e il vecchio Calvario di Briatico

(F. Vallone) Briatico - Venerdì Santo, sono appena passate le diciotto, siamo nella soglia tra la luce e il buio, tra il tramonto e la notte, quando l'antico calvario, icona della Passione di Cristo, viene allestito dai soci dell'Associazione Migrans di Briatico con fasci di palme e ulivo. Nella nicchia centrale del calvario alcuni fiori rossi e viola, come la tradizione più antica prevede. Ai margini del rudere, poco lontani, ci sono ancora i resti abbandonati e silenziosi del borgo di San Leo Vecchia. Il Calvario, l'antico manufatto, a metà strada tra San Costantino di Briatico e la nuova San Leo, viene illuminato da decine di piccoli lumini rossi. Per la realizzazione di questa operazione culturale de "Le Stanze della Luna" è stata ripulita la zona, a cura del comune, da rovi ed erbe alte.
È già buio quando il vecchio calvario illuminato da una luce rossa, fioca ma suggestiva, riprende vita, in un'ambientazione, altamente simbolica, che può servire anche a sensibilizzare al recupero dell'identità del più antico calvario a tre croci del territorio di Briatico. All'iniziativa, patrocinata dal Comune di Briatico, attraverso l'Assessore alla Cultura, Agostino Vallone, ha voluto essere presente un emigrato di Briatico a Torino, Tommaso Prostamo, con la sua macchina fotografica in mano e i suoi tanti ricordi dentro, ma anche l'antropologo dell'università la Sapienza, Luigi M. Lombardi Satriani e la psicologa Cristina Tumiati che ha consegnato simbolicamente, alla nicchia centrale del calvario, la copia di un antico testo, un "Orologio della Passione" che si recitava in vernacolo proprio nella zona di San Leo Vecchia, un documento recuperato nel '900 dall'illustre folklorista Raffaele Lombardi Satriani di San Costantino di Briatico.
Ed ecco come Luigi Maria Lombardi Satriani ha parlato, per l'occasione, della funzione e del valore antropologico dei calvari: "I calvari segnavano proprio la fine dell'abitato, erano costruiti al termine del paese, ed è una posizione significativa perché così i calvari si pongono tra l'esterno e l'interno, e, rappresentando il ricordo della passione e morte di Cristo, possono essere visti come una sorta di tomba paradigmatica del Cristo. Ma Cristo, a sua volta, è morto paradigmatico, perchè Cristo muore e attraverso la sua resurrezione tutta l'umanità risorge, questo è anche il senso liturgico, il senso cristiano della risurrezione di Cristo. I calvari costituiscono una sorta di protezione simbolica di tutto l'abitato rispetto alle negatività, ai pericoli. Come le mura recintavano lo spazio abitato proteggendolo dai rischi realistici c'è anche la necessità di proteggerli da un rischio simbolico della negatività. Il Cristo e il calvario costituiscono la protezione massima per l'abitato. Anche a San Costantino, al termine del paese, vi era posto il calvario, come anche a Briatico e in tanti altri paesi, poi, naturalmente, l'espansione urbanistica molte volte supera questo, nel senso che va in crisi il modello urbanistico, e quindi anche la griglia di protezione. Dovendone dare una lettura antropologica, come abbiamo fatto Mariano Meligrana ed io nel volume "Il Ponte di San Giacomo" in cui proprio esplicitamente parliamo di questa dimensione di tomba paradigmatica del Cristo, posso dire che il Calvario costituisce una linea di demarcazione, è la protezione massima. Stabilisce una sorta di "al di qua e al di là". Divide lo spazio dove c'è la legge, la comunità, la città da uno spazio dove c'è il disordine. Nell'architettura tradizionale dei nostri paesi e nella topografia simbolica i calvari assumono un significato fondante, di grandissima valenza, quindi costituiscono anche una testimonianza, oltre che architettonica, anche di quella che era la cultura tradizionale dei nostri paesi. Il mascherone con la lingua di fuori, con le corna, ad esempio, ha per il territorio una funzione apotropaica, contro il male, contro l'invidia, contro il malocchio. Il calvario ha una funzione ancora più complessiva, di protezione, di tutto lo spazio. Rende lo spazio del paese - di fronte a questo calvario c'era appunto San Leo Vecchia - uno spazio abitabile senza pericolo, senza pericolo simbolico".

(mar. 2008)

'Noi dobbiamo crederci'. Il docufilm di Felice D’Agostino e Arturo Lavorato al Circolo “Lanterna Magica” di Pizzo

Foto Franco ValloneFoto Franco Vallone

Immagini del disastro che colpì il Vibonese il 3 luglio 2006. Un vero inferno d'acqua e fango.

(F. Vallone) Giovedì prossimo, 27 marzo, alle ore 21,00, nella sala delle proiezioni del museo della Tonnara di Pizzo Marina, ospite del Circolo del Cinema “Lanterna Magica”, presieduto da Vera Bilotta, un evento filmico che riguarda particolarmente da vicino il territorio vibonese graffiato profondamente dalla natura. La presentazione del film “Noi dobbiamo deciderci”, un film documentario sulla tragica alluvione di Vibo Valentia del 3 luglio 2006. Il film è una produzione di Etnovisioni e della società cooperativa Suttvuess di Roma, con la regia di Felice D’Agostino e Arturo Lavorato. Nel press book, curato dalla cooperativa romana, c’è una pagina che ci ha particolarmente colpito. Dopo il prologo e le pagine dedicate all’evento e al soggetto vi è quella dedicata al cast del film. Ed ecco personaggi e interpreti nell’ordine: nel ruolo del Presidente del Consiglio, il Presidente del Consiglio Romano Prodi; nel ruolo del Ministro dei Trasporti, il Ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi; nel ruolo del Sottosegretario agli Interni, il Sottosegretario agli Interni Marco Minniti; nel ruolo del Presidente della Giunta Regionale, il presidente della Giunta Regionale Agazio Loiero; nel ruolo del Capo della Protezione Civile, il Capo della Protezione Civile Guido Bertolaso; nel ruolo di vicepresidente della Giunta Regionale, il vicepresidente della Giunta Regionale Nicola Adamo; nel ruolo di Responsabile della Protezione Civile, il Responsabile della protezione Civile Bernardo De Bernardinis; nel ruolo dell’assessore regionale all’Ambiente, l’assessore all’ambiente Diego Tommasi; nel ruolo di assessore regionale al Turismo, l’assessore regionale al turismo Beniamino Donnici; nel ruolo del Sindaco, il sindaco Franco Sammarco, nel ruolo del popolo degli alluvionati, il popolo degli alluvionati.
Un cast davvero speciale prestato dalla politica, dalla pubblica amministrazione ma anche e principalmente dalla piazza e dalla gente vibonese più spontanea, nel ruolo e in rapporto ad eventi ed accadimenti realmente accaduti . Un gioco di ruoli non solo filmico ma anche reale, della vita di tutti i giorni, tra una finzione cinematografica che non è solo finzione perché documento della realtà ed una realtà dei fatti che è fin troppo reale per essere solo finzione. Una sorta di docufilm che attraverso alcune dichiarazioni degli autori chiarisce, di molto, la loro visione nel vedere quello che è giusto far vedere come registi profondi conoscitori di genti e territorio. Ecco un breve esempio: “dichiariamo che il governo Prodi e gli organi competenti dello Stato Nazionale non hanno soccorso come dovuto le popolazioni colpite dall’alluvione, dichiariamo che l’apparato giornalistico televisivo spettacolare si è reso braccio armato – mediatico della rimozione di questa tragedia dalla coscienza civile nazionale (…)”… la denuncia, almeno nello scritto si preannuncia forte e prorompente, a Pizzo, domani sera, vedremo se la comunicazione filmica delle immagini, dei suoni e delle parole riuscirà a fare il resto.

(mar. 2008)

2° Concorso 'Finestre, Balconi e Vicoli Fioriti' - Città di Tropea - Anno 2008



Il grande favorito dell'Edizione di quest'anno è il balcone dell'Avv. Edoardo Barone,
che si affaccia su Piazza Ercole. L'anno scorso ha vinto il primo premio.


Il Comune di Tropea, l'Istituto d'Istruzione Superiore di Tropea e la Pro Loco di Tropea in collaborazione con la FIDAPA sezione di Tropea e l'Inner Wheel club di Tropea, promuovono nel periodo primaverile un concorso per l'abbellimento con decorazioni floreali di vicoli e particolari abitativi esterni (porticati, scale, angoli caratteristici, ringhiere, davanzali, terrazzi e balconi), al fine di incentivare e promuovere i valori ambientali e turistici della città.

1. DESTINATARI

La partecipazione al concorso, che prevede l'abbellimento a tema libero ed a proprie spese, è totalmente gratuita ed aperta a tutti i residenti o proprietari di immobili nel comune di Tropea. Nelle operazioni di decorazione floreale dovranno comunque essere rispettati i Regolamenti Comunali vigenti.

2. MODALITA' E TERMINE PER L'ISCRIZIONE

La scheda d'iscrizione al concorso dovrà essere compilata e consegnata agli Uffici della Pro Loco di Tropea Piazza Ercole entro e non oltre le ore 1200 del 29 Marzo 2008. Le decorazioni floreali dovranno essere completate entro il 30 Aprile e mantenute fino al 30 Maggio 2008. Al momento dell'iscrizione, da effettuarsi mediante deposito della richiesta, completa di tutti i dati identificativi e sottoscritta dall'interessato, la Pro Loco assegnerà ai concorrenti appositi cartelli numerati che dovranno essere esposti, per tutto il periodo del concorso, in modo ben visibile sui vicoli, sui balconi, sui davanzali e sulle altre strutture partecipanti al concorso.

3. SELEZIONE DEI VINCITORI

La selezione dei vincitori sarà effettuata da una apposita giuria che darà una valutazione mediante l'attribuzione di un punteggio ai parametri di seguito indicati:
a) per la combinazione dei colori dei fiori;
b) per la sana e rigogliosa crescita degli stessi;
c) per il mantenimento durante tutto il periodo del concorso;
d) per l'originalità dei lavori;
e) per il recupero ed abbellimento di strutture edilizie ed architettoniche tipiche;
f) per l'inserimento armonico nel contesto urbano e paesaggistico.

4. COMPOSIZIONE DELLA GIURIA

Il Comune di Tropea, l'Istituto d'Istruzione Superiore di Tropea e la Pro Loco provvederanno alla nomina di una Giuria che procederà alla valutazione delle decorazioni floreali della quale faranno parte:
- il Sindaco
- L'Assassore Comunale dell'Ambiente
- Il Dirigente dell'IIS di Tropea
- Il Docente Referente del progetto 'Oicos - educazione ambientale' dell'IIS di Tropea
- Il Presidente della Pro Loco di Tropea
- Il Presidente della FIDAPA di Tropea
- Il Presidente dell'Inner Wheel di Tropea
- n° 2 esperti vivaisti
- n° 1 personalità artistica

5. SVOLGIMENTO DELLE OPERAZIONI DI VALUTAZIONE

In data 30 Aprile 2008 la Giuria costituita nominerà al suo interno il Presidente, definirà la modalità di attribuzione dei punteggi secondo i parametri di valutazione di cui al precedente punto 3 (SELEZIONE DEI VINCITORI) e deciderà sull'esecuzione dei sopralluoghi, che potranno essere ripetuti nel tempo, dovranno rimanere rigorosamente riservate. Il voto del Presidente della Giuria prevarrà in caso di situzione di parità. La Giuria ha titolo per dirimere ogni controversia. Le decisioni in merito al regolamento del concorso sono inappellabili.

6. PREMIAZIONE

La premiazione dei vincitori con pubblica cerimonia presso la Sala Consiliare di Palazzo S. Anna a Giugno. In tale occasione saranno proiettate immagini degli allestimenti in concorso.

7. PREMI

- 1° classificato: Buono per l'importo di Euro 300 per l'acquisto di fiori, sementi e piante ornamentali;
- 2° classificato: Buono per l'importo di Euro 200 per l'acqiosto di fiori, sementi e piante ornamentali;
- 3° classificato: Buono per l'importo di Euro 100 per l'acquisto di fiori, sementi e piante ornamentali;
- 4° classificato: Buono per l'importo di Euro 75 per l'acquisto di fiori, sementi e piante ornamentali;
- 5° classificato: Buono per l'importo di Euro 50 per l'acquisto di fiori, sementi e piante ornamentali;
- Medaglia - ricordo a tutti i partecipanti al concorso. La Giuria potrà inoltre decidere eventuali altri riconoscimenti.

Per ulteriori informazioni rivolgersi presso gli Uffici della Pro Loco di Tropea, tutti i giorni dalle ore 930 alle ore 1230 e dalle ore 1530 alle ore 1730 - Tel. 096361475.

Il Sindaco della Città di Tropea: Dott. Antonio Euticchio - Il Dirigente Scolastico dell'IIS di Tropea: Prof.ssa Beatrice Lento - Il Presidente della Pro Loco: Prof. Mario Lorenzo.

(mar. 2008)

Saranno un parco marino i fondali di Capocozzo-S.Irene-Vibo Marina-Pizzo-Tropea-Capo Vaticano



Una suggestiva immagine del mare piccolo di Tropea

(S. Libertino) La Commissione del Consiglio “Assetto ed utilizzazione territorio - Protezione dell’ambiente” ha approvato cinque proposte di legge di iniziativa della Giunta regionale che istituiranno cinque parchi marini in tutta la Calabria.
I cinque parchi sono: tra Amantea e Belmonte Calabro, gli 'Scogli di Isca'; tra Marina di Zambrone e Capo Vaticano i “Fondali di Capocozzo-S.Irene-Vibo Marina-Pizzo-Tropea-Capo Vaticano'; nel catanzarese, la 'Baia di Soverato'; nel reggino, la 'Costa dei Gelsomini'; nell'alto tirreno cosentino, la 'Riviera dei Cedri'.
Il risultato raggiunto dalla VIª commissione, presieduta da Antonio Acri, rappresenta un secondo passo per il percorso di istituzione dei parchi marini in Calabria.

(mar. 2008)

A Paola "Il fanciullo e il folklore" con le Chiazzarole di Tropea
Paola. Il Santuario di S. Francesco (S. Libertino) La Città di San Francesco di Paola, in provincia di Cosenza, per tre giorni sarà la capitale del folklore giovanile. Da domani (venerdì 28) a domenica 30 marzo 2008 circa 1200 partecipanti daranno vita alla XXIV edizione della Rassegna "Il Fanciullo e Il Folklore" organizzata dalla Fitp (Federazione Italiana Tradizioni Popolari) con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Paola, dell’Igf (Union International des Fédération de Groupes Folkloriques European and Extraeuropean), dello Iov– Unesco (The International Organisation of Folk Art), dell’Efco (European Folk Culture Organisation) e del CID (Conseil International de la Danse).
Adolescenti e ragazzi provenienti da 9 regioni italiane e 6 Paesi esteri saranno i protagonisti di una Festa nel segno delle tradizioni popolari. "Il Fanciullo e Il Folklore" si articolerà in vari momenti. Domani e sabato, con inizio alle ore 20,15, presso il Teatro Tenda, andrà in scena lo spettacolo con l’esibizione dei vari gruppi e scuole. Entrambe le serate saranno presentate da Cino Tortorella. Abbinato alla Rassegna c’è il Concorso Etnodemoantropologico Film Festival, giunto alla 3^ edizione. Tema di quest’anno: "Il presepe come immagine della tradizione locale". Il Concorso si terrà nella giornata di sabato (Auditorium Nuova Aula Liturgica del Santuario di San Francesco di Paola) suddiviso in due parti: alle ore 10 e alle ore 15,30; questa seconda fase sarà preceduta dall’incontro dei presidenti dei gruppi partecipanti con Annamaria Amitrano Savarese, Commissario della Consulta Scientifica Fitp. Il programma di domenica prevede alle ore 10 la Santa Messa nel Santuario di San Francesco di Paola, alle ore 11 la Parata Internazionale della Gioia per le vie della Città. Chiuderanno la "tre giorni" di folklore in terra di Calabria la premiazione e lo scambio dei doni con il Sindaco di Paola, Roberto Perrotta e il Presidente della FITP, maestro Benito Ripoli. Scopo dell’evento è sensibilizzare i ragazzi alla propria cultura e alle proprie radici, invitandoli a farsi protagonisti nella difesa e nella diffusione della tradizione.
Questi i gruppi folklorici e le scuole partecipanti alla 24^ edizione de "Il Fanciullo e Il Folklore": "Le Gemme del Gargano" di Cagnano Varano (Foggia), "La Provenzana" di San Bartolomeo in Galdo (Benevento), "Angelo Roncalli" di Grotte (Agrigento), "I Pulcini di Città dei Trulli" di Alberobello (Bari), Istituto Comprensivo di Camporgiano (Lucca), "Le Cioce Ballerine" di Sora (Frosinone), "Città di Lazzaro" (Reggio Calabria), "Martisorul" (Romania), "Ensemble Belfry" (Russia), "Mali Poligrodziane" Tindamba" (Costa D’Avorio), "Le Chiazzarole di Tropea" (Vibo Valentia), "Salvatore Manca" di Ploaghe (Sassari), "Herbessus" di Grotte (Agrigento), "U Iascungiedd (e)" di Marsico Nuovo (Potenza), "Le Ginestre dell’Etna" di Nicolosi (Catania), "I Puricini di Città di Vibo Valentia", "Battos Moros" di Oliena (Nuoro), "Centro Studi Dei Due Mari" di Catanzaro, "Cabkhazian Dioskuria" (Georgia), "Brivzemnieks-Primary School" (Lettonia), "Ortensia" di Ortezzano (Ascoli Piceno), "Collectiva Krupitsa" (Russia), "Pro Loco Castrovillari" (Cosenza), "La Giostra" di Massafra (Taranto), "I Vicchiacci" di Camporgiano (Lucca), "I Vicinanzi" di Corigliano Calabro (Cosenza). Al Concorso Etnodemoantropologico Film Festival hanno dato la loro adesione: "Herbessus", "Centro Studi Dei Due Mari", "La Provenzana", "Angelo Roncalli", "Le Chiazzarole di Tropea", "Mali Poligrodziane", "La Giostra", Istituto Comprensivo di Camporgiano, "U Iascungiedd (e)", "Ortensia", Città di Lazzaro", "I Vicchiacci", "Le Gemme del Gargano". (manfredi)

(mar. 2008)

Antonio Matera, pittore scultore filosofo naif ed anche di sinistra. Da anni dipinge i mille gatti di contrada Gatto Vaticano




L'artista Antonio Matera e due sue opere

(F. Vallone) Si chiama Antonio Matera l'artista filosofo naif che vive nelle campagne assolate della Briatico Vecchia più arcaica, a poche centinaia di metri dall'antico borgo distrutto dal terremoto del 1783. Matera è il residente di Briatico più isolato per abitazione di tutto il comune, la sua casa è costruita in una vallata, tra secolari alberi d'ulivo, in un frutteto di quelli più completi e biologici, tra aranceti, alberi di pompelmi, pesche merendelle, albicocche, melograni, limoni e banani che d'inverno si seccano per il gelo e in primavera riprendono a vivere come per incanto. La sua arte spontanea di pittore e scultore nasce qui, tra queste terre sapientemente coltivate, accanto ad ogni specie d'animale.
Prima allevamenti con un cavallo pony, maiali, oche, tacchini, papere, mucche ed "oggi solo galline, cani, topi e gatti", sottolinea sua moglie Elisabeth… "I calabroni, le vespe li evitiamo con trappole pensili contenenti una soluzione d'acqua, aceto e zucchero…".
Antonio Matera, classe 1951, collocazione politica molto, ma molto a sinistra, vive con sua moglie Frauke Elisabeth Krieger, tedesca di Heidelberg, paese poco lontano da Stoccarda. Elisabeth è figlia di medico tedesco, trapiantata in Calabria nel 1983, innamorata di Antonio e della filosofia di vita di Antonio, che è calabrese, figlio di calabresi di Briatico. Dalla casa sperduta di Antonio ed Elisabeth, nell'isolata vallata di contrada Gatto, da sempre non si vedeva il mare, poi grazie, o per colpa, dell'opera di scavo nelle cave della Cemensud, la vallata di fronte ha cambiato completamente orografia.
Casa Matera, e la sua contrada Gatto, oggi ha anche una bella vista panoramica sul mare della Costa degli Dei ed è cambiata pure la ventilazione sulle coltivazioni. Ma questi sono solo piccoli graffi dell'uomo sulla terra, fortunatamente dopo l'opera di sfruttamento e d'estrazione, il cementificio bonifica la vallata con riporti di terra e piantando giovani ulivi. Tre figli, due maschi ed una femmina, Antonio Matera inizia da tempo a dipingere i suoi mille gatti colorati di contrada Gatto su vecchie antiche tegole delle dirupate case di campagna, su tavole di nodoso legno, su tutto, poi inizia ad impastare l'argilla che scivola dalle stratigrafie della contrada, inizia a fare delle bellissime opere, ma si accorge anche che con l'argilla, con la terra, quando si sbaglia si può correggere, rimpastare, rifare. Invece lui desidera altro, vuole tirare fuori, le forme che pensa, dal di dentro della materia utilizzata ed allora cambia proprio materia, scolpisce le grandi pietre arenarie, il calcare, i sassi della sua terra.
Dalla scultura in pietra Antonio Matera passa poi a lavorare la radica d'ulivo, difficile e durissima, anche questa sotterranea, intima. Dalle radici dei secolari ulivi di Gatto fa uscire sculture raffinatissime, opere uniche che raffigurano polene di navi antiche, nudi di donne, Cristo nelle sue espressioni più forti della Passione, nel misto di sofferenza, sopportazione e contemplazione, espressività di volti sempre in tensione. C'è stato pure il tentativo di scolpire il sapone di casa, quello fatto con l'olio d'oliva vecchio e la soda caustica, ed i risultati anche quì eccezionali, "ma le sculture purtroppo - ci confida Antonio - sono state recentemente mangiate dai topi". Bassorilievi, altorilievi, sculture a tutto tondo, levigate, lucidate, trattate e protette semplicemente con gomma lacca diluita al sole con un risultato finale passionale, intimo, con le sculture dai colori e dalle mille tonalità calde dell'ambra.

(mar. 2008)

Marchio di Qualità per la Cipolla Rossa di Tropea
Cipolla Rossa di Tropea (AGI/31 mar) La cipolla rossa di Tropa, gia’ nota in tutto il mondo per le sue virtu’ culinarie, organolettiche e terapeutiche, d’oggi innanzi puo’ fregiarsi del “marchio di indicazione di origine protetta”.
Il riconoscimento e’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea del 28/03/2008. Nella stessa giornata di ieri, appena e’ stata ufficializzata la notizia, nella cittadina tirrenica si sono riuniti i soci dell’Accademia della “cipolla rossa di Tropea” per ottemperare a quelle che sono le regole per rendere vincente sui mercati internazionali un prodotto di eccelse qualita’ organolettiche e per ufficializzare all’opinione pubblica e alle imprese interessate, quelle che saranno le tappe per evitare le contraffazioni sulle piazze di vendita, nonche’ a delineare specifiche azioni di promozione a livello nazionale e estero.
“A questo risultato - dice Simone Saturnino responsabile tecnico dell’Accademia - si e’ arrivati dopo anni e anni di ricorsi, concertazioni, riunioni, confronti tecnici e attraverso centinaia di migliaia di euro, spesi di tasca propria”. Il sindaco di Tropea, Antonio Euticchio, dal canto suo, ha gia’ deliberato che il nascituro Consorzio di Tutela venga collocato nella parte storica della citta’, in locali concessi dal Comune il cui battesimo avverra’ il 10 aprile prossimo con una conferenza stampa, dopodiche’ seguiranno degli incontri per la divulgazione dell’informativa per mettere in regola le imprese a quelle che sono i vincoli produttivi dettati dal Disciplinare di Produzione, senza il cui rispetto non sara’ assolutamente possibile marchiare il prodotto. “L’obiettivo - prosegue Saturnino - e’ quello di riuscire a certificare, gia’ dal primo anno, piu’ del 90% della produzione, in modo che il consumatore non abbia piu’ dubbi sulla bonta’ del prodotto acquistato, in quanto la cipolla rossa di Tropea sara’ solo ed esclusivamente quella marchiata con il logo registrato nell’albo dell’UE, che riporta il Santuario Benedettino di Santa Maria dell’Isola di Tropea. Quindi non sara’ possibile la contraffazione in quanto ogni bollino sara’ lottizzato.
L’Accademia - sostiene infatti Saturnino - ha sposato la convinzione che un prodotto tipico risulta vincente sui mercati solo se si riesce a sposarlo, quasi a incastonarlo, con la storia, la cultura e gli usi e i costumi del territorio”.

(apr. 2008)

Oltre 100 i film per il Tropea Film Festival 2008. Continuano le selezioni della II edizione del festival che, al Teatro del Porto, accoglierà, dal 23 al 30 agosto, lavori di filmmaker esordienti e affermati. La scadenza è il 15 maggio



Il banner della manifestazione sulla facciata dell'Antico Sedile

(Bruna Fiorentino) Otto giorni durerà la seconda edizione del Tropea Film Festival. La manifestazione di fine agosto che vede impegnata l’Associazione Culturale Tropeana in collaborazione con la Società Porto di Tropea ha aumentato il programma delle rappresentazioni che anche quest’anno riguarderà lungometraggi, corti e documentari. Nella sezione Corti la novità è quella dell’inserimento di un premio per i Corti “Dedicati al mare”. Tra le varie indicazioni e proposte, sia del pubblico sia degli artisti partecipanti, è stata accolto il suggerimento di inserire anche un premio per la migliore attrice.
Questa è la lista definitiva dei premi: Migliore Regia; Migliore Lungometraggio; Migliore Documentario; Migliore Sceneggiatura; Migliore Colonna Sonora Originale; Migliore Corto; Migliore Corto Dedicato al Mare; Migliore Attore; Migliore Attrice.
E’ di qualche giorno fa la notizia che la Fuji Motion Picture Film è tra i nuovi grandi sponsor del festival. L’Ufficio Divisione Cinema ha infatti comunicato l’adesione che si concretizzerà con un premio per il migliore Cortometraggio. Questo prestigioso nome si aggiunge al Ministero dei Beni Culturali, alla Camera di Commercio di Vibo Valentia, all’Ascot di Tropea ed ai Comuni di Tropea, Ricadi, Zambrone, Drapia e Briatico.
A presentare la manifestazione sono stati riconfermati Jeff Bifano e Claudia G. Moretti. Per loro ci sarà un lavoro extra nella prima e ultima serata quando il festival ospiterà personaggi di successo. Più esattamente queste due serate saranno dedicate a spettacolo di vario genere, con al centro comunque sempre l’interesse per il cinema. Il luogo è ancora lo stupendo scenario che offre il Teatro del Porto.
Passiamo a qualche anticipazione. In questa edizione ci sono molti film con colonne sonore di notevole interesse, e si confermano le presenze di alcune importanti case di produzione con attori di grande richiamo. La giuria è stata ridotta di numero, da quarantadue si passa a ventidue, incluso l’inserimento di alcuni studenti che hanno partecipato al progetto “Il Cinema va a scuola”. Si tratta di un esperimento pilota che vede gli Istituti Superiori di Tropea impegnare i propri studenti nella visione e critica scritta di alcuni film finalisti della prima edizione. L’orario del festival per la prossima estate è stato fissato dalle 21,30 a poco oltre la mezzanotte. Non è escluso che sino all’ultimo momento si tenterà di inserire un premio internazionale da assegnare ad una celebrità.
Per il resto, a partire dai nomi per i “Premi alla Carriera”, sapremo tutto, o quasi, durante la conferenza stampa di presentazione la cui data sarà stabilita nei prossimi giorni. La deadline per le iscrizioni è fissata per il 15 maggio e non ci saranno proroghe.
Tra i film da selezionare, ad oggi sono state superate le 100 iscrizioni, alcuni sono lavori di registi che avevano già partecipato alla scorsa edizione, qualcuno è stato anche premiato.
Dunque, dal 23 al 30 agosto 2008 assisteremo alla seconda edizione di un festival che mira a raggiungere sempre il massimo della popolarità. Non è un caso che si sta lavorando anche per la realizzazione di un “villaggio” all’interno del porto, sull’esempio dei grandi festival nazionali i quali sono dotati di strutture che ospitano espositori provenienti da tutta Italia per lanciare prodotti e presentare attività commerciali e culturali. Quello di Tropea conterà trentadue gazebo e ci sono già alcune adesioni.
Altre notizie possono essere seguite visitando il sito www.tropeafilmfestival.it

(apr. 2008)

Rossella Brescia a Porto Salvo di Vibo Valentia: “la danza è una brutta bestia”



La lezione di danza di Rossella Brescia

(F. Vallone) Porto Salvo - Avevamo già incontrato la sua bellezza al “Due Mari” di Maida per il taglio dell’annuale torta. Oggi Rossella Brescia è ancora ospite importante della Calabria alla “Scuola Progetto Danza” di Porto Salvo di Vibo Valentia. Rossella è a Vibo Valentia per uno “stage formativo di classic – modern”. Una lezione di danza a numero chiuso voluto da Antonella Ferraro, direttrice della stessa scuola di Porto Salvo. La lezione di Rossella Brescia inizia proprio col Modern riservato agli allievi più grandi, il pomeriggio è il turno degli emozionati allievi più piccoli. Un’esperienza stimolante per tutti. “La danza - ha detto la stessa Rossella Brescia – è una brutta bestia che deve essere coltivata giornalmente indipendentemente dal fatto che si voglia o meno fare questo mestiere perché il suo studio permette di avere negli anni una salutare forma fisica non solo estetica ma anche interiore”. A fine lezione una Rossella Brescia inedita, stanca in viso, pronta per il volo di ritorno a Milano, per una notte breve, per la diretta radiofonica del giorno dopo.
La scuola “Progetto Danza U.I.S.P.” è stata fondata nel 1996 ed attualmente organizza corsi di Propedeutica, Pre – Danza, Danza Classica, Corso Inferiore Moderno e il Corso Superiore Moderno. Inoltre, all’interno della scuola, vengono organizzati corsi di Latino Americano, Social Dance, Danze caraibiche, Funk Hip hop e corsi di Fitness.
Rossella Brescia, ospite per la giornata d’oggi della scuola, è pugliese di Martina Franca (Taranto), ed è uno dei volti della televisione italiana più noti ed amati. Conduttrice di Colorado Cafè Live su Italia1, Matineè su RAI 2, e dell’appuntamento giornaliero “Morning Show” su RDS, Rossella alterna la sua carriera televisiva a quella di attrice di fiction e di interprete di produzioni di balletto in prestigiose Fondazioni lirico Sinfoniche italiane. Diplomata all’Accademia Nazionale di Danza di Roma, ha iniziato prestissimo la sua carriera professionale interpretando come solista l’opera “Attila” per la regia di Filippo Crivelli. Da
allora ha ininterrottamente preso parte ai maggiori programmi televisivi, a numerose produzioni teatrali ed è oggi testimonial e protagonista di spot per importanti marchi internazionali ed ha sfilato in Piazza di Spagna per la stilista Raffaella Curier. Prima Ballerina Mediaset nel programma “Buona Domenica “con Maurizio Costanzo. Prima Ballerina nel programma “Saranno Famosi” di Italia 1. Membro della giuria del Concorso Miss Italia. Protagonista dello spettacolo Carmen su musiche di Bizet per la regia e coreografia di Luciano Cannito al Teatro Massimo di Palermo. Attrice nel cortometraggio “2 Novembre” regia di Simone Godano, con Martina Stella e Silvio Muccino e nella Fiction “Don Matteo” di Rai Uno. Insegnante e prima ballerina nel programma “Amici di Maria de Filippi”. E’ testimonial e protagonista di spot per la “Tissot”. Ma passiamo a conoscere la direttrice della scuola: Antonella Ferraro ha iniziato la sua carriera all’età di 13 anni con la ginnastica artistica. Successivamente ha studiato danza classica e nel 1993 ha vinto il concorso, per Maestri di Danza, diretto dal famoso ballerino Raffaele Paganini. Da quell’anno non si è più fermata in quanto scopre uno stile di danza, il Modern Jazz, che la appaga in modo completo. L’anno successivo segue corsi con Steve La Chance e a seguire con Andrè De La Roche, Mauro Mosconi, Bill Goodson, Raffaele Paganini, Fabrizio Mainini, Silvio Oddi, Ilr Shaquiri, Anbeta Toromani, Kledi ed altri noti personaggi del mondo della danza. Successivamente la Ferraro si è diplomata istruttrice di Fitness e nel 2000 è diventata insegnante di Danze Caraibiche. Oggi la sua scuola di Porto Salvo è notevolmente cresciuta artisticamente ed offre ottimi risultati formativi.

(apr. 2008)








Cruising Vibo Valentia, uno sguardo dal Mare



Copertina della Guida 'Cruising Vibo Valentia'

(F. Vallone) Ormai sono tante le guide turistiche e pseudoturistiche che presentano e illustrano Vibo Valentia e la sua provincia. Sono tante e quasi tutte scopiazzate, l'una dall'altra, nei contenuti e nella tipologia iconografica illustrativa. L'errore dell'una, molte volte, è riscontrabile nell'errore dell'altra… Ma tra le tante guide finalmente una bella operazione culturale che si veste, per l'occasione, da "guida - non guida" inedita e prorompente nell'idea e nella realizzazione. Si chiama "Cruising Vibo Valentia" ed è un vero e proprio sguardo dal mare rivolto a Vibo Valentia e alla sua provincia.
Una guida che ricorda, nei contenuti illustrati, i tanto amati e odiati viaggiatori stranieri che, con curiosità, visitavano la Calabria nel Settecento e nell'Ottocento. Questo volume è, in effetti, un inedito multi itinerario che cerca, prima di tutto, di scoprire per poi illustrare i nostri luoghi, le nostre esclusività, i nostri sapori, ma anche i nostri usi più radicati nel tessuto del territorio. Come in una sorta di viaggio raccontato, una scoperta: a Vibo Valentia ci si arriva anche dal mare. Come memoria di una metafisica bottiglia dei messaggi che, errante ma non casuale, si ferma in un porto del vibonese ed inizia a guardare: le spiagge, il panorama, l'orografia del territorio. Poi dalla "bottiglia - viaggio" escono tanti esseri curiosi di tutto che vogliono conoscere quanto c'è di meglio sulla terraferma. Con questa ideale bottiglia Gilberto Floriani, Gaetano Luciano e Maurizio Caruso Frezza, tre intellettuali, ma prima di tutto profondi conoscitori del nostro territorio, viaggiano e arrivano dal mare, si fermano, si soffermano.
Ed è proprio fermandosi che inizia il vero viaggio, che poi al porto di Vibo Valentia o Tropea ci si arrivi con una simbolica bottiglia, con una grande nave da crociera, uno yacht, un semicabinato, una barca a vela o un gommone, non c'è nessuna differenza. Importante è il guardare la nostra costa, quella denominata Costa degli Dei, dal mare, per scoprire le tante splendide insenature, sentire i rumori e i suoni della terraferma, con il mare sotto e la terra da scoprire di fronte. Con i porti di Vibo Marina e Tropea come approdo ideale per un viaggio, un itinerario da sognare prima, da realizzare poi e da ricordare successivamente. In crociera a Vibo Valentia: non sembra quasi vero ma le esperienze ci sono già state ed i risultati sono davvero molto positivi.
La nostra guida Cruising, aggiornamento e rivisitazione de "Il giardino di Proserpina", è stata redatta da Apoikia e Camera di Commercio con il coordinamento grafico di Adhoc di Vibo Valentia. Il volume tascabile si suddivide in quattro interessanti itinerari: il primo denominato Vibo Marina - Vibo Valentia City; il secondo Vibo Marina - Tropea - Capo Vaticano; il terzo Vibo Valentia - Mileto - Monteporo - Nicotera; ed il quarto Vibo Marina - Pizzo - Serre. Nella guida c'è un variegato mondo tutto vibonese che traccia vari livelli di interesse altrettanto differenziati per l'amante della bicicletta, per il cultore dell'arte e dell'archeologia, con le chiese e le cattedrali, i castelli, i musei, l'architettura rurale, il parco archeologico e le pinacoteche. Ma il volume si sofferma anche sul folklore, la gastronomia, i vini e i prodotti tipici, l'ambiente e l'oasi naturalistica, l'artigianato e le altre mille cose da scoprire direttamente sul campo.

(apr. 2008)

Parco marino Scogli di Isca: la Regione ha approvato il progetto “Fondali di Capocozzo - S. Irene - Vibo Marina - Pizzo - Capo Vaticano – Tropea”



L'Affaccio mozzafiato del Corso principale di Tropea permette di godere
nella sua pura bellezza il colore smeraldo di Mare Piccolo e del suo splendido fondale


(Amantea.net) Ci eravamo occupati del futuro Parco marino “Scogli di Isca” che sorgerà, attorno ai due famosi scogli, tra i territori di Amantea e Belmonte Calabro. Oltre al parco marino del basso tirreno cosentino la Regione Calabria ha approvato altri quattro parchi marini in Calabria: il Parco Marino “Riviera dei Cedri”, “Baia di Soverato”, “Costa dei Gelsomini”, e “Fondali di Capocozzo - S. Irene - Vibo Marina - Pizzo - Capo Vaticano – Tropea”.
La seduta è la 46 dell’ottava legislatura del Consiglio regionale del 31 marzo. Lo rende noto il Presidente del Consiglio regionale, on.le Giuseppe Bova, ed il vicepresidente Antonio Borrello. I lavori sono iniziati al mattino per concludersi ad inizio serata. Le cinque proposte di legge sono passate tutte con voto unanime. La prima ad essere discussa è stata la Proposta di Legge n.269/8^ di iniziativa della Giunta regionale recante: “Istituzione del Parco Marino Regionale Riviera dei Cedri”. Il relatore Antonio Acri, ha riferito che con i progetti di legge la Regione stabilisce l’istituzione di cinque Parchi Marini, collocandosi così ai primi posti tra le regioni per numero di aree protette. Le proposte di legge, ha aggiunto Acri, rientrano in una strategia di azioni finalizzate a garantire la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale della regione; le finalità dei parchi marini sono: la conservazione di specie animali e vegetali, comunità biologiche, singolarità faunistiche; la tutela della biodiversità e dell’equilibrio complessivo del territorio; la salvaguardia e la valorizzazione dei valori paesaggistici del territorio; la conoscenza scientifica della flora e della fauna finalizzata al monitoraggio e al censimento con particolare attenzione alle specie rare e la fruizione turistica, culturale, didattica e ricreativa in forme compatibili con la difesa della natura e del paesaggio.
Le votazioni sono avvenute per singoli progetti di legge e relativamente a diversi articoli, e cioè: articolo 1 (Istituzione), articolo 2 (Descrizione dell’area), articolo 3 (Finalità del parco), articolo 4 (Perimetrazione), articolo 5 (Ente di gestione del Parco), articolo 6 (Strumenti di pianificazione), articolo 7 (Norme di salvaguardia), articolo 8 (Entrata in vigore). Solo alla fine, e per ogni singolo progetto, è stato effettuata la votazione della proposta di legge nel suo complesso. A seguire la Proposta di Legge n.270/8^ di iniziativa della Giunta regionale recante: “Istituzione del Parco Marino Regionale Baia di Soverato”; la Proposta di Legge n.271/8^ di iniziativa della Giunta regionale recante: “Istituzione del Piano Regionale Costa dei Gelsomini”; la Proposta di Legge n.272/8^ di iniziativa della Giunta regionale recante: “Istituzione del Parco Marino Regionale Scogli di Isca”; la Proposta di Legge n.273/8^ di iniziativa della Giunta regionale recante: “Istituzione del Parco Marino Regionale Fondali di Capocozzo S. Irene-Vibo Marina-Pizzo-Capo Vaticano-Tropea”.
L’assessore Diego Tommasi ha sottolineato che l’approvazione dei progetti di legge dell’istituzione dei cinque Parchi Marini è un segnale di novità, ed ha evidenziato che gli stessi tutelano e valorizzano la biodiversità perseguendo la tutela di particolari specie marine quale la tartaruga “caretta caretta”, il cavalluccio marino e l’alga Posidonia ed al contempo mirano allo sviluppo dei territori attraverso l’utilizzo delle risorse comunitarie.

(apr. 2008)






Caffeina pre-elettorale: un caffé un voto



L'antico Castello di Vibo Valentia


(F. Vallone) Il caffé, ancora il famoso caffé… l'usanza, diciamo ormai consolidata, di offrire caffé in periodo elettorale è divenuta una consuetudine, una vera tradizione. A Vibo Valentia ogni bar ha il suo politico, ed ogni onorevole ha il suo bar. C'è il bar frequentato dall'onorevole Mimmo Basile, che non poteva che essere che in Via dei Basiliani, c'è quello dell'ex senatore Antonino Murmura, quello dell'ex sottosegretario Domenico Romano Carratelli, all'angolo di Corso Umberto, quello del senatore Francesco Bevilacqua e quello frequentato da Paolo Barbieri nella centralissima piazza Municipio. Il bar dove andava tutte le mattine il presidente Gaetano Ottavio Bruni, si trova, invece, nella zona del Tribunale, oggi in pieno cantiere basole di Corso Umberto. Il presidentissimo, come è stato recentemente ribattezzato, oggi sottosegretario di Agazio Loiero, da qualche tempo ha optato per i due bar della zona Bitonto, vicini alla sede della Provincia e recentemente per quelli di Catanzaro.
Ogni politico, è risaputo, ha il suo bar preferito, ed ogni bar, per la gente qualunque, è diventato un punto di riferimento strategico dove poter incontrare il personaggio politico più simpatico, politicamente parlando, e dove poter assaggiare un buon caffé offerto dal presidente, dall'assessore, dal consigliere, dal sottosegretario, dal sindaco o dall'onorevole senatore o deputato. In questi giorni non si trova bar senza annesso politico e seguito. L'ex assessore della Provincia, Lidio Vallone, da buon medico di famiglia, preferisce offrire la pizza al posto del caffé, fa meno male alla salute. Il candidato di centrodestra alla presidenza, Francesco Miceli, oltre al "caffé", è risaputo, non disdegna di offrire un buon "cappuccio" per tutti. Avventori, baristi, politici, tutti contenti per questi continui caffé day prima del fatidico voto. Pensiamo che a questi politici e candidati verrà riservato un trattamento di favore, per i pagamenti, perché sono davvero migliaia i caffé offerti quotidianamente ed ogni caffé rimanda ad una stretta di mano, ad un eventuale fatidico voto.
I calabresi, e quindi anche i vibonesi, si dividono in due: quelli che si presentano e quelli che non si presentano alle elezioni per diventare amministratori di qualcosa ed in questi giorni pre-elettorali la famosa sindrome ha colpito per l'ennesima volta i politici calabresi. Riconoscono veramente tutti, anche quelli che non conoscono o non hanno mai visto. Quasi per una sorta di magia ti salutano con un sorriso, attraversano pure la strada per venire a salutarti, per chiederti come stai e prima di tutto… se vuoi un caffé… a tutti, a parenti, conoscenti, amici, nemici e sconosciuti del tutto. È il famoso periodo in cui la caffeina prende il sopravvento su tutti e su tutto, si alza anche la pressione, e quindi si arriva al fatidico giorno del voto con la mente offuscata da questa aromatica bevanda. Con la solita conseguenza che il voto in Calabria è quasi sempre sbagliato. Per colpa dei troppi caffé salgono al potere le persone sbagliate. Poi comunque, come passa il periodo elettorale, la magia finisce come per incanto. I bar ritornano ad una attività più normale e loro, i politici e i politicanti, non ti riconoscono più. Se prima ti davano del tu, dopo dell'onorevole carica, adesso è d'obbligo il lei o il voi. Non ti salutano più, non ti vedono proprio, da adesso devi fare anticamera per ore per incontrarli, devi pure suonare il campanello e attendere.br> Con quel famoso caffé ormai sono diventate persone importanti, vip, onorevoli, hanno l'auto blu, il lampeggiante, la paletta e l'autista, il megastipendio, la perdita della memoria è d'obbligo. Adesso il caffé lo devi offrire tu a loro!

(apr. 2008)

La musica sublime di Roberto Giordano per l'Aido a Vibo Valentia



Il pianista Roberto Giordano


(F. Vallone) Un vero e proprio crescendo d'emozioni, un concerto da pelle d'oca quello del noto pianista Roberto Giordano al Palazzetto dello Sport di Vibo Valentia.
Giordano, ormai conosciuto in tutt'Europa e fuori dai confini dell'Europa, ha recente effettuato un suo concerto a Pechino di fronte agli ambasciatori prima, e poi davanti ad un vastissimo pubblico. I successi non si contano più e lo vedono proiettato verso mete di notevole livello musicale mentre le sue mani sembrano volare sulla tastiera del pianoforte. Un palazzetto inondato da note da fiaba, mistero dell'onirico mondo dell'infanzia, sapori epici, sentimenti di terrore e grandezza del folklore russo nel momento in cui ha eseguito i quadri di un'esposizione di Modest Mussorgski.
L'Aido e i club service Kiwanis, Lions e Rotary hanno dato la possibilità di partecipare ad uno spettacolo di grande valenza sensibilizzando anche all'amore verso la musica classica. La cultura della donazione è stata la traccia che si è voluta dare a questa manifestazione che ha visto Stella Pagano, presidente Aido, impegnata in prima linea sul territorio per informare, sensibilizzare e formare. Il programma dello spettacolo è proseguito con la grande musica di Roberto Giordano che ha ricevuto una standing ovation e la concessione di un pezzo in più su quelli voluti nel programma.
Un intervento nell'intervallo tributato alla grande musica è stato quello del sindaco di Vibo Valentia, Franco Sammarco, che ha voluto sottolineare la validità di queste manifestazioni, plaudendo all'impegno della presidente Stella Pagano. Presente allo spettacolo anche il sindaco di Mileto, Rocco Condoleo. L'evento si è concluso con il verso della poesia di E.E.Cummings la conduttrice dello spettacolo Stella Pagano ha detto :"I versi della poesia che ho scelto, come quella del trapiantato, sono:"Il tuo cuore lo porto con me, lo porto nel mio, non me ne divido mai" e rivolgendosi a Roberto Giordano ha dato un'altro inciso "Il tuo cuore Roberto lo porteremo con noi, nel nostro, non ce ne divideremo mai. Ma cerchiamo di conoscere meglio il grande giovane maestro: nato a Tropea nel 1981, Roberto Giordano inizia gli studi di pianoforte con Angela Masneri. A quattordici anni è il più giovane pianista a essere ammesso all'Ecole Normale de Musique " A. Cortot " di Parigi, nella classe di Marcella Crudeli.
Qui, tra il 1995 e il 1999 ottiene tutti i diplomi del corso di studi di " Execution pianistique " sempre con l'unanimità e le felicitazioni della giuria. Sempre nel 1999, a diciotto anni, si diploma anche al Rossini di Pesaro. In seguito è allievo di Leonid Margarius e Piero Rattalino all' Accademia Pianistica di Imola. A suonato tra l'altro al Teatro alla Scala di Milano, al Palais Des Beaux Arts di Bruxelles, al Teatro dell'Hermitage di S. Pietroburgo, al Minato Mirai Hall di Yokohama, Konzerthaus di Berlino, al Mozarteum di Salisburgo, al Philharmonia di Wroclaw in Polonia, al Stadt Oper di Francoforte, a Istambul, al Teatro Olimpico di Vicenza, al Salle Cortot di Parigi, all'Auditorio di Lèon -Spagna, al Teatro Fraschini di Pavia Salle Philarmonique di Liegi, Palais des Beaux Arts di Charleroi, Theâtre Royal de la Monnaie di Bruxelles e al Musical Olympus International Festival di S.Pietroburgo. La sua esperienza artistica è stata arricchita da importanti collaborazioni in sede cameristica con altri eminenti musicisti quali il baritono Leo Nucci, il violinista Feng Ning e da direttori d'orchestra quali Gilbert Varga, Pavel Kogan, Christian Brancusi, Anton Nanut, Jean Pierre Haeck, Domonkos Heja, Vasilij Petrenko, Marcus Bosch e Hansjöerg Schellenberger. Suona regolarmente con il basso-baritono Josè Van Dam. E' stato particolarmente apprezzato dal grande Vladimir Ashkenazy, nell'esecuzione integrale dei 12 studi op.25 di Chopin. Il regista Gerard Corbiau (Premio Oscar e Golden Globe per il film "Farinelli") ha girato uno speciale-biografia su Roberto Giordano, dal titolo "Roberto Giordano d'un monde à l'autre".
La sua discografia comprende tre CD, di cui l'ultimo inciso per l'etichetta "La Bottega Discantica". Le sue esecuzioni sono registrate e trasmesse regolarmente da RTBF e VRT, Radio belga, RAI, Radiouno, Radiotre e Radio Vaticana. Nel novembre 2004 in seguito a un grande successo al 23° International Piano Festival di Yokohama in Giappone, il canale satellitare "Classica Japan" gli ha dedicato il programma dal titolo "The pianist of the week".

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Roberto Giordano

(apr. 2008)

Lepri, pernici e fagiani per il ripopolamento della fauna selvatica di Briatico



Foto di gruppo di alcuni cacciatori con l'ex assessore provinciale Lidio Vallone,
il Presidente Federcaccia Rocco Adamo e l'assessore alla caccia Agostino Vallone


(F. Vallone) Il comune di Briatico, attraverso la sua amministrazione ed in particolare l'assessore al ramo caccia, Agostino Vallone, ha provveduto giovedì sera, al tramonto, a far liberare alcuni capi di selvaggina per il ripopolamento faunistico della zona. In particolare, nel corso di una riunione campestre di appassionati, sono state liberate, nell'amena zona di località Monte Lapa, due coppie di pernici rosse, due bellissimi esemplari di lepri femmina, una lepre maschio e alcune coppie di fagiani. Presente all'iniziativa anche l'ex assessore provinciale, Lidio Vallone e Rocco Adamo, presidente della sezione Federcaccia "il Tordo" di San Costantino di Briatico.
È la prima volta che l'amministrazione comunale di Briatico si attiva direttamente, con un intervento di ripopolamento sul campo delle varie specie faunistiche selvatiche. Ringraziamenti in loco, da parte del presidente di Federcaccia e d'alcuni soci della sezione, sono stati espressi e indirizzati all'amministrazione comunale e all'assessore Agostino Vallone, "sempre sensibile a tutte quelle attività d'aggregazione sociale che il territorio esprime". Da parte loro, gli animali, lepri, fagiani e pernici, appena gli appositi contenitori sono stati aperti, sono letteralmente volati via, assaporando la libertà in un territorio nuovo ma ricco di vegetazione e di natura incontaminata.

(apr. 2008)

Ciao Willy...



Il grande striscione su Piazza IV Novembre di Briatico


(F. Vallone) Un grande striscione, bianco con la scritta in rosso, "Ciao Willy, tutti gli amici della piazza", campeggia ancora oggi sul palco di Briatico, in piazza IV Novembre. Willy era, per tutti i suoi amici, Giuseppe Morello, il giovane pescatore ventiseienne rimasto vittima del terribile incidente stradale verificatosi venerdì scorso davanti alla scuola elementare di Briatico. Dopo le campane suonate a gloria, dopo gli applausi, dopo la partecipazione di tutta la comunità e la marea di gente che ha voluto stringersi attorno ai familiari di Giuseppe, adesso è l'ora di un silenzio irreale.
Gli amici della piazza, che Willy amava frequentare, sono come ammutoliti dal dolore, smarriti continuano a riunirsi al loro solito bar, continuano a vivere cercando un motivo in tutto quello che è successo. Sono tristi, sentono l'assenza dell'amico, ma pensano a Willy anche con un sorriso, lo ricordano ragazzo davvero in gamba, sempre sorridente e gioioso, pieno di passione per il gioco del calcio, per gli incontri dell'oratorio, per la pesca, grande esperto conoscitore di nodi di tutti i tipi come solo un vero marinaio sa fare.
Willy è passato per tutti gli elementi della natura, dal mare, alla terra, al cielo, velocemente, in un attimo. Rimangono tanti fiori sul luogo dell'incidente, un grande striscione scritto dai suoi amici di sempre, ma anche tanto positivo ricordo in chi ha avuto modo di conoscerlo e di stimarlo profondamente.

(apr. 2008)

Cesare Pavese: le colline e il sole. Una mostra e una serie di iniziative per festeggiare il centenario della nascita dello scrittore



Saverio Vallone, fotografato al Cafè de Paris di Tropea, è il protagonista
del film di finzione di Bruno Vallino "Un paese ci vuole" dedicato a Cesare Pavese


(S. Libertino) A cento anni dalla nascita di Cesare Pavese, la Casa delle Letterature di Roma rende omaggio con una serie di eventi a uno dei maggiori autori della letteratura italiana. Mercoledi' 19 marzo verrà inaugurata la mostra "Cesare Pavese: le colline e il sole" dove saranno esposte opere di diversa natura e di diverso formato, nate dall'interpretazione dei libri dello scrittore piemontese e raccolte grazie a un concorso internazionale bandito dalla Fondazione Cesare Pavese. La mostra, curata da Franco Vaccaneo e Pierpaolo Pracca, resterà aperta fino al 23 aprile.
Cesare Pavese nel 1951Sempre il 19 marzo, alle 15.30, si terrà la tavola rotonda "Leggere e studiare Pavese oggi", a cui parteciperanno insigni studiosi e specialisti coordinati da Fabio Pierangeli e Maria Ida Gaeta. Il dibattito vedrà impegnati Arnaldo Colasanti ("Attualità di Pavese oggi"), Anco Marzio Metterle ("Impegno politico di Pavese" attraverso la lettura di due poesie di "/Lavorare stanca/"), Gianni Venturi ("Pavese classico del Novecento e il mito"), Roberto Gigliucci ("La visione del mito di Pavese alla luce nei nuovi studi di antropologia"), Daniela De Liso ("La figura della donna in Pavese poeta"), Cristiana Lardo ("La fortuna della poesia narrativa e popolare di Pavese" ripresa da alcuni poeti dialettali di oggi). Testimonianze di amici e allievi accompagneranno invece alle 17,30 la proiezione in anteprima del film "/Cesare Pavese. Gli amici/" per la regia di Andrea Icardi. Interverranno Franco Ferrarotti, Carlo Lizzani, Mario Motta e Achille Occhetto.
Gli appuntamenti alla Casa delle Letterature per celebrare Pavese proseguono mercoledi' 2 aprile con "/E d'accanto mi passano femmine/", testimonianza e letterature teatrali di Marco Baliani. Il giorno successivo sarà il momento di "/Pavese a teatro/" a cui interverranno Giovanni Antonucci, Claudio Ascoli, Maria Grazia Giannichedda, Renato Nicolini, Fabio Pierangeli, Alberto Maria Sombrero.
Mercoledi' 23 aprile verrà affrontato il tema "/Pavese al cinema/" con la proiezione del film di finzione "/Un paese ci vuole/" sceneggiato da Bruno Gambarotta, Franco Vaccaneo e Vanni Vallino che ne e' anche il regista. Saranno presenti Nino Castelnuovo, Iaia Forte, Marco Morellini, Saverio Vallone protagonisti del film. Diversi anche gli eventi collaterali. La libreria "'900 di Carta" (via Acqui 9) per tutto il periodo delle celebrazioni pavesiane a Roma, allestisce le sue vetrine con i libri di Pavese in prima edizione e con pubblicazioni d'epoca su Torino e le Langhe.
All'interno inoltre espone una campionatura di opere di mail-art, manifesti e locandine di passati convegni e iniziative dedicati all'autore.
Una serie di laboratori letterari per le classi delle scuole superiori sul tema "Leggere oggi Cesare Pavese" sono invece organizzati dalla Casa delle Letterature dal primo al 22 aprile.

Casa delle Letterature
piazza dell'Orologio 3, Roma
dal lunedi' al venerdi' ore 9.30-18.30
Ingresso libero


(apr. 2008)

Vibo Valentia, Provincia: De Nisi eletto presidente con il 58,4%. Francesco Miceli, il candidato sostenuto dal centrodestra, si ferma al 24,41%
Il neo eletto alla Provincia di Vibo Valentia Francesco De Nisi (Adnkronos-Ign/16apr) Il centrosinistra vince le elezioni amministrative per la Provincia di Vibo Valentia al primo turno. Il candidato alla presidenza Francesco De Nisi e' stato eletto con il 58,48% dei voti. E' sostenuto dalle liste Pd 9,2%, Con e per la gente 10,64%, Partecipazione democratica 8,04%, Democratici vibonesi 6,15%, Riformisti 5,78%, Popolari democratici Borrello 4,98%, I democratici di 360 gradi 3,73%, Centro e' liberta' 3,44%, Solidarieta' democratica 3,14%, Democratici vibonesi per De Nisi 2,29%, Italia dei Valori 1,31%.
Il candidato alla presidenza del centrodestra, Francesco Miceli, si e' fermato al 24,41%, sostenuto dal Pdl 11,95%, Circolo della liberta' 4,68%, Forza Vibo 3,09%, Alleanza nuova 2,62%, La Destra 1,87%, Riformatori liberali vibonesi 0,33%. Francesco Antonio Stillitani, candidato alla presidenza per l'Udc, ha registrato il 6,8% dei consensi.
A seguire Barbara Citton (Sinistra L'Arcobaleno 3,71% e Rifondazione Comunista 2,92%) con il 6,9%, Bruno Manduca (Partito Socialista) con il 2,99%, Giovanni Raimondo (Partito Comunista dei Lavoratori) con lo 0,4%.

(apr. 2008)

Ecco perché lascio la maggioranza



Dina Ruffa con accanto il dipinto del suo antenato Francesco Ruffa
(Tropea 26 aprile 1792 - ivi 7 luglio 1851), tragediografo e poeta


(Dina Ruffa, consigliere comunale) CARO Sindaco, egregi colleghi consiglieri comunali, carissimi concittadini tropeani sentivo forte, già da molto tempo, l'esigenza di fare chiarezza sulla mia posizione politica all'interno del consiglio comunale, dove sono stata eletta ai primi posti con coalizione che ha vinto le ultime elezioni amministrative. Ritengo cheil mandato di cui i cittadini tropeani mi hanno conferito meritasse di essere onorato in altro modo, perchè è un investimento che i cittadini stessi hanno fatto sulla mia persona.
A più riprese, anche in un passato non remoto, ho sollecitato una maggiore determinazione, da parte della giunta esecutiva e dell'intero consiglio comunale, nella direzione che tanto auspicavo, quando ho deciso di partecipare al progetto politico amministrativo della lista "Libertà e Partecipazione" si era dato. Ma il tanto decantato "nuovo corso" della politica tropeana non è mai iniziato anzi, credo che per molti aspetti, ci siano stati in questi primi due anni, forti regressioni rispetto al passato politico, anche il più recente.
Nessun stimolo innovativo è venuto, nessun nuovo metodo di lavoro è stato praticato, poco o niente è stato prodotto per la crescita della nostra città, che doveva vivere una nuova stagione nella direzione auspicata dal programma elettorale presentato ai cittadini, sintetizzato nella Tropea più ricca, più libera, più colta.
Avevo fortemente creduto, sorretta da una sensibilità di genere mai compresa e condivisa da nessuno all'interno del consiglio comunale, che nella città di Tropea potessero essere praticate politiche per il rilancio amministrativo, culturale e sociale, attraverso metodi di lavoro condivisi, che aiutassero la città a recuperare per prima cosa la sua dignità e che la aiutassero sostanzialmente a decollare in tuttii settori. Pensavo fossero possibili altri approcci con i cittadini, tesi a sensibilizzare quel senso civico sopito da anni di governo della città, in cui il criterio generale praticato ed il metodo adottato si è dimostrato spesso quello della regola fine a se stessa, se non a volte imposta con l'autorità.
Auspicavo, in sintesi, quella partecipazione democratica alla vita pubblica di tutti i cittadini, come elemento indispensabile per la crescita di una comunità, propagandata durante tutta la campagna elettorale, che non solo non è stata stimolata, ma, con reiterati atteggiamenti di chiusura praticati da molti di voi, non è stata colta nella sua essenza di fondo che si basa sull'antico e mai smentito concetto me una città, una polis, cresce e si sviluppa seriamente nel benessere e nella democrazia, solo se a questa crescita partecipano tutti i cittadini a cominciare dai membri del consesso civico, Sindaco e consiglieri per primi. Prendo atto con enorme amarezza, che non solo la sottoscritta non ha mai avuto la vostra stima politica, ma che, ad un certo punto la mia volontà di ricoprire un ruolo più incisivo nella vita amministrativa, con una delega di maggiore responsabilità chiesta a più riprese al sindaco stesso, sollecitata varie volte anche attraverso passaggi istituzionali d'alto profilo, è stata a dir poco fraintesa, come una richiesta di posizione di potere e non come disponibilità a tutto campo per la città, come elemento di ricchezza nella diversità che il genere femminile porta in se, per stimolare, se non addirittura sbloccare una giunta paralizzata ed immobile nella sua azione politico-amministrativa.
Avete creduto, sindaco in testa, che Dina Ruffa, non potesse essere una risorsa qualificata per amministrare la cosa pubblica, sottovalutandone di fatto, la forza sostanziale e le potenzialità che ritengo in ogni caso di avere non fosse altro che per una convinta autostima che non è mai venuta meno.
Ho subito con gran dolore i reiterati tentativi di delegittimazione umana e politica, praticati contro la mia persona, anche quando, nonostante tutto, sono riuscita con testardaggine a mettere in piedi qualcosa di culturalmente interessante e di forte valenza civile in questi due anni d'amministrazione. Anche la delazione più subdola è stata messa in campo in maniera cinica e spregiudicata, quando la sola delegittimazione non bastava.
Non sono per niente convinta che per il futuro possa esserci possibilità di cambiamento concreto nell’agire e nell’operare politico di questa amministrazione. Non penso e non credo, inoltre, che nella situazione in cui versa Tropea, per un rilancio serio dell’azione amministrativa possa essere efficace il solito giochino del rimescolamento delle carte, perchè è il mazzo stesso ad essere consumato e quindi non rimescolabile.
Ritengo, invece, che l’assenza assoluta di programmazione ed il navigare a vista, che dall’inizio ha contraddistinto questa amministrazione, siano state e siano le vere cause di un lento e progressivo disgregamento non solo dell’azione amministrativa, ma dal declino che la città sta attraversando.
Infine, non posso accettare che su di me, in quanto donna e persona, e sulla mia storia politica possano gravare per il futuro pesanti bagagli politici o, peggio, giudizi negativi legate a scelte amministrative errate o assenti del tutto, cui la sottoscritta non ha avuto e non ritiene di avere alcuna responsabilità. Non sono disponibile a rimanere ancora inerte, di fronte a tanta insensibilità politica, a sostenere una giunta esecutiva in cui non credo più da molti mesi. Pertanto, da questo momento, mi dichiaro fuori dalla maggioranza costituendo il mio gruppo che avrà il nome di “Gruppo Consiliare Autonomo delle Differenze”. Ritengo ancora possibile, in quella sede, valorizzare per primo una differenza di genere della quale i miei elettori hanno sicuramente colto la peculiarità quando hanno deciso di votarmi così numerosi.
Le mie battaglie saranno ancora quelle delle donne, dei giovani, della cultura e dei più deboli. Il mio motto rimane ancora “Tropea più bella, più libera, più colta”.
Ovviamente non sarò di intralcio all’azione politicoamministrativa, qualora le proposte che verranno saranno in linea con il mio modo di pensare la politica, con la mia sensibilità culturale e con la mia storia personale.
Sarò invece una ferma e tenace oppositrice qualora le posizioni e le scelte, che l’amministrazione andrà a fare, assumeranno caratteristiche contrarie a questi principi.
Auguro a tutti voi buon lavoro e a tutta la città buona fortuna.

(apr. 2008)

Una ''carovana antimafia'' sul mare per ricordare Peppino Impastato. A 30 anni dal suo assassinio per mano della mafia, una veleggiata che da Sanremo va verso Cinisi.
(Guidasicilia.it) Una "carovana antimafia" che a vele spiegate va sul mare ricordando Peppino Impastato, ucciso 30 anni fa dalla mafia. E' questo il progetto messo in piedi dal Centro Peppino e Felicia Impastato di Sanremo, che vede riunite associazioni, enti e artisti impegnati nella lotta alla criminalità organizzata.
Un viaggio di 700 miglia sul 15 metri 'Martinez... impunito' che dalla città ligure è partito lunedì scorso e che terminerà a Cinisi (PA) il 9 maggio, nel luogo e per la data che videro la scomparsa del giovane attivista, politico e giornalista. E' la prima 'Veleggiata Antimafia' che, dopo la partenza da Sanremo, toccherà 8 tappe (Savona, Genova, La Spezia, Livorno, Anzio, Napoli, Tropea, Messina e Terrasini/Cinisi). A ogni tappa saranno organizzate mostre, incontri con le scolaresche e la cittadinanza e verrà distribuito il materiale sul tema della lotta alla mafia prodotto per l'occasione: il fumetto 'Felicia, la mafia uccide, il silenzio pure', il libro di disegni 'Cento passi, cento sorrisi' e il cd 'Vorrei', una canzone interpretata da Flavio Oreglio e i Luf e dedicata alla madre dell'attivista ucciso nel 1978.
"La lotta alla mafia deve fare un salto di qualità - ha detto il fratello di Peppino, Giovanni Impastato, intervenuto nei giorni scorsi alla presentazione del progetto -. Superata la fase del ricordo e delle celebrazioni, ora dobbiamo superare la rassegnazione e ottenere la loro sconfitta definitiva".

(apr. 2008)

A San Giuseppe è Festa... però al primo maggio!



La locandina del 2007 che ha riportato a nuova vita la Festa di San Giuseppe
con il particolare di una vecchia foto della processione (Archivio S. Angiò)


(S. Libertino) Nella tradizione popolare, San Giuseppe, sposo della Vergine Maria, è il santo protettore dei poveri e dei derelitti, poiché i più indifesi hanno diritto al più potente dei Santi. In questo giorno, si ricorda la sacra coppia di giovani sposi, in un paese straniero ed in attesa del loro Bambino, che si videro rifiutata alla richiesta di un riparo per il parto. Questo atto, che viola due sacri sentimenti: l'ospitalità e l'amore familiare, viene ricordato in molte regioni con l'allestimento di un banchetto speciale. Così in alcuni paesi della Sicilia, il 19 marzo di ogni anno, si usava invitare i poveri al banchetto di san Giuseppe. In questa occasione, un sacerdote benediva la tavola, ed i poveri erano serviti dal padrone di casa.
Oltre a proteggere i poveri e le ragazze, San Giuseppe, in virtù della sua professione, è anche il protettore dei falegnami, che da sempre sono i principali promotori della sua festa. La festa del 19 marzo è anche associata a due manifestazioni specifiche, che si ritrovano un po' in tutte le regioni d'Italia: i falò e le zeppole.
Poiché la celebrazione di san Giuseppe coincide con la fine dell'inverno, si è sovrapposta ai riti di purificazione agraria, effettuati nel passato pagano. In quest'occasione, infatti, si bruciano i residui del raccolto sui campi, ed enormi cataste di legna vengono accese ai margini delle piazze. Quando il fuoco sta per spegnersi, alcuni li scavalcano con grandi salti, e le vecchiette, mentre filano, intonano inni per San Giuseppe.
Questi riti sono accompagnati dalla preparazione delle zeppole, le famose frittelle, che pur variando nella ricetta da regione a regione, sono il piatto tipico di questa festa. A Roma la preparazione delle zeppole, affiancate dai bignè di san Giuseppe, ha un fervore particolare.
Nel passato, ad ogni angolo di strada era possibile trovare un banco di frittelle, e tutta la città era addobbata da decorazioni festive.
Quest'anno, come l'anno scorso, anche Tropea finalmente, dopo l'imperdonabile pausa durata lunghissimi anni, festeggerà il Santo il cui nome è stato imposto alla massima parte dei suoi abitanti, sia uomini sia donne. Non mancherà nè la processione nè la rappresentazione della mensa, richiamata in precedenza, che a Tropea è molto consolidata nella tradizione popolare, alla quale prenderanno parte tre poveri, un vecchio, una donna ed un bambino, simboleggianti la Sacra Famiglia. Essa si terrà - come ai vecchi tempi - a mezzogiorno sul ballatoio dell'entrata secondaria della chiesa di Santa Caterina, che si trova affiancata a quella dedicata a San Giuseppe.
Però i tropeani lo festeggeranno il primo maggio, poichè la festa liturgica, il 19 marzo, è caduta in piena quaresima. Durante i festeggiamenti per gli artigiani il piatto di rito è la pasta coi ceci, oltre le tradizionali zeppole e le frittelle di 'ninnata' (neonata di pesce).
Bravissimo il Comitato organizzatore presieduto ancora una volta da Sandro Cortese!
Allora tantissimi auguri a Giuseppa, Giuseppina, Pina, Pinuccia, Peppina, Peppinea, Pinicea, Peppa, Peppuzza, Peppinuzza, Nuccia, Nuzza, Nuzzicea, Cea, Giuseppe, Pino, Pinuccio, Peppe, Peppi, Peppino, Peppineo, Peppiceu, Piniceu, Peppuzzu, Peppinuzzu, Nuccio, Nuzzu, Nuzziceo, Ceo!!!...

(apr. 2008)

Breve nota su 'Divorzio all'italiana' di Germi.
Un pretesto per ricordare due tropeani: Pasqualino Lo Torto e Raf Vallone




Tropea 1932. Spiaggia del Vescovado.
In piedi da sinistra: la Medaglia d'Oro al Valor Militare Antonio Purificato, Nella Vallone (sorella di Raf), Pina Proto, il medico Andrea Proto. Seduti: Pasqualino Lo Torto (il primo da sinistra), a seguire, una persona sconosciuta, il Ragioniere Proto e Raf Vallone. Foto tratta dall'album di famiglia di Pasqualino Lo Torto, concessa gentilmente dal figlio Giuseppe.


(S. Libertino) Delle volte la vita è strana e piena di sorprese. Fatti ed episodi che appartengono a quella di una persona si incrociano con i vissuti di più persone con inaspettati e comuni denominatori che li integrano in modo indissolubile.
Leggevo l'altro giorno sul treno in un quotidiano le programmazioni settimanali televisive. Il prossimo 9 agosto alle ore 2335 su RAI Uno ci sarà il passaggio del film di Pietro Germi 'Divorzio all'italiana' realizzato nel 1960.
L'intendimento originario di Germi era quello di riportare sullo schermo in toni drammatici storie di cronaca nera siciliana dei delitti d’onore compiuti da mariti traditi o da donne disonorate, appoggiati dalla legge, l'articolo 587 del codice penale, che allora giustificava il così detto delitto d'onore:
'Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell'atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d'ira determinato dall'offesa recata all'onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella'.
Ma il regista toscano, una volta iniziata la scrittura della sceneggiatura assieme a Ennio De Concini e Alfredo Giannetti (regista di 'Bello come un Arcangelo', girato negli anni settanta a Tropea), si accorse che mano a mano aveva preso sulla carta il sopravvento e in maniera sempre più prorompente il tono grottesco e spesso ridicolo del racconto, proprio della realtà siciliana di allora: '… come si può costruire un dramma nella cornice siciliana, in un mondo dove ho visto con i miei occhi un ballo di soli uomini nella sede di un circolo comunista? … sicché ci venne naturale scegliere il tono grottesco, che veramente è l’unico adatto a queste incredibili storie di delitti d’onore.'('Pietro Germi Ritratto di un regista all’antica', Pratiche editrice, 1988, pag. 66).
Germi aveva affrontato più volte le letture in chiave cinematografica del codice penale e della realtà territoriale socio-politica in cui esso veniva applicato o trasgredito . 'In nome della legge', 'Un maledetto imbroglio', ma anche 'Il brigante Mussolino' o il capolavoro del neorealismo 'Il cammino della speranza' nel quale aveva magistralmente lavorato da protagonista il tropeano Raf Vallone (17 febbraio 1916 - 31 ottobre 2002). Ed ecco il filo d'Arianna, riconducibile alla nostra Terra, che passa attraverso i vissuti di più persone.
La stesura dei films richiedeva un sia pure minimo approccio con i codici che regolamentavano la legge e con i comportamenti della gente che li trasgrediva, in questo caso personaggi dei films in questione. Anche nel caso di 'Divorzio all'italiana' fu svolto uno studio approfondito sulla fisionomia del delitto d'onore attraverso la documentazione di atti processuali, tecniche legali e sviluppi sociologici e giornalistici di episodi maturati nella cronaca nera siciliana.
In quel tempo in Sicilia, a Palermo, uno dei più convinti assertori dell'abolizione dell'articolo 587 era un giovane Sostituto Procuratore, si chiamava Pasquale Lo Torto (8 ottobre 1913 - 10 agosto 1964) ed era di Tropea. L'impegno di Pasquale svolto a smontare uno dei "paradigmi" più saldi e radicati nel meridione, comunemente conosciuto come il "delitto d'onore", è stato continuo e costante. Le sue erano spallate contro un baluardo che reggeva al cambiamento dei tempi della società e continuava ad offendere la dignità della persona e il valore della vita umana.
Le radici del rifiuto di aderire ad una simile legislazione di comodo e a favore di assassini erano da ricercare, secondo Lo Torto, nella "facilità con cui si uccideva" e ciò lo sospingeva a battersi con ogni risorsa e mezzo per tutelare la Società offesa: "ricordare a tutti che la vita è il bene più grande che Iddio ci ha dato ed appunto perchè ci viene da Dio, a nessuno è dato di toglierla al proprio simile". E, come testimoniano i giornali dell'epoca, l'opinione pubblica ne fu coinvolta, e molteplici furono i consensi per la crociata di civiltà che partiva dalla terra di Sicilia. Ciò non escludeva nella proposta di condanna che il Magistrato potesse riconoscere umanamente all'imputato le attenuanti consigliate dalla 'territorialità' del delitto, ma mai dal delitto d'onore.
Non ci fu tra Germi e Lo Torto, i quali si sono incontrati più volte, una vera e propria collaborazione alla sceneggiatura del film ma ci fu sicuramente uno studio profondo da parte del regista degli atti processuali di delitti d'onore, seguiti dallo stesso Sostituto Lo Torto.
Alla fine, quando il film fu completato, era stato creato un capolavoro del cinema mondiale. Sull'articolo 587 del Codice Rocco, Germi aveva realizzato una feroce satira di costume, inventandosi la storia di un barone siciliano che riesce a sposare una bella cugina sedicenne dopo aver ucciso la moglie da lui stesso spinta tra le braccia di uno spasimante e aver scontato il minimo della pena previsto per il delitto d'onore. La perfetta architettura della sceneggiatura portò ai tre autori il premio Oscar e il plauso di Billy Wilder che dichiarò la propria ammirazione verso il cinema di Germi.
Per la cronaca, gli interpreti del film sono Marcello Mastroianni, Daniela Rocca, Stefania Sandrelli, Leopoldo Trieste, Lando Buzzanca.
Dopo il referendum sul divorzio (1974), dopo la riforma del diritto di famiglia (legge 151/1975), dopo il referendum sull'aborto, davvero molto tempo dopo innumerevoli sentenze, le disposizioni sul delitto d'onore sono state abrogate finalmente con la legge n. 442 del 5 agosto 1981.
Il filo d'Arianna corre veloce attraverso le vite di Pietro Germi, di Raf Vallone e di Pasqualino Lo Torto. Tre uomini di una ricchezza umana straordinaria che si sono visti negli occhi, parlati, stretti la mano in segno di amicizia all'insegna di cambiare in meglio il mondo.

Pasquale Lo Torto, uomo e magistrato di Filippo Lo Torto

Raf Vallone

(apr. 2008)






E' on line la 44^ Tornata di TropeaMagazine

Diamo uno sguardo al sommario del nuovo numero di Marzo '08.
A un anno dal bicentenario della nascita di don Peppino Toraldo, latinista di razza, una riscoperta: il 'Carmen Historicum'.
Dopo quella di Jerocades, è la volta della Batracomiomachia di Antonio Migliarese, rinnovatore dell'Accademia degli Affaticati.
Una lezione dell'etnologo Giuseppe Chiapparo sul culto di San Giuliano a Tropea.
Il racconto di Padre Gravagnuolo dell'insediamento, della cacciata e del ritorno dei Redentoristi nella Città.
Un personaggio legato all'arte, Gianluca Giorgetti Toraldo, viene tracciato il profilo dello scultore, dello storico, del maestro e del critico d'arte.
Un prezioso lavoro dell'antropologo Franco Vallone sui Giganti processionali.
Il Prof. Angelo Vecchio Ruggeri intratterrà sulla filosofia della matematica di Galluppi.
Giuseppe Berto ci regalerà con 'Vacanze in Calabria' un ritratto a tinte forti dei calabresi.
I Conventi della vecchia Tropea, un'operetta in versi sull'ascetismo tropeano del multiforme ingegno Michelangelo Piccolo.
Ancora Berto, questa volta ci svelerà i proverbi del sesso forte suggeriti dal suo amico Mastro Ciccio.
Le storiche e interessanti considerazioni di Pasquale Toraldo sul comprensorio di Torre Galli.
E infine, il canonico Cutuli ci aiuterà a comprendere le virtù di un personaggio dell'ottocento: Giuseppe Maria Barone.
E' qui la storia! Buona lettura!

www.tropeamagazine.it



Incisione tratta dall'opera di Giordano Ruffo del 1561

Il dottissimo libro non piu stampato delle malscalzie
del cauallo del Sig.or Giordano Rusto Tropeano

(S. Libertino) Tropea da tempo immemorabile è stata maestra di mascalcia, l'arte di preservare il cavallo da ogni effetto di pratiche violente attraverso la conoscenza dell'anatomia e della fisiologia equina, della biomeccanica e l'analisi dei materiali utilizzabili. Un insieme di discipline che porta alla pratica rispettosa delle caratteristiche del cavallo nell'ottica di un utilizzo, il più naturale possibile della ferratura.
Noi possiamo testimoniare come nei tempi moderni la città - fino a una cinquantina di anni fa - era ancora all'avanguardia nell'esercizio di tali discipline e la prova di tutto ciò sta nella frenetica attività lavorativa che si praticava in via dei forgiari dove, accanto al lavoro del ferro battuto o alla ferratura degli zoccoli, vi era la cura della salute degli animali da soma. Erano molti i forgiari che si dedicavano alle cure dei cavalli, degli asini, dei muli e dei buoi, animali tutti preziosissimi non solo nelle aree di campagna ma anche in città, basti pensare al valido aiuto che gli stessi potevano offrire all'uomo soprattutto nel trasporto di cose o di persone.
La rilevanza di tale attività in una città come Tropea è sottolineata da motivi e necessità determinati dall'esistenza di una moltitudine di palazzi nobiliari, ciascuno dei quali aveva ai piani bassi stalle, riservate ai ricoveri dei cavalli, e ampi parcheggi per la custodia delle carrozze.

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Tropea Ristorante Italiano e il titolare Lorenzo Scordamaglia di Zaccanopoli

Negli USA un ristorante porta il nome di Tropea

(S. Libertino) "Con un canestro di pane, un bicchiere di vino rosso, un piatto di pasta e faglioli ed il sole che inonda la cittadina di Redmond e le vetrate del nostro ristorante, non sarà difficile immaginarvi seduti in Italia in uno dei tipici locali di Tropea.. "
Più o meno così inizia l'inserto commerciale che pubblicizzava qualche tempo fa sulla Rete il Ristorante italiano "Tropea" (si chiama proprio così) di Lorenzo Scordamaglia, intraprendente chef - veniva indicato nell'inserto - di origini tropeane.
Lorenzo, classe 1954, dà molta importanza al pomodoro del mediterraneo, che, quando si sposa con il buon olio della nativa Calabria, diventa l'essenza dell'intera cucina.
E tutto questo, più che a Tropea, dove l'effetto sarebbe "scontato", dà un interesse ed un impatto maggiore a Redmond, ridente paesino - a due passi dal mare - nell'area di Seattle (USA), nello Stato di Washinthon, dove appunto si trova il locale.
Qui la gloria dei pomodori è celebrata giornalmente nel menu della cucina familiare di Lorenzo: pasta, pizza, pollo, pesce.
Gli ambienti si presentano bene. Il cliente si avvede subito dell'ordine, della pulizia, della familiarità che traspaiono in qualsiasi angolo del locale. Fiori freschi ai 15 tavoli. Foto di famiglia alle pareti di cotto.
Il tipico brusio di coppiette e intere famiglie che conversano tra di loro o con Lorenzo, che gira per i tavoli suggerendo il piatto del giorno.
Il tutto è allietato, in sottofondo, da "italian voice" Pavarotti.

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Tropea Ristorante Italiano



Alcune immagini della commedia di P. Schurek "Straßenmusik" in scena a Monaco nel 2005

Tropea, città stregata

(S. Libertino) L'articolo che proponiamo era apparso nel 'Deutsche Allgemeine Zeitung' di Berlino.
Pervenuto alla rivista "Parva Favilla", la redazione ritenne di pubblicarlo nel 1939 in lingua con il brevissimo commento "Questo articolo di colore nel segno dell'impressionismo degli altri sulle cose nostre".
E' un affresco a forte tinte di una Tropea anni trenta. Il pennello affonda la tela tracciando colori, sapori e sopori, in pieno caldo estivo, di un insieme inanimato di case adagiate verso il fresco mare. A pensarci bene, il testo potrebbe avere molte affinità con quello della sceneggiatura di un videoclip dei giorni nostri. Colori vivaci, corta punteggiatura, brevissime sequenze, primi piani, campi lunghi, dialoghi inesistenti. Il paese appare deserto agli occhi del viaggiatore che ripercorre curioso le strette viuzze dove si affacciano spalancate le porte e le finestre dei caseggiati. Nessun segno di vita. Un cenno di dialogo con un gatto nero accoccolato sul banco di un'osteria, l'incontro senza parole con una vecchia ostessa, forse un fantasma, rendono strana e pesante l'atmosfera. All'improvviso, un sussurro colpisce l'orecchio dell'uomo ed una brezza si posa sul suo volto sudato. E' il mare. Lo straniero, affascinato, si trova tra le fresche acque e ora guarda la rupe sovrastante con quella strana vegetazione. Ed ecco, come per incanto, i tropeani che improvvisamente si portano sul posto. E la rupe si popola di vita. Alle finestre delle case appaiono dei visi mentre mantelli neri si stagliano lungo le scale di un monastero. Come per un comando magico, si desta la vita, prima assopita.
Ma chi è Paul Schurek? Il viaggiatore che decide di scendere alla stazione di Tropea, dopo aver ammirato qualche istante prima dal finestrino l'immagine delle numerose case in bilico sulla sommità della rupe che emerge prorompente dal mare..... Ora lo sappiamo: era semplicemente uno dei più affermati commediografi tedeschi. Quando passò da Tropea aveva già scritto "Straßenmusik" (Street Musicians) di cui nel 1936 il regista Hans Deppe firmò l'edizione cinematografica!
Paolo Schurek era nato il 2 gennaio 1890 ad Amburgo e cresciuto in seno ad una famiglia di modeste condizioni. Scomparve nella città natale nel 1962 all'età di 72 anni.
Buona lettura!

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"Straßenmusik" (Street Musicians) di P. Schurek, in scena a Monaco nel 2005

"Straßenmusik" (Street Musicians) di P. Schurek - Galleria di foto



Battaglia di Tolentino 1815

Il 3 e 4 maggio 13^ Edizione di 'Tolentino 815'
Rievocazione storica della battaglia

(S. Libertino) L’Associazione Tolentino 815 organizza il 3 e 4 maggio prossimi, la tredicesima edizione di “Tolentino 815” Rievocazione Storica della Battaglia di Tolentino, conbattuta il 2 e 3 maggio 1815 che vide protagonisti Gioacchino Murat, Re di Napoli, ed il Barone Federico Bianchi, comandante austriaco, in quella che molti storici considerano la prima battaglia combattuta per l’Indipendenza italiana.
La manifestazione si realizza, dal 1996, una volta l’anno presso il Castello della Rancia ed il centro storico di Tolentino, la prima domenica del mese di maggio, alternando ricostruzione della battaglia e raduno bande storiche militari.
Nel 2008 ricorre il 193° anniversario della Battaglia di Tolentino ed il 211° anniversario del Trattato di Tolentino del 19 febbraio 1797, ed è un anno importante per le celebrazioni del periodo napoleonico e murattiano, di cui la città è crocevia della storia nazionale:

Bicentenario del Regno di Napoli di Gioacchino Murat;
Bicentenario dell’annessione delle Marche al Regno Italico.

Tolentino crocevia della Storia Nazionale: inizio e fine dell’epoca franco-italica, tra il declino del potere temporale pontificio (Trattato di Tolentino, firmato il 19 fabbraio 1797 tra Napoleone Bonaparte ed i rappresentanti dei Papa Pio VI) e le origine del Risorgimento (Battaglia di Tolentino).

INFO
www.tolentino815.it



Il manoscritto originale di Francesco Sergio
come si presenta nella sua rilegatura


L'Abate Sergio gode ottima salute!

(S. Libertino) Via dei Condotti è l'arteria commerciale romana di riferimento dei più prestigiosi marchi italiani nel mondo dell'alta moda e del design di valore. L'antica 'Via Trinitatis' si parte da Piazza di Spagna, ai piedi della famosa scalinata della SS. Trinità dei Monti, fino a confluire in Via del Corso, la 'Via Lata' di una tempo, dopo un percorso di un paio di centinaia di metri dalle mille vetrine dal richiamo accativante che espongono i prodotti esclusivi dell'ultimo momento delle varie case: Bulgari, Valentino, Gucci, Prada, Trussardi, Versace, Armani, Dolce & Gabbana, Damiani....
Per tutto il tragitto fanno da cornice d'eccezione antichi palazzetti nobiliari di impareggiabile bellezza e locali tipici dove il visitatore trova una pausa accogliente in veri e propri salotti sia all'interno che sulla pavimentazione stradale come, al numero 86, al famoso ed elegante 'Antico Caffè Greco' che tiene banco fin dal 1700 da quando serve ancora il caffè migliore della piazza dall'aroma unico. Un microcosmo importante dentro il quale il turista, l'uomo d'affari o il semplice cittadino romano si sente a suo agio, coccolato, accarezzato, preso per mano amorevolmente da un'opulenta e affascinante figura che non abbandona mai la presa, la Pubblicità.

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ARGOMENTO CORRELATO

Tropea nella luce del manoscritto dell'Abate Sergio. Cronaca di un ritrovamento



Il Signore Gesù Cristo morto, esposto nella Chiesa del Gesù a Tropea,
che viene portato in processione la sera del venerdì santo.


Canti popolari sulla passione e morte di Gesù Cristo in Tropea

(G. Chiapparo) Durante la quaresima le donne del nostro popolo, mentre lavorano, usano cantare le laudi sacre che ricordano la passione e la morte del nostro redentore Gesù Cristo. Una di queste laudi, la più in voga, è quella intitolata: "La rivelazione della passione". In essa Gesù Cristo parla direttamente con Santa Brigida e le rivela tutta la sua "Via Crucis". L'origine di questa laude, secondo il Lumini, deve ricercarsi al di là delle Alpi. Ma perchè il popolo prescelse, come interlocutrice di Gesù Cristo, proprio Santa Brigida?

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Il Maestro Vincemzo Fazzari

Vincenzo Fazzari, Maestro di Cappella della Cattedrale di Tropea,
e un canto dialettale popolare ritrovato

(S. Libertino) Nel saggio 'Canti popolari sulla passione e morte di Gesù Cristo in Tropea', pubblicato nella tornata di maggio 2006, l'etnografo tropeano Giuseppe Chiapparo ci propone un vecchio canto in vernacolo che le donne 'popolane' intonavano durante la processione del venerdì santo dietro la bara del 'Signuri mortu'.
L'autore, oltre a rendere noto il testo integrale, riporta lo spartito iniziale della melodia di quei versi, citando Vincenzo Fazzari, maestro di Cappella della Cattedrale di Tropea, quale autore della tablatura. Grazie a tale accenno siamo in grado di conoscere il motivo musicale che accompagna le parole.
Abbiamo voluto incontrare il Maestro Fazzari, per ascoltare e registrare dalla sua viva voce la melodia delle note che una cinquantina di anni fa aveva distribuito sul pentagramma, richiesto e pubblicato poi dal Chiapparo.

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L'atto finale della sacra rappresentazione di Briatico

L'affruntata di Briatico

(A. e S. Bagnato) La domenica di Pasqua, a mezzogiorno, a Briatico si svolge una particolare, antica e suggestiva "sacra rappresentazione": l'"Affruntata". La "rievocazione" immagina che Giovanni, discepolo prediletto di Gesù e custode della Madonna, si metta in cerca di Maria addolorata per comunicarle la felice notizia della resurrezione del suo Figlio. Giovanni, ansimante per la gioia e per la corsa, finalmente incontra Maria; ma questa, ancora affranta dal dolore, non crede alle sue parole, che forse considera solo consolatorie. Allora Giovanni va da Gesù per condurlo in carne e ossa dalla madre.
E quindi avviene lo struggente incontro: Maria, dapprima sorpresa, incredula, poi esultante, getta via il nero velo che le ricopre il capo e si lancia verso il Figlio in un irrefrenabile impeto di affetto materno; ed anche Gesù, alla vista della Madre, ha un fremito di commozione filiale. Alle grandi emozioni segue poi una gioia serena e appagante.

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Particolare dell'articolo dedicato al Ristorante 'Tropea'

Il Ristorante americano 'Tropea' di Lorenzo Scordamaglia su
'Calabria Ora'

(S. Libertino) Il 6 marzo u. s. su 'Calabria Ora' è uscito un articolo a firma del giornalista Franco Vallone per estendere ai più la notizia che TropeaNews aveva pubblicato di un Ristorante Americano dal nome 'Tropea'
Franco Vallone, che oltre a essere uno studioso di antropologia culturale e un bravo videomaker di costume e tradizioni, è un fine ricercatore sull'emigrazione calabrese - non dimentichiamo che è direttore del Museo dell'Emigrazione di Francavilla Angitola -, appena letta la notizia non si è fatto pregare e ha confezionato un articolo per il suo giornale.
L'intento è evidente, che è quello di far conoscere una storia di emigrazione finita bene, grazie all'intraprendenza di uno Chef di Zaccanopoli, Lorenzo Scordamaglia, che dopo anni di imbarco sulle navi da crociera ha realizzato il suo sogno impiantando in proprio e a conduzione familiare negli Stati Uniti, a Redmond nei pressi di Seattle (WA), un bellissimo Ristorante chiamandolo 'Tropea'.
Lorenzo però non si è fermato solo al nome, volendo così omaggiare la nostra cittadina, è andato oltre perchè oggi il suo ristorante è divenuto un vero e proprio centro di attrazione gastronomica di raffinatezze calabresi, a cominciare dai prodotti della sua terra, come la 'nduja e la cipolla rossa di Tropea, a continuare poi con i piatti tipici paesani e a finire con i dolci tradizionali, gli stessi che allietano la tavola del territorio vibonese.
Sappiamo infine che Lorenzo associa all'attività di Chef anche quella di promuovere per i propri clienti la Costa degli Dei quale obiettivo turistico delle loro vacanze. Più intraprendente e patriota di così......
Abbiamo già spedito un'email a Lorenzo con l'articolo così lo faremo sicuramente contento di potersi leggere su un giornale calabrese che, oltre ad essere puntualmente on line, circola anche sulle principali città italiane.

L'articolo completo apparso su 'Calabria Ora' del 6/3/2008



NEWARK, N.J. 1930. I soci fondatori del Circolo Politico Spilingese di Newark,
già in esistenza dal 1928.
In prima fila da sinistra: Gaetano Antonio, Martirano Francesco, Salvatore Scibilia, Francesco Calello, Michele Miceli, Giuseppe Calello, Serafino Calello, Pasquale Cupitò, Domenico Arena. Seconda fila da sinistra: Domenico Pontoriero, Antonio (Tamburri) Barritta, Antonio Pugliese, Antonio (Cara) Barritta, Giuseppe Restuccia, Salvatore Scibilia, Giuseppe Miceli, Serafino Dotro. Terza fila da sinistra: Giando Falduti, Gregorio La Torre, Giacomo Pontoriero, Francesco Pontoriero, Francesco Falduti, Nicolino Cioggi, Jimmi Giovinazzo, Giuseppe (Compare) Calello, Domenico La Torre, Michele (Monzo) Miceli, Giuseppe Russo.


SPILINGESI OF AMERICA, UNITEVI!

(S. Libertino) Si contano nel New Jersey circa cinquemila oriundi e discendenti Spilingesi. Essi hanno due grandi colonie, una a Newark e l'altra a Kenilworth nella contea di Union. La colonia di Newark è storicamente e demograficamente la più importante perchè fu sempre sede antica di pionieri e dei loro figli, mentre quella di Kenilworth si è venuta formando solo negli ultimi trent'anni.
Vi sono tuttavia, anche piccoli nuclei nelle vicinanze di questi due grandi centri come per esempio a Belleville, a Kearny, North Arlington, Edison, Avenel, Roselle Park, Irvington, Union, Berkeley Heights, Colonia, Metuchen, Piscataway, Passaic, New Egypt, e persino nelle città balneari di Long Branch, Seaside, Toms River, ecc.
Luogo di origine di tutti gli Spilingesi d'America è Spilinga, piccolo paese della Calabria in provincia di Catanzaro. Il comune è composto delle frazioni di Panaia, Carciari e Parminteri. E' una terra di incomparabile bellezza, di ricche tradizioni e civiltà, famosa per la Nduja, rinomato salame di notorietà nazionale.
Gli Spilingesi d'America sono i fieri discendenti di quel lembo d'Italia che gli antichi chiamavano Esperia, terra degli armenti, poi Brutium e infine Calabria, grande crocevia di civiltà e popoli Italici, Ellenici, Romani, Bizantini, Goti, Longobardi, Arabi, Normanni, Svevi, Aragonesi, Angioini.
Degli antichi Calabresi gli Spilingesi conservano il bello aspetto, il contegno nobile, l'animo generoso, l'impeto guerriero, l'intelligenza pronta, l'attaccamento alle tradizioni. Hanno essi sacra l'ospitalità, inviolabile l'onore: gelosi della famiglia, timorosi di Dio, rispettosi del prossimo, assidui al lavoro, industriosi, capaci, socievoli e uniti.
L'italia fu fatta ma la vita non migliorò nel Meridione. Il brigantaggio scoppiò violento e gli umili cercarono scampo. Partirono per l'America del Sud lasciando le indimenticabili patrie contrade, umili lavoratori a giornata in cerca di avvenire. Una fiaccola radiosa di speranza spuntò negli Stati Uniti e s'imbarcarono alla volta dell'America del Nord i Nostri anelanti al progresso e alla libertà. Vennero d'ogni paese dell'Italia del Sud sani e robusti giovani avvezzi al lavoro pesante ed ai sacrifici: Napoletani, Siciliani, Calabresi, Lucani, Pugliesi, Abruzzesi. E vennero anche da SPILINGA.

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Il disegno di Giuseppe Casalinuovo è di Tito SolendoGiuseppe Casalinuovo,
un poeta da ricordare

(S. Libertino) Giuseppe Casalinuovo nacque il 16 agosto 1885 a San Vito Jonio (CZ) da Vito e da Eleonora Nisticò. Dopo aver completato le scuole elementari, si trasferì a Catanzaro per frequentare il Ginnasio e poi il Liceo "Pasquale Galluppi" dove nel 1905 conseguì la maturità classica, sotto gli insegnamenti del professore d'italiano Vincenzo Vivaldi, umanista e studioso di fama nonchè fondatore di una Associazione progressista che si opponeva agli esponenti della Destra locale. E alla figura del Vivaldi, professore, letterato e operatore culturale, il Casalinuavo rimarrà per il resto della vita influenzato e riconoscente. A Catanzaro, durante gli anni adolescenziali furono date alle stampe le prime raccolte di versi: nel 1900 Prima luce e nel 1903 Tra due fosse. Nel 1909 si laureò in giurisprudenza all'Università di Roma da dove preferì ritornare a Catanzaro per esercitarvi la professione di avvocato penalista, divenendo ben presto punto di riferimento nell'area socialista tra gli intellettuali emergenti, ostili contro la vecchia classe dirigente, espressione degli interessi dei grandi proprietari terrieri e delle forze clericali.
Nel 1903 pubblicò sulla Giostra una analisi sulle condizioni della Calabria, e nel 1905 dedicò a Giolitti Anno di Sangue, dove condannò gli eccidi di Cerignola, Buggerru e Castelluzzo, propendendo a favore dei lavoratori per una formula di lavoro più umanizzato. Nelle elezioni del 1904 sostenne il filosofo A. Asturaro nelle liste dei socialisti e lo stesso fece nelle successive elezioni del 1909 contro Giolitti. In quelle del 1913 appoggiò, sempre nelle file socialiste, Enrico Mastracchi, schierandosi contro i giolittiani ed i cattolici conservatori. Durante il periodo della grande guerra, Casalinuovo fu combattuto da un lato tra il pacifismo di ispirazione socialista e la condanna cristiana della guerra e dall'altro il patriottismo tipico di tanta piccola borghesia. Nel dopoguerra gli interessi professionali presero il sopravvento su quelli politici fino al definitivo ritirò dalla vita pubblica, continuando un'azione moderata di impegno culturale. D'altra parte il suo socialismo poggiava su un fondo di umanitarismo e di evangelismo in cui si perdevano le reali dimensioni della lotta politica.

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I Gatti di Tropea

(S. Libertino) Tropea, oltre alle immagini che richiamano arte, storia, tradizione, cipolla rossa, uva sultanina senza semi, mare, filej e turismo, da tempo viene associata alla figura di un simpatico animale, il gatto, che ormai convive con l'uomo da migliaia di anni, fino ad essere indicata, in qualche guida americana, come il "Paese dei gatti".
Vediamo.
In effetti, il visitatore si imbatte già con i primi esemplari di questi amabili creature fin da quando mette il primo piede dentro il centro storico del paese. Ma l'incontro ravvicinato diventa inevitabile quando ci si addentra nel fitto reticolo di "vinee" ed allora il felino si presenta in tutta la sua naturalezza tra nugoli di consimili che gironzolano con passo felpato per le viuzze o intenti a schiacciare un pisolino nei caratteristici larghi all'ombra degli austeri palazzi nobiliari.

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L'Uccelletto di Andrea Bocelli

Una strofella in rima recitata il 13 marzo scorso da Andrea Bocelli a Viva Radio 2 con Fiorello e Baldini.
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Tropea veduta dalla marina verso Pargalia
da "Istoria de' fenomeni del tremuoto avvenuto nelle Calabrie e nel Veldemone nell'anno 1783" 2 voll., 1784. Disegno di Ignazio Stile. Incisione d Antonio Zaballi.


'Varias observaciones hechas en el terremoto acaecido en la Calabria ulterior, año de 1783' di Antonio Despuig y Dameto

(S. Libertino) Il conte Antonio Despuig era nato a Palma de Maiorca il 30 marzo 1745. Dopo aver frequentato il collegio dei gesuiti, conseguì presso la locale università il dottorato in Utriusque Juris. Nominato a canonico nel 1774, fu eletto a Maiorca nel 1777 vicario apostolico dell'ordine di San Giovanni di Gerusalemme e nel 1780 tenente vicario e sotto delegato degli eserciti di mare e di terra dell'Isola. Il 5 marzo 1782 fu accolto tra gli accademici della Real Accademia di San Ferdinando di Madrid e il 7 maggio 1785 promosso uditore della Sacra Rota a Roma, permanendovi sei anni. Durante questo periodo si fece promotore della beatificazione della paesana Catalina Tomàs, conseguendo il suo obiettivo. Il 30 marzo 1792 fu nominato Vescovo di Orihuela, il primo giugno 1795 Arcivescovo di Valenza e il 18 dicembre dello stesso anno Arcivescovo di Siviglia, incarico cui rinunciò il 30 gennaio 1799. Resiedendo a Roma nel 1799 fu nominato arcidiacono della Cattedrale di Valenza. L'11 luglio 1803 Pio VII lo nominò Cardinale, con il titolo di San Callisto. Morì il 2 maggio 1813 all'età di 68 anni, a Lucca, dove fu sepolto nella Cattedrale.
Quando, il 5 febbraio 1783, il Despuig, uomo di ampia cultura e collezionista di opere d'arte, si trovò per puro caso a Tropea, ad assistere alle prime scosse del terremoto, aveva la giovane età di 38 anni ed era ancora canonico della cattedrale di Palma de Maiorca. Si era imbarcato il primo febbraio a Napoli con l'intento di approdare a Messina per visitare la Sicilia e l'isola di Malta. Dopo tre giorni di viaggio per mare, fece scalo tecnico nel porto di Tropea dove trascorse la notte al riparo sulla spiaggia. All'alba del 4 febbraio, riprese il viaggio per Messina ma la sua speronara maltese, appena passate le Formicole, fu costretta a ritornare indietro e riparare nuovamente a Tropea per le forti correnti contrarie. Il giorno dopo fu testimone oculare della prima scossa dl terremoto e dei conseguenti effetti devastanti. Per le cattive condizioni del mare, per le devastazioni che si andavano scoprendo giorno per giorno e per le notizie giunte da Messina dei danni subiti anche in quella città, dovette rinunciare a proseguire il viaggio, rimanendo a Tropea e visitando molti centri della Calabria, fino all'11 marzo. Il 16 marzo il Despuig era già ritornato a Napoli.
Una esperienza unica che il Despuig volle far conoscere al mondo dettando a uno scrivano le proprie osservazioni in quindici pagine. Attualmente, il manoscritto originale si trova presso l'archivio privato del marchese de la Torre di Palma de Maiorca col titolo 'Varias observaciones hechas en el terremoto acaecido en la Calabria ulterior, año de 1783'. L'elaborato fu pubblicato per la prima volta in lingua originale solo nel 1943 a Palma de Maiorca, a cura di Ferruccio Ramondino in un'edizione contenente anche due brevi relazioni anonime sulla peste di Messina del 1743 e su un viaggio in Sicilia, Napoli e Roma. Successivamente, delle Osservazioni del Despuig sono stati più volte pubblicati, sempre in lingua madre, solo brani dell'originale, come nel 1978 in 'Appunti per una ricerca di storia demografica sociale ed economica su Tropea e il suo territorio nel Settecento' di Pasquale Russo in 'La Calabria dalle Riforme alla Restaurazione', Società Editrice Meridionale. Si tratta quindi di un testo raro, anche se viene regolarmente citato nelle bibliografie dedicate ai terremoti, che finalmente nel 1985 fu tradotto in italiano, pubblicato e commentato da Carlo Carlino in 'Studi Meridionali'. Ed è l'edizione italiana di Carlino che di seguito viene proposta integralmente.

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Tropea 1973. Eduard Bäumer con il collega tropeano Lorenzo Albino, ripresi da un operatore della TV austriaca. (Dall'album personale di L. Albino. Per gentile concessione del figlio Mario)

Eduard Bäumer

(S. Libertino) Eduard Bäumer nasce il 13 maggio 1892 in Germania, a Kastellaun. Da bambino perde entrambi i genitori e viene affidato all'orfanatrofio di Francoforte che più tardi lo avvierà agli studi presso il locale istituto d'arte. Nel 1926 frequenta la "Ittenschule" di Berlino. Fino all'età di quarant'anni Eduard non svolge alcuna attività artistica ma studia, impegnato a visitare i più importanti musei e gallerie d'arte d'Europa, intrattenendo, in particolare durante la permanenza parigina del 1930-31, rapporti d'amicizia con i più grandi maestri dell'arte moderna quali P. Picasso, G. Braque, H. Matisse, dai quali viene profondamente impressionato. Ed è dalla tendenza moderna francese e dalla teoria del colore di J. Ittens che l'arte di Eduard trae fondamento almeno nelle prime opere, esprimendo elementi di cubismo e neorealismo. Mentre successivamente lascia prevalere i contenuti dirompenti conosciuti e ammirati durante il periodo di Parigi che pur determinano in lui un segno critico orientato ad un grande tradizionalismo. Ora i contatti si fanno più frequenti con i maestri dell'espressionismo come M. Beckmann e artisti del calibro di W. Kandinsky, M. Buber e P. Hindemith. E' di questo periodo il matrimonio con Valerie Feix, tedesca di religione ebraica. Entrambi nel 1933 si trasferiscono in Austria, a Salisburgo, con l'intento di sfuggire al regime nazista. In realtà durante la produzione delle prime opere, il regime vieta espressamente al Maestro qualsiasi attività artistica e espositiva, perchè la sua pittura è considerata "degenerante". Intanto, durante la permanenza a Salisburgo, il 12 aprile del 1940 nasce la figlia Bettina. Nel 1947 la famiglia si trasferisce a Vienna dove il Maestro insegnerà arte applicata fino al 1963 presso l'Accademia delle Belle Arti. Dal 1958 Bäumer, ormai in pensione, riprende i viaggi assieme alla moglie, trascorrendo lunghi periodi in Italia, soprattutto in Calabria, a Tropea che elegge seconda patria e non solo dimora artistica, tanto che il Comune nel 1975 gli riconosce l'ambito titolo di cittadino onorario.

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Uomoinmare.it, un nuovo portale del diporto. La località di oggi è Tropea

(S.L.) Alzi la mano il diportista che non ha mai desiderato organizzare la propria vacanza sul web seguendo i consigli di altri appassionati “navigatori” e consultando foto e video delle località meta della propria crociera? Per offrire tutto questo è nato il portale www.uomoinmare.it, che traghetta finalmente il nostro turismo da diporto sulla rete. L’iniziativa è la prima esperienza esistente nel Mediterraneo di piattaforma web dove, ad un unico indirizzo, si può trovare tutto quello che serve ad un appassionato del mare per organizzare la propria crociera e visitare i dintorni delle marine in cui approda. Il portale è disponibile in italiano e in inglese.
Che cos’è esattamente Uomoinmare.it? E’ un portale che offre:

- un social network e un blog all’interno dei quali i turisti appassionati del mare e della nautica possono comunicare e suggerire posti nuovi da scoprire; - contenuti video e fotografici relativi ai porti e alle marine turistiche di Uomoinmare partendo in particolare dalle coste, spesso inesplorate, del sud Italia;
- suggerimenti sulle principali mete legate al mare e all’entroterra in prossimità dei porti (dalle baie dove si praticano le immersioni subaquee fino alla scoperta del siti archeologici;
- informazioni sui servizi turistici esistenti nei porti aderenti a Uomoinmare.it;
- un sistema di prenotazione e di acquisto di servizi nautici in grado di facilitare l’organizzazione di una gita o di una vacanza e godersi in questo modo il mare senza pensieri;
- un servizio meteo aggiornato in tempo reale da centraline meteorologiche localizzate direttamente nei porti e marina aderenti.

La località del giorno è Tropea e dintorni, con filmati e servizi.

www.uomoinmare.it



C. M. Escher, Tropea, litografia, 1931 - Mark Veldhuysen, Tropea, foto, 1989

La lito su Tropea di C. M. Escher

(S. Libertino) Qualche anno fa sulla Rete è apparso un tributo a M. C. Escher, con varie sezioni dedicate alla vita, all'arte, alla carriera, alle tecniche e ai viaggi dello Artista, nato in Olanda nel 1898. Nel web si possono ammirare le opere ed in particolare, i disegni prodotti dopo il viaggio in Calabria, corredati da testimonianze e documenti. Viaggio che Escher fece dal 28 aprile al 25 maggio 1930. Accompagnato da tre amici, aveva preso il treno a Pizzo per scendere a Tropea, a Scilla ed a Mélito. Da quest'ultima località i viaggiatori erano arrivati con i muli a Pentedattilo, da dove erano passati, dopo parecchi giorni di permanenza, a Palizzi e Stilo, Crotone, Santa Severina e Rossano, Morano e Rocca Imperiale. Fra ottobre e febbraio, Escher ha prodotto tredici stampe - litografie e woodcuts. Ormai si sa che la lito su Tropea è del 1931 ed è conservata in Canada, al Museo delle Belle Arti di Toronto. Essa riproduce la fiancata della rupe che si affaccia sul mare tra lo scoglio di San Leonardo e quello dell'Isola. Il sito in questione ci fa conoscere un curioso particolare. Nel 1989, diciannove anni fa, il fotografo Mark Veldhuysen venne appositamente in Italia alla ricerca delle località visitate sessant'anni prima da Escher e per individuare gli scorci immortalati dalla sua arte, seguendo gli indizi che si possono vedere nei disegni del Maestro. Veldhuysen è passato anche da Tropea e non ha trovato difficoltà ad individuare il posto preciso che appare nella lito di Escher. Il sito pubblica anche la foto scattata nell'occasione. Ed ecco come Mark descrive la "scoperta" della veduta di Tropea disegnata da Escher: "Tropea è costruita su una roccia durante il periodo romano. Le case sono costruite in cima ad una enorme rupe ed attraverso i secoli si è formato un grande labirinto di strette viuzze. Poiché le case sulla sua litografia sono così distinte, non abbiamo avuto difficoltà di aver trovato la loro posizione. Appena qualche cosa è cambiata, tranne alcune case che sono state rimodellate e una strada che è stata costruita sopra la spiaggia. Anche il vecchio aquedotto romano può ancora essere visto sul fondo."
Quello che Veldhuysen chiama "acquedotto romano" documentato costantemente e per secoli dall'antica iconografia della Città, dal 2002 non esiste più perchè è stato demolito nottetempo, dopo oltre un millennio di storia, e non si sa per quale insana ragione.  


Tropea. Il Palazzetto del Monte di Pietà di Via Roma

Il Monte di Pietà a Tropea

(S. Libertino) Durante la sessione del 4 maggio 1515 del Concilio Lateranense V, Papa Leone X (1513 - 1521) sottoscrivendo la bolla "Inter multiplices" intese regolamentare la materia a riguardo della costituzione dei sacri monti di pietà, che fino ad allora erano stati fondati in alcune città facendo insorgere alcuni dubbi di legittimità nell'ambito della stessa chiesa. Nel documento è rimarcato più volte il compiacimento del Pontefice a favore di un'opera "tanto buona e tanto necessaria alla società". In particolare, il Papa tiene a sottolineare che simili iniziative sono da considerare opere lodevoli e meritevoli di essere predicate e indulgenziate, preannunciando addirittura la scomunica contro coloro che in avvenire la penseranno in modo contrario. Leone X, infine, si raccomanda ai responsabili della gestione dei monti di pietà che i prestiti debbano essere completamente gratuiti.
Nei primi decenni del Cinquecento, come anche prima nel Quattrocento, in Calabria il prestito ad interesse era molto ricorrente per far fronte ai pagamenti fiscali come ad altre necessità della gente. Gli Ebrei, insediatisi in molti nella regione, la facevano da padroni nel campo dell'usura dedicando i loro affari prevalentemente a questa attività che si andava rivelando sempre più redditizia nel ricavo di enormi profitti a danno della povera gente. Dopo l'espulsione degli Ebrei dal Regno nel 1539, l'attività dell'usura passò ad altri, che ne estesero la continuità fino ai tempi moderni con l'avvento e la costituzione delle attuali banche/banchi ma anche nell'area illegale ed incontrollata dello strozzinaggio.

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Antonio De Vita (Foto JY. Guerre/2001)

Antonio De Vita, Maestro della Fantasia

(S. Libertino) Antonio De Vita nasce a Tropea il 26 aprile 1923 da Giuseppe, falegname, e Saveria Cimbalo, nella casa di famiglia di via Glorizio nei pressi delle mura urbiche, nel punto più alto del centro storico, "arretu 'o casteu" (dietro il castello). Il portone dava su un larghetto davanti al palazzo Scrugli, a due passi dalla falegnameria paterna che utilizzava i locali di via Roma - nei pressi della cattedrale - occupati attualmente dalla rivendita di gas metano di Peppe Apriceno. Bastava attraversare lo stretto vicolo a ridosso dell'area del vecchio episcopio, che unisce quel larghetto a via Roma, e dopo pochi secondi si arrivava al laboratorio di falegnameria.
La famiglia era composta da altri 3 fratelli: Assunto, maresciallo della Guardia di Finanza, Marietta, casalinga, e Carlo, professore di lettere alla scuola media di Tropea, scomparso nel 2001. Il papà, Mastro Peppino "Assunto" - quest'ultimo è una sorta di nome patronimico proveniente da quello del nonno di Antonio (che si chiamava Assunto) - apparteneva alla scuola secolare tropeana di un evoluto artigianato creativo del legno. Quello di Mastro Peppino era molto apprezzato non solo dai tropeani che lo ricordano ancora con molto affetto e che conservano ancora gelosamente nelle loro case le pregevoli opere d'arte - intere mobilie - uscite da quel laboratorio cui ci si affidava quando in famiglia si profilava l'evento di un matrimonio che richiedeva l'arredo di casa.

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Frontespizio di 'Vita di Santa Domenica V. e M. cittadina e protettrice della nobile,
e fedelissima città di Tropea, descritta in due libri' di Antonio Barone, de Bonis, Napoli 1690


Antonio Barone, promoter turistico della Città di Tropea

(S. Libertino) Antonio Barone, figlio del patrizio Scipione era nato a Tropea nel 1632. Entrò a far parte della Compagnia di Gesù nel Collegio della città natale, da dove, compiuti gli studi, passò in quello di Napoli e poi di altre città ancora, occupandovi vari posti importanti sia nel campo amministrativo che in quello scientifico. Si spense all'età di ottantuno anni, nel 1713. Giuseppe Mendoza a cui il Barone dedicò "Vita di Santa Domenica" lo chiamò "virus doctissimo ac eruditissimo".
Pubblicò vari testi di preminente natura biografica:
Vita del P. Sertorio Caputo Gesuita, in quattro libri, Napoli, 1691;
Vita di Santa Domenica V. e M. cittadina e protettrice della nobile, e fedelissima città di Tropea, descritta in due libri, de Bonis, Napoli, 1690;
Trias Fontium David, hoc est Iesu Christi, S. Ignatius Loyola S. I. fundator, B. Stanislaus Kostka Poloniae tutelaris, Sancta Dominica V. et M. Tropaeae civis, ac patrona, tribus epigrammatum libris proposita, de Bonis, Napoli, 1695;
Triunviratus Sanctimoniae S. I., ideat Divi Francisci Xaverii, Divi Francisci Borgiae, et Divi Alysii Gonzagae laudas, iribus epigrammatum libris decantatae. Ibidem eadem anno;
Vita del P. Giovan Battista de' Gatti Gesuita, de Bonis, Napoli, 1696;
Vita della divota vergine Diana Margiacco Beneventana, Benevento, 1700;
Vita del P. Francesco Pavone, de Bonis, Napoli, 1700;
Vita del P. Francesco Brancaccio, Raillard, Napoli, 1703;
Vita del P. Pier Antonio Spinelli, Napoli, 1707.
La sua opera più famosa è sicuramente la 'Vita di Santa Domenica', di cui nel 1692 se ne stampò una nuova edizione. Ed è di tale opera che abbiamo voluto trascrivere di seguito la prefazione perchè merita di essere conosciuta non solo per ammirare la vastissima cultura ed il marcato spirito patriottico di Padre Antonio ma perchè lo stralcio in argomento si identifica con il più antico documento, mai pubblicato da un tropeano, che passa in rassegna i più svariati segmenti che compongono la storia di Tropea, dalle origini della Città ai cenni, talvolta molto approfonditi (vale per il Cardinale Lauro), sugli stessi tropeani che si distinsero nei vari campi dell'arte, della filosofia, della scienza, della letteratura, della medicina, ecc. Dopo aver esaminato le varie versioni delle origini della Città, il Barone avvia un excursus indicando al lettore i più illustri figli di Tropea. Vengono fuori i nomi dei Vianeo, dei Buongiovanni, dei Dardano, ma anche del giurista Ottavio Glorizio, del filosofo Agostino Nifo, del condottiero Gaspare Toraldo, del cardinale Vincenzo Lauro ... Ma il crescendo del patriottismo di Padre Antonio tocca il livello più alto nelle ultime cinque pagine della prefazione, quando l'Autore descrive il sito di Tropea con impareggiabile trasporto poetico ed altrettanto orgoglio tropeano. E qui che Padre Antonio Barone si scopre un bravo poeta e un convincente "promoter" turistico della sua terra. Tropea appare come una donna che si immerge nelle limpide acque del mare, impreziosite dai coralli, e vi si specchia mentre Capo Zambrone e Capo Vaticano protendono le loro braccia fino a sfiorarle i fianchi proteggendola. E che dire delle delizie di Tropea che allietano le tavole dei buongustai: olio, vino, agrumi, frutta. E dell'amenità dei suoi giardini. E della fraganza dei limoni. E del dolcissimo cielo. E dell'aere ai corpi dei viventi tanto salubre. E guardando dalle case adagiate sulla rupe che sprofonda nel cristallino mare, dello spettacolo offerto dai pesci che si contendono l'esca, e trescano, e vi s'azzuffano e poi, una volta pescati dalle finestre delle stesse abitazioni, continuano a dare spettacolo di sè sulla tavola dei tropeani. Ed ancora quì, a Tropea, non osa darsi veder l'Inverno, che travestito: cioè, tutto in habiti da Primavera. La State ha seco sempre il fresco corteggio di venticelli gentili, che a rinfrescare i troppi suoi calori, continuo soffian di mare. Saporitissimi v'ha i suoi frutti l'Autunno, nei parti suoi fecondissimo, e singolarmente nell'uve.

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"La mano nera e sua presenza nella provincia reggina". Convegno

(S. Libertino) Giovedì 27 marzo presso la villetta della Biblioteca Comunale “Pietro De Nava”, alle ore 16,00, nuovo appuntamento dei “Pomeriggi culturali” che avrà come tema “La mano nera e sua presenza nella provincia reggina”.
L’argomento riveste particolare importanza, sia per i documenti ritrovati che per quanto riguarda l’aspetto storico, sociale ed antropologico che esso riveste.
Denominazione di alcune società segrete, a carattere politico come in Spagna, terroristico a scopo nazionalistico come in Serbia e, tipicamente criminale negli Stati Uniti ed in Canada a far data dal 1904, particolarmente fra le comunità italiane di origine meridionale.
Filiazione di altra similare organizzazione in Sicilia e fu ispiratrice di diversi delitti ed azioni criminali, fra cui ebbe vasta risonanza quella del poliziotto Petrosino avvenuta a Palermo nel febbraio del 1909.
L’incontro sarà coordinato da Antonino Megali, socio del Circolo Culturale L’Agorà e vedrà la relazione del presidente del sodalizio organizzatore che presenterà una serie di documenti attestanti la presenza di tale organizzazione sul territorio.
Il ciclo delle manifestazioni dei “Pomeriggi Culturali” viene organizzata dal Circolo Culturale L’Agorà in collaborazione con il Comune di Reggio Calabria, la Biblioteca Comunale “Pietro De Nava” ed i laboratori di ricerca del sodalizio reggino, tali gruppo di ricerca Mnemos, centro studi “Gioacchino e Napoleone” e Centro Studi italo-ungherese “Árpàd” .

Circolo Culturale L'Agorà



L'artista inglese nel suo studio.

Mary Fedden, una simpatica 'amica per Tropea'

(S. Libertino) Quali sono i motivi per i quali abbiamo accolto Mary Fedden nella Sezione "Amici per Tropea"? Prima di tutto perchè questa ragazzina inglese di ottantaquattro anni, che ancora gioca a fare collage, appiccicando nei suoi quadri farfalline ritagliate di carta, ci è stata simpatica fin dal primo momento che l'abbiamo conosciuta. Sarà per il suo amore per i gatti tropeani che nei due dipinti che pubblichiamo, la fanno da... padroni, ma anche per l'idea di far apparire con loro suo marito Julian in mezzo ad un'improbabile piazza Ercole come in uno foto istantanea di quelle classiche a ricordo delle vacanze passate a Tropea. E poi per il fatto che gli anni incisi sulle tele, accanto all'autografo, 1980 e 1983, ci fanno pensare che Mary ed il suo compagno amavano frequentare Tropea e non crediamo solo per le uniche finalità artistiche. Più 'amica' di così!!

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I Papi che governarono dal 1294 al 1334

Le Rationes Decimarum

(S. Libertino) Tra il 1932 e il 1942 vari studiosi hanno curato una preziosa edizione vaticana che raccoglie in tutto il territorio italiano le ragioni contabili presentate alla camera apostolica dai collettori diocesani dell'imposta straordinaria sulle rendite ecclesiastiche, detta comunemente DECIMA - dalla quota dell'esazione comunemente fissata - che il papato prelevava, con cadenza ormai quasi regolare tra il XIII e XIV secolo, per il finanziamento delle crociate o per altri particolari bisogni della Chiesa.
Quindi lunghi elenchi di enti e benefici ecclesiastici, ordinati per diocesi e generalmente suddivisi in due elenchi degli enti esenti e non esenti dalla giurisdizione ordinaria del vescovo, per ognuno dei quali viene indicata di norma l'ubicazione, la dedicazione e la cifra della tassa pagata o ancora da pagare.
Un documento questo che agli studiosi si rivela preziosissimo per l'indagine storica di quei secoli, anche se il censimento, così come registrato, non equivale - per le lacune e le incompletezze riscontrate - ad un trattato storico, sociologico o tanto meno politico del periodo preso in esame.

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Il Primo libro delle recercate a due voci di Giovanni Camillo de Spagnolis

(S. Libertino) Gli storici moderni della musica calabrese, nell'enumerare i Maestri di Cappella che nel tempo esercitarono presso il Duomo ed il Seminario di Tropea, si rifanno alla cronologia tramandata da Francesco Sergio nella sua opera manoscritta del 1720, Collectanea Chronologica, sive Chronicorum de civitate Tropaeae, eiusque territorio, libri tres ab U. C. ad annum MDCCXX usque, pubblicata in copia anastatica a cura di Pasquale Russo nel 1988 da Edizioni Athena, Napoli. Al cap. XXVI del primo libro di quel manoscritto sono citati, a cominciare dal 1650, il Maestro di canto Salvatore Partemio che lasciò l'incarico al compositore Andrea Mamone, autore di dialoghi musicali natalizi. E' poi la volta del maestro Antonio Aloe, allievo del Mamone, e di Giacomo Mastrilli, autore con il librettista Antonio Mottola Braccio del dramma pastorale "Dalla morte alla vita - Il trionfo". La sequenza dell'abate Sergio si chiude, ai primi del 1700, con il teorico e compositore rossanese Domenico Scorpione, autore di diverse opere musicali tra cui un completo da cappella a cinque voci e il melodramma "Giulio Cesare in Egitto". Nel contesto merita di essere ricordato il tropeano Gerolamo Ruffa, allievo dello Scorpione e Maestro di Cappella nella vicina Mileto, assertore della polifonia del Palestrina e autore di parecchie opere, di cui una sull'istruzione corale.
Da ora in poi occorre aggiungere a quella lista un nuovo maestro di cappella che ha vissuto ed operato a Tropea almeno una ventina di anni prima del sopramenzionato periodo. Il suo nome è Giovanni Camillo de Spagnolis, la sua città natale è Itri (Latina), la sua opera, Il primo libro delle recercate a due voci, è pubblicata a Napoli l'8 ottobre 1626 per i tipi di Ottavio Beltrano. Il libro si trova presso la biblioteca del Conservatorio di Musica San Pietro a Maiella di Napoli.
Sul frontespizio appaiono le notizie che l'Autore, al momento della stampa, è "Maestro di Cappella nel Duomo e Seminario della Nobile e Fidelissima Città di Tropea" e che l'opera è la terza, lasciando intendere che esistono altre due pubblicazioni antecedenti.

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La Natività del Grimaldi è in fin di vita !

(S. Libertino) In una lettera aperta pubblicata sul "Gazzettino di Tropea" del 20 gennaio 1908, il cultore di storia patria nonchè critico d'arte Enrico Moretti illustra al Prof. Guido Carrocci, Direttore di 'Arte e Storia', lo stato di abbandono e di incuria in cui giacciono i "gioielli d'arte, specie di pittura, che la nostra Calabria possiede, dispersi qua e là per le chiese e i conventi".
Quando viene descritta la situazione delle tele custodite nelle chiese di Tropea, il Moretti leva un grido di dolore per quella di stile spagnuolo conservata nel Convento dei FF. MM., già dei Cappuccini: la Madonna della Sanità di De Amato il Giovine, < "Sul portale dell'ex Convento dei Gesuiti, si ammira la bella tela del Grimaldi, distinto pittore tropeano vissuto fra il secolo XVII e il XVIII, rappresentante il Presepio, in cui è notabile una scenetta coreografica di viva naturalezza e il largo cappello di paglia di un pastore (Ndr: si tratta dello stesso Grimaldi). Di quella tela, di cui Tropea dovrebbe avere gelosa cura, uno degli angoli comincia a staccarsi dalla parete.".
Un secolo è passato da quando le Autorità locali pro-tempore nonchè gli Organi competenti in materia hanno preso atto delle condizioni in cui versava il dipinto del Grimaldi, uno dei pochi documenti d'arte tropeana esistenti, e nessuna iniziativa d'intervento è stata intrapresa a favore dell'opera d'arte in questione.
Ma quello che sa di stupefacente è che le stesse cariche che si sono successivamente avvicendate abbiano lasciato languire al proprio destino il dipinto dimostrando chiara insensibilità ed insieme gretta irresponsabilità nel governo delle risorse artistiche locali.

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L'Arme di Casa Toraldo

Vincenzo Toraldo d'Aragona, Patrizio di Napoli e di Tropea

(S. Libertino) Nei diversi momenti delle passate tornate ci siamo occupati di alcuni rispettabili rappresentanti di Casa Toraldo, che in almeno cinque secoli di storia diede tanto lustro alla sua Terra nel campo delle armi, della letteratura, della scienza, del diritto, della politica, dell'archeologia, dell'arte.
A cominciare da Gaspare (1540 - 1591), valoroso uomo d'armi, condottiero nel 1571 a Lepanto e insigne letterato, suo nipote Francesco (1585 - 1647) e figlio di Vincenzo, che nel 1647 ebbe, alla fine di una fulgida carriera di stratega militare al fianco dei più celebri comandanti dell'epoca, il ruolo di governatore del popolo napoletano, al canonico Giuseppe (1809 - 1899) illustre e fine latinista traduttore dei versi della Gerusalemme Liberata e della Divina Commedia, Carlo (1815 - 1897), uomo politico, giuriconsulto, matematico e poliglotta insigne che molto s'adoprò alla fine dell'Ottocento per far arrivare a Tropea la ferrovia fino a Felice (1860 - 1924) che a cavallo dell'Otto/Novecento costituì nel campo della ricerca assieme a Pasquale punto fermo di riferimento nel raccogliere e diffondere la storia di Tropea e del suo territorio lasciando innumerevoli saggi di critica storica, artistica e archeologica.
Ora è il momento di occuparci di una pietra miliare di quel Casato che risponde al nome di Vincenzo vissuto nel tardo Cinquecento il quale si distinse per alti meriti letterari.
Vincenzo Toraldo d'Aragona era il figlio primogenito di Aurelia Sanseverino e del tropeano Gaspare, eroe di Lepanto, dal quale ereditò l'inclinazione alle lettere e la baronia di Badolato, titolo che il padre aveva a sua volta ricevuto dal fratello primogenito Giovanfrancesco.

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Un'immagine degli anni ottanta del Royal Bar,
addossato alla chiesa di Santa Caterina, prima del restauro della facciata


BAR FILARDI
Lo zoccolo duro del gossip tropeano

(S. Libertino) Tropea, alla fine del mese di gennaio del 2004. All'inizio di una nuova settimana. Entriamo in pieno centro storico nel minuscolo laboratorio dolciario di Nino Filardi, all'angolo della piazzetta delle tre fontane. Il locale fa pendant, ad una manciata di metri di distanza, con il Royal Bar, dello stesso titolare. Anche questo è un locale altrettanto minuscolo ma, a differenza del primo, è molto luminoso, con tre porte che si aprono una sul corso principale del paese e le altre due su Piazza Mercato. Nino precisa "Originariamente la porta era solo una e dava sul Corso. L'apertura di mezzo era una vetrina con ripiani dove venivano esposti i prodotti in vendita e i relativi avvisi con i prezzi. La terza, che c'è adesso, non apparteneva ancora al Bar. Essa permetteva l'accesso ad un vano piccolissimo, adibito a sartoria, attiguo allo stesso Caffè. Il sarto si chiamava Caia, che poi smise l'attività, e il locale, che si trova tuttora sotto la rampa delle scale che permettono di accedere alla chiesa di Santa Caterina attraverso la porta laterale, fu rilevato in tempi successivi da un venditore di legumi secchi".
E alla domanda "Quando nacque il Bar?" Nino risponde senza esitazione "La prima licenza comunale fu rilasciata nel 1893, centoundici anni fa, a mio zio Giuseppe, il papà di mio cugino Nino che già aiutava fin da piccolo l'azienda e che poi all'età di 20 anni, nel 1930, ne rilevò definitivamente l'esercizio. Nel 1893 era l'unico Bar Caffè esistente a Tropea e nel territorio circostante, e si chiamò 'Royal Bar'. Il locale era molto piccolo ed allora si badò per il fuori. Per la piazzetta che lo delimitava e per i tavoli che vi poteva contenere. Era l'unica risorsa su cui si potesse contare".

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Frontespizio della raccolta dei versi dedicata alla Nobil Donna Livia Colonna,
pubblicata a Roma nel 1555 da M. Francesco Christiani


Le canzoni di Lorenzo Dardano per la Nobil Donna Livia Colonna

(S. Libertino) Il Dardano è appena ricordato dal Marafioti nelle 'Croniche', dallo Scrugli nelle 'Notizie archeologiche di Port'Ercole e Tropea'. Sarebbe vissuto nel XVI secolo: lo Zavarrone lo dice scrittore del XV. Il Capialbi, nelle Memorie della Santa Chiesa Tropeana ci informa di un suo sonetto, inserito a pag. 265 del Tempio alla divina signora Giovanna di Aragona fabbricato da tutti i più gentili spiriti e in tutte le principali lingue del mondo, raccolta di versi a cura di Gerolamo Ruscelli del 1555. Il Minieri ci dice che egli pubblicò un volume di scritti diversi. Il Falcone (Vol. 2, pag. 18) aggiunge che dell'Abate Dardano abbiamo sei bellissime canzoni, cinque in vita ed una in morte di Livia Colonna, riportate fra le Rime di diversi eccellenti autori, in vita e in morte dell'Ill.ma Signora Livia Colonna, raccolte da M. Francesco Christiani e pubblicate a Roma nel 1555 per Antonio Barrè. E' bene ricordare che nell'opera appena indicata i compositori che rendono omaggio a Livia sono più di una trentina, di cui alcuni di grido come Annibal Caro, lo stesso Christiani, Anton Francesco Ranieri e Giovanni Della Casa. E allora chi era Dardano? Sicuramente una persona colta e ricercata e non solo nel territorio d'origine. Il conte Capialbi nelle suddette Memorie gli dedica quattro pagine ma per illustrare i vari capitoli che compongono un manoscritto lasciato da quest'autore e custodito nella propria "domestica biblioteca" in Monteleone, anzi il Capiabi precisa che gli esemplari posseduti sono addirittura due! (Ma quando sarà aperta al pubblico questa benedetta biblioteca, ancora non è dato sapere!!!) Manoscritto dal titolo Del sito della città di Tropea fatta dal signor Lorenzo Dardano di essa città.

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Tropea. Ex Monastero delle Clarisse sotto il titolo della Madonna della Pietà e dei Sette Dolori.

Tropea 1662, oltre la grata: gli affetti terreni di una novizia in crisi

(F. Aquilino) Nelle "carte" non c'è scritto: ma lo stesso giorno, c'è da giurarci, quel 16 marzo 1662, Diana Caputo avrà lasciato il monastero, con i capelli sciolti sulla nuca e magari indossando la sua gonnella rossa, guarnita d'argento e le eleganti scarpe nuove da "laica" che aveva avuto appena in tempo di provare. Le "carte" non lo dicono, ma sarà stata magari anche una radiosa giornata di sole, come ci sono soltanto da quelle parti. Diana avrà salutato e abbracciato le ex consorelle che l'avevano aiutata un po' tutte con le loro dichiarazioni, le sue amiche: suor Elena Fazzari, suor Porzia Romano, e suor Teresa Addisi. Anche le suore della fazione avversa, non ancora incattivite, e anche suor Vittoria Scattaretica che in fondo le aveva sempre voluto bene, e la vecchissima badessa suor Chiara Gioele che avrà pianto per la commozione.
Sulla stradina a ciottoli soltanto una vecchia domestica ad attenderla, perchè l'ingresso in monastero (il cui significato Diana non aveva capito a suo tempo, perchè era una "figliola") e' una festa per tutti, mentre l'uscita deve essere per tutti un lutto. Ma l'ex novizia non se ne sarà preoccupata, anche se magari qualche vecchietta incontrandola le avrà mormorato dietro: "Scomunicata !", facendosi meccanicamente il segno della croce. Anche lei, passando davanti alla raccolta chiesetta della Pietà per svoltare verso il non lontano palazzo Caputo, si sarà segnata. Un gesto di riconoscenza per una grazia ricevuta, al termine di quegli ultimi terribili giorni, trascorsi come una lenta agonia, con gli occhi fissi su "quella" finestra e con intorno le amiche preoccupate, invocanti il soccorrevole sorriso della Madonna di Romania, che' le avrebbe fatto la grazia.

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'NDIVINAGGHI TROPEANI



(S. Libertino) Ai tempi di quando non c'erano ancora i palinsesti televisivi ed il cinema era un lusso da condividere nelle piazze durante le feste più importanti dell'anno, si ricorreva agli indovinelli per inventarsi piacevoli passatempi con l'intento di stare insieme. Con questo gioco che oggi chiameremmo "di società" si garantivano veri e propri momenti di aggregazione familiare. Al termine di un pranzo intorno alla tavola affollata di parenti, davanti al focolare nelle fredde serate invernali o in quelle calde estive, seduti fuori casa, negli slarghi del centro storico o sopra gli affacci della rupe da dove si poteva cogliere il fresco di un venticello che attraverso il varco tra una collina e l'altra riusciva a passare ed arrivare in paese fino a lambire i palazzi nobiliari.
La disputa si apriva dichiarando il tema degli 'Ndivinagghi, e poi era la volta dei partecipanti che proponevano a turno le composizioni fatte di poche strofe, rimate o non, che racchiudevano significati nascosti dal sapore antico. A seguire, l'attesa che qualcuno precedesse gli altri dando la soluzione esatta degli indovinelli.
Si dava vita ad una sorta di gara tra familiari e amici, nel saperli risolvere e nel raccontarne di nuovi. Si passavano intere serate dedicate agli indovinelli a tema stabilito o a tema libero. Veri e propri componimenti brevissimi, a volte telegrafici, con un senso compiuto da decifrare, che di lì a poco poteva rivelarsi banale, scontato o inaspettatamente significativo e importante. L'indovinello calabrese generalmente è pieno di doppi sensi, ossia è caratterizzato dalla presenza di una o più metafore che lasciano intendere una risposta che si rifa ad organi o attività sessuali, mentre poi quella giusta rimanda ad oggetti comuni o ad innocenti attività del vivere quotidiano. Ciò per deviarne la soluzione e nel contempo per divertire l'uditorio.

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Tropea. Una suggestiva immagine ottobrina di Santa Maria dell'Isola. Sullo sfondo, all'orizzone, si staglia la figura dello Stromboli.

Santa Maria di Tropea, possedimento millenario di Montecassino

(S. Libertino) Tre sono le porte bronzee che permettono l'accesso alla Basilica Cattedrale situata all'interno dell'Abbazia di Montecassino. Quelle laterali, eseguite dallo scultore Pietro Canonica nel 1954, sono state donate al Monastero dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi e rappresentano, ambedue, episodi di vita di S. Benedetto. La porta centrale a due battenti risale - in parte - al tempo di Desiderio (1058-1087), abate storico dell'antica badia, eletto Papa nel 1087 col nome di Vittore III. Essa è costituita da una serie di formelle - 36 unità - recanti un nutrito elenco di iscrizioni, dai caratteri ageminati in argento, riferiti ai possedimenti e alle chiese dipendenti pro tempore da Montecassino, una delle più grandi signorie ecclesiastiche del medioevo.
Una formella chiarificatrice, di grande valore storico, in basso a destra, fra due croci, ci attesta appunto che i battenti furono eseguiti, sotto l'abbaziato di Desiderio, nel 1066 a Costantinopoli per munificenza dell'amalfitano Mauro, figlio di Pantalone. Tuttavia, poichè negli elenchi sono citati siti acquisiti in epoche successive al 1066, occorre precisare che dopo tale anno la porta fu ristrutturata ed ingrandita più volte fino ad avere nel 1123 con l'abate Oderisio, arricchita di ulteriori nuove incisioni, il definitivo ed attuale assetto.

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Il frontespizio dell'opera di Alessandro Scialla

Il Primo libro de' Madrigali a cinque voci del Signor Alessandro Scialla Gentilhuomo, & Academico di Tropea

(S. Libertino) A pag. 173 del catalogo bibliografico La Tipografia Napoletana nel '500 - Annali di Giovanni Giacomo Carlino e di Tarquinio Longo (1593 - 1620) di Pietro Manzi, pubblicato nel 1975 a Firenze da Leo S. Olschki, è citato tra i tanti volumi licenziati dalla tipografia napoletana Carlino, il Primo libro de' Madrigali a cinque voci del Signor Alessandro Scialla, Gentilhuomo, & Academico di Tropea, stampato in 4° nel 1610.
La citazione, nello stile editoriale della pubblicazione, è accompagnata da una esauriente scheda dell'opera di Scialla dedicata a Francesco Maria Carrafa, Duca di Nocera, del quale viene raffigurato nel frontespizio in bianco e nero lo stemma di famiglia, i cui colori originari sono di rosso, con tre fasce d'argento. La dedica al mecenate è firmata dall'amico dell'autore, Scipione Barone, anch'egli tropeano: 'Questo mio picciolo dono a V. E. delle prime fatiche del Signor Alessandro Scialla mio amico sia segno della mia osservanza alle reggie sue maniere, oltre di esserne io per quello conosciuto nel mondo, per servitore di V. I. come ella per sua magnanimità, s'ha degnato ricevermi .... Et con tutto, che elleno da per loro istesse per la novità, & vaghezza dello stil moderno, siano sicure dalla malignità degl'invidi.... Napoli, 1.XI. 1610. Scipione Barone.'.

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Antonio Minasi. La veduta della nobile città di Tropea e dell'antico villaggio di Paralia.
Incisione del 1780 su rame di Mariano Bovi su disegno di Bernardino Rulli


La veduta di Tropea e Parghelia di Padre Antonio Minasi

(S. Libertino) Nella scorsa tornata (marzo 2006) ci eravamo interessati della più antica veduta di Tropea - disegno a penna e inchiostro bruno - realizzata nel 1664 dall'olandese Guglielmo Schellinks. Proporremo ora la stampa "La veduta della nobile città di Tropea e dell'antico villaggio di Paralia", realizzata nel 1780 dal calabrese Antonio Minasi su disegno di Bernardino Rulli e conseguente incisione su rame di Francesco La Marra.
Maria Antonio Minasi nacque a Scilla il 20 maggio 1736 da Rocco e Nicolina Dieni. Della sua vita si conosce qualcosa grazie al canonico scillese Giovanni Minasi (1835 - 1911), suo discendente, autore dell'unica biografia che occupa alcune pagine del volume "Notizie storiche su Scilla", Napoli 1898, ripubblicato nel 1971 da Edizioni Parallelo 38, Reggio Calabria e nel 1990 in anastatica da Forni, Bologna. In seguito, Giovanni Minasi si preoccupò di integrare quel breve cenno biografico di alcuni importanti aggiornamenti in un saggio pubblicato a puntate sulla "Rivista Storica Calabrese", 1898 con il titolo "Il P. Antonio Minasi scillese dell’ordine dei predicatori filosofo naturista".
Qualche episodio dell'infanzia si conosce perchè raccontato dallo stesso Antonio Minasi nell'operetta "Dissertazione seconda su de' timpanetti dell'udito scoverti nel Granchio Paguro e sulla bizzarra di lui vita con curiose note, e serie riflessioni ...", che vide la luce nel 1775 a Napoli attraverso la Stamperia Simoniana.
All'età di tredici anni - questo è ciò che risulta dalla nota autobiografica - frequentava ancora la scuola scillese e di quella rimproverava l'uso della sferza e del cavalletto da parte degli insegnanti nei confronti degli scolari negligenti. Nel 1749 tra gli scogli a fior d'acqua dove era solito intrattenersi assieme ai compagni a pescare o a nuotare, prima di andare a scuola, aveva raccolto una coppia di granchi che mise vivi nelle proprie tasche e che poco dopo portò a scuola. E fu proprio durante una sua interrogazione che gli animaletti scivolarono sul pavimento dell'aula correndo sù e giù "a sghembo", mentre a braccia conserte il giovanetto cercava di evitare le "palmate" del maestro il quale lo fece subito alzare di cavallo e "pagar così il fio di una colpa, che commesse innocentemente non già nella di lui scuola, ma in quella della natura. Colpa che io non ho potuto più cancellare dalla mia mente".

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Willem Schellinks. Tropea. 1664. Biblioteca Nazionale Austriaca di Vienna.

E' dell'olandese Willem Schellinks la più antica veduta su Tropea

(S. Libertino) Nel mese di luglio del 1930 il Touring Club Italiano accoglieva tra le pagine della sua popolare rivista <> un articolo di Carlo Ausseer dal titolo 'Città e paesaggi dell'antico Reame delle Due Sicilie - Le illustrazioni di un antico e prezioso atlante'. La nota critica prendeva in esame una parte del seicentesco e monumentale (46 volumi) Atlante, chiamato del principe Eugenio o del Van der Hem e custodito presso la Biblioteca Nazionale di Vienna.
In testa all'articolo appariva un disegno, sia pure in bianco e nero e purtroppo mancante di qualche centimetro della parte destra per motivi tipografici, della maestosa rupe di Tropea, vista da Parghelia, che l'olandese Willem Schellinks eseguì nel 1664 durante il suo viaggio nel sud Italia. Quel taglio prospettico - in seguito - sarà molto ricorrente tra gli artisti viaggiatori, affascinati dall'immediata, prorompente e pittoresca bellezza del borgo sospeso tra cielo e mare sulla rupe scoscesa che la città offriva all'osservatore da quel versante. Era la prima volta che il disegno veniva reso pubblico. Perciò l'avvenimento suscitò non poco interesse e curiosità non solo tra gli studiosi perchè si trattava della veduta paesaggistica più antica della città che avrebbe potuto svelare particolari topografici senz'altro nuovi se messa a confronto con i disegni successivi dello stesso versante della rupe, eseguiti in ordine di anzianità dall'abate pistoiese Pacichelli intorno al 1693, da Alessandro Campesi prima del 1736, da Henry Swinburne e Ignazio Stile rispettivamente nel 1780 e nel 1784.
Infatti, a brevissima distanza di tempo, il critico d'arte Alfonso Frangipane dalle colonne del suo 'Brutium' del mese di agosto dello stesso anno, ha inteso dare grande risonanza a quella notizia, definendo l'opera dello Schellinks 'egregia sia per senso prospettico, che per taglio scenografico', riferendosi all'indole artistica approssimativa dei disegni successivi elaborati dai colleghi dell'olandese.
Per poter ammirare la veduta con i colori originari occorre risalire al 1983 quando la casa editrice romana Edizioni dell'Elefante pubblicò, a cura di Bernard Aikema, la raccolta dei 61 disegni eseguiti dall'illustratore olandese nel libro d'arte 'Willem Schellinks Viaggio al Sud: 1664-1665', con prefazione di Alessandro Marabottini e uno scritto di Yves Bonnefoy. Il volume, che misura 37 x 50 cm, consta di 139 pagine e contiene il catalogo ragionato dell'intera collezione di Schellinks apparsa nell'Atlante del Van der Hem, nei volumi dedicati al viaggio in Campania, Calabria, Sicilia e Malta.

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Il foglio che contiene la fine del Purgatorio nel codice parigino
con l'esplicit dell'autore in alto a sinistra.


Sono tropeani due codici del Trecento sulla Commedia di Dante

(S. Libertino) Il 9 gennaio del 1935 la Presidenza del Consiglio emanò un comunicato stampa, ripreso il giorno dopo dalla maggior parte dei giornali non solo nazionali, col quale veniva data notizia dell'acquisto per la somma di 200.000 lire di un magnifico codice di fine secolo XIV contenente la Commedia di Dante con il commento di Benvenuto da Imola. Il codice, composto di 285 fogli di pregiata pergamena, era stato scritto, come risulta dagli explicit dell'autore, nel 1398 e 99 in Isola d'Istria da un notaro e cancelliere al servizio del podestà di quella cittadina, che rispondeva al nome di Pietro Campenni di Tropea, figlio di Giovanni. La successiva trascrizione del commento risultava definitivamente completata nel 1400 a Portobuffolè, incantevole borgo medievale della Marca Trevigiana, dove Pietro si era nel frattempo trasferito per motivi di lavoro. Nel comunicato si faceva cenno di come il manoscritto fosse passato già ai primi del Quattrocento in Spagna da dove, dopo cinque secoli di permanenza, nel 1926 un collezionista lo portò in America e finalmente dopo circa un decennio avesse fatto ritorno in Italia per opera disinteressata della Libreria Olschki. Fu il governo italiano infatti nel 1934 ad acquistarlo su interessamento del Senatore Francesco Salata, d'origine istriana, che segnalò al Capo del Governo, attraverso una memoria descrittiva riportata dallo stesso Leo S. Olschki sulla Rivista "La Bibliofilia" di cui era direttore, la possibilità del ritorno in Italia del vecchio manoscritto. In particolare, fu poi lo stesso Duce ad acquistarlo e a farne dono alla Biblioteca Marciana di Venezia, manifestando la sua simpatia alle secolari tradizioni culturali istriane, comprovate dall'esistenza e dal ritrovamento di una così antica opera originata in Istria e dedicata al sommo cantore italiano.

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Giuseppe Maria Toraldo in un dipinto ottocentesco (Casa Toraldo Serra - Tropea)

La traduzione latina di Giuseppe Toraldo della Divina Commedia

(S. Libertino) Don Peppino Toraldo, classe 1809, era troppo innamorato del mondo classico fino a sentirsi parte integrante di esso. Pochi amici ma buoni, una passeggiata ogni tanto per le vie del paese, intere giornate rintanato dentro il suo studio per nutrirsi di tutto quello che di antico poteva contenere la monumentale biblioteca di famiglia. Schivo di ogni clamore propagandistico e sempre lontano da onori e ambizioni, era un uomo semplice e modesto come la sua indole che lo accompagnò per tutti i suoi ottantanni di vita retta e esemplare. Ma ciò che avvertiva di più di quel mondo lontano ma a lui così vicino e congeniale era un'autentica predilezione verso la lingua dell'antica Roma. Un vero debole. Una passione avuta da sempre, assorto e estasiato delle odi di Orazio e della musa di Virgilio fin dai tempi da quando ragazzino sedeva sui banchi del seminario, dove poi si sarebbe insediato sulla cattedra di professore di greco. Ed è proprio dell'idioma virgiliano, di cui subì il fascino irresistibile del ritmo dell'esametro dattilico catalettico, che verrà un giorno proclamato indiscusso principe, poeta, artista. Una convincente conferma la si può trovare nei suoi scritti che miracolosamente sono pervenuti a noi. Opere che per sua modestia non sono mai state pubblicate in vita, come la traduzione della tassiana "Gerusalemme Liberata" data alle stampe l'anno dopo della scomparsa, avvenuta in patria per esaurimento senile il 24 aprile 1899, su interessamento del nipote Marchese Felice Toraldo (1860 - 1924), il quale tra l'altro vi scrisse un'accorata prefazione chiedendo venia al lettore di averlo fatto in lingua italiana.

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La prof.ssa Elena Candela

TropeaMagazine incontra Elena Candela. studiosa di Ottavio Glorizio

(S. Libertino) Il 26 giugno 2003 siamo andati a trovare la Professoressa Elena Candela all'Istituto Universitario 'Orientale' di Napoli, dove è titolare delle cattedre di Letteratura Teatrale Italiana e di Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea. Qualche mese prima avevamo fatto una lietissima scoperta. La Professoressa è una studiosa del commediografo tropeano Ottavio Glorizio (1536 - 1623), tra l'altro oggetto di studio, nel regolare programma dell'anno accademico 2002-2003, da parte dei suoi allievi, che fino ad ora sull'autore tropeano hanno discusso con Lei almeno tre tesi di laurea. Elena Candela ha nel 2000 curato la pubblicazione di Le Commedie di Ottavio Glorizio per i tipi di B. di M., Napoli ed è anche autrice del saggio "Rifrangenze telesiane – La 'Subductio' delle commedie tardocinquecentesche di Ottavio Glorizio", in Miscellanea, Studi in onore di Raffaele Sirri, Federici & Ardias 1995.
Per far conoscere ad un pubblico più vasto l'evento, sicuramente di elevatissima portata culturale non solo nell'area tropeana, abbiamo contattato la docente che non ha esitato a darci il consenso per l'incontro. La Professoressa Candela ci tiene che si sappia che è di origine calabrese: la madre ed il nonno erano infatti di Sanbiase.
Durante l'incontro era presente Raffaele Sirri, un'"istituzione" dell'Orientale, di cui è stato Professore ordinario, ed ora è professore Emerito.
La Candela che gli aveva dedicato il saggio su Glorizio nel 1995 dice di lui "Ha seguito tutto il mio percorso universitario, non potevo fare a meno di dedicargli quel contributo, ed oggi l'ho voluto ancora vicino a me".
La Professoressa sarà nell'autunno di quest'anno a Tropea dove terrà una conferenza su Ottavio Glorizio in seno al "Centro Studi Galluppiani", presieduto dal Prof. Giuseppe Locane. Per conoscerLa meglio, Le abbiamo rivolto qualche domanda.

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Rarissima foto del Castello di Tropea e Torre Lunga scattata prima
del completamento della loro demolizione avvenuto nell'anno 1876


La demolizione di Torre Lunga

(S. Libertino) Quando si parla del Castello, è impresa impossibile darne l'effettiva localizzazione o immaginare i contorni chiari della struttura originaria. Anche se parlare di lui è come parlare, con parole dai toni più affettuosi e premurosi, di un fratello maggiore che ormai non c'è più ma di cui si sa tutto.
In effetti, per noi tropeani 'arretu o casteu' è stata sempre una piccola oasi del centro storico piena di fascino e di mistero. Era lì che da bambini ormai cresciuti giocavamo "o 'mbocciu" oppure "a acula e testa", giochi d'azzardo la cui posta poteva arrivare anche a 100 o 200 lire a partita facendo in poche ore la fortuna dei più temerari. Un'area impervia anche nel tracciato del manto stradale, con saliscendi di scivoloso selciato o di tratto non asfaltato, ma sicura solo perchè proteggeva i giochi proibiti. Per ore infatti non vi passava anima viva se non la frettolosa zimarra di qualche prete che andava o usciva dal seminario o dalla porta secondaria della cattedrale. Delle volte si vedeva da lontano arrivare la tonaca sgargiante del vescovo accompagnato dal segretario e allora si raccoglievano in fretta le monete e si scappava a razzo. Una cult location storica che compendia due mitici ricordi del passato: la taverna di 'Rocia' che emanava a distanza odore, talvolta gradevole, di vino novello e lo spiazzo dove in estate si davano i film, in bianco e nero e con la sedia portata da casa. Dove negli anni cinquanta ci fu la prima del capolavoro del neorealismo "Il cammino della speranza" con Raf Vallone e Elena Varzi, presente lo stesso Raf.
Sicuramente per capirne di più sull'immagine di nostro fratello maggiore ci potrebbe rendere meglio l'idea una veduta tratta dalle incisioni/stampe della città o dallo sfondo dei dipinti d'epoca oppure dai disegni a penna del Campesi della prima metà del '700. Ma è sempre e comunque un'ardua impresa ottenere mentalmente o sulla carta una visione d'assieme dell'antico maniero tropeano. Oggi invece è possibile tentare di farlo perchè finalmente abbiamo a disposizione una sua vera foto. Ed anche se ce lo mostra, a lumicino, nelle ultime ore di vita, essa ci permette quanto meno di osservarlo in ottica scientifica nei suoi lineamenti, questa volta chiaramente leggibili, sovrapponibili con le mura ed i riferimenti ancora esistenti che ci possono far ricostruire un primo tentativo di immagine vera e completa.

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Una vecchia fontana, la più antica traccia visibile a BrattiròTracce di antichità a Brattirò

(S. Libertino) Nell'ultimo ventennio dell'Ottocento sorge in Calabria, nei centri più evoluti, un movimento storicistico che varca i confini della stessa regione. Studiosi, ricercatori, letterati, storici o semplicenente amatori di storia patria fanno a gara di riportare alla luce eventi ed episodi trascorsi di storia calabrese. Nasce la ricerca archivistica. Si ricostruiscono veri e propri periodi storici rimasti fino ad allora oscuri. Vengono riesumate antiche tradizioni ormai dimenticate da secoli e viene dato impulso alla ricerca archeologica che vede approdare in Calabria il grande Paolo Orsi che avvia con i suoi mitici scavi il discorso nuovo sulle radici e sulle origini di centri, comunità, paesi, territori. Nel 1893 Oreste Dito fonda la Rivista calabrese di storia e geografia, il cui primo fascicolo è stampato a Catanzaro presso la tipografia Luigi Mazzocca. L'anno dopo il titolo della pubblicazione è modificato in Rivista storica calabrese rimanendo tale fino al 1908. Anche la tipografia è sostituita da quella arcivescovile "S. Bernardino" di Siena. La Rivista diviene in breve tempo un centro storico-letterario di riferimento per la gente calabrese di cultura. Eruditi e studiosi di qualsiasi estrazione politica o religiosa si danno quì appuntamento periodicamente con i loro contributi, i loro articoli, le loro recensioni. La Rivista si identifica in una cassa di risonanza degli eventi culturali che mano a mano si svolgono nei centri calabresi facendone conoscere a tutti il calendario. Decine di iniziative e proposte passano attraverso le pagine del periodico. Molte sono le iniziative letterarie. Vi si annuncia la nascita di altre riviste e pubblicazioni: la Calabria letteraria, quindicinale cosentino diretto da Milelli, La Calabria, Rivista Popolare di Monteleone, la Biografia e bibliografia calabra di Francesco Morano.
Dal 1895 la collaborazione dei migliori articolisti e collaboratori si assottiglia notevolmente o talvolta manca del tutto. Al Dito subentrano i sacerdoti Giovan Battista Moscato e Rocco Cotroneo ed è anche la volta della scelta della nuova stamperia che ricade in quella di San Lucido, in provincia di Cosenza.

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Un momento della visita della mia famiglia a Tropea di Grecia

Sono stato per quaranta minuti a Tropea di Grecia

(S. Libertino) Per il turista “classico” che abbia programmato un viaggio in GRECIA ed inizialmente approdi a PATRASSO, è d’obbligo immettersi sulla strada che verso Sud collega la vicina OLIMPIA, il primo sito importante dei tanti da vedere. Lasciata OLIMPIA, e al fine di raggiungere velocemente verso Est l’Argolide per visitare le altre non meno importanti vestigia elleniche (ARGO, SPARTA, ecc.), lo stesso turista è costretto a prendere la strada che dall’ELIDE si arrampica ben presto sulle montagne dell’ARCADIA, attraverso la vallata del fiume ALFEO. I monti dell’ARCADIA non hanno nulla di idilliaco che quel nome acquistò poi per i romantici. In antico, l’ARCADIA era nota invece per il carattere retrogrado e crudele dei suoi abitanti, che trovava una imperfetta contropartita solo nella istruzione musicale obbligatoria.
E quasi a metà strada tra OLIMPIA ed ARGO c’è un bivio che verso Nord permette di arrivare dopo una manciata di chilometri a TROPAIA; questa volta seguendo il fiume LADON.
Qui il paesaggio è decisamente alpino e la vegetazione è particolarmente rigogliosa. Nei pressi del paese infatti sorge un lago artificiale nato da uno sbarramento del fiume. L’acqua si precipita sotto terra e percorre così nove chilometri fino alla centrale che fornisce l’elettricità a tutto il Peloponneso.
Il lago, che con l’andamento tortuoso delle sue sponde somiglia a un fiordo norvegese, è chiuso fra ripidi monti coperti di pini ed è stato qualche anno fà provvidenzialmente popolato di pesci.
Il 10 luglio 1987, ho visitato TROPAIA assieme alla mia famiglia. Vi siamo arrivati verso le quattro di pomeriggio facendo però il percorso alla rovescia, provenendo da ARGO per andare a visitare, in chiusura di un lunghissimo tour classicheggiante (niente mare...), OLIMPIA e rientrare il giorno successivo in Italia in nave con imbarco a PATRASSO.
Avevamo quindi le ore contate ma non mi sono fatto sfuggire l’occasione di dirottare su TROPEA di GRECIA. Ero a conoscenza della sua esistenza fin dal tempo in cui frequentavo la scuola media e da allora mi ha sempre affascinato l’idea di conoscerla di persona. Sul segnale del bivio ed in quello all’inizio del paese vi era scritto TROPAIA, con l’accento sulla O . Sulle carte geografiche internazionali la città viene evidenziata con il nome di TROPEA, nell’idioma inglese.

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Portale del palazzo posseduto da Gaspare Toraldo a BadolatoGaspare Toraldo, l'eroe di Lepanto

(S. Libertino) I tabulati della genealogia ufficiale lo indicano 4° Barone di Badolato, Signore di Ischia, Sant’Andrea e Curti; Patrizio Napoletano e Patrizio di Tropea; nel 1574 Giustiziere della Capitanata. Nel 1571 Colonnello a Lepanto in testa a 1.200 fanti calabresi, da lui arruolati per conto della Repubblica di Venezia in quel di Tropea, dove nasce nel 1540 da Adamo 3° Barone di Badolato, Patrizio di Napoli e Tropea, e da Beatrice, figlia di Paolo Siscara 2° Conte di Aiello1. Rimasto orfano nel 1544 - a soli quattro anni - del genitore, che l'anno prima rinuncia a titoli ed averi a favore del figlio primogenito Giovanfrancesco, intraprende gli studi primari a Badolato. Prosegue quelli superiori a Napoli dove conosce Torquato Tasso con il quale allaccia intima e duratura amicizia forse quando il futuro cantore delle gesta di Orlando nel 1552 frequenta nella capitale le scuole dei Padri Gesuiti. Ed è questa amicizia che determinerà la figura del "buon Toraldo" nei versi della "Gerusalemme conquistata" data alle stampe nel 1593 quale tributo alla memoria dell'amico che non è più.
Dalla moglie Aurelia Sanseverino, unica sorella di Giovanni Giacomo, Conte della Saponara, ha, in prime nozze, tre figli: Vincenzo, Francesco e Geronimo. Succede al fratello Giovanfrancesco, nella Baronia di Badolato, ma non ne paga il relevio, tentando di salvarla, nel 1575, con una vendita simulata al suddetto cognato, il quale gliela retrocede, con atto del 3 dicembre 1578. Il feudo, dopo non poche vicende giudiziarie, sarà posto in vendita forzata e ad estinzione di candela e se lo vedrà aggiudicare il Principe di Squillace Pietro Borgia che per tale operazione sborzerà 75.100 ducati. Rimasto vedovo, ottiene, in seconde nozze, dall'altra moglie Cassandra, figlia ed erede di Clemente Issacar feudatario della Palata (divenuta proprietaria del feudo lo lascia in eredità al nipote Francesco) due figlie: Geronima ed Eleonora.
Nel 1566, ancora ventiseienne, durante una battuta di caccia nei pressi di Stilo, incontra il segno del proprio destino che gli cambierà per sempre il modo di vivere. S'imbatte in una guarnigione turca in piena azione nel catturare uomini del posto. Sono veri e propri sequestri di persona, all'ordine del giorno sui litorali calabresi, cui segue regolarmente da parte del Rais la richiesta di riscatto. Un signore scampato al sequestro, figlio di una delle persone in mano ai pirati, si rivolge al giovane Toraldo per ottenere la somma necessaria alla liberazione di suo padre. Il Baroncino dà ampie rassicurazioni al richiedente, a condizione che questi dia a intendere al loro capo, Rais Zerbinassan, che alla marina di Badolato si trova la facile occasione di far bottino di un vascello carico d'olio. Alcune ore dopo, il giovane informatore, accompagnato dal padre rilasciato, racconta che il Rais, senza mulla sospettare, crede alla storia, e che, contento della soffiata, lo aveva colmato di doni e assicurato che, alla sera seguente, la sua galeotta si sarebbe trovata, per fare il colpo, al punto indicato. All'ora stabilita, almeno quaranta figuri, vestiti da contadini, campagnoli, artigiani ed armati in modo strano con arnesi, archibugi o sole aste, arrivano al lido silenziosamente e si appostano in agguato pronti ad intervenire. Il Toraldo da il via all'assalto quando vede i turchi scendere dalla nave. La lotta è violenta ma breve e finisce con qualche ferito tra i calabresi ma con ventitrè morti e trenta prigionieri nelle file turche, tra cui lo stesso Rais.

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Grande Guerra. Estate 1917. Sbalzo dalla trincea sul Monte S. Gabriele

Un episodio della Grande Guerra da ricordare

(S. Libertino) Fin dall'inizio della Prima Guerra Mondiale le Unità che si sono maggiormente distinte negli eroici fatti d'armi, sul fronte giulio, furono le Brigate "Sassari" e "Catanzaro" fino ad essere identificate quali "punte di diamante" nell'azione controffensiva sul nemico.
Siamo nelle retrovie del Carso in piena estate, in un afoso luglio dell'anno 1917, la "Catanzaro", la cui principale ossatura è costituita da fanti calabresi allo stremo delle forze, ben accoglie, durante il periodo regolamentare di riposo di 10 giorni presso le baracche in ocalità S. Maria la Longa, una Circolare dispositiva del Comando del 3° Corpo di Armata che estende a 20 giorni il turno di riposo tra un assalto e l'altro.
Fino a quel momento il bilancio della Brigata 'calabrese' assume disastrose proporzioni ma evidenzia anche una serie esaltante di numerosi atti compiuti all'insegna dell'eroismo e del sacrificio.
Lasciano le loro vite sul campo di Bosco Capuccio e di Sella di San Martino 2.500 fanti e 90 Ufficiali.
In tre anni e mezzo di guerra i suoi Reggimenti, il 141° e 142°, collezionano quattro medaglie d'oro, tre d'argento e 244 di bronzo.
Solo nel periodo degli intensi combattimenti, tra maggio e giugno 1916, per arginare la Strafexpedition austriaca sugli Altipiani, l'Unità sacrifica 32 Ufficiali e oltre 500 Fanti.
Durante la Sesta Battaglia dell'Isonzo essa si trova sul terribile San Michele, che attacca, conquista e difende anche sotto una impossibile nube di gas tossico contro il quale a nulla valgono le maschere in dotazione. Di una Compagnia di 195 fanti e 5 Ufficiali sopravvivono solo 83 soldati e due Ufficiali. Fu qui che il suo 141° Reggimento guadagnò una medaglia d'oro concessa motu proprio da Vittorio Emanuele III.
Non pochi tropeani combatterono strenuamente inseriti nelle file della "Veterana del Carso", tra essi si distinse per gesto eroico il Capitano Giuseppe Barone, Comandante di Compagnia del 142° Reggimento, nel mese di ottobre 1916.

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Il prof. Mimmo Meligrana, protagonista della vicenda

Una pagina tropeana di (buon) costume in un processo del 1959

(S. Libertino) Era stato appena costruito dall'Ente Provinciale per il Turismo, attaccato allo scoglio di 'San Leonardo' sulla spiaggia del Mare Piccolo, il modernissimo complesso balneare in muratura. Pensate... in muratura! Il primo in tutto il Meridione è stato quello di Tropea! Era fornito di tutti i conforti. Le cabine, il ristorante, la pista da ballo sul mare, la 'rotonda', a un passo dal bagnasciuga. Significa che mentre ballavi in una notte d'estate con leggera brezza le gocce di mare potevano accarezzarti il viso! E dici niente?
Le varie fasi dei lavori e dei preparativi con l'approssimarsi dell'estate si vivevano in diretta, tra un'ora di lezione e l'altra, dai balconi del Liceo Ginnasio 'Galluppi' del Palazzo Giffone sovrastante proprio sulla sagoma della rotonda ormai pronta. Un opuscolo del tempo, con i caratteri freschi di tipografia, dal costo di 100 Lire, edito da Kurt Bosk, onnipresente, onniveggente, organizzatore infaticabile, ispiratore del progetto e direttore del lido nascente, descriveva le bellezze di Tropea declamando le caratteristiche del complesso 'a ridosso di uno scoglio dalle dimensioni ragguardevoli dove è possibile accedere e trovare refrigerio sotto l'ombra degli alberi nelle calde e assolate giornate d'estate'. Era piuttosto imbarazzante per il tropeano o per il turista dover scegliere se stare in spiaggia, al mare, e farsi il bagno o al fresco degli ulivi sulla sommità dello scoglio 'San Leonardo'. Ora per fortuna tale imbarazzo non c'è perchè sullo scoglio non ci si può più arrivare.

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Arrivano gli Stones con qualche ricordo di Freestonesmania...

(S. Libertino) E' cominciata la marcia d'avvicinamento degli inossidabili Rolling Stones all'Olimpico di Roma dove terranno l'unico concerto italiano il prossimo 6 luglio alle ore 2100.
Il Tour 'A Bigger Bang' era partito da Boston nel lontano 21 agosto del 2005. L'appendice europea ha avuto inizio il 5 giugno 2007 a Bruxelles. Da due anni gli Stones girano il mondo suonando e cantando su di un palco davanti a milioni di fans: alla voce e armonica: Michael Philip Jagger (classe 1943), alla batteria: Charles Robert Watts (classe 1941), alla chitarra ritmica: Ron Wood (classe 1947), alla chitarra solista: Keith Richards (classe 1943), alla chitarra basso: William George Perks/Bill Wyman (classe 1936), il quale qualche anno fa si è ritirato a vita privata per raggiunti limiti d'età.
Dai testi delle loro canzoni è uscita fuori una miriade di assassini, prostitute, tossicomani, psicopatici, delinquenti. Personaggi dissoluti di bassa lega e indiavolati come lo erano loro stessi e i loro concerti dove nei primi anni della lunga carriera ci scappava regolarmente il morto ammazzato. Censurati da molte nazioni sono stati considerati, nell'immaginario collettivo, gli antagonisti dei Beatles, baronetti vestiti bene e bravi ragazzi dalla faccia pulita i cui personaggi incarnavano più o meno la vita normale della società anglosassone degli anni sessanta.

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Ed ecco a voi....The Rolling Stones!




Il M° Emilio Aversano, Direttore artistico della manifestazione, il Prof. Annunziato Pugliese, Presidente dell'Istituto di Bibliografia Musicale Calabrese (Ibimus) e Mons. Ignazio Toraldo di Francia, ideatore dell'evento.

1° FESTIVAL INTERNAZIONALE
La musica a Tropea tra Rinascimento e Barocco.
L'evento sul Web

(S. Libertino) Con il concerto dell'Ensemble d'Archi dell'Orchestra Filarmonica di Bacau (Romania) con i soprani Filomena Schettino e Tina Galante, sotto la magistrale direzione del M° Valentin Doni, che ha fatto gremire di folla i banchi della Cattedrale sera del 21 luglio, si è concluso in bellezza il '1° Festival Internazionale - La Musica a Tropea tra Rinascimento e Barocco'.
Un evento importante, iniziato in sordina il 18 luglio scorso nel Cortile settecentesco del Seminario Vescovile con la interessante conferenza introduttiva dell'Architetto Mario Panarello 'Orme barocche a Tropea, un itinerario tra pittura, scultura ed architettura' e continuato il 19 luglio, sempre nel Cortile del Seminario, con un costante crescendo d'interesse e di presenza da parte del pubblico in concomitanza della giornata di studi rivolti ai musicisti calabresi, preminentemente originari di Cosenza e Tropea.
La Presidenza del Convegno era affidata al Prof. Giuseppe Ferraro, Professore Ordinario di Storia della musica al Conservatorio di Vibo Valentia, al posto del Prof. Elio Matassi, Direttore Dipartimento di filosofia e docente di estetica musicale all'Università di Roma Tre, che non è potuto arrivare a Tropea per impegni dell'ultimo minuto.
La prima a prendere la parola è stata la Dr.ssa Sabine Ehrmann-Herfort, Vice Direttore dell'Istituto storico-germanico di Roma, con 'La musica ed il suo lessico. Considerazioni sui generi della musica barocca dal punto di vista terminologico', in cui molto spazio è stato dato all'opera, teorica e pratica, del musicista rossanese Domenico Scorpione, alla fine del Seicento Maestro di Cappella presso la Cattedrale di Tropea.
E' stata poi la volta del Maestro Emilio Aversano, Direttore artistico della manifestazione, che ha letto la relazione 'Manilio Caputi, poeta e musicista cosentino' del Prof. Alessandro Vuono, dell'Istituto di Bibliografia Musicale Calabrese, che non era presente per sopraggiunti impegni. A seguire, la Prof.ssa Claudia Aristotile, dell'Istituto di Bibliografia Musicale Calabrese, ha intrattenuto brillantemente la folta platea sul musicista tropeano Alessandro Scialla con 'I madrigali di Alessandro Scialla, ''gentilhuomo et academico di Tropea'' e la Prof.ssa Giuditta Davoli, dell'Istituto di Bibliografia Musicale Calabrese, sul musicista ''Francesco Pasquali, 'nobile cossentino' ed il madrigale del primo seicento''. Il Prof. Annunziato Pugliese, Presidente dell'Istituto di Bibliografia Musicale Calabrese e titolare della cattedra di Paleografia Musicale presso l'Università degli Studi della Calabria ARCAVACATA DI RENDE (CS), presente ma ancora convalescente dopo una recente indisposizione, ha affidato la lettura del proprio saggio 'Girolamo Ruffa, musicista di Tropea' alla Prof.ssa Giuditta Davoli.
Ha concluso i lavori il Prof. Giuseppe Ferraro, Professore Ordinario di Storia della musica al Conservatorio di Vibo Valentia, con la relazione 'Domenico Scorpione e la Cappella musicale della Cattedrale di Tropea tra Seicento e Settecento'.
Dal convegno si è passati il giorno dopo, 20 luglio, nella Cattedrale all'esecuzione di un'ampia antologia di brani dei musicisti oggetto dello studio precedente, quali Manilio Caputi, Francesco Pasquali, Alessandro Scialla e Domenico Scorpione, e molti altri. Con l'occasione, sono stati presentati dal Prof. Paolo Emilio Carapezza dell'Università di Palermo, il CD 'Madrigalisti calabresi', realizzato di recente dall'Istituto di Bibliografia Musicale Calabrese, e i brani eseguiti dall'Ensemble Vocale cosentina 'AURA ARTIS', diretta dal Maestro Saverio Tinto.

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A. Spanò. Rosario in avorio con incise scene dell'Antico Testamento. Costanza.
Tesoro della Cattedrale.


Un globo terestre d'avorio scolpito ed inciso
nel 1593 dal tropeano Antonio Spanò

(S. Libertino) Ci siamo occupati più volte dell'artista di Tropea - pittore, incisore, scultore e globemaker - Antonio Spanò, operante in Calabria, a Napoli e in Spagna nella seconda metà del Cinquecento e delle sue tre uniche opere superstiti conosciute in qualità di incisore: un'Adorazione dei Magi, un Rosario, un Bacolo. La prima, in avorio, è confluita in una collezione privata di una famiglia ginevrina attraverso l'asta di un'importante Casa europea; la seconda, anch'essa in avorio, fa parte del tesoro della cattedrale di Costanza, mentre la terza, in bambù, è custodita nel Museo londinese 'Victoria and Albert'.
Si tratta di opere dalle dimensioni contenute, da rendere quindi maggiori sia le aspettative del critico o del semplice osservatore che lo sforzo, la capacità e la maestria dell'artista. Sulla superficie levigata del legno o dell'avorio il tropeano riesce a fare di più. Dalle sue mani, sotto l'azione costante e precisa delle sgorbie, lame, ciappole e del bulino, affiorano figure e paesaggi di chiara e pura bellezza, dei quali qualche anno fa siamo riusciti a far vedere le immagini, a corredo di un articolo a lui dedicato dello storico e studioso d'arte Pasquale Russo pubblicato da TM e già apparso nel periodico culturale 'La Lettera' che si andava pubblicando qualche decennio fa a Nicotera.
Di Antonio Spanò pittore purtroppo non è stato possibile rintracciare - almeno fino ad ora - il dipinto descritto nel manoscritto da Francesco Sergio che giura di averlo visto con i suoi stessi occhi dietro il Coro della Chiesa del monastero dell'Escorial e neanche quello indicato in un atto notarile del 1579 che regolarizza la commessa e il relativo contratto tra Spanò e fra Marcello Basile di Stilo per dipingere un quadro raffigurante l'Incoronazione della Vergine tra San Nicola e San Sebastiano.

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Il musicista tropeano Gaetano CipolliniGaetano Cipollini e il sogno di Simeta

(S. Libertino) Gaetano Cipollini nacque a Tropea il 18 febbraio 1851 da Ferdinando e Natalina Scrugli1. Studiò dapprima con Francesco Coppa, allievo di Mercadante che pure ebbe qualche parte nell'istruzione del tropeano, tenuto conto dei frequenti incontri che questi ultimi fecero registrare negli anni successivi. Frequentò poi i corsi regolari di armonia e contrappunto al Conservatorio di S. Pietro a Majella di Napoli. A Milano, sua meta professionale agognata, dopo ripetute visite ed una costante permanenza nella città, che gli permise di conoscere da vicino gli aspetti del mondo della lirica, fissò la residenza nel 1899, avviandosi alla carriera di operista a fianco di colui che diverrà suo fedele e unico librettista, il fratello Antonio, nato non lontano da Tropea, a Monteleone Calabro (oggi Vibo Valentia), il 15 febbraio 1857, professore di latino e greco al liceo e soprattutto figura stimatissima di elevato spessore culturale, saggista, critico-letterario: fornito quindi di solide basi filologiche, avendo anche tradotto e pubblicato lavori poetici di Saffo e Teocrito. Antonio collaborò con altri musicisti, tra cui Pietro Mascagni che, nel febbraio 1884, musicò la bellissima romanza "Alla Luna" i cui versi erano stati composti dall'erudito professore monteleonese.
Intanto, stabilitosi nella metropoli lombarda, Gaetano cominciò fin da subito a sentirsi a proprio agio, partecipando intensamente alla vita culturale nei circoli privati e nei salotti letterari. Si legò agli esponenti della scapigliatura locale, stringendo patti di fraterna amicizia con Arrigo Boito e Marco Praga. Spirito immaginoso, portato per naturale temperamento alla realizzazione di forti sentimenti, all'irreale e al fantastico, iniziò a comporre, trentenne, un'opera: Simèta, di proporzioni grandiose.
Tratto dal II Idillio "Le incantatrici" di Teocrito - come viene indicato dallo stesso Antonio all'inizio del libretto - il soggetto era ambientato nell'antichità classica, in una Sicilia mitica nei pressi di Siracusa, paese natale del poeta greco, tra templi, fonti e boschi sacri a Dei, Amori, Ninfe, ancora percorsi da cacciatori e pastorelle insidiati da oscuri demoni. Un soggetto, insomma, inconsueto nel repertorio lirico del momento, anche se di analoga ispirazione ma di direzioni ed ambientazioni anticlassiche erano apparse sulla scena importanti opere, quali la Hèrodiade o la Thais di Massenet, il Figliuol Prodigo di Ponchielli, le Sallambò di Massa e di Reyer.
La intricata trama si impianta su un'accusa di veneficio per gelosia d'amore: anche se non consumato, il preteso delitto purtroppo ricade sulla sua ispiratrice Simeta appunto, condannata al sacrificio per istigazione di un pretendente geloso e respinto.
La celebre cantante Maddalena Mariani Masi lesse lo spartito, ne fu presa e ne volle parlare a Giulio Ricordi. Il dramma fu accolto con simpatia dagli amici scapigliati, e ne nacque spontaneamente una specie di Comitato di sostegno a favore del musicista calabrese. Corsero trattative, nacquero progetti e propositi per una messa in scena.
Casa Ricordi stipulò un accordo, nel quale si impegnava ad adoperarsi per la rappresentazione dell'opera entro un triennio e in un grande teatro. Il compositore aveva dal canto suo l'obbligo di provvedere all'allestimento, e infatti, oltre a predisporre il materiale musicale (canto e piano, partitura e parti), commissionò, nel 1887, le scene a Carlo Ferrario ed i costumi a Alfredo Edel, fedeli collaboratori ed amici di Boito. I migliori sulla piazza: Edel aveva appena finito di disegnare i figurini per Otello (libretto di Boito) ed entrambi avevano lavorato alla magistrale edizione del Don Carlos per la Scala nel 1884. Tutto era pronto e sotto la prorompente azione dei sostenitori l'opera sembrava fosse alle soglie della pubblicazione. Nel 1889 anche il libretto fu dato alle stampe, come per annunciare ormai che lo spettacolo era imminente. Ma non fu così.

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Kana Otsubo in un recente concerto a Hiroshima.

K A N A    O T S U B O     I N     C O N C E R T
'Tributo a Gaetano Cipollini'

(S. Libertino) Kana Otsubo è nata a Hiroshima, dove si è laureata in pianoforte all'Elisabeth University.
A Stoccarda ha conseguito il diploma di dottorato di ricerca dopo cinque anni di corso in esecuzione di pianoforte e musica da camera.
Nel 1997 ha partecipato a un concorso internazionale per piano a Ostuni classificandosi ai primi posti.
Insegna musica all'Elisabeth University di Hiroshima ed è esaminatrice nelle prove di concorso per pianoforte.
E' protagonista di innumerevoli concerti e recital di piano da sola e con orchestra e musica da camera, con violino e accompagnamento per canto e coro.
In occasione dell'anniversario della nascita di Johann Sebastian Bach (1685 - 1750), ha eseguito un recital dedicato al compositore tedesco.
Nel 2003 ha passato una breve vacanza estiva a Tropea ed è rimasta colpita dalle opere di Gaetano Cipollini.

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Enzo Taccone e Nicola Cricelli in azione alla Fiera della Nunziata a raccogliere
i fondi necessari per la festa. Ma non sempre si riesce nell'impresa. Il risultato:
non poche volte il Comitato ha rimesso moneta di tasca propria


I Tri da Cruci si farà ancora!

(S. Libertino) Ogni anno in primavera i tropeani si domandano 'Si farà la festa? Ballerà ancora il 'Camio' (il Cammello)? Sappiamo in quale considerazione è tenuta la festa più antica della nostra città dai tropeani, in particolare da quelli che sono all'estero, che sono i primi a chiedercelo. La domanda nasce spontanea dopo che per interi decenni il cammello non ha ballato tra l'indifferenza generale degli organi competenti locali deputati alla cultura della città. Più di una generazione di bambini è cresciuta senza conoscere la festa da loro più amata, se non attraverso i racconti dei genitori.
Da un paio di anni, verso la fine di marzo, entra in campo il 'deus ex machina' Nicola Cricelli, 'burghitano' purosangue, che non se la sente di stare con le mani in mano mentre la fattibilità della 'sua' festa corre seri rischi. Lui che ne ha organizzate a decine di 'tri da cruci' mantenendo in piedi una tradizione tropeana che viene da lontano, dal tempo dei Normanni, e che in seguito associò la propria identità alla vittoriosa Battaglia di Lepanto, cui parteciparono centinaia di tropeani.
Anche quest'anno Nicola, noto imprenditore, è ancora una volta alla guida di una Commissione, composta da Mario Lorenzo, Presidente della Pro Loco, Pasquale Tropeano, Enzo Taccone, Antonio Caracciolo e Pasquale Russo, appassionato organizzatore da sempre dei giochi popolari, uno dei momenti di riferimento importati della manifestazione.
E' stato reso noto il programma della Festa, ufficialmente organizzata dalla Pro Loco, che, con il patrocinio dell'Amministrazione Comunale, si avvale del contributo operativo della Commissione.
I giochi, la cui iscrizione è aperta, a cura di Pasquale Russo, in via Umberto I, si svolgeranno alle 1600 del 3 maggio e seguiranno la linea tradizionale che da sempre caratterizza questa sezione, attesissima, della manifestazione. Ci sarà la gara 'di pignatei' (delle pignatte), 'chi sacchi' (con i sacchi), 'cu l'ovu' (con l'uovo), 'da pasta abbruscenti' (della pasta piccante), 'da padea' (della padella). Seguirà poi, alle 2130 l'intermezzo musicale con un gruppo famoso che lascerà il posto al momento clou della serata: l'accensione 'da varca' (della barca), il ballo 'du Camiu (del Cammello), al suono della 'Caricatumbula' (Accompagnamento con grancassa e rullante) e per finire come sempre i fuochi artificiali, a cura della Ditta pluripremiata del Maestro Edipo Schiavone di Reggio Calabria.
Suggeriamo al governo locale di 'istituzionalizzare' la Festa che con la Fiera della Nunziata è l'unica rimasta a ricordare una tradizione cittadina, particolarissima ed unica al mondo, che, secondo noi, deve essere onorata e perpetuata. Lasciare invece la continuità del suo svolgimento alla discrezionalità dei singoli cittadini o dell'associazionismo è un errore di valutazione fondamentale da parte delle Istituzioni che mette, come si è visto negli ultimi anni, in grave pericolo tale continuità con il conseguente rischio dell'estinzione della manifestazione.
Ogni anno, all'avvicinarsi del 3 maggio, assistiamo alla solita scena del cane che si morde la coda ed è uno stridente paradosso quando poi è la stessa Amministrazione Comunale ad avvertire l'esigenza di annunciare, nella presentazione del libro "La Festa di 'I tri da cruci'" di Antonio Sposaro, Romanoartigrafiche, Tropea, 2000: ''....E poichè è segno di grande attaccamento alla propria terra scoprire e tenere sempre vive quelle memorie che compongono il mondo delle tradizioni di una gente, l'Amministrazione Comunale di Tropea ha deciso di impegnarsi a non far cadere nel tenebroso oblio tale festevole ricorrenza che, con il suo caratteristico contorno, riesce ad interessare e divertire. L'Assessore al Turismo Sig.ra Teresa Macrì, l'Assessore alla Cultura Prof. Bernardo Giroldini, Il Sindaco Prof. Gaetano Vallone.''.
Certamente, in una situazione perennemente precaria, non si può che avvertire disagio, sdegno e rabbia quando si viene a conoscenza che il Comune di Badolato organizza la rievocazione storica del ritorno del Barone Gaspare Toraldo dalla Battaglia di Lepanto, consapevoli che Gaspare Toraldo è nato a Tropea dove ha organizzato per quella battaglia il reclutamento dei soldati, raccogliendo ''nel breve spazio di quindici giorni due mila bellicosi fanti calabresi''. Oltre alla raccolta del personale, il nobile giovane tropeano ha coordinato le attività logistiche occupandosi del prezioso carico di vettovaglie che accompagnò la spedizione con l'impiego di tre galere appena uscite dall'Arsenale della Lumia.
Questa è la sacralità della storia di Tropea. Dove non c'entra nè il turismo nè la sagra. Rinunciando alla sua memoria e alle tradizioni civiche, correremo il rischio di cambiarla o di farla cambiare! Ecco perchè l'Amministrazione Comunale di Tropea si deve impegnare a non far cadere nel tenebroso oblio tale festevole ricorrenza. Alrimenti, sarebbe una gravissima iattura per la cittadinanza tutta ed insieme un'omissione di atti di ufficio perpretata ai suoi danni nel corso di secoli di storia e di partecipazione!

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