Due
momenti di Micuccio Cortese nelle funzioni di 'incoronatore' della Madonna
di Romania, patrona della Città di Tropea
e
della Diocesi di Mileto - Nicotera - Tropea durante la vestizione dell'icona
prima della Processione del 9 settembre 1996.
Incoronazione
e Vestizione della Madonna di Romania
del
9 settembre 1996 a cura di Micuccio Cortese.
Grazie Micuccio !
di Salvatore Libertino
Il 5 marzo 2009 Tropea e i tropeani hanno
perso Micuccio Cortese, memoria storica di un tempo che non c'è
più.
Aveva 93 anni ma dimostrava di essere
un ragazzino curioso e appassionato delle cose tropeane. Durante gli ultimi
dieci avevamo legato moltissimo. Ho avuto modo di conoscere più
da vicino la sua bontà d'animo, la vitalità, la signorilità
e l'amore sconfinato per Tropea. Lo affascinavano molto le mie ricerche
di cui voleva continuamente essere tenuto al corrente. Possedeva una discreta
collezione di vecchie foto, provenienti dall'archivio dei suoi parenti
fotografi Gaetano e Melo Cortese, padre e figlio, che mi aveva messo a
disposizione e che con il suo aiuto e le sue preziose informazioni riuscivo
poi a collocare in un contesto compiuto della ricostruzione storica di
personaggi e vicende tropeane. Ricordo la foto dei primi Novecento dei
titolari del Caffè Gatto a Piazza Ercole, quella del poeta Gaetano
Ippolito (vero nome: Polito), dei 'luigini' sulla scala della chiesa
di S. Giuseppe, dei fratelli Fantauzzi nella loro stamperia, del Vescovo
Cribellati tra le bombe inesplose del '43. La maggior parte è andata
ad alimentare la sezione di TropeaMagazine 'Come
eravamo'. Si era particolarmente rivelata inaspettata ed emozionante,
sia per me che per lui, la scoperta in fondo alla scatola di latta che
le conteneva della
foto
della manifestazione in onore dell'On. Squitti a Tropea il 12 aprile
1898, sicuramente la più datata della collezione.
Ma la figura di Micuccio non si esauriva
nel custodire in una scatola di latta cimeli fotografici. Era un sopravvissuto
della terribile esperienza del lager nazista di Hermer, il famigerato Stalag
VI A. Esperienza condivisa con un altro tropeano, Vittorio Restelli.
Ambedue, anche se inquadrati in enti
militari diversi, furono presi a Tirana e spediti in Germania, il primo
a ventisette anni, il secondo solo a ventidue. In particolare,Vittorio
si era diplomato geometra qualche anno prima e quando si arruolò
era un giovanissimo studente universitario, Micuccio, che aveva già
espletato il servizio militare e successivamente era stato richiamato,
aiutava suo padre nella gestione della macelleria e nella compravendita
di bestiame.
In Germania, se per Micuccio la prima
tappa del lungo calvario è stata Dortmund, per Vittorio fu Essen.
Poi approdarono a Hemer, un grosso centro minerario (carbone), nel territorio
del Nord Reno-Westfalia. Si sono incontrati per caso nelle viscere della
terra, nelle gallerie della miniera di carbone, ad un chilometro dalla
luce del giorno. Una vita di stenti, alleviata dal fatto (ma questo lo
diciamo con il senno di poi) che nel loro campo di internamento riservato
ai militari di truppa e sottufficiali (STALAG) non vi erano forni crematori.
Ma occorre anche capire che molti furono i militari che non sono tornati
a casa subendo a livello psichico ma soprattutto fisico ogni sorta di degrado,
giorno dopo giorno, fino all'esaurimento della loro persona.
Su esplicito ordine di Hitler fu addirittura
negato loro lo status di prigionieri di guerra, ricorrendo allo stratagemma
della civilizzazione per cui non potevano appellarsi alla Convenzione di
Ginevra e non avevano l’assistenza della Croce Rossa, con conseguenze devastanti
sulle condizioni di prigionia.
Micuccio era quindi da considerare un
vero e proprio monumento per l'umanità. Mi sono subito rammaricato
di quest'amara vicenda ma lo fui ancora di più per il semplicissimo
fatto che dopo la sua liberazione e il ritorno a casa, nessuna autorità
depositaria della cultura tropeana lo abbia mai invitato pubblicamente
a raccontare la sua esperienza nemmeno quando è stata istituita
con legge del 2000 la 'giornata
della memoria' del 27 gennaio anche per i casi di internamento dei
militari. Solo qualche anno fa fu invitato a testimoniare quel tormentato
periodo. Per colpa dell'oscurantismo bizantino (così diceva) che
non ha mai cessato di governare Tropea.
Dopo il ritorno a casa dalla prigionia
ha esercitato per il resto della sua vita la professione di negoziante
di generi alimentari sul corso di Tropea, davanti alle tre fontane, imponendosi
all'attenzione, non solo dei tropeani, per aver saputo impiantare nella
zona una dispensa davvero speciale fornitissima delle migliore ricercatezze
e prelibatezze italiane e d'importazione, la famosa 'puticha nova' (bottega
nuova), e nel contempo mettendo sù una bella famiglia composta dalla
moglie Romana, che aveva sposato a soli 21 anni prima di arruolarsi, e
dai tre figli, Anna Maria, Mimma e Pasquale.
E piano piano col tempo, oltre a costituire
una vetrina di prodotti sempre più raffinati, la 'puticha nova'
aveva assunto l'aspetto di un vero e proprio salotto alla page di amenità,
curiosità e attualità locali perchè Micuccio era solito
esporre per la clientela sul banco tra i cartellini dei prezzi ogni sorta
di disegni e vignette, fatti da lui, a volte mordaci, per commentare e
condividere in modo ironico eventi e vicende tropeani.
La
Tropea Calcio del 1932. Il secondo da sinistra piegato è Micuccio
Cortese con alla sua sinistra il cugino Mico Gatto.
In
prima fila il quarto e il quinto da sinistra accanto all'arbitro Francesco
Sposaro sono i fratelli di Micuccio: Paolino e Peppino.
Uno dei campi più rivisitati, oggetto
delle caricature, era quello della squadra di calcio, di cui faceva anche
parte. Ancora Franco Accorinti ricorda la vignetta che ritraeva Turi Filardi,
approdato nella squadra ancora ragazzino - aveva solo quindici anni - seduto
su di un vasetto da notte in mezzo allo stadio, rosso in viso per gli sforzi
che stava compiendo. Ciò per sottolineare ironicamente la giovanissima
età del nuovo entrato. Di solito le vignette erano accompagnate
da filastrocche che prendevano in giro i singoli calciatori.
Nessuno veniva risparmiato, nemmeno il
Vescovo Felice Cribellati che aveva fatto sparire in un primo momento dall'icona
della Madonna di Romania i quattro angeli (che alla fine sono riapparsi
al successivo restauro della tavola), una volta me l'ha recitata a memoria.
L'inizio faceva: 'Filiceu, chi facisti, l'angiulei ti jocasti...'.
Intanto, nel negozio, oltre alle vignette,
venivano esposte anche le foto di un amico fraterno, Raf Vallone, il quale
quando si trovava in vacanza a Tropea passava dalla 'puticha nova' per
salutare Micuccio, lasciando qualche foto di scena dei suoi films. Le foto
e le vignette venivano esposte anche presso lo studio fotografico del cugino
Melo Cortese non distante dal negozio di generi alimentari di Micuccio.
Altro aspetto importante di Micuccio
era quello religioso. Era devotissimo alla Madonna di Romania. Nel 1976
Mons. Gioacchino Iannelli del Capitolo Cattedrale gli volle affidare lo
speciale incarico di 'vestire' proprio la Madonna di Romania degli ori
e incoronarla prima della Processione. All'epoca la Madonna, patrona della
Città di Tropea, veniva portata in processione per le vie del paese
tre volte all'anno, il 27 marzo, giorno della Madonna, il 6 luglio, giorno
di Santa Domenica, e il 9 settembre, giorno dell'incoronazione della Madonna
avvenuta nel 1877 con decreto del Capitolo Vaticano. Così Micuccio
Cortese succedeva, nella veste di 'incoronatore' all'orafo Geniale Licandro.
Nel maggio del 1997 Micuccio mi raccontò in una intervista come
avvenne la designazione di 'incoronatore', per lui una grandissima gioia
che durò nel tempo per almeno 31 anni, dal 1976 fino al 2007.
Micuccio
Cortese in un momento dell'intervista del maggio 1997.
Cliccare qui per vedere l'intervista |
Con la scomparsa di Micuccio, Tropea si sentirà sempre di più smemorata. Se n'è andata infatti la memoria storica del territorio. Tropea perde per sempre un gentiluomo innamorato della sua Città, profondo conoscitore e amatore della storia patria, a disposizione dei giovani e dei meno giovani che volevano apprendere il passato tropeano che Micuccio si è preso il lusso di aver vissuto a fondo e di aver ben memorizzato, contando di possedere dentro l'anima un pezzo della sua vita passato in Germania che gli ha sempre dato qualcosa in più di un arricchimento morale e di un inesauribile potenziale insegnamento a disposizione di tutti.
Grazie
Micuccio !
Alcuni
scatti che ritraggono Micuccio Cortese negli ultimi anni della sua vita
©TropeaMagazine