Tropea - Chiesa dei Gesuiti - L'ultimo saluto a Peppe Apriceno

Addio Peppe,
amico mio !
 

di Salvatore Libertino


Tutta Tropea ha voluto stringersi attorno alla famiglia di Peppe Apriceno. Amici e parenti giunti da ogni parte d'Italia, la giunta municipale, sindaco e ex sindaci, mondo politico cittadino e del territorio vibonese. L'europarlamentare Antonio Basile mi ha spiegato di non essere voluto mancare all'ultimo saluto ad un caro amico, che qualche settimana fa aveva visto lavorare nonostante continuava a spegnersi come un lumicino, e poter essere accanto alla sua rispettabile famiglia. Basile aggiunge di non essersi mai meravigliato nemmeno per un momento della partecipazione di popolo al funerale perchè Peppe e la sua famiglia erano molto benvoluti dalla gente.
Non è voluto mancare un amico perticolare, Giorgio Casciarri, giovane valoroso tenore fiorentino, allievo di Doris Andrews. Una sua foto di scena era appesa sul muro del negozio di via Roma. All'Eucaristia la voce vibrante di Casciarri, accompagnato dall'organo del bravo Carmine Barrese, si è librata leggera fino a lambire il soffitto della Chiesa dei Gesuiti sul cui pavimento poggiava il feretro inondato di rose e gigli con accanto la moglie Franca, i figli Leonardo, Domenico, Valentina. Papà Nardo, Mamma Angela. I fratelli Antonio, Mimmo. Le sorelle Romania, Anna, Mimma, Stefania. Un 'Panis Angelicus' da antologia, intenso ed essenziale, come la sua vita che non c'è più. Era uno strano effetto sentire la preghiera di San Tommaso d'Aquino e trovarsi nel contempo a via d'Aquino, di fronte al Palazzo della nobile famiglia di cui un ramo è approdato nella nostra città. A tenere alto il grado di commozione tra gli amici che hanno trovato posto all'interno della Chiesa, è stata la 'Ave Maria' di Shubert, altro delicatissimo tributo del grande artista all'amico che non è più. Momenti di grande intensità e di emozioni. Così si dava l'ultimo saluto a Peppe Apriceno.
Officiava Mons. Ignazio Toraldo di Francia, suo amico speciale. Peppe gli aveva ripetutamente confidato un desiderio: avere la sua benedizione nella Cattedrale davanti alla Madonna di Romania. Ma ciò non è stato possibile in quanto la Cattedrale al momento è chiusa per restauro.
Si è cercato di accontentare la volontà di Peppe officiando ai Gesuiti, l'antica Cattedrale tropeana, e trasferendo a piazza Duomo il carro funebre. Così, alla fine del sacro rito di suffragio, il feretro è stato portato a spalle dagli amici per i vicoli del paese fino ad arrivare davanti alla Cattedrale. Da lì la bara è stata adagiata sul carro e trasportata al cimitero, attraverso una via Roma deserta e in lutto con le saracinesche serrate, davanti al suo posto di lavoro di una vita.
Peppe ora riposa nella cappella di famiglia, a una decina di metri a sinistra dall'entrata principale del cimitero. Con il viso fronte mare, il suo mare, l'elemento essenziale della sua vita.
Era un grande sognatore. Conoscendolo bene, avrebbe desiderato in cor suo, al posto di Casciari, Mick Jagger con la sua 'Satisfaction'. Da sempre aveva avuto una forte venerazione per gli Stones. La nostra amicizia era nata proprio a partire da questa sua passione che poi era anche la mia, dentro il contesto dei Freestones, il gruppo musicale che negli anni Sessanta portò a Tropea una forte ventata di aria fresca musicale, di originalità e di simpatia fin da scompigliare i capelli non solo dei giovani, molti dei quali hanno accolto favorevolmente quel messaggio, mettendolo in atto. La Ditta Dino Proto ha dovuto più volte prendere contatti con i marchi più famosi dell'epoca nel settore degli strumenti musicali, in particolare delle chitarre. Durante gli anni Sessanta se ne sono vendute a centinaia.
Era appassionato delle percussioni. Il suo sogno era quello di suonare la batteria dentro il gruppo dei Freestones. Li sentiva spesso dalle stanze della casa di famiglia che stava sotto l'appartamento di Ennio Gentile, chitarrista del complesso, dove erano soliti riunirsi per le prove. Lo affascinava quel loro modo di suonare così elegante. Le finezze, gli accorgimenti, i fraseggi, le svisate, le voci, gli accordi. La scelta dei brani. Delle volte entrava in casa dell'amico Ennio, quando era solo, precipitandosi verso la batteria che accarezzava amorevolmente con le spazzole per attutire il rumore. Qualche infarinatura di musica gliela aveva dato papà Nardo, che suonava il mandolino nella Sopo's Band ('Sopo' era il soprannome del bassista Annunziato De Vita di professione sarto), uno Swing Group degli anni Cinquanta, specializzato in feste di matrimonio, battesimo e serenate. Fin da quando era bambino, a Peppe piaceva accompagnarsi con il papà durante i concerti.


La "Sopo's Band" si affermò a Tropea negli anni Cinquanta.
Al basso: "Sopo" Annunziato De Vita, al mandolino: Stefano Matalone,
alla chitarra e voce: Domenico Accorinti, al mandolino: Leonardo Apriceno
(seduto con la cravatta), papà di Peppe, direttore: Giovanni Russo (con la bacchetta).
Il bambino al centro in basso seduto con il maglione nero è Peppe Apriceno.

Il sogno lo realizzò nel 1965. Entrò a far parte dei Freestones, e potè finalmente sedersi dietro quella batteria. Aveva accettato l'invito di Ennio e Amedeo per rimpiazzare i componenti che avevano abbandonato il gruppo originario. In un primo tempo si era negato perchè i pressanti impegni di lavoro accanto a suo padre non gli davano ampia libertà di dedicarsi al gruppo. La forte passione per la musica lo ha poi convinto ad accettare pur sapendo di dover fare i salti mortali per poter conciliare impegni musicali e orari di lavoro, necessario a mantenere la famiglia composta da sei fratelli.
Era raggiante, fu subito il Teatro Comunale di Catanzaro accanto a Patty Pravo, l'importante festa cittadina del primo maggio a piazza Ercole, il calendario estivo delle Sabbie Bianche, i Lidi San Leonardo (Ballo della Croce Rossa), La Pineta, Aretusa, Medameo di Nicotera, la Roller. Un successo travolgente.
Ben presto la simpatia dei Freestones contagiò i titolari dei locali estivi più trend dove furono organizzate feste con la presenza del gruppo, che all'epoca avevano sgominato dalla scena l'onnipresente orchestra Monizza di Catanzaro, divenuta negli anni Cinquanta e primi Sessanta punto di riferimento assoluto degli ingaggi nel vibonese.
Peppe era in paradiso. Per i tropeani i Freestones si rivelarono punto di riferimento aggregante culturale e popolare e per gli stessi componenti una vera grande famiglia. Una bella storia quella di Peppe e dei Freestones, che avrei voluto raccontare aiutandomi con quei pochi segmenti di film, otto millimetri, e di registrazioni sonore sul Geloso, veri e proprie reliquie ormai in fase di decomposizione. Recentemente avevo raccolto in video dai singoli componenti interviste e testimonianze per poter trarre in un unico racconto la loro storia ma con la scomparsa di Ennio Gentile il progetto mi sembrava fosse incompleto.
In questa circostanza, ho pensato di far cosa gradita a Peppe e ai suoi amici, pubblicando la sua intervista del 2 marzo 2000, così come l'avevo registrata, integrale, senza montaggi o cancellazioni, proprio per dare l'idea del suo temperamento, della sua passione per la musica, per la batteria, per il gruppo, ma anche della semplicità e della genuinità che erano poi quelle cose che facevano parte della sua vita quotidiana assieme a quella sua generosità che si toccava con mano. Oltre la passione per la musica, erano semplicemente queste particolarità che mi legavano a lui. Ho pensato di aggiungere qualche clip che facesse vedere il gruppo durante un concerto o delle prove. La lunghezza del fimato e la voluminosità del file mi hanno suggerito di dividerla in quattro parti.
 

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"Volevo essere uno dei Freestones"

Anche quando la storia dei Freestones si esaurì ai primi degli anni Settanta poichè ciascun componente ha dovuto prendere decisioni, direzioni e impegni di lavoro diversi e incompatibili ormai con la spensieratezza degli anni Sessanta, continuò tra di loro l'amicizia e anche la passione per la musica. In particolare, per Peppe non venne mai meno la venerazione per gli Stones. Nel 1990 lo invitai a Roma a vedere il loro concerto, allo Stadio Flaminio. Accettò, e per tenere buoni i clienti andava dicendo che sarebbe dovuto andare a Roma al Policlinico Gemelli per una visita specialistica, invece abbiamo avuto la fortuna di stare quasi ai bordi del palco, a due passi di Mick, nel pieno della fumeria acre degli spinelli. Per lui e anche per me, insieme, un'esperienza unica da non perdere. Ed è rivenuto a Roma anche per il concerto successivo del 6 luglio del 2007  allo Stadio Olimpico. E anche questa volta è stato semplicemente fantastico.
 
 

Ciao Peppe!
 
 

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