IL CAN CAN DI ENZO

di Salvatore Libertino
 
 


 

  ©TropeaMagazine 2008

Gente che viene, gente che va e gente che resta al Cafè de Paris, che nel cuore dell'estate e del centro storico di Tropea diventa permanentemente quartiere generale di chi rimane a combinarne di tutti i colori. Davanti al solito crodino con le olive ascolane e davanti all'impassibile 'Testa Randi' di Pasquale Galluppi, Enzo mi dice ''Oggi pomeriggio alle cinque all'Affaccio del Cannone mi vesto da ballerina del Moulin Rouge e ballo il Can Can con lo sfondo dell'Isola''. E lui è uno che è rimasto. E' uno di quelli che ne combinano di tutti i colori. Ed è uno che quando lo dice lo fa. Non posso mancare all'appuntamento. Metto sotto carica le pile della telecamera e mi preparo spiritualmente all'evento.
Lo trovo in un larghetto deserto e silenzioso, attiguo all'affaccio, molto appartato tra un groviglio di tavoli e di sedie, che si animerà da lì a poco all'ora di cena. Vicino a lui c'è Lucia, la sua compagna, che l'aiuta a vestirsi. Sembrano essere nel camerino dietro le quinte pronti, in attesa di una chiamata, ad apparire sul palcoscenico. Le calze, le scarpe, la giarrettiera, la gonna coloratissima e vaporosa proprio come quella delle ballerine del Moulin Rouge, la parrucca con una penna sgargiante e appariscente che svetta sopra la testa.. Tutto vero. Beh, il seno è finto, di ovatta abbondante.
Posso rinunciare a filmare la vestizione? Assolutamente no. Appostato dietro un cespuglio ne seguo da lontano la ritualità. Ogni gesto. Ridono anche loro. Un cagnolino all'ultimo piano del palazzo che sovrasta la piazzetta interrompe col suo abbaiare ad intermittenza il silenzio che diviene sempre più inquietante.
Enzo ora è pronto. Ma prima di uscire al largo tra la gente, vuole fare la prova. Imbocca la via dell'abate Sergio, passa davanti al portone della Casa di Carità. Ninetta (dirigente della Casa), nell'androne, si accorge del CANCAN e grida ''Ma che state combinando?...'' Enzo si allontana verso il Monastero della Pietà e incomincia a ballare, a muovere le gambe, a roteare il corpo, come una ballerina del Moulin Rouge, attaccato con le mani ai lembi della gonna che si alza scoprendo maliziosamente le gambe, la giarrettiera, le calze di seta. Lo tengo sempre d'occhio dietro la telecamera.
Enzo si muove senza musica e penso che in sede di doppiaggio del filmato la scelta sarebbe caduta sicuramente sul brano di Jacques Offenbach, il classico CANCAN. Vicino a lui passa una donna che guarda sbalordita l'abbigliamento lascivo e le sue turpi evoluzioni. Lui aprendo le braccia le fa ''Non avevo nient'altro da mettere''.
Dopo questa specie di anteprima, Enzo si dirige verso l'affaccio da dove già si riesce a percepire il vocio della folla. Finalmente si trova al centro della ribalta. Ormai è tardi ai ripensamenti. Con le mani si attacca ai lembi della gonna peccaminosa che si alza sempre di più e comincia a sgambettare lungo le inferriate dell'affaccio. Dietro di lui il mare, l'Isola, la spiaggia, il riverbero del sole, davanti una folla di gente che sorride. Qualcuno si preoccupa e chiama ad alta voce il figlioletto rimasto a cavallo sul cannone, ha paura. Anche in Francia, dove era nato alla fine dell'Ottocento, CANCAN veniva associata alla parola 'scandalo'. Ma credo che il fine ultimo della manfrina di Enzo è proprio quello di far semplicemente sorridere la gente. Anche per quello non ha cercato di fare la spaccata.
E' tutto ciò che vedrete nel filmato. Ciao a tutti.
 
 

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