Le donne
di Pizzo
dedicano
alla Madonna di Romania
un
inno in dialetto napitino
di Salvatore Libertino
E' cosa risaputa che lungo i secoli l'antico
culto della Madonna di Romania fino a qualche quarantennio fa varcava regolarmente
i confini della Città di Tropea. Attestati di venerazione verso
la Madonna Nera, ora patrona dell'intera Diocesi, provenivano da fedeli
di ogni parte della Calabria, di cui non poche chiese tuttora dedicano
al suo nome l'altare maggiore, e addirittura della Sicilia, dove a Messina
era veneratissima con il nome di 'Romanilla'.
Durante i festeggiamenti, che ormai da
tanto tempo si sono ostinatamente e inspiegabilmente interrotti, del 27
marzo e, in occasione dell'anniversario dell'incoronazione, del 9 settembre,
Tropea veniva letteralmente invasa dai fedeli che dimoravano in città
almeno per i tre giorni della festa, ospiti a pagamento delle abitazioni
private che durante la stagione estiva offrivano le camere ai vacanzieri.
Da tale tradizione non si sottraevano
gli abitanti della vicina Pizzo spinti da una secolare devozione per la
miracolosa effige della Madonna tropeana, che aveva protetto e preservato
la sua città dagli effetti devastanti di terremoti, pestilenze e
carestie, aggressioni e incursioni piratesche, bombardamenti.
Il 9 settembre 2008, nella Cattedrale,
qualche ora prima della processione, durante il rito della vestizione della
sacra icona degli ori, che si svolge a porte chiuse nei locali della sacrestia,
un centinaio di donne di Pizzo hanno voluto onorare la Vergine bruna intonando
un inno in dialetto napitino.
Ciò è avvenuto inaspettatamente
coinvolgendo emotivamente i fedeli tropeani raccolti nella preghiera ma
che hanno subito prestato ascolto e attenzione alla accattivante melodia
e alle parole recitate con fervida devozione.
Il canto, arricchito dall'armoniosa cadenza
dialettale, si è protratto fino all'uscita del sacro Quadro dalla
sacrestia 'vestito' degli ori delle corone della Madonna e del suo Bambino
e degli ex voto donati dalla popolazione devotissima. Pronto quindi ad
essere ricollocato ai piedi dell'altare nella teca d'argento e di lì
a poco a sfilare in processione per le vie del paese.
Era da molto tempo che non si assisteva
ad una ritualità popolare spontanea del genere, che ha dato vita
ad una vera pagina di antropologia culturale religiosa.
Una cerimonia di rituale votivo davvero
intensa di cui da moltissimi anni si erano perse le tracce. Sono eventi
questi che nei tempi andati, quelli dei Corso, dei Chiapparo, dei Basile,
avvenivano 'in diretta' per volontà del popolo, senza strilli editoriali,
locandine e biglietti d'invito. Erano altri tempi. Quando l'attuale antropologia
culturale era semplicemente attività giornaliera di una comunità.
L'inno, che viene cantato dalle donne
di Pizzo ogni anno durante i riti della settimana santa, in particolare
durante la processione del venerdì santo, è stato offerto
eccezionalmente il 9 settembre alla Madonna di Romania, protettrice della
Città di Tropea.
Abbiamo avuto la fortuna di poterlo registrare
e farvelo rivivere.
©TropeaMagazine