Adnkronos News
RAI TG3 CALABRIA
STAZIONE METEO TROPEA
WEBCAM TROPEA
WEBCAM STROMBOLI
|
IN PRIMO PIANO
|
IN RETE
|
Le ritualità in bianco e nero della zucca sdentata di color arancio
(F. Vallone) Questi sono i giorni dell’arancio e i giorni della fine di ottobre si colorano del colore della zucca sdentata presa in prestito dai bisogni dettati dal mercato per creare altri giorni che fruttano soldi con la scusa degli eventi da ritualizzare, anno dopo anno. È facile vedere in questi giorni d’arancio, anche per le strade della nostra Calabria, negozi e negozietti, ipermercati, bar e pasticcerie con le vetrine allestite di tutto
punto e stracolme di gadget, giocattoli, oggetti e dolci tutti rigorosamente di colore arancio o anche nero e bianco. Tutti richiami aventi come tematica halloween, la festa americana dello “scherzetto dolcetto”, esportata da alcuni anni dagli Stati Uniti ma che invece pone le sue antiche radici nel mondo e nella civiltà celtica.
Proprio in questo periodo di soglia tra ottobre e novembre, alcuni anni fa, vi erano, anche nella nostra regione, tradizioni simili per la ricorrenza della festa di Ognissanti e per la commemorazione dei defunti. Elementi rituali e liturgici straordinariamente simili a quelli della famosa ricorrenza festiva di oltreoceano. Ultimi giorni di ottobre, uno e due di novembre, un periodo a cavallo tra due mesi per ricordare nella nostra tradizione Cattolica,
nel nostro calendario, che è festa dedicata a tutti i Santi e a tutti i nostri predecessori che oggi non ci sono più. In Calabria, abbiamo dimenticato, da anni, molte abitudini, tradizioni e usanze, legate certamente alla antichissima festa di halloween originaria che ha sicuramente riferimenti diretti con la giornata di Ognissanti e con quella dei morti del 2 novembre.
Halloween ritorna. È solo un ritorno culturale che prende la strada più lunga per ritornare. Riattraversa l’Oceano Atlantico e ritorna nei nostri paesi, nelle nostre città. Tutti cercano di recuperare l’antica festa che è, oggi, in America, uno degli eventi folkloristici più seguiti. È un riappropriarsi di uno dei più antichi riti celebrativi la cui origine risale a tempi lontanissimi. La sua crescente popolarità, anche in Italia e in tutta Europa, deriva
dalla tradizione americana della notte dei travestimenti e del “trick or treat (scherzetto o dolcetto). Nella nostra tradizione Cattolica, nel nostro calendario, a tutti i Santi viene dedicato il giorno del primo novembre, mentre il giorno successivo è dedicato alla commemorazione dei defunti.
Il giorno dedicato ad Ogni Santi (in inglese All Saints’Day) aveva una denominazione arcaica: All Hallws’Day. Presso i popoli antichi la celebrazione della festa di tutti i Santi iniziava al tramonto del 31 ottobre e pertanto la sera precedente al 1° novembre era denominato proprio “All Hallows Even” che venne presto abbreviato in “Hallows’Even”, poi in epoche più recenti in “Hallow-e’en” ed infine in “Halloween”. In Calabria abbiamo dimenticato da anni
questa celebrazione che aveva sicuramente riferimenti con la giornata di Ognissanti e con quella dei morti, con il 2 novembre.
In provincia di Reggio Calabria, in Aspromonte, per tutto un mese, in autunno, ogni sera si usava mettere sul tavolo di casa un piatto ricolmo di cibo, con pane e una bottiglia di vino, un boccale d’acqua e anche un mazzo di carte da gioco. Una antica usanza, un arcaico modo per rifocillare i defunti che, proprio in questo periodo, secondo la credenza popolare, di notte, vagano nel mondo dei vivi. A Rosarno, sempre n provincia di Reggio Calabria, ma anche
a Filandari ed altri paesi della provincia di Vibo Valentia, si usava raccogliere la cera che si scioglieva sulle lapidi dei cimiteri dai lumini votivi. Questa cera recuperata viene fusa in delle forme, costruite con la canna, o in contenitori vegetali, cipolle, peperoni o piccole zucche, con un nuovo stoppino posizionato all’interno. Queste nuove candele riciclate venivano poi utilizzate nelle sere dei morti, tra ottobre e novembre. Si girava per le strade
del paese, si bussava alle case dei compaesani per chiedere qualcosa per “i beniditti morti”. Si ricevevano dolciumi o qualche monetina, molto più spesso fichi secchi, corbezzoli, zinzuli - giuggiole, castagne, sorbi, castagne bollite, noci e nocciole.
Altra usanza era quella di andare in giro con delle grosse zucche svuotate e intagliate a forma di cranio sdentato, illuminate da una candela posizionata all’interno. Le zucche sdentate dette “teste di morto” legano perfettamente e simbolicamente la nostra tradizione a quella di halloween. Si andava in strada a raccogliere piccoli regali di parenti, amici e conoscenti, sempre in nome dei benedetti morti e successivamente si posizionavano le “zucche-teste di morti”
sulla finestra della propria casa, per illuminare, con la loro luce fioca, le notti più buie dell’anno. Sempre in Calabria, in questo periodo, vi è l’usanza di consumare un particolare dolce bicolore dall’intenso profumo di cannella denominato “ossa di morti”, molto vago come forma estetica, ricorda lontanamente un osso.
A Villa San Giovanni, invece, l’anatomia di questi dolci viene curata molto, i dolci dei morti assumono una forma realistica di scheletro completo di teschio. Sono i dolci della devozione e del ricordo, sono elementi di una vera e propria alimentazione della memoria e dell’anima che ci permettono di recuperare le tradizioni più arcaiche, quelle che detengono la nostra identità culturale. Secondo alcuni studiosi la celebrazione di Halloween ha origine molto più
remote di quanto possiamo pensare e pone le sue radici nel periodo della civiltà Celtica. Gli antichi Celti, che abitavano in Irlanda, Francia e Gran Bretagna, festeggiavano l’inizio dell’anno nuovo il 1° di novembre, proprio il giorno in cui si celebrava la fine della stagione calda e l’inizio della stagione fredda, del buio e delle tenebre. La notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre era una soglia molto importante, un momento solenne che rappresentava, per i Celti,
la più importante celebrazione del loro calendario. Tutte le leggende più antiche ci narrano cicli epici, antiche saghe, grandi battaglie che si svolgevano in questa notte particolare. Molte leggende riguardavano proprio la fertilità della terra, il terrore e il panico per l’inizio semestrale del Dio delle Tenebre (dell’Inverno). La ricorrenza segnava per i Celti la fine dei raccolti e l’inizio dell’inverno e assumeva una rilevanza particolare. Le persone si chiudevano
in casa per ripararsi dal freddo, i greggi venivano riportati a valle. I Celti credevano che alla vigilia di ogni nuovo anno (31 ottobre) il Signore della Morte, Samhain, Principe delle Tenebre, chiamasse a sé tutti gli spiriti dei morti. In questa soglia per loro tutte le leggi del tempo e dello spazio venivano sospese permettendo al mondo degli spiriti di unirsi al mondo dei viventi. Nei villaggi si spegnevano i focolai per evitare che gli spiriti maligni venissero
a soggiornarvi. Questo antico rito consisteva nello spegnere il fuoco sacro sull’altare e riaccendere il nuovo fuoco il mattino seguente. Un rito evidente di purificazione, rinnovamento e propiziazione per salutare il nuovo anno. Una rappresentazione ciclica, del Tempo e della vita stessa, dove veniva celebrata la speranza del ritorno alla vita. L’usanza americana di travestirsi la notte di Halloween nasce dalla stessa tradizione dei Celti. Si ritrovavano nella notte
del 31 ottobre a festeggiare mascherandosi con le pelli degli animali uccisi per esorcizzare e spaventare gli spiriti. Questi personaggi grotteschi rientravano nei loro villaggi illuminando il loro cammino con lanterne costruite con delle cipolle intagliate e riempite dal fuoco sacro. I Celti offrivano alle fate del cibo o del latte che veniva lasciato sui gradini delle loro case. Il trick or treat si fa risalire a quando i primi cristiani elemosinavano per un pezzo di
dolce dell’anima che era quasi sempre un pezzo di pane. Più dolci dell’anima una persona riceveva, più preghiere si promettevano a favore di defunti della famiglia che aveva donato il pane.
In America i ragazzini travestiti con maschere mostruose e costumi terrificanti vanno in giro a chiedere, dolcetti o scherzetti. Se non ricevono niente rispondono con qualche brutto scherzo.
Durante il I° secolo i Romani invasero la Bretagna e vennero a contatto con questi antichi riti e celebrazioni. La Chiesa Cattolica non riusciva a sradicare questi antichi culti pagani che prevedevano la presenza, nell’immaginario collettivo, di streghe, demoni e fantasmi. Nel 835 Papa Gregorio spostò la festa di tutti i Santi dal 13 Maggio al 1° Novembre e diede così un nuovo significato ai culti pagani. Tuttavia l’influenza nefasta del culto di Samhain non fu
sradicata e per questo la Chiesa aggiunse, nel X° secolo, la festa del giorno dei morti, il 2 Novembre, in memoria delle anime dei defunti che venivano ricordati e commemorati dai loro cari.
(Nov. 2009)
Campane a festa e non a lutto per la scomparsa di Natuzza Evolo
(S. L.) Hanno suonato a festa e non a lutto domenica mattina 1 novembre le campane a Paravati di Mileto per la morte di Natuzza Evolo, la «mistica» morta la scorsa notte a causa di un blocco renale. A deciderlo è stato il parroco di Paravati, don Pasquale Barone, che aveva un rapporto molto stretto con Natuzza e le è stato vicino nei momenti di sofferenza provocati dalle malattie di cui era affetta.
CHI ERA - Natuzza, una popolana analfabeta del luogo, diceva di aver ricevuto le stimmate fin dall'età di 10 anni, di avere il dono dell'ubiquità e di parlare coi morti. Natuzza era anche conosciuta per la sua capacità di parlare con gli Angeli, con i Santi e con le anime dei defunti e per le stigmate che si arrossavano sulle sue mani nel periodo di Quaresima. Aveva 85 anni ed era malata da tempo. La mistica è morta nella casa anziani della fondazione Cuore immacolato di Maria, da lei stessa voluta e costruita con i soldi delle offerte dei fedeli.
L'OMAGGIO - «Oggi è un giorno di festa e non di lutto - ha detto il parroco per spiegare la sua decisione - perché Natuzza è tornata al Padre». Intanto sono state già centinaia le persone che hanno reso omaggio alla salma di Natuzza, composta nella camera ardente allestita nel Centro per anziani della Fondazione «Cuore immacolato di Maria rifugio delle anime» realizzato grazie alle centinaia di donazioni fatte dai fedeli che in tanti anni erano stati vicini alla mistica, dimostrandole vicinanze e devozione.
(Nov. 2009)
Antonio Pandullo e il suo 'Corso di filosofia sperimentale e di belle lettere ed Espressione dell'umano sapere', Tipografia del Vesuvio, Napoli 1845
Antonio Pandullo. Litografia Potel, Napoli 1860
(S. Libertino) Nicola Scrugli nella sua toponomastica tropeana dedica a Antonio Pandullo un grazioso larghetto alla confluenza delle vie Vianeo e Lepanto che si dipartono dalla parte bassa del Corso principale della città. Antonio Pandullo nacque ai primi dell'Ottocento a Tropea da Luigi e Olimpia Alia. Morì a Napoli nel 1870. Fu sacerdote e patriota. Filosofo e storico, coltivò la poesia. Bella figura di uomo, il quale - malgrado le minacce del carcere, i fastidi della censura e le noie che gli danno i cardinali - tira diritto e sicuro per la sua vita!
Pubblicò:
- nel 1835, a Napoli: Elementi di filosofia ovvero Saggio sulle conoscenze logico-critiche;
- nel 1840-42, ivi: Corso di filosofia sperimentale e di belle lettere ed Espressione dell'umano pensiero;
- nel 1844(?), (s.l e s.d.) Lettera prima filosofico-Critica per ridurre un depravato spirito al gusto sano e corretto dell'Italiana letteratura, diretta all'ab. Luigi Alia;
- nel 1849, a Palermo: Fatti ed avvenimenti politici di Roma e di Calabria e di Sicilia e di Napoli;
- nel 1850, a Napoli: Un tributo di ossequio rispettoso e riconoscente reso al merito grande ed immortale de'piu celebrati eroi del secol nostro;
- nel 1862, ivi: la riduzione in verso sciolto de Le avventure di Telemaco del Fénelon.
Ed inoltre: una Fantasia poetica, un Compendio della storia, Rime, in occasione della morte del filosofo Pasquale Galluppi da Tropea, Collezione varia di Prose e di Poesie, sacre e profane.
L'Autore alla fine del volume in esame 'osa ancora giugnere ed appiccare alle già pubblicate Lezioni, intorno alla scienza della parola, talune delle sue poetiche produzioni' raccogliendole in una appendice intitolata 'RIME VARIE', di cui fa parte l'elegia 'IL NOTTURNO VIAGGIO - Alla tomba degli avi miei'. Ecco l'incipit:
Da le sponde Sebezie, in cui d'un lauro
Diemmi l'ombra ospital modesto asilo,
L'onde infide solcando, al Tempio sacro,
Ne l'Erculea città, mia patria un tempo,
Già ridotto son io. - Stanco dal peso
De le sventure, o Genitor, per darvi
Su le gelide labbra il bacio estremo,
Eccomi giunto a visitar l'avello
Che voi rinserra, e che pietosa mano
Nel notturno silenzio a me dischiude. -
.....................................
.....................................
Il volume da consultare e scaricare da archive.org (PDF 14,00 MB)
Il volume già scaricato da archive.org. Fare attenzione alle regole di trattamento.
(Nov. 2009)
Tutti i santi... più due
(G. Lento x fascioemartello.it) Sta per chiudersi una giornata, quella dedicata a tutti i Santi, che ha esercitato sempre, su di me, un fascino particolare.
Un giorno di festa, precedeva il giorno del dolore, quello del due novembre, quando ci recavamo al cimitero per la visita ai defunti.
Di solito è una giornata uggiosa, la giornata del due novembre, era dedicata alla visita dei defunti, noi ci recavamo al cimitero.
Non ne avevamo di morti, noi, a Tropea, essendo di recente immigrazione ai tempi della mia infanzia.
Ci andavamo lo stesso, c’era sempre qualche amico a cui portare dei fiori sulla cui tomba recitare una preghiera, io e mia sorella grande, la piccola non era ancora nata, ai tempi.
Al cancello c’erano sempre, assieme ai soliti mendicanti, le oblate della Casa di Carità, serviva a loro da umiliazione ed aveva lo scopo di raccogliere fondi da destinare ai bisognosi.
Si percorreva, poi, il viale alla cui destra e sinistra c’erano le cappelle gentilizie, ed un po’ più in fondo una costruzione, all’interno si accedeva scendendo alcuni scalini.
All’interno vi erano diverse tombe, dove erano stati inumati i defunti; l’ambiente era di aspetto terribile, nella mia mente semplice di bambino si era formata la convinzione che vi si seppellissero coloro i quali erano destinati all’Inferno, l’Inferno, per me, era quel luogo.
Ora ne avrei tanti di morti da andare a visitare ed onorare, nel cimitero di Tropea.
Anche nelle terre, ne avrei. Terre si chiamano a Tropea, i campi coltivati che si estendono da Santa Domenica a Ricadi. In quei luoghi altri due membri della mia famiglia originaria, Gemma e Dick, animali nel senso di esseri forniti di anima.
Non ci vado, da anni, oramai, non ci vado.
Sono qua a Gela, dove di cimiteri ce ne sono ben due, imbarazzato dalla scelta non scelgo e non vado in nessuno dei due.
Sarei tentato, alcuni anni lo facevo, di andare in quello nuovo, il cimitero di Farello, sulla strada che porta a Vittoria e Siracusa, abita qui il mio amico pittore Cristoforo.
Quest’anno non ci vado, nemmeno quest’anno.
Capirà.
Sto qui a casa mia, sono tornato ieri da Palermo, è una giornata assolata insolitamente, il mare è splendido, ci andrei, farei pure il bagno.
Da solo, però, mi annoierei, mia moglie non mi può accompagnare, sta facendo il cambio stagionale, poi andrà al cimitero, al Monumentale, dai suoi genitori e nonni.
Occupo il tempo a guardare un DVD inviatomi da una mia amica maestra, girato nella sua scuola, gli alunni quali attori, sulla costituzione italiana, che compie sessantenni.
Quanti ricordi mi suscita il pensare al referendum su monarchia e Repubblica. Ai tempi io avevo appena tre anni, entrai con mia madre nella cabina elettorale, uscendo fui interrogato da una guardia municipale.
“Pi ccu vutasti Gugliermuzzu” mi chiese
“ Pu principinu e pa democrazia” risposi con voce squillante.
La mia risposta, ancor più il tono alto della mia voce fece sorridere tutti i presenti, presidente del seggio compreso.
Mi viene anche da pensare che stanotte, in Sicilia, i morti visiteranno le nostre case, porteranno ai bimbi i regali. Giocattoli, Pupi i zuccaru e frutta martorana.
I bimbi ricorderanno i loro cari defunti che, almeno una volta l’anno, si ricordano di loro, li vengono a trovare, si continua a tenere vivo il rapporto.
In Calabria, con i morti, ma anche con la Madonna e con Gesù, parlava una donna semplice.
Natuzza Evolo, il suo nome, aveva dedicato la sua vita alla preghiera ed al servizio, a titolo gratuito, del prossimo sofferente.
Nulla chiedeva, tutto quel che le veniva offerto, spontaneamente, dagli innumerevoli visitatori che venivano a lei da tutto il mondo, l’aveva destinato alla costruzione di una casa di riposo per anziani.
Là è morta, la mistica, portatrice delle stimmate e dotata del carisma dell’emografia.
E’ morta stamatiina, all’età di 85 anni, dopo sofferenze atroci offerte al Signore.
Il parroco, opportunamente, ha fatto suonare le campane a festa per annunciare, non la sua morte, ma il suo ingresso in Paradiso.
Tutti i Santi più una.
Vado avanti così pensando a lei la povera calabrese che, parlando solo il dialetto stretto, si faceva capire da tutti quelli che venivano a lei, da tutto il mondo, anche solo per una parola di conforto.
Pigramente, dopo il pranzo,dopo essermi dedicato alla cura delle piante, aver letto l’ultimo libro di Tabucchi, arrivo al pomeriggio inoltrato.
Vado allo studio dove ho degli appuntamenti con dei pazienti, nell’attesa mi collego, lo faccio sempre, spesso automaticamente e meccanicamente, voglio conoscere le ultime notizie.
La notizia è in evidenza.
E’ morta Alda Merini.
La folle, indecente, indigente, meravigliosa poetessa, a cui, ingiustamente, non era stato concesso il Nobel.
Ricordo i suoi versi raffinati.
Parole dolci, piene d’amore, che facevano bene al cuore.
Parole che può e sa dire solo chi ha il dono, chi ha sofferto.
La conobbi da Maurizio Costanzo, non la dimenticherò più.
E due.
Una al nord, a Milano; una al sud Paravati frazione di Mileto provincia di Vibo Valentia.
Domani, il giorno dei morti, saremo più soli, ci mancheranno due punti di riferimento.
O forse no, anzi sicuramente no.
Due angeli caduti, hanno finito di soffrire, hanno concluso il loro umano cammino, hanno raggiunto la loro destinazione, pensano a noi.
E’ successo nel giorno più adatto.
Il giorno di tutti i Santi.
Più due…da oggi.
(Nov. 2009)
'Operazione fiumi' di Legambiente arriva in Calabria
(S. L.) Arriva in Calabria per la sua decima tappa 'Operazione Fiumi 2009', la campagna nazionale di Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile dedicata alla prevenzione di frane e alluvioni, realizzata in collaborazione con gli scout dell'Agesci e del Cngei, l'Associazione Vigili del fuoco in congedo e la Protezione Civile delle regioni Marche e Sicilia.
La campagna itinerante di Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile incontrerà nelle piazze i bambini e i ragazzi delle scuole elementari e medie per spiegare, attraverso una mostra appositamente allestita e un percorso ludico-didattico organizzato con giochi e altre attività, cosa fare per ridurre il pericolo di frane e alluvioni e come comportarsi correttamente per mettersi in salvo in caso di emergenza. Una tenda sportello sarà aperta ai cittadini per distribuire opuscoli e materiale informativo sul rischio idrogeologico.
Non solo informazione, ma anche azioni concrete di manutenzione del territorio, con una giornata di volontariato attivo che coinvolgerà i cittadini nella pulizia di Cavallerizzo e dei canali di raccolta delle acque piovane da rifiuti più o meno ingombranti.
Un lungo viaggio quello di 'Operazione fiumi 2009' che attraverserà l'Italia da Nord a Sud, passando per dodici Regioni, anche per monitorare le attività che gli oltre 5.000 Comuni a rischio idrogeologico hanno messo in campo per la sicurezza dei cittadini e del territorio contro frane e alluvioni. E con i risultati di ?Ecosistema rischio? sarà realizzata una vera e propria classifica dello stato di sicurezza dei comuni, per sollecitare interventi e soluzioni di fronte a lentezze e inadempienze, ma anche per valorizzare gli esempi più meritori.
Il programma della tappa calabrese:
Martedì 3 a Cavallerizzo (Cs), dalle ore 10.30 alle 13.00. Operazione Fiumi darà vita ad una grande giornata di volontariato ambientale dedicata alla pulizia del centro storico di Cavallerizzo e dei canali di raccolta delle acque piovane. Parteciperanno i volontari di Legambiente e di altre associazioni e la popolazione.
Martedì 3 a Cavallerizzo (Cs), alle ore 11.30. Si svolgerà la conferenza stampa 'Quale futuro per Cavallerizzo?'
Mercoledì 4, a Vibo Valentia, dalle ore 9.00 alle 16.00. In piazza Municipio, 'Operazione Fiumi' incontra ragazzi e docenti delle scuole elementari Primo Circolo didattico Don Bosco e delle medie Garibaldi, Buccarelli e Bruzzano di Vibo Valentia. Le classi parteciperanno ai laboratori proposti dall'equipaggio di 'Operazione Fiumi' per scoprire il Piano di Emergenza del proprio Comune. Per i ragazzi delle scuole dell'obbligo, infatti, sarà allestita una mostra didattica sul rischio idrogeologico, verrà distribuito materiale informativo e saranno
realizzate attività di animazione con giochi educativi. Bambini e ragazzi potranno così imparare quali sono gli interventi da compiere e le attrezzature e i mezzi speciali che vengono utilizzati in caso di emergenza, nonché come affrontare un'alluvione.
Mercoledì 4, lungo il corso del torrente Oliva (Cs), alle ore 15.30. Conferenza stampa 'Operazione trasparenza sulle opere di bonifica'.
Giovedì 5 a Vibo Valentia, alle ore 10.30, presso la Sala Consiliare del Comune. 'Operazione Fiumi' presenta in conferenza stampa i dati inediti di Ecosistema rischio 2009, l'indagine di Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile sulle attività di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico realizzate dai comuni della Calabria.
Giovedì 5 a Vibo Valentia, dalle ore 9.00 alle 13.00, in piazza Municipio. Operazione Fiumi continua gli incontri con il mondo della scuola coinvolgendo i ragazzi e i docenti delle scuole elementari e medie di Vibo Valentia.
(Nov. 2009)
E A TROPEA CHI PULISCE IL LUMIA PRIMA DELL'ALLUVIONE?
Un interessante fenomeno di interrimento di una spiaggia tirrenica
La scala dei carabinieri tra pietre, capperi, canne, ficare e un bastardino innamorato
La passeggiata del bastardino innamorato
Presentazione del libro di Luciano del Vecchio 'Tropea, orme medievali - Tracce templari tra storia e leggenda'
(S. L. ) Sabato 7 novembre, alle ore 1800 presso il Museo Diocesano, in collaborazione con Accademia degli Affaticati, sarà presentato il nuovo lavoro di Luciano Del Vecchio 'Tropea, orme medievali - Tracce templari tra storia e leggenda', Meligrana Giuseppe Editore.
Moderatore: Pasqualino Pandullo, giornalista RAI e Presidente dell'Accademia degli Affaticati
INTERVENTI
Prof. Tonino Ceravolo, docente Storia e Filosofia - Dirigente Scolastico Serra S. Bruno
Prof. Pietro De Leo, ordinario di Storia Medievale - Università della Calabria Cosenza
Prof. Don Pasquale Russo, storico della Chiesa e delle Religioni.
Nel corso della serata sarà ricordata la figura e l'opera del Teologo Mons. Francesco Pugliese.
(Nov. 2009)
Natuzza Evolo "Io sono verme di terra", la grandezza della sua testimonianza non muore con il suo corpo
Intervista di Pino Nano (clicca)
(F. Vallone) C'era una volta, oramai purtroppo si può dire, Natuzza Evolo. Eravamo nel secolo scorso, che poi è il nostro vicino '900, ed era il lontano ventitrè agosto del 1924, un normalissimo giorno nella storia degli uomini, una data come tante che però si è caricata, nel tempo, di un grande simbolismo cristiano. È una semplice data di nascita ma è anche la straordinaria data dell'inizio dell'essere di Natuzza Evolo, conosciuta oramai in tutto il mondo come la mistica di Paravati. Nel piccolo paese, frazione di Mileto, in quel tempo c'erano davvero poche povere case basse, con le ceramide rosse, che si stringevano in fila attorno alla chiesa ed altre che si inseguivano lungo la strada principale, polverosa e stretta, che da Vibo Valentia portava e porta ancora oggi a Reggio Calabria. Allora, in una di queste povere case, nasceva Natuzza. 85 anni dopo, l'1 Novembre 2009 nella stessa casa Natuzza Evolo è morta.
Le cose sono cambiate a Paravati, le strade oggi sono tutte asfaltate, le case e le cose hanno seguito le modernità del tempo, degli uomini e delle loro tante storie umane. Ottantacinque anni dopo quell'antico 23 agosto il giardino della Casa di Natuzza è diventato quello della sede della grande Fondazione. Ora dalla balconata affaccio, sotto uno strapiombo naturale, c'è una grande spianata di terra e tufo bianco con alcuni secolari ulivi che spuntano ogni tanto e tradiscono l'origine del luogo e ci dicono che tutto, li sotto, era uliveto selvaggio. Ora al suo posto un mega cantiere edile, una cupola, una grande chiesa moderna in costruzione, strutture finite e da finire in grezzo cemento armato. È il progetto sogno di Natuzza, progetto non suo, divino si dice. Oltre al cantiere si vede e si sente, da qui sopra, qualcosa di più: una pace e una serenità speciale. Forse è solo suggestione, ma forse no!.
Paravati ormai è legato in modo indissolubile al nome di Natuzza, un nome che apre le porte ad un vero e proprio universo di misticismo perchè questa di Natuzza sembra una storia lontana centinaia di anni ed invece ci rendiamo conto che nasce ed inizia nel vicino '900 e si trova oggi ad essere storia del duemila, storia attuale che, comunque, fuoriesce da ogni tipo di umana visione.
La scena che si presenta ai nostri occhi è incredibile: gente, gente, gente… gente dappertutto in attesa di vedere il corpo di Natuzza. Gente richiamata da ogni parte. È impressionante il modo in cui, per anni, hanno seguito lo sguardo verso questa piccola e semplice figura sul palco, una signora con gli occhiali. Poi Natuzza rivolgeva un saluto alla gente e diceva semplicemente che pregava per tutti. L'altra sera la stessa gente era in fila chilometrica per portare l'ultimo saluto alla umile signora di Paravati, quella che nella sua semplicità e consapevolezza dell'effimero vivere diceva essere "un verme di terra". Gente in cammino per ore per poter vedere la santa, la mistica, solo per un attimo. In tanti muoiono con la sicurezza di ritornare al grande buio, Natuzza se ne andata con la sicurezza di andare verso una grande luce e questa sicurezza, questa grande fede, l'ha trasmessa continuamente in tutti questi anni di vero e proprio servizio.
Ora Natuzza è stata deposta all'interno della cappella della stessa sua casa-Fondazione, in attesa del completamento della grande chiesa dove verrà traslata successivamente. Molti ieri passando davanti alla sua salma hanno potuto osservare il suo volto sereno che, improvvisamente dopo la morte, dimostrava almeno vent'anni di meno. Fatto straordinario o semplice rilassamento muscolare?
In tanti altri hanno poi osservato e testimoniato fotograficamente strane luci in cielo, bagliori notturni improvvisi e veloci, finanche una croce luminosa.... Voglia di partecipare ad un momento così straordinario, strane coincidenze, bisogno dettato dalla crisi della presenza o semplici suggestioni collettive?
Le parole più forti che si sono sentite davanti al corpo di Natuzza Evolo in questi giorni sono state quelle pronunciate da un sacerdote che ha detto: "Natuzza, se hai potuto fare tutto questo da viva immaginiamo cosa potrai fare adesso che sei morta". Parole forti, toccanti, attuali che in un baleno fanno riemergere le migliaia di testimonianze del suo percorso lungo ottantacinque anni.
Ed ecco cosa invece raccontava su Natuzza, qualche anno fa, il giornalista Antonio Magro di Cosenza, a Valerio Marinelli, studioso e biografo che su Natuzza ha scritto ben sette volumi illustrati. "Intorno alla fine degli anni Quaranta io facevo il corrispondente a Vibo Valentia del "Risorgimento", un quotidiano dell'editrice il Mattino di Napoli, e venni mandato a Paravati per un sopralluogo. Quel giorno ho trovato un operatore del cinegiornale e vari giornalisti, venuti da fuori. E lì abbiamo trovato in una casetta modestissima, in una casupola anzi direi, Natuzza, seduta ad un braciere che teneva un bambino in braccio. Ad un certo momento, mentre qualcuno cercava di farle delle domande e lei, da donna modesta quale era, analfabeta, dava delle risposte e diceva di questi fenomeni, d'improvviso dà dei segni come se si sentisse male. Allora una donna che era là vicina le sottrae il bambino, per paura che cadesse a terra, e lei suda sangue.
(…) Uno tirò dalla tasca un fazzoletto, prende questo fazzoletto ed asciuga sulla fronte: c'erano delle stille di sangue. Asciuga, e quella donna in dialetto sempre ha detto: vedete se è apparsa qualche cosa! Perché di solito appaiono dei segni. Ed infatti era apparso un disegno a sangue. C'era in alto una pisside, da questa pisside partiva, una strada che scendeva e faceva una curva; all'inizio della curva c'erano due angeli, e sotto, alla fine della strada,c'era questa scritta in latino Deus in terra visus est. Lo ricordo benissimo. Questo è il fenomeno che abbiamo osservato allora. Dopo un pò lei si riprese, un pò stanca perché era venuta meno…".
(Nov. 2009)
CIAO ROSETTA!!!!
RIMINI: da Rembrandt a Gauguin a Picasso
(S. L. ) Sessantacinque capolavori della pittura europea dal Cinquecento al Novecento provenienti da uno tra i maggiori musei del mondo, il Museum of Fine Arts di Boston. Occasione che mai più si verificherà, dal momento che l’Istituzione americana ha in atto una parziale chiusura delle sale che porterà, nell’autunno 2010, all’inaugurazione della nuova, immensa ala progettata da Norman Foster.
Sono esposte opere di Rembrandt, Velasquez, Van Dyck, Tiepolo, Manet, Gauguin, Cézanne, Van Gogh, Monet, Picasso, Matisse, Tintoretto, Moroni, Degas, Renoir.
La mostra è suddivisa in sei sezioni: Il sentimento religioso, La nobiltà del ritratto, L’intimità del ritratto, Nature morte, Interni, il nuovo paesaggio.
Rimini, nel momento in cui si appresta ad accogliere i capolavori, presenta, a sua volta, il meglio dei suoi molti, e certo non secondari, tesori d’arte e lo fa nel nome di Piero della Francesca, artista di cui nel Tempio Malatestiano è conservato uno dei massimi capolavori.
DOVE: Castel Sismondo - Rimini
QUANDO: dal 10.10.09 al 14.03.10
INGRESSO: intero 10 €, ridotto 8 € studenti universitari con attestato di iscrizione, oltre i 65 anni gruppi solo se prenotati (minimo 15, massimo 25 persone con capogruppo gratuito), iscritti TCI muniti di tesserino, ridotto 6 €minorenni
INFO: Linea d'ombra - Tel: 0422.429999 - Fax: 0422.308272 - biglietto@lineadombra.it
(Nov. 2009)
"Ecologica - Mente" a Vibo Valentia una mostra in nome del riciclare
(F. Vallone ) Si intitola "Ecologica - Mente" l'iniziativa culturale patrocinata dall'assessorato all'Ambiente del Comune di Vibo Valentia e organizzata per il secondo anno consecutivo allo scopo di sensibilizzare con il forte messaggio sociale del riciclare, del riusare, del ridurre. Un messaggio che attraverso questa manifestazione intende lanciare provocazioni e idee anche al servizio della tutela ambientale.
Lunedì prossimo, 16 novembre, si parte con un incontro, programmato per le ore 17.00 presso la Chiesa di San Michele con gli interventi dell'assessore all'ambiente del Comune di Vibo Valentia Vincenzo Insardà, di Franco Saragò di Legambiente e, alle 18.00, di Titty Marzano, presidente dell'Associazione "L'Isola che non c'è".
Alle 18.30 è prevista l'apertura della mostra che, con chiusura serale alle ore 22.00, si potrà visitare fino a venerdì 17 novembre.
L'Associazione organizzatrice dell'evento, "L'Isola che non c'è", trasnazionale, apartitica e aconfessionale, intende perseguire, nelle intenzione del suo presidente, Concetta Silvia Patrizia Marzano, detta Titty, e dei numerosi soci promotori, "esclusivamente finalità di utilità sociale, di ricerca e di solidarietà. Essa si propone come:raccordo organizzativo con le realtà associative che ne condividano valori, obiettivi e strategie; mezzo di divulgazione e promozione dell'attività di volontariato; servizio per istituzioni, enti pubblici e privati attraverso la costituzione di una banca dati finalizzata
alla raccolta di quelle notizie utili ad una maggiore diffusione e conoscenza dei dati relativi al disagio, all'emarginazione, all'ambiente ed alla salute; promotore di interventi nel settore dell'editoria e dell'informazione, di manifestazioni, congressi, giornate di studio e mostre per l'approfondimento degli stessi.
La mostra "Ecologica - Mente" evidenzia il lavoro svolto dagli associati nel periodo settembre-ottobre. Attraverso il riuso e la reinventazione artistica sono state ridotte, riciclate e riutilizzate centinaia di bottiglie di plastica, collant, svariati utensili e lattine di alluminio, tegole, vecchi oggetti in ceramica e vetro, oggetti di uso comune altrimenti destinati alla raccolta differenziata, una bella inedita mostra artistica tutta da visitare e da scoprire.
(Nov. 2009)
Cernia di cinquantadue chili pescata davanti alle coste vibonesi
L'enorme preda durante la registrazione del record
(F. Vallone) Il conzo, la coffa come la chiamano i nostri pescatori locali, sembrava essersi incagliata sugli scogli della secca davanti alla costa del vibonese. Il grosso filo di nailon avanzava poco alla volta tra mille difficoltà di recupero e tutto lasciava presagire ad una prossima rottura dello stesso. Invece, piacevole sorpresa, ad uno dei numerosi ami della lunga lenza del conzo, c'era attaccata una cernia enorme. Una cernia di ben 52 chilogrammi di peso, troppo grossa per essere consumata dalla famiglia del pescatore.
La grossa preda, dopo il faticoso recupero, è stata portata successivamente a Vibo Marina, presso una nota pescheria all'ingrosso e successivamente rivenduta. Meravigliati oltre che i numerosi pescatori accorsi a riva all'arrivo della barca, anche alcuni rivenditori del pescato. Per uno di questi, Barillari di Briatico, "si tratta di un esemplare di cernia davvero notevole e raro a vedersi", mentre per l'appassionato ed esperto pescatore amatoriale Antonio Pinto, "si tratta di un pesce anziano di ben cinquantadue anni, infatti, sottolinea, le cernie crescono un chilogrammo per anno ed è facile quindi calcolare, in base al peso, la loro età".
(Nov. 2009)
Abusivismo sulle spiagge, Calabria terza
(F. Chindemi) Abusivismo sulle spiagge. La Calabria terza nella graduatoria nazionale. La piaga dell’abusivismo edilizio non risparmia nessuna provincia calabrese. Le dimensioni del fenomeno si esprimono con cifre a tre zeri. In totale sono 5210 gli abusi (uno ogni 150 metri di costa). Ben 4191 sono vista mare, ossia nella fascia entro i 50 metri dalla linea di costa.
Sono in tutto 461 le infrazioni accertate nell’ultimo anno, 517 le persone denunciate e 168 i sequestri effettuati.
La Regione Calabria sta già provvedendo alle demolizioni. Il primo passo è l’abbattimento dei 9 individuati nei comuni di Pizzo, Tropea, Scilla, Cassaniti, Rossano, Stalettì, Stignano Mare, Stilo e Bova.
(Nov. 2009)
|
|
VISITATORI
|